ALLEGATO A. 1. Premessa.
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- Raimondo Tosi
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1 DGR 471/2010 "Criteri e linee guida regionali, ai sensi dell'art.1, comma 1 della l.r. 29/83, per l'approfondimento degli studi geologico-tecnici e sismici a corredo della strumentazione urbanistica comunale 1. Premessa. ALLEGATO A In generale nell ambito della pianificazione urbanistica comunale lo studio geologico di un territorio deve, attraverso la definizione delle caratteristiche geologiche generali, cioè la litologia, la tettonica, gli elementi geomorfologici ed idrogeologici, l individuazione della tipologia, natura ed entità dei fenomeni di instabilità, nonchè la valutazione della peculiarità e del grado di rischio idrogeologico ed idraulico esistenti, arrivare a fornire una classificazione dell intero areale secondo classi differenti di suscettività d uso. Ai suddetti fattori di rischio idrogeologico ed idraulico in oggi si aggiunge quello sismico, infatti a seguito dell emanazione in questi ultimi anni di vari provvedimenti nazionali e regionali sull argomento e delle recenti Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008), anche la componente sismica deve essere tenuta in considerazione, valutata ed essere oggetto di opportuni studi. La Regione Liguria, pertanto, in attuazione del disposto dell articolo 1, c. 1 della L.R. n. 29/1983, così come modificato dalla L.R. n. 29/2006, con il presente documento assume criteri e linee guida in merito agli approfondimenti delle indagini e degli studi geologico tecnici a corredo degli strumenti urbanistici generali ed attuativi in ragione delle differenti classi di pericolosità sismica attribuite al territorio regionale come risultano dalla D.G.R.. n. 1308/2008. I criteri, elaborati sulla base delle risultanze di apposito incarico al Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse (DIP.TE.RIS.) dell Università degli Studi di Genova, disciplinano, in particolare, la metodologia da seguire per la valutazione della componente sismica territoriale da applicarsi in fase di pianificazione urbanistica comunale. Il percorso metodologico ivi previsto, in linea con gli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS), elaborati a livello nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Nazionale di Protezione Civile - Servizio Sismico Nazionale, e strutturato in 3 livelli di approfondimento, consente, infatti, agli Enti locali di acquisire una base conoscitiva della pericolosità sismica locale delle diverse zone utile ai fini della pianificazione territoriale. 1.1 Microzonazione sismica Lo studio di microzonazione sismica ha lo scopo di riconoscere ad una scala sufficientemente di dettaglio (scala comunale o sub comunale) le condizioni di sito che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso (moto sismico di riferimento) o possono produrre effetti cosismici rilevanti (fratture, frane, liquefazione, densificazione, movimenti differenziali deformazioni permanenti ecc.) per le costruzioni e le infrastrutture. Questi fenomeni vengono generalmente definiti come effetti locali. Per queste sue caratteristiche, quindi, la microzonazione rappresenta uno strumento di base propedeutico a molte attività di pianificazione e programmazione del territorio, tra cui anche quella della pianificazione urbanistica comunale. Essa deve essere considerata anche come base conoscitiva ai fini della prevenzione sismica e della riduzione del rischio sismico in quanto, evidenziando tutti quei fattori che possono incrementare la pericolosità sismica locale, può permettere di stabilire gerarchie di pericolosità utili per la programmazione di interventi di riduzione del rischio sismico a varie scale. Uno studio di microzonazione restituisce una mappa del territorio nella quale sono indicate :
2 le zone in cui il moto sismico non viene modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali di roccia rigida e pianeggiante; le zone in cui il moto sismico viene amplificato (e su quali frequenze questa amplificazione avviene) a causa delle caratteristiche morfologiche, strutturali, stratigrafiche, geofisiche e geotecniche dei terreni; le zone in cui sono presenti, o suscettibili di attivazione, dissesti o deformazioni dei suolo dovuti al sisma o incrementati da esso. In generale la realizzazione di uno studio di microzonazione può essere affrontata con diversi livelli di approfondimento che vengono dettati dalle finalità (pianificazione territoriale, pianificazione per l emergenza, progettazione delle opere), dalle necessità intrinseche del sito (caratteristiche geomorfologiche, importanza delle opere da realizzare) e dei livelli di pericolosità. Dati gli alti costi di una microzonazione, un attenta analisi costi-benefici può definire la scelta delle indagini e del livello di approfondimento necessario alla risoluzione delle problematiche territoriali. In funzione dei diversi contesti e dei diversi obiettivi gli studi di MS possono essere effettuati a vari livelli di approfondimento, passando dal livello 1 al livello 3 come di seguito indicato : Il livello 1 è un livello esclusivamente qualitativo propedeutico ai veri e propri studi di MS, in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee rispetto alle fenomenologie riscontrabili (amplificazioni locali, stabilità dei pendii, liquefazione, densificazione, fagliazione superficiale ecc). In generale il livello 1 costituisce uno studio propedeutico e obbligatorio per affrontare i successivi livelli di approfondimento. I risultati di questo livello possono orientare la scelta del livello successivo di approfondimento (livello 2 e/o livello 3). Solo in alcuni casi i risultati di questo approfondimento possono essere considerati esaustivi e definitivi. In questo caso si procede alla determinazione della Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica; Il livello 2 introduce elementi quantitativi associati alle zone omogenee, con l obiettivo di : compensare alcune incertezze del livello 1 con approfondimenti conoscitivi; fornire quantificazioni numeriche, con metodi semplificati (abachi, modellazione 1D, leggi empiriche), della modificazione locale del moto sismico in superficie (zone stabili suscettibili di amplificazioni locali) e dei fenomeni di deformazione permanente (zone suscettibili di instabilità). Per il raggiungimento di tali obiettivi si possono determinare modificazioni delle geometrie delle zone individuate precedentemente. Il livello 2 porta alla costruzione della carta di microzonazione sismica; Il livello 3 restituisce una Carta di microzonazione sismica con approfondimenti su tematiche o aree particolari. Il terzo livello di approfondimento si applica : nelle zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nei casi di situazioni geologiche e geotecniche complesse, non risolvibili con l uso degli abachi, o qualora l estensione della zona in studio renda conveniente un analisi globale di dettaglio o, infine, per opere di particolare importanza; nelle zone suscettibili di instabilità particolarmente gravose per complessità del fenomeno e/o diffusione areale, non risolvibili con l uso di metodologie speditive. I risultati di questo livello potranno, limitatamente alle aree studiate con approfondimenti, modificare la Carta di microzonazione sismica. Gli studi di microzonazione, se applicati alla pianificazione urbanistica comunale, consentono pertanto : la definizione del quadro conoscitivo del territorio comunale anche in prospettiva della pianificazione (piani regolatori, PUC); la definizione degli obiettivi di riduzione del rischio sismico e l integrazione degli obiettivi e degli indirizzi eventualmente definiti a livello regionale e provinciale;
