Giovanni 21. si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.

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1 Apparizione sulla sponda del lago di Tiberiade Giovanni 21 21 1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. 4 Quando già era l alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. lectio Questo capitolo è aggiunto inspiegabilmente al capitolo 20, che, concludendo, indicava già il fine che aveva spinto l evangelista a scrivere il vangelo. Secondo il cardinal Martini, il capitolo 21 è opera di presbiteri che, dopo la morte di Giovanni, hanno raccolto alcuni racconti risalenti alla tradizione giovannea e riferibili in modo particolare alla situazione delle Chiesa. Esso riflette il problema di come la presenza del Risorto continui a manifestarsi nella vita della Chiesa. Questo capitolo ha, nel vangelo di Giovanni, la stessa funzione degli Atti degli Apostoli dell evangelista Luca. Nel capitolo precedente i discepoli hanno visto il Risorto, accolto il suo Spirito, creduto in lui e sono stati inviati in missione ad annunziarlo a tutti. In questo capitolo il Risorto si presenta ai discepoli mentre continuano la missione loro affidata. La pesca rappresenta la loro attività apostolica e il banchetto con il Risorto richiama l eucaristia.

2 1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: Dopo questi fatti, dopo il giorno di Pasqua durante il quale il Risorto si è fatto vedere ai discepoli, ora si manifesta di nuovo. Non si dice che si fa vedere, ma che si manifesta di nuovo. Egli è Risorto, perciò è sempre presente e si manifesta così ; in questo modo, d ora in poi, sarà presente tra i suoi discepoli. Questo nuovo incontro non avviene più nel cenacolo, ma all aperto, sul lago di Tiberiade, tra i pagani. Di solito quel lago è chiamato mare di Galilea, di Tiberiade, mentre in questo caso è chiamato solo di Tiberiade. È messo in evidenza il nome pagano della capitale della Galilea, costruita in onore dell imperatore Tiberio. È un incontro che avviene sulla riva, luogo di partenza e di approdo di ogni missione che si svolge nel mare del mondo. Il Signore risorto è a riva, da dove ci assiste e si manifesta con la Parola, che rende fruttuosa la pesca e col banchetto eucaristico che condivide con noi. 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Si trovano insieme non gli apostoli, che, essendo dodici, rappresentano le tribù d Israele, ma sette discepoli. Il sette è un numero che rappresenta la totalità, in esso sono cioè rappresentate tutte le nazioni, perché tutte fanno parte della Chiesa. I sette discepoli sono persone comuni, spesso con atteggiamenti contraddittori; queste persone sono scelte da Gesù e inviate in missione. Simon Pietro, uno fra i primi discepoli che incontrano Gesù e che da lui sarà chiamato col nome nuovo di Pietro (1, 42); è Simon Pietro che, quando molti discepoli si allontanano scandalizzati, confessa: noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio (6, 68); durante l Ultima Cena non vuole che Gesù gli lavi i piedi; nell Orto degli Ulivi estrae la spada per difenderlo (18, 10); più tardi lo rinnega (18, 15-27) e infine, con Giovanni, corre di mattina verso il sepolcro (20, 2-10). Tommaso, detto Didimo, è l incredulo che poi confessa la sua fede con le parole: Mio Signore e mio Dio. Natanaele di Cana di Galilea, che aveva affermato che da Nazaret non può venire nulla di buono, è il primo discepolo che riconosce Gesù come Figlio di Dio dopo che lui l ha definito un Israelita in cui non c è falsità (1, 46-49). I figli di Zebedeo sappiamo dagli altri evangelisti che sono Giacomo e Giovanni, coloro che con Pietro parteciparono alla pesca miracolosa narrata da Luca (Lc 5, 1ss). Gli altri due discepoli sono anonimi e rappresentano tutti i discepoli che verranno in seguito. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. In un primo momento si ha l impressione che ogni discepolo scelga di andarsene per una propria strada, ma all invito di Pietro dichiarano: Veniamo anche noi con te. Il con te, nella lingua greca originale syn, indica che sono insieme, in comunione tra loro.

3 Questo essere in comunione tra loro non gioverà, non porterà alcun frutto. Solo quando saranno in comunione anche con Gesù e obbediranno alla sua parola porteranno frutto. Pietro non ordina agli altri di andare con lui a pescare, in missione, ma dà per primo l esempio. L autorità non consiste nel comandare, in un armiamoci e partite, ma nel dare per primi l esempio da imitare. Un racconto simile di una pesca miracolosa, con molti punti in comune, viene fatto dall evangelista Luca nel capitolo 5 (1-11),all inizio del suo vangelo. In quel racconto Gesù promette a Pietro che d ora in poi sarà pescatore di uomini. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non pescarono nulla. L iniziativa comune di Pietro e degli altri è senza risultato, come nella pesca raccontata da Luca che scrive: hanno faticato tutta la notte e non hanno preso nulla (Lc 5,5). Si verifica quanto Gesù aveva detto (15, 4s): Il tralcio non può portare frutto da se stesso se non dimora nella vite, così anche voi se non dimorate in me... Questo principio vale per tutti quelli che vogliono essere suoi discepoli, anche per noi. Lui dimora in noi e noi in lui, se ascoltiamo la sua parola. Ogni iniziativa apostolica e pastorale, fatta con tutti gli accorgimenti e le perizie di questo mondo, se non è fatta in comunione con lui, resta infruttuosa. Il Risorto si manifesterà a tutti coloro che ascolteranno la sua parola e ameranno lui e i suoi fratelli, come aveva già detto (14, 21): Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e io amerò lui e a lui mi manifesterò. Senza l amore tutto è nulla, afferma anche S. Paolo (1Cor 13, 1-3). 4 Quando già era l alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù è sulla riva, che tutti dobbiamo raggiungere, ma i discepoli non lo riconosceranno fino a quando non osserveranno la sua parola e sperimenteranno che, solo obbedendo ad essa, si porta frutto. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Gesù interroga i discepoli sull esito della loro fatica notturna, chiedendo se non hanno nulla da offrire per mangiare. Il biblista Gruen osserva che la parola usata nella lingua originale è companatico. «Manca ad essi il companatico da aggiungere al pane; è la risposta al suo amore che noi possiamo dare. Si può intendere quel qualcosa in più rispetto al pane quotidiano, che addolcisce la vita, che le dà sapore. Gesù chiede se hanno quel che dà loro veramente da vivere, quel che dona loro la vera esistenza. Il pane c è già, è lui, che ha dato se stesso per la vita del mondo. Il nostro companatico è il nostro amore, che ci fa andare verso i fratelli in obbedienza alla sua parola». Gli risposero: No. La risposta dei discepoli è un secco no, pieno di delusione. Scrive ancora Gruen: «I discepoli sono alle prese con la loro occupazione di ogni giorno, la pesca, ma quel lavoro risulta vano. È la notte dell inutilità. Tutto risulta inutile, malgrado il nostro sforzo non ne viene fuori nulla: siamo delusi, frustati; tutte le fatiche sono vane...».

4 La condizione perché non siano vane è la fede e l obbedienza alla sua parola, come aveva promesso (14, 12): Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Gesù li invita a fare ciò che sono abituati a fare da sempre, ma ora lo fanno dietro un suo ordine e sul lato destro. Gesù ordina a loro di gettare la rete da una parte precisa, la parte destra, la parte divina, l unica che può essere feconda di vita. È un ordine che assomiglia molto al suo comando di amarci a vicenda con lo stesso amore con il quale lui ci ha amati. Nel vangelo di Luca, Maria dice: Avvenga di me quello che hai detto (1, 38) e anche Pietro, a nome dei discepoli, nel racconto della pesca miracolosa, dirà: Sulla tua parola getterò le reti (5, 5). Solo allora la pesca sarà abbondante. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. In questo capitolo Pietro ha un ruolo preminente: è lui che prende l iniziativa della pesca, che si butta in mare per incontrare il Risorto e che tira a riva la rete piena di pesci. A lui, dopo il pranzo, si rivolge direttamente Gesù per affidargli la missione di pastore. Però è l altro discepolo, quello che Gesù amava, quello che era corso con lui, precedendolo, al sepolcro, che riconosce per primo il Signore. Solo l amore vede e segnala a Pietro, e a tutti noi, la via migliore, quella di Gesù. Scrive Gruen: L amore riconosce il Risorto nel mezzo del lavoro: alla scrivania, alla morsa, al banco del falegname. Il Risorto è presente! Eppure c è bisogno di uno sguardo d amore che percepisca questa sua presenza. Il discepolo che Gesù amava, in qualità di testimone del Risorto, vorrebbe aprirci gli occhi affinché anche noi, nella notte della nostra inutilità e nella banalità della vita quotidiana possiamo riconoscere il Risorto. Egli è dove siamo noi. E là, dove egli è, la nostra vita ha un buon esito. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato e si gettò a mare. Questo versetto contiene dei vocaboli che hanno più significati simbolici. Gettarsi in acqua per risalire verso riva dove si incontra il Signore allude al battesimo. Significa seppellire il proprio passato con le sue colpe, incontrare il Signore e iniziare una nuova vita. Pietro si cinge ai fianchi il camiciotto, come aveva fatto Gesù con un asciugatoio prima di lavare i piedi ai discepoli. Significa che Pietro, da questo momento, vivrà come il Signore, sarà a servizio di Gesù e dei fratelli. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Gli altri discepoli arrivano a terra con la barca piena di pesci. La terra, per antonomasia è la terra promessa, dove Gesù è già arrivato e si manifesta, da dove si parte per la missione e dove si torna portando nuovi fratelli.

5 È il luogo dell eucaristia, vera terra promessa, dove si vive da figli e da fratelli. I discepoli vedono un fuoco con sopra del pesce e del pane. È un richiamo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci (6, 9-11). Ora capiscono anche il discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, sul pane della vita (6, 26-59). Gesù è il pane offerto che sazia ed è sufficiente per tutti. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po del pesce che avete preso or ora». La pesca, cioè la missione verso gli altri, prima infruttuosa ora, dopo che hanno ascoltato la parola del Signore, è feconda. Anche altri fratelli sono presi, sono catturati dall amore che loro testimoniano. Frutto della missione è quello che trasforma gli uomini in figli del Padre che sanno amare i fratelli. 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. In questo momento Simone diventa Pietro, cioè assume quella responsabilità che Gesù gli aveva assegnata, trae a terra la rete, tira verso la vita una moltitudine di uomini, non estrae più la spada per uccidere, come aveva fatto nell Orto degli Ulivi (18, 10). Adesso è diventato un vero discepolo di Gesù, che lo segue e ragiona come lui. La rete piena di centocinquantatre grossi pesci sottolinea l abbondanza della pesca. Però se l evangelista avesse mirato solo a sottolineare l abbondanza della pesca l avrebbe fatto usando un numero tondo. Perciò questo numero ha senz altro un suo significato simbolico, che è stato interpretato in molti modi. San Girolamo, commentando Ezechiele 47, 6-12, dice che gli zoologi contavano 153 specie di pesci; quindi il numero indicherebbe una totalità, la totalità degli uomini portati a salvezza. La rete non si spezzò, non si squarciò; il verbo greco squarciare richiama il sostantivo scisma, cioè la divisione all interno della comunità. La rete non si squarcia, la comunità resta unita, perché nell amore accetta e mantiene le diversità. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Il Risorto invita i discepoli a mangiare con lui; non si può non pensare che è l invito alla mensa eucaristica. L eucaristia era celebrata nelle prime comunità cristiane con l assoluta convinzione della presenza del Signore. Per chi partecipa all eucaristia, ricevendo e dando amore, è evidente che lui è il Signore. Spezzando il pane, ricordando quello che ha fatto e vivendo amando come lui, si aprono i nostri occhi e lo riconosciamo presente. Nello stesso modo hanno riconosciuto il Risorto i discepoli di Emmaus. I primi discepoli l hanno visto con gli occhi della carne, ma hanno compreso che era il Signore con il cuore. Noi lo riconosciamo perché l obbedienza al suo comando ci porta frutti abbonanti. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Nel banchetto al quale siamo invitati anche noi, come i discepoli, dal Signore, c è il pane che lui ci dona, ma anche il pesce che si è pescato, cioè la nostra risposta al suo dono.

6 Apparizione sulla sponda del lago di Tiberiade 21 15 Quand ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». 20 Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». 22 Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». 23 Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». Conclusione 24 Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. lectio Partecipare alla Messa significa aprire gli occhi sul mistero di Cristo (fare memoria), ma anche aprire gli occhi su noi stessi e sugli altri... significa mangiare lui, per diventare come lui. A tutti quelli che partecipano alla Mensa eucaristica è affidato un servizio nella comunità, nella Chiesa. In questi versetti viene descritto il compito di guida e di custode dell unità della comunità cristiana affidato a Pietro dopo il banchetto con Gesù. È consolante ed anche illuminante che a Pietro, che poco prima ci è stato presentato nella sua massima debolezza, sia affidato questo compito. 15 Quand ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».

7 Inizia da questo versetto un dialogo serrato tra Gesù e Pietro, un dialogo che si può chiamare di guarigione, perché fa superare a Pietro lo stato d animo di sfiducia e di frustrazione dovuto al ricordo del suo triplice rinnegamento. Quel rinnegamento non resterà per Pietro come un esperienza negativa insuperabile, ma darà invece inizio in lui ad una storia nuova che lo renderà capace di capire il mistero del Signore. Gesù, in questa circostanza, chiama Pietro con il suo vecchio nome e con quello di suo padre, come quando l aveva conosciuto per la prima volta, perché non è diventato ancora Pietro. Lo diventerà solo quando avrà capito che la sua forza non dipende dalla sua bravura, ma dall amore e dalla fedeltà del Signore verso di lui. Gesù che, morendo in croce, ha dimostrato un amore inconcepibile nei nostri riguardi, gli chiede, senza temere di manifestare la sua debolezza, di essere amato. È una richiesta fondamentale per chiunque ama veramente, l unico desiderio è che l amore sia corrisposto. È straordinario che questo sia anche il desiderio di Dio. L evangelista ponendo sulla bocca di Gesù la domanda: Mi vuoi bene più di costoro? lo fa probabilmente per ricordare le precedenti confessioni di Pietro; quando egli, sicuro di sé, aveva detto: Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò (Mc 14, 29); aveva proclamato di essere disposto a dare la vita per Gesù (13, 36) e aveva cercato di difenderlo nell Orto degli Ulivi con la spada. Si era dimostrato disposto a fare tutto per il suo Signore, ma infine l aveva rinnegato. Nella domanda a Pietro mi vuoi bene? viene usato nella lingua originale greca il verbo agapao, che esprime un amore gratuito, che ci rende disposti a dare la vita per gli altri, quello che Gesù ha manifestato nei nostri riguardi morendo in croce e che il Padre ha per noi. Un amore che ci fa deboli senza vergogna, ma che è l unico che ci rende forti, disposti a sacrificarci per gli altri. Gesù chiede a Pietro se lo ama come lui ha insegnato ad amare e più degli altri per ridimensionare la sua pretesa di essere migliore degli altri. Ma chiede se ama di più anche per un altro motivo, perché l amore è sempre un di più nell umiltà e nella dedizione e, se non cresce, diminuisce. È questo che deve capire Simone di Giovanni, soprattutto dopo essere stato perdonato, se vuole diventare Pietro, una pietra, una roccia resistente. Dio ci ama per primo, perciò il nostro amore per Lui è sempre una risposta al suo amore ed è proporzionale ad esso; succederà quindi che a quelli ai quali sarà perdonato di più, lo ameranno di più. Queste ultime sono le parole di Gesù rivolte a Simone il fariseo, che si era meravigliato che accettasse le manifestazioni d amore di una prostituta pentita (Lc 7,41), parole che valgono anche per Pietro e poi per Paolo che, da persecutore dei cristiani, diventerà apostolo delle Genti. Nella sua risposta a Gesù, Pietro non dice se lo ama più degli altri, ma che lo ama e, usando il verbo greco phileo, che lo ama come si ama un amico. Pietro non si sente più sicuro di sé, come lo era stato nell Ultima Cena, ma si ricorda che il Signore, pur prevedendo il suo tradimento, aveva aggiunto che lui più tardi l avrebbe seguito (13, 36). A Pietro che accetta di essere amato da Gesù e di corrispondere al suo amore viene affidato il compito di pascere gli agnelli. Pietro è posto al servizio dell unità dei fratelli, perché solo dopo essere stato perdonato, è sicuro che Cristo lo ama. Sarà in grado di compiere la sua missione e di rimettere i peccati (20,21), proprio perché anche lui ha sperimentato il perdono.

8 È importante che la Chiesa nasca con questi presupposti: come un istituzione non separata dall amore. Un istituzione che ha come fine quello di amare l uomo per renderlo libero di amare. Gesù chiama i suoi seguaci agnelli, poi li indicherà come pecore ; i primi sono quelli ancora deboli, i piccoli non ancora cresciuti nella fede che, in seguito, diventeranno adulti. 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Questa volta Gesù rinnova a Pietro la domanda mi vuoi bene usando ancora lo stesso verbo greco agapao, ma non aggiunge il più di costoro, perché non è più necessario. Pietro ha già capito che non può considerarsi migliore degli altri, ma non è ancora guarito da quella sfiducia verso se stesso, che gli impedisce di essere libero di amare. Il vecchio Simone, tanto generoso e volonteroso quanto fragile e presuntuoso, deve ora diventare quello che il suo nuovo nome di Pietro esprime: stabile come la roccia sulla quale è fondata la Chiesa. Pietro, come la prima volta, conferma a Gesù che lo ama come un amico. Ora Gesù gli affida le sue pecorelle, perché provveda a dare a loro il cibo della Parola, guidandole nei pascoli del mondo. Pietro non è il padrone delle pecore, ma il servo; il vero Pastore, quello al quale appartengono le pecore, sarà sempre solo Gesù, colui che ha dato la vita per tutti. 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. Gesù fa la stessa domanda a Pietro per la terza volta, come per tre volte è stato rinnegato da lui. Ma questa volta non usa il verbo agapao, bensì lo stesso verbo phileo usato da Pietro nelle sue risposte, per adattarsi alla situazione in cui si trova Pietro, esige cioè da lui un amore meno radicale. È come se gli chiedesse: sei sicuro di essermi amico? È Gesù che viene incontro a Pietro e non Pietro a Gesù. Pietro è sconsolato ricordando la propria infedeltà, che per lui è ancora fonte di tristezza e non di gioia di perdono. Nella sua infedeltà ha sperimentato chi è veramente il Signore, fedele e misericordioso; un esperienza che diventerà fondamento del suo amare di più come Gesù gli ha chiesto all inizio. Pietro al tu sai che ti voglio bene aggiunge tu sai tutto. È come se dicesse: Tu, Signore, sai tutto di me; io so che sei tu a dare la vita per me, non io per te. Tu sai che io ti rinnego ma tu, che mi rimani sempre fedele, sai che alla fine anch io sarò in grado di riconoscerti ed amarti. Tu sai che il mio esserti amico non è capacità mia, ma dono tuo, un dono che mi farà capire ciò che tu hai fatto per me e alla fine sai che ti seguirò. Il cardinal Martini scrive: Vorrei farvi notare la finezza con cui Gesù si avvicina a Pietro. Non gli dice tutto è passato, non pensiamoci più... E nemmeno: ho visto che vali poco, ma non importa, andiamo avanti ugualmente. Gesù agisce rimettendo in moto le forze più profonde di Pietro; quell entusiasmo che l aveva spinto a seguire subito Gesù, quell amore che aveva espresso in tante occasioni... Finché l uomo non raggiunge questa sua profondità, la sua conoscenza di Dio rimane superficiale.

