L uomo che accoglie o che rifiuta Tra le pagine del Vangelo secondo Giovanni

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Transcript:

SECONDA LEZIONE L uomo che accoglie o che rifiuta Tra le pagine del Vangelo secondo Giovanni Per questa lezione faremo riferimento soprattutto al testo di GIANNI PASSARELLA, La dinamica del Logos. La Parola in Giovanni per la vita e la missione della Chiesa, Cittadella, Assisi 2011. 1 Lo studio del quadro sistematico delle ricorrenze giovannee del termine logos palesa infatti una specifica dinamica della rivelazione tratteggiata dal quarto evangelista. L analisi presentata da questo testo dimostra che Giovanni adopera il concetto di logos secondo quattro categorie di uso, cioè come Parola rivelata, accolta, interiorizzata e testimoniata, le quali sono tra loro collegate secondo una dinamica che articola e qualifica i diversi rapporti dell uomo con la Parola di Dio. Di conseguenza nell ambito della stessa dinamica giovannea del logos è possibile tracciare un quadro dell uomo in base proprio alla sua accoglienza e interiorizzazione, o meno, della Parola, la quale rivela Gesù, il vero Uomo: E la Parola si fece carne e pose la sua tenda tra di noi. (Gv 1,14) L uomo che accoglie la Parola/Gesù Già durante la prima lezione circa lo studio dell antropologia emergente dai Vangeli sinottici, abbiamo avuto modo di vedere che l immagine dell essere umano che davvero rivela Dio, è Gesù, l Uomo con l iniziale maiuscola. Degli uomini nei Sinottici si parla in riferimento ad una situazione particolare, spesso la malattia oppure la propria origine, ma è solamente di Gesù che si indicano determinati tratti individuali: amore, collera, tristezza, capacità attrattiva, interesse e misericordia, e infine angoscia. Lui, in definitiva, è l Uomo che ci presentano i Vangeli. Giovanni ancora più spiccatamente ci indica sin dal prologo che l umanità carnale di Gesù rivela il volto di Dio: è Gesù la vera immagine di Dio, dunque egli è il vero uomo: Dio nessuno l ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. (Gv 1,18) 1 In particolare cf. pp. 59-83 circa la «Parola accolta» e la «Parola interiorizzata». 1

Potremmo dire che il Quarto Vangelo presenta una specie di «umanizzazione dell uomo che nasce in questo mondo», la quale si realizza nella misura in cui ogni essere umano accoglie e interiorizza la Parola di Dio che è Gesù stesso. Infatti nella misura in cui si accoglie Gesù nella Sua Parola, l essere umano si divinizza (per dirla con Origene), o più semplicemente si umanizza, nel senso che recupera l originaria e vera immagine umana desiderata da Dio, che ha creato l uomo a somiglianza di Sé (cf. Gen 1,27). Solo a questo punto l uomo può trasmettere egli stesso la Parola che è Gesù agli altri, entrando anch egli nella dinamica della trasmissione della Rivelazione di Dio. L essere umano nella pagine di Giovanni dunque, è visto in rapporto alla sua accoglienza di Gesù mediante la Sua Parola, che lo rende discepolo e autenticamente simile al Verbo incarnato. Il primo stadio dell umanizzazione nel senso che abbiamo indicato sta appunto nell accoglienza, e quindi analizziamo un testo emblematico che indica questo atteggiamento positivo degli uomini: il racconto dell incontro di Gesù con la donna Samaritana. Suddividiamo il racconto in due parti: la progressiva rivelazione della Parola di Gesù che si conclude con Io sono, colui che sta parlando con te (Gv 4,26); e la progressiva accoglienza della Parola, che si conclude con l affermazione dei samaritani: non crediamo più per la tua parola, ma perché noi stessi ora sappiamo (Gv 4,42). Prendiamo ora in considerazione la prima parte, dove si mostra che Gesù che parla rivela alla Samaritana chi veramente lei è: 4 Or doveva passare per la Samaria. 5 Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe; 6 e là c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta. 7 Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». 8 i suoi discepoli erano andati in città a comprar da mangiare.) 9 La Samaritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva». 11 La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest' acqua viva? 12 Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?» 13 Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; 14 ma chi beve dell' acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d' acqua che scaturisce in vita eterna». 15 La donna gli disse: «Signore, dammi di quest' acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». 16 Gesù le disse: «Va' a chiamar tuo marito e vieni qua». 17 La donna gli rispose: «Non ho marito». 2

E Gesù: «Hai detto bene: "Non ho marito"; 18 perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità». 19 La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare». 21 Gesù le disse: «Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità». 25 La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa». 26 Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!». (Gv 4,4-26) Il dialogo tra Gesù e la donna samaritana mostra il progressivo avvicinarsi del Signore attraverso la richiesta dell acqua. A prima vista è lui che ha bisogno. Questa richiesta innesca un colloquio che arriva a svelare la storia e l umanità di quella donna. Una volta toccata dalla parola di Gesù, la donna si domanda quando arriverà il messia che spiegherà ogni cosa, che rivelerà pienamente come bisogna essere in relazione con Dio (dove bisogna pregarlo?) e qui Gesù si rivela: Io sono, colui che sta parlando con te. Da notare che viene citato lo Spirito: l ascolto della parola di Gesù apre allo Spirito. Viene prima lo Spirito o prima l accoglienza della parola di Gesù? Le cose nel Quarto Vangelo accadono contemporaneamente, l una illumina l altra! Prendiamo ora in considerazione la seconda parte: 27 In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: «Che cerchi?» o: «Perché discorri con lei?» 28 La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?» 30 La gente uscì dalla città e andò da lui. 31 Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: «Maestro, mangia». 32 Ma egli disse loro: «Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete». 33 Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?» 34 Gesù disse loro: «Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua. 35 Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura. 36 Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme. 37 Poiché in questo è vero il detto: "L uno semina e l'altro miete". 38 Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro 3

