CAMMINO ARAGONESE settembre 2005

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CAMMINO ARAGONESE settembre 2005 Fin da quando ho compiuto il Cammino francese da Saint Jean Pied de Port nel 2002 mi attira il Cammino Aragonese, forse perchè era il cammino percorso dai pellegrini italiani. Un altra cosa che mi attira, e che non ho mai fatto, è partire da sola per poter più facilmente meditare e che mi sarebbe difficile fare in compagnia poichè non resisto alla tentazione di chiacchierare. 15 settembre Genova-Oloron Sainte Marie Non desidero viaggiare sola di notte e programmo di prendere il treno che parte da Nizza alle 10.10, cambiare a Tolosa, scendere a Pau e raggiungere Oloron Sainte Marie dove passerò la notte. Poiché non mi fido delle coincidenze delle ferrovie italiane (dovrò comunque ammettere che anche quelle francesi non sono da meno!) mi faccio accompagnare a Nizza in auto. La partenza avviene in perfetto orario ma durante il viaggio i minuti di ritardo si accumulano e.perdo la coincidenza per Pau. Sono in compagnia di parecchi francesi che si dirigono a Lourdes e il tempo passa velocemente in attesa di un regionale che ci condurrà a destinazione ma che è bollente, forse è rimasto chiuso tutto il giorno al sole. A Pau la prevista cena deve essere rimandata perché è in partenza il treno per Oloron Sainte Marie. Arrivo finalmente a destinazione che sono già le nove. Una ragazza mi dà le indicazioni per arrivare alla Maison Guerra, una piacevole gite d etape dove avevo prenotato e dove, malgrado l ora mi preparano la cena (non molto buona per la verità). Ci sono giù due giovani coppie tedesche che sono partite da Lourdes. 16 settembre Oloron Sainte Marie-Villanua La notte passa tra un risveglio e l altro ma al mattino schizzo giù dal letto prima delle sette per fare colazione: il bus che mi porterà al passo di Somport arriva alle 8. A bordo ci sono dei gruppi: saranno pellegrini? Scrutando meglio individuo quattro donne tedesche, sicuramente pellegrine. Per gli altri sono in dubbio. A Urdos le tedesche scendono per fare a piedi la salita al Somport: mi piacerebbe scendere con loro ma non sono molto allenata per iniziare in tal modo il mio mini Cammino e poi ci sono altre persone a bordo, chissà se scenderanno al Somport e poter iniziare assieme. Invece al passo il bus si ferma e sono l unica a scendere! Mi sento un po sola ma la giornata è splendida, i panorami pure e allora dov è il problema? Cammino senza vedere l ombra di un pellegrino sino a Villanua fermandomi per un panino a Canfranc. Non sono stanca ma per il primo giorno voglio fermarmi presto, l alternativa è arrivare a Jaca e ci sono ancora 15 chilometri. L albergue apre alle 5 così trovo un giardino e mi riposo su di una panchina leggendo il libro che mi accompagna e per prima cosa in epigrafe leggo: io e la mia ombra ci siamo messi in cammino. Sembra scritto per me! L albergue è nuovo ma la camera è piccola e stipata di 4 letti a castello uniti gli uni agli altri con un piccolo passaggio ai piedi del letto:. Per fortuna (?) resterò sola ma ho difficoltà lo stesso a spostarmi. Buona doccia in un bagno da hotel, bucato e passeggiata in paese per comprare qualche biscotto, una penna e poche altre cose. La chiesa è bella ma la messa ci sarà alle 8, ora che è stata fissata per la cena. Ceno da sola nel bar dell albergue pieno di uomini del paese che fumano in continuazione. Sono un po delusa, ricordavo sul Cammino Francese le cene allegre con gli altri pellegrini. Alle 9 sono già in camera a leggere. Da casa mi avvertono che domani probabilmente avrò pioggia: che bell inizio! Dormo molto agitata, sono continuamente alla finestra perché c è un ventaccio proprio brutto, spero solo di non trovare temporali sulla strada: ne ho il terrore! 