3 l individuazione degli ambiti prioritari di intervento e di indagine, nonché dei livelli di approfondimento necessari, in considerazione delle scelte di piano (strategie urbanistiche) e anche in funzione della programmazione delle risorse. 1.2 Aspetti operativi e scelte dei livelli di approfondimento Come evidenziato anche negli ICMS, la pericolosità sismica del territorio determina la scelta delle azioni tecniche da sviluppare nei territori comunali, provinciali e regionali per le indagini di microzonazione. La pericolosità sismica dell area, la finalità degli studi e la disponibilità economica sono fattori che possono significativamente incidere sul livello di approfondimento e le condizioni di scelta per l acquisizione dei dati di base. La Regione Liguria con D.G.R. n.1308 del 24/10/2008 ha adottato la nuova classificazione sismica del territorio proposta dalla Commissione Regionale Rischio Sismico; detta classificazione, aggiornata con il contributo del DIPTERIS dell Università degli Studi di Genova, ha portato alla suddivisione del territorio regionale in due fasce di pericolosità, classe 3 ( bassa pericolosità) suddivisa nelle sottoclassi 3S, 3A, 3B e classe 4 (molto bassa pericolosità). A ciascuna fascia è stato assegnato un valore di PGAH (accelerazione orizzontale di picco) di ancoraggio dello spettro elastico di normativa (derivato degli studi di pericolosità sismica per una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, pari ad un periodo di ritorno1 T=475 anni) rispettivamente di: PGAH = 0,180g. (per la zona 3S), PGAH = 0,150g (per la zona 3A), PGAH = 0,100g (per la zona 3B) e PGAH = 0,050g (per la zona 4). Tale condizione comporta necessariamente di dover differenziare e graduare gli approfondimenti per la microzonazione in funzione dei valori di pericolosità sismica Ciò detto, per quanto attiene alla pianificazione urbanistica comunale, nel caso di elaborazione di nuovi strumenti urbanistici, comprese le relative varianti, nonché di adeguamento degli strumenti già vigenti gli studi di MS si svolgono secondo il seguente schema di approfondimento: 1. per tutti i comuni studio di MS di livello 1; 2. per i Comuni di fascia 4 e 3B studio di livello 1, con approfondimenti del 2 e 3 livello per opere pubbliche e/o strategiche; 3. per i Comuni di fascia 3A studio di livello 1 più approfondimenti di 2 livello su aree di particolare interesse; 4. per Comuni di fascia 3S studio di livello 1 + livello 2. In detta fascia, il livello 3 potrà essere applicato per aree in cui possono essere presenti condizioni di pericolosità locale che possono determinare significativi incrementi del rischio. Il livello 3 è obbligatorio per opere pubbliche e/o strategiche 1.3 Delimitazione delle aree oggetto di studio. In linea generale è da evitare l estensione all intero territorio comunale di questi studi, in quanto tali indagini possono comportare costi e tempi non giustificati in termini di benefici collettivi. A tal fine possono essere individuate le categorie di aree da escludere dall indagine ( aree escluse ). Le categorie di aree escluse possono essere definite come quelle aree per le quali le condizioni contestuali o normative non consentono o non prevedono le trasformazioni insediative o infrastrutturali. La delimitazione è da considerarsi, comunque, come un indicazione di massima e in fase di stesura della Carta sono ammesse variazioni in relazione a problematiche geologiche e 1 Il periodo di ritorno è definito come il reciproco del tasso medio di eccedenza. Il periodo di ritorno di 475 anni corrisponde ad un tasso di eccedenza di 0,0021 ovvero ad una probabilità di superamento del 10% in 50 anni.
4 geotecniche individuate; in particolare, l area di studio sarà estesa fino a comprendere la zona d influenza dei fenomeni geologici che possono interessare l area da microzonare. Su queste basi, negli studi di MS a livello comunale l area deve comprendere : tutto il centro abitato; le aree di espansione (nuova edificazione, completamento), piani di insediamento produttivo, artigianale ed industriale riconosciuti e concordati a livello regionale, provinciale e comunale, PUO; le frazioni con continuità edilizia e comunque con un numero sufficiente di abitanti. 2. Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (livello 1). Per la predisposizione del piano urbanistico comunale (PUC) vengono effettuate analisi conoscitive e valutazioni per definire priorità, programmi, localizzazioni e interventi. Nelle analisi e nelle valutazioni debbono essere incluse quelle relative al rischio sismico, sviluppate utilizzando le analisi della pericolosità di base e gli studi di MS. Un livello appropriato di MS da utilizzare per la definizione delle strategie è rappresentato in generale dalla Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica. In sintesi l uso di detta Carta ha lo scopo di indirizzare le scelte pianificatorie e le relative localizzazioni : orientando la scelta di aree di nuova previsione; definendo gli interventi ammissibili in una data area e le relative modalità; orientando la localizzazione degli elementi primari di carattere operativo, logistico e infrastrutturale; predisponendo eventuali programmi di indagini di approfondimento. La Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica rappresenta il livello 1 di approfondimento. La carta ha per obiettivo l individuazione delle microzone a comportamento sismico omogeneo su una carta ad una scala di dettaglio (1:5.000 ; 1:10.000) e costituisce uno studio propedeutico e obbligatorio per affrontare i successivi livelli di approfondimento. I risultati di questo livello devono orientare la scelta del livello successivo di approfondimento (livello 2 e/o livello 3). La carta individua le microzone ove, sulla base di osservazioni geologiche e geomorfologiche e della valutazione dei dati litostratigrafici, è prevedibile l occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante, liquefazione, ecc.). Sottolineando che lo scopo finale di tutti gli studi di MS riguarda la definizione di un modello di sottosuolo, in base alle unità litotecniche presenti, ai loro rapporti stratigrafici e geometrici ed ai parametri fisico-meccanici che li caratterizzano, e che la conoscenza di tale modello permette di effettuare valutazioni sui fenomeni di amplificazione locale per le zone stabili e su eventuali fenomeni di instabilità, i dati di base utilizzabili, oltre alla cartografia di base disponibile, sono : a. carta delle indagini, precedentemente prodotta per questo livello; b. carte geologiche e geomorfologiche almeno alla scala 1:10.000, preferibilmente di maggiore dettaglio; c. carta litotecnica alla scala 1:10.000; d. logs litostratigrafici dedotti da dati di sondaggio; e. sezioni geolitologiche costruite con dati dedotti da a., b. e c.; f. carte di dissesto idrogeologico (es. : Piani di Bacino stralcio sul rischio idrogeologico, Progetto IFFI, Progetto CARG, ). Condizione preliminare per la realizzazione di questo livello è la messa a punto di un quadro conoscitivo generale, che sintetizzi tutti i documenti preesistenti e con un analisi coerente descriva in modo compiuto le diverse tipologie di terreni che possono esaltare l azione sismica.
5 In assenza di dati preesistenti che permettano la ricostruzione di un quadro litostratigrafico dell area, non è possibile elaborare la Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica. In tal caso dovranno essere eseguite apposite nuove indagini finalizzate a definire la litostratigrafia, le tipologie e gli spessori delle coperture e la profondità del substrato o le aree dove esso affiora. In questa fase non è previsto l utilizzo di un input sismico, né la quantificazione numerica dei diversi effetti. La carta delle microzone omogenee verrà realizzata con un dettaglio utile per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: caratterizzazione del substrato geologico; caratterizzazione dei terreni di copertura; ricostruzione delle aree potenzialmente interessate da deformazioni permanenti in caso di evento sismico; definizione di forme geomorfologiche di superficie e sepolte, particolarmente importanti per problematiche sismiche. Questi obiettivi sono perseguibili attraverso l identificazione delle geometrie di microzone potenzialmente caratterizzate da specifici effetti sismici classificabili nelle seguenti tre categorie : A) zone stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti di alcuna natura, se non lo scuotimento, funzione dell energia e della distanza dell evento. Sono le zone dove è affiorante il substrato geologico o sub affiorante (fino a circa mt. 3) con morfologia pianeggiante o poco inclinata (pendii con inclinazione inferiore a circa 15 ). Il soggetto realizzatore dovrà, in base alla letteratura, alle proprie conoscenze pregresse del territorio e in base ai dati raccolti, identificare le zone che più probabilmente sono caratterizzate da Vs 800 m/s. Si richiedono nella descrizione della zona alcune informazioni sul substrato : tipologia : lapideo, granulare cementato, coesivo sovraconsolidato, alternanza di litotipi, ad esempio depositi flyschoidi; stratificazione; grado di fatturazione (solo superficiale o visibile da spaccati); profondità nelle zone dove non affiora (desunta ad esempio da spaccati naturali o da scavi)); posizione dei sondaggi che lo intercettano. Le zone stabili saranno differenziate in base alla tipologia, alla stratificazione e al grado di fratturazione. B) Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nelle quali sono attese amplificazioni del moto sismico, come effetto della situazione litostratigrafica e morfologica locale. Si ricorda che con la dizione amplificazione locale si intende una modificazione in ampiezza, frequenza e durata dello scuotimento sismico dovuta alle specifiche condizioni lito-stratigrafiche e morfologiche di un sito. Si può quantificare mediante il rapporto tra il moto sismico alla superficie del sito e quello che si osserverebbe per lo stesso evento sismico su un ipotetico affioramento di roccia rigida con morfologia orizzontale. Se questo rapporto è > 1, si parla di amplificazione locale In generale nelle zone in cui si possono produrre effetti di amplificazione locale sono presenti terreni di copertura, coltri di alterazione del substrato, substrato molto fratturato, caratterizzati da basse velocità di propagazione delle onde di taglio (Vs < 800 m/s) sovrapposti ad un substrato più rigido (bedrock) con velocità delle onde di taglio Vs >800 m/s. Gli spessori di questi terreni devono essere superiori ai 3,00 3,5 mt. L amplificazione è quindi legata in primo luogo a differenze in termini di rigidità sismica (rapporto tra le velocità delle onde sismiche) tra substrato e copertura e secondariamente alla conformazione geometrica con conseguenti fenomeni di focalizzazione delle onde sismiche: valli fluviali, conoidi, falde di detrito, ammassi rocciosi molto fratturati. A parità di spessore, tanto maggiore sarà il contrasto di velocità tra substrato e coperture tanto maggiore risulterà l effetto di amplificazione. Le litologie alle quali si assimilano quelle presenti sul territorio sono : 1. riporto antropico, con l indicazione della matrice e dello spessore indicativo;
6 2. ghiaia, ghiaia/sabbiosa, sabbia/ghiaiosa, sabbia, sabbia/limosa, limo/sabbioso, con l indicazione dello stato di addensamento o la Dr (Densità relativa) 2 e degli spessori minimi e massimi supposti; 3. limo, limo/argilloso-argilla/limosa, argilla, con l indicazione della consistenza e degli spessori minimi e massimi supposti; 4. deposito alluvionale a granulometria mista o indistinta con l indicazione degli spessori minimi e massimi supposti; 5. detrito di versante (su pendio con acclività < 15 ) a granulometria mista o indistinta e degli spessori minimi e massimi supposti; 6. coltre di substrato alterato o intensamente fratturato con l indicazione degli spessori minimi e massimi supposti; 7. altri terreni, con l indicazione del tipo e degli spessori minimi e massimi supposti. Le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali debbono essere riportate nel campo carta e ognuna ha una corrispondenza univoca con una successione litologica riportata in legenda. Accanto a ogni litologia è riportato lo spessore medio più rappresentativo del litotipo (tenendo naturalmente conto anche degli spessori minimi e massimi indicati nella legenda). Nelle zone in cui il dato è disponibile deve essere riportata la profondità del substrato geologico. C) Zone suscettibili di instabilità, nelle quali gli effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a deformazioni permanenti del territorio (non sono naturalmente esclusi per queste zone anche fenomeni di amplificazione del moto). Le zone identificano quattro categorie di effetti deformativi: instabilità di versante. Distinte per tipo di frana (per crollo o ribaltamento, per scorrimento, per colata, frana complessa e distinte per grado di attività (attiva, quiescente, inattiva); liquefazione : tale fenomeno può prodursi in aree con terreni sabbiosi, sabbioso-limosi o sabbioso-ghiaiosi e con superficie della falda freatica e delle eventuali falde in pressione < 15 m.; faglia attiva e capace (indicare l area interessata dalle deformazioni legate alla faglia); cedimenti differenziali : si verificano in aree di contatto stratigrafico o tettonico di litotipo con caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse. I cedimenti differenziali e la fagliazione attiva vengono presi in considerazione solo nell ambito del livello 1, solo segnalandone l eventuale localizzazione. Tali tipi di instabilità, in generale, non hanno la stessa importanza degli altri fenomeni specie in aree a medio -bassa sismicità come la Liguria. I cedimenti differenziali si verificano limitatamente nelle zone adiacenti i contatti fra formazioni con caratteristiche litologiche e meccaniche molto diverse. Questo tipo di fenomeni è incluso in questa categoria per comodità di rappresentazione. La definizione di faglie attive e capaci, deve essere demandata a studi specifici condotti da esperti del settore che dopo attenta analisi potranno essere considerati e messi a disposizione degli operatori. La sovrapposizione di due zone suscettibili di instabilità viene spesso segnalata con la presenza di. forme di superficie; orlo di scarpata morfologica ( 10 20m, > 20m); orlo di terrazzo fluviale ( 10 20m, > 20m); picco isolato; cresta; conoide alluvionale; 2 Densità relativa: Esprime numericamente il grado di compattezza di un terreno sabbioso ed è definito dalla relazione e e 0 e 0 D r = dove: e0 indice dei vuoti corrispondente alla compattezza minima; emin indice dei vuoti corrispondente alla e min compattezza massima realizzabile in laboratorio; e indice dei vuoti del terreno in sito
7 falda detritica e forme/elementi sepolti; scarpata (con indicazione di altezza e pendenza); valle ; valle stretta C > 0.25, valle larga C < 0.25 (dove C coefficiente di forma (C = h/l) e h è lo spessore della coltre alluvionale, l la sua semiampiezza); area con cavità sepolta. Le zone con forme geomorfologiche, quali: creste, conoidi, falde detritica, terrazzi fluviali e marini, valli, oltre ad essere aree di potenziale instabilità sono molto spesso anche sede di importanti fenomeni di amplificazione. Per quanto attiene agli indici ed alle modalità di rappresentazione cartografica si rinvia agli ICMS 2.3. In conclusione la predisposizione della Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica prevede le seguenti operazioni : definizione e delimitazione delle aree in studio; raccolta di tutte le indagini preesistenti geologiche, geognostiche, geotecniche (in sito e in laboratorio) e geofisiche, analisi critica e di congruità delle stesse; predisposizione di una carta delle indagini sulla base delle indicazioni nazionali di cui ai paragrafi e 2.2 dei c.d. I.CM.S., in cui vengano riportati con simboli opportuni la topologia delle indagini preesistenti ed indicazione delle zone suscettibili di approfondimenti e delle teologie di indagini consigliate; predisposizione della cartografia delle zone omogenee; raccolta delle informazioni sul danneggiamento subito a causa di eventi distruttivi del passato( 3 ) Individuazione e predisposizione delle sezioni geolitologiche significative. In relazione alle caratteristiche geologiche e strutturali, alla morfologia ai rapporti tra depositi di copertura e substrato e alla distribuzione delle aree in studio sono ricostruite sezioni geologico- tecniche utili a prime considerazioni sulla pericolosità sismica locale. In particolare, sono evidenziate le situazioni (potenziale causa di amplificazione sismica) alle quali è necessario porre attenzione per l individuazione di sezioni 1D e 2D da sottoporre a modellazione numerica. In particolare sotto l azione sismica si possono avere fenomeni di amplificazione legati agli effetti topografi, effetti litologici, effetti per morfologie sepolte In relazione a questi effetti, gli aspetti geologici e geomorfologici principali da considerare nel tracciare le sezioni sono così sintetizzabili : a. amplificazione per effetti topografici e morfologici. Sono discontinuità morfologiche che possono comportare l amplificazione del moto del suolo connessa con la focalizzazione delle onde sismiche, quali : pendii con inclinazione > 15 e dislivello superiore a circa 30 m; bordi di terrazzo o zone di ciglio (H > 10 m); creste rocciose sottili (larghezza in cresta molto inferiore alla larghezza alla base e pendenza media > 30 ); b. amplificazione per effetti litologici. L amplificazione è legata prevalentemente a contrasti di rigidità tra substrato e copertura e secondariamente alla conformazione geometrica con conseguenti variazioni di spessori degli strati lenti ; c. amplificazione per morfologie sepolte. In questo caso il fenomeno di amplificazione è generato a causa di un substrato roccioso con morfologia sepolta molto accidentata (es. presenza di paleoalvei). Ciò può produrre anche fenomeni di focalizzazione delle onde sismiche. 3. Carta di microzonazione sismica (livello 2). 3 ) Come livello di danno possibilmente dovrà essere considerato quello normalizzato, cioè in cui si sia stato tenuto conto della vulnerabilità dell edificato
8 3.1 Introduzione. Come già anticipato in 1.1, il livello 2, partendo dalla Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica del livello 1, si pone l obiettivo di costruire la carta di microzonazione sismica che compensa, con approfondimenti quantitativi, talune incertezze insite negli studi di primo livello e rappresenta con metodi semplificati il moto sismico atteso. Operazione preliminare è, quindi, quella di individuare le aree con i maggiori livelli di incertezza e programmare eventuali nuove indagini. Tale analisi prende in considerazione le caratteristiche morfologiche, litostratigrafiche e geotecniche delle diverse zone e integrarle con i dati geologici, geomorfologici, geologico-tecnici, e geotecnici, già raccolti e valutati. La localizzazione delle indagini (pregresse e di nuova esecuzione) viene riportata su di una nuova Carta delle indagini, in cui sono anche segnalate le aree dove si ritiene più importante la previsione di ulteriori indagini per la predisposizione di un eventuale livello 3, ovvero quelle in cui le incertezze sui risultati di questo livello di approfondimento sono più evidenti. Compito finale della MS di secondo livello è quello di restituire una carta di microzonazione sismica costruita sulla base dei valori di amplificazione per le zone suscettibili di instabilità. Tali valori possono essere ottenuti per ciascuna zona omogenea attraverso l uso di procedure di crescente complessità (a seconda del livello) e valori numerici attribuiti anche con metodologie semplificate. In base alle analisi effettuate in questo livello, sarà possibile che le perimetrazioni delle zone omogenee in prospettiva sismica possano essere modificate. Le quantificazioni numeriche possono dare origine alla Carta delle zone stabili e delle zone stabili suscettibili di amplificazioni locali caratterizzate da fattori di amplificazione per due periodi dello scuotimento e/o da spettri di risposta. 3.2 Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali. Come precedentemente detto uno degli scopo principali della MS consiste nella quantificazione dei valori di amplificazione 4 connessi con i terreni di fondazione in zone instabili e/o suscettibili di instabilità. In generale tali valori vengono determinati tramite lo studio delle funzioni di trasferimento che rappresentano le modifiche (in frequenza ed ampiezza) subite dal segnale sismico a causa dell'attraversamento di materiali più soffici sovrapposti ad un substrato rigido. La convoluzione della funzione di trasferimento per l'input sismico previsto al substrato determinerà lo spettro in superficie. Il rapporto tra lo spettro di superficie e lo spettro al bedrock permetterà di determinare il fattore di amplificazione per tutto lo spettro o per bande di frequenze. Il fattore di amplificazione può essere derivato da rapporti spettrali di accelerazione (FA) o da rapporto tra spettri di velocità del moto del suolo (FV). Per il calcolo della funzione di trasferimento e conseguentemente dei fattori di amplificazione possono essere seguiti diversi approcci che comportano gradi di complessità crescente con conseguenti incrementi dei costi di esecuzione. Tali fattori possono essere calcolati direttamente per via strumentale (nel caso di forti terremoti registrati da reti accelerometriche), predisponendo di registrazioni accelerometriche o velocimetriche su roccia di base e in superficie, con processi analitico-sperimentali, che richiedono comunque l installazione di strumentazione per la registrazione di microeventi sismici o noise, con procedimenti puramente analitici con l applicazione di modellistiche 1D, 2D o 3D che comunque richiedono la conoscenza di una serie di parametri di input legati alle caratteristiche stratigrafiche e litotecniche dei suoli. 4 Amplificazione locale Modificazione in ampiezza, frequenza e durata dello scuotimento sismico dovuta alle specifiche condizioni litostratigrafiche e morfologiche di un sito. Si può quantificare mediante il rapporto tra il moto sismico alla superficie del sito e quello che si osserverebbe per lo stesso evento sismico su un ipotetico affioramento di roccia rigida con morfologia orizzontale. Se questo rapporto è maggiore di 1, si parla di amplificazione locale.
9 Gli ICMS considerano che le amplificazioni possano essere quantificate per mezzo di abachi che definiscono i fattori FA, FV di amplificazione degli spettri (rispettivamente in accelerazione e Velocità) elastici in superficie, associati a diverse situazioni litostratigrafiche. Nelle more della predisposizione di tabelle che tengano conto delle peculiarità sismotettoniche, geologiche e litostratigrafiche del territorio ligure ai fini della predisposizione degli studi di MS si rinvia a criteri generali per la composizione e l uso degli abachi riportati nelle Linee guida degli ICMS, nonché agli abachi ivi presenti, che sono rappresentativi di condizioni tipo. L applicazione degli abachi, comunque non può prescindere dalla conoscenza di tutta una serie di parametri sperimentali che richiedono specifiche indagini in sito e/o di laboratorio. 3.3 Dati per la valutazione delle amplificazioni. Per le valutazioni delle amplificazioni in superficie sono indispensabili dati su : pericolosità sismica di base per definire l input sismico di riferimento; morfologia superficiale del sito; litostratigrafia del sito con particolare attenzione alla profondità del bedrock sismico (quando individuabile); morfologia del bedrock sismico; caratterizzazione geotecnica dei terreni e caratterizzazione geomeccanica di ammassi rocciosi fratturati; profilo della velocità delle onde S (Vs); periodo fondamentale di vibrazione; caratterizzazione dei terreni in condizioni dinamiche. Sinteticamente i metodi di indagine sono i seguenti : DATI DI BASE METODI DI INDAGINE Input sismico di riferimento Morfologia del sito Litostratigrafia Profondità bedrock sismico e morfologia sepolta Falda acquifera Caratterizzazione geotecnica e geomeccanica Profilo Vs Periodo fondamentale Analisi di pericolosità di base e/o dati strumentali Modello digitale del terreno, cartografia topografica di dettaglio Rilevamento geologico, sondaggi Sondaggi 5, sezioni geologiche 2D, indagini geofisiche Sondaggi, indagini geoelettriche Analisi geomeccaniche, prove in sito, prove di laboratorio, correlazioni con SPT e CPT Down-Hole, Cross-Hole, sismica a rifrazione, SASW, MASW, arrays sismici, correlazioni con proprietà geotecniche Misure di microtremori ed analisi HVRS Caratterizzazione proprietà Colonna risonante, taglio torsionale ciclico, taglio dinamiche dei terreni semplice ciclico con doppio provino Va sottolineato che nell utilizzo degli abachi, come previsti dagli ICMS, vengono richieste le prove e le analisi sopra elencate. 3.4 Definizione dell Input Sismico e analisi di microzonazione.
10 Come già detto obiettivo della microzonazione di 2 e 3 livello è quello di stimare lo scuotimento atteso espresso in termini di PGA e di Sa, a scala comunale, tenendo conto di tutti gli effetti di sito associati alle differenti condizioni litologiche e morfologiche presenti nell area. Partendo quindi dai valori di pericolosità assegnata a livello regionale, espressa in PGA per un dato periodo di ritorno, per un sito in roccia e suolo piano, per ciascun Comune inserito nel progetto si procede alla : 1. definizione dell input sismico; 2. individuazione degli effetti di amplificazione locale eventualmente presenti all interno dell area comunale; 3. avvio delle procedure per la determinazione dei profili di velocità delle onde di taglio e dei parametri geotecnici;. 4. determinazione delle funzioni di trasferimento (bedrock-superficie); 5. calcolo degli spettri del moto atteso in superficie; 6. calcolo dell amplificazione sismica in diverse bande spettrali L input sismico. Nella MS con il termine moto di input si intende il moto in superficie di riferimento, la cui ampiezza e il contenuto in frequenza dipendono dalle caratteristiche del meccanismo della sorgente sismica (es. tipo e lunghezza della faglia), dalla magnitudo, dalle caratteristiche fisicomeccaniche della traiettoria sorgente-sito percorsa dalle onde sismiche. In generale i periodi fondamentali e la durata del moto aumentano all aumentare del contenuto energetico e della distanza epicentrale, mentre l ampiezza massima diminuisce allontanandosi dalla sorgente per effetto dell attenuazione geometrica (espansione del fronte d onda) e di quella anelastica (energia dispersa per smorzamento interno del mezzo di propagazione). Il moto di input che si utilizza nelle analisi numeriche può essere espresso sia sotto forma di accelerogramma, sia di spettro di risposta elastico. Esistono diverse metodologie per la per la determinazione e la scelta del moto di input; si descrivono brevemente i tre approcci più usati : calcolo del moto con criteri sismologici (metodo stocastico); calcolo del moto con analisi di pericolosità di base (metodo probabilistico-statistico); calcolo del moto attraverso lo studio di accelerogrammi reali registrati (metodo deterministico) Calcolo del moto con criteri sismologici (metodo stocastico). Il moto atteso in un punto viene calcolato con un approccio fisico esatto, la cui valutazione prevede : la soluzione analitica di un sistema di equazioni differenziali attraverso la descrizione della sorgente (con modelli cinematici o dinamici); l impiego della funzione di Green per l elastodinamica (che permette di calcolare la risposta in un punto x ad un impulso fornito nel punto x in un solido elastico); l utilizzo dell equazione delle onde in un mezzo elastico; l impiego del teorema di rappresentazione (basato sulla definizione della funzione di Green, delle condizioni iniziali, delle condizioni fisiche di sorgente e delle condizioni al contorno). Questi metodi sono molto complessi dal punto di vista matematico-computazionale e richiedono la conoscenza di parametri non sempre disponibili o stimabili. I risultati ottenuti, talvolta, presentano un margine di errore anche di un ordine di grandezza. Queste condizioni ne limitano in generale l applicazione, riservandola a casi o opere di particolare rilevanza Calcolo del moto con analisi di pericolosità di base (metodo probabilisticostatistico).
11 Permette di determinare il moto al bedrock affiorante, corrispondente a una definita probabilità di eccedenza. Tale metodo è quello applicato per il calcolo della pericolosità sismica del territorio nazionale. Secondo la mappa di pericolosità, ogni sito è caratterizzato da un valore di pericolosità (espressa in valori di PGA per una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni) e da uno spettro a probabilità uniforme. In varie occasioni si è sottolineato che tali valori sono relativi ad un suolo su roccia pianeggiante ed a livello del mare. Inoltre gli spettri a probabilità uniforme sono calcolati considerando opportune leggi di attenuazione di dati parametri di scuotimento valide per un suolo omogeneo, isotropo e pianeggiante. Gli spettri a pericolosità uniforme così ottenuti sono considerati più appropriati di quelli ottenuti da altri approcci (stocastici e deterministici), data l impossibilità, per il territorio italiano, di separare all interno della zona sismogenetica il contributo di ogni singola struttura. Molti ritengono pertanto più corretto utilizzare il contributo cumulato, su base probabilistica, della scuotibilità derivante da tutte le potenziali sorgenti esistenti nell area. A partire dagli spettri a pericolosità uniforme (spettri isoprobabili) vengono generati accelerogrammi sintetici per fissati valori di magnitudo e distanza (M-R) compatibili con la PGA ottenuta dall analisi di pericolosità (si confrontano poi gli spettri di target ottenuti dall analisi con quelli ottenuti dagli accelerogrammi sintetici). Gli spettri a pericolosità uniforme hanno il vantaggio di associare una stima probabilistica delle azioni attese in un ampio range di frequenze spettrali, cumulando il contributo di tutte le sorgenti significative ai fini della determinazione della scuotibilità globale del sito investigato. Da questo punto di vista l approccio deterministico sembra offrire maggiori potenzialità, salvo l inconveniente, dal canto proprio, di non essere quasi mai associato a una probabilità di accadimento Calcolo del moto attraverso lo studio di accelerogrammi reali registrati (metodo deterministico). Come richiesto anche dalle Norme Tecniche per le Costruzioni, è necessario considerare uno spettro (input sismico) che tenga conto di sorgenti sismiche poste a distanze compatibili con la pericolosità sismica (disaggrgazione della pericolosità 6 ). Quindi attraverso un processo di disaggregazione della pericolosità sono scelte le coppie Magnitudo-Distanza di interesse per il sito. Bisogna, poi, definire l input sismico con una scelta di accelerogrammi compatibili con le coppie M- D, valutazione dei relativi spettri di risposta elastici rapportati allo spettro di risposta previsto dalla normativa sismica italiana per ciascuna zona riconosciuta all interno dell area comunale. Questo metodo prevede di selezionare in uno dei numerosi database disponibili in letteratura una serie di accelerogrammi reali registrati (per coprire il range di periodi di vibrazione di interesse con più accelerogrammi), operare con questi le simulazioni numeriche e mediare i risultati finali. È importante valutare, nella selezione degli accelerogrammi, le caratteristiche sismotettoniche dell area e, in particolare, il tipo di sorgente (regimi compressivi, estensivi, trascorrenti), le magnitudo e le distanze degli eventi che maggiormente contribuiscono alla pericolosità regionale. Bisognerà scegliere sempre eventi registrati su roccia o, comunque, su terreno molto rigido. Gli accelerogrammi per le simulazioni di ogni modello devono essere non inferiori a 5. Il numero di accelerogrammi sarà comunque dipendente dalla variazione del livello di pericolosità sul territorio dell area in studio. Si sottolinea, inoltre, che il citato procedimento di disaggregazione, utilizzato a livello regionale ai fini della elaborazione della nuova classificazione sismica del territorio ligure di cui alla D.G.R. n. 1308/2008, comportando la determinazione delle coppie M-D (magnitudo-distanza del terremoto di riferimento), dà un importante contributo per le verifiche di instabilità di versante e di 6 Disaggregazione Procedimento che permette, in uno studio di pericolosità sismica con metodo probabilistico, di individuare le coppie magnitudo-distanza che maggiormente contribuiscono alla pericolosità sismica del sito.
