Le festività civili nazionali



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Le festività civili nazionali Anno: 2011-2012 Classi: III A- III B 1

Le festività civili nazionali 4 novembre: Giornata dell Unità nazionale e delle forze armate 27 gennaio: giorno della memoria 8 marzo: festa della donna 25 aprile: Festa della Liberazione 1 maggio: festa dei lavoratori 2 giugno: festa della Repubblica Premessa Per dare continuità ed un ulteriore significato al nostro progetto di cittadinanza e costituzione, incentrato sulla conoscenza e sulla partecipazione attiva alle manifestazioni nazionali organizzate sul territorio, noi ragazzi delle classi 3^ A e 3 ^ B abbiamo deciso di scrivere questo opuscolo. In primo luogo abbiamo scritto della storia e del significato delle principali festività italiane, poi abbiamo integrato con racconti, temi personali, poesie, testimonianze storiche. L importanza delle feste nazionali è per noi, senz altro indiscutibile, perchè data dal valore, dal coraggio di uomini e donne, i quali hanno sacrificato ciò che di più caro avevavo- famiglia, affetti, amici e la loro vita- per combattere per dei nobili ideali. Ideali giusti, che rischiano tuttavia di affievolirsi fin troppo nei nostri cuori. Sosteniamo sia necessario, anzi fondamentale darne il giusto peso, ricordando chi, grazie alle proprie azioni, ci ha permesso di vivere in un mondo democratico e civile. Dobbiamo quindi interrogarci su quanto siano importanti queste feste e non se lo siano, perchè in fondo tutti sappiamo qual è la risposta: rievocare i grandi avvenimenti del passato per imparare a vivere oggi e migliorare il nostro futuro. Le Feste Nazionali rappresentano inoltre dei momenti in cui celebrare anche le lotte più recenti e quelle che si stanno ancora combattendo, come quelle contro la mafia o contro il terrorismo, a causa delle quali ancora oggi, muoiono troppe persone. (Alessandro Restifo III A) Il senso di partecipazione civile costituisce il valore di un Italia che intende essere legata alla democrazia. 2

4 novembre Ogni anno la data del 4 novembre in tutta Italia è la celebrazione della vittoria della Prima guerra mondiale, è la giornata delle Forze Armate e soprattutto è l occasione per ricordare i caduti, i morti, di tutte le guerre. Le guerre mondiali, tanto la prima quanto la seconda, per noi ragazzi sono eventi ormai lontani, che in qualche modo conosciamo solo perchè li ritroviamo sulle pagine dei libri di storia o nei ricordi dei nonni. Il rischio che corriamo non è solo quello di non conoscere i fatti, le date e le motivazioni, ma piuttosto quello di non riuscire a capire la sofferenza di chi le guerre le ha vissute ed il sacrificio di chi in queste e in altre guerre ha perso la vita... Se non riusciremo a capire tutto questo, il dolore ed il sacrificio di tanti uomini, donne e pure bambini saranno stati inutili, perchè avremo perso l unica grande lezione che una guerra può dare, cioè la sua stessa assurdità! Ogni guerra è una follia. Ogni guerra è un errore. Nessuna guerra è indispensabile. Nessuna guerra è giusta. Non esiste litigio che non possa essere sanato con il dialogo. Non esiste conflitto che non possa essere risolto con la diplomazia. Non esiste ingiustizia, che richieda la violenza per essere sconfitta. Insomma, non c è nessun motivo per cui la guerra debba ancora prevalere sulla PACE. E la pace deve essere l unico vero obiettivo, l unico vero ideale per noi ragazzi che abbiamo la fortuna di non aver mai visto la guerra con i nostri occhi. Quando pensiamo ai caduti di tutte le guerre dobbiamo capire che sono morti solo per lasciarci in eredità la pace. Ricordiamoci che la pace è un tesoro prezioso da difendere. Ma per difendere la pace non dobbiamo pensare alle grandi potenze mondiali, ai politici che prendono le decisioni importanti, agli eserciti che impugnano le armi. Dobbiamo cominciare dalla nostra piccola realtà, dalle situazioni in cui viviamo: la scuola, la famiglia, la squadra di pallone, il gruppo degli amici. A volte non ci rendiamo conto che anche qui ci sono delle piccole guerre e dobbiamo fare il possibile per evitarle. In fin dei conti spesso basta un sorriso, una parola o una mano tesa. Infine non possiamo ignorare che nel mondo ci sono ancora tante guerre e che ogni giorno ragazzi come noi soffrono e muoiono nei conflitti. Senza contare poi i bambini che vengono arruolati, armati e costretti ad uccidere come i bambini soldato. La festa del 4 novembre non può essere solo un ricordo del passato, ma deve diventare progetto per il futuro: un progetto di pace in cui tutti noi ragazzi siamo chiamati ad essere protagonisti... (Discorso tenuto dai ragazzi il 4 novembre in piazza dinnanzi al monumento dei caduti.) GIORNATA DELL'UNITA' NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE: 4 NOVEMBRE Il 4 novembre è la Festa dell'unità Nazionale e delle Forza armate. Il 4 novembre 1918 è la data in cui terminava la prima guerra mondiale e, con l entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti, si concludeva quella che allora venne definita la Grande Guerra, portando a completamento il processo di unificazione nazionale. E' stata l'unica festa nazionale che abbia attraversato le età dell'italia liberale, fascista e repubblicana. In occasione del 4 novembre le più alte cariche dello Stato si recano in visita al Sacrario di Redipuglia dove sono custodite le salme di 100.000 caduti nella guerra del 1915-1918, nonché a Vittorio Veneto, il luogo dove si svolse l'ultima guerra fra l'esercito Italiano e quello Austriaco. La festa di tutto il popolo italiano, delle sue Forze Armate, che conquistarono la Vittoria. Ma anche del popolo che lavorò e soffrì coi suoi soldati. La festa dell orgoglio di una nazione che non fu messa in ginocchio, ma seppe riscattarsi e imporsi all ammirazione del mondo. 3