17 settembre Villanua - Jaca Mi alzo presto, il vento è da pioggia, e in breve sono fuori dal rifugio che è ancora buio. Niente colazione perché il bar è chiuso. Mi dovrò accontentare dei biscotti in attesa di trovare un bar aperto, magari a Castiello de Jaca. La prima persona che incontro mi augura buon cammino e mi chiede se ho con me l ombrello, l acqua sembra proprio vicina. Non ho mai camminato così in fretta e mi gusto poco il cammino che in effetti è piacevole. Miracolosamente sembra che la pioggia sia rimasta indietro e mi rilasso un po ma a Castiello de Jaca niente bar, mi dicono di provare più avanti in un ristorante ma anche quello è chiuso. Raccolgo qualche mela e delle noci e per poterle gustare con comodità mi sistemo davanti ad una casa di campagna che non sembra abitata. Naturalmente durante la mia parca colazione arriva il proprietario che gentilmente mi dice di rimanere e alla fine mi augura anche lui un buon cammino. E mia intenzione arrivare presto a Jaca, visitare il centro storico, in particolar modo la Cattedrale e la chiesa di San Giacomo e continuare sino al bivio per il Monastero di San Juan de la Pena dove penso di alloggiare all Hotel Aragon così da poter fare, domani, una deviazione per salire a vedere il monastero, lasciando lo zaino in albergo e dormire poi la sera dopo

a Santa Cilia de Jaca. Jaca è proprio carina. Arrivando vedo la fortezza e molto fermento. E domenica e ci sono giochi atletici per disabili nel parco con molta gente a fare tifo. Faccio una bella colazione e un giro del centro storico come da programma. Fortunatamente prima di ripartire vedo l Ufficio del Turismo e per tranquillità vedo se possono prenotarmi una camera all Hotel Aragon. Purtroppo l albergo è chiuso e dovrò rivedere i miei piani ma mi dispiace troppo non vedere il Monastero. Nel frattempo penso che mi fermerò a Jaca per la notte e domani deciderò. Cerco l albergue ma apre dopo le 2 allora ritorno nel parco della fortezza per godermi un po il sole e cercare il posto adatto al pranzo. Mentre sono sdraiata al sole sull erba intenta a leggere il mio solito libro sento una puntura nel collo, schizzo su e vedo una specie di scorpione, lo prendo nella camicia e lo faccio vedere ad una famigliola sdraiata lì vicino: mi dicono si tratti di una scolopendra e per fortuna mi ha solo un po pizzicato ma mi sono molto spaventata. Dopo uno spuntino al bar mi dirigo al rifugio e mentre aspetto l apertura conosco Roger un francese non più giovanissimo che è partito da Arles, naturalmente facciamo subito amicizia e dopo la sistemazione rimando la doccia e il bucato per andare a visitare la fortezza che mi attrae molto. C è molta gente in fila ma l attesa ne vale la pena perché è molto interessante. Al ritorno faccio spesa per la cena visto che il rifugio è ben fornito di cucina e alle 8 c è la messa del pellegrino alla chiesa di San Giacomo. L albergue è veramente ben fatto, i letti non sono a castello e con un minimo separè; i servizi sono ottimi e c è una terrazza dove stendere. La sera, tra gli altri pellegrini arrivano anche le tedesche del bus e con loro organizziamo di prendere un taxi assieme per andare al Monastero. Forse non sarà da veri pellegrini ma le nostre forze non ci permetterebbero di fare così tanta strada senza un punto tappa nel mezzo. La messa comprende anche la benedizione del pellegrino come a Roncisvalle ma i pellegrini all altare sono proprio pochi. Notte un po più tranquilla se non fosse per il russare di Roger, per fortuna sono provvista di tappi. 18 settembre Jaca Arres Al momento della colazione mi accorgo che qualche pellegrino si è servito del mio yogurt e che la spillina con la freccia gialla è sparita dal mio zaino, mi arrabbio un po ma intanto non ho altro da mangiare tranne qualche biscotto. Viene in mio aiuto Roger che mi offre del caffè liofilizzato e così anche il capitolo colazione è sistemato. Con le pellegrine tedesche andiamo in cerca di un taxi e solo dopo varie ricerche ci indirizzano al Municipio da dove possono chiamarne uno. Dopo circa mezz ora arriva un pulmino che per solo 16 euro totali ci accompagna al Monastero. Ne valeva proprio la pena: è splendido! Lo visitiamo per benino e poi