Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri (Eb 9,11)

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Transcript:

crim Ordinazione Presbiterale di Don Salvatore Landolfo, Don Luigi Silvestre, Don Domenico Vitolo Chiesa Cattedrale di Aversa 7 maggio 2016 Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri (Eb 9,11) Eccellenze reverendissime Mons. Mario e Mons. Protasio, carissimi confratelli Sacerdoti e Diaconi, Religiosi e Religiose, carissimi Seminaristi, fratelli e sorelle, con il rinnovato saluto di pace a tutti nel nome del Signore nostro Gesù Cristo sento anche di dire a tutti, e a ciascuno, il fraterno ringraziamento per essere qui a celebrare il dono della vocazione e della consacrazione nel ministero sacerdotale dei nostri giovani fratelli Domenico, Luigi e Salvatore. Il ringraziamento, ancora, si rivolge a tutti i fratelli e le sorelle che sono qui, oggi, intorno all altare, a celebrare e a testimoniare la nostra propria vocazione personale ad essere, in grazia della sua misericordia, figli di Dio, figli del Padre nostro, fratelli nell unico popolo santo di Dio, animato e guidato dallo Spirito Santo. Nella celebrazione del sacramento dell ordine sacro, che eleva e costituisce alcuni tra i fratelli ad essere ministri del sacrificio di Cristo e della comunione di Dio con l intera umanità, è l intera comunità dei credenti, l intero popolo di Dio che vive e celebra la grazia della vocazione e della consacrazione all amore di Dio, alla partecipazione della sua carità, alla sua vita eterna. In questa celebrazione, perciò, rendiamo grazie al Signore per il dono della vita, per la vocazione di tutti e di ciascuno a vivere con il Cristo, nella santa chiesa, come figli di Dio, e nuovamente presentiamo la nostra umile offerta di disponibilità a compiere sempre, in tutto la volontà del Padre. La vocazione è dono di Dio alla Chiesa e frutto della vita del corpo mistico del Cristo In questa assemblea, che celebra la vocazione e la consacrazione di alcuni fratelli nel sacramento dell ordine sacro per il sacerdozio ministeriale, comprendiamo e viviamo con grande gioia quanto la vocazione di ciascuno dei membri del popolo di Dio, santificata e resa efficace dalla presenza dello Spirito Santo, sia partecipe della comunione del corpo mistico del Cristo, e quanto, perciò, sia utile e necessaria per la vita di ciascuno degli altri fratelli e sorelle, chiamati con noi alla grazia della salvezza. Come insegna, infatti, il Concilio Vaticano II nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di offici. Uno è lo Spirito, il quale per l utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza ed alle 1

necessità dei ministeri Lo Spirito produce e stimola la carità tra i fedeli. E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra (LG 7). In questa prospettiva, oggi, nella nostra assemblea liturgica viviamo la gioia di poter celebrare la grazia di Dio che ha operato, ed opera, in ciascuno dei fratelli e delle sorelle presenti, e in ciascuno dei fratelli e delle sorelle che hanno accompagnato, in vario modo, lo sbocciare ed il crescere della vocazione dei nostri giovani ordinandi. Con le parole di Papa Francesco tutti possiamo dire: Sento una gratitudine immensa per l impegno di tutti coloro che lavorano nella Chiesa Ringrazio per il bell esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi fa tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspirazione a superare l egoismo per spendermi di più (Eg 76). Riconosciamo, ancora con le parole dell Apostolo Paolo, che se A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune (1Cor 12,7), la vocazione al sacerdozio ministeriale dei nostri giovani Domenico, Luigi e Salvatore, non è soltanto il frutto di una loro libera decisione, ma è qualcosa che si è sviluppato e consolidato fino ad arrivare a questo intenso momento di consacrazione, anche per la presenza e l amore, per la testimonianza e la vita di fede, di speranza, di carità di tanti altri figli di Dio che la provvidenza ha dato la grazia di incontrare ed ai