non Lo ringrazieremo mai abbastanza. Domenica
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- Edoardo Sacchi
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3 IDDIO CI HA TANTO BENEDETTI non Lo ringrazieremo mai abbastanza. Domenica 1 a Edizione - agosto a Ristampa - novembre a Ristampa riveduta - Aprile
4 PREFAZIONE Verica, 31 agosto Ho recitato Lodi e Sesta: rispondeva il piccolo coro di tre Religiose, figlie dei coniugi Bernardini Sergio e Domenica. Penso: ecco una piccola comunità. Fare comunità è cosa molto semplice; vuol dire partire dalla stessa fede e dagli stessi ideali e condividere, mettere insieme gli stessi pensieri, le stesse gioie e pene, le esperienze come sono, e sentirsi fratelli in Gesù, invocando il Suo Nome, sposando la stessa causa. Queste tre suore sono sorelle; anche altre tre loro sorelle sono religiose: una nel Messico e due sono a Roma. Cinque di queste Religiose sono della Congregazione delle Figlie di San Paolo e una della Congregazione delle Suore Francescane Ancelle del Buon Pastore. Altri loro due fratelli sono religiosi Francescani Cappuccini: uno svolge il suo apostolato in un grosso centro industriale fra la gioventù; l'altro è missionario in Turchia. Ora il mio pensiero corre alla loro casa paterna nella località Barberino, nella mia bella Parrocchia di Verica, agli estremi confini. Tante volte ci vado in un anno; un tempo ancora più di adesso. Là ho notato una piccola comunità e tanta felicità, tanto fervore e tanta fede. In quella casa è morto Sergio Bernardini il 12 ottobre 1966, uomo robusto nel fisico e nel carattere, molto buono e mite, molto silenzioso. Vi dimorava insieme alla moglie Bedonni Domenica, morta a Modena il 27 febbraio 1971, più espansiva, più sorridente. Essa godeva intimamente ancor più di quella gioia che esprimeva esteriormente; era felice in mezzo a dieci figli, dei quali otto religiosi, perché erano del Signore ; davano occasione continuamente a lei di pensare al Signore; glielo facevano sentire vicino. Sono sue espressioni. La sua serenità e la sua felicità come quella del marito Sergio 2
5 non era dì tenere gelosamente per sé, ma di comunicare con altri, il più che poteva trovare, la sua gioia e la sua riconoscenza a Dio per i tanti figli ricevuti; essa li aveva restituiti a Dio. Al Parroco che scrive queste note, faceva vedere le stanze che occupavano i figli nella casa di Barberino, quando ritornavano alcuni da molto lontano: questa è quella dei Patriarchi, questa è dedicata a S. Francesco, quella alla S. Famiglia, quella a S. Paolo, quella all'immacolata. Indicava, non parlava; sorrideva soltanto, facendo capire che anche per Lei quelle camere erano tanti fili ideali che la univano spiritualmente ai figli. Una bella comunità, i cui soci dai confini della Parrocchia erano sparsi un po' in tutto il mondo. I due Coniugi Bernardini rimasti a Barberino condividevano con tutti la loro gioia; nella vita hanno amato, rinunciato; la loro felicità nasceva da una vita offerta e sofferta; erano felici, perchè avevano fatto felici tanti altri; avevano vissuto con tanta semplicità, senza alcuna pretesa, senza la superbia della ricchezza, dell'istruzione, senza riposo, senza odio, ma con tanta fede e carità. Nelle disgrazie umane, nelle tribolazioni, nelle pene, nelle difficoltà, nelle privazioni e nella separazione dai figli hanno trovato il segreto di essere cristianamente forti e felici. A loro è bastata quella speranza cristiana che promette e dona l'unione con Dio su questa terra e la felicità eterna alla fine della vita. Non vale la pena ricordare chi ha testimoniato tanto bene la fede, chi ha dato tanto alla Chiesa? Non vale la pena citare ad esempio chi ha collaborato così bene al piano di salvezza proposto da Dio? Non vale la pena lodare chi ha svolto egregiamente il compito della propria missione? Non vale la pena che l'ultimo loro Parroco dica: anche la professione tanto umile dei Coniugi Bernardini ha avuta il valore di una missione? Dire di sì a Dio in una vita intera e lunga, non è certo compiere miracoli, ma è un coinvolgere in bene tutte le azioni, ed essere 3
6 sempre disponibili alla grazia del Signore che compie miracoli di bontà. Ecco perchè il Parroco ha voluto non solo segnarne i nomi fra gli scomparsi come sempre, ma ha pensato di ricordare i suoi Parrocchiani di un tempo e ora cittadini del Cielo anche con queste note. Il Parroco D. EIvio Bonacorsi TESTIMONIANZE Queste memorie si aprono con le lettere che mamma Domenica rimasta sulla terra si scambia coi figli in tante direzioni e contengono le testimonianze di tanti che formano un coro di voci intorno alla memoria dei Genitori Bernardini. Le prime voci sono naturalmente quelle dei figli, compreso il Sacerdote Nigeriano, D. Felix Alaba Ade Job, ora Vescovo; sono voci traboccanti di gioia e riconoscenza. C'è il coro di tanti Sacerdoti, di Francescani, essendo Terziari e genitori di due Sacerdoti Francescani Cappuccini. Sono le lettere di Mamma Domenica che si tiene legata ai figli lontani e accenna sempre al suo sacrificio e alla Volontà di Dio. Da tutte le voci erompe verso il Cielo un inno pieno di fede, di speranza, di amore. Tutte le notizie di ordine cronologico sono sempre brevi, il loro cuore appare sempre con Dio e i figli; erano felici perché lavoravano per unire gli uomini a Dio; dove è il tuo tesoro, là è il tuo cuore L'ultima aspirazione di Mamma Domenica fu quella mal celata di avere un figlio santo da altare. Santa semplicità ai nostri occhi, ma bellezza di un'anima che, mentre si sentiva spegnere, desiderava rivivere con più intimità e freschezza nella fede dei figli per ravvivare la fede. 4
7 Papà Sergio si spense purificato soprattutto dalle pene dello spirito: gli faceva paura la sua indegnità, come diceva. Era giunto a questa ansia per tante considerazioni sulla santità di Dio, sulla consacrazione a Lui dei figli, alla vicinanza di Dio alla mia casa, come ripeteva e soggiungeva: Non sono degno che cosa ho fatto io?, Io dico delle parole, anche delle preghiere, ma i miei figli hanno compiuto dei fatti per il Signore Lei e loro m'incoraggiano, perchè sono buoni. Quante volte ha ripetuto questi discorsi nell'ultima malattia e scuoteva la testa pensieroso. Il Padre venerava i figli, questi lo amavano, lo ricordano e lo pregano; noi diciamo: Papà Sergio, Mamma Domenica, la semplicità, la spontaneità, la naturalezza, il silenzio e il sacrificio della vostra vita quotidiana si sono cambiati nel possesso di quel Dio che vi fu sempre presente. Sì, la vocazione dei figli ha senz'altro riscaldato il vostro cuore, il pensiero di Dio e dei figli che avete sempre avuto, ora è ripagato da lui e da loro col più cordiale ricordo. Essi e tutti vedono in voi un caro esempio. Voi siete cittadini del Cielo, noi ancora della terra; noi vi ricordiamo, voi assisteteci. CONGEDO In occasione delle nozze d'oro dei coniugi Bernardini, L'11 maggio 1963, Papà Sergio confessava ai suoi figli radunatisi attorno ai genitori: Voi non sapete, quante notti vostra madre abbia passato in pianto per la vostra lontananza!. Ogni volta che si ripeteva il distacco per la partenza dei figli missionari, il dolore era sempre uguale, come se fosse sempre la prima volta che si salutavano, come se fosse sempre l'ultima volta che si vedevano. Allora Mamma Domenica non trovava altro maggior conforto che alzare le mani al cielo e ripetere la frase diventatale abituale: Sia fatta la tua volontà, Signore. Nello sforzo di comprimere il pianto soggiungeva: Bisogna pur farla questa 5
8 volontà di Dio e guardava lungamente, immobile, la direzione dalla quale i figli s'erano allontanati. Quanto amore, quanto dolore, quanti desideri e quante preghiere! Di Dio aveva bisogno, per trovare forza, aiuto e conforto; aveva la soddisfazione di sapere che in Dio si riunivano tutti. Ormai i vecchi genitori vivevano di ricordi, erano nella terra come sentinelle: ora salutavano chi arrivava, ora salutavano chi partiva: un continuo congedo. Pensavano alle case abitate, costruite, al mulino, ai campi che furono la loro palestra di virtù. La loro professione li tenne in rapporto speciale coi poveri del mondo rurale, ai loro tempi molto numerosi, legati alla loro montagna; la loro povertà fu sempre difesa da un grande ottimismo evangelico; praticarono la benevolenza verso tutti, l'amore incondizionato alla Chiesa e ai Sacerdoti. Le difficoltà non hanno mai avvilito Papà Sergio: uomo dai mille mestieri, trovava sempre il modo di portare fiducia e tranquillità in famiglia, soccorso fuori. Parlando della scarsità di Sacerdoti, soleva dire: ne siamo responsabili anche noi, lui che ogni anno vedeva un figlio partire per il convento, per ben 8 anni! Poi concludeva: bisogna pregare e aiutarli. Tutti gli anni si prestava, a Natale, per il presepio, a Pasqua per le celebrazioni della Settimana Santa, alle Quarant'ore, alle quali stava presente ininterrottamente, pregando, facendo il sagrestano; lavorando nella casa canonica conversando coi Sacerdoti. Soleva dire che era proprio indegno delle grazie ricevute, troppo lontano dalla perfezione dei figli, che era meglio stesse zitto, perché quasi quasi si vergognava. Anche Mamma Domenica quante volte m'ha detto che pregava continuamente per tutti i Sacerdoti! Essa dimostrava una grande stima e una grande cordialità per loro, anche se non parlava tanto. Mamma Domenica, ricordati del vincolo contratto con me, il tuo Parroco: lavori pure per la Chiesa, spenda pure per la 6
9 Chiesa, sia pure buono non ci rimetterà io non posso aiutarla come vorrei pregherò, perché lei non ci perda. Papà Sergio e Mamma Domenica, ottenetemi che non perda nulla della bellezza del mio sacerdozio insieme ai vostri figli; nessuna delle anime che mi avvicinano. NOTA Tutti coloro che possono avere qualche interesse o desiderio, a scopo di bene, di interessarsi dei coniugi Bernardini o dei figli sparsi in tanti campi di lavoro e tanto lontani, sono pregati di rivolgersi al Parroco di Verica. Egli se ne occupa unicamente per una testimonianza di fede, di bontà, di vita cristiana vissuta nella semplicità e normalità di una famiglia benedetta da Dio. Faranno del bene le testimonianze raccolte? Saranno uno stimolo e una voce continui per i figli che lavorano in tanti lidi? Sarà l adempimento di un dovere del Parroco di Verica? E' quanto ci si augura e si spera. Responsabile: Don Elvio Bonacorsi Parroco di VERICA (Modena) Verica, 31 agosto
10 Sergio Bernardini e Domenica Bedonni - Terziari francescani - IDDIO CI HA TANTO BENEDETTI: non Lo ringrazieremo mai abbastanza! (mamma Domenica) 8
11 DAL RICORDINO DI SERGIO BERNARDINI Non mi è mai venuta meno la fiducia nella Provvidenza, anche quando i figli e le difficoltà aumentavano. Signore vi ringrazio dei doni che riceviamo tutti i giorni, ed anche delle tribolazioni e dell'aiuto per vincerle tutte con pazienza. In pace col prossimo e con la coscienza: mi sento il più signore della montagna -Non ho ricchezze, ma ho la fede. La croce è medicina per moderare la nostra superbia: guai se non ci fosse. Usate molta carità e fate del bene ai poveri, ai bisognosi di spirito, ai giovani, ai piccoli: questo è il ricordo del vostro papà. (da sue lettere ai figli neo sacerdoti). Per me la preghiera più bella è la carità. Non ricordo di aver nominato invano il nome di Dio e della Beata Vergine: questo per una ispirazione santa. Io non li spingo, ma se vogliono andare non lo impedisco perché è una via buona. A noi penserà il Signore. (dei figli che s'incamminavano per la vita religiosa). Se voi andate volentieri, noi diremo al Signore: Sia fatta la vostra volontà così come lo dicemmo quando vi demmo il consenso di consacrarvi a Lui. Se il Signore vorrà ci rivedremo ancora. Se poi Lui ci chiama a CASA ci incontreremo lassù. Sono contento che andiate a fare del bene. Se potessi verrei anch'io. Il Signore vi benedica sempre. (alle figlie partenti per le Missioni). 9
12 10 PAPA SERGIO Erano le ore tre del 12 ottobre Quell'insolito Magnificat, recitato così, d'impulso, con gioia nel lutto, dai figli con la mamma, accompagnò il grande Genitore nel suo incontro con Dio. Gloria a Dio nel più alto dei cieli: Sia fatta la tua volontà. Mia diletta e cara figlia, come sai già dal telegramma, il tuo caro e tanto buono papà è andato in Paradiso. Come sai pure che è stato ammalato due anni, ma ha sopportato con tanta pazienza e non si lamentava mai. Ha fatto una morte santa. Avevo tanto pregato che la Madonna venisse a prenderlo Lei e quando ha riaperto gli occhi, rivolti in alto, d'improvviso, con un gioioso Oh! di grande sorpresa poco prima di spirare, mi sono sentita esaudita. Così pure avevo desiderato che il funerale di Sergio fosse occasione di tanto bene in parrocchia, e così è stato, come disse 1'arciprete ch è è stato più che una Missione. Il Signore mi ha dato tanta forza. Con tutte queste belle grazie, facciamoci coraggio e preghiamo assieme, anche se pensiamo che davvero non ne abbia bisogno; che ci assista dal Cielo, come ha detto che ci aiuterà tanto (a Sr. Agata, in Australia). Basta ti manifesti la mia gioia, il mio orgoglio personale d'essere stato io, suo ultimo figlio a impartigli 1'ultima assoluzione generale, a recitare le preghiere per gli agonizzanti, a raccoglierne l'ultimo respiro, a chiudergli gli occhi e in fine, celebrare subito la prima Messa di suffragio qui nella nostra cappellina, durante la quale ho avuto la viva sensazione che il babbo, con quella, era entrato nella gloria.
13 Lo sentiamo tanto presente che nessuno di noi ha l'aspetto triste. Non ci sentiamo orfani del babbo, ma dei protetti dal suo spirito. Tornerò presto in Turchia, ma più sereno, perché il papà è in cielo. Dio sia proprio benedetto. (Padre Germano a Sr. Agata, in Australia) la glorificazione avuta in questi giorni e il suo passaggio presso Dio è un mistero arcano svelato ai nostri occhi, direi sensibilmente. Tutto è chiaro, visibile, sensibile, realmente e beatamente vissuto per noi in questi giorni: abbiamo il Cielo vicino, lo viviamo con papà nella gloria. non dico altro: guasterei l'incanto di queste ore sacre; Godiamo insieme il nostro Dio con papà che ci chiama nella gloria. Amen. A11eluia. (Sr. T.M. a Sr. Agata) Sì, anche a me, come a tutti, compresa la mamma, è successo di provare una profonda pace interiore, dopo la morte di papà tanto che suggerii di recitare il Magnificat appena spirato (Sr. Raffaella a Sr. Agata) Papà ci ha uniti particolarmente e già ci sorride compiaciuto e beato. Possiamo dubitare che sia in paradiso? La sua vita, la sua purificazione, la sua fine, sono un capolavoro che solo Dio può premiare. Fosse anche nostra la grazia di viaggiare e di partire così! I suoi funerali? Il trionfo e l'esaltazione dell'uomo umile e giusto; il passaggio di un santo. (P. Sebastiano a Sr. Agata) Il nostro cuore esulta di gioia e di santa predilezione per essere figli e membri della nostra benedetta famiglia non ti so esprimere la gratitudine che ognuno serba in cuore per tanti doni. Papà è un santo Chiediamo la grazia di essere degni di lui. (Sr. Augusta a Sr. M. Amalia) Ha lasciato in noi tanta serenità e pace, quasi gioia interiore con invidia di non essere noi al suo posto. Era bellissimo! 11
14 Siamo sereni. Abbiamo in Cielo papà che spesso ripeteva: Di lassù! Per tutti! Per tutti!. (Sr. Augusta a Sr. Agata) Il dolore è grande, ma ancora maggiore il conforto pensando alla sua santa vita. (Maria a Sr. Agata). Abbiamo pensato tanto a voi due lontane. Una vostra foto è rimasta sempre e anche nella tomba, sul cuore di papà. Un trionfo non un funerale. Siamo davvero orgogliosi di tanto papà. Tutti ci invidiano. C'è solo da non farlo sfigurare, ma imitarlo. (Paola a Sr. M. Amalia) E' passato sulla terra come un'ombra di Dio. Umile e ignorato, ha portato seco un tesoro nascosto di grazia e di bontà, facendo il bene senza strepito, quasi senza accorgersene, nonostante la sua marcata personalità. Per questo molti gli hanno voluto bene e lo ricordano in benedizione. (Sr. Igina a Sr. M. Amalia) (Di ritorno dal funerale, raccolti nella cappellina di famiglia, come nel Cenacolo, Mamma Domenica così ai figli): Sapete, noi dobbiamo proprio essere più buoni. Io per prima devo convertirmi perché sono quella che ne ha più bisogno. Temo che la gente ci stimi più di quel che meritiamo, e questo mi fa paura. Non dobbiamo offendere con la nostra condotta la santa memoria del babbo. Lui sì, dobbiamo dirlo, era veramente buono! Io lo conosco e l'ho conosciuto: era santo! Per essere come lui cercheremo di migliorare, e così in Paradiso sarà contento. Devo dirvi che me lo sento così vicino e mi viene da invocarlo con tale fiducia, da sembrarmi divenuto il mio santo protettore particolare. Gli affido tutto, e mai invano. Più che mai ringrazio il Signore d'avermi dato un babbo santo. Questo senso di pace profonda, non è forse perché siamo adesso più da vicino cittadini del cielo? Senza dubbio. E sapete? Non mi stupirei di saperlo incorrotto. (Sr. Agata da Sydney) 12
15 Da quel momento ho sentito e sento tanta pace, quasi gioia. Mi sento felice, sollevata; provo gli stessi sentimenti e quel benessere spirituale che si sente dopo un corso di esercizi ben fatti. Il solo pensarlo mi rende felice. E mamma? Che anima di Dio pure lei!. (Sr. M. Amalia da Messico) Accettate la mia profonda condoglianza per la scomparsa del nostro carissimo babbo; però sento di potermi piuttosto congratulare con voi. Non è una grazia essere figli di un padre così santo? E che privilegio per me! Sono certo che già intercede per noi, come ce ne ha già dato prove. Diceva stasera una signora che il funerale sembrava una festa. Di fatto doveva essere così. Perché l'unica ambizione dei santi non è quella di andare con il loro Signore? Voi ne siete la testimonianza vivente. Uniamoci dunque nella preghiera che Dio ci conceda di rivederlo in Cielo. (D. Felix Ade Job - Nigeria) E fu un accorrere di sacerdoti, molti Cappuccini, e tanto popolo. Andiamo al funerale di un santo!. Le lettere e i telegrammi - numerosissimi - giunti alla famiglia, scrive P. Gherardo, parlano tutti lo stesso linguaggio di lode e di ammirazione: incomparabile padre; esempio perfetto; cristiano esemplare; terziario autentico, veramente buono, un santo padre di famiglia : queste e altre le espressioni più frequenti. Molti parlano già di SERGIO BERNARDINI come di un'anima singolare e santa, da invocare quale intercessore presso Dio. Stralciamo qualche frase, fra le tante: Ne conservo il ricordo e gli esempi edificantissimi e mi viene spontaneo raccomandarmi alla sua intercessione. Pensando a un tanto padre viene più da glorificare Dio che da addolorarsi. Sinceramente sono tentata di recitare il Magnificat!. Permettetemi di inginocchiarmi vicino al vostro papà per pregarlo di intercedere grazie e favori dal Signore. Ora dal cielo vi guarda e voi con animo grato potete invocarlo con le belle parole: Padre nostro che sei nei cieli!. 13
16 Mi sono presto rallegrato sentendo, con certezza, che abbiamo un protettore in cielo. Queste ultime parole sono di un noto Cappuccino, che scrive da Roma; e così continua: Vita di cristiano e di terziario autentico e non comune era la sua. Giustamente di lui si dovrà parlare e scrivere molto da chi l'ha conosciuto e ammirato profondamente, perché è giusto che si tolga di sotto al moggio la lucerna che fu sì colma dell'olio della divina Grazia. Sergio Bernardini è certamente un'autentica testimonianza cristiana nel mondo dei lavoratori e degli umili, che non può ne deve rimanere nascosta, soprattutto nel clima postconciliare in cui viviamo, e che giustamente invita a mettere in luce la virtù esemplare dei laici. (P. Bonaventura Romani, da Pavullo) Noi della famiglia e provincia Francescana sia studenti che sacerdoti, abbiamo ognuno ricevuto dal sig. Sergio: gli siamo debitori. Ognuno accanto a lui, a casa sua, si sentiva da lui amato sollevato compreso, e ci sentivamo piccoli di fronte alla sua vitalità interiore ci sembrava che la superiorità della sua virtù e la integrità della sua vita cristiana gli desse un titolo di paternità universale, per il quale ci sentivamo tutti un po' figli quasi dei protetti dalla sua giustizia, quasi dei benedetti dalla sua integrità, quasi dei sicuri per la sua fedeltà a Dio (Dalla commemorazione del P. Guglielmo, Prov.) In un articolo intitolato: Un nuovo Martin si legge: Personalmente, la figura di Sergio Bernardini mi ricorda quella di Luigi Martin, il padre di S. Teresa del B.G.: una vita eroicamente cristiana; una numerosa famiglia, gran parte dei figli offerti a Dio L'ultimo viaggio di chi ha modellato tutta la sua vita su le evangeliche verità, non può non essere stato un trionfo. E noi, come tale, lo abbiamo vissuto. 14
17 Ricordo con venerazione Sergio Bernardini, terziario francescano, per la sua umiltà e amore a Dio e agli uomini tutti. Umile: nei colloqui avuti con lui non ho mai sentito una parola che ridondasse in sua lode. Tutto quello che faceva era niente; eppure, chi può elencare i sacrifici compiuti per la sua numerosa e degna famiglia? Sempre contento e fiducioso nella divina Provvidenza. Le sue parole erano sempre di lode e ringraziamento al buon Dio per quello che riceveva. Amore a Dio: amava Dio non solo nell'accettazione serena di quanto accadeva a lui e intorno a lui ma anche, e vorrei dire specialmente, nell'osservanza filiale della sua Legge. Ho detto filiale osservanza, perché in Bernardini Sergio non c'era tradizionalismo o formalismo nel compiere i suoi doveri cristiani, ma una profonda convinzione. Se non perdeva mai la S. Messa, se si accostava frequentemente alla Confessione e alla Comunione lo faceva perché era convinto che l'uomo deve vivere unito a Dio per essere all'altezza della sua vocazione di creatura intelligente e libera. Amore agli uomini: mi ha sempre colpito in Sergio la sua premura per chi aveva bisogno, e precisamente con l'aiuto materiale; era povero, aveva una famiglia numerosa, ma nessuno che si presentasse a lui era rimandato a mani vuote, che anzi quando conosceva casi bisognosi non aspettava di essere richiesto, ma subito mandava il suo aiuto; pane, indumenti, quello che aveva. Nel suo amore agli uomini praticava anche (in molti modi) le opere di misericordia spirituale ma era talmente umile che non vedeva negli altri che persone migliori e quindi li ascoltava volentieri, consigliava se richiesto e specialmente pregava per tutti. Quanto ci sarebbe da dire di Bernardini Sergio! Sarò felice di poter contribuire a illuminare sempre più la preziosa perla di papà Sergio. (P. Ugolino da Neviano) 15
18 Oh, il nostro grande Mosè esclamò l'arcivescovo mons. Amici, muovendogli incontro e abbracciandolo, (in occasione delle nozze d oro). A molti la sua personalità sia nel contegno esterno pieno di saggezza e di bontà, come il riflesso del suo spirito di fede, di preghiera, di culto alla volontà di Dio richiamava spontaneamente la figura tipica dei grandi Patriarchi. Per il buon Mosé - scrive di lui il parroco di S. Lazzaro (Modena) che tanto amò - Dio era sempre al primo posto. Tutto rimetteva nelle sue mani e la preghiera era un colloquio semplice col Padre celeste. Non ha invidiato la ricchezza ( io sono il più signore della montagna! diceva scherzosamente, alludendo appunto al suo pieno distacco su questo punto e alla libertà di spirito che godeva). Non si è considerato superiore a nessuno: la famiglia per lui era una risposta al volere santo di Dio. Amava i suoi monti; spaziava sereno con la sua bontà su tutto il globo dove erano i suoi figli e figlie missionari. Accettava un po' riluttante ma senza scomporsi gli attestati di stima e ammirazione dei conoscenti e dei figli che veramente l'hanno circondato di premura profondamente filiale e di venerazione riconoscente. lo l'ho avvicinato a Verica, a Modena, in mezzo agli uomini di A.C., in chiesa, nella celebrazione del 50 di matrimonio: l'ho sentito parlare della sua vita di sacrifici e di lavoro, dei ricordi di persone e avvenimenti, della vocazione dei figli ecc. e ho sempre concluso: Così è il vero uomo di Dio! Papà Mosè è stato per me ed anche per altri superiori a me un maestro. Sarà una gioia rivederlo in Cielo!. (D. Eligio Silvestri) Eccolo Sergio Bernardini come lo conservo inciso a caratteri indelebili nella mia memoria: l uomo giusto, plasmato da una ricca e vissuta esperienza di fede. L abbandono fiducioso e sicuro nelle mani misericordiose e nelle vie misteriose della Provvidenza ne segnavano di sicurezza e di serenità il bel volto dai lineamenti forti e scultorei. Una pietà semplice e profonda, una integrità di 16
19 vita sostenuta da coerenza adamantina alle esigenze di una coscienza cristallina; un atteggiamento ieratico che ne faceva un maestro inconsapevole, ma sentenzioso ed in possesso della vera sapienza cristiana. Dobbiamo davvero riconoscere che lo Spirito di Dio spira dove vuole, e soprattutto, dove trova disponibilità e prontezza d'animo: tutti i Cappuccini che ebbero la grazia di conoscere il signor Sergio, lo hanno sempre stimato e venerato come un esempio, come un Maestro, come un Padre. Qualcosa Dio gli aveva davvero donato della Sua soprannaturale paternità verso tutti! Ecco perché anche ai suoi funerali i Cappuccini dell'emilia, nonostante gli assillanti impegni del momento, parteciparono numerosi: ci sentivamo un po' tutti suoi figli, e ci pareva che con lui scomparisse la persona più cara e più sacra ai nostri affetti. (Padre Guglielmo da Corlo, Provinciale) Il suo funerale - attesta l'arciprete di Verica - fu efficace quanto una missione: la gente era commossa alla vista del trapassato, circondato dalla sua famiglia di religiosi; i numerosi sacerdoti non terminarono di udire tutte le confessioni; mancarono le ostie per le molte Comunioni Fu tutta una preghiera serena e devota, una liturgia palpitante di vita e di speranza. (D. Elvio Bonacorsi) In camposanto riposa accanto all'arciprete D. Michele Montanari che lo conobbe e stimò per trent'anni. Quello era il suo posto, commentava un noto padre Cappuccino, lì, pare ancora a servizio della Chiesa, da lui tanto amata e venerata. Per me è stato una vera luce di verità. Non so esprimere quanto abbia lasciato di ricordi buoni nella nostra famiglia; ricorderò sempre i suoi buoni esempi e io confido in Lui. Vado spesso al cimitero e mi sembra di parlare veramente con lui, gli chiedo forza e coraggio come aveva lui, e sono persuasa che egli si trova nella gloria dei santi del Cielo. (Mina Bedonni) 17
20 Papà Sergio, Non mi sento di dire le solite parole di condoglianze, perché è solo andato a casa. Ebbi la gioia e la grazia di essere accolta in quel meraviglioso CENACOLO; non lo dimenticherò mai. Il funerale fu un vero trionfo, una festa. Anche lacrime sì, ma di quelle che fanno bene che lavano piano piano l'anima e fanno vedere sotto sotto come siamo e danno desiderio di buoni propositi. (Ines Morsiani) Gli siamo obbligati; solo il vederlo in chiesa a pregare, dava serenità e pace all'anima. (Sig.ra Monticelli) F.C., noto personaggio verichese non credente e non praticante era presente al funerale. Come mai?... proprio lei... Risposta:...Quando muoiono i giusti non si può mancare. Era un uomo, che quando lo incontravo o solo lo vedevo, mi faceva pensare che forse ero io a sbagliare. Nessuno più di lui, che non predicava ma praticava, ha turbato le mie certezze. Moltissime altre testimonianze corredate da episodi dimostrano come la vita di Sergio Bernardini è cosparsa di una copiosa fioritura di autentici fioretti che ci auguriamo di poter leggere un giorno. 18
21 LA GRANDE PROVA Chi non lo conobbe da vicino, a questo punto potrà domandarsi: che ci fu dunque di speciale nella vita di quest'uomo? Perché tanta ammirazione generale e profonda? -Ciò che più convince riguardo le virtù di quest'anima umile ed eccezionale è la sua condotta profondamente cristiana in tutta la vita e specialmente nelle grandi prove. Una fede incrollabile che giunge a lodare Dio nella sventura, non ha dell'eroico? Il suo pieno abbandono in Dio, il suo raro spirito di distacco dalle cose terrene e da qualsiasi ombra di vanità, è una prova eloquente dell'alto grado di speranza cristiana che si rifletteva anche sul volto sereno, illuminato da un abituale tenue sorriso e rivelava la pace dell'uomo giusto. E come tradurre a parole quel suo schietto amor di Dio, pratico e contemplativo insieme, che si andò affinando nonostante tutto, sino all'unione abituale con Dio? Magnanimo nel perdono, di fronte a numerose ingiustizie e ingratitudini persistenti: Da molti anni non ho più pensieri contrari alla carità: mi viene spontaneo scusare: non sappiamo come la pensano dentro di loro gli altri. Per me la preghiera più bella è la carità!. Sì, questa espressione tutta sua, può darci un'idea della statura morale e spirituale di questo gigante nella virtù vissuta. Ma la prova culminante e suprema con cui Dio volle purificarlo come l'oro nel crogiolo, fu quella penosissima degli scrupoli. Due lunghi anni di autentica tortura dello spirito. Lui, l'uomo di Dio, fedelissimo, ora teme di essergli nemico; teme di aver sbagliato tutto; è convinto di essere lui a provocare i castighi di Dio; è convinto che Dio lo dovrà punire con l'inferno 19
22 e, in una suprema adesione alla misteriosa volontà divina, vi si sottomette con rassegnazione: Lui è il Padrone e sa quel che si fa,è giusto così!. Non si lamenta, e dice: servirà a voi. Sa che Dio è buono; sa che Dio lo ama ma lui, l'innamorato dell'eucarestia; lui, il fiducioso orante della Vergine; lui, l'uomo di fede, che ha creduto, che ha sperato sempre, nonostante tutto; lui, Sergio Bernardini, non spera, non ama, non vede, è nel buio e teme! -Papà, il Signore è buono; il Signore vi vuol bene: Voi non gli volete più bene? Lo so, lo so che Dio è buono! Ma io! Magari potessi volergli bene!. E' la notte dello spirito. Iddio lo prova con lungo, indicibile martirio. Moglie e figli con amore, cercano di tranquillizzarlo; ma, quella, per lui, è la voce del sangue; non lo convince. Soltanto la parola del sacerdote gli riesce ancora di conforto. Finche l'agonia dello spirito raggiunge l'estremo apice dell'olocausto. Ma sì, ma sì: mi dicono così perché loro sono buoni. Ma loro non sanno!. E resta solo, solo sul calvario; solo con il suo tormento; senza conforto! Il grande Mosè è annientato! Il novello Martin è offuscato. La quercia annosa che non teme la bufera, è sradicata. Egli è purificato! Pronto all'incontro con Dio! Mamma Domenica scriverà alle figlie io pregavo il Signore perché riacquistasse la tranquillità dello spirito e fosse pienamente cosciente, perché meritorio fosse il suo soffrire. E così è stato. Quanto è buono il Signore! Negli ultimi tempi gli erano passati quegli scrupoli e riceveva la S. Comunione. Pregavamo assieme e tanto volentieri ripeteva l'invocazione: Vergine Maria, Madre di Dio, fateci santi. E proprio con questa invocazione, in questo anelito, ha reso lo spirito. Ha fatto una buona morte, direi da santo. Alla fine ha 20
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Occhi, naso, bocca, orecchie, mani... per pregare
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