Lecco: Dacia Maraini riceve il premio A.Manzoni alla carriera leccoonline.com/articolo.php 20/11/2016 Dacia Maraini, scrittrice italiana senza bisogno di presentazione alcuna, ha ricevuto nella serata di sabato 19 novembre presso il Teatro della Società di Lecco il prestigioso Premio Letterario Alessandro Manzoni alla Carriera 2016. Seconda donna a conseguire il riconoscimento dopo Giulia Maria Crespi (vincitrice nel 2014), Dacia Maraini è stata accolta sul palco tra gli applausi di un pubblico emozionato e sinceramente onorato, che ha schierato in prima fila le autorità civili e religiose del territorio. La consegna del riconoscimento 1/6
A presentare la donna che ha vissuto, che ha fatto e che ha scritto la storia, la coppia di giornalisti formata da Luigi Mascheroni e Vittorio Colombo, che hanno condotto la cerimonia alla scoperta della vita della scrittrice in tutte le sue forme. Sono state quindi le lettere dell'alfabeto, dalla A e giù a picco sino alla Z, a scandire le domande a cui la Maraini ha risposto con chiarezza appassionata, espressione di una donna consapevole che ha dissipato con gli anni, l'esperienza e le parole, la nebbia dei suoi dubbi. Si comincia dalla lettera A, di amicizia, il legame per Dacia più profondo: l'amicizia vuol dire stima e fiducia, e quando questa si sposa con l'amore è il massimo che si può desiderare, una fortuna che io ho conosciuto ha confessato. Si è proseguito quindi con la lettera B, B come Bagheria, simbolo della Sicilia, terra della madre, luogo di un trascorso lungo 7 anni, culla di grandi scrittori, autori, uomini dal pensiero fino: ho conosciuto la Sicilia integra, quella prima della distruzione degli anni Sessanta: era bellissima, era immensa. 2/6
E ancora: La sua grandezza va ricercata nei suoi legami con la Grecia, che le hanno conferito un'impronta legata al pensiero, al narrare: per questo, è una terra che pone grandi questioni, spinge ad interrogarsi sulle cose importanti della vita. E si giunge così alla lettera C, ed è già tempo di bilanci. C come compleanno, l'ottantesimo, quello di una Dacia Maraini che si guarda indietro con la consapevolezza dei suoi anni e non ha dubbi né rimpianti: ho fatto ciò che volevo fare nella vita. Ho cominciato a 13 anni a scrivere: sapevo di volere fare la scrittrice, mi ci sono dedicata completamente e questa ha assorbito tutta la mia passione. 3/6
Dacia Maraini Questo, in sostanza, l' abc introduttivo con cui la Maraini ha aperto il suo cuore alla platea lecchese: da qui, la conoscenza con una delle penne più stimate della nostra storia recente si è fatta via via più intima, inglobando nei racconti i nomi di uomini e di donne che hanno segnato il suo cammino: alla lettera F il padre, Fosco Maraini, grande studioso del Tibet e del Giappone, un giovanotto ribelle, dapprima, un uomo dall'immenso coraggio, poi, come ha raccontato Dacia nei suoi aneddoti d'infanzia; alla lettera T la madre, Topazia Alliata, pittrice e principessa appartenente all'antico casato siciliano degli Alliata di Salaparuta, figura che è espressione di donne forti e coraggiose; nel mezzo, invece, alla lettera M, Alberto Moravia, scrittore che tracciò la prefazione al primo di lei romanzo, uomo di cui si innamorò perdutamente. Suo compagno per 15 lunghi anni, dal 1962 al 1978, e allo stesso tempo marito, padre e figlio, Moravia condivise con Dacia la vita quotidiana, la passione per i viaggi, le risate, facendosi beffa, dietro le sopracciglia folte che lo facevano apparire cubo e serio, al contrario di come era davvero, della differenza di età che li separava. 4/6
Il presidente di 50&Più Lecco, Eugenio Milani, con Mons. Franco Cecchin e Giovanni Priore C'è tanto da raccontare, in verità, nella vita di Dacia Maraini, troppo da riassumere in poche righe ma di certo sufficiente per scriverci un romanzo: lo sa bene la stessa autrice, che all'arte delle parole ha dedicato tutta la sua vita: il giornalismo è la 5/6
voce immediata che deve suscitare consapevolezza ha detto, mentre la narrazione è storia e fantasia che ancora non mi so spiegare: accade che un personaggio viene a bussare alla mia porta, mi racconta la sua storia, ci beviamo un caffè assieme e, se rimane, allora vuol dire che è entrato dentro, e ci scrivo un romanzo. Da dove venga questo personaggio, spiega l'autrice, ancora non è dato a sapersi, ma d'altronde io scrivo per capire perché scrivo, e ogni personaggio mi aiuta un po' di più a farlo. Quel che è certo, al di là di tutto, è che la storia di Dacia Maraini ha tutte gli ingredienti necessari per divenire un gran capolavoro: c'è la gioia, la passione, c'è il dolore, il sacrificio, ci sono l'impegno e i successi, ci sono le delusioni e le tragedie. Ci sono gli otto anni trascorsi in Giappone con la drammatica esperienza nei campi di concentramento, quel periodo di dolori, di paura, di morte, di fame estrema. C'é un amico che ha il nome di Pier Paolo Pasolini, c'è Roma come terra di rinascita e di grandi contraddizioni, ci sono i salotti letterari e i suoi lunghi viaggi che parlano per lei: sono nata viaggiando. Viaggiare, per me, non è una fuga né un piacere fine a se stesso. Viaggiare è, prima di tutto, processo di conoscenza. C'è, ben oltre quanto detto, tutto quello che non si può narrare in una sera sola, ma che si può scoprire attraverso la pioggia di parole che l'autrice ci ha donato. A consegnarle la targa che la attesta vincitrice del premio A. Manzoni alla Carriera, è stato quindi il presidente di 50&Più Lecco, Eugenio Milani: l'impegno civile è il modo migliore per poter aggregare e socializzare, ha detto quest'ultimo consegnando nelle mani della Maraini il riconoscimento. La platea, convinta, si è alzata in piedi per plaudire e salutare l'artista. www.leccoonline.com - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco 6/6