SALINA, LA SABBIA CHE RESTA



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GIACOMO CACCIATORE RAFFAELLA CATALANO GERY PALAZZOTTO SALINA, LA SABBIA CHE RESTA

Giacomo Cacciatore Raffaella Catalano Gery Palazzotto SALINA, LA SABBIA CHE RESTA ISBN 978-88-7758-923-1 Prima edizione: giugno 2010 2010 by Dario Flaccovio Editore s.r.l. tel. 0916700686 www.darioflaccovio.it info@darioflaccovio.it Cacciatore, Giacomo <1967 > Salina, la sabbia che resta / Giacomo Cacciatore, Raffaella Catalano, Gery Palazzotto. - Palermo : D. Flaccovio, 2010. ISBN 978-88-7758-923-1 I. Catalano, Raffaella <1964 >. II. Palazzotto, Gery <1963->. 853.914 CDD-22 SBN Pal0226954 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana Alberto Bombace

Elenco dei personaggi principali Bartolo Italiano, maresciallo dei carabinieri Ettore Italiano, figlio di Bartolo Italiano Elvira, ex moglie di Bartolo Italiano Rudy Sunìl, psicologo indiano, fidanzato di Elvira Marilù Landolfo, proprietaria dell Hotel Orfeo Marcello Sotgiu, detto Cuccureddu, brigadiere dei carabinieri Ottavio Lodato, magistrato Sofia Pagliaro, studentessa liceale Carola Manno De Paoli, madre di Sofia Pagliaro Tony D Ambra, cantante napoletano Florjana, cantante e fidanzata di Tony D Ambra Giovanni De Fina, proprietario di bar Biagio Barrica, produttore di malvasia Teresa Barrica, moglie di Biagio Barrica Ferdinando Barrica, detto Lupo, figlio di Biagio e Teresa Barrica Patrizia Saja, amica di Ferdinando Barrica Tina Leone, salumiera e aspirante cantante Carmela Leone, salumiera e affittacamere, madre di Tina Nino Torta, giornalista e tipografo Giancarlo Foti, preside della scuola media Eusebio Macaluso, avvocato in pensione Rodolfo Pulvirenti, magistrato

Prima

Quello che rimane è un buio sereno. Dopo gli arrivi, dopo le voci, dopo gli spruzzi e il sudore. Una nave cisterna sprofondata in un sonno apparente, come una madre minuscola che nutre un mastodontico figlio, irrora d acqua le viscere dell isola. Man mano che si svuota attraverso il cordone ombelicale che la collega alla terra, il suo ventre di ferro riemerge dal mare. Il borbottio dei motori è gentile nella sua monotonia. Non disturba il sonno di nessuno. Nemmeno di quei quattro o cinque che dormono sul molo, in mezzo ai sacchi della mercanzia che l indomani sperano di vendere. Ecco quello che resta. Dopo gli arrivi, dopo le voci, dopo gli spruzzi e il sudore.

IL VENTO DELLE EOLIE sabato 18 agosto Tina Leone in concerto a Santa Marina Salina Stasera alle ore 22 di sera, al pub Onda Blues, la nostra Tina Leone delizierà i presenti con un concerto di impareggiabili melodie italiane. A tutti gli gentilissimi intervenuti, durante l esibizione della giovane artista salinese, anni 24, sarà servito un cokkitel dalla direzione del locale, cioè dal signor Giovanni De Fina. Seguirà sfiziosissima spaghettata di mezzanotte: pasta al fuoco. Ricetta della pasta al fuoco: aglio, pomodorini, basilico, ricotta infornata e abbondantemente peperoncino. Presso gli altri bar dei De Fina, Il Timone di Santa Marina Salina, L ancora di Rinella, La Tolda di Lingua e La Prua di Malfa, appy hour per tutti dopo le 21.30. Chi farà il nome del nostro giornale, ha uno scontissimo sui superalcolici dopo la prima consumazione. Benvenuti a Salina, la regina delle Eolie! Nino Torta Il pub Onda Blues è il primo saluto serale che Salina dà a chi arriva. Si sta seduti su stuoie di paglia ammorbidite da cuscini e non bisogna avvicinarsi al mare perché è il mare che viene da te, sfiorando la terrazza con discrezione, senza mancare di rispetto alle chiacchiere e all intimità dei tavoli rischiarati da candele. Al maresciallo Bartolo Italiano, comandante della stazione dei carabinieri dell isola, Elke, turista, straniera, abbondante, era piaciuta solo per due sere. La prima più della seconda. La terza non era prevista. Invece eccola, la

tedesca: lo ha raggiunto al pub. L ha visto dal molo e ora è seduta con lui. E allora tu stato bene con me, Bartolo. Vero è. Però tu afere deciso che stasera noi non stare insieme. Vero è. Io ancora due ciorni qui. Vero è. Perciò noi domani insieme, ja?. No, Elke. Né domani né ora. Sono molto stanco. Stanco di me?. Bartolo beve un sorso di mojito. L ultimo. Ne ordinerebbe volentieri un altro, prima di rispondere. Ha due scelte: darle l addio o darle un addio travestito da arrivederci. Ma non è mai stato bravo con le maschere. Sì, Elke. Sono stanco. È tua ultima parola?. Sì, Elke. Allora faffanculo!. Elke si alza con tutta la sua polpa color aragosta che sguscia da spacco e scollatura. È un albero di femmina di un metro e ottanta che non ha rami né nodosità, ma solo frutti. Frutti che Bartolo Italiano, sazio, ha smesso di raccogliere. Ci penserà qualcun altro. Presto, si augura. Seduto poco distante, Ferdinando Barrica è troppo impegnato a scrivere sms con il suo BlackBerry per accorgersi di Elke, la valchiria infuriata che gli sfreccia davanti, quasi rovesciando il bicchiere di vino che gli fa compagnia. Uno schizzo gli finisce addosso. 13

Solo allora Ferdinando distoglie lo sguardo dal telefonino: Cazzo, la giacca! Ma che sei, tutta strafatta?. La tedesca tira dritto: Faffanculo pure tu. E faffanculo Salina. Il ragazzo arraffa un mazzo di tovagliolini e si tampona il petto. Una voce lo cerca da sotto la terrazza: Lupo?. Ferdinando rimane concentrato sulla giacca. La macchia è bella grossa. Ma è vino bianco, realizza, non la malvasia che fa suo padre. Quella oltre a sporcare appiccica. Lupo?. Ferdinando ora si volta verso il mare. D istinto, si porta il cellulare all orecchio: Chi è?. Sono Patrizia, ma quaggiù! Non al telefono. I tempi di reazione di Ferdinando Lupo Barrica sono quelli di un centravanti alla moviola. Solleva un braccio, punta lo sguardo alla luna, lo riabbassa sul tavolo, poi rialza la testa, inquadra il braccio che ha dimenticato di calare e solo allora lo tira giù, e si accorge che nel suo campo visivo potrebbe anche esserci la spiaggia. Cazzo, Lupo! Non mi vedi?. Patrizia è a un tiro di bisbiglio da lui, dalla terrazza dell Onda Blues, dal suo tavolo, dal suo bicchiere di vino e dalla sua giacca da mandare in tintoria. Quattro passi e un paio di gradini verso il mare. Patrì, da qua non si vede una mazza. Se magari ti levi gli occhiali da sole. Ferdinando si gratta la basetta che gli copre mezza guancia e tira su gli occhiali, attento a non scompigliarsi 14

la criniera ossigenata. Ogni mattina ci mette mezzora per ordinare quello che deve sembrare disordinato. Guarda la ragazza. Patrizia, a piedi nudi, scava nervosismo con le dita nella sabbia. Scendi tu?. Ora mi scoccia. Ci vediamo direttamente domani sera. A Patrizia verrebbe da rispondere di sì, tanto è sempre lui che decide. Ma questa volta la cosa è complicata. Io non lo so, Lupo. Tu dici che?. Sei il solito sbattimento. Sempre dubbi, sempre problemi. Eccheccazzo! Cioè, ti propongo una figata mondiale e tu mi ammosci così?. È solo che se ci scoprono sono casini seri. Ma chi minchia ci deve scoprire?, risponde Ferdinando distratto dall arrivo di un sms. Se te l accolli, bene. Altrimenti ciao. Patrizia, che a forza di scavare ha ormai la sabbia alle caviglie, spazza via ogni esitazione: Ok, confermato per domani. Manda un bacio con la mano a Ferdinando, ma lui è già tornato alla sua serata da BlackBerry. Piantato dietro il bancone a forma di onda, Giovanni De Fina un nome e un cognome che sull isola significano bar, pub e pizzerie sembra un faro: è immobile dal collo in giù, ma con la testa perlustra il suo locale in silenzio, sente ogni sussurro, coglie ogni sfumatura. Di solito lo fa per annusare guadagni, però quando a un tavolo c è Ferdinando, il figlio di Biagio Barrica, suo rivale da sempre, negli occhi gli si accende una luce in più. De Fina non si è perso un solo gesto né un movimento 15

di labbra tra Lupo il capelluto e Patrizia Saja. Non si sa mai che cosa può saltare fuori dalle chiacchiere del rampollo del suo nemico. Magari qualcosa di utile. Del resto un bicchierino di fiele al padrone della malvasia non lo negherebbe in nessun caso. Poi Giovanni De Fina si distrae. Un applauso rarefatto ha accolto la cantante Tina Leone, che è tornata in scena, sul palco dell Onda Blues, dopo la pausa del concerto. De Fina allunga una mano sul bancone. Il microfono se l è sistemato lì, vicino alla cassa. Fare lui da presentatore per risparmiare va bene, ma allontanarsi dai soldi, mai. Gentili signori, riecco a voi la nostra Tina, brontola dagli altoparlanti. Brava e intonata. E soprattutto gratis, pensa. La giovane cantante riguadagna il suo spazio fra i tavoli, al centro della terrazza, sollevando l orlo della gonna bianca e lunga. Chiude gli occhi e forse immagina di essere su un palco vero: gli sguardi della gente tutti per sé, le luci, l orchestra. Poi torna alla realtà: i clienti distratti, i tre faretti sopra la testa e la base musicale registrata da far partire. La sua orchestra è tutta in un tasto. Lo schiaccia e comincia. Anche nel suo minuscolo mondo lo spettacolo deve continuare. Ora chiamo a De Fina, sbotta il giornalista Nino Torta, da uno dei tavoli del pub Onda Blues. Agita una copia del suo foglio che spaccia per giornale, Il vento delle Eolie, nel tentativo di attirare l attenzione del proprietario del locale. Ora ci dico di abbassare la musica. 16

Gli dico, lo corregge Giancarlo Foti. Ne ha titolo, è il preside della scuola media. E non si dice chiamo a De Fina, ma chiamo De Fina. E che è, professore! Sto parlando, non sto scrivendo. Foti gli sfila il giornale di mano e lo appiattisce sul tavolo, vicino alla candela. Ninuzzo, il fatto è che tu parli come mangi e scrivi come Vabbè, lasciamo perdere. Prende la penna e la punta sul foglio. Allora, cominciamo la correzione?. E cominciamola, si rassegna Torta. Passi per l inglese, che non lo mastico tanto nemmeno io, anche se cocktail e happy hour sono parole che ormai conoscono tutti. Ma il tuo problema è l italiano. Senti, Giancarlo, ci sono grandi giornalisti che scrivono come cacano, che poi è quello che mi volevi dire tu. Ma loro c hanno le segretarie che gli correggono gli articoli. L importante sono le notizie. Quando sono leggibili, Ninuzzo. Ogni santa mattina io prendo Il vento delle Eolie e mi metto le mani in questi quattro capelli che ho. Non si capisce niente. Io qua, per esempio, leggo scontissimo. Ma quando mai un sostantivo ha il superlativo? Tu che sei tipografo e sei bravo, ma solo come tipografo, intendiamoci che fai, diventi tipografissimo?. Tipografissimo no, ma giornalistissimo. Foti storce il naso. Per restare nel campo dei superlativi: e questo gli gentilissimi?. Ma gentili è aggettivo!. Infatti il busillis qua è l articolo, non il superlativo. Si scrive i gentilissimi. 17

Nino Torta si tappa per un attimo le orecchie, infastidito dal volume della musica. E forse anche da quello delle critiche. Che vuoi, professore, io la sera sono stanco, dopo una giornata tra fotocopiatrici e cianografiche. Nino, se la legge non ammette ignoranza, la grammatica non ammette stanchezza. E vatti a rivedere pure i tempi dei verbi. Minchia, che la fai difficile. Giancarlo Foti posa la penna e allontana il foglio. Se ti offendi, la chiudiamo qua. No, no, che più tardi devo scrivere l articolo nuovo. Superlativi, tempi, inglese. Tutto in testa c ho. Dammi una bella frase per fare un figurone domani, piuttosto. Il professore ci pensa su. Poi recita, lieve: Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole. Giancarlo, è meravigliosa. È Dante. Me la gioco alla grande. Vedremo. Foti saluta e lascia il tavolo, vistosamente preoccupato. Mentre attraversa la terrazza del pub s imbatte in Bartolo Italiano. Caro maresciallo, come va?. Si ferma per un attimo. Professore! Stavo proprio affrontando il dilemma della serata. E lei che è un fine pensatore capita a fagiolo. Che dice, me lo prendo un altro mojito?. Un quarantenne si può permettere questo e altro. Ah, se nascessi di nuovo Ai miei tempi, anisetta o al massimo un cognacchino e poi a nanna. Ma lei è giovane dentro, professore. Perché non si siede? Le faccio provare il mojito. 18

Sulla testa sale e pepe di Bartolo Italiano in quel momento cala una mano femminile con le unghie laccate di nero. Giancarlo Foti allunga lo sguardo sul braccio abbronzato e arriva fino al decolleté di Marilù, la proprietaria dell Hotel Orfeo. Un altra volta, maresciallo, dice con un mezzo sorriso, tra complicità e rimpianto. I miei ossequi, signora Marilù. Bartolo, per sedersi con te bisogna essere stangone tedesche di un metro e ottanta? So che sei stato molto impegnato in questi giorni. Stai con me, Marilù. Ho bisogno d affetto. La donna si accomoda accanto al maresciallo. Sentiamo: qual è il problema di stasera? Il lavoro, il bambino o la tua ex moglie?. Poi si rivolge alla cameriera di passaggio e ordina un prosecco per sé e un mojito per Bartolo. Il lavoro no. Ma che deve succedere qua? Se mi parli di figlio e di moglie, ne possiamo discutere. A proposito, ora con chi è il bambino?. Ce l ha Sotgiu. Mi ha fatto questo piacere. Ma non doveva essere con la madre?. Figurati Se Elvira abitasse a New York sarebbe più facile. Invece a Stromboli Lascia, piglia, trasferisci bagagli. Lei il negozio non lo molla mai e io come al solito faccio il commesso viaggiatore. Mi potrei impiegare agli aliscafi, già che ci sono. Marilù gli passa un braccio attorno al collo. Elvira un altro uomo ce l ha. Perché non manda lui a prendere il bambino, ogni tanto?. 19

Oh, non scherziamo: il padre sono io. E poi, per carità: solo lo sballato indiano ci manca. Quello è capace di perdersi mio figlio per mare. Bartolo vuota a metà il bicchiere che la cameriera ha appena portato. Marilù gli sorride. Sì, hai davvero bisogno d affetto stasera. Un fischio dal microfono. Tina Leone raccoglie un breve applauso e gli scampoli d attenzione. La brezza morbida che avvolge la terrazza, il ghiaccio che si scioglie nei bicchieri, l intimità che avvicina sempre più i visi alle candele sui tavoli: tutto allontana la musica dalle orecchie della gente. Tina si rende conto di essere sempre più invisibile. Ma quello rimane lo stesso il suo momento, il premio che si concederà per la fine della serata. Non le importa che siano in due, in cento o in mille ad ascoltarla. Chiudo sempre i miei concerti con questa canzone, dice guardando nessuno. È la mia preferita. Senza di te. Del magnifico Tony D Ambra. Tony. Tina e Tony. È questa l immagine a cui si aggrappa ogni volta che sta per concludere un esibizione. Lei e il cantante che da Napoli ha conquistato l Italia. Loro. In duo. Il suo sogno più grande. Parte la base. La voce accarezza il microfono. Quante volte nella notte ti ho cercata. E insieme al canto, i ricordi. Lei era in gita scolastica a Palermo. Lì, su un muro, c era il poster di una festa di piazza. La prima foto di Tony che vedeva. 20

