LA LAVANDA DEI PIEDI Raccogliamoci interiormente e lasciamo che la parola del vangelo di oggi parli a tutta la nostra vita e la rinnovi con la luce dell'esempio che Gesù ci offre. Preghiamo «Quando tu parli, Signore, il nulla palpita di vita: le ossa aride diventano persone viventi, il deserto fiorisce... Quando mi accingo a pregarti mi sento arido, non so che dire. Non sono, evidentemente, sintonizzato con la tua volontà, le mie labbra non sono intonate al mio cuore, il mio cuore non si sforza d'intonarsi con il tuo. Rinnova il mio cuore, purifica le mie labbra perché parli con te come vuoi tu, perché parli con gli altri come vuoi tu, perché parli con me stesso, col mio mondo interiore, come vuoi tu» Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Ti prego, Signore, perché sono tuo servo: io sono tuo servo, figlio della tua schiava; tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo. Gv 13,1-20 1 Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2 Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l asciugatoio di cui si era cinto. 6 Venne dunque da Simone Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». 8 Gli disse Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9 Gli disse Simone Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è completamente puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». 12 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi, riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15 Vi ho dato, infatti, l esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. 16 In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. 17 Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. 18 Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. 19 Ve lo dico fin d ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20 In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Messaggio Il gesto di Gesù che lava i piedi ai discepoli è ricco di significati: anzitutto il senso della passione imminente, la consapevolezza che ne ha Gesù e il cammino che i discepoli devono seguire; quindi si può cogliere un insegnamento sull umiltà, una illustrazione del comandamento dell amore. Si possono cogliere anche dei significati più profondi come l incarnazione, l eucaristia e il battesimo. Tutti questi significati sono compossibili e ognuno può attingervi con libertà. Avendo amato i suoi li amò fino alla fine. Gesù è pienamente consapevole dell imminenza della sua Passione ed è consapevole che la Croce è il «passaggio» al Padre: non morte ma ascensione. Ma perché Giovanni sottolinea così fortemente la duplice consapevolezza del Cristo? Non tanto per mettere in luce la divinità del Cristo che tutto conosce e prevede, quanto - così ci sembra - per mettere in luce la serietà e la libertà con cui Gesù affronta la morte. Ciò che avviene non è casuale, imprevisto, senza senso: è previsto e non distrugge il piano di Dio. La morte, il tradimento, l'apparente sconfitta della Croce, la solitudine dei discepoli nel mondo fanno parte del piano di Dio. E Cristo assume tutto questo liberamente. L'espressione "i suoi" è caratteristica: indica l'intensità dell'amore, la predilezione e l'appartenenza a Cristo. È però un'espressione da unire all'altra: che erano nel mondo: in tal modo si intravede la situazione di solitudine, di persecuzione, di estraneità dei discepoli nel mondo. Il rapporto discepoli-mondo ricorre insistentemente in questi capitoli. Cristo ha amato i discepoli in tutta la Sua vita e sempre ha manifestato loro il suo amore. Il participio aoristo agapésas (avendo amati...) evoca il ministero, la predicazione e i miracoli già compiuti. Il successivo indicativo aoristo (li amò...) si riferisce a ciò che sta per accadere: la lavanda dei piedi, le ultime confidenze, la morte. La grande testimonianza dell'amore di Cristo non è soltanto la lavanda dei piedi, sono tutti i gesti e le parole di Gesù. L'amore è la chiave dell'esegesi dei cc. 13-19. Al gesto d'amore del Padre che dà al mondo il suo figlio unigenito corrisponde il gesto del Figlio che dà volontariamente se stesso. Il verbo che Giovanni predilige per indicare l'amore è agapan, e non filéin (amore umano), e con questo Giovanni sottolinea gli aspetti religiosi dell'amore. Agapàn vuole infatti significare un amore religioso, nel senso di un amore che viene da Dio e si modella su quello di Dio, amore gratuito, totale, immutabile e definitivo. Il luogo per comprendere il significato dell'agape non è perciò l'esperienza umana ma l'alleanza di Dio, in concreto l'intera esistenza del Cristo con particolare riferimento alla Croce. Sino alla fine (eis telos) significa «sino all'ultimo istante della vita», ma significa anche «definitivamente» e «nel più alto grado». Gesù ama oltre ogni misura, E questo nell'ora suprema, quando gli uomini sono istintivamente preoccupati più di sé che degli altri. La cosa più importante nei vv. 2-3 è la presenza di
