INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE Documento pubblicato nel sito

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1 INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2013 Documento pubblicato nel sito

2 Indice TAVOLA 1 REQUISITO INFORMATIVO GENERALE...3 TAVOLA 3 COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZA...17 TAVOLA 4 ADEGUATEZZA PATRIMONIALE...20 TAVOLA 5 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE BANCHE...23 TAVOLA 6 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO...30 TAVOLA 8 TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO...32 TAVOLA 12 RISCHIO OPERATIVO...35 TAVOLA 13 ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE...36 TAVOLA 14 RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO...39 TAVOLA 15 SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE...41 Pag. 2

3 TAVOLA 1 REQUISITO INFORMATIVO GENERALE INFORMATIVA QUALITATIVA La Banca definisce la mappa dei rischi rilevanti che costituisce la cornice entro cui si sviluppano tutte le altre attività di misurazione/valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi. A tal fine provvede all individuazione di tutti i rischi relativamente ai quali è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la sua operatività, il perseguimento delle proprie strategie e il conseguimento degli obiettivi aziendali. Per ciascuna tipologia di rischio identificata, vengono individuate le relative fonti di generazione (anche ai fini della successiva definizione degli strumenti e delle metodologie a presidio della relativa misurazione e gestione) e le strutture responsabili della gestione. Nello svolgimento di tali attività sono presi in considerazione tutti i rischi contenuti nell elenco di cui all Allegato A della Circolare 263/06 (valutandone un possibile ampliamento al fine di meglio comprendere e riflettere il business e l operatività aziendale) tenuto conto: del contesto normativo di riferimento; della operatività specifica in termini di prodotti e mercati di riferimento; delle peculiarità dell esercizio dell attività bancaria nel contesto del Credito Cooperativo; degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione. I rischi identificati sono classificati in due tipologie: a) rischi quantificabili, in relazione ai quali la Banca si avvale di apposite metodologie di determinazione del capitale interno; b) rischi non quantificabili, per i quali, non essendosi ancora affermate metodologie robuste e condivise di determinazione del relativo capitale interno non viene determinato un assorbimento patrimoniale, bensì vengono predisposti adeguati sistemi di controllo ed attenuazione. La Banca, identificati tutti i rischi rilevanti a cui è o potrebbe essere esposta rispetto alla propria operatività, ai mercati di riferimento, nonché ai fattori di contesto derivanti dalla propria natura cooperativa, esegue un attività di assessment qualitativo sulla significatività dei rischi e/o analisi del grado di rilevanza dei rischi, con il supporto di indicatori definiti distintamente per le diverse tipologie di rischio. In questa fase vengono anche identificate le fonti di generazione dei rischi individuati, posizionando gli stessi in capo alle funzioni/unità operative ovvero correlandoli ai processi aziendali. Pag. 3

4 Sulla base di quanto rilevato dalle attività di analisi svolte, la Banca ha identificato come rilevanti i seguenti rischi: 1. rischio di credito (quantificabile); 2. rischio operativo (quantificabile); 3. rischio di concentrazione (quantificabile); 4. rischio di tasso di interesse (quantificabile); 5. rischio di liquidità (non quantificabile); 6. rischio residuale (non quantificabile); 7. rischio strategico (non quantificabile); 8. rischio di reputazione (non quantificabile); Vengono considerati, invece, non rilevanti/poco rilevanti i seguenti rischi: 1. rischio di controparte (quantificabile); 2. rischio di mercato (quantificabile); 3. rischio derivante da cartolarizzazioni (non quantificabile) 4. rischio da conflitti di interessi: a. rischi connessi con l operatività con soggetti collegati (non quantificabile); b. rischio derivante da investimenti partecipativi in imprese non finanziarie (non quantificabile). Per completezza si riporta di seguito la descrizione dei rischi considerati non/poco rilevanti e la motivazione in base alla quale vengono classificati come tali dalla banca. Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa e configura una particolare fattispecie del rischio di credito che si manifesta con riferimento ad alcune tipologie di transazioni, aventi ad oggetto determinati strumenti finanziari, specificamente individuati dalla normativa. Tale rischio è considerato poco rilevante in quanto la percentuale di incidenza dello stesso sui requisiti patrimoniali complessivi è estremamente esigua; viene inoltre ricompreso nella quantificazione del rischio di credito. Il rischio di mercato è il rischio generato dall operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari, le valute e le merci. Si declina in: Rischio di Posizione generico su titoli di debito (rischio derivante dalla avversa variazione del livello dei tassi di interesse); Rischio di Posizione generico su titoli di capitale (rischio dovuto ad uno sfavorevole movimento generale dei mercati nel loro complesso); Rischio di Posizione specifico su titoli di debito (rischio di insolvenza legato al singolo emittente e di perdite causate da una sfavorevole variazione del prezzo dovuta a fattori connessi con la situazione dell'emittente); Rischio di Posizione specifico su titoli di capitale (rischio di perdite causate da una sfavorevole variazione del prezzo dovuta a fattori connessi con la situazione dell'emittente - compresi eventi particolari che influenzano l'andamento dello strumento stesso); Rischio di regolamento (rischio di perdita derivante dal mancato regolamento delle transazioni in titoli di debito, titoli di capitale, contratti derivati, valute e merci non ancora regolate dopo la loro data di scadenza); Rischio di concentrazione sul portafoglio di negoziazione (rischio di eccessiva esposizione delle posizioni di negoziazione verso una specifica controparte o gruppo di controparti connesse); Rischio di cambