Lo scheletro e lo gnomo Un esercizio Steve Mitchell aprile 2013



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Lo scheletro e lo gnomo Un esercizio Steve Mitchell aprile 2013 Lo scheletro abitava in uno scannatoio sotto lo strapiombo di uno scoglio, dove faceva, naturalmente, lo scapolo. Ogni mattina si alzava con uno sbadiglio, scendeva le scale con uno strepito delle ossa, e si guardava nello specchio pensando: Se solo avessi un corpo! Tutti mi credono uno sfigato. Povero me, tanto vale essere uno scimpanzé nello zoo. Era stufo di essere lo zimbello del paese. Era stufo dei ragazzi che lo prendevano in giro. Quando pioveva, lo salutavano: Ehi, scheletro, sei bagnato fino all osso, vero? Oppure gli si avvicinavano sulla strada dicendo Tuo fratello, dov è? Nell armadio? Dai, sputa l osso! e scappavano ridacchiando. Sarebbe stato meglio prendere lo scherzo con lo spirito giusto, ma lui lo prendeva come uno schiaffo morale. Quei tipi sono fatti con lo stampo, pensava. Mi stanno sullo stomaco, o almeno ci starebbero se ne avessi uno. Sognava una scheletra e due scheletrini, ma non conosceva nessuno a cui mancava il corpo come a lui. Cioè, a parte lo zio Ficosecco, uno squilibrato che un giorno si credeva uno scarabeo e un giorno uno squalo, e era solito pasteggiare a spaghetti allo scoiattolo. Il peggio era che lo scheletro si era innamorato della strega bella che abitava nell albero di fronte allo scoglio, che aveva degli occhi assassini e le trecce scure che scendevano fino alla vita. Lei sì aveva un corpo, per cui lo scheletro non osava nemmeno salutarla, pensando: Dubito che mi degni di uno sguardo. Restò in uno stato di depressione, fino a un pomeriggio quando arrivò nella posta un annuncio per l Agenzia per Cuori Solitari. Questo aprì uno spiraglio di speranza. Si sedette allo scrittoio e si mise a riempire il modulo richiesto. Punto 8: Di che segno zodiacale sei? Lo scheletro, che non sopportava superstizioni assurde del genere, era tentato a rispondere chi se ne frega? ; però, riflettando sullo scopo di quello che stava facendo, si limitò a mettere Sono dello Scorpione. Punto 17: Descrivi il tuo cuore. Ottimo, sospirò. Mi mancava solo questo. Sarebbe stato uno scemo se avesse detto la verità, eppure con le donne era sempre stato onesto allo scrupolo. Non era uno stinco di santo una volta al veglione di Capodanno, tanto per togliersene lo sfizio aveva nascosto uno scarafaggio nello sgroppino che aveva servito al sindaco, uno stronzo che sosteneva che tutti gli scheletri e gli spettri andassero deportati dal paese. Tuttavia si disse che, visto che non aveva nemmeno un corpo, non era il caso di fare lo struzzo. Meglio affrontare la realtà. Quindi rispose non ce l ho, fece gli scongiuri e mise il modulo nella posta. Qualche giorno dopo, lo scheletro se ne stava seduto sullo sgabello nella cucina, rosicchiando uno stuzzicadenti e rimuginando sull ingiustizia della vita. Uno sbuffo di vento freddo, che venne attraverso la finestra aperta, gli fece alzare lo sguardo. Si vedeva che l estate era agli sgoccioli, cosa che lo rattristò ancora di più. Gli uccelli se ne andavano; nel cielo nuvoloso vide uno stormo di stormi che volevano al sud. Oltre lo steccato del giardino uno squarcio di sole illuminò uno smerso che galleggiava da solo sullo stagno. Neanche quest immagine incantevole lo rallegrò; lo struggimento per un corpo gli pesava tanto che si risentì del fatto che anche un anatra ne avesse uno e lui no. I suoi pensieri tutti neri vennero interrotti da uno squillo di telefono. 1