Ecco perché il 4 novembre si celebra il Giorno dell Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. Una giornata che nel 23 ottobre 1922 dichiararono festa nazionale. Una ricorrenza celebrata con l apertura delle caserme di tutta Italia, ma non solo. Le celebrazioni più importanti si tengono a Trento, Trieste e Roma. In occasione della giornata delle Forze Armate, è consuetudine che il Capo dello Stato e il Ministro della Difesa inviino all'esercito un messaggio di auguri e di riconoscenza a nome del Paese. Istituita nel 1919, fino al 1977 è stata un giorno festivo inserito nel calendario, poi una riforma del calendario delle festività nazionali, introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi, è stata resa "festa mobile" che cadeva nella prima domenica di novembre, ma è stata anche oggetto di grande contestazione da parte dei movimenti giovanili e pacifisti a cavallo degli anni Sessanta e Settanta ritenendo fuori luogo una "celebrazione" dell'esercito e della vittoria del 1918 e invitando piuttosto a considerare il 4 novembre un "giorno di lutto". Solo recentemente, è tornata nell'ottica di ridare nuovo vigore ai simboli dell'unità Nazionale e ai difensori della Patria. La giornata delle Forze Armate ha goduto di favore popolare. Tutti uniti da un sentimento di gratitudine alle Forze Armate ed a coloro che si sono immolati per gli ideali di unità nazionale, di indipendenza, di libertà, di democrazia e di pace. (Giulia Citrini III A) Sacrario Redipuglia Il sacrario militare di Redipuglia è il più grande sacrario militare italiano ed uno dei più grandi al mondo, inaugurato da Benito Mussolini il 19 settembre 1938, custodisce le salme di oltre 100.000 caduti della Guerra Mondiale. Sorge all'interno del territorio comunale di Fogliano Redipuglia in provincia di Gorizia (Friuli-Venezia Giulia), nella regione etnico-culturale detta Bisiacaria. Si presenta come uno schieramento militare con alla base la tomba del duca Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, cui fanno ala quelle dei suoi generali caduti in combattimento. Ai piedi della monumentale scalea è stata posta una grossa catena, subito oltre un ampio piazzale attraversato sulla sua linea mediana dalla via Eroica, che corre tra due file di lastre dì bronzo, 19 per lato, di cui ciascuna porta inciso il nome di una località dove più sanguinosa fu la lotta. In fondo alla via Eroica si eleva solenne la gradinata che custodisce, in ordine alfabetico dal basso verso l'alto, le spoglie di 40.000 caduti (identificati) La maestosa scalinata è formata da 22 gradoni. Nell'ultimo gradone, in due grandi tombe comuni riposano le salme di 60.330 caduti ignoti. Nella cappella e nelle due sale adiacenti sono custoditi oggetti personali dei soldati italiani e austro-ungarici. In concomitanza con l'edificazione del sacrario fu realizzata anche la stazione di Redipuglia, da inquadrarsi nell'ottica di monumentalizzazione della zona di Redipuglia. L'unica donna seppellita nel sacrario è una crocerossina morta a 21 anni di nome Margherita Kaiser Parodi Orlando, la cui tomba si trova nella prima fila e si distingue perché nella facciata c'è scolpita una grande croce. (Fabio Schwender IIIA ) Visita d istruzione al Sacrario Redipuglia ( IIIA- III B 3 aprile 2012) 4

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27 gennaio: il giorno della memoria Significato del giorno della memoria Il 27 gennaio è il giorno della memoria dell Olocausto. Si vuole trasmettere a tutti, in particolare alle giovani generazioni, il monito a ricordare quali e quanti efferati crimini sono stati commessi contro l umanità dal regime di Hitler durante la seconda guerra mondiale. E importante che tutti conoscano la storia e sappiano farne tesoro, affinché non si debbano più ripetere gli errori seminati dal regime nazista, perché si vorrebbe guardare ad un mondo senza più lacerazioni e divisioni, senza odi razziali, senza violenza. Questa giornata deve indurre tutti a riflettere, contro l indifferenza, contro l ignoranza e contro chi nega la realtà della Shoah mancando di rispetto ai milioni di prigionieri sterminati durante l olocausto. (Shoah è un vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione). Ricordarsi di quelle vittime serve a mantenere memoria delle loro esistenze e del perché esse vennero troncate. Molti Stati hanno istituito un "giorno della memoria". L'Italia lo ha fissato al 27 gennaio: la data in cui nel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti, altri ebrei, d'italia e d'europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Ma la data della Liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoah e la sua fine. Ovviamente la Shoah fu un evento storico collegato con altri avvenimenti storici; per questo si indicano altri gruppi di persone la cui memoria va mantenuta viva: coloro che, a rischio della propria vita, combatterono il fascismo e il nazismo e coloro che comunque contrastarono lo sterminio e salvarono delle vite. " S e q u e s t o è u n u o m o " ( P r i m o L e v i ) P a s s i s c e l t i "... Abbiamo appreso il valore degli alimenti; ora anche noi raschiamo diligentemente il fondo della ciotola dopo il rancio, e la teniamo sotto il mento quando mangiamo il pane per non disperderne le briciole..." "... La legge del Lager diceva: "mangia il tuo pane e se puoi quello del tuo vicino" e non lasciava posto per la gratitudine..." "... Abbiamo imparato che tutto serve; il fil di ferro, per legarsi le scarpe; gli stracci, per ricavarne pezze da piedi; la carta, per imbottirsi (abusivamente) la giacca contro il freddo..." 6

"... Resnyk ha trent'anni come me. Mi ha raccontato la sua storia, e oggi l'ho dimenticata, ma era certo una storia dolorosa, crudele e commovente; che tali sono tutte le nostre storie, centinaia di migliaia di storie, tutte diverse e piene di una tragica e sorprendente necessità..." "... E per la prima volta da che sono in campo, la sveglia mi coglie nel sonno profondo, e il risveglio è un ritorno dal nulla. Alla distribuzione del pane si sente lontano, fuori delle finestre, nell'aria buia, la banda che incomincia a suonare: sono i compagni sani che escono inquadrati al lavoro. Dal Ka - Be la musica non si sente bene..." "...I motivi sono pochi, una dozzina, ogni giorno gli stessi, mattina e sera: marce e canzoni popolari care a ogni tedesco. Esse giacciono incise nelle nostre menti, saranno l'ultima cosa del Lager che dimenticheremo: sono la VOCE del Lager, l'espressione sensibile della sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come uomini per ucciderci poi lentamente..." "Quando questa musica suona, noi sappiamo che i compagni, fuori nella nebbia, partono in marcia come automi; le loro anime sono morte e la musica li sospinge, come il vento le foglie secche, e si sostituisce alla loro volontà..." "...Lo impiccheranno, morrà sotto i nostri occhi: e forse i tedeschi non comprendono che la morte solitaria, la morte di uomo che gli è stata riservata, gli frutterà gloria non infamia...""... Perché nei Lager si perde l'abitudine di sperare, e anche la fiducia nella propria ragione..." "...In Lager pensare è inutile, perché gli eventi si svolgono per lo più in modo imprevedibile; ed è dannoso, perché mantiene viva una sensibilità che è fonte di dolore, ma che qualche provvida legge naturale oscura quando le sofferenze sorpassano un certo limite..."primo Levi P r i m o L e v i : S e q u e s t o è u n u o m o Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici 1 : considerate se questo è un uomo 2 che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane 3 che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo 4 come una rana d inverno. Meditate che questo è stato 5 vi comando queste parole 6 Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli... Note 1. visi amici: l appello del poeta è rivolto a chi vive nel benessere delle proprie case ed è circondato dall affetto dei suoi cari. 2. un uomo: si riferisce a chi è stato in campo di concentramento. 3. per mezzo pane: si azzuffa per accaparrarsi un pezzo di pane 4. vuoti grembo: con gli occhi incavati e il ventre freddo perché spoglio. 5. Meditate che questo è stato: riflettete sul fatto che ciò è veramente accaduto. 6. queste parole: vi consegno questo messaggio 7

DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO? Noi siamo gli sradicati i rifugiati che non hanno un ruolo i confinati nei campi di concentramento condannati ai lavori forzati condannati alle camere a gas bruciati nei forni crematori e le ceneri disperse Siamo il tuo popolo di Auschwitz di Buchenwaid di Belsen di Dachau Con la nostra pelle hanno fatto abat-jour e con il nostro grasso han fatto sapone Come pecore al macello tu hai permesso che ci portassero alle camere a gas Hai lasciato che ci deportassero Hai messo in vendita a poco prezzo il tuo popolo e non si trovava un compratore Andavamo come bestie assiepati nei vagoni verso i campi illuminati da riflettori e circondati da filo spinato ammucchiati nei camion verso le camere a gas dove entravamo nudi chiudevano le porte spegnevano le luci e tu ci coprivi con l'ombra della morte Di noi non son rimasti che mucchi di vestiti mucchi di giocattoli e mucchi di scarpe. DACHAU e tutti gli occhi si chiusero lì al campo e la notte calò gelida e turpe. e le ossa ammassate sugli animi e la carne avvinghiata alla panca e il più rumoroso dei silenzi quella notte al campo. Ernesto Cardenal Il cielo era stanco e spento ma le grandi stelle brillano sui mesti panni di quegli uomini curvi Dachau pioveva dolore mentre i bambini cantavano le antiche favole dei loro padri. E la terra dissipava brandelli di vita d anima e amore Sguardi lividi e pensieri osati nelle menti ferite dall insolenza. Sogni sterili e desideri evanescenti strappati al cuore dai biechi intenti umani Donne private del loro "esser donne" uomini ceduti al fatto della sofferenza prole depredata di giochi e di sorrisi Fumo nelle menti, abbandonano negli spiriti là non era permesso niente, neppure amare neppure vivere là tutto era un attimo, un breve sguardo 8

l intera tua esistenza. la notte è trascorsa a Dachau il giorno giunge vivo e la luce si fa libertà. Ma il vento non ha soffiato troppo forte affinché si dimenticasse. e non si dimentica. E voi? C eravate quella notte a Dachau ed io? No, noi non sappiamo, noi non capiamo, non abbiamo mai sentito quel freddo, mai patito quell odio, mai perduto quella libertà, la stessa libertà che oggi ci rende uomini e non ci fa dimenticare. A tutte le "Anna Frank" che avrei voluto salvare e che oggi, per un solo breve istante, vorrei rivivessero in ognuno di voi. Tema Un argomento che abbiamo trattato nel corso dell anno e che mi ha particolarmente coinvolto è la disgrazia che ha colpito innumerevoli vite umane nei campi di concentramento. Personalmente mi è piaciuto approfondire l argomento con lettura di libri e testimonianze di sopravvisuti, perchè abbiamo potuto capire il dramma che hanno patito quei poveretti, che sopportano di rinnovare i ricordi pur di convincere il mondo che tutto ciò non deve più succedere. L idea dei campi venne a Hitler e Himmler, nel periodo di massima espansione del Reich, durante una riunione per decidere la soluzione finale al problema ebraico. Durante questa assemblea si concordò inoltre chi doveva essere internato nei lager, la gerarchia, il razionamento del cibo e l organizzazione dei campi con una precisone matematica. I campi di concentramento erano grandi estensioni di terreni (principalmente pianeggianti), che erano delimitati da recinti di filo spinato, in cui correva la corrente elettrica, spesso erano la fermata di una ferrovia con cui arrivavano, sui carri bestiame, i deportati. Ai quattro angoli, su torri molto alte, stavano delle SS con i mitra puntati, che svolgevano il compito di sentinelle in caso di eventuale fuga. Notte e giorno, ogni angolo del lager era illuminato da potenti fari. L unica eccezione era Mathausen, che dall esterno aveva le sembianze di una grande fortezza in cima ad una collina. I lager erano disseminati su tutto il territorio tedesco e polacco ed i più importanti erano: Auschwitz e Birkenauu, Dachau, Mauthasen, Bergen- Blesen, Ravensbruk e Treblinka. C erano anche dei campi adibiti ai soldati e agli ufficiali catturati in guerra, gli Stalag e gli Oflag, in cui si poteva godere di condizioni di vita leggermente migliori (ad esempio, ogni internato aveva diritto a ricevere un pacco da casa ogni tre mesi). Intorno ai lager erano stati istituiti anche dei Kommando di lavoro, in cui si recavano ogni giorno dei manipoli di confinati. Per ogni lager, che ospitava decine di migliaia di persone bastavano poche centinaia tra SS e Kapo, grazie al terrore ed alla sottomissione che esercitavano sui deportati. Gli internati erano classificati con triangoli di diversi colori: ad esempio verde per i criminali (che solitamente erano adoperati come Kapo o blockalster o capiblocco), rossi per i prigionieri politici e di guerra (sovietici, partigiani..), nero per i cosidetti asociali (come gli zingari..); poi, per gli ebrei, la stella gialla di David, con strisce nere per chi era sospettato di avere contatti con gli ariani. Le condizioni dei poveri relegati erano terribili: all arrivo (dopo un viaggio su carri bestiame quasi senza acqua e cibo per giorni) venivano privati di ogni effetto personale, come anche gioielli, abiti, fotografie...e incolonnati per cinque per procedere allo smistamento; quasi sempre le donne, ma anche i bambini, vecchi e malati venivano condotti immediatamnete nelle camere a 9

gas, con la scusa di una doccia. Gli uomini erano accolti nell appelplatz con minacce del tipo tu di qua uscirai per il camino o urla come schnell schnell, alles raus, los! (veloci, veloci, tutti fuori, via!) Nei primi tempi, i deportati zugang (nuovi) erano rasati, poi portati alla disenfezione; negli ultimi anni, invece, gli evacuati dai campi raggiunti dall Armata Rossa e i nuovi arrivati venivano subito uccisi per il conseguente sovraffollamento, tenendoli all esterno senza vestiti sotto gli idranti d acqua gelata in pieno inverno, senza cibo per giorni. I deportati vivevano in lunghe baracche di legno stretti, i più fortunati, a dormire in quattro in un pagliericcio di due metri per 80 cm! In una baracca potevano stare anche 800 persone, stipate in spazi assurdi senza neppure un centimetro libero di spazio. I relegati avevano il razionamento di cibo calcolato secondo il fabbisogno di un uomo sedentario; il loro pasto aveva circa 1000 calorie (un uomo in condizioni normali necessita di 3000 calorie), mentre ne avrebbero avute bisogno 5000. Quello, che in teoria si dovrebbe definire pasto, consisteva in una misera ciotola di acqua sporca con bucce di patata o di rapa, che però veniva comunque chiamata suppe. Con lo stomaco pieno neppure per metà, i prigionieri venivano spediti a lavorare principalmente in cave, fabbriche di armi o nelle città rase al suolo dai bombardamenti aerei o a spalare le macerie. Forse, una delle peggiori mansioni che potevano capitare era proprio andare a lavorare in cava; sempre di corsa, sotto valanghe di bastonate, frustate, urla e con un macigno che pesava sì e no quanto loro...i poveretti arrivavano in pochi giorni allo stremo delle forze. Era così facile, morire nei lager. Che sia di polmonite, dissenteria, inedia, edemi, stanchezza, di impiccagione, fucilazione, torture, sul lavoro o gassati, in qualche modo ognuno avrebbe dovuto finire sepolto sotto i mucchi di cadaveri, che attendevano di essere ridotti in un nulla entrando in un forno crematorio. Perchè qui non siamo in un sanatorio.... ripetevano sempre le SS. O forse sì, il sanatorio c era, ma funzionava più come anticamera ai forni. Nel rewier venivano confinati tutti coloro, che erano allo stremo e non riuscivano a stare sulle proprie gambe, ma non per molto. Era anche una specie di laboratorio negli ultimi anni, per esempio, nel sovrafollamento più totale, venivano fatti sparire alcuni individui per studiare come si moriva ( con un iniezione di benzina nei polmoni, ad esempio...). Ma il ricordo che degrada più di tutto la memorie dei pochi sopravvisuti è lo stato d animo, con cui erano costretti a convivere. Costretti tutti i giorni sotto minacce, urla e pestaggi, erano in totale sottomissione ed il loro unico obiettivo era quello di sopravvivere.. Gaia Zuccoli III A Immagino di essere un ebreo e scrivo alcune pagine di diario... Auschwitz, giugno 1944 Caro diario, non so esattamente che giorno sia. So solo che sono in un campo di concentramento, ad Auschwitz in Polonia. La vita qui è molto dura, si lavora dal giorno alla notte ed il cibo scarseggia. Tutte le mattine devo sopportare la sveglia delle 4.30, senza colazione. Subito in piedi, si raccatta qualche strumento di lavoro e di corsa a lavorare. Ogni santa mattina i soldati fanno l appello, e se manca qualcuno, inizia la caccia all ebreo ; i tedeschi liberano i cani e sparano all impazzata fuori dal campo, nell intento di uccidere lo sporco ebreo...noi siamo chiamati così. Finalmente arriva l ora di pranzo, non ci si aspetta niente di abbondante, non pranzi a grandi portate, no, non è questo. Il nostro pasto è una brodaglia putrida, acqua sporca riscaldata, con delle bucce di patate e con qualche insetto mescolato insieme...ci danno circa 5 minuti per la 10

pausa pranzo ed ancora, di corsa, al lavoro con picco e pala. Stiamo costruendo un pozzo, dove raccogliere acqua per abbeverare loro, i soldati nazisti. Noi facciamo tutti i lavori per loro, noi lavoriamo e loro guadagnano cibo e ricchezze. I lavori per il pozzo, vanno avanti da circa due settimane, siamo a buon punto. Ho pensato molte volte di rinunciare o di rallentare il lavoro, ma non si può, perchè loro sono come delle vedette; stanno davanti a te, giorno e notte, e se solo ti fermi per pochi secondi, per riprendere fiato o rallenti il lavoro, ti picchiano talmete forte, che puoi rimanere secco. A loro non importa se sei donna o uomo, se sei vecchio, o bambino. I vecchi ed i bambini, appena arrivati al campo, vengono spediti nelle camere a gas. Le donne, se hanno delle abilità fondamentali per i lavori di precisone, vengono tenute, oppure uccise. Mi ricordo il primo giorno, che sono arrivato qua: mi hanno svestito, privato di ogni cosa a me preziosa, rasato i capelli ed infine disinfettato e lavato. Una cosa mi è rimasta impressa quel giorno, una frase che diceva Se arrivate qua, uscirete dal camino... Se siete contrari buttatevi sul filo spinato. Una frase, che incute terrore, una frase che rimane impressa nella mente. Ho ricordi sfuocati di quel giorno...un giorno terribile. Ora devo andare, sono arrivati i soldati a chiamarci. P.S. Spero che qualcuno ritrovi questo diario per conoscere la vera vita nei campi, non le frottole che raccontano i nazisti. Ciao, il tuo Oscar* Auschwitz, luglio 44 Caro diario, Finalmente ho l opportunità di scriverti. Sono passate, due settimane dall ultima volta che ti ho scritto. Sono successe molte cose in questi giorni. Per esempio, il pozzo che avevamo incominciato è finito; e come presumevo, serve per i nazisti, come tutte le cose costruite da noi. Ma c è una bella novità: poco tempo fa abbiamo cominciato la costruzione di un canale per il filtraggio dell acqua, e questa acqua, serve per noi...finalmente. Un giorno di questi hanno migliorato il nostro pranzo, perchè stiamo lavorando duramnete. Niente di che, però un pugno di riso basta per noi. Sono contento della nostra situazione oggi. Ci dicono che la guerra sta per finire, ed io non vedo l ora di andarmene da questo posto infernale. Spero in una sconfitta tedesca, da un giorno all altro. Con l animo risollevato, ti saluto. Oskar 18 maggio, 1954 Caro diario, Finalmente ti ho trovato. Il mio sogno si è realizzato, la guerra è finita; siamo stati liberati dagli americani. É successo nell aprile del 1945. Un giorno come gli altri, stavo riposando, e ad un tratto il putiferio totale...finalmente ho ripreso a mangiare regolarmente, però il trauma non si supera. Sono chiuso in me stesso. Non riesco a raccontare le mie angosce a nessuno, neppure allo psicologo, ho deciso di farla finita. Addio... Oskar* (Giovanni Manusardi III A) 11

( 4 aprile 2012. Visita d istruzione alla Risiera di San Sabba- III A- III B) Risiera di San Sabba La Risiera di San Sabba è stata un lager nazista, situato nella città di Trieste, utilizzato per il transito, la detenzione e l'eliminazione di un gran numero di detenuti, in prevalenza prigionieri politici ed Ebrei. La Risiera come luogo di sterminio È stato uno dei tanti campi di concentramento in Italia. In esso le autorità tedesche compirono uccisioni, in un primo momento mediante gas (usando i motori diesel degli autocarri), in seguito per fucilazione o con colpo di mazza alla nuca. Nel campo di sterminio italiano c'era un forno crematorio. Questo forno venne ricavato da un essiccatoio in cui veniva asciugato il riso. Qui i cadaveri bruciavano e diventavano polvere e cenere. Oggi la risiera è un vero e proprio museo. Tale zona faceva parte formalmente della Repubblica sociale italiana, ma l'amministrazione del territorio - considerato come zona d'operazione bellica - fu però affidata e sottomessa al controllo dell'alto Commissario tedesco Friedrich Rainer. Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba (più correttamente san Saba), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre del 1943: venne denominato Stalag 339. Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Supervisore della Risiera fu l'ufficiale delle SS Odilo Globocnik, triestino di nascita. Per i cittadini incarcerati nella Risiera, intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il vescovo di Trieste; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di Gianni Stuparich e famiglia) ma in altri senza successo. Luogo dove si trovava il forno crematorio I nazisti, dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all'inizio del 1944 dell'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un forno crematorio. L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste). Questo luogo è di assoluta importanza in quanto fu l'unico campo di deportazione dell'europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera. Nel complesso le esecuzioni sarebbero state almeno cinquemila, secondo una stima approssimativa, sebbene non si disponga di dati certi. Il museo e gli edifici : nel campo erano presenti diversi edifici che oggi non esistono più, in seguito alla trasformazione in campo profughi per gli esuli giuliano-dalmati nel 1945 e alla seguente ristrutturazione e trasformazione in "Monumento Nazionale". Sono visibili: La "cella della morte" dove venivano rinchiusi i prigionieri portati dalle carceri o catturati in rastrellamenti e destinati ad essere uccisi e cremati nel giro di poche ore. Le 17 celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri, riservate particolarmente agli Sloveni e Croati, ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all'esecuzione a distanza di giorni o di alcune settimane. Le due prime celle venivano usate per la tortura e la raccolta di materiale prelevato ai prigionieri e vi sono stati scoperti, fra 12

l'altro, migliaia di documenti d'identità, sequestrati non solo ai detenuti e ai deportati, ma anche alle persone inviate al lavoro coatto. L'edificio seguente di quattro piani, dove venivano rinchiusi in ampie camerate gli ebrei ed i prigionieri civili e militari destinati per lo più alla deportazione in Germania, uomini e donne di tutte le età e bambini anche di pochi mesi. Da qui finivano a Dachau, Auschwitz, Mauthausen, verso un tragico destino che solo pochi hanno potuto evitare. Nell'edificio centrale, usato come caserma, con il forno crematorio si trova l'interessante Museo. La camera a gas in un sotterraneo vicino alle microcelle. il Forno crematorio con vicino il museo (allora era un obitorio con accanto questo enorme forno). Nel 1965 la risiera di san Sabba è stata dichiarata Monumento Nazionale "unico esempio di Lager nazista in Italia". (Da Risiera di san Sabba. Elio Apih. Quaderni didattici 9) Pensieri... Mi ha colpito profondamente il filmato trasmesso nella Risiera che riassumeva la tragica vita dei deportati nei campi, mi sono resa conto che quelle cose orribili vanno ricordate e trasmesse agli altri e, che noi giovani, il futuro del mondo, dobbiamo impedire che riaccadano. Ho capito quanto possa essere enorme la crudeltà dell uomo, che distrugge sè stesso solo perchè ha paura del diverso, delle persone che hanno abitudini diverse o la pelle di diverso colore. L uomo è arrivato a ridurre i suoi simili a meno che bestie, privandoli dell anima... provo angoscia per tutte le anime che hanno avuto lo stesso destino, i cui corpi giacciono senza nome ammucchiati nelle fosse comuni, ma anche per le menti che hanno organizzato nei minimi particolari lo sterminio di massa perchè non avranno pace, tormentate dai rimorsi delle azioni terribili da loro progettate... (Cristina Molteni, III B) Un conto è studiare sul libro i campi di concentramento e un altro è visitarli vivendoli sulla propria pelle-... Alcune volte mi domando: i tedeschi com esono riusciti a compiere tutto quel massacro senza provare un po di tristezza e rimorso verso i detenuti? Come è possibile che le S.S. non avessero cuore per capire che stavano uccidendo delle persone? Inoltre essi stavano calpestando i diritti umani e sottraendo loro tutto, come il nome, la dignità, i ricordi e le libertà... (Chiara Lombardini, III B) TEMA SULL OLOCAUSTO Le vicende più terribili che hanno fatto fremere di dolore e di sdegno ogni persona civile, avvennero, senza dubbio, durante il secondo conflitto mondiale con la creazione dei famigerati campi di concentramento e di sterminio nazisti. Sono avvenimenti estremamente impressionanti per la ferocia con cui furono trucidati non migliaia, ma addirittura milioni di persone. In un primo momento detti campi furono creati per rinchiudere gli oppositori del partito nazista, come socialisti e comunisti, ai quali si aggiunsero poi, gli Ebrei. Questi ultimi per anni vennero perseguitati e rinchiusi in campi dai quali, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la Germania cominciò a prelevare masse di gente che le potevano fornire lavoro a buon mercato, 13

date le maggiori necessità dovute allo sforzo bellico. Le condizioni generali di questi campi di concentramento erano degradanti ed il trattamento assai brutale. Durante la guerra molti prigionieri furono usati come cavie per esperimenti scientifici e parecchi furono torturati ed uccisi. Le baracche in cui gli internati dormivano erano in uno stato deplorevole, indegne di persone civili; le razioni alimentari assai scarse ed i lavori molto pesanti, sicchè poche persone potevano sopravvvire ad un lungo internamento. In ogni campo i nazisti crearono dei forni crematori per eliminare i cadaveri. Negli ultimi mesi di guerra, specialmente, esaurite le scorte alimentari, migliaia di prigionieri morirono di inedia. Quando arrivarono le truppe alleate in questi campi dell orrore, si trovarono di fronte a scene terribili: fra le altre cose videro parecchi prigionieri ancora vivi, che giacevano ormai senza più forze accanto ai compagni deceduti. Ancora più feroce ed inumana fu la creazione dei campi di sterminio per ordine di Himmler, capo delle famigerate SS; la maggior parte sorse in Polonia con lo scopo di uccidere in massa popolazioni indesiderate, specialmente Ebrei. Questo feroce sterminio faceva poarte del piano nazista di creare una razza superiore, quella germanica naturalmente. Così povere creature indifese, compresi i bambini e le donne, furono caricate come bestie sui treni della morte ed inviate ai campi di sterminio, dove venivano immediatamente messe a morte nelle camere a gas che, per ingannare quegli infelici, erano cammuffate da stanza da bagno. I cadaveri venivano poi eliminati, mediante i forni crematori, dopo aver tolto loro, ogni oggetto di valore. Quante pagine di coraggio stoico e di fede sono state scritte in questi luoghi di morte! Chi non conosce, per esempio, il commovente Diario di Anna Frank, la bambina olandese ebraica morta, dopo tanti stenti, in uno di questi terribili campi? Esso rappresenta un vero atto di accusa contro lo spietato razzismo nazista. I campi di sterminio furono molti, ma i più tristemente famosi furono quelli di Buchenwald, Auschwitz, Dachau, Mauthasen. Solo ad Auschwitz furono annientate oltre due milioni e mezzo di persone! Questi mostruosi avvenimenti ci fanno riflettere sulla ferocia e stupidità delle guerre e sulle orribili azioni di cui è capace l uomo, ricordandoci che non ci potrà essere un vero progresso per l umanità senza la pacifica e civile convivenza di tutti i popoli della terra! Giornata internazionale della donna: 8 marzo Definizione La Giornata internazionale della donna è una manifestazione che ricorre ogni anno l'8 marzo, per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, le quali però subiscono tuttora violenze e abusi. STORIA Il 18 agosto 1907, nella seduta a Stoccarda del VII Congresso della II Internazionale socialista, si discussero varie tesi, tra le quali quella sulla questione femminile e sulle rivendicazioni del diritto di suffragio alle donne. Il 26 e 27 agosto si tenne una Conferenza internazionale delle donne socialiste, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste. Clara Zetkin fu eletta segretaria della rivista, da lei stessa redatta, Die Gleichheit, che divenne l'organo dell'internazionale delle donne. Nel 1910 si tenne a Copenaghen un'altra conferenza, dove si stabilì, in seguito allo sciopero nel 1908 di oltre 20.000 impiegate newyorkesi, di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Il 19 Marzo 1911 ci fu per la prima volta in Germania, Austria, Danimarca e Svizzera, la giornata della donna. Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj quella data fu scelta perché in Germania, il 19 marzo 1848, durante la rivoluzione il re di Prussia dovette riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria, che egli attribuiva ad una rievoca del diritto di voto delle donne. Negli anni a seguire la celebrazione fu interrotta, nel pe-riodo della prima guerra mondiale, tra i paesi belligeranti, finché a San Pietroburgo, l'8 marzo 1917, le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra, nella cosiddetta Rivoluzione di febbraio. Questo avvenimento segnò l'uscita dalla grande guerra della Russia e il successivo spostamento della giornata internazionale l'8 marzo. 14

In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922. Le protagoniste del Movimento femminista in Europa de Die Gleichheit (=l'uguaglianza), 1908. Clara Zetkin, segretaria Emmeline Pankhurst, massimo esponente del movimento femminista in Inghilterra. A) Perché la mimosa La nascita della mimosa nella festa della donna vide la luce l'8 marzo 1946 in Italia, grazie all'idea di tre deputate parlamentari di epoche diverse e delle quali solo Teresa Mattei sopravvive oggi all'invidiabile età di 91 anni. La mimosa, infatti, è una pianta che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, considerata per il suo giallo caldo e intenso il simbolo della giornata internazionale della donna. Vi sono molte supposizioni e leggende legate alla comparsa della mimosa... ( Alessandro Girardin III 8 marzo: giornata della donna Si è tentato negli ultimi tempi di trasformare in una festa del consumo anche la giornata internazionale della donna, che si celebra l otto marzo, ma non bisogna dimenticare la sostanza ed il vero significato di questa data. Nel nostro paese la giornata della donna si è celebrata ufficialmente solo a partire dal 1945 per iniziativa di alcuni gruppi politici di donne che si riunirono a Roma per rivendicare i loro diritti (diritto al lavoro in tutte le industrie, parità salariale, possibilità di accedere ai posti direttivi). E nata a Roma l idea di mettere un fiore all occhiello per caratterizzare la giornata. Si scelse un fiore che fosse reperibile all inizio di marzo. A Roma a marzo fioriscono rigogliose le piante di mimosa, da qui il fiore simbolo che caratterizza la giornata. In Italia la giornata della donna si è quindi radicata soltanto nel 1945, in altri paesi americani ed europei si celebrava già da decenni. Negli Stati Uniti il primo Woman s day risale ad un raduno delle donne socialiste americane il 3 maggio 1908 in un teatro di Chicaco. Qui il partito socialista organizzava ogni domenica una conferenza, quella domenica mancava il conferenziere e le donne ne approffitarono per 15

organizzare una giornata della donna. L anno successivo nacque formalmente lo Woman s day. Inizialmente ci furono delle divergenze nel fissare la data per questa celebrazione: furono La Grande guerra e la rivoluzione russa ad imporre l 8 marzo. Il 23 febbraio del 1917 a Pietroburgo, in occasione della giornata della donna ci fu una manifestazione di donne operaie che per strada chiedevano il pane ed il ritorno dei loro uomini dalle trincee. Nel 1921 la conferenza delle donne comuniste riunite a Mosca fissarono l 8 marzo come giornata internazionale dell operaia in ricordo della prima manifestazione a Pietroburgo. (Il 23 febbraio secondo il calendario russo). (Martina Herman III B) Come abbiamo letto sul nostro testo di storia la data dell 8 marzo trae origine da un drammatico episodio, che ebbe come protagoniste delle giovani operaie. Nella sera dell otto marzo 1912, in una fabbrica di camicie di Manhattan, a New York, divampò all improvviso un incendio, provocato da un corto circuito. A quell ora, non essendo ancora terminata la giornata di lavoro, in fabbrica si trovavano circa duecento ragazze. I laboratori erano situati al nono e decimo piano di un alto edificio, privo di qualunque misura di sicurezza, e le porte degli stanzoni erano chiuse e sbarrate, per impedire che le operaie potessero uscire prime del tempo. Molte ragazze, intrappolate dalle fiamme e terrorizzate, cercarono di salvarsi lanciando passerelle sui tetti degli edifici vicini, altre si lasciarono cadere nel vuoto, altre ancora morirono nell incendio: in tutto le vittime furono 146. In loro ricordo fu istituita la ricorrenza dell otto marzo. (Martina De Stefani III B) 25 aprile Festa della Liberazione L origine della Festa della Liberazione, o del 25 Aprile, è una festa nazionale e civile, che sta nella celebrazione di uno dei giorni cardine della storia della Repubblica Italiana, ossia la fine dell occupazione nazifascista dell Italia, avvenuta proprio il 25 aprile 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale. Il 25 aprile ha diversi nomi: Festa della Liberazione, Anniversario della liberazione d Italia, anniversario della Resistenza. La tanto desiderata Liberazione non avvenne in tutta l Italia nel medesimo giorno: la data è stata scelta convenzionalmente, perché proprio il 25 aprile furono liberate le città di Torino e Milano. Successivamente, entro il 1 maggio anche tutto il resto dell Italia settentrionale subì il medesimo destino: il 21 aprile a Bologna, il 26 aprile a Genova e il 28 aprile a Venezia. Pertanto, la Festa della Liberazione è il simbolo della fine del Ventennio fascista, del regime totalitario, della dittatura, la fine di cinque anni di guerra. È dal 1946 che il 25 Aprile viene considerato festa nazionale, con tanto di manifestazioni, cortei e varie celebrazioni. (Alessandro Girardin IIIA) 16

(dalla Provincia di Sondrio, 26 aprile 2011) TEMA: Il 25 APRILE La data del 25 aprile 1945 rappresenta un momento memorabile nella storia del nostro paese, cioè il momento del riscatto nazionale, dopo i gravi avvenimenti che seguirono l infelice guerra voluta dal fascismo italiano e dal nazionalsocialismo tedesco: infatti, l Italia, alleata della Germania nazista, aveva ormai perduto la guerra contro gli alleati. Come abbiamo appreso, studiando la storia, nel luglio del 1943 cadeva praticamente il governo fascista e, qualche mese dopo, l Italia negoziava separatamente l armistizio col commando alleato, mentre il re ed il governo Badoglio riparavano a Brindisi, già occupata dalle truppe americane ed inglesi. In tal modo, l Italia, abbandonata a se stessa fu facile preda dei Tedeschi, che la occuparono. Ma, in seguito allo sbarco a Salerno dei soldati alleati e grazie anche alle famose Quattro giornate di Napoli, tutta la parte meridionale della nostra penisola venne liberata. Allora i Tedeschi si attestarono sulla famosa linea Gotica, e qui si combattè per vari mesi. E in questo periodo che la Resistenza nazionale si mette particolarmente in luce, è in questo momento che l Italia dà prova di grande patriottismo e valore. Già da mesi molti italiani (operai, contadini, borghesi) si battevano con grande ardimento contro le truppe di occupazione tedesche. Erano giovani partigiani che assestavano duri colpi alle colonne naziste inviate in Italia e che poi scomparivano sulle montagne. Per rappresaglia i Tedeschi avavano distrutto vari paesi ed ucciso centinaia di cittadini inermi! Molti partigiani erano caduti uccisi in battaglia o fucilati, per difendere il loro ideale di libertà. Dopo tanti sacrifici, finalmente, il 25 aprile 1945 i Tedeschi vengono travolti. Fra i soldati alleati vittoriosi ci sono anche truppe regolari italiane, che sono le prime ad entrare nelle città liberate. In tutte le grandi città del nord, i patrioti si battono con grande coraggio finchè riescono a cacciare via i nazisti. I partigiani, rifugiati sulle montagne, ove hanno combattute per tanti mesi, scendono a valle e si congiungono agli alleati. La guerra aveva fatto precipitare l Italia in un abisso di lutti e devastazioni, ma ora il suo popolo aveva dimostrato al mondo di avere la forza di risorgere e di riscattare la propria dignità di nazione libera. 17