9 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Gesù, adeguandosi alla condizione psicologica nella quale si trova ancora Pietro, riesce a condurlo là dove istintivamente non sarebbe voluto andare, predicendogli che ora sarà in grado di seguirlo, di superare la sua mediocrità e di andare dove lui stesso è andato. Simone da giovane si cingeva la veste credendo di poter andare dove voleva; il nuovo Simone, che da vecchio sarà cinto della veste da un altro, sarà portato dove non vuole. Il luogo dove andrà sarà lo stesso dove il Signore e Maestro è andato, offrendo la propria vita a servizio dei fratelli. 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». Questo è il commento del redattore: Gesù ha predetto il martirio di Pietro. Gesù aveva detto che con la sua morte avrebbe manifestato la gloria di Dio, cioè il suo amore perfetto, glorificato con la sua risurrezione. Anche Pietro con la sua morte glorificherà Dio manifestando il suo amore. Se prima Gesù aveva detto a Pietro che non poteva ancora seguirlo (13, 36), ora lo può, perché, dopo essere stato perdonato, sa quanto è amato. Il cardinal Martini ci suggerisce tre pensieri che si riferiscono all ufficio di Pietro: 1) La Chiesa ha Pietro come pastore. È questa una chiarissima disposizione di Gesù accolta dalle comunità. 2) Questo ufficio è fondato sull amore, quindi sulla capacità di dare la vita, che è conseguenza dell amore. 3) Questo ufficio comporta delle prove e la prova suprema è quella del martirio, previsto per Pietro. La comunità è chiamata a riconoscere nella continua azione di Pietro nella Chiesa il proseguimento dell azione pastorale di Gesù. La presenza dell autorità in una comunità va presa e accettata come una delle forme dello stare di Gesù coi suoi ; è una segno da accettare come un servizio d amore e come dono della presenza del Signore risorto. Ma essa non solo va accettata, bensì anche interpretata come servizio d amore. Agli interventi pastorali di Pietro e dei suoi successori è necessario guardare con uno sguardo illuminato, che sappia interpretare i segni esteriori secondo una giusta chiave interpretativa. La giusta chiave interpretativa è quella che nasce dalla fiducia nel fatto che alla radice delle decisioni di Pietro sta l amore che il Signore gli concede. In questo senso vanno capite e spiegate le sue decisioni, la cui portata non può essere altra, per volontà del Signore, che quella di promuovere la carità. Quello di Pietro è un primato dell amore. 20 Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Mentre Pietro è chiamato a seguire Gesù, l altro discepolo, quello che nella cena si era trovato al suo fianco, l autore del vangelo, lo sta già seguendo perché conosce l amore. Pietro, dopo essere stato perdonato, conosce anche lui l amore. Perciò ora comprende che il ruolo dell altro discepolo, quello nominato assieme a lui e in contrapposizione, è quello di ricordare a tutti che il primato è sempre dell amore.

10 21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». 22 Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». Pietro si preoccupa dell altro discepolo e perciò interroga Gesù sul suo futuro. Gesù, con la sua risposta, afferma la sua libertà sovrana, anche rispetto a Pietro, di fare ciò che vuole di Giovanni e degli altri discepoli. Secondo il cardinal Martini potrebbe forse esserci un motivo storico di fondo. Nelle comunità dell Asia si ricordava Giovanni come il discepolo che, per antonomasia, amava Gesù. E allora ci si chiedeva come mai Pietro avesse dato la sua testimonianza per la fede con la morte, mentre Giovanni fosse vissuto a lungo e fosse morto nel suo letto. Non sarebbe stato più giusto che fosse stato Giovanni a dare quella testimonianza? Qui il Signore afferma che c è una libertà assoluta nell agire di Dio: a certe persone, che sanno dar meno, chiede molto e ad altre, che possono dare molto, chiede apparentemente di meno. A Giovanni vien chiesto di rimanere, cioè di essere testimone mediante la sua lunga presenza nella Chiesa. 23 Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». Si pensava che quel discepolo non sarebbe morto prima della venuta del Signore e la sua morte aveva creato turbamento nella comunità. Scrive Fausti: Secondo testimonianze di persone degne di fede, come riferisce S. Agostino, la terra sulla tomba di Giovanni in Efeso si solleva, come se lui fosse vivo e respirasse. S.Agostino commenta dicendo che sicuramente Giovanni è morto. Secondo lui, invece di fare supposizioni strane sul perché la terra si sollevi, è meglio controllare quale sia la causa naturale di tale fenomeno. Anche questa credenza, come sempre, cela un significato profondo: non solo la terra sopra la tomba, ma l universo intero vive oltre la morte là dove sta uno che ha sperimentato l amore di colui che è vita di tutto ciò che esiste. Conoscer lui è infatti avere la vita eterna. Gesù non dice che il discepolo amato non sarebbe morto, vuole solo che rimanga sulla terra fino al suo ritorno. Giovanni è davvero immortale, perché testimonia che la grandezza dell amore vale sempre. 24 Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Secondo il cardinal Martini questa conclusione un po ingenua, che è stata aggiunta dai discepoli di Giovanni, ci vuol dire che l opera di Gesù è ancora infinitamente più grande. Ci sono, grazie a Dio, sorprese sempre nuove che il Signore ci presenta; di quell oceano che è il suo mistero abbiamo toccato solo la parte di una parte; neppure lo stesso Giovanni riesce ad esaurire quello che è il mistero di Dio.