Il tuo sguardo io non ti ho dimenticata. Poi lui a Sanremo, sezione giovani. Timido, ma già grande. Ora penso che se sento quel rumore. E quando usciva un suo nuovo cd era gioia e ansia: arrivava in nave da Messina a Salina e spesso il mare mosso ci si metteva di mezzo. devo andarlo a cercare nel mio cuore. In poco tempo, Tony dappertutto: televisione, radio, giornali. Pure il disco di platino. Senza di te, senza di te, io annego e perdo anche me. Poi Florjana, la sua scoperta. Lei e Tony: una coppia da copertina. Senza di te, senza di te, ti sto lontano e non so perché. Lo so io perché. La luce costa, sentenzia Giovanni De Fina e spegne i faretti del palco prima che la canzone finisca. Grazie a tutti e buonanotte, gracchia dal microfono della cassa. Tina ora piange, nel buio improvviso dell Onda Blues. * * * Marilù è il suo porto tranquillo. Si scatenano le tempeste, nello scafo della vita si possono aprire delle falle, succede che le cime dei legami si allentino, però Marilù è una certezza. A questo pensa Bartolo Italiano mentre cammina a braccetto con l amica per il corso di Santa Marina. Avrebbe potuto sposarla, Marilù. Magari farlo con lei un figlio. Forse anche più di uno. Invece si ritrova lì, a 21

desiderarla quanto basta per non avvertirne la mancanza e per non ubriacarsi di sentimenti. Lei c è senza esserci troppo. C è sempre, senza assillarlo mai. E quando Bartolo si chiede dove si nasconda la calamita che li unisce, ha una sola risposta: va così perché non si sono sposati, perché non hanno fatto un figlio o più di uno, perché non si sono presi e poi lasciati. Perché un porto è perfetto solo se le ancore non si impigliano. Maresciallo!. Cuccureddu! Ancora sveglio sei?. Il brigadiere Marcello Sotgiu è affacciato al balcone di casa sua, lungo il corso del paese. Indica la stanza illuminata che ha alle spalle. Io sarei andato a dormire volentieri, ma è suo figlio che non ne vuole sapere. E che babysitter sei, Cuccureddu?. Sotgiu si sporge dalla ringhiera. Primo, l ho pregata di non chiamarmi Cuccureddu davanti a tutti. Secondo, non sono una babysitter. Ci tento, ma non è il mio mestiere. Il giovane brigadiere sardo sconta la sua abilità di calciatore e di allenatore della squadra di calcio dei pulcini dell F.C. Santa Marina con quel soprannome illustre ma indigesto. Marilù propone sottovoce a Bartolo: Vuoi portare il bambino da me?. Ma Sotgiu ha sentito: No, signora. Non si preoccupi. Io. Tra le ginocchia gli sguscia a quattro zampe Ettore Italiano. Papà, che fai?, chiede il bambino. Che fai tu, piuttosto. Io e Cuccureddu stavamo giocando alla playstation. 22

Bartolo scuote la testa. Etto, è tardi. Vai a dormire, che papà deve lavorare. Con Marilù?. Marcello Sotgiu nasconde una risata tra le dita. Forza, a nanna, fa Bartolo al figlio. Poi, rivolto al brigadiere: Cuccur Sotgiu, stacca la spina e mettilo a letto. Proprio ora che stavo vincendo a Tekken, maresciallo?. Cuccureddu, non ti ci mettere pure tu. È lui che ha nove anni. Avanti, a nanna tutti e due. Un rumore di motore rugginoso copre di colpo la voce di Bartolo Italiano. Cretino!, urla Marilù. Si sposta in tempo per evitare una Mehari verde che quasi la travolge con un eco di risate e bottiglie. Il maresciallo abbaia: Ou, ferma, testa di cazzo!. Le ruote stridono sull acciottolato. L auto svirgola e si blocca di traverso. Testa di cazzo a chi?, chiede una voce dalla macchina. Bartolo macina quattro falcate e si piazza di lato al guidatore. Cerca di ricacciare in gola il fiatone e con un dito comincia il censimento: Testa di cazzo a te, a te, a te e a te, dice passando in rassegna i quattro sulla Mehari. E anche a quella grandissima cosa inutile stravaccata nel cassone. Ferdinando Barrica, che è alla guida, recupera il minimo di lucidità che gli serve per capire che tra tutti i pedoni dell isola ha sfiorato proprio quelli sbagliati. Ah, scusi, maresciallo io. 23