Ci dispiace, gli disse una voce, ma hai contattato l agenzia sbagliata. Devi rivolgerti all Agenzia per Cuori Inesistenti. Prima che potesse rispondere, sentì uno scatto e cadde la linea. Era così stravolto che temeva di fare uno sproposito. Per disperazione andò dallo psichiatra. Si fermò un momento sullo zerbino davanti al portone, esaminando la targa: Il Dottor Freudolento, Strizzacervello. Mica sono uno stupido, pensò lo scheletro, ovviamente si tratta di uno pseudonimo. Bussò. Ebbe la sensazione che qualcuno lo stesse osservando attraverso lo spioncino. Dopo una pausa lunga, la porta venne aperta da un uomo barbuto, calvo, basso e corpulento, con gli occhiali che quasi cadevano dal naso insomma, proprio una caricatura di uno psichiatra. Entri pure, disse, si accomodi. Il Dottore si rivelò uno spaccone che si vantava di essere lo specialistà più famoso nel mondo negli spiriti disincarnati. Mentre ascoltava la lamentela dello scheletro, conficcò uno spillo dopo l altro in una bambola vudù che teneva sullo scrittoio, accennando saggiamente col capo e facendo ogni tanto già, oppure davvero?, oppure appunto. Alla fine si appoggiò sullo schienale della sedia, mise le dita insieme e studiò il soffitto come se fosse la Cappella Sistina. Di solito, disse si interruppe per fare uno starnuto non accetto scheletri come pazienti. In fin dei conti, che cosa c è da strizzare? Ridacchiò della propria battuta. Però, per lei faccio uno strappo alla regola. Aspetti un attimo. Fece uno scarabocchio illeggibile su un pezzo di carta e lo porse allo scheletro. Porti questo allo spacciatore scusi, al farmacista all angolo della strada. Fra poco si sentirà meglio. E questa roba a che diavolo serve? Mi ha prescritto uno psicofarmaco? Beh, non costa uno sproposito. Solo cinquecento sterline. Se le serve uno sportello automatico, ce n è uno al primo piano. Oppure, se le mancassero i soldi, potrebbe chiedere allo strozzino che fa affari con la gente sullo stradone a due isolati di distanza da qui. Per me fa lo stesso. Con uno scatto d ira lo scheletro strappò la carta e la gettò a terra. Se ne andò, furibondo. Nell ingresso sentì lo scroscio della pioggia. Era buio pesto fuori, e c era un diluvio. All angolo della strada c era un edificio vecchio, con le finestre rotte, il portone che crollava dai cardini, e erbacce che spuntavano dal marciapiede. Sotto la luce tremolante dell unico lampione che non si era spento, si vedeva che i muri erano macchiati con graffiti: Smettete lo sfruttamento degli spettri. Abbasso il sindaco. Nicola e Mirella si amano per sempre. Peccatori pentitevi! Che bello, pensò amaramente, è proprio lì che quel ciarlatano voleva mandarmi. Stava pensando di buttarsi nel fiume quando si accorse, sul retro dell edificio squallido, di un insegna al neon rosso che lampeggiava debolmente, con alcune delle lettere spente: 2

Dallo Gnomo Cor*i a bu*n mer**to *cell* di og** tipo in vend*ta Corpi a buon mercato! Cellule di ogni tipo! Non credeva ai suoi occhi. Quindi, cellule nervose, cellule di pelle, globuli! Attraversò la strada di corsa. Sul marciapiede, che era pieno di bottiglie frantumate, doveva scavalcare uno scozzese ubriaco, quasi svenuto. Lo scozzese aprì un occhio e biascicò, Ehi, scheletro, sei bagnato fino all. Stai zitto! scattò lo scheletro, lanciandogli un occhiata omicida. Poi si infilò nel piccolo ingresso del negozio. Scese una scala a chiocciola, illuminata da fiaccole attaccate al muro. Ai piedi della scala c era un portone pesante di quercia, fiancheggiato a destra da una sfinge con gli occhi fosforescenti e a sinistra da uno spaventapasseri che reggeva in mano uno scettro sovrastato da un teschio umano. Non è mica uno spavento per me, scherzò lo scheletro ad alta voce, poi fece un salto quando la sfinge rispose: Senti, amico, non è il momento di fare dello spirito. Allo stesso tempo lo spaventapasseri gli sbarrò la strada con lo scettro. Uno zecchino, se vuoi entrare. Mettilo nel teschio. Pagato il pedaggio, lo scheletro aprì il portone con uno spintone, rabbrividendo allo scricchiolio tormentato. Si trovò in una stanza grande e tetra, con il soffitto alto, riempita di gabbie per uccelli. Un pappagallo con una benda sull occhio destro lo salutò ripetendo Desidera? Desidera? Desidera? Un falco gli lanciò uno sguardo di intesa, come se dicesse Non farci caso; è uno svitato. Un pellicano volava via seccato con un gran sbatacchiare delle ali, si chiuse a chiave nella propria gabbia, e si mise a leggere il nuovo libro di Alito Calbirra: Il Cavolo Inesistente. Uno scricciolo con uno zaino addosso una maestra, a quanto pareva lottava per radunare un gruppo di scricciolini per una gita allo zoo. Ragazzi, fate attenzione! cinguettò a squarciagola, Mettetevi in fila! Sullo sfondo si vedeva lo sfarfallio di una tivù, sullo schermo della quale il sindaco stava inveendo contro gli scheletri e blaterando le sue solite stupidaggini anti-spettri, anti-gnomi, anti ogni essere che non assomigliava a lui. Nell angolo uno gnomo cucinava qualcosa. Prendeva piccoli oggetti sferici da un barattolo, e con uno schiacciapatate li premeva saldamente nella pasta sul tavolo. Lo spettro di uno stambecco galleggiava accanto nell aria, annusando l aroma piacevole che saliva dal forno. Dovremmo fare lo sgambetto a quello stronzo strampalato, insieme agli scagnozzi che gli leccano i piedi, borbottava lo gnomo, quando d un tratto si accorse dello scheletro. In che cosa posso aituarvi? gli chiese. Usava la forma vecchia vi invece di lei, come si conviene a uno gnomo che se ne sta in un angolo buio di un negozio sotterraneo. Come vedete, replicò lo scheletro, prendendo esempio dallo gnomo, ho bisogno di un corpo. E io come c entro? Mi prendete per uno stregone? Non fate lo gnorri, ribattè lo scheletro indispettito. Ho visto il vostro cartello Corpi in Vendita. Aggiunse sottovoce, Che gnocco!. Non corpi, corvi! Con lo schiacciapatate fece segno a due corvi che se ne stavano su un tavolino, del tutto assorti in una partita di scacchi. Sono un venditore di uccelli, non ve ne siete accorti? E perché voi lo sappiate, sono uno gnomo, non uno gnocco, e sto facendo gli gnocchi, non lo gnorri. Di fare corpi non ne so un ficco secco. 3