un duplice contrasto: il contrasto fra il tradimento di Giuda e l'intensità e fedeltà dell'amore del Cristo che giunge sino alla morte; il contrasto fra la consapevolezza che il Cristo ha della sua origine, della sua dignità e del suo ritorno al Padre, e il suo servizio da schiavo. Il v. 3 - nel quale appunto il contrasto si rivela - è molto importante: non solo dà enfasi al gesto di Gesù (svelandocene tutta l'umiltà), ma imprime un significato al gesto stesso, lo rende una katàbasis nel senso di Fi 2,5-8. La lavanda dei piedi diventa perciò un «segno» rivelatore del paradosso della incarnazione. Il participio eidòs (sapendo) ha una sfumatura di causalità. Gesù non compie il suo gesto di servizio nonostante la consapevolezza della propria dignità, ma lo compie proprio perché ne è consapevole. II gesto del lavare i piedi non nasconde la dignità di Gesù, non offusca la sua gloria, ma la rivela: come avverrà sua gloria, ma la rivela: come avverrà sulla croce. La reazione di Pietro. L'intervento di Pietro (vv. 6.8.9) denota una incomprensione. Non è semplicemente (v. 8) la reazione del discepolo che cerca di sottrarsi a un gesto di umiltà del Maestro. È una incomprensione della via messianica, in linea con Mt 16,22 e Mc 8,32. L'osservazione di Gesù (v. 7) non lascia dubbi in proposito: il gesto sarà compreso più tardi, dopo la morte-risurrezione, nel tempo della chiesa. È dunque un significato importante, messianico, che si apre solo nella fede. L'importanza del gesto è sottolineata anche dalla seconda parola di Gesù (v. 8b): Se non ti lavo i piedi, non avrai parte con me. «Aver parte" è un'espressione semitica. La parte è l'eredità che Dio accorda al suo popolo. Nella meditazione giudaica il tema dell'eredità si è approfondito in tre direzioni: individuale, spirituale ed escatologico. L'eredità non è più semplicemente la terra di Palestina ma la comunione con Dio, e non è più un presente ma un futuro. Giovanni è certamente nella prospettiva escatologica, anche se non va dimenticato che per lui la realtà escatologica è già qui. In conclusione il gesto di Gesù è da comprendere per avere il dono escatologico. Ma non tutto il dialogo fra Gesù e Pietro si può spiegare con quanto abbiamo detto, e cioè come rivelazione della via messianica. La terza parola di Gesù(v. 10) introduce una prospettiva nuova, che non elimina la precedente ma vi si sovrappone. Pur nelle sue varianti testuali, il v. 10 mette in luce un contrasto fra il bagno completo e la lavanda dei piedi, fra bagno fisico e bagno simbolico, fra purezza fisica e purezza simbolica. È difficile non pensare al battesimo. I vv. 12-17, che sono la spiegazione finale, ci riportano senza dubbio al motivo del servizio e dell'amore reciproco. Vengono in mente i successivi richiami all'amore di 13,34 e 15,12-13. Della tradizione sinottica sono soprattutto due i testi che possono interessarci: Mc 10, 32-35 (la comunità è chiamata a percorrere la via del Figlio dell'uomo, cioè la via del servizio e del dono di sé in riscatto per molti) e Lc 22,24-26 (dove il discorso sul servizio è situato nel
contesto dell'ultima cena). Come il Maestro si è messo a servire (gesto che non solo rivela l'amore ma prefigura la Croce), così devono fare i discepoli. Logica di amore, di servizio e di dono. Vogliamo concludere la lettura di questa importante pericope ritornando al suo significato centrale. Gesù ha voluto dare ai discepoli un esempio di umiltà e di amore: i vv. 13-14 e 16-17 sono espliciti. Ma questo non è tutto. Il Cristo che lava i piedi ai discepoli e commenta il suo gesto sa che il Padre ha tutto rimesso nelle sue mani (v. 3) e ricorda espressamente la sua qualità di Maestro e Signore (v. 13). Tutto questo non è semplicemente un avvertimento morale, ma una rivelazione. Con il suo gesto il Cristo rende visibile la logica di amore e di servizio, di dono - che ha guidato tutta la sua esistenza, che esprime la sua dignità e la sua filiazione: è servendo e donando si che il Cristo si rende disponibile nelle mani del Padre, divenendone l'immagine e la trasparenza. Dio è amore. La comunità cristiana è invitata a intraprendere la strada del servizio. Richiamare la chiesa al servizio umile non significa privarla della sua autorità, ma significa affermarla. L'autorità della chiesa, come già quella del Cristo, si rivela nel servizio. È probabile che il Cristo abbia insistito su questo tema in polemica con i farisei e i capi d'israele, che avevano snaturato l'autentico concetto di popolo di Dio e di autorità messianica (snaturamento che suppone sempre una incomprensione del mistero di Dio e della salvezza, e non è semplicemente un frutto della debolezza morale dell'uomo). Ma!'insistenza della tradizione evangelica sul tema del servizio è anche segno che il problema era già di scottante attualità nelle stesse comunità primitive. Per la riflessione Si alzò da tavola: come vivi l eucaristia? In modo sedentario o ti lasci sollecitare all azione dal fuoco dell amore che ricevi? Depose le vesti: quando dall eucaristia passi alla vita sai deporre le vesti del tornaconto, del calcolo, dell interesse personale per lasciarti guidare da un amore autentico verso gli altri? Si cinse un asciugamano: è l immagine della Chiesa del grembiule. Nella vita della tua famiglia, della parrocchia percorri la strada del servizio, della condivisione? Sai scorgere il volto di Cristo che chiede di essere servito, amato nei poveri? PREGHIAMO O mio Signore Gesù,
lasciami lavare i tuoi sacri piedi; te li sei sporcati da quando cammini nella mia anima.. Ma dove prenderò l'acqua della fonte per lavarti i piedi? In mancanza di essa mi restano gli occhi per piangere: bagnando i tuoi piedi con le mie lacrime, fa' che io stesso rimanga purificato. Gesù, vieni, ho i piedi sporchi. Per me fatti servo, versa l'acqua nel bacile; vieni, lavami i piedi. Lo so, è temerario quel che ti dico, ma temo la minaccia delle tue parole: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Lavami dunque i piedi, perché abbia parte con te.(ambrogio e Origene)