quali, anche, ci ha affidati e con i quali abbiamo fatto tanta strada insieme crescendo nella conoscenza dell amore di Dio e del Vangelo del suo Figlio Gesù Cristo. Per questo ci uniamo oggi al ringraziamento che Domenico, Luigi e Salvatore rivolgono alle loro famiglie per il dono della vita, per il dono della fede e per l amorevole attenzione educativa che li ha accompagnati nella crescita e nel potersi aprire al dialogo con la comunità ecclesiale e sociale. Ancora ci uniamo al ringraziamento che riconosce la grazia della presenza dei Sacerdoti e dei Parroci che li hanno accolti e sostenuti, sia nelle parrocchie di origine che nelle comunità con cui hanno condiviso tempi e momenti di formazione alla vita cristiana e alla presenza pastorale. Con Domenico, Luigi e Salvatore, il nostro ringraziamento si eleva ancora al Signore per la vocazione e per il ministero dei confratelli Sacerdoti che li hanno guidati nel tempo del Seminario e degli studi teologici, come a tutti i Religiosi e le Religiose, a tutti i fedeli laici, fratelli e sorelle, di ogni età e situazione che, particolarmente nella nostra Chiesa diocesana, hanno vissuto con loro giorni di grazia e momenti di fatica, slanci generosi di carità e di fedeltà alla parola del Signore, di preghiera comune, e anche le tensioni del dolore e dell incertezza o della pesantezza nel rialzarsi dopo una qualche caduta. Se, come dice un noto proverbio africano, per educare un bambino ci vuole un intero villaggio, la vocazione sacerdotale, ogni vocazione, nella Chiesa è dono di Dio ed è il frutto della fedeltà, della generosità, della testimonianza di vita di fede, della speranza e della carità di tanti altri cristiani, di tutta intera la comunità cristiana, dei fratelli e delle sorelle cui siamo più legati perché più visibilmente vicini e partecipi dello stesso cammino, e dei fratelli e sorelle che ci sono vicini con l offerta e la comunione della preghiera o con il dono di una semplice parola o di un gesto di vicinanza e di solidarietà. L appartenenza al corpo mistico del Cristo apre il cuore alla missione La consapevolezza di vivere tanta gratitudine alla nostra Chiesa, e alla Chiesa sparsa su tutta la terra, il sentire che la nostra vita cresce ogni giorno e si apre alla comunione con l amore di Dio 2

grazie alla preghiera, al sostegno e alla testimonianza di così numerosi fratelli e sorelle nella fede, si trasforma, quasi naturalmente in gioiosa apertura alla missione, al desiderio di un apostolato aperto a tutte le latitudini del mondo, capace di entrare in tutte le situazioni umane, in tutte le periferie del mondo, come direbbe Papa Francesco. Anzi, superando distinzioni ormai non più possibili tra centro e periferia del mondo, sentiamo che ogni credente è chiamato a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione di portare ovunque l annunzio del Vangelo, a sostenere i fratelli nella fede e ad accompagnare tutta l umanità nella sua ricerca di vita e di verità del bene. Parlando all Agorà dei Giovani Italiani, a Loreto, nel 2007, Papa Benedetto osservava che Per Dio non ci sono periferie La terra Santa, nel vasto contesto dell Impero Romano, era periferia; Nazareth era periferia. E tuttavia proprio quella realtà era, di fatto, il centro che ha cambiato il mondo! E così - diceva - anche noi dobbiamo formare dei centri di fede, di speranza, di amore e di solidarietà, di senso della giustizia e della legalità, di cooperazione (Loreto 1/9/2007). Dovunque ci sono cristiani nelle cui parole risuonano le parole del Vangelo; dovunque ci sono cristiani che si raccolgono a celebrare il mistero dell amore di Dio che in Cristo si offre per la redenzione dell umanità; dovunque ci sono cristiani che in obbedienza alla volontà di Dio vivono la carità e testimoniano fraternità e partecipazione degli uni al cammino di vita degli altri, lì è il centro del mondo, lì la storia acquista il suo senso più vero, lì ogni vicenda, ogni pensiero ed ogni sentimento della persona, ogni spazio ed ogni tempo si aprono all infinito, all eternità, alla vera comunione