12 liquefazione. Infatti per entrambe le verifiche si deve tenere conto della Magnitudo attesa ed, in particolare : nelle verifiche di liquefazione il valore di M determina se sia necessario effettuare la verifica ed il valore del coefficiente MSF (Magnitude Scale Factor) nelle verifiche di stabilità dei versanti il valore di M e della distanza epicentrale (R) sono utilizzati in correlazioni empiriche, che definiscono il coefficiente sismico critico per pendii in terreno o il numero medio di crolli per sito per frane in roccia Individuazione degli effetti di amplificazione e loro calcolo. A seguito delle analisi di primo livello vengono individuate le aree stabili suscettibili di effetti di amplificazione locale. Secondo i criteri esposti nei precedenti viene quindi avviata una campagna di indagini atte a determinare le caratteristiche litotecniche delle aree. Tali indagini dovranno essere tanto più approfondite quanto maggiore dovrà essere il livello di sicurezza da assumere per il calcolo delle amplificazioni. Per il 2 livello di approfondimento sono previsti : a) la definizione delle colonne litostratigrafiche per alcuni punti di ciascun comune (stratigrafia, profilo Vs, caratteristiche geotecniche); b) scelta e determinazione delle curve di decadimento della rigidezza e curve di incremento dello smorzamento per i litotipi presenti nelle stratigrafie; c) definizione delle funzioni di trasferimento per le diverse stratigrafie locali tramite opportuni codici di simulazione numerica; d) convoluzione delle funzioni di trasferimento e dell input sismico per il calcolo dello spettro atteso in superficie; e) calcolo dei fattori di amplificazione FA e FV, (ved ) Modelli litologici. Per modelli litologici si intende la definizione della distribuzione delle velocità delle onde sismiche nei terreni di copertura ed il loro rapporto con il basamento sismico. Va sottolineato che i fattori di amplificazione, a parità di geometria, dipendono essenzialmente dal contrasto di impedenza tra il basamento ed le coltri ad esso sovrapposte. In generale per basamento sismico si intende la roccia basale che è caratterizzata da velocità delle onde di taglio Vs > 800 m/s. In taluni casi, per basamento sismico si può intendere la formazione rocciosa prevalentemente affiorante. Per la MS in generale le funzioni di velocità dovrebbero essere determinate sperimentalmente (metodi: Down-Hole, Cross-Hole, sismica a rifrazione, SASW, MASW, arrays sismici) per un numero sufficiente di punti in modo da poter ottenere anche informazioni sulla variabilità laterale delle caratteristiche geotecniche del sito. L estensione delle colonne stratigrafiche dovrebbe sempre comprendere tutta la coltre superiore e parte significativa del basamento. Va sottolineato che pur considerando che la normativa indica l utilizzo delle Vs 30 (cioè misure di velocità sino a 30 m) nella pratica è importante poter descrivere la colonna stratigrafica anche per profondità superiori. Nell ambito della Regione Liguria, dove salvo casi molto particolari la profondità delle coltri superficiali difficilmente supera i 50m, questa è da ritenersi un livello ottimale di approfondimento. Nella MS di secondo livello si può ricorrere a modelli litologici di riferimento, cioè delle funzioni di velocità (velocità-profondità) per formazioni caratteristiche tipiche a livello regionale. Si definiranno una serie di modelli litologici, alcuni generali, altri specifici di situazioni locali (regionali) importanti e rappresentative, con profondità variabile del basamento sismico, anche in questo caso almeno fino a un profondità di 50 metri. Questa descrizione non necessariamente deve derivare da prove in foro ma può essere ottenuta dall accoppiamento di misure di velocità delle onde sismiche (prevalentemente Vs) e di profili geologici integrati. I vari modelli ottenuti per litologie tipo potranno successivamente estrapolati ad altre situazioni presenti nell area in esame.
13 Curve di decadimento della rigidezza e curve di incremento dello smorzamento. L azione sismica induce comportamenti diversi nei suoli di fondazione. a seconda delle caratteristiche di applicazione e della natura dei suoli. Le azioni sismiche equivalgono a dei carichi dinamici e ciclici di ampiezza, frequenza, direzione e verso variabili irregolarmente nel tempo e nello spazio, e sono applicate per un arco di tempo in genere molto breve (dell ordine dei secondi), ma tanto maggiore quanto più severo è il terremoto. Le azioni sismiche producono nel terreno l insorgenza di stati di sforzo aggiuntivi rispetto a quelli pre-sisma a cui conseguono effetti deformativi distorsionali simultanei al terremoto ed effetti deformativi volumetrici talora simultanei, ma per lo più successivi al terremoto. Il complesso comportamento sforzi-deformazioni mostrato da un terreno in condizioni sismiche è conosciuto come comportamento dinamico. Il comportamento dinamico dei terreni è governato da un numero molto elevato di fattori che riguardano : le condizioni di sforzo pre-sisma, le caratteristiche delle azioni sismiche, i livelli deformativi raggiunti durante il terremoto, la natura dei terreni, il loro stato fisico, la storia di carico (statica e dinamica), le condizioni di drenaggio, ecc.. Esso inoltre è determinato dall andamento sforzi-deformazioni in presenza di carichi dinamici che variano nel tempo con andamento monotono o ciclico. I carichi che sono insieme dinamici e ciclici inducono simultaneamente nei materiali particellari e multifase, come i terreni, effetti legati alla velocità di applicazione del carico e effetti legati alla ciclicità. Gli effetti della velocità consistono in una modificazione delle condizioni di drenaggio e in un rafforzamento dei legami interparticellari. Nei terreni saturi per effetto della velocità si può, una volta superata una certa soglia deformativa, avere l insorgenza e l accumulo di sovrapressioni interstiziali. Gli effetti della ciclicità consistono in una modificazione della struttura interna del terreno, che può comportare col proseguire del numero dei cicli di carico una destrutturazione progressiva dei legami interparticellari. I due effetti sono perciò di segno opposto. La prevalenza dell uno o dell altro effetto dipende dalla natura dei materiali e dalla durata di applicazione dei carichi. Il comportamento dinamico dei terreni può essere descritto dalle variazioni che subiscono