VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA. Documento di Scoping

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1 UNIONE EUROPEA REPUBBLICA ITALIANA REGIONE AUTONOMA SARDEGNA PSR 2007/2013 ASSE 4-ATTUAZIONE DELL'APPROCCIO LEADER MISURA 323, AZIONE 1, SOTTOAZIONE 1 REALIZZAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE DELLA ZONA DI PROTEZIONE SPECIALE ITB DENOMINATA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Documento di Scoping Autorità' Procedente: Comune di Bonorva Comune di Semestene Comune di Pozzomaggiore Comune di Bortigali Comune di Sindia Comune di Macomer Comune di Bolotana Comune di Silanus Autorità Competente: REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA Assessorato della Difesa dell Ambiente Direzione Generale Difesa dell Ambiente Servizio Sostenibilità ambientale, Valutazione impatti e Sistemi informativi Responsabile del Procedimento Geom. Gavino Masala Responsabile del Servizio APRILE

2 GRUPPO DI LAVORO Dott. Agr Santino Gattu Dott. Agr. Gianluca Musilli Dott. Agr. Rosetta Lai Dott. Agr. Tiziana Vacca Dott. Michele Angius Indice pag. 2

3 1. Premessa 4 2. La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) Funzioni e procedura della VAS Piano di gestione Quadro normativo di riferimento Struttura del Piano di Gestione Obiettivi del Piano di Gestione La Valutazione Ambientale Strategica per il P.d.G della ZPS Piana di Semestene, Bonorva, Macomer, Bortigali Fasi della VAS Il Documento di Scoping o Rapporto Preliminare Analisi del contesto ambientale Analisi del contesto storico-culturale Analisi del contesto socio-economico Analisi del quadro programmatico e pianificatorio di riferimento Metodologia di valutazione degli impatti Il Processo partecipato Il monitoraggio Gli indicatori ambientali Proposta di Indice Rapporto ambientale 36 3

4 1. Premessa Negli ultimi decenni l eccessivo sfruttamento delle risorse, l incremento del livello di inquinamento hanno profondamente alterato lo stato naturale degli habitat tanto da relegare molte specie di animali e vegetali in spazi sempre più piccoli, inappropriati e spesso insufficienti alla loro sopravvivenza, limitando così la possibilità di spostamento, di interazione e di ricombinazione in nuove forme geneticamente più adatte alle nuove condizioni che si vanno a creare con il passare del tempo. L errato governo del territorio è pertanto la principale causa del processo di alterazione degli habitat naturali e conseguentemente della conservazione di molte specie di flora e fauna che tendono a ridursi drasticamente. Il legislatore comunitario a più riprese ha adottato provvedimenti e politiche mirati alla conservazione della biodiversità. Uno degli elementi fondamentali di tali politiche è stata la creazione della Rete Natura 2000, quale strumento efficace per la tutela della biodiversità. Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario. I siti che formano la Rete Natura 2000 vengono stabiliti in base alle indicazioni contenute in due Direttive Comunitarie che hanno segnato la strada per la protezione della biodiversità in Europa: - la Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 (Direttiva Habitat) adottata dal 1992 dagli Stati membri dell Unione Europea, è il più importante contributo dell Europa alla Convenzione sulla biodiversità. Tale Direttiva richiede che vengano adottate apposite misure di conservazione per la tutela dei diversi tipi di habitat a cui le specie di flora e fauna sono legate per la loro sopravvivenza e, a scala più ampia, per il mantenimento dell integrità strutturale e funzionale delle aree limitrofe. Negli Allegati I e II della Direttiva vengono elencati i tipi di habitat naturali e le specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Conservazione Speciale (ZSC). - la Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) adottata nel 1979, richiede che le popolazioni di tutte le specie di uccelli viventi allo stato selvatico nel territorio europeo vengano mantenute ad un livello sufficiente dal punto di vista ecologico, scientifico e culturale, non sottovalutando comunque le esigenze economiche e ricreative dell area oggetto di tutela. La Direttiva richiede che per il perseguimento di tale fine vengano istituite delle Zone di Protezione Speciale (ZPS). E bene precisare che le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; infatti l obiettivo della Direttiva Habitat è quello di salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, senza però sottovalutare le esigenze economiche, sociali e culturali, nonché le particolarità regionali e locali" (Art. 2). Obiettivo generale della politica comunitaria è pertanto, proteggere e ripristinare il funzionamento dei sistemi 4

5 naturali ed arrestare la perdita della biodiversità attraverso l elaborazione e conseguentemente l adozione di misure di conservazione funzionale e strutturale quali i Piani di Gestione. A livello regionale, la Regione Sardegna, con Determinazione n 21332/862 del 21/09/2011, ha inteso promuovere le attività di stesura e/o aggiornamento dei Piani di Gestione dei siti della rete Natura 2000 presenti sul territorio insulare, in Attuazione dell approccio Leader, relativo alla misura 323, azione 1, sottoazione 1 Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale - Stesura e aggiornamento dei piani di gestione di siti Natura

6 2. La Valutazione Ambientale Strategica (VAS): normativa di riferimento La Valutazione Ambientale Strategica è stata introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27/06/01 con l obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile (Art. 1). A livello nazionale, alla VAS dei piani e programmi è dedicato l intero Titolo II del D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, come successivamente modificato dal D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 e dal più recente D.Lgs del 29 giugno 2010 n A livello regionale, alla VAS non è dedicata alcuna norma specifica che regolamenti le procedure in materia di Valutazione di impatto ambientale ai sensi della Direttiva 85/337/CEE e di Valutazione Ambientale ai sensi della Direttiva 42/2001/CEE. Per sopperire alla mancanza di un quadro normativo ben delineato in materia di valutazione ambientale, la Giunta Regionale ha disposto delle specifiche procedure in materia di Valutazione Ambientale Strategica che devono essere adottate nell ambito dei processi di pianificazione di livello regionale. Gli indirizzi regionali Deliberazione n. 38/32 del 02/08/2005: la Giunta Regionale ha attribuito al Servizio SAVI le funzioni di coordinamento per l espletamento della VAS di piani e programmi. Legge Regionale n. 9 del 12 giugno 2006: come modificata dalla Legge Regionale n. 3/2008, recante Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali, che stabilisce le funzioni in materia di VAS della Regione (art. 48) e degli Enti Locali (art. 49). Al riguardo, si precisa che i Piani di gestione delle aree della Rete Natura 2000 sono da considerarsi tra i piani di livello regionale, in quanto, pur interessando territori limitati a livello locale, hanno interessi e impatti di livello regionale. È infatti obbligo della Regione garantire la coerenza della Rete Natura 2000 regionale, attraverso il mantenimento e/o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie interessati nella loro area di ripartizione naturale (Direttiva Habitat) e per tale motivo l approvazione finale dei Piani di gestione necessita di un atto regionale (come disposto con DGR 30/41 del ). Di conseguenza, le funzioni amministrative relative alla VAS dei Piani di gestione delle aree della Rete Natura 2000 sono in capo alla Regione; In particolare viene conferito alla Regione: il ruolo di autorità competente per la VAS per tutti i piani e programmi di livello regionale; la predisposizione di direttive nell'ambito previsto dalle normative statali; la formulazione di linee guida di indirizzo tecnico-amministrativo in materia di valutazione ambientale. Viene invece conferito alle Province il ruolo di autorità competente per la VAS per tutti i piani e programmi di livello provinciale, sub-provinciale e comunale. Delibera di Giunta Regionale 24/23 del : recante Direttive per lo svolgimento delle procedure di 6

7 valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica, che prevede, all allegato C, disposizioni specifiche riguardanti i processi di VAS di competenza regionale. Più precisamente l allegato C della Delibera citata fornisce indicazioni circa: i soggetti interessati allo svolgimento della valutazione ambientale strategica; il processo partecipativo nella VAS, che deve essere pianificato in maniera tale da favorire un ampio coinvolgimento pubblico nell intero processo pianificatorio; le fasi della procedura della VAS: - verifica di assoggettabilità VAS - scoping; - costruzione del piano o programma accompagnato dalla predisposizione del rapporto ambientale; - deposito e presentazione del piano, del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica del rapporto ambientale nonché dello studio realizzato per la valutazione di incidenza ambientale al fine della presentazione di osservazioni - valutazione del rapporto ambientale degli esiti delle consultazioni; - formulazione del parere motivato da parte del SAVI, eventuale adeguamento del piano, approvazione finale da parte dell autorità competente; attività di monitoraggio degli effetti ambientali conseguenti all adozione del piano. All allegato C1 la Delibera definisce i criteri per la verifica di assoggettabilità di piani e programmi: Caratteristiche del piano o del programma, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: - in quale misura il piano o il programma stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o per quanto riguarda l'ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle risorse; - in quale misura il piano o il programma influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati; - la pertinenza del piano o del programma per l integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile; - problemi ambientali pertinenti al piano o al programma; - la rilevanza del piano o del programma per l'attuazione della normativa comunitaria nel settore dell'ambiente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque). Caratteristiche degli impatti e delle aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: - probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti; - carattere cumulativo degli impatti; - natura transfrontaliera degli impatti; - rischi per la salute umana o per l'ambiente (ad es. in caso di incidenti); - entità ed estensione nello spazio degli impatti (area geografica e popolazione potenzialmente interessate); - valore e vulnerabilità dell'area che potrebbe essere interessata a causa: a) delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale, 7

8 b) del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite dell'utilizzo intensivo del suolo; - impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale. All allegato C2 la Delibera definisce i contenuti del Rapporto Ambientale. a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell ambiente e sua evoluzione probabile senza l attuazione del piano o del programma; c) caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e dalla flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, di cui all articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; f) possibili impatti significativi sull ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l acqua, l aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull ambiente dell attuazione del piano o del programma; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare; j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. 8

9 Con la Delibera di Giunta Regionale n. 34/33 del 07/08/2012 la Regione Sardegna ha introdotto alcune modifiche per lo svolgimento del processo di VAS di seguito specificate: il rapporto di scoping deve contenere un indice ragionato del Rapporto Ambientale; per quanto concerne sia l'incontro di scoping, sia l'acquisizione dei pareri sul Rapporto Ambientale (comma 3 art. 13) le nuove disposizioni offrono la facoltà all'autorità procedente di prevedere la convocazione di conferenze dei servizi ai sensi della L. 241/1990 come modificato dal DL 78/2010; il rapporto di scoping deve essere inviato alle Autorità con competenza ambientale almeno 15 giorni prima dell incontro. Linee Guida per la redazione dei Piani di gestione dei SIC e ZPS formulate dalla Regione Sardegna e dirette agli enti locali per l elaborazione dei Piani di gestione di siti Natura

10 2.1 Funzioni e procedura della VAS La procedura di VAS, prevista dalla parte II del Decreto Legislativo 152/2006 e ss.mm.ii, è una valutazione di piani e programmi il cui obiettivo è quello di assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un equa distribuzione dei vantaggi connessi all'attività economica. In particolare la VAS ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione ambientale all'atto dell'elaborazione, dell'adozione e dell'approvazione di piani e programmi. Il processo di VAS secondo quanto riportato dal Titolo II del D.Lgs 152/2006 si articola nelle seguenti fasi: Fase 1: Verifica di assoggettabilità: L autorità procedente trasmette all autorità competente (Regione Sardegna-servizio SAVI) un rapporto preliminare che comprende una descrizione del piano di gestione e le informazioni necessarie alla verifica degli impatti significativi sull ambiente dell attuazione del piano, facendo riferimento ai criteri dell allegato I del D.lgs 152/ Fase 2: Redazione del rapporto ambientale: sulla base del rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell attuazione del piano di gestione, il proponente e/o l autorità procedente entrano in consultazione con l autorità competente e gli atri soggetti competenti in materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Fase 3: Consultazioni: pubblicazione sul BURAS della proposta di piano e del rapporto ambientale. Fase 4: Valutazione del rapporto ambientale e degli esiti della consultazione: l autorità competente, in collaborazione con l autorità procedente, svolge le attività tecnico-istruttorie, acquisisce e valuta tutta la documentazione presentata, nonché le osservazioni, obiezioni e suggerimenti inoltrati ed esprime il proprio parere motivato e se necessario provvedono alla revisione del piano per l adozione o approvazione. Fase 5: Decisione: Il piano ed il rapporto ambientale, insieme con il parere motivato e la documentazione acquisita nell ambito della consultazione, è trasmesso all organo competente all adozione o approvazione. Fase 6: Informazione sulla decisione: pubblicazione sul BURAS o nella Gazzetta Ufficiale della decisione finale. Fase 7: Monitoraggio: l autorità competente in collaborazione con il servizio SAVI e dell ARPA garantisce il monitoraggio degli effetti ambientali significativi riconducibili all attuazione del piano e del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati attraverso la misurazione di specifici indicatori e l adozione delle misure definite nel rapporto ambientale, utilizzando a tal fine i dati acquisibili attraverso meccanismi di controllo esistenti o appositamente reperiti. Nel caso in esame, trattandosi della redazione di un Piano di Gestione per la ZPS denominata Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali, il processo di VAS inizierà direttamente con la fase di scoping, tralasciando dunque la preliminare verifica di assoggettabilità. 10

11 3. Piano di Gestione Come riportato nel documento Linee Guida per la redazione dei Piani di gestione dei SIC e ZPS, Febbraio 2012, redatto dalla RAS, Assessorato della Difesa dell ambiente Direzione Generale dell Ambiente e Servizio Tutela della Natura, si riportano di seguito il quadro normativo, la struttura e gli obiettivi che avrà il Piano di Gestione della ZPS ITB Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali. 3.1 Quadro normativo di riferimento - Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (versione codificata) che ha come obiettivo l individuazione di azioni atte alla conservazione e alla salvaguardia degli uccelli selvatici; - Direttiva Habitat (92/43/CEE), che ha come obiettivo la tutela della biodiversità e prevede la creazione della Rete Natura 2000; - Legge nazionale 157/1992, come integrata dalla legge 221/2002 (che recepisce la Direttiva Uccelli); - Legge regionale 23/1998 e successive modifiche ed integrazioni; - D.P.R. 357/1997 e successivo D.P.R. 120/2003, di recepimento della Direttiva Habitat, che detta disposizioni anche per le ZPS (definite dalla Direttiva Uccelli); - D.M. 17 ottobre 2007 Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS) e ss.mm.ii. A seguito della redazione del documento La gestione dei siti della rete Natura 2000-Guida all interpretazione dell articolo 6 della direttiva Habitat 92/43/CEE, in ambito nazionale sono stati redatti i seguenti documenti di riferimento: - Linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000, emanate con D.M. 3 Settembre 2002 del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura; - Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000, a cura del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio, Direzione Protezione della Natura. 3.2 Struttura del Piano di Gestione Il Piano di gestione si articolerà fondamentalmente in due fasi. 1 fase (Studio generale) prevede una descrizione del sito da cui deriverà una valutazione generale delle valenze naturalistiche, dei fattori di pressione (in atto e potenziali) e degli effetti di impatto (puntuali e diffusi); 2 fase (Quadro di gestione) nella quale si dovrà procedere alla definizione degli obiettivi del piano e all individuazione di un complesso di misure che, nel rispetto di quanto stabilito dalla direttiva, permettano di mantenere e/o ripristinare l habitat naturale e le popolazioni di specie di flora e fauna in uno stato soddisfacente. Studio generale Lo Studio generale ha l obiettivo di fornire un inquadramento del contesto ambientale dell area in base al quale l area è stata inglobata nella rete di Natura In particolare lo Studio generale dovrà contenere: Quadro normativo e programmatico di riferimento nel quale si inserisce il sito, elencando i riferimenti alla normativa internazionale, comunitaria, nazionale e regionale. Il quadro programmatico dovrà consentire 11

12 l individuazione dei vincoli e degli strumenti di pianificazione in vigore o in via di definizione, al fine di verificarne la congruenza con le finalità di tutela della biodiversità e di integrare il Piano di gestione con gli strumenti di pianificazione. Atlante del territorio; I dati relativi ad ogni caratterizzazione dovranno essere informatizzati e georeferenziati all interno di un Sistema Informativo Territoriale (SIT), al fine di realizzare un Atlante del territorio del SIC/ZPS che raccoglie e sintetizza le informazioni disponibili sul sito, rendendole di facile consultazione ed analisi e che inoltre consenta la realizzazione degli elaborati cartografici di corredo alle caratterizzazioni stesse. Caratterizzazione territoriale del sito dovrà contenere le seguenti informazioni: - il codice identificativo Natura 2000 e la denominazione esatta del sito; - l estensione del sito e i confini geografici, indicando le coordinate geografiche, l altitudine, i comuni ricadenti e la/e provincia/e di appartenenza; - le caratteristiche generali del sito, riportando una descrizione generale e sintetica dell area interessata, e indicando le principali vie di accesso al sito. Caratterizzazione abiotica; gli aspetti fisici e climatici, hanno una influenza determinante sulla biodiversità e, nello stesso tempo, possono essere in parte alterati dall attività antropica (ad esempio, ciclo dell acqua), determinando importanti cambiamenti nell ecologia della ZPS. Nello specifico la caratterizzazione abiotica dovrà contenere: - l inquadramento climatico (clima regionale e locale), esaminando in particolare le temperature e le precipitazioni; - l inquadramento geologico; - l inquadramento geo-morfologico; - l inquadramento idrologico e idrogeologico, descrivendo il reticolo idrografico superficiale e le acque sotterranee dando particolare rilievo alle caratteristiche chimico-biologiche delle acque. Caratterizzazione biotica; dovrà essere incentrata sugli habitat e sulle specie di importanza comunitaria. L inquadramento biotico generale del sito dovrà essere fatto fornendo le liste degli habitat dell Allegato I della Direttiva Habitat, le liste delle specie faunistiche e floristiche degli Allegati II e IV della Direttiva Habitat evidenziando habitat e specie prioritari e la lista delle specie ornitiche dell Allegato I della Direttiva Uccelli. Caratterizzazione agro-forestale; dovrà essere approfondita sulla base dei seguenti contenuti: - Inquadramento agro-forestale e programmatico dell area in cui ricade il SIC/ZPS; - Quadro conoscitivo e caratterizzazione agro-forestale con riferimento alla distribuzione degli habitat; - Individuazione dei fattori di pressione e valutazione del ruolo funzionale della componente agroforestale, con riferimento allo stato di conservazione ed alle esigenze ecologiche di habitat e specie; - Sintesi relativa ai fattori di pressione ed effetti di impatto derivanti dalla caratterizzazione agroforestale. Caratterizzazione socio-economica; lo studio quali-quantitativo delle attività antropiche ed economiche presenti nel sito rappresenta un elemento fondamentale nella definizione del contesto di riferimento per evidenziare eventuali criticità del sistema territoriale che possano avere un incidenza (positiva o negativa) sulla presenza di habitat e specie. L analisi delle variabili socio-economiche si rivela utile per: - avere una visione più ampia dei fenomeni in atto a livello di comunità locale; 12

13 - individuare le diverse categorie di soggetti presenti nel contesto territoriale della ZPS (popolazione residente, imprese, turisti, etc.) e stimare gli impatti derivanti dalle attività da esse poste in essere; - interpretare le esigenze delle diverse categorie di interlocutori individuate, in rapporto a quelle espresse dalla ZPS, nonché l atteggiamento assunto nei confronti delle misure di conservazione, per meglio comprendere le possibilità d accoglienza e di successo di queste ultime. Caratterizzazione urbanistica e programmatica; dovrà essere approfondita sulla base dei seguenti contenuti: - Inquadramento urbanistico amministrativo territoriale dell area in cui ricade il SIC/ZPS; - Analisi delle previsioni degli strumenti urbanistici comunali con riferimento alla distribuzione degli habitat; - Identificazione dei fattori di pressione derivanti dalla caratterizzazione urbanistica e programmatica; - Sintesi dei fattori di pressione e degli impatti derivanti dalla caratterizzazione urbanistica e programmatica. Caratterizzazione paesaggistica. La conservazione degli habitat e delle specie può interagire con la tutela delle valenze paesaggistiche, sintesi dei valori fisici, biologici, storici e culturali dei territori. Per tutti i siti, la caratterizzazione dovrà comprendere un inventario delle componenti di paesaggio e dei beni paesaggistici e identitari presenti all interno della ZPS (di cui all art. 6, commi 2, 3, 4, 5, delle NTA del PPR). I beni inventariati, con relative fasce di rispetto, dovranno essere tutti georiferiti ed inseriti all interno del tematismo Aree/siti sottoposti a vincoli ambientali e paesaggistici. Per le componenti di paesaggio dovranno essere forniti i seguenti dati: - Superficie totale (in ha) e percentuale (calcolata rispetto alla superficie del SIC/ZPS) da essi occupata; - Superficie totale (in ha) e percentuale (calcolata rispetto alla superficie occupata dall habitat) di sovrapposizione di ogni componente di paesaggio con ogni habitat ed habitat di specie del SIC/ZPS. Nell ambito di ciascuna caratterizzazione, è necessario definire i fattori di pressione e gli effetti di impatto, considerando tra i fattori di pressione anche quelli presenti nelle aree confinanti e quindi capaci di influenzare direttamente l area. Lo Studio generale così elaborato costituirà quindi il riferimento aggiornato per la stesura del Quadro di gestione ed il riferimento indispensabile per eventuali valutazioni di incidenza da svolgere nel SIC/ZPS. Quadro di gestione Il Quadro di gestione ha l obiettivo di identificare, a partire dai risultati delle valutazioni effettuate nello Studio generale, gli obiettivi e le azioni necessarie ad assicurare la conservazione degli habitat e delle specie vegetali e animali di interesse comunitario, prioritari e non, garantendo il mantenimento e/o il ripristino degli equilibri ecologici che li caratterizzano. In particolare, il Quadro di gestione dovrà contenere: Sintesi degli effetti di impatto individuati nello Studio generale; Definizione degli obiettivi del Piano di gestione: obiettivo generale, obiettivi specifici e risultati attesi; Azioni di gestione (interventi attivi, regolamentazioni, incentivazioni, programmi di monitoraggio e/o ricerca, programmi didattici); Piano di monitoraggio per la valutazione dell attuazione del Piano di gestione; 13

14 Organizzazione gestionale del sito. Nel Quadro di gestione i contenuti delle singole caratterizzazioni devono condurre alla definizione di strategie unitarie per l intero sito, finalizzate ad una gestione organica della ZPS. Fonte: Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura Obiettivi del Piano di Gestione Il Piano di gestione, in quanto misura di conservazione, ai sensi della Direttiva Habitat, si prefigge quale obiettivo generale, quello di assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario. Sulla base di tale assunto il Piano di Gestione verrà elaborato in base alle peculiarità del sito, ivi comprese le esigenze economiche e sociali del territorio. Le misure di conservazione possono assumere, come minimo, due forme: opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali, la cui scelta è lasciata agli Stati membri conformemente al principio di sussidiarietà; appropriati Piani di gestione, specifici o integrati con altri strumenti di pianificazione. La Direttiva non specifica cosa debba intendersi per misure regolamentari, amministrative e contrattuali, ma il documento Linee Guida per la redazione di Piani di gestione SIC e ZPS redatto dalla Regione Sardegna, dà una definizione indicativa. Misure regolamentari: interventi di tipo normativo o regolativo riguardanti lo stato di conservazione degli habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i Siti. Essi consistono in disposizioni generali e astratte riferite alle attività ammesse o vietate all' interno dei Siti di importanza comunitaria. Misure amministrative: interventi provenienti da autorità amministrative e gli interventi a contenuto provvedimentale. Misure contrattuali: interventi previsti in accordi tra più soggetti; tali accordi possono essere stipulati tra soggetti privati o tra autorità pubbliche e soggetti privati. 14

15 La Regione Sardegna sulla base dell iter logico-decisionale per la scelta del piano di gestione contenuto nel Decreto ministeriale 3 settembre 2002 del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 ha ritenuto opportuno che per ogni sito della rete Natura 2000 sia predisposto un apposito Piano di gestione. Il Piano di gestione di un SIC/ZPS, infatti, in quanto elaborato dalle amministrazioni territoriali coinvolte all interno di un processo che prevede l obbligo di partecipazione delle comunità locali, è in grado di integrare gli aspetti naturalistici con quelli socio-economici ed amministrativi. Il Piano deve tenere conto delle particolarità di ciascun sito e trattare tutte le attività previste, essendo le attività impreviste trattate dai successivi commi dell articolo 6 della Direttiva Habitat, che riguardano la valutazione di incidenza ambientale. In linea generale si può affermare che gli obiettivi che un Piano intende perseguire sono: contribuire alla salvaguardia della biodiversità promuovendo azione che favoriscano la conservazione degli habitat e delle specie di interesse unitario per i quali il sito è stato designato; eliminare e/o ridurre i fattori di minaccia degli habitat e conseguentemente delle specie di flora e fauna presenti sia all'interno del sito che nelle zone adiacenti; monitorare ed eventualmente limitare i fattori che incidono sull integrità ecologica dell ecosistema; sensibilizzare l opinione pubblica al valore della tutela dell ambiente, della biodiversità e conservazione degli habitat e delle specie ivi presenti (flora e fauna); favorire lo sviluppo di attività economiche nel rispetto della conservazione della biodiversità; attivare meccanismi socio politico amministrativi in grado di garantire una gestione attiva ed omogenea dell area. Tra le varie azioni di gestione da considerare per il raggiungimento degli obiettivi del Piano, è necessario prevedere anche delle azioni in attuazione delle misure di conservazione previste per le ZPS dal D.M. 17 ottobre 2007 e s.m.i. ed eventualmente, qualora queste non fossero ritenute sufficienti, integrarle con ulteriori opportune azioni. Si dovrà, ancora, valutare l opportunità di prevedere azioni in applicazione delle misure di conservazione specifiche in funzione delle peculiarità della ZPS nel caso in cui le misure cogenti previste dalla pianificazione e programmazione vigente (ad esempio PPR, pianificazione urbanistica, Condizionalità, PSR) non siano sufficienti a superare i fattori di pressione e gli effetti di impatto rilevati. 4. La Valutazione Ambientale Strategica per il P.d.G della ZPS Piana di Semestene, Bonorva, Macomer, Bortigali La presente Valutazione Ambientale Strategica, è riferita alla redazione del Piano di Gestione (PdG) della Zona di Protezione Speciale (ZPS) con codice ITB023050, denominata Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali usufruendo dei finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013, Asse 4- Attuazione dell approccio Leader, Misura 323 azione 1, sottoazione 1, Stesura e/o aggiornamento dei piani di gestione delle aree natura Il processo di VAS che si intende intraprendere per il PdG della ZPS in esame si articola nelle seguenti fasi: 15

16 1. Fase preliminare o Scoping; 2. Costruzione del Piano di Gestione e avvio della VAS; 3. Consultazione; 4. Valutazione del Rapporto ambientale e esiti della consultazione; 5. Decisione e informazione 4.1 Fasi della VAS Fase preliminare o Scoping La fase di scoping rappresenta il momento preliminare all effettiva attuazione del processo di VAS. Durante questa fase viene elaborato il documento di scoping, finalizzato a definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Il rapporto preliminare dovrà contenere: i contenuti del piano o programma, anche in termini di obiettivi e struttura presunta del piano o programma; le componenti e gli elementi che saranno trattati in sede di analisi ambientale; la definizione e descrizione delle metodologie per la valutazione degli impatti; le modalità di svolgimento del processo partecipativo ed i soggetti coinvolti anche secondo le indicazioni contenute nell art. 5; le prime indicazioni sul monitoraggio del piano o programma; un primo indice del rapporto ambientale tenendo conto dei contenuti individuati dall allegato C2. Dopo aver concordato con il servizio SAVI i contenuti del rapporto preliminare, l autorità procedente invierà il documento alle Autorità con competenze in materia ambientale al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto ambientale quindi verrà convocato un incontro di scoping. Attraverso il documento di scoping si condividono con le Autorità con competenze in materia ambientale, i dati e le informazioni da trattare nel Rapporto Ambientale; la Direttiva 2001/42/CE infatti stabilisce all art. 5, che siano consultate, al momento della decisione sulla portata delle informazioni da includere nel rapporto ambientale e sul loro livello di dettaglio, le Autorità che per le loro specifiche competenze ambientali possono essere interessate agli effetti sull'ambiente dovuti all'applicazione dei piani e dei programmi. Relativamente ai tempi richiesti per l espletamento di tale fase, il comma 2 dell art. 11 dell allegato C alla Delibera n. 33/34 del 2012 stabilisce che il documento di scoping dovrà essere inviato almeno 15 giorni prima dell incontro di scoping ai soggetti coinvolti nella fase omonima e dovrà essere reso disponibile sul sito web della Regione e su quello dell autorità procedente. La durata prevista per la fase di scoping è di 90 giorni dall invio del Rapporto preliminare. Costruzione del Piano di Gestione e avvio della VAS Sulla base di quanto emerso dalla fase di scoping, l Autorità procedente provvede alla redazione del Rapporto ambientale che costituisce parte integrante del piano e ne accompagnerà l intero processo di elaborazione e approvazione. Il rapporto ambientale deve individuare, descrivere e valutare gli impatti significativi che l attuazione del 16

17 piano o programma proposto potrebbe determinare sull ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell ambito territoriale del piano o del programma stesso e deve contenere le informazioni riportate nell allegato C2, nei limiti in cui possono essere richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma. Ai fini dell avvio della valutazione ambientale strategica l autorità procedente trasmette al Servizio SAVI, in formato cartaceo ed informatico, la seguente documentazione: proposta di piano o programma; Rapporto ambientale, compresa la sintesi non tecnica che deve contenere in forma sintetica ed in linguaggio il più possibile non tecnico e divulgativo i contenuti, le valutazioni e le conclusioni esposte nel rapporto ambientale; studio di incidenza ambientale, redatto ai termini dell art. 5 del D.P.R. 357/97 (e ss.mm.ii.) e secondo gli indirizzi di cui all Allegato G al medesimo Decreto. Consultazione Entro il termine di sessanta (60) giorni dalla pubblicazione dell avviso sul BURAS chiunque può prendere visione della proposta di piano o programma e della relativa documentazione (rapporto ambientale, sintesi non tecnica ed eventuale studio di incidenza ambientale) e presentare proprie osservazioni in forma scritta. Le osservazioni dovranno essere inviate al proponente e/o all autorità procedente e al Servizio SAVI. Valutazione del Rapporto ambientale e esiti della consultazione Il Servizio SAVI, in collaborazione con l autorità procedente, esamina la documentazione presentata nonché le osservazioni, le obiezioni ed i suggerimenti avanzati. Entro novanta (90) giorni dal termine ultimo per la presentazione delle osservazioni, il Servizio SAVI emette il parere motivato che dovrà contenere osservazioni in merito a: contenuti del rapporto ambientale; qualità e la congruenza delle scelte del piano o programma alla luce delle alternative possibili individuate e rispetto alle informazioni ed agli obiettivi del rapporto ambientale; processo partecipato condotto per la redazione del piano o programma; adeguatezza del sistema di monitoraggio, anche con riferimento alla sussistenza delle risorse finanziarie. Decisione e informazione Il piano o programma approvato dall organo competente, congiuntamente al rapporto ambientale, allo studio di incidenza ambientale, al parere motivato e alla documentazione acquisita nell ambito della consultazione, è accompagnato da una dichiarazione di sintesi in cui si illustra in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano o programma e come si è tenuto conto del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni, nonché le ragioni per le quali è stato scelto il piano o il programma adottato, alla luce delle possibili alternative individuate. La decisione finale deve essere pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna con l indicazione della sede ove si possa prendere visione del piano o programma adottato e di tutta la documentazione oggetto dell istruttoria. 17

18 4.2 Il Documento di Scoping o Rapporto Preliminare Analisi del contesto ambientale La Zona di Protezione Speciale (ZPS) denominata Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali, longitudine e latitudine , localizzata su un estensione di superficie complessiva di ha ,00, con altitudine compresa tra i valori di m 346 e m s.l.m., interessa parte delle province di Nuoro e Sassari ricoprendo quasi la totalità della Piana di Campeda e in modo marginale la catena montuosa del Marghine-Goceano, a caratterizzazione regionale bio-geografica mediterranea. I territori delle Amministrazioni Comunali che ricadono all interno della ZPS interessano parzialmente i comuni di Macomer, Bortigali, Silanus, Bolotana e Sindia, per quanto riguarda il nuorose, ed i comuni di Bonorva, Semestene e Pozzomaggiore nel Sassarese. In merito alla predisposizione del Rapporto Ambientale del Piano di Gestione della ZPS, tenuto conto della Direttiva 2001/42/CE e delle linee guida emanate dalla Regione Sardegna relative alla stesura dei Piani di Gestione dei siti Natura 2000, l analisi del contesto ambientale prevede l indicazione puntuale delle componenti caratterizzanti l area della ZPS. L'altopiano ha un'altezza di circa 650 mt. E' una delle zone più fredde ed innevate della Sardegna. E' costituito da imponenti colate basaltiche sovrapposte, scarsamente drenato si formano frequentemente aree di ristagno paludose. Gli habitat che caratterizzano la ZPS Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali sono individuati puntualmente nel Formulario Standard relativo alla sito indicato con codice di rete natura 2000 ITB ; 18

19 Di seguito vengono riepilogati indicandone il tipologia e le caratteristiche, la relativa valutazione e l indicazione in merito alla rappresentatività, la superficie relativa, il grado di conservazione e la valutazione globale in relazione allo stato di conservazione. TIPO DI HABITAT E CARATTERISTICHE CODIC E Codice del sito, con eventuale indicazione dei tipi di habitat prioritari (*): 3130 = Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione di Littorelletea uniflorae e/o degli Isoëto- Nanojuncetea; 3170 = Stagni temporanei mediterranei; 5230 = Matorral arborescenti di Laurus nobilis; 6220 = Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea; 6310 = Dehesas con Quercus spp.sempreverde Valutazione del sito: A = eccellente; B = buona; C = significativa; D = non significativa; Superficie relativa (p): C = 2% > p > 0%; Nel sito risiede e si riproduce una delle colonie nazionali di maggiori dimensioni della Gallina prataiola per effetto non solo delle condizioni pedoclimatiche favorevoli ma soprattutto per la presenza si estese superfici a pascolo e seminativi da granella impiegati nell attività economica agro-zootecnica presente nel territorio; inoltre, nidificano diverse altre importanti specie animali: Nibbio reale, Albanella minore, Grillaio, Occhione, Ghiandaia marina, ecc. Il paesaggio vegetale dell'altopiano è fondamentalmente costituito da popolamenti erbacei mesofili, riferibili al Cynosurion, con prevalenza di specie erbacee perenni (emicriptofite) che mantengono lo strato verde per un periodo di tempo superiore rispetto alle zone di minore quota. Vulpia sicula, Cynosurus cristatus, Cynosurus polibracteatus, Agrostis stolonifera, Poa pratensis, Lolium perenne sono le specie più comuni anche se la fisionomia del prato viene dato da Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Thapsia garganica, Pteridium aquilinum e Carlina corymbosa. Nelle aree di ristagno idrico temporaneo è frequente l'isoëtion con diverse specie di Isoëtes, mentre lungo i corsi d'acqua sono caratteristici i tappeti di Ranunculus aquatilis e Callitriche sp. Gli aspetti dei prati aridi mediterranei (Thero-Brachypodietea) sono limitati agli affioramenti rocciosi ed ai suoli a debole spessore e più sciolti. La componente forestale è limitata a pascoli arborati misti (dehesas) di Quercus pubescens/quercus congesta e Quercus suber. La componente faunistica riveste un ruolo determinante nella perimetrazione dell area individuata a ZPS Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali. Infatti, dal censimento delle specie animami determinate nell area, non mancano casi tipici riconducibili ad endemismi singolari ed esclusivi della sola regione Sardegna. SUPERFICI E TOTALE (ha) RAPPRESENTATIVI TÀ VALUTAZIONE DEL SITO A B C D SUPERFICIE GRADO DI RELATIVA CONSERVAZIO p NE (ha) VALUTAZION E GLOBALE A C A A 3170* A C A A 5230* A C A A La popolazione animale maggiormente rappresentativa è rilegata alla classe degli uccelli e 19

