TRASFORMARE I CONFLITTI IN MODO NONVIOLENTO: il metodo dell equivalenza Mattinata formativa e di raccolta fondi a favore di P.B.I. Italia Onlus Relatrice della giornata: Dott.ssa Cristina Banzato Assistente Sociale e volontaria PBI Italia Onlus Quota Iscrizione 15 Martedì 27 Settembre 2016 dalle ore 09,00 alle ore 13,00 Vergilius Hotel Via Carpanedo, 5 Creazzo Maggiori info scrivendo a : informazioneconte@gmail.com di raccolta Chiusura iscrizioni Martedì 20 Settembre 2016 L evento è in attesa di accreditamento da parte dell Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto.
Abstract TRASFORMARE I CONFLITTI IN MODO NONVIOLENTO: il metodo dell equivalenza PREMESSA: Nel lavoro e nelle relazioni private ci troviamo frequentemente in situazioni di conflitto, o più generalmente in situazioni che ci fanno provare la sensazione di non riuscire ad affermare noi stessi, o quella di prevaricare gli altri, anche se non intenzionalmente. Il metodo dell equivalenza, elaborato dall antropologa e formatrice belga Pat Patfoort, offre uno strumento molto concreto ed efficace per imparare a decodificare la struttura delle situazioni di conflitto, comprendendo come a volte, senza volerlo, contribuiamo a produrre o alimentare escalation conflittuali; ci propone inoltre strumenti per migliorare la consapevolezza dei fondamenti delle posizioni che si contrappongono, e per trovare strade verso soluzioni orientate in modo nonviolento. Non si tratta di diventare buoni, ma di imparare, come recita il titolo di un libro di Pat Patfoort, a Difendersi senza aggredire. CONTENUTI: Perché proporre una formazione di questo tipo per assistenti sociali? Il lavoro dell assistente sociale è fondato in modo preminente sulla capacità di stare in relazione e sulla capacità di gestire efficacemente il confronto tra interessi diversi (tra ente e utenza, tra diversi enti, tra membri dei nuclei familiari, tra operatori di diversi servizi, tra l assistente sociale stessa e i propri responsabili e collaboratori senza dimenticare i conflitti interiori!). L avere chiara la lettura delle dinamiche dei conflitti e i contenuti di un modello di gestione del conflitto permette alla assistente sociale di: aumentare la consapevolezza dei propri modelli interiorizzati e delle credenze rispetto al conflitto; evitare di attivare inconsapevolmente escalation o catene di conflitto; migliorare la capacità di raggiungere i propri obiettivi quando negozia con interlocutori con interessi diversi; migliorare la qualità del rapporto con l utenza, colleghi e responsabili; aumentare la padronanza nella gestione del conflitto per sè e per le persone con cui si lavora.
Dal punto di vista deontologico, il modello proposto da Pat Patfoort, detto dell Equivalenza, si fonda sulla convinzione che vada riconosciuto a tutte le persone, alle loro credenze, valori, convinzioni un valore intrinseco equivalente, e che la ricerca di soluzione nel conflitto vada quindi condotta senza preconcetti o giudizi di valore che creano disparità, emarginazione e quindi, presto o tardi, nuovamente conflitto. Utilizzare questo modello aumenta la consapevolezza di quanto siamo tutti involontariamente prigionieri, per condizionamento culturale, di giudizi di valore e stereotipi che esprimiamo nella relazione con i nostri interlocutori, spesso a livello non verbale e inconsapevole. Non solo: ci aiuta a cercare modalità di comunicazione e relazione più coerenti con i valori che la professione ci chiede di incarnare ( vedi art. 5, art. 6, art. 8, art. 9, art 11, art 41 del Codice Deontologico). La maggiore consapevolezza delle dinamiche comunicative aiuterà inoltre a vedere più chiaramente come elementi di contesto, di comunicazione nonverbale, di mancata conoscenza dei fondamenti e dei valori dell'altro (e di mancata o chiara comunicazione dei propri ) producano conflittualità che potrebbero essere evitate o ridotte. Aumentare la consapevolezza di questi aspetti aiuta a gestire in modo migliore la aggressività che sentiamo aumentare nelle relazioni tra utenza e servizi. Un altro aspetto per il quale questo modello è interessante è l enfasi che pone sulla necessità di lavorare sulla propria forza interiore per imparare a portare avanti le proprie convinzioni, valori, progetti pur nell attenzione all altro; da questo punto di vista, aver dimestichezza con il metodo dell equivalenza aiuterà la professionista assistente sociale a dare concretezza all art. 10 (il dovere di difendere la propria autonomia da pressioni e condizionamenti ) o all art. 44 ( rispetto del suo profilo e della sua autonomia professionale, ma potremmo citare anche gli articoli 46, 47, 48.); sono temi diventati quanto mai attuali per la crisi del welfare e per l aumento della precarizzazione anche tra i professionisti assistenti sociali. MATERIALI Verranno inviate via mail le slide del corso; verrà fornita una bibliografia sulle tematiche oggetto della giornata formativa.
ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA: 08:30-09:00 Iscrizioni 09:00-11:00 Presentazione teorica del modello attraverso slide inframezzate da domande di chiarimento, una dinamica fisica in grande gruppo per fare emergere i diversi modelli di gestione del conflitto che utilizziamo, un momento di confronto a coppie per confrontarsi su esperienze personali 11.00-11.30 Pausa 11.30-12.30 Lavoro in gruppi per sperimentare il modello su un caso proposto 12.30 13.00 restituzione in plenaria degli aspetti del metodo che pensiamo di poter utilizzare e degli aspetti che restano da approfondire Note sul metodo e sull'autrice Pat Patfoort, antropologa, saggista, docente, trainer e mediatrice belga (http://www.patpatfoort.be). Madre di due figli e nonna di tre nipoti, utilizza un approccio teorico da lei stessa elaborato (la teoria del sistema Maggiore-minore e dell Equivalenza). Ha fondato in Belgio a Bruges De Vuurbloem (Il fiore di fuoco) un centro di nonviolenza per le relazioni umane e la gestione nonviolenta dei conflitti. Tiene lezioni e conferenze in molte università del mondo (Belgio, Italia, Austria, Olanda, Svezia, Spagna, Stati Uniti, Russia, ecc.). Lavora con gruppi di vario tipo, sia a livello educativo (con bambini, adolescenti, genitori, insegnanti, educatori, assistenti sociali...), sia con adulti in situazioni di conflitto (relazioni familiari, colleghi di lavoro, detenuti in carcere). Ha svolto attività di facilitazione in progetti di dialogo e riconciliazione tra gruppi etnici in conflitto, in Caucaso, Kossovo, Rwanda, Congo, Senegal, Sarawi. Ha lavorato in collaborazione con i Quaccheri, organizzazioni cattoliche come Pax Christi e Caritas, l OSCE, il Consiglio d Europa, il Ministero degli Affari Esteri belga, le Nazioni Unite. Ha vissuto in Africa per 8 anni. Autrice di diversi libri tradotti in varie lingue; in italiano i più diffusi sono Io voglio, tu non vuoi e Difendersi senza aggredire Ed. Pisa University Press.
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