taluni parametri elastici sotto l azione dei deformazioni cicliche. I due parametri elastici sono il modulo di rigidità o modulo di taglio e lo smorzamento interno. Al variare della deformazione indotta i due parametri mostrano comportamenti opposti. Al crescere della deformazione indotta (γ) il modulo di taglio (G) decresce mentre il modulo di smorzamento (D) aumenta. Ogni tipo di materiale o di terreno presenterà quindi delle curve (γ-g) e (γ-d) caratteristiche che dovranno essere prese in considerazione in tutte le simulazioni numeriche. Nell ambito della MS di secondo livello, le curve decadimento della rigidezza e curve di incremento dei fattori dello smorzamento sono selezionate sulla base di relazioni note in letteratura e spesso presenti nei programmi di calcolo di tipo industriale. Queste curve saranno associate alle litologie prevalenti di copertura. Per un accurata caratterizzazione del comportamento dinamico del terreno in condizioni simulanti quelle che possono essere indotte dal terremoto di riferimento prima, durante e dopo, si richiedono prove dinamiche e cicliche in sito e in laboratorio. Specifiche prove di laboratorio e in sito sono consigliate, quando le curve di letteratura sono giudicate inadeguate per i tipi di terreni considerati nelle simulazioni numeriche e quando si debba operare in aree di alto interesse strategico (3 livello) Simulazioni numeriche. In assenza di dati sperimentali, rilevati in occasione di eventi sismici significativi, che possano determinare i fattori di amplificazione, si ricorre a simulazioni numeriche. Negli studi di MS l impiego di modelli di calcolo ha lo scopo di simulare il processo di propagazione delle onde sismiche attraverso il substrato e i depositi superficiali. I modelli hanno prevalentemente il compito di determinare le funzioni di trasferimento substrato rigido-superficie che verranno utilizzate successivamente per convolvere l input sismico al fine di ottenere lo spettro (o l accelerogramma) in superficie.
14 Le simulazioni numeriche possono essere sviluppate con codici lineari equivalenti 1D o non lineari. Se la risposta sismica locale è fortemente non lineare (es. alti livelli di accelerazione e terreni molto soffici), è preferibile l utilizzo di codici non lineari. In Regione Liguria, ove non sono previsti significativi livelli di accelerazione, a meno di essere in presenza di terreni molto soffici e con alti contenuti in acqua, possono essere utilizzati con buona approssimazione programmi di calcolo lineari equivalenti. In queste simulazioni si dovrà tenere conto delle incertezze associate alla scelta dei fattori che contribuiscono alle stime della risposta sismica locale (input sismico, spessori dei terreni di copertura, curve di decadimento, profilo di Vs). A questo scopo è opportuno eseguire varie simulazioni combinando le diverse scelte possibili. La formulazione di modelli fisico-matematici intesi a rappresentare l effettiva complessità del fenomeno e la loro risoluzione presenta notevoli difficoltà. A eccezione di un numero molto limitato di situazioni semplici l approccio fisico-matematico richiede la necessità di fare ricorso a procedimenti numerici più o meno complessi, spesso con approcci basati su processi di discretizzazione del continuo. Attualmente sono disponibili molti codici di calcolo per eseguire modellazioni numeriche ai fini della valutazione della risposta sismica locale che differiscono per l algoritmo di calcolo utilizzato e per le condizioni e le ipotesi semplificative considerate. Un giusto equilibrio tra il grado di approfondimento delle analisi di pericolosità e delle indagini geologiche e geologico-tecniche e il tipo di modellazione utilizzata è fondamentale per ottenere una giusta e coerente affidabilità dei risultati della valutazione della risposta sismica locale. I programmi di calcolo 1D sono validi per modellare situazioni piano-parallele a uno o più strati, considerando una colonna verticale monodimensionale e ipotizzando lateralmente omogenea la stratigrafia presente ai lati della verticale di analisi. Per tali situazioni è lecito pertanto considerare la sola dimensione della profondità, trascurando le altre due dimensioni. Le situazioni riconducibili a uno schema monodimensionale, potrebbero essere le aree centrali di estese valli alluvionali superficiali (con rapporto H/L < 0.25 ove H è la profondità massima e L è la distanza dal centro a uno dei due bordi, nell ipotesi di valle simmetrica). Le principali cause dell amplificazione del moto sismico sono il contrasto di impedenza fra i vari strati del terreno, tra essi e il basamento roccioso e il fenomeno della risonanza, determinata dalla prossimità tra le frequenze del moto al substrato e quelle naturali di vibrazione del deposito. I programmi di calcolo 2D sono validi anche per situazioni in cui il sottosuolo presenta una geometria variabile in cui, oltre alla profondità, è importante considerare un altra delle due restanti dimensioni spaziali. Un esempio di situazione che richiede l utilizzo di modelli bidimensionali è il caso delle aree marginali delle valli alluvionali, in cui alle normali cause di amplificazione del moto sismico si sommano gli effetti di bordo connessi alla geometria del problema. Tali effetti sono rappresentati dalla focalizzazione delle onde sismiche nelle strutture di chiusura a pinch-out di forma semilenticolare per fenomeni di interferenza costruttiva tra il campo d onda riflesso e quello rifratto, oppure dall incidenza delle onde sismiche in corrispondenza dell interfaccia non orizzontale roccia-terreno. In alcuni casi si possono generare onde di superficie con direzione di propagazione orizzontale che possono rimanere confinate all interno della valle e quindi essere soggette a riflessioni multiple sui bordi Determinazione dei fattori FA e FV per gli effetti litostratigrafici. A partire dai risultati delle analisi eseguite secondo quanto descritto nei paragrafi precedenti si dovrà procedere al calcolo del fattore di amplificazione FA e/o FV. In generale per il calcolo degli FA ed FV si possono considerare due casi : - 1 caso, si definisce un unico fattore di sito indipendentemente dal periodo spettrale d interesse. Nello specifico:
La stima della pericolosità sismica delle aree è riferita ad una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni.
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