20 subordinatamente a quella dei rettili, anfibi, invertebrati ed pesci, riportanta nel formulario standard di rete natura 2000 e catalogata con relativo codice e parametri di valutazione, di seguito elencati: G Codice B B B B B B B B A400 A111 A255 A091 A133 A133 A243 A224 SPECIE Nome scientifico Accipiter gentilis arrigonii Alectoris barbara Anthus campestris Aquila chrysaetos Burhinus oedicnemus Burhinus oedicnemus Calandrella brachydactyla Caprimulgus europaeus POPOLAZIONE Nome comune Tipo Quantità Qualità Astore ss. di Sardegna e Corsica VALUTAZIONE DEL SITO A B C D Gl Pop. Con. Iso. o. p P DD C C C B Pernice sarda p P DD C C B C Calandro c - r P DD D Aquila reale c P DD D Occhione c P DD D Occhione r - w P D Calandrella c - r P DD D Succiacapre c - r P DD D B A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca c P DD D B A080 Circaetus gallicus Biancone c P DD D B A081 Circus aeruginosus Falco di palude c - w P DD D B A082 Circus c - w Albanella reale cyaneus P DD D B A084 Circus pygargus Albanella minore c - r P DD D G B - G = gruppo: A (anfibi); B (uccelli); F (pesci); I (invertebrati); M (mammiferi); P (piante); R (rettili); - Tipo = p: (permanente); r (riproduzione); c (concentrazione); w (svernamento); - Quantità (categoria di abbondanza) = P (presente); - Qualità dei dati = DD (dati insufficienti); - Valutazione del sito (popolazione, conservazione, isolamento e globale): A = eccellente; B = buona; C = significativa; D = non significativa; Codice A231 A 1190 B A026 R 1220 B B B A100 A095 A103 SPECIE Nome scientifico Coracias garrulus Discoglossus sardus Egretta garzetta Euleptes europaea Falco eleonorae Falco naumanni Falco peregrinus POPOLAZIONE Nome comune Tipo Quantità Qualità Ghiandaia marina c - r P DD D VALUTAZIONE DEL SITO A B C D Gl Pop. Con. Iso. o. Discoglosso sardo p P DD D B B C Garzetta c - w P DD D Tarantolino p P DD D Falco della regina c P DD D Falco grillaio c P DD D Falco pellegrino w P DD D 20

21 B A127 Grus grus Gru c P DD D B A078 Gyps fulvus Grifone c P DD D B A131 Himantopus himantopus Cavaliere d Italia c P DD D B A338 Lanius collurio Averla piccola c - r P DD D B A246 Lullula arborea Tottavilla p P DD D B A242 Melanocorypha calandra Calandra p P DD D B A073 Milvus migrans Nibbio bruno c - w P DD D B A074 Milvus milvus Nibbio reale c - r C B B B B A023 Nycticorax nycticorax Nitticora c P DD D I 1055 Papilio hospiton Macaone sardo p P DD C B B A B A072 Pernis apivorus Falco pecchiaiolo c P DD D B A151 Philomachus pugnax Combattente c P DD D B A140 Pluvialis c r Piviere dorato apricaria w P DD D F 6135 Salmo trutta macrostigma Trota sarda p P DD B A301 Sylvia sarda Magnanina sarda c - r P DD D B A302 Sylvia undata Magnianina c - r w P DD D R 1217 Testudo hermanni Tartaruga comune p P DD D R 1218 Testudo Testuggine marginata marginata p P DD D B A128 Tetrax tetrax Gallina prataiola p D B B B B A166 Tringa glareola Piro piro boschereccio c P DD D Altre specie d importanza comunitaria sono: G Codice SPECIE Nome scientifico Nome comune CATEGORIE DELLE POPOLAZIONI MOTIVAZIONE Allegati direttiva Altre categorie habitat IV V A B C B A086 Accipiter nisus Sparviero sardo P B A168 Actitis Piro piro piccolo P hypoleucos B A247 Alauda arvensis Allodola P R 1240 Algyroides Algiroide terrineco P fitzingeri B A053 Anas Germano reale P platyrhynchos B A257 Anthus Pispola P pratensis B A259 Anthus Spioncello P spinoletta B A256 Anthus trivialis prispolone P B A226 Apus apus Rondone P B A028 Ardea cinerea Airone cenerino P B A218 Athene noctua Civetta P A 1201 Bufo viridis Rospo verde P B A087 Buteo buteo Poiana P I B B A366 A364 Carabus genei Carduelis cannabina Carduelis carduelis Fanello P Cardellino P 21

22 B A365 Carduelis Lucarino P spinus B A288 Cettia cetti Usignolo di fiume P R 1274 Chalcides Gongilo sardo P ocellatus B A363 Chloris chloris Verdone P B A289 Cisticola Beccamoschino P juncidis B A373 Coccothraustes Frosone P coccothraustes B A206 Columba livia Piccione selvatico P B A350 Corvus corax Corvo imperiale P B A113 Coturnix Quaglia P coturnix B A212 Cuculus Cuculo P canorus B A253 Delichon urbica Balestruccio P B A237 Dendrocopos Piccio rosso P major maggiore B A383 Emberiza Strillozzo P calandra B A377 Emberiza cirlus Zigolo nero P B A269 Erithacus Pettirosso P rubecula B A099 Falco subbuteo Lodolaio P B A096 Falco Gheppio P tinnunculus - G = gruppo: A (anfibi); B (uccelli); F (pesci); I (invertebrati); M (mammiferi); P (piante); R (rettili); - Categorie delle popolazioni = C (comune); R (rare); V (molto rare); P (presente); - Altre categorie = A (lista rossa nazionale); B (endemismi); C (convenzioni internazionali). G Codice SPECIE Nome scientifico Nome comune CATEGORIE DELLE POPOLAZIONI MOTIVAZIONE Allegati direttiva Altre categorie habitat IV V A B C B A322 Ficedula hypoleuca Balia nera P B A359 Fringilla Fringuello P coelebs B A125 Fulica atra Folaga P B A153 Gallinago Beccaccino P gallinago B A123 Gallinula Gallinella d acqua P chloropus B A251 Hirundo rustica Rondine P A 1204 Hyla sarda Raganella tirrenica P B A233 Jynx torquilla Torcicollo P B A341 Lanius senator Averla capirossa P B A459 Larus cachinnans Gabbiano reale P B A179 Larus Gabbiano comune P ridibundus B A271 Luscinia Usignolo P megarhynchos B A152 Lymnocryptes minimus Frullino P B A230 Merops apiaster Gruccione P B A281 Monticola Passero solitario P solitarius B A262 Motacilla alba Ballerina bianca P 22

23 B A261 Motacilla Ballerina gialla P cinerea B A319 Muscicapa Pigliamosche P striata R A277 Oenanthe Culbianco P oenanthe B A337 Oriolus oriolus Rigogolo P B A214 Otus scops assiolo P B A328 Parus ater Cincia mora P B A329 Parus caeruleus Cinciarella P B A330 Parus major Cinciallegra P B A355 Passer Passera sarda P hispaniolensis B A356 Passer Passera mattugia P montanus B A357 Petronia Passera logia P petronia B A391 Phalacrocorax Cormorano P carbo sinensis B A273 Phoenicurus Codirosso spazza P ochruros camino B A274 Phoenicurus Codirosso P phoenicurus B A315 Phylloscopus Luì piccolo P collybita B A314 Phylloscopus Luì verde P sibilatrix G - G = gruppo: A (anfibi); B (uccelli); F (pesci); I (invertebrati); M (mammiferi); P (piante); R (rettili); - Categorie delle popolazioni = C (comune); R (rare); V (molto rare); P (presente); - Altre categorie = A (lista rossa nazionale); B (endemismi); C (convenzioni internazionali). Codic e SPECIE Nome scientifico Nome comune CATEGORIE DELLE POPOLAZIONI MOTIVAZIONE Allegati direttiva Altre categorie habitat IV V A B C B A314 Phylloscopus trochilus Luì grosso P R 1246 Podarcis Lucertola tiliguerta P tiliguerta B A266 Prunella Passera scopaiola P modularis B A250 Ptyonoprogne rupestris Rondine montana P Regulus B A318 Fiorrancino P ignicapillus B A317 Regulus Regolo P regulus B A275 Saxicola Stiaccino P rubetra B A276 Saxicola Saltimpalo P torquatus B A155 Scolopax Beccaccia P rusticola B A361 Serinus serinus Verzellino P B A209 Streptopelia Tortora dal colore P decaocto orientale B A210 Streptopelia Tortora P turtur B A352 Sturnus Storno nero P unicolor 23