saliamo a vedere il Monastero Nuovo, non sapendo che è chiuso per restauri, ma il belvedere de los Balcones de los Pireneos ci ripaga ampiamente. Ci sono bei prati ben curati ed essendo domenica si stanno popolando di famigliole per il pic nic. Ne approfitto per un caffè con leche e brioche seduta al tavolino di un chiosco in compagnia di un uccellino per niente impaurito. Le tedesche si attardano ed io le saluto per mettermi in cammino buttandomi giù, letteralmente, per un sentiero ripido che mi riporta abbastanza in fretta e Santa Cruz de la Seros dove visito una chiesa romanica eccezionale. Ora mi aspetta tanta strada asfaltata, è ora di pranzo e fa caldo. A Santa Cilia de Jaca faccio sosta in un piccolo giardino dove c è una fontana per mangiare i soliti biscotti. Saranno una costante i biscotti perché si attraversano posti poco abitati ed io non ho voglia di caricarmi troppo lo zaino. Ancora asfalto e ancora sola, conto di arrivare ad Arres avendo letto che l accoglienza è particolarmente calorosa ma i chilometri sono tanti ed io sono lenta. Mi fermo al bar di un campeggio lungo la N140 per un gelato e via di nuovo; finalmente si abbandona l asfalto per seguire un facile sentiero costellato di ometti lasciati da altri pellegrini. Al ponte sul rio Aragon prendo il sentiero che sale leggermente e mi allontano dalla statale che porta e Puente la Reina de Jaca e che vedo aldilà del fiume. Il sentiero è piacevole ma sono un po in ansia perché sono già le 6 e temo di arrivare tardi ma, come al solito, mi agito per niente. Ecco il rifugio in un borgo quasi disabitato e dove ci sono già altri pellegrini, compreso Roger. Mi sento già in un posto famigliare. La doccia ormai è fredda, pazienza intanto fa caldo! Il cordiale hospitalero ci avverte che, essendo domenica, ci sarà la messa nella vecchia chiesetta del villaggio e dopo la cena comunitaria alla quale tutti si deve contribuire. Poiché sono italiana subito sono stata eletta per cucinare la pasta, l hospitalero ha già preparato una minestra di pollo e riso poi insalata con pomodori, vino e torta di mele: una super cena. Sono presenti anche due coppie spagnole, due ragazze e un ragazzo sempre spagnoli, un giapponese, una coppia tedesca e un messicano nato in Italia da genitori italiani che però ci lascerà presto per ritornare in Messico. Serata piacevole degna della migliore accoglienza e poi tutti a nanna. 19 settembre Arres Ruesta Al risveglio il gentile hospitalero ha già preparato una favolosa colazione con caffè, lette, burro, marmellata e ancora

torta. Alla fine ci chiederà solo un donativo, effettivamente i rifugi gestiti dalle associazioni sono sempre più genuini anche se magari la doccia è fredda e non sempre ci sono gran comodità. Alla spicciolata lasciamo Arres, io cerco di camminare sola perché voglio prendermi tutto il tempo per meditare, guardare i panorami e..andar piano. I Pirenei si allontanano e cammino in mezzo a campi già arati e piatti, si vedono dei paesini ma non sono proprio sul Cammino e non avrebbe senso fare deviazioni senza utilità. Ogni tanto qualcuno mi raggiunge, si chiacchiera un poco e poi ci si lascia. Arrivo in vista di Artieda all ora di pranzo e così affronto una deviazione molto ripida per recarmi al locale albergue e mangiare un panino. Ritrovo altri pellegrini ed è piacevole la sosta ritrovandosi in famiglia : l albergue è bello e il paesino pure ma è troppo presto per fermarsi e allora via anche se fa caldo e preferirei trovare un posto per la siesta, ma l unica panchina è al sole e non trovo altro. Il percorso è banale ma non faticoso e dopo un tratto in un boschetto molto fitto ecco che appare il paese fantasma di Ruesta. Raggiunto l albergue mi assegnano un letto in una cameretta a due letti assieme al giapponese. A dir la verità mi sento un po a disagio e preferisco trasferirmi in una camera più grande ma occupata solo dai quattro spagnoli che ho già conosciuto ieri sera: Jesus e Antonia marito e moglie. Teresa e Pepe