Tu che cosa? Intanto guidi ubriaco. Bartolo gli tira fuori la bottiglia di rum stretta tra le gambe. Poi ordina: Scendete tutti. L auto vomita, oltre a Lupo Barrica, il resto della combriccola: un acciuga con il naso imbullonato di piercing, un barile sudato con una sigaretta incollata alle labbra e un istrice ingabbiato in una canottiera che gli arriva alle ginocchia. E ora scaricate la salma, comanda il maresciallo facendo cenno con la testa verso il cassone della Mehari. Il barile e l istrice raccolgono un fantasma in boxer che ha un rivolo di vomito sul mento. Lo sistemano alla meno peggio sul marciapiede. Bartolo Italiano toglie le chiavi dal cruscotto e se le mette in tasca. E queste domani le consegno a tuo padre, dice a Lupo. Maresciallo, così ci manda a puttane la serata, cioè come ci andiamo fino a Rinella?. Italiano non risponde. Si limita ad afferrare Barrica per una basetta, facendolo guaire. Sparite. Tu e tutti i cugini poveri della Compagnia delle Indie. * * * L insegna al neon della salumeria Leone è ancora accesa anche se sono le due di notte. Tina apre il portone di casa e rimedia alla dimenticanza di sua madre. Schiaccia l interruttore nell androne e spegne. Si toglie i sandali con tacco dieci e assaggia il fresco dei gradini di marmo. Si lascia guidare dal corrimano finché non arriva sul pianerottolo. Il riquadro della porta annuncia buio in casa: almeno una buona notizia, per stasera. 24

La ragazza apre, posa le scarpe e un alito di voce la sorprende: Non andare in camera tua. Sua madre, nella penombra dell ingresso, agita l indice davanti al naso. E non fare rumore. Mi hai fatto prendere un colpo. Perché, stasera chi abbiamo?. Due svedesi. E pagano bene. Tina capisce che anche questa notte dormirà da nomade, accampata sul divano del soggiorno. Senza il suo cuscino, senza un pigiama e soprattutto senza l ipod con il meglio di Tony D Ambra. Si spoglia e fa appena in tempo a sdraiarsi che sua madre prende posto sul divano di fronte. Che stai facendo?. Mi metto qua pure io. Abbiamo anche due americani. Con bambino. Lo sai quanto pagano gli americani con bambino?. Tina si rialza. Il gabinetto è libero o hai affittato pure quello?. Parla piano. Ti pare che mi diverto? Io penso a tirare avanti. Ma non ci basta la salumeria?. I soldi non bastano mai. Mamma, sempre lo stesso discorso c è la salumeria, c è la pensione della buonanima di papà, e invece fra poco noi dormiamo per terra. Allora che facciamo, cantiamo? Certo, ci salvano i tuoi concerti. Tutti gratis. Tina scuote la testa. Ci prova da anni a farlo capire a sua madre: la sete di soldi senza un perché, come se loro 25

due fossero sull orlo di una tragedia perenne, di una guerra che incombe, di una carestia dilagante, genera solo altra sete. Arsura di buone intenzioni che fa appassire tutto: passione, prospettive, illusioni. Lo sai, dice cercando di evitare lo sguardo di sua madre, complice il buio. Finché resto a Salina sarà sempre gratis. Carmela Leone sprimaccia il cuscino e lo pressa contro il bracciolo del divano. Ma dove te ne devi andare? Tu sei di qua e qua devi restare. Questa è la tua isola. Tina si avvia verso il bagno. Sì, bella isola, mormora. Come fa giorno, scura. Ma in fondo sa che non è proprio così: domani arriva lui. 26