Biblioteca Comunale P. P. Pasolini Novità Librarie mercoledì 14 dicembre 2011 È il settembre del 1838 quando una terribile burrasca si abbatte sulla Ibis, la goletta a due alberi in viaggio verso Mauritius con il suo carico di "coolie", di "delinquenti". Come un uccello mitologico in balia del vento, con il bompresso come un grande becco e le vele come due enormi ali spiegate, la Ibis resiste miracolosamente alla furia dell'uragano. Nel fracasso della tempesta, tuttavia, tra lampi, tuoni e marosi, una scialuppa si allontana lestamente dalla goletta. E una barca di fuggitivi e a bordo reca due lascari, i leggendari marinai che parlano una lingua tutta loro, e tre coolie che dovrebbero scontare la loro pena a Mauritius: Kalua l'ex lottatore strappato ai campi di papaveri indiani, Ah Fatt, il figlio di un ricco mercante di Bombay e di una donna cinese, Neel, il raja di Raskhali che ha sperperato la sua ricchezza, indebitandosi con i mercanti inglesi e finendo galeotto nella stiva della nave inglese. Qualche giorno dopo attracca a Mauritius un brigantino anch'esso male in arnese dopo una traversata segnata da disgrazie e tragedia: il Redruth di Fitcher Penrose, il cacciatore di piante. A Port Louis, però, Fitcher ha di che rallegrarsi. Nel porto di Mauritius fa, infatti, bella mostra di sé uno dei più venerati orti botanici del mondo in cui hanno prestato la loro opera lo scopritore della buganvillea e quello del pepe nero. Secondo volume della trilogia della Ibis Pagina 1 di 6
"Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo. In mezzo c'era il mare. Si metteva i fichi aperti sugli occhi per ricordarsi quel sapore di dolce e di grumi. Vedeva rosso attraverso quei semi. Cercava il cuore del suo mondo lasciato". Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre più veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni. Sono due figli, due madri, due mondi. A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta l'impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce. Un romanzo di promesse e di abbandoni, forte e luminoso come una favola In questo romanzo-ballata, Jorge Amado racconta una storia tanto strana che potrebbe essere vera. È la storia di una valle fertilissima, attraversata da un limpido fiume, ricca di fiori e frutti dal dolce profumo. Questa terra benedetta da Dio viene battezzata dagli uomini Tocaia Grande (Grande Imboscata) perché insanguinata dalle lotte di truci cacicchi che si contendono terra e potere. Gli abitanti che giungono via via a popolarla sono mercanti arabi e negri fuggiaschi, avventurieri e reduci, zingari e prostitute, immigrati europei e meticci senza terra. Manca solo una cosa, di cui gli abitanti non sentono affatto il bisogno: la Legge, lo Stato. Ma a questo pensano i "grandi": le multinazionali del cacao, i militari, i preti fanatici venuti da lontano. Tocaia Grande, conquistata con l'inganno e con la forza, perderà persino il suo nome insolito e sconveniente per quello pomposo di Irisópolis. Pagina 2 di 6
!! "# Jake Epping ha trentacinque anni, è professore di inglese al liceo di Lisbon Falls, nel Maine, e arrotonda lo stipendio insegnando anche alla scuola serale. Vive solo, ma ha parecchi amici sui quali contare, e il migliore è Al, che gestisce la tavola calda. È proprio lui a rivelare a Jake il segreto che cambierà il suo destino: il negozio in realtà è un passaggio spaziotemporale che conduce al 1958. Al coinvolge Jake in una missione folle - e follemente possibile: impedire l'assassinio di Kennedy. Comincia così la nuova esistenza di Jake nel mondo di Elvis, James Dean e JFK, delle automobili interminabili e del twist, dove convivono un'anima inquieta di nome Lee Harvey Oswald e la bella bibliotecaria Sadie Dunhill. Che diventa per Jake l'amore della vita. Una vita che sovverte tutte le regole del tempo conosciute. E forse anche quelle della Storia $$%&' ( Migliaia di anni fa, nella guerra tra due superpotenze del mondo antico, è andato perduto tra le ombre della storia un tesoro di inestimabile valore... Nel 1800, durante la traversata delle Alpi, Napoleone Bonaparte si imbatte in una scoperta sorprendente ed escogita un modo molto originale per tenerne traccia: una mappa disegnata sulle etichette di 12 bottiglie di prezioso vino. Ma alla sua morte, le bottiglie scompaiono e con loro ogni traccia del tesoro... Sam e Remi Fargo vanno a caccia di tesori del passato per vivere, e più di una volta per questo hanno rischiato di morire. Durante un'esplorazione nella Grande Palude di Pocomoke, nel Delaware, i due scoprono un U-boot tedesco risalente alla Seconda Guerra Mondiale. All'interno, tra le altre cose, una bottiglia di vino della famosa "Cantina perduta" di Napoleone. Ma dove sono le altre? E soprattutto chi è l'uomo sulle loro tracce, che sembra disposto a tutto per mettere le mani sul tesoro? Pagina 3 di 6
() Keira scruta l'orizzonte ancora buio oltre il deserto etiope: il sole sta per sorgere sugli scavi del campo archeologico. In quelle stesse ore, Adrian alza ancora una volta gli occhi alle stelle: attorno a lui la sconfinata notte cilena avvolge i telescopi del più imponente progetto di astronomia mai realizzato. Ma questa non è una notte qualunque. È l'inizio di un lunghissimo viaggio. Perché Adrian e Keira, astronomo lui, archeologa lei, sono da tempo, in modi diversi, in cerca di una risposta alla domanda che riempie i loro sogni: "Dove comincia l'alba?". Sarà quella notte, complice il destino, a incrociare magicamente le loro vite, mettendoli sulle tracce di un misterioso oggetto che potrebbe condurli alla verità che cercano: un monile a specchio, nero e luccicante, parte di una mappa perduta in grado di riflettere la volta celeste com'era quattrocento milioni di anni fa. Per ricomporre il puzzle, Keira e Adrian dovranno addentrarsi nei territori più impervi del pianeta, dalle isole Andamane alla catena dei monti Qinling, in Cina, affrontando insieme un'avventura entusiasmante e pericolosa. Senza sapere che sulle loro tracce c'è un nemico occulto e potentissimo, deciso a cancellare la possibilità che l'uomo aspetta da sempre: conoscere il mistero delle proprie origini Pagina 4 di 6
*+, Una via di fuga. Da cosa? E perché? Non certo dalla geometria, di cui "C'è spazio per tutti" aveva raccontato in maniera brillante la storia del periodo classico, esibendone i legami non solo con la scienza e la natura, ma anche con l'arte e l'architettura. E di cui Piergiorgio Odifreddi continua qui a raccontare, allo stesso modo, la complementare storia del periodo moderno. Il riferimento alla fuga è anzitutto musicale, perché questo libro si presenta come una composizione a più voci, che si intrecciano e si inseguono fra loro per arrivare a una stretta finale: l'abbattimento dell'ordinario paradigma euclideo, al quale in genere ci si limita nelle scuole, e la scoperta di straordinarie geometrie alternative, che permeano la scienza e l'arte delle età moderna e contemporanea. Ma il riferimento alla fuga è anche pittorico, perché una di queste geometrie alternative è quella proiettiva, ispirata e stimolata dall'invenzione della prospettiva. Far convergere le rette parallele in un punto, non a caso chiamato "di fuga", ha scardinato, oltre all'arte del Rinascimento, la matematica nei secoli successivi, e richiesto un ripensamento della percezione e della concezione dello spazio. Il riferimento del titolo, infine, è storico. Perché, in un certo senso, di una letterale fuga si tratta e si narra. Non dalla geometria stessa, come dicevamo, ma dal vecchio Euclide e dai suoi vecchi Elementi, verso nuovi geometri e nuove geometrie Pagina 5 di 6
- ( È un linguaggio profondo e complesso quello con cui ci parlano coloro che abbiamo amato e non sono più con noi, ineffabile come il paese che abitano. I sogni e i ricordi sono il solo passaggio per questo luogo in cui le epoche della vita si confondono, "un'isola sospesa sulle acque, dai contorni sfumati e frastagliati". Così, attraverso il filtro essenziale della memoria e del sogno, Dacia Maraini ci racconta in questo libro intenso e intimo come Bagheria coloro che ha amato, che l'hanno amata e che vivono ora solo attraverso i ricordi: "nel giardino dei pensieri lontani" rievoca e incontra la sorella Yuki, il padre Fosco, Alberto Moravia, Giuseppe Moretti - l'ultimo compagno scomparso prematuramente per una malattia crudele - l'amico carissimo Pasolini e un'inedita e fragile Maria Callas. Perché il racconto ha il potere di accogliere e abbracciare come in una grande festa le persone amate, restituendo al momento della fine, che oggi sempre più si tende a negare, a nascondere, quel sentimento estremo di bellezza e consolazione che gli è proprio. Dacia Maraini ci regala una storia sincera e struggente, un ritratto memorabile di sé che mescola affetti privati e pubblici, felicità e dolore Pagina 6 di 6