LE LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA HANNO SUSCITATO IN NOI TANTI SENTIMENTI Quest anno, per ricordare più efficacemente l importanza del 25 aprile nella storia del nostro paese, abbiamo letto in classe una piccola antologia di lettere di condannati a morte della Resistenza italiana. É stata una lettura senza dubbio assai istruttiva perchè ci ha permesso di rivivere, attraverso tante testimonianze, i tragici avvenimenti di quel periodo storico, ma anche molto commovente perchè ci è sembrato quasi di sentire fra noi quegli eroi, quei martiri della Resistenza, come se fossero lì a parlarci direttamente. Perciò abbiamo letto con commozione quei messaggi e più di una volta i nostri occhi sono diventati lucidi. Le lettere della raccolta sono numerose, diverse l una dall altra, ma tutte piene della stessa fede e ricche di coraggio ed eroismo. Alcune sono assai lunghe, simili a veri e propri testamenti spirituali, altre sono solo brevi biglietti di addio scritti in fretta, prima di affrontare con fermezza la morte. Leggendole abbiamo notato che certe sono state scritte da persone colte, capaci di esprimere i propri sentimenti con forza e chiarezza, mentre altre sono confusi messaggi, scribacchiati da uomini privi di cultura, in tutte, però abbiamo sentito lo stesso senso di sicurezza nella validità del proprio sacrificio, di profonda fede nell ideale per cui si moriva... Alcune lettere sono state scritte da giovanissimi, da ragazzi come noi: queste ci hanno profondamente colpiti, perchè nelle loro parole si sente un vivo senso di responsabilità e di maturità. Se si pensa, che quei ragazzi, che affrontavano la morte per amore della libertà, avevano la nostra età, un età in cui si pensa ancora al gioco e al divertimento, si comprende bene quale lezione e quale monito per il futuro ci offrano le loro parole. Nella raccolta ci sono anche lettere di genitori ai figli: sono particolarmente commoventi ed in tutte c è la fervida raccomandazione ai giovani di non dimenticare il sacrificio dei padri, di capirne il valore e di trarre da esso incitamento per la difesa dei propri diritti. Fra i tanti messaggi ne ricordiamo uno in particolare. Quello di un uomo, che inviando il suo ultimo saluto alla cara moglie, oltre a raccomandarle l educazione dei figli, le chiede di perdonore agli altri (cioè agli oppressori) nel nome di Dio. Ora sembra straordinario che un uomo, condannato a morte per aver lottato per poter vivere in un paese libero, possa avere parole di perdono per i suoi carnefici. Eppure, non solo in questa, ma in tutte le lettere che abbiamo letto, non c erano parole di odio o di condanna, ma solo espressioni di bontà. E forse proprio per questo la loro lettura ha destato in noi una più viva condanna della violenza nazifascita ed un profondo sentimento di pietà e di ammirazione per tutti i martiri, che affrontarono, con dignità e coraggio, il sacrificio supremo per offrire a tutti noi l espressione più alta del loro amore per la libertà ed un incitamento a continuare la loro opera. Dalla Provincia di Sondrio 26 aprile 2011 18

Dal quotidiano Il giorno 26 aprile 2012 19

Dalla Provincia di Sondrio 26 aprile 2012 Immagino di essere la moglie di un soldato al fronte... 29 luglio, 1945 Erano circa le sette di sera, le colline della Maremma, illuminate dagli ultimi disperati raggi di un sole arancio, erano uno spettacolo meraviglioso. Io e Dora sedevamo in mezzo all aia, circondate dalle gioiose grida di gioco dei bambini, facevamo la maglia chiacchierando, come si è solito fare tra donne. Fu Dora la prima a notarlo. Un puntino nero poco più grande della capocchia di uno spillo, che saliva a fatica le pendici della collina. Eccolo! E sicuramente il mio principe azzurro, che è venuto a prendermi a dorso del suo nobile destriero!- scherzò Dora ed entrambe scoppiammo in una fragorosa risata. Nel frattempo, mano a mano che il puntino si avvicinava, prendeva sempre più le sembianze d un uomo con una folta barba nera, vestito di quella che un tempo doveva essere una divisa dell esercito italiano, che si trascinava faticosamente verso di noi. Dora entrò in casa per prendere del cibo da offrire al soldato. L uomo era ormai a qualche metro da me. Si fermò. Posò lo sguardo su di me. Io alzai gli occhi dal mio lavoro a maglia ed i nostri sguardi si incrociarono. Quello sguardo. Quegli occhi. Mi fecero tornare a quella sera... Era la sera del 9 agosto 1932 e controllando sul calendario si poteva notare accanto alla data il nome di s. Fermo, il patrono del nostro paese. La sala da ballo della parrocchia era gremita, coppie di anziani se ne stavano ai lati della stanza, mentre i giovani si scatenavano sulle note di un pezzo di Luis Amstrong. Faceva un caldo infernale in quella che era una torrida serata d estate; io me ne stavo seduta con alcune amiche in attesa che qualche bel giovinotto ci invitasse a ballare. 20