tutti di Granada. Il rifugio è privato sembra un ostello, è molto confortevole e anche se ha una grande sala da pranzo non ha cucina per cui la cena sarà servita nel ristorante attiguo, sempre degli stessi proprietari. La doccia è ben calda, i servizi sono ottimi, si può lavare e fuori ci sono delle corde per stendere. C è anche una bella terrazza dove potersi sedere e rilassarsi. Non ricordo il prezzo ma è assolutamente in linea con gli altri posti (Arres a parte). La casa, in pietra come tutte quelle del villaggio, è l unica ristrutturata. C è un castello in rovina e in basso si vede l embalse de Yesa, un lago artificiale per il quale ci sono scritte contro lungo la strada e anche su cartelli affissi nel paese. Siamo tutti gli stessi pellegrini di ieri sera tranne la coppia tedesca della quale non c è traccia e si sono invece aggiunti un anziana signora francese accompagnata dal figlio. Cena piuttosto frugale ma in compagnia sembra tutto più buono. Andiamo tutti a letto presto ma abbiamo difficoltà a dormire perché dei ragazzi ospiti fanno rumore e anche perché la luce del corridoio ci disturba ma nessuno di noi vuole alzarsi per chiudere, siamo troppo stanchi. 20 settembre Ruesta Sanguesa Anche oggi è bel tempo e dopo la colazione riparto subito lasciando avanti Roger che cammina svelto. Io invece me la godo un sacco a guardare il panorama e mi prendo tutte le soste che voglio senza pensare al tempo che passa. Ogni volta che mi fermo mi tolgo gli scarponi e le calze e mi riposo ben bene e così facendo in effetti non ho problemi di vesciche che mi avevano afflitto durante il precedente Cammino. Dopo una leggere discesa sino alla cappella semi abbandonato di Santiago passo in un campeggio deserto (forse è già chiuso) e la strada comincia a salire e salirà per circa 8 chilometri. Ho sentito molti pellegrini lamentarsi di questo percorso ma a me piace molto: si tratta di una pista forestale che sale in una pineta con un panorama superbo sui monti circostanti e in basso il lago artificiale di Yesa, la salita è costante ma non la trovo faticosa. In cima trovo Roger che mi aspetta per uno spuntino e insieme scendiamo e.risaliamo sino a Undues de Lerda passando anche in un tratto di antica strada romana. Al bar del paese ritroviamo i quattro spagnoli che ci seguivano e Akira, il giapponese. Tentiamo di vedere la chiesa, molto bella esternamente, ma che è chiusa, che strano!!! Spuntino con panino e tortilla di patate, molto buono, birra, un caffè e via. Mi sono un po attardata ma gli spagnoli non desistono e devo quindi unirmi al gruppo. Devo dire che il tragitto sino a Sanguesa è stato meno monotono essendo in compagnia perché è praticamente piano in mezzo a campi ormai aridi. Siamo in Navarra e fa sempre caldo, acqua non se ne trova e ci teniamo la sete. Fortunatamente Sanguesa è vicina e, grazie alle persone che ci indirizzano, troviamo l albergue gestito dalle suore dell attiguo monastero. Bel rifugio con 12 letti veri in una grande stanza luminosa e pulita al primo piano. A piano terra una bella cucina e una grande tavola. I servizi sono puliti, con acqua calda e comodi. Nel retro piccolo cortile per stendere. Dopo le solite incombenze andiamo alla scoperta di Sanguesa, bella e antica cittadina. I palazzi avrebbero bisogno di restauro ma la cattedrale è stupenda. Anche la chiesa di Santiago, con bella statua all esterno merita di essere vista. Facciamo spesa per il giorno dopo e cerchiamo un ristorante non troppo caro. Gli spagnoli si incaricano della scelta e anche se il ristorante non è da guida Michelin è sufficiente per i nostri appetiti. Questa sarà la mia ultima sera con gli amici perché non credo di poter arrivare come loro a Monreal. Forse se facessi uno sforzo ce la potrei anche fare la compagnia è piacevole ma sono partita sola con un mio programma per cui penso di fermarmi a Izco. Dopo una breve passeggiata per la metropoli tutti a nanna. Al rifugio, nel frattempo, sono arrivati anche i tre ragazzi spagnoli.