Lo scheletro si vergognò di avergli fatto uno sgarbo. Voltò le spalle, sconfitto, e stava per andarsene. Tra sé e sé borbottò, Anch io non so un ficco secco. Ma ne conosco uno. Che cosa avete detto? gli chiese lo gnomo, alzando lo sguardo con una curiosità inaspettata. Che sarebbe a dire, ne conosco uno? Beh, mi avete fatto ricordare mio zio, lo zio Ficosecco. Quello che si crede di essere uno squalo? Ma certo, proprio lui. Non state dicendo che voi Altroché! Siamo vecchi amici. Avreste dovuto dire qualcosa prima. Il vecchio Ficosecco, che meraviglia. Senti a questo punto lo gnomo cominciò improvvisamente a dargli del tu ti piacerebbe uno stuzzichino? È una sua ricetta, infatti. Gnocchi con occhi dello sgombro. Grazie tante ma proprio non me la sento... Non preoccuparti. Si mettono pochi occhi negli gnocchi. Ecco, prendine uno. Una bella sopresa ti aspetta. Sarebbe? Cristo Santo, se te lo dicessi non sarebbe una sorpresa! Piantala di tergiversare e prendine uno, per carità! Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Così gli aveva sempre detto la mamma. Se venisse avvelenato? Se venisse trasformato in uno gnu? In verità è uno stregone buonissimo, gli bisbigliò lo stambecco. È solo che deve star attento agli sbirri. Chi risica non rosica. Anche questo gli aveva consigliato la mamma. Si buttò allo sbaraglio e, tutto d un fiato, inghiottì lo gnocco. Si stupì di vedere carne, pelle, e capelli che si formavano sulle ossa. Nello spazio di un ora apparirono un cuore, un cervello, polmoni tutto, e come ultimo ritocco lo gnomo gli diede perfino dei vestiti. Guardandosi nello specchio, non poteva dire che l uomo che ci vedeva riflesso fosse proprio bello. Ma se ne infischiò. Che avesse un corpo vero lo rese così felice che prese in braccio lo gnomo e lo abbracciò stretto fino a farlo gridare basta, basta, mi stai soffocando!. Lo appoggiò sulla schiena dello stambecco, il che fu uno sbaglio infelice visto che si trattava di uno spettro. Il povero gnomo cadde bestemmiando sul pavimento. L ex-scheletro corse verso l uscita, seguito dallo stridore cacofonico dei residenti del negozio. Lo gnomo gridava Mi raccomando, saluta lo zio!. I corvi litigavano, gracchiando Scacco matto...sciochezze, sei tu il matto...chiudi il becco...ti darò uno smacco. Il pappagallo strillava Scacco smacco! Scacco smacco! Gli studenti della maestra si beccavano, letteralmente quanto figuratamente: Maestra, mi ha beccato l orecchio...bugiardo, è stato lui a togliermi una piuma...ragazzi, smettetela o la gita è finita! Il pellicano chiuse il libro sbattendolo, brontolando: In nome del cielo, un povero uccello non può nemmeno leggere in pace? Tanto vale vivere in manicomio! Ma di tutto questo l ex-scheletro non sentì neanche una parola. Esplose fuori dalla stanza e si lanciò quasi volando su per la scala a chiocciola. I due custodi del portone rimasero di stucco cosa abbastanza facile per la sfinge, visto che ne era fatta. Guarda, guarda, disse lo spaventapasseri, dopo essersi ripreso. Per lui è stato ben speso lo zecchino, direi. Nella capanna all apice dell albero, la luce era ancora accesa. Di sotto, un piccolo segno in una cavità, illuminata da candele, diceva: Vi prego di tirare la corda (e non le cuoia!). Sulle tende si stagliava la sagoma della strega. Cantava e piroettava, che le onde dei capelli sciolti le volavano intorno. L uomo riconobbe l aria: Stride la vampa, da Il Trovatore. Una 4

scelta strana per una strega, pensò, ma che voce bellissima! Esitò un attimo, poi le diede uno strattone. Guardò ancora la corda. FINE 5