con la presenza di Dio. Come pietre viventi per la missione che Gesù affida ai suoi discepoli È ormai nostra tradizione celebrare le ordinazioni sacerdotali nei giorni vicini alla solennità liturgica della consacrazione di questa chiesa cattedrale e ciò ci aiuta a riconoscere, nel valore e nell irrinunciabile presenza di ciascuna delle pietre che armoniosamente compongono l edificio sacro, la ricchezza della presenza di ciascuno di noi battezzati che quali pietre viventi veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale (LG 6). Ma oggi la nostra celebrazione si svolge soprattutto in coincidenza con la solennità dell Ascensione del Signore al cielo. E se la vicinanza alla celebrazione del giorno della dedicazione della cattedrale ci ha potuto suggerire il senso più vero del nostro essere Chiesa di Dio, la solennità dell Ascensione del Signore risorto al cielo, ci chiama alla consapevolezza di una nostra sempre nuova missione nel mondo. La Parola, che nella liturgia, oggi, ci è stata proclamata, ci ha riportato i due racconti dell Ascensione che l Evangelista Luca propone all inizio degli Atti degli Apostoli e a conclusione del suo Vangelo. In ambedue i racconti Luca evidenzia che la missione di annunciare il Vangelo e la salvezza nel nome di Gesù Cristo passa attraverso la testimonianza della vita dei discepoli, e che la testimonianza sarà feconda ed efficace grazie alla presenza dello Spirito Santo effuso su di loro. Potremmo dire, allora, che l attività pastorale dei discepoli di Cristo non sarà vera missione se non sarà vissuta in piena comunione con la presenza del Signore, cioè se non sarà vissuta in totale unione di vita con l amore di Dio. Infatti la missione cui sono chiamati tutti i battezzati, l apostolato dei discepoli del Cristo, il ministero sacerdotale cui siamo consacrati, non sono una qualsiasi attività da programmare e organizzare in vista di un risultato in qualche modo misurabile e quantizzabile secondo logiche e criteri di valutazione fondati su un efficienza immediatamente verificabile. L apostolato della Chiesa vive e si fonda sulla condivisione del dono della misericordia, sulla 3

vicinanza capace di spezzare il pane della vita, sul sostegno nel cammino comune per la ricerca del bene. Nella gloria del Padre La storia ci ha mostrato che la fede non si insegna e non si discute come un qualsiasi argomento di conoscenza scientifica, ma piuttosto ci ha evidenziato che la presenza di Dio si vive e, vivendola, si annuncia e si dona agli altri. Durante la cena pasquale con i suoi discepoli, Gesù, dopo aver annunciato che uno di loro lo avrebbe tradito, e appena Giuda uscì dal luogo dove erano riuniti, disse: Ora il Figlio dell uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in Lui (Gv 13, 31-33). Il tradimento di Giuda è uno dei passaggi più forti e significativi di quel momento in cui la fedeltà di Gesù alla presenza di Dio ed alla volontà del Padre di donare amore all umanità, arriva al grado più alto, al suo pieno compimento. Nel momento in cui Gesù offre tutto se stesso, Egli testimonia la verità del suo essere il Figlio che liberamente obbedisce all amore del Padre, Egli annuncia e compie la volontà di Dio: offrire la sua misericordia all umanità. Come ci insegna la Lettera agli Ebrei, l offerta di Gesù è l offerta del suo amore al Padre, della sua libera e totale obbedienza alla misericordia del Padre, e per questo sconfigge ogni peccato, annulla ogni distanza tra Dio e l umanità, richiama noi ad essere riconciliati, ad essere veramente partecipi della sua volontà, del suo amore. Nella partecipazione al sacrificio di Gesù tutta la nostra vita diventa carità, carità eterna. A noi che viviamo la grazia di essere suoi discepoli, a noi che siamo particolarmente chiamati ad essere configurati a Lui nel ministero sacerdotale, Gesù sempre chiede di vivere e di testimoniare la nostra unione con Lui vivendo pienamente e concretamente nella sua carità, nell offerta di un amore fraterno grande come il Suo: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 35). Il