24 B A311 Sylvia atricapilla Capinera P B A310 Sylvia borin Beccafico P B A304 Sylvia Sterpazzolina P cantillans B A309 Sylvia Sterpazzola P communis B A303 Sylvia Sterpazzola di P conspicillata Sardegna B A305 Sylvia Occhiocotto P melanocephala B A004 Tachybaptus Tuffetto P ruficollis B A165 Tringa ochropus Piro piro culbianco P B A265 Troglodytes Scricciolo P troglodytes B A286 Turdus iliacus Tordo sassello P B A283 Turdus merula Merlo P B A285 Turdus Tordo bottaccio P philomelos B A287 Turdus Tordela P viscivorus B A213 Tyto alba Barbagianni P B A232 Upupa epops Upupa P B A142 Vanellus Pavoncella P vanellus - G = gruppo: A (anfibi); B (uccelli); F (pesci); I (invertebrati); M (mammiferi); P (piante); R (rettili); - Categorie delle popolazioni = C (comune); R (rare); V (molto rare); P (presente); - Altre categorie = A (lista rossa nazionale); B (endemismi); C (convenzioni internazionali). La componente vegetale della ZPS Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali non risulta elencata nel formulario standard, pertanto in fase di predisposizione del Piano di Gestione della ZPS sarà svolto un lavoro di catalogazione puntuale delle specie vegetali caratterizzanti l area oggetto di studio sulla base delle indicazioni degli habitat indicati nel formulario standard Analisi del contesto storico-culturale L area di riferimento della Zona di Protezione Speciale della Piana di Semestene, Bonorva, Macomer, Bortigali è, per sua stessa conformazione, una zona particolarmente eterogenea dal punto di vista storico culturale. A cavallo tra due provincie storiche (quella di Sassari e quella di Nuoro), e ricompresa tra tre centri urbani di importanza minore nel contesto generale territoriale della Sardegna (Macomer, Bonorva e Pozzomaggiore) ma fortemente caratterizzanti l intera area urbana circostante, poiché unici poli d attrazione da un punto di vista economico al di fuori delle direttrici che portano alla costa ed ai capoluoghi di provincia, l area è investita di una fortissima presenza di siti di primo piano da un punto di vista storico e culturale. Cultura e storia, dal prenuragico all età contemporanea L intero territorio è ricco di punti di interesse archeologico risalenti ai periodi della civiltà nuragica e prenuragica; sia l area del Marghine (cui fanno capo i Comuni appartenenti alla provincia di Nuoro) che quella del Meilogu (per i Comuni della provincia di Sassari) sono unanimemente riconosciute come le aree più 24

25 ricche di monumenti di epoca nuragica e prenuragica, annoverando moltissimi reperti tra nuraghi, tombe dei giganti, domus de janas dislocati in maniera significativa su tutto il territorio di riferimento. In questo senso sono particolarmente importanti le necropoli di Filigosa e l area della Valle dei Nuraghi, cui si associano le domus de janas di Sant Andrea Priu e le tombe dei giganti di Palattu e Lassia. Se da un punto di vista storico questa ricchezza e varietà culturale può essere considerata come un asset o un valore positivo, di contro la sua scarsa valorizzazione per l endemica carenza di fondi e la conseguente difficoltà d accesso ai siti trasforma tale ricchezza in un fardello di difficile gestione, che comporta per le amministrazioni costi difficilmente sopportabili e necessiterebbe di interventi conservativi e investimenti in chiave promozionale e turistica per l intero territorio (non mancano i progetti in itinere, anche in maniera sinergica, sebbene l asimmetria informativa abbia più volte creato doppioni o impedito lo svilupparsi di un iniziativa per incompletezza o incompatibilità con altre già in essere nel territorio). Il territorio è altresì ricco di importanti punti di interesse (soprattutto di carattere religioso) che delineano una costante presenza antropica e il ruolo di snodo fondamentale per trasporti e commercio dell area di Campeda durante i periodi Romanico, Giudicale ed Aragonese. Le chiese di San Bachisio a Bolotana, o la chiesetta romanica di Sindia, così come la chiesa di San Nicola a Semestene sono un importante segnale in questo senso, e fanno il paio con la chiesa di San Pantaleo di Macomer ed il Convento di S. Antonio a Bonorva, orma tangibile dell importanza dei centri durante l evolversi della storia della Sardegna (non si dimentichi che a Macomer si svolse la battaglia tra il Giudicato d Arborea e la Corona Aragonese che ebbe a decretare la fine del sogno indipendentista d epoca Giudicale e l inizio della dominazione Aragonese sull intera isola, che si protrasse praticamente ininterrotta fino all arrivo dei Savoia). Il mantenimento dello status di area d interesse speciale per la piana di Campeda rimase immutato anche durante lo sviluppo del Regno di Sardegna e la dominazione dei Savoia, che designarono Macomer e Bonorva come punti cardine dell arteria principale per la viabilità nell isola (la SS 131, cd Carlo Felice ha nell altipiano di Campeda uno dei punti più trafficati e collega simbolicamente il nord ed il sud della Sardegna, dividendo in due tronconi l isola durante gelate o forti nevicate). La divisione amministrativa tra provincia di Nuoro e di Sassari del territorio della piana, con conseguente suddivisione di competenze nella gestione della stessa, ha impedito un suo sviluppo in maniera omogenea, considerato anche che i Comuni che rientrano nell area fanno riferimento a tre differenti Sistemi Locali per il Lavoro, due Camere di Commercio e, ovviamente, due Amministrazioni Provinciali, che hanno operato nel tempo scelte strategiche differenti. Sviluppo economico Lo sviluppo economico dell intera area può considerarsi basato su due settori trainanti, che rivestono un ruolo preminente nelle economie di tutti e nove i Comuni della ZPS; tra essi gioca un ruolo fondamentale il comparto agricolo, principalmente nel settore dell allevamento e della lavorazione del latte e suoi derivati. Ad esso si affianca un comparto artigianale radicato ma in contrazione, che trova nella piccola industria legata al comparto tessile il proprio sbocco di maggiore rilievo (concentrato però nel solo SLL di Macomer). Come si vedrà in seguito, il sistema economico attualmente vive da tempo una fase di crisi, accentuata dall impossibilità di attrarre nuovi investimenti dovuta alla situazione contingente a livello internazionale. Tale 25

