David di Donatello 2017: i verdetti In netto anticipo rispetto al solito, probabilmente, anzi sicuramente per ragioni di convenienza televisiva, lo scorso 27 marzo si è tenuta a Roma, la 62esima edizione dei David di Donatello, il premio cinematografico più importante del cinema italiano. L equivalente degli Oscar negli Usa, dei BAFTA in Gran Bretagna e dei César in Francia. Trionfa La pazza gioia di Paolo Virzì, che conquista 5 David di Donatello, e peraltro tutti di un certo peso: miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista (Valeria Bruni Tedeschi), miglior acconciatore e migliore scenografia. La storia della folle fuga di due pazienti della clinica psichiatrica Villa Biondi, Donatella e Beatrice, ovvero due strepitose Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi, hanno stregato pubblico e critica. Un film davvero da vedere, che abbatte il confine tra tragedia e commedia e getta un occhio sulla situazione delle persone che vivono nei centri di salute mentale. Altro premio cosiddetto di primo livello, quello al miglior attore protagonista premia Stefano Accorsi per il suo ruolo in Veloce come il vento ; mentre a concludere le categorie dedicate alla recitazione, Valerio Mastrandrea si aggiudica il David come miglior attore non protagonista per Fiore, e Antonia Truppo trionfa per Indivisibili. Proprio il film di Edoardo De Angelis risulta essere quello più premiato della serata dei David, se ne aggiudica infatti 6 ( miglior sceneggiatura originale, miglior produttore, miglior attrice non protagonista, miglior musicista, miglior canzone originale, miglior costumista). Forse non proprio i più importanti, ma ciò rende comunque merito ad
un film, che aveva incantato la critica a Venezia, qualche mese fa. Sei David anche per Veloci come il vento, due di primissimo livello: miglior attore protagonista e miglior fotografia. Insomma 17 David su 23, vengono divisi quasi equamente, tra i tre film che abbiamo citato sopra. Possiamo dunque parlare di una sorta di monopolio a tre, che investe tutte le competenze cinematografiche, da quelle recitative a quelle più tecniche. Agli altri solo le briciole: David Giovani per Pif e il suo In guerra per amore ; miglior sceneggiatura non originale a La stoffa dei sogni ; e miglior regista esordiente a Marco Danieli per La ragazza del mondo. Nelle categorie internazionali, trionfo per Io, Daniel Blake di Ken Loach, che vince il David
come miglior film europeo; e per Animali notturni di Tom Ford, che si aggiudica quello come miglior film straniero. David speciale alla carriera per Roberto Benigni, che nel suo solito stile esuberante, ha dato spettacolo sul palco. Commovente il suo discorso, che tocca le corde della poesia, con un omaggio neanche troppo velato al grande cinema italiano del passato: È il premio più prestigioso del cinema italiano che è il più grande del mondo, abbiamo reso grande l arte più giovane e fragile e commuovente del mondo. Che voi vi sentiate immersi dalla piena della mia gratitudine, vi sento tutti amici e il cinema rende il mondo meno estraneo e nemico. Non sono mancati durante la serata, omaggi ad alcuni nomi importanti del cinema italiano che ci hanno lasciato dalla seconda parte del 2016 ad oggi: il decano dei critici Gian Luigi Rondi, il regista Pasquale Squitieri e l attore Tomas Milian, solo per citarne alcuni. La vita è bella - Il Film Simona De Bartolomeo (24)
RACCONTARE LA TRAGEDIA CON IL SORRISO DELLA SPERANZA: La vita è bella di Roberto Benigni Nel 1997 l attore-regista Roberto Benigni, a due mani con lo scrittore Vincenzo Cerami, scrive, interpreta e dirige il film La vita è bella, vincitore del premio Oscar come miglior film straniero e valso al regista il premio Oscar anche per il miglior attore e al compositore Nicola Piovani, l Oscar per la colonna sonora. L intensa narrazione, le delicate interpretazioni e le sognanti atmosfere musicali hanno reso questa pellicola un capolavoro, che potremmo definire una favola reale. E la storia di Guido Orefice (Roberto Benigni), uomo che desidera aprire una libreria, ma desidera anche la promessa sposa di un benestante fascista, Dora (Nicoletta Braschi), alla quale Guido rivolge, ad ogni incontro, il suo disarmante saluto Buongiorno Principessa. Il film gode dell immensa bravura, attoriale e registica, di Benigni, che divide l opera in due grandi momenti, diversi per testo narrativo, tono e aspetti cromatici. Il primo è la favola d amore, dove Guido cerca in tutti i modi di incontrare e stupire Dora in ogni momento e di salvarla da quel futuro grigio cui andrebbe incontro sposando il suo fidanzato; è il momento dell unione tra i due protagonisti da cui nasce Giosuè; questo primo momento è caratterizzato dalla leggerezza, dalla serenità, dalle corse in bicicletta spensierate per la città, dalle musiche delicate e dai colori accesi, luminosi, come il ristorante in cui lavora Guido o il colorato e magico posto dove i due innamorati cominciano la loro vita insieme. Caratteristiche molto diverse le ritroviamo, invece, nella seconda parte del film dove la felice vita di Guido si trasforma in un triste incubo a causa delle persecuzioni razziali, infatti, Guido e Giosuè, in quanto ebrei, vengono catturati e Dora decide di seguirli; questo secondo momento filmico assume un tono mesto, tragico ed insieme al tono narrativo cambiano anche i colori utilizzati per descrivere il momento storico, tutto diventa grigio, spento, il ritmo rallenta e le musiche diventano sempre più malinconiche. Dal momento in cui Guido e Giosuè vengono portati nel lager inizia una finzione nella finzione, Guido per non infliggere al figlio l orrore della guerra racconta che in realtà stanno partecipando ad un gioco a premi, in cui per vincere dovranno affrontare numerose prove e il primo premio sarà un carro armato, tanto amato da Giosuè. In questa parte del
film la comunicazione diventa fondamentale con l utilizzo da parte di Benigni di continui espedienti per stravolgere completamente il significato di ciò che il figlio vede con i suoi occhi, come i lavori forzati cui è costretto Guido o le regole del campo, che, tradotte a suo modo, diventano le regole del gioco a cui tutti i presenti dovranno sottostare per riuscire a vincere il primo premio. Giosuè è così protetto dall infinito amore del padre, che nel suo costante tentativo di edulcorare la realtà, cerca, inoltre, di inviare segnali alla moglie per alleviare la sua angoscia, come nella famosa scena dell altoparlante, in cui padre e figlio riescono a comunicare con Dora, regalandole un attimo di sollievo e speranza per la loro salvezza. L epilogo della pellicola riesce ad essere, nonostante tutto, la felicità; Guido sacrifica la sua vita per salvare quella della sua famiglia. Il silenzio è il grido più forte dice lo zio di Guido, ed è proprio il silenzio che permetterà a Giosuè di salvarsi e di tornare con la madre alla vita, sul suo ambito primo premio.