21 settembre Sanguesa Izco Dormito bene ma al mattino molto presto il giapponese si alza e con la pila frontale si muove parecchio per prepararsi: sembra che ci sia un faro nella stanza. Si parte tutti assieme anche se qualcuno prenderà la deviazione per la Foz de Lumbier che promette maggiore panoramicità ma prevede cinque chilometri di asfalto e poi l attraversamento di gallerie buie da percorrere con le torce. Sia l asfalto che le gallerie non mi attraggono per cui con Roger mi dirigo verso Rocaforte dove fece sosta San Francesco. Il paesaggio è bello con pascoli e sulle cime delle colline centrali eoliche con grossi mulini. Si sale parecchio e dopo l Alto de Loiti si scende verso Izco. Finalmente una bella fontana con acqua fresca e nel centro del paese saluto i compagni e mi fermo. E presto e, col senno di poi avrei potuto proseguire ma.sono cocciuta. Il rifugio è molto bello con servizi straordinari, una bella cucina e una camerata piena di luce con solo 12 posti letto. Nel giardino una bella piscina in mezzo al verde, purtroppo già chiusa. Passo tutto il pomeriggio sul prato al sole a leggere. Sono sola, per il momento, ma sicuramente arriveranno altri pellegrini e potrò fare altre conoscenze. Di pellegrini ne arrivano solamente due, spagnoli di Saragozza, con i quali divido la cena preparata da noi e condita da due bottiglie di vino. La sera finisce in allegria e poi tutti a letto 22 settembre Izco Tiebas Come al solito dormo bene, nessuno russa e il letto è comodo. Il mattino i due amici spagnoli partono prima di me con l intesa di vederci a Tiebas per la sera. Il Cammino è piacevole, si attraversano dei piccoli nuclei di case sino a Monreal. Prima di arrivare nel centro mi faccio una foto col ponte medievale. Cerco di visitare la chiesa ma naturalmente è chiusa. Stupidamente non faccio spesa per il pranzo e neanche faccio una deviazione per andare nell unico bar del paese così finirà che oltre a non fare un ulteriore colazione, non farò nemmeno il pranzo! Proseguo verso Tiebas, fa caldo e il paesaggio non è dei migliori. Mi fermo a Guerendiain e, non trovando né bar né negozi sono costretta a mangiare dei biscotti che, fortunatamente, ho comprato a Sanguesa. Mi riposo su una panchina vicino ad una fontana: che pacchia! Arrivo a Tiebas nelle prime ore del pomeriggio e cerco il rifugio per sistemarmi prima di andare alla piscina del paese dove mi dicono ci sia un bar aperto (spero lo sia anche la piscina). Il rifugio non è brutto ma è desolato e senza hospitalero. Dei due pellegrini spagnoli nemmeno l ombra: che siano andati avanti? Sono molto depressa all idea di passare la notte da sola in un posto così. Chiedo in una casa vicina se nel paese posso trovare una camera presso un privato e un signore molto gentile mi accompagna da una signora che mi offre la camera per la modica cifra di 25 euro in un appartamento che devo dividere con un ragazzo che si trova a Tiebas per lavoro. La casa è pulita per cui accetto e dopo una doccia stupenda vado alla ricerca della piscina. Anche qui la piscina è già chiusa ma per fortuna il bar funziona e riesco a mangiare un bel panino. Vengo anche a sapere che la proprietaria del bar ha sposato un italiano di Genova, la mia città, e di un quartiere vicino. Non posso far a meno di pensare banalmente che il mondo è proprio piccolo! Passando davanti al rifugio ritrovo i due amici spagnoli lasciati a Izco: si erano fermati a Monreal con amici venuti a trovarli sul Cammino. Sono anche loro depressi per il poco accogliente rifugio di Tiebas. Mi diranno in seguito di aver avuto problemi nella notte con persone che hanno poi rubato tutta la carta igienica. Mi fermo un oretta con loro e poi, dandoci appuntamento a Puente la Reina li saluto per ritirarmi in camera. 