26 contrazione d investimenti ha causato gravi danni soprattutto nel comparto del tessile e dell imprenditorialità collegata a tale settore (molte delle imprese produttrici di beni che quelle dell indotto, legate perlopiù alla manutenzione delle attrezzature o ai servizi, hanno chiuso i battenti nell ultimo decennio). Il settore lattiero caseario non è stato da meno, considerata l impossibilità di trovare uno sbocco solido per le produzioni locali tipiche più importanti, la maggior parte dei conferimenti è stata relegata alle produzioni legate al consorzio del pecorino romano, che ha in questo modo influenzato con l andamento dei prezzi al consumo l intera economia del territorio. Di contro il terzo settore, soprattutto nel campo dell assistenza e della gestione di servizi legati all invecchiamento della popolazione, sembra conoscere un momento di sviluppo. Il numero di addetti, in crescita nell ultimo quinquennio di oltre il 15% in termini assoluti 1. Questo dato deve essere comunque calmierato e ponderato sulla base dell invecchiamento della popolazione, la diminuzione della popolazione attiva nel mercato del lavoro (15-65) e la crescita del tasso di dipendenza, che, sebbene permettano la diffusione delle professioni legate al comparto dei servizi socio-assistenziali, sono un indice inequivocabile dell invecchiamento della popolazione e una sentinella dall arme che precede una contrazione negli investimenti imprenditoriali artigianali e del commercio (l agricoltura mantiene al contrario un più alto tasso di ricambio generazionale, che in controtendenza rispetto al passato vede un ritorno alla terra da parte delle nuove generazioni, dovuto non soltanto ai miglioramenti tecnologici e gestionali che hanno reso più remunerativo il settore, ma anche alla crisi che ha costretto in molti casi i giovani a ripiegare sulle professioni tradizionali del territorio. Sviluppo educativo-culturale Il dato in controtendenza del settore dell agricoltura e dell allevamento deve inoltre essere considerato sotto un altro aspetto, legato al sensibile miglioramento del livello di alfabetizzazione e culturale in genere del territorio, che nonostante la piaga dell abbandono scolastico (la Sardegna rimane tristemente in testa tra i NUTS dei Paesi OCSE in questa speciale classifica) segna un tasso di alfabetizzazione vicino al 96% e vede aumentare in maniera considerevole il numero di diplomati ogni mille abitanti (vicino ormai al 30%) e quello dei laureati ( in linea con il trend nazionale che vede vicino il raggiungimento della soglia psicologica del 10% se si considerano le scuole di specializzazione post diploma e le nuove lauree successive alla riforma dell Università) Analisi del contesto socio-economico I SLL di Macomer, Bonorva e Pozzomaggiore I Comuni di Bortigali, Bolotana, Macomer e Sindia, con Birori, Borore, Dualchi, Lei, Noragugume e Silanus, appartengono al Sistema Locale di Lavoro di Macomer, classificato dall ISTAT come sistema del Made in Italy specializzato nell industria tessile. Il SLL di Macomer si caratterizza per un significativo decremento del numero di occupati nel periodo compreso tra il 2005 e il 2007 da valori pari a oltre 8,8 mila a poco più di 7,9 mila, a cui segue una ripresa nel corso del triennio successivo e una nuova lieve flessione attorno a valori pari a circa 8,2 mila occupati nel corso dell ultimo biennio di osservazione, secondo le indagini ISTAT che considerano occupate le persone con più di 15 anni che nella settimana di riferimento abbiano svolto almeno un'ora di lavoro retribuita o che abbiano lavorato almeno per un'ora presso la ditta di un familiare senza 1 Fonte: elaborazioni proprie su dati Ist. Tagliacarne et altri, interpolazione tra dati Cam. Comm. di Sassari e di Nuoro 26

27 essere retribuite. Con l eccezione del biennio , il tasso di disoccupazione nel SLL di Macomer appare inferiore rispetto al dato medio regionale, con un valore pari al 11,2% nel corso del 2012, poco superiore rispetto al dato medio nazionale e inferiore di oltre 4 punti percentuali rispetto alla media regionale. Il SLL di Bonorva, influenzato da quello di Macomer e dalla vicina Thiesi, comprende tre Comuni (Bonorva, Semestene e Giave) due dei quali rientrano nel novero dei Comuni facenti parte dell area ZPS. Il solo comune di Bonorva supera i abitanti e la popolazione residente nel SLL non raggiunge al momento le unità. Con una superficie di ettari. Gli occupati residenti, con un dato che secondo le analisi ISTAT dell ultimo biennio oscilla tra le e le unità, fanno il paio con un numero di spostamenti giornalieri per motivi di lavoro, che ha superato gli 874 del 2001 per attestarsi oltre le 916 unità giornaliere nel Il tasso di occupazione e quello di attività lordo si aggira dunque intorno al 40%, mantenendo le stime dell ultimo decennio, sebbene questo SLL abbia registrato negli anni una forte propensione allo spopolamento, con una variazione nella popolazione residente che ha superato le 1200 unità in meno di 20 anni ed una variazione della popolazione attiva nell ultimo biennio in decremento di circa l 1,9%. Il SLL di Pozzomaggiore comprende sei comuni i cui territori si estendono per una superficie complessiva di ettari, ma soltanto Pozzomaggiore raggiunge una popolazione vicina ai abitanti. Il tasso di spopolamento decennale (con un confronto 91/ 01 e 01/ 11) ha raggiunto una percentuale ragguardevole, che supera il 12%, con una perdita di popolazione attiva di oltre 350 unità per decennio. Secondo le indagini svolte dall ISTAT, gli occupati residenti sarebbero poco meno di 2.000, con un tasso di occupazione ed attività lordi che si aggirano intorno al 35%. L economia è prevalentemente legata al settore dell agricoltura, e gravita intorno al centro più importante, sebbene subisca in maniera inequivocabile le pressioni degli SLL di Bonorva e Macomer, e registri nella pendolarità lavorativa numeri che si aggirano intorno alle 850 unità/giorno. Se si tiene conto del fatto che nel 1991 il tasso di attività lordo era del 49%, ci si rende immediatamente conto del fatto che lo spopolamento e l aumento del tasso di dipendenza tra popolazione attiva e popolazione inattiva hanno fortemente allargato la forbice e contribuiscono in maniera sostanziale ad un decremento del PIL pro-capite anche in previsione futura. Ripartizione Ripartizione aziende occupati Numero Settore economico Numero aziende [% rispetto al n. totale di aziende in Numero occupati [% rispetto al n. totale di aziende in aziende all interno del SIC/ZPS tabella] tabella] Industria 79 3, ,42 n.a Servizi , ,39 n.a Commercio , ,18 n.a Fonte: Dati ISTAT disaggregati censimento industria e servizi 27

28 Tab. 1: Ripartizione aziende ed occupati per settore (valore assoluto e %) Ripartizione Ripartizione aziende occupati % Numero Settore economico Numero aziende [% rispetto al n. totale di aziende in Numero occupati [% rispetto al n. totale di aziende in aziende all interno del SIC/ZPS tabella] tabella] Agricoltura , ,50 n.a Zootecnia , ,50 n.a Pesca n.a Fonte: Dati GAL Marghine e dati GAL Logudoro Goceano disaggregati Tab. 2: Aziende agricole, zootecniche e della pesca Come si può notare è evidente la minima incidenza del dato legato all industria, che assume maggiore valore se considerato unicamente sul SLL di Macomer, riconosciuto come Sistema Locale votato al Made in Italy nel settore tessile. Il totale delle unità occupate è dipendente dalle aziende legate al settore economico agricolo, che conta oltre occupati e che, in termini generali, può avvalersi in maniera di gran lunga più diffusa del supporto da parte dei membri della famiglia agricola nella conduzione dell attività Analisi del quadro programmatico e pianificatorio di riferimento Il Piano di gestione della ZPS Piana di Semestene, Bonorva, Macomer, Bortigali si inserisce in un contesto territoriale sul quale sono in atto altri strumenti di pianificazione e programmazione. L individuazione e l analisi degli strumenti pianificatori vigenti costituiscono due momenti fondamentali nell elaborazione del Piano di Gestione. Il Piano di Gestione non può e non deve essere uno strumento pianificatore individuale, bensì deve sapersi integrare con i piani e i programmi vigenti ed eventualmente arricchirne gli obiettivi, gli indirizzi e le prescrizioni. Gli strumenti di pianificazione/programmazione significativi per l elaborazione del Piano di Gestione sono di seguito illustrati. 28

29 Piano Paesaggistico Regionale: strumento pianificatore approvato dalla Giunta Regionale nel 2006, in coerenza con le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio approvato con il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della Legge 6 luglio 2002, n. 137) e successive modifiche e integrazioni. Tale strumento assicura che il territorio regionale sia adeguatamente conosciuto, salvaguardato, pianificato e gestito in ragione dei differenti valori espressi dai diversi aspetti che lo costituiscono e rappresenta il quadro di riferimento e di coordinamento, per gli atti di programmazione e di pianificazione regionale, il provinciale e locale. Il PPR persegue le seguenti finalità: a) preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l'identità paesaggistica, ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo; b) proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità; c) assicurare la tutela e la salvaguardia del paesaggio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità; d) contribuire all efficiente utilizzo delle risorse naturali e alla protezione del clima, nell ottica della sostenibilità ambientale in linea con le priorità stabilite dalla Commissione Europea nella strategia Europa 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. I principi contenuti nel PPR, assunti a base delle azioni da attuare per il perseguimento dei fini di tutela paesaggistica, sono: a. il controllo dell'espansione delle città; b. la gestione dell'ecosistema urbano secondo il principio di precauzione; c. la conservazione e sviluppo del patrimonio naturale e culturale; d. l'alleggerimento della eccessiva pressione insediativa, in particolare negli ambiti costieri; e. la tutela del paesaggio rurale perseguendo il primario obiettivo di salvaguardarlo, di preservarne l'identità e le peculiarità, contrastando il fenomeno del frazionamento delle aree agricole finalizzato all'edificazione, in particolare nella fascia costiera e nelle aree periurbane; f. le politiche settoriali per un utilizzo efficiente delle risorse al fine di conservare la diversità biologica e ridurre le emissioni di gas ad effetto serra; g. le strategie territoriali integrate per le zone ecologicamente sensibili; h. la protezione del suolo con la riduzione di erosioni; i. la conservazione e recupero delle grandi zone umide; j. la gestione e recupero degli ecosistemi marini; k. la conservazione e gestione di paesaggi di interesse culturale, storico, estetico ed ecologico; l. una più adeguata compatibilità delle misure di sviluppo che incidano sul paesaggio; m. il recupero di paesaggi compromessi e degradati dalle attività umane. Piano Forestale Ambientale (PFAR): strumento pianificatore redatto ai sensi del D.Lgs 227/2001, è stato approvato con Deliberazione n. 53/9 del 27/12/2007. E uno strumento quadro di indirizzo, finalizzato alla pianificazione, programmazione e gestione del territorio forestale e agro-forestale della regione, per il perseguimento degli obiettivi di tutela dell ambiente e di sviluppo sostenibile dell economia rurale della Sardegna. 29