fatica». 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza resa da quella donna: «Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 Quando dunque i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di rimanere da loro; ed egli rimase là due giorni. 41 E molti di più credettero a motivo della sua parola 42 e dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo».(gv 4,27-42) Anche la seconda parte del racconto (vv. 27-42) è introdotta dal movimento dei personaggi: la donna va a chiamare i samaritani e i discepoli ritornano da Gesù. Giovanni dispone la sequenza narrativa in modo da dare l impressione che le due vicende (quella con i samaritani e il dialogo con i discepoli) avvengano in contemporanea, e conferendo senso di unitarietà a tutta la seconda parte. Nella sequenza finale (vv. 39-40) viene mostrata la dinamica dell accoglienza della rivelazione di Dio attraverso il logos, la parola. Nel v. 39 l evangelista racconta che molti samaritani credono a causa del logos della donna. Questo fatto suscita il desiderio dei samaritani di stare con Gesù e al v. 40 li porta a formulare la richiesta di rimanere presso di loro, alla quale fa seguito la risposta di Gesù, che rimase due giorni. La conclusione del racconto (vv. 41-42) mostra i samaritani che, giunti alla fede a partire dalla parola della donna, abbandonano la sua testimonianza umana per far posto all ascolto della parola di Gesù. Si giunge così al secondo apice narrativo del racconto (v. 42) con la dichiarazione dei samaritani, i quali a causa della parola di lui, possono dichiarare: «sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». L uomo che rifiuta la Parola/Gesù In senso opposto, il Quarto Vangelo mostra a più riprese l atteggiamento dell uomo che non vuole accogliere la Parola di Gesù, e quindi non partecipa di questa vera umanizzazione di libertà e di salvezza, e quindi si autocondanna. 37 Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui; 38 affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? A chi è stato rivelato il braccio del Signore?» 39 Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: 40 «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca». 41 Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. 42 Ciò nonostante, molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non 4

essere espulsi dalla sinagoga; 43 perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. 44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; 45 e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46 Io son venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre. 47 Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non son venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. 48 Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno. 49 Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; 50 e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». (Gv 12,37-50) La prima motivazione per l incredulità dei giudei sta nel compimento della parola del profeta Isaia (vv. 38-41). In questo modo pare che le responsabilità dei giudei per il rifiuto siano attenuate dalla profezia isaiana; in realtà, questa frase deve essere letta secondo la prospettiva semitica della provvidenza divina che pur prevedendo ogni cosa, non riduce la libertà dell uomo. Infatti la mentalità semitica appare chiaramente nei testi dell Antico Testamento, dove emerge che nulla sfugge al disegno di Dio, neppure l infedeltà degli uomini. I profeti non cessano di chiamare tutto Israele alla conversione. Affermare che alcuni sono predestinati alla dannazione non corrisponde allo spirito della rivelazione biblica. La seconda motivazione, invece, riporta l attenzione sulla responsabilità personale del rifiuto (vv. 42-43). I giudei, infatti, preferiscono respingere la parola di Gesù piuttosto che essere espulsi dalla sinagoga e questo perché essi amano di più la gloria degli uomini rispetto alla gloria di Dio. L effetto umanizzante della Parola Giovanni fa uso di varie immagini per descrivere l azione la Parola esercita nell intimo del credente mano a mano che viene interiorizzato: lo presenta come acqua che disseta e che zampilla per la vita eterna (cf. Gv 4,13-14), ma anche come pane di vita che nutre l anima del credente (cf. Gv 6,60-70). Ora scegliamo di prendere in considerazione un altra immagine: la vera vita che porta frutto. 1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2 Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. 3 Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. 4 Rimanete in me, e io rimarrò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che rimane in me e nel quale io 5

dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non rimane in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli. 9 Come il Padre mi ha amato, così anch io ho amato voi; rimanete nel mio amore. 10 Se osservate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa. (Gv 15,1-11) Lo stretto rapporto fra la parola di Gesù e la volontà del Padre, che nel racconto della vigna manifesta l unione fra i due, si riversa e si realizza nella vita del discepolo, che così diventa immagine del Figlio, cioè immagine di Dio! Questo rapporto d amore equivale ad un esistenza in sintonia fra l agire del Figlio e la volontà del Padre. Lo stesso amore può e deve caratterizzare la vita del discepolo, il quale assimila la parola mettendolo in pratica quotidianamente. Attraverso l interiorizzazione, che non è meramente psicologica, bensì esistenziale (come è proprio dell amore agapico, che vedremo meglio nelle lettere giovannee), il discepolo si innesta sempre più profondamente nella comunione con Dio. La gioia che qualifica il rapporto d amore fra il Padre e il Figlio caratterizza anche la vita del discepolo che davvero ama Dio e che vive a sua immagine. La parola di Gesù ha dunque prodotto il suo frutto: il compimento del racconto della vigna è dato dalla gioia di Gesù che rende piena anche la felicità del discepolo. Essa nasce infatti dalla feconda comunione di volontà e di amore con Gesù, dalla certezza di essere esauditi pregando nel suo nome, ed è perfetta perché è la gioia stessa del Figlio che si riversa nel cuore degli uomini a immagine di Dio! 6