Settembre/Ottobre 2013

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Settembre/Ottobre 2013 Cari amici e gentili soci, eccoci di ritorno dalle vacanze estive per affrontare un nuovo anno filatelico. Come da comunicazioni precedenti il ns. sodalizio ha partecipato con una propria squadra alla semifinale del 17 Campionato cadetti ad Empoli qualificandosi per la finale con il punteggio di 286, aggiudicandosi sia la vittoria a squadre che quella per la miglior collezione con 81 punti. Parteciperanno alla finale del 17^ Campionato Cadetti i soci Baldi, Iennaco e Persico. Di seguito si riporta il palmares: Cadetto Titolo Collezione Classe Fogli Punti Specialità: La Posta Aldo Baldi Storia postale di Salerno e provincia sino al 1900 SP CL 84 72 AG Giuseppe Iennaco Usi isolati della serie Democratica SP CO 60 81 VG Gennaro Persico Gli usi postali dei bollettini per pacchi postali in Repubblica SP CO 60 73 AG Specialità: Minicollezioni Osvaldo Agresta Il Portalettere SP DI 12 60 BA Legenda: SP/CL = Storia postale classica, SP/CO = Storia postale contemporanea, SP/DI = Storia postale diacronica. AG (punti 70-74) = Argento Grande, VG (punti 80-84) = Vermeil Grande, BA (punti 60-64) = Bronzo Argentato Come sempre si invitano i soci a consultare il sito filatelico de www.ilpostalista.it, a cura del dott. Roberto Monticini, ove sono presenti anche i ns. articoli. La Redazione Vi lasciamo alla lettura del notiziario. IL SEMAFORO DI CAPO PALINUO Parte III^ - contributo del dott. Enrico Bertazzoli. Di seguito riportiamo il contributo ricevuto dal dott. Enrico Bertazzoli, che ringraziamo per la squisita signorilità ed anche per le splendide immagini rinnovate. L articolo si concludeva, nella prima parte notiziario n 47, con la seguente ipostesi postale: In relazione all utilizzo del timbro in questione sul 100 lire Democratica, mostrato all inizio dell articolo, non ne è chiaro il motivo. La foggia del timbro presumibilmente non è di origine postale, né potrebbe esserlo per i motivi ampiamente discussi sopra, pertanto l utilizzo potrebbe essere o di natura amministrativa o, ipotesi tra le più probabili, su un telegramma (forse accompagnato da altri valori) quale pagamento per il diritto di inoltro del telegramma stesso. Si ricorda, infatti, che il costo dell inoltro di un telegramma all epoca poteva essere assolto in contanti o con francobolli che andavano apposti sullo stesso. Infine l elevato importo di 100 lire nel Novembre 1949, quando la lettera semplice scontava 20 lire, sembra avvalorare tale uso. 1

Oggi, esaminando meglio il caso e in particolare le Istruzioni sul servizio dei telegrammi e marconigrammi, possiamo affermare che l ipotesi avanzata, e cioè che il francobollo fosse servito a pagare la tassa di un telegramma semaforico, appare fondata. Infatti, alla regola generale che imponeva il pagamento in denaro delle tasse telegrafiche, c erano diverse eccezioni, tra le quali poteva essere compresa quella dei telegrammi semaforici, anche se nelle citate Istruzioni non ne viene fatto esplicito cenno. I francobolli andavano applicati sul modulo di telegramma in partenza Mod. 25 e annullati col bollo a data in dotazione al Semaforo. L annullo di cui ci siamo occupati è di foggia inconsueta, ma non è escluso che fossero così anche i bolli di altri semafori che hanno svolto il servizio nel dopoguerra. Il fatto è che non li conosciamo, perché devono essere rarissimi i casi di telegrammi semaforici di cui è rimasta qualche documentazione. L annullo in questione riguarda un caso finora unico di telegramma privato accettato direttamente da un Semaforo, e per migliore comprensione mostriamo una ricostruzione del bollo nella sua interezza. A completamento di quanto pubblicato in precedenza, mostriamo anche una cartolina di servizio modello n 1571, spedita dal Semaforo di Capo Palinuro in data 4 marzo 1941 e indirizzata al Comando Superiore C.R.E.M. - Ufficio di Statistica - La Spezia. La cartolina, oltre al grande lineare R SEMAFORO CAPO PALINURO, reca un eguale lineare molto più piccolo, nonché l ovale di franchigia con grande stemma di Stato in alto, e il bollo a data con frazionario dell ufficio postale di Palinuro presso il quale la missiva è stata impostata (il frazionario è tuttora 57/139). Va precisato che i Semafori erano abilitati esclusivamente al servizio telegrafico, pertanto la loro corrispondenza in partenza doveva necessariamente essere spedita dal più vicino ufficio postale. L ovale con dicitura R.R. POSTE SEMAFORO DI CAPO PALINURO PALINURO che si apponeva sul riquadro in alto a destra ove vi era la scritta Timbro postale in franchigia, era necessario per ottenere che l invio a destino avvenisse in franchigia postale. FRAMMENTI DEL PASSATO Ho già affermato che io ho una predilezione particolare per le buste contenenti lettere, specialmente se scritte in momenti particolari come l'ultima guerra. Mi è capitata una busta di P.M. censurata, diretta da Salerno alla posta militare 47, ad un ufficiale dei carabinieri. Era datata 14 Dicembre 40 e scritta dalla moglie. Non riporterò tutta la lettera ma solo alcuni frasi. "Il freddo è molto intenso e qui nella stanza dove mangiamo che è la più calda abbiamo 14 gradi". Non faccio commenti pensando alle nostre case invernali. "Ieri sono uscita e sono andata a vedere con Anna Maria l'assedio dell'alcazar. Mi è molto piaciuto e mi ha commosso". E' un film che io ho visto e tratta del'assedio dell'alcazar, durante la guerra di Spagna da parte dei "rossi". Nell'Alcazar erano asserragliati i cadetti che poi furono liberati dai soldati di Franco. E' un film, ovviamente di propaganda, ma abbastanza contenuto nei suoi limiti, perché diretto da Genina, un discreto regista. "La medicina di Ugo è Hormo Hemina Calosi. Ugo sta prendendo il terzo flacone". Si trattava di un prodotto che aveva pretese antianemiche. "Ti invio i baci dei bambini mentre io ti abbraccio molto affettuosamente. Irene tua". Ho voluto citare questa lettera perché mi ha portato frammenti del passato con il film e la medicina, ma sopratutto perché la moglie che ha scritto ha molto limitato le sue apprensioni per il marito lontano, per non turbarlo. 2

Se si potessero raccogliere le lettere delle mogli ai nostri soldati, forse si potrebbero pubblicare vari libri. Del resto è stato scritto un libro sulle "Ultime lettere da Stalingrado", un altro sulle ultime lettere dei condannati a morte della Resistenza ed un nostro concittadino Professore di Storia all'università di Salerno ha scritto un libro su lettere censurate e ripescate negli archivi seguendo l'evoluzione degli italiani che dagli entusiasmi dei primi giorni sono passati al disfattismo tragico dei bombardamenti. In fondo con le lettere contenute nelle buste si può fare la storia: una storia minore, ma forse più umana dei grandi avvenimenti, perché coinvolge i piccoli uomini e le piccole donne che devono solo obbedire, combattere e tacere. Aldo Baldi TRISTAN DA CUNHA Tristan da Cunha è un remoto arcipelago sperduto nell'oceano Atlantico meridionale distante 2.816 km dal Sudafrica e 3.360 km dalle coste del Sud America. Politicamente appartiene ai territori britannici d'oltremare e precisamente al governatorato dell isola di Sant'Elena, che è situata 2.161 km più a nord. L arcipelago è composto dall'isola principale, Tristan da Cunha e da una serie di isole disabitate: l'isola Inaccessible. Nightingale e Gough. La capitale è Edinburgh, chiamata anche "Edinburgh-on-the-Seven-Seas". Non esiste un aeroporto e l'isola può essere raggiunta solo via mare. Le barche da pesca del Sud Africa offrono un servizio regolare per l'isola e la nave da carico e passeggeri RMS Saint Helena collega le isole di Sant'Elena e di Ascensione. Occorre chiedere un permesso all'amministratore locale prima di sbarcare. Solo nel 2002 venne concesso lo stemma a Tristan da Cunha, essendo in precedenza dipendenza di Sant'Elena. Esso consiste di uno scudo, con quattro albatros in una figura a specchio blu e bianca. A supportare lo stemma ci sono aragoste tipiche dell'isola. Lo sovrastano, infine, una corona navale e una barca tipica. Il motto è Our faith is our strength, la nostra fede è la nostra forza. Lo stemma appare sulla Bandiera di Tristan da Cunha, e sulla Union Flag usata dall'amministratore. La nostra storia incomincia allorquando l amico Veneri mi mostra la lettera in figura Fai un articolo dei tuoi. La lettera, spedita con posta area il 1 Settembre 1958 da Camogli (GE) a Tristan de Cunha, ha per destinatario il Cappellano locale ed è affrancata con 160 lire. Ma perché da Camogli si invia una lettera ad un uno degli insediamenti umani più remoti al mondo e poi al Cappellano residente? Domande che hanno suscitato curiosità. Ma procediamo con ordine. L arcipelago venne scoperto dal navigatore portoghese Tristão da Cunha nel 1506, che non vi sbarcò ma gli diede il proprio nome, Ilha de Tristão da Cunha. A partire dal 1509 l'isola viene indicata sulle carte nautiche. Il primo sbarco si ebbe nel 1643 quando l'equipaggio del vascello olandese Heemstede scese a terra per rifornirsi di acqua e viveri. La difficoltà di approdo fece naufragare i progetti di istituire una base commerciale. La prima esplorazione si ebbe quando la fregata francese L'Heure du Berger, nel 1767, effettuò la prima ricognizione della costa. I risultati della spedizione scientifica furono pubblicati sul Royal Navy Hydrographer nel 1781. Verso la fine del XVIII secolo l'isola divenne un punto d'appoggio e/o di riferimento per le navi baleniere. La prima presenza stabile umana si ebbe con l americano Jonathan Lambert di Salem (Massachusetts) 3

nel 1810. D imperio proclamò l'arcipelago di sua proprietà con il nome di Isole del Ristoro, ma il suo regno ebbe breve durata, perse la vita in mare nel 1812. Una curiosità subito risalta, tra i tre uomini che costituivano la spedizione Lambert vi era un italiano. Tommaso Corri dalivorno, unico superstite salvato nel 1813 dal vascello HMS Seiramis. La Corona inglese nel 1815 annesse formalmente l'isola alla Colonia del Capo e l arcipelago fu ribattezzato Tristan da Cunha Island, per sottrarlo ai francesi, che miravano ad instaurarvi una base navale per una potenziale operazione tesa a liberare Napoleone Bonaparte dalla sua prigione sull'isola di Sant'Elena. Venne insediata una base militare, e ciò rappresentò il punto di svolta nella storia di Tristan. Alla morte dell Imperatore, la guarnigione venne smantellata ma il caporale scozzese William Glass persuase il Comandante della guarnigione a lasciarlo con la famiglia e alcuni uomini. Così, il 7 novembre 1817, nacque un progetto sociale chiamato "The Firm" (la Società) che contemplava la suddivisione in parti uguali di tutto e l assenza di gerarchie. L unica vera famiglia presente, però, era quella del caporale Glass e la mancanza di donne creò un ostacolo allo sviluppo della comunità. Per porre rimedio al problema, si diede mandato al capitano Simon Amm di convincere alcune donne della limitrofa isola di Sant'Elena a stabilirsi a Tristan da Cunha promettendogli un sacco di patate per ogni donna convinta. Un anno dopo giunsero a Tristan da Cunha 5 "volontarie". Negli anni a seguire il governo britannico insediò una guarnigione militare stabile e la popolazione civile crebbe gradualmente. Anche i balenieri fecero delle isole una loro base nell'atlantico del Sud. Ma la natura del luogo con le sue scarse risorse, l'apertura del Canale di Suez nel 1869, la crisi della patata del 1906 ed il progressivo passaggio alla navigazione a vapore, accrebbero l'isolamento dell'arcipelago. Decadde anche la necessità per le navi di far scalo sulla rotta verso l oriente. Dal 1880 prestò il suo mandato missionario il reverendo anglicano Edwin H. Dodgson. Il 12 Gennaio 1938, con un decreto in forma di Letters Patent, l'arcipelago fu dichiarato di pertinenza del territorio di Sant'Elena, ma la prima reggenza politica ufficiale vi fu durante la seconda guerra mondiale quando l'arcipelago fu usato come base della Royal Navy. La spiegazione del destinatario della ns. lettera risiede nelle funzioni che vennero attribuite al cappellano dopo la II^ Guerra Mondiale. Appartenendo Tristan da Cunha ai British Overseas Territories e non essendoci autorità in loco, i cappellani svolgono anche la funzione di amministratori e rappresentanti ufficiali del governo britannico. Nel 1961 un'eruzione vulcanica costrinse l'intera popolazione all'evacuazione in Gran Bretagna. Nonostante l'invito del British Colonial Office a non tornare sull'isola, con il voto di 148 isolani contro 5 è stata sancita la volontà della comunità a reinsediarsi a Tristan da Cunha. IL LEGAME CON LA LIGURIA Due marinai di Camogli, Andrea Repetto, e Gaetano Lavarello nel 1892 fecero naufragio sull isola con il brigantino Italia. Decisero di rimanere lì per sempre. Ancora oggi sono presenti i cognomi liguri dei Repetto e dei Lavarello, che sono discendenti dei naufraghi. Il legame con la Liguria è testimoniato dal nome del locale ospedale il Camogli Hospital, costruito nel 1971, in sostituzione dell'originale struttura che risaliva alla seconda guerra mondiale. CENNI POSTALI Da quanto esposto sopra, è evidente che i contatti col resto del mondo erano sporadici e si avevano quando approdavano battelli commerciali e militari. La Rivista delle Comunicazione del 15 Gennaio 1928 riporta però che durante la guerra sudafricana una nave da guerra visitava l isola una volta l anno dando vita così al primo regolare servizio postale, che cessò però con la fine del conflitto. Ma allora come si svolgeva il servizio postale? Sempre dalla rivista sappiamo che il cappellano locale era anche incaricato del servizio postale, non esistendo un ufficio. Sulle missive, perciò, i francobolli non potevano essere apposti. Le lettere venivano consegnate alla Casa delle Missioni e chiuse in un sacco postale in attesa di avvistare un battello. Il procedimento usato per la francatura era la tassazione a penna di 1½ d. contro il rimborso a destinazione. Riprendendo fedelmente quanto scritto, si segnalano le seguenti impronte di bollatura: il Sig. A. E. Hopkins ha visto due tipi di obliterazione: sopra uno si legge <Tristan da Chuna> in un piccolo cerchio a doppia linea, e sopra l altro <Tristan da Chuna, South Atlantic> in un cerchio più grande a linea semplice 4

Per quanto concerne la ns. letterina, nel 1956 l Alitalia prolungò la linea per Mogadiscio, con scalo a Khatoum, fino a Nairobi, Salisbury (l odierna Harare) e Johannesburg in Sud Africa. Da lì facendo scalo a Sant Elena, la lettera giunse, per via di mare, a Tristan da Chuna. Sergio Mendikovic I MISTERI DELLE RECENTI EMISSIONI ITALIANE. Quando, tanti anni fa, iniziai a raccogliere francobolli e tra le mani ebbi i primi fogli, le indicazioni sui bordi erano poche, chiarissime e riguardavano, generalmente, il valore totale. Vi erano poi le greche annulla margini e il massimo del mistero era rappresentato da alcuni puntini in basso, a sinistra e da una cifra impressa in nero con un numeratore, al centro, sempre in basso o al lato e talvolta quasi illeggibile. Mi fu spiegato che i puntini indicavano i quarti in cui era suddiviso un foglio di 400 pezzi e che il numero a cinque o sei cifre era quello progressivo che la rotativa imprimeva su ogni foglio da 50 o 100 francobolli. Al massimo avrei potuto trovare delle piccole croci di colore, sovrapposte, agli angoli che servivano per tenere a registro la macchina. All epoca non esistevano foglietti o pseudo tali, men che meno libretti, nei fogli vi erano i multipli di uno ed un solo soggetto e le tirature, per i pochissimi commemorativi emessi, erano certificate dal Ministero. Ipse dixit e nessuno dubitava. Vi era poi la certezza della consecutio. Il francobollo B veniva messo in vendita dopo quello A e nessuno pensava che esso fosse stato stampato prima e tenuto in magazzino. Per verificarlo sarebbe stato necessario un controllo capillare sul numero dei fogli e, all epoca, nessuno, se non qualche grande specialista, avrebbe potuto farlo. Infine, scoprire una diversa e successiva tiratura, dopo un interruzione della lavorazione, magari per incrementare il numero dei francobolli da emettere o per far passare avanti qualcosa di più urgente, era il risultato di uno studio che alla fine trovava un riscontro nei cataloghi specializzati. Poi vennero le rotative pluricolore e comparvero sul bordo i triangolini che permettevano di riconoscere i colori base utilizzati. Essi, se identificati mediante un sistema, consentivano, in caso di ristampa, di mantenere stabile i colori dei francobolli. Qualcuno cercò di raccoglierli ma era necessario conservare il foglio intero o magari almeno una striscia di una ventina di pezzi ed era ancora una passione riservata agli specialisti. Dal 2003, poco dopo il massiccio affermarsi dei prioritari autoadesivi, apparve sul bordo del foglio un codice a barre per lettori OCR, accompagnato da un ulteriore codice alfanumerico in chiaro che permetteva immediatamente di identificare l anno di stampa di un determinato francobollo e, ovviamente, il numero di foglio. Si partì con AA 000000001, che poi significava il primo della serie A di 100.000.000 di fogli stampato nell anno 2003. I collezionisti si resero però anche conto che i fogli non erano più di 25, 50 o 100 pezzi, ma si spaziava dai 28 ai 100, con la conseguenza che il numero dei fogli, oltre che la tiratura, erano variabili ad ogni emissione, secondo la programmazione e il formato. Col sistema adottato, comunque, il 2012 è stato l anno della J, come il 2011 della I e il 2013 della K. Come se non bastasse, dalla fine del 2008 è stato inserito sul bordo dei fogli, in quantità variabile da 1 a 4, un altro codice numerico, di quattro cifre valide, identificativo di ciascun valore o gruppo di valori se stampati insieme o, come si diceva una volta, se tenant. Il codice svolgeva e ancora svolge una funzione fondamentale nell ambito della richiesta e della gestione di carico e scarico dei francobolli in ciascun ufficio postale che, solo attraverso di esso, può ordinare al proprio magazzino compartimentale i valori richiesti e, soprattutto, rendicontarne la vendita. Anche per i movimenti di francobolli più importanti tra i compartimenti e Roma e tra i compartimenti fra loro è indispensabile l uso del codice identificativo. La numerazione, che partì da 1001 e che oggi viaggia intorno a 1500 è estesa anche agli interi, ma non a tutti i francobolli. Nel 2012, ad esempio, due foglietti non recano il codice identificativo e non erano ordinabili dai piccoli uffici. Ma neanche quello di stampa è sempre indicato. Ancora nel 2012, tutti i foglietti o mini-fogli e naturalmente tutti gli interi ne sono privi. Il codice numerico viene attribuito in maniera progressiva ma in ordine di programmazione, starei per dire di ideazione, non in ordine di emissione. A questo punto è evidente che i tre momenti non coincidono quasi mai. L ideazione è anteriore alla stampa e questa precede l emissione ma quest ultima può precedere entrambe se i francobolli decisi e stampati restano in deposito e sono preceduti da altri. Ci sarebbe da chiedersi quali dei tre ordini rivesta interesse maggiore. È evidente che la gran massa dei collezionisti segue l ordine di emissione e quello è anche seguito dai cataloghi (ma non dagli editori di album che usano, per così dire, un criterio estetico ). Per gli specialisti rivestono più importanza gli altri due ordini e, in particolare, quello dei codici di stampa. Se, infatti, seguire l ordine di ideazione può dar luogo ad interessanti analisi, 5

l altro ordine, potendo prendere visione di parecchi numeri di foglio per ogni francobollo, permette di ricostruire la storia della stampa ed eventualmente riconoscere ristampe o tirature diverse. Nel 2012 sono stati ufficialmente stampati 196.313.000 francobolli e 1.000.000 tra cartoline e buste postali oltre, ovviamente, le ristampe dei valori ordinari Poste italiane da 0,60 e le buste del secolo e mezzo delle stesse poste considerate, chissà perché, anch esse ordinarie. Con una media di circa 35 valori per foglio, ed escludendo tutti gli interi e i foglietti o simili, privi del codice di stampa, sono stati impressi commemorativi per 4.239.222 fogli. Secondo il numeratore JA e tenendo conto dei due valori estremi di cui si è presa visione, i fogli sarebbero dovuti essere 6.622.489 e comunque circa 6 milioni e settecentomila, con una differenza inspiegabile, pur tenendo conto dei fogli scartati dalla lavorazione perché difettosi. Ciò, ricordando che i 60 cent Poste italiane del 2012 hanno la serie JB e che alla stessa serie appartengono circa 1.400.000 numeri di valori commemorativi (i fogli avrebbero dovuto essere 350.000), ci porta a due considerazioni domande: o i numeratori sono manovrabili, o esistono molti fogli di valori orinari di entrambe le serie, JA e JB, che non sono stati distribuiti. È difficile fare una terza ipotesi, dal momento che il Poligrafico non stampa altri valori bollati per l Italia, una volta eliminato il settore fiscale, a meno che quei numeri non facciano parte di francobolli stampati per stati terzi (Vaticano, San Marino, SMOM o altro). La stessa serie JB è difficilmente spiegabile a meno che non si pensi ad un altro numeratore appartenente ad un altra rotativa o comunque ad una numerazione indipendente. In ogni caso sono circa 3.500.000 i fogli stampati con entrambe le serie che non fanno parte di quelli attribuiti ai valori commemorativi del 2012. Ma ad esaminare le due serie di codici scopriamo altre anomalie che meriterebbero un ulteriore approfondimento. Il primo dei codici numerici di ideazione, il 1051, attribuito alla cartolina postale di Romaphil è quasi certamente errato. Dovrebbe leggersi 1501 che, infatti, manca nella sequenza. Gli altri, escludendo il 1222 che appartiene all ordinario da 60 cent, vanno dal 1455 (Giulio Onesti) a 1518 (Nobel all Europa) ma con alcuni vuoti (emissioni apparse nel 2011 o abortite), il 1457, il 1490 e quelli compresi tra il 1510 e il 1517 (alcuni dei quali però attribuiti a valori apparsi nel 2013 ma evidentemente decisi già nel 2012. Ovviamente tra il pensare e il fare non vi è esatta corrispondenza. Se si esclude il valore per Giulio Onesti, stampato nel 2011 (serie IA) e quindi pensato nello stesso anno, il primo del 2012 è quello per Giovanni Pascoli, emesso ad aprile ma deciso solo dopo i valori per l EXPO, i vini, Einaudi, la Ndocciata (apparso però a dicembre) e le Fracchie. Questi ultimi due valori, peraltro, sono stati pensati insieme ma stampati in momenti ben diversi. L attento lettore potrà, confrontando gli elenchi, stabilire da solo le varie precedenze nell ordine di decisione, di stampa o di emissione. A noi non resta che affrontare un ultimo argomento, rifacendoci peraltro agli interrogativi che ci siamo posti prima. In teoria, nella tiratura di ciascun valore il numeratore di stampa dei fogli dovrebbe procedere in sequenza dal primo all ultimo, fossero essi 50.000 o 500.000. Non vi dovrebbero essere salti e vi dovrebbe essere una stretta corrispondenza almeno tra la tiratura e i fogli stampati. Per cominciare, la tiratura denunciata per il manifesto storico dell ENIT, 3.070.000 pezzi, è errata. Non ha alcun senso che i fogli da stampare siano stati 68.222 (anzi 68.222,222). Evidentemente la tiratura giusta più probabile è 3.060.000 pezzi, pari a 68.000 fogli. Poi, fogli presi a caso nel tempo e nello spazio dovrebbero appartenere comunque al gruppo di numeri legati alla tiratura di quel valore. La cosa sembrerebbe talmente ovvia che, per quel che ricordo, nessuno si è preoccupato di effettuare un controllo. Ma non è così. Ad esempio per il turistico Ustica sono stati riscontrati i numeri JA 152911449 su un foglio acquistato nei primi giorni di vendita e JA 153786908 su un altro, posteriore di alcuni mesi. La differenza è di 875.459 fogli, di gran lunga superiore alla tiratura prevista di 100.000 fogli e il numero maggiore è successivo ad altri che appartengono, oltre che a tutti i valori della Turistica, anche alle emissioni EXPO, Chirurgia, Orti botanici, Città giardino e giornale Roma. Ma, evidentemente, l intera serie è stata stampata a più riprese e a molti mesi di distanza. Il valore di Baveno che, in un foglio della tiratura iniziale recava il numero JA 153092879, è stato ritrovato recentemente anche col numero KA 157745959, e il Manifesto storico dell ENIT, già conosciuto al momento dell emissione col numero JA 153136757 recava, in un acquisto recente, il KA 157792708. Entrambi i valori sono stati cioè ristampati nel 2013, se si tiene conto che uno dei fogli dell emissione per il campionato mondiale in Val di Fiemme reca il numero KA 157858106. Della serie Turistica mancano all appello le ristampe (o completamento di tiratura) dei valori per Maiori e per Montecassino. Si prega gli amici soci, che fossero a conoscenza di queste ulteriori ristampe o che avessero riscontrato delle differenze visibili tra i valori col vecchio e il nuovo numero, di segnalare il fatto in redazione. Giuseppe Preziosi 6

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LA DEMOCRATICA VERIFICATA L'attività del verificatore consisteva, tra l'altro, nel controllare la correttezza dell'importo dell'affrancatura applicata sulle corrispondenze, la corretta bollatura delle stesse e in generale l applicazione delle norme postali, nell'intento di tutelare le entrate dell'amministrazione. In fig.1 vedi un tipico esempio di tassazione, si tratta di stampe contenenti però una lettera, tassata per il doppio del mancante con annotazione del verificatore. E' corrispondenza non accettata all'ufficio postale ma imbucata. Il mittente ha tentato di frodare le poste e, scoperto, è stato punito con una tassazione doppia rispetto all'importo mancante (lettera 20 L. meno le 6 L. applicate viene fuori 14 L. raddoppiate 28 L. di tassa). In fig.2 e fig.3 un esempio di corrispondenza registrata (raccomandata) in cui l'impiegato ha commesso un errore nel computo della tariffa; nel primo caso la soprattassa aerea era cambiata qualche giorno prima, nel secondo l'impiegato ha considerato per l'ambasciata italiana la tariffa per l'interno anziché per l'estero. In entrambi i casi il verificatore ha riscontrato l'errore e integrato l importo senza applicazione di alcuna tassazione (al più ha inviato ammenda all'ufficio emittente). 10