30 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI): strumento pianificatore redatto ai sensi della Legge 183/89 art. 17 comma 6 e successive modificazioni e adottato con Delibera della Giunta Regionale n del del , approvato dalla Giunta Regionale con Delibera n. 54/33 del 30 dicembre 2004 e reso esecutivo dal decreto dell assessore dei lavori pubblici 21 febbraio 2005 n.3. Il PAI ha valore di piano territoriale di settore finalizzato all adozione di misure volte alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo, alla prevenzione del rischio idrogeologico. Piano di Tutele delle Acque: in attuazione dell art. 44, comma 1, del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152 con le disposizioni correttive e integrative del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258 (di seguito denominato di Decreto), costituisce un piano stralcio di settore del Piano di Bacino (PdB) Regionale della Sardegna, ai sensi dell art. 17, comma 6 ter, della Legge n. 183 del 1989 così come integrata con le Leggi n. 253 del 1990 e n. 493 del 1993 (di seguito L.183/89). Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Sardegna (di seguito PTA) é lo strumento mediante il quale vengono individuati gli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici e le linee di intervento volte a garantire il loro raggiungimento o mantenimento, nonché le misure necessarie per la tutela quali-quantitativa della risorsa. Il Programma Regionale di Sviluppo (PRS): è lo strumento principale della programmazione finanziaria ed economica regionale. Esso definisce le strategie d azione e coordina i progetti attuativi nei diversi settori del sistema economico per l intera legislatura. Costituisce il primo anello di una catena unitaria di programmazione, comprendente il Documento annuale di programmazione economica e fi nanziaria (Dapef, che si configura come un aggiornamento annuale del PRS), la legge finanziaria e quella di bilancio. Il PRS e stato introdotto dalla legge regionale 2 agosto 2006, n. 11, che disciplina gli strumenti di programmazione finanziaria ed economica della Regione. La norma stabilisce che il PRS determina le strategie e gli obiettivi generali e specifici che, nel periodo dell intera legislatura, la Regione intende perseguire per lo sviluppo economico e sociale e definisce le principali linee progettuali che si intendono adottare per il conseguimento degli obiettivi, nonché i risultati attesi. Il Programma Regionale di Sviluppo vigente e stato approvato dalla Giunta Regionale con Delibera n. 43/2 del 25 settembre Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007/2013: è il principale strumento di finanziamento per il settore agricolo, agro-industriale e forestale e per lo sviluppo rurale dell Isola. Esso si pone l'obiettivo di fornire una risposta alle problematiche e ai fabbisogni emergenti dal territorio regionale. Per fare questo si serve di un fondo comunitario, denominato FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) attraverso il quale cofinanzia l'attuazione della strategia di sviluppo rurale regionale. Piano Regolatore Generale degli Acquedotti della Sardegna: strumento di pianificazione delle risorse idriche, disciplina l uso della risorsa destinata al soddisfacimento del fabbisogno idropotabile e la realizzazione delle necessarie infrastrutture di potabilizzazione, trasporto e distribuzione delle risorse idriche. Piano regionale di gestione dei rifiuti sezione rifiuti urbani: approvato con deliberazione della Giunta 30

31 regionale n. 57/2 del e pubblicato nel BURAS n. 23 del , a cui hanno fatto seguito i Piani provinciali adottati dalle Province di Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano. Piano Urbanistici Provinciale e Piano Territoriale di Coordinamento (PUP/PTC) Provincia di Sassari: approvato nel maggio del Il Piano territoriale di coordinamento, previsto dalla L. 142/90 (oggi D.Lgs. 267/00), è stato assimilato al Piano urbanistico provinciale previsto dalla L.R. 45/89; in sostanza si parla di PUP-PTC quale unico strumento pianificatorio fondamentale dell Ente, che detta le linee di indirizzo per le azioni di sviluppo e per la gestione del territorio. Il Piano Urbanistico Provinciale (PUP) Provincia di Nuoro: ha valenza di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, ai sensi dell art. 15 della Legge , n I contenuti del Piano urbanistico provinciale di Nuoro, corrispondono alle competenze che, in materia di pianificazione e gestione territoriale e urbanistica, sono state attribuite alla Provincia dalla normativa nazionale e dalla legislazione regionale. In particolare il PUP: Individua e orienta l attività di governo del territorio provinciale condotta dalla stessa Provincia e dai singoli Comuni; Rappresenta un quadro di riferimento e di coerenze per la programmazione, la pianificazione e la progettazione sia regionale che provinciale; Rappresenta, assieme agli strumenti di programmazione e di pianificazione regionale, il riferimento per la verifica di coerenza degli strumenti urbanistici comunali. Piani Urbanistici Comunali: strumenti di pianificazione che regolamentano l'attività' edilizia del territorio comunale sia in ambito urbano che in ambito extra-urbano. Tali strumenti hanno il compito di tracciare le linee da osservarsi nella ricostruzione di quelle parti dell'abitato in cui sia da rimediare alla viziosa disposizione degli edifici. Tutti i Comuni interessati territorialmente dalla ZPS hanno un proprio Piano Urbanistico regolarmente adottato con apposito atto amministrativo. 5. Metodologia di valutazione degli impatti La valutazione degli impatti, sulle componenti ambientali, conseguenti all adozione di un Piano/programma richiede innanzitutto un attenta analisi dell assetto ambientale dell area prima dell adozione del Piano stesso e solo successivamente si può procedere ad ipotizzare i cambiamenti che si possono manifestare nel tempo. Pertanto, sulla base di tale assunto, è indispensabile analizzare dettagliatamente le componenti ambientali al fine di individuare i fattori che possono incidere sull'ambiente positivamente o negativamente. A tal fine, si è pensato di adottare, quale metodo per la valutazione degli impatti, il modello DPSIR che mette in evidenza le relazioni che intercorrono tra i sistemi economici, politici e sociali e l'ambiente secondo un sistema causacondizione-effetto. Il modello DPSIR e' stato proposto dall'aea (Agenzia Europea per l'ambiente), esso mette in evidenza due fasi Determinanti e Impatti, capaci di valutare le cause che portano all'alterazione dell'ambiente. Secondo tale modello, infatti, gli sviluppi di natura economica e sociale (Determinanti) esercitano delle Pressioni che causano alterazioni sull'ambiente sia qualitativamente che quantitativamente. Tale alterazione determina 31

32 degli Impatti sulla salute umana, sugli ecosistemi e sull'economia che richiedono Risposte da parte della società. Le Risposte, a loro volta possono avere delle ripercussioni su qualsiasi elemento del sistema: sulle determinanti, attraverso interventi strutturali; sulle pressioni, attraverso interventi tecnologici; sullo stato, attraverso azioni di bonifica; sugli impatti, attraverso la compensazione economica del danno. Il modello DPSIR suddivide le componenti di un sistema ambientale in: Determinanti o Forze determinanti: azioni sia antropiche (comportamenti ed attività umane: industria, agricoltura, trasporti, ecc.) che naturali, in grado di determinare pressioni sull'ambiente; Pressioni: con pressioni viene indicato tutto ciò che tende ad alterare la situazione ambientale (emissioni atmosferiche, rumore, campi elettromagnetici, produzione di rifiuti, scarichi industriali, espansione urbana (consumo di suolo), costruzione di infrastrutture, de-forestazione, incendi boschivi, ecc.); nel caso dei rifiuti possono essere la produzione stessa dei rifiuti, impianti di smaltimento o recupero, ecc.; Stati: qualità fisiche, chimiche e biologiche delle risorse ambientali (aria, acque, suoli, ecc.); Impatti: effetti negativi sugli ecosistemi, sulla salute degli uomini e degli animali e sull'economia; quindi per esempio la contaminazione del suolo da percolati, aumento dell'effetto serra per l'emissione di gas da discariche e impianti di recupero, ecc. Risposte: risposte ed azioni di governo, attuate per fronteggiare pressioni e problemi manifestati sull'ambiente, programmi, target da raggiungere, ecc.; nel caso dei rifiuti possono essere l'aumento delle quantità recuperate, terget normativi, diminuzione dei rifiuti smaltiti in discarica, accordi di programma, ecc. 6. Il Processo partecipato I soggetti che devono essere coinvolti nel processo di VAS sono: - soggetti amministrativi e gestionali competenti quali: la Regione Sardegna, le Province di Sassari e Nuoro, i Comuni di Bolotana, Semestene, Macomer, Bortigali, Sindia, Silanus, Pozzomaggiore e Bonorva; 32

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