23 settembre Tiebas Puente la Reina Parto che è ancora buio dopo aver fatto una mini colazione. Il primo tratto del percorso non è eccezionale, ci sono molti lavori per superstrade e mi trovo a camminare sempre nei pressi della strada e del cantiere. Dopo un sottopasso, finalmente, mi allontano e il Cammino si addentra nella campagna. A Eneriz faccio una signora colazione mentre attorno a me una tavolata di lavoratori si sbrana piattoni di salsiccia e uova fritte. Riparto col desiderio di vedere Eunate che mi ero persa nel precedente Cammino. Eccola, finalmente! E veramente splendida. Mi godo il silenzio perché è deserta e la musica che si sente in sottofondo aiuta la meditazione. Faccio diverse foto anche se non sono una buona fotografa e sicuramente mi aiuteranno a ricordare questi momenti e questi posti. A questo punto potrei seguire la Nazionale e ritrovarmi in un paio di chilometri e Puente la Reina ma, senza riflettere mi ritrovo a seguire le frecce gialle e mi ritrovo, dopo una salita piuttosto ripida, a Obanos che rivedo volentieri. Anzi, ora riesco anche a trovare la chiesa aperta e la visita che ne consegue è molto interessante. Arrivo a Puente la Reina e mi dirigo senza indugi al Rifugio dei Padres Reparadores dove mi ero trovata molto bene.

L impatto, per chi arriva dalla solitudine del Cammino Aragonese, è notevole. Il rifugio è pieno ma la camera assegnatami è ancora vuota e scelgo un letto basso vicino alla finestra. Dopo la solita doccia ritrovo gli amici che mi stavano aspettando per il pranzo in un ristorante consigliatoci. Buon pranzo e atmosfera piacevole. Mi godo molto di più il paese perché sono meno stanca della volta scorsa e l assenza delle vesciche aiuta. Forse in questo tratto del Cammino mi sono un po risparmiata e, essendo sola, ho potuto fermarmi al più piccolo fastidio. Il pomeriggio serve a rilassarci e chiacchierare anche con altri pellegrini. La messa delle 20 nella chiesa di Santiago finisce questa giornata piacevole. Per cena solo un po di frutta dopo le libagioni del pranzo. Questo è il mio ultimo giorno e anche se continuerei volentieri sono contenta di rivedere mio marito che mi aspetta a Lourdes. 24 settembre Puente la Reina Lourdes Prima della partenza avevo contattato la compagnia Estellesa che mi confermava la partenza di un bus da Puente La Reina per Irun da dove potevo partire per Lourdes. Niente di più sbagliato! Il bus non esiste e devo perciò scendere a Pamplona da dove prendo, dopo ennesimi giri, un bus per San Sebastian. Poi el topo una metropolitana in superficie per Hendaye. Anche qui non sono fortunata con le ferrovie francesi che pensavo fossero più puntuali e precise della nostra FFSS. Il tratto per Bayonne, causa guasto, si percorre in bus e..si perde la coincidenza per Lourdes. Arrivo finalmente a Lourdes alle 21.30 e qui termina la mia piccola esperienza in solitaria dopo una giornata più faticosa di quelle passate sul bel Cammino Aragonese. Maria