In fig.4 un bell'esempio di affrancatura insufficiente per un servizio accessorio. Quando il mittente chiedeva l'inoltro per via aerea o per espresso ma non affrancava correttamente l'oggetto esso veniva inoltrato per via ordinaria senza applicazione di alcuna tassazione. Il servizio accessorio veniva semplicemente eliminato. In fig.5, una bellissima assicurata con 100 L. isolato annullato in arrivo a Bergamo dal verificatore essendo sfuggito all'annullo in partenza (probabilmente l'impiegato postale di Rovato, concentrato sulla chiusura della lettera al verso con la ceralacca, aveva dimenticato di annullare il francobollo). 11 In fig.6, invece, una bella assicurata d'ufficio. Spedita come lettera semplice, in arrivo è stata ispezionata dal verificatore (conteneva denaro, verosimilmente 2600 L.). Fu quindi assicurata d ufficio e tassata per 192 L. Tariffa: 12 L., lettera tre porti per l interno, 10 L., raccomandata, 6 L., assicurazione per le prime 300 L. e 72 L., assicurazione per le successive 2400 L. In questo caso la tassazione fu raddoppiata rispetto alla tariffa. Questo è solo un piccolo sunto della corrispondenza che dà conto dell'attività del verificatore. Concentrandoci sul 100 L. della democratica, considerato l'alto valore facciale, lo si può trovare con annullo del verificatore per gli esempi di cui alla fig.5

(ma è molto raro che un annullo non fosse apposto in partenza) o delle fig.2 e 3 (anche questo caso molto raro perché, come si può intuire, il valore di affrancatura mancante difficilmente poteva raggiungere le 100 L.) oppure come tassazione cumulativa (meno interessante se su un modulo di qualche ente, molto di più se su assicurata d'ufficio come nella fig.6). In definitiva visto che di 100 L. della Democratica, sciolti, con annullo del verificatore, se ne conoscono poche decine di pezzi, (si tratta cioè di un annullo piuttosto infrequente), su busta si può tranquillamente parlare di rarità. Aniello Veneri ANNULLAMENTI AZZURRI - Nimium ne crede colori Non sapevo (orrore!) la motivazione dell utilizzo dell inchiostro azzurro o viola da parte del personale postale. Credevo che si facesse di necessità virtù in carenza di forniture ufficiali, e trovavo conforto nella invocata rarità da parte dei cataloghi e/o articoli. Andando a ricercare altro, ho riletto con piacere la normativa istitutiva del nascente servizio postale del Regno. Al capo III Bolli e sigilli, all art. 12 delle ISTRUZIONI SPECIALI PER IL SERVIZIO DELLA POSTA DELLE LETTERE, leggiamo: Nell uso dei bolli, si deve adoperare l inchiostro da stampa di color nero, ben sciolto con l olio di oliva sopra una spazzola, o fra due pezzi di panno. In difetto d inchiostro di stampa, s impiegherà il nero di fumo ben macinato con olio di noce cotto, allungato con olio d oliva acciò la essicazione sia men presta. E vietato di adoperare l inchiostro da scrivere, perché corrosivo dei bolli. Ma una più accurata spiegazione si trova nel Bullettino postale n 7 del 1862 nel quale si stigmatizzava che a seguito di controlli, diversi ufizi postali si servivano di inchiostro da scrivere di color azzurro, contravvenendo alla norma richiamata. Tale uso, peraltro, non fu mai autorizzato dall Amministrazione, perché in contrasto con il concetto di uniformità nell espletamento del servizio. L uso non consono avrebbe potuto, visto la tenuità del colore, e la somiglianza con quello dei francobolli, come in fig. 1 e 2, portare al riutilizzo degli stessi, in frode. Fig. 1 Fig. 2. Fig. 3 Si invitavano perciò i Direttori compartimentali a vigilare, elevando un ammenda pari a 5 lire a quegli ufizi che avessero usato tale inchiostro nella bollatura delle lettere. Ma anche il personale addetto ai controlli, come è mostrato nella fig. 3, ha utilizzato tale inchiostro. Chissà se è stato oggetto di reprimenda e ammenda! Sergio Mendikovic Cont@tti Red@zione Per suggerimenti, segnalazioni, correzioni, critiche, apprezzamenti, chiarimenti, offerte di collaborazione e quant altro, potete contattare: Aniello Veneri anielloveneri@libero.it Giuseppe Preziosi gprezios@libero.it. Sergio Mendikovic sergio.mendikovic@poste.it. 12