brano della Lettera agli Ebrei che ci è stato proclamato, ci ha ricordato che il sacrificio di Gesù indica ed apre la via nuova e vivente (Eb 10,20) per una vera e piena comunione con la vita di Dio. Infatti, con Gesù, noi non siamo chiamati ad offrire a Dio Padre delle cose sperando di ottenerne altre, perché ciò rimarrebbe come un momento limitato, chiuso in se stesso, finalizzato al soddisfare l ordinaria necessità di una situazione che passa rapidamente e si perde nel nulla. Ciò appartiene all uomo vecchio. Gesù è l uomo nuovo, il sommo ed eterno sacerdote, il suo sacrificio è il sacrificio del Figlio che riconosce l amore del Padre e si consacra ad esso, risponde ad una vocazione, ad una chiamata ed apre un dialogo di comunione di vita eterna. Scriveva J. Maritain: È testimonianza resa a Dio, richiesta a coloro che credono in Dio, è ciò che attende il mondo dal cristiano, anzitutto una presenza reale dell amore della verità e dell amore fraterno nella vita di ogni persona, è un riflesso della luce del Vangelo che giunga là dove si fa la prova e una prova veramente cruciale (J. Maritain, Il significato dell ateismo contemporaneo, Brescia 1983, pag. 41). Gesù è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri (Eb 9, 11) Per questo, se dovessi indicare a voi, carissimi giovani che sarete consacrati nel sacerdozio, e a tutti noi, una particolare dimensione di apostolato e di vita sacerdotale, l esprimerei con le parole che troviamo nello stesso capitolo della Lettera agli Ebrei, quando si dice che Gesù è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri (Eb 9, 11). E qui certamente si apre la domanda: quali sono i beni futuri? 4

Il momento richiede una risposta rapida ed efficace. Allora diciamo che, nella fede, i beni futuri sono ciò che ancora non si vede nella sua piena realizzazione, ma che, in qualche modo, già conosciamo, già cerchiamo e già viviamo, ciò che speriamo e verso il quale sentiamo di essere chiamati a camminare come verso la pienezza del nostro vivere. Il popolo d Israele conosceva già una terra ricca di possibilità economiche, l Egitto, ma in essa era schiavo e sentiva di essere chiamato ad andare verso una terra ricca di libertà, la Terra promessa. Solo la certezza della fedeltà di Dio alla sua promessa sostenne il popolo nel cammino verso il bene futuro. Credo sia oggi tanto necessario un apostolato capace di testimoniare la partecipazione al sacerdozio di Cristo nella speranza dei beni futuri. La mancanza di fede che riscontriamo in tanta parte dell umanità, l indifferenza religiosa, la mediocrità del nostro modo di aderire al Vangelo, la causa di tanta insoddisfazione nell umanità, fino alla disperazione, sono sicuramente nella mancanza di fiducia, nell assenza di speranza per il futuro, cioè nel non vivere la grazia del presente come chiamata, come vocazione al regno di Dio, al regno che viene. Troppe cose sembrano inutili, ripetitive. Il consumismo ci ha portato a banalizzare ogni cosa. Sembra che ogni realtà del mondo debba solo essere presa e utilizzata e poi rifiutata nell inutilità. E questo anche con le persone umane. Papa Francesco direbbe che questa è la cultura dello scarto. Necessita un apostolato della speranza. Necessita un popolo sacerdotale che, con Gesù, cammina nella storia guardando più in alto, che non si lascia confondere da scelte condizionate da piccoli interessi egoistici o orientate dalla ricerca di vantaggio immediato, ma che crede e cerca i beni futuri. Come sacerdote dei beni futuri, Gesù aiuta, guida l umanità a riconoscere che non c è amore vero che non desideri pienezza di amore, e che non c è gioia vera che non desideri gioia più grande, e che non c è giustizia che non testimoni ed affermi giustizia. Qui è la speranza che salva il mondo. Con voi e su voi, carissimi Salvatore, Luigi e Domenico, e sulla nostra Chiesa, invochiamo ora il Consolatore, lo Spirito di Dio, perché doni pienezza alla nostra attesa, alla nostra speranza nell amore, alla nostra fiducia nel Signore Gesù Cristo e ci faccia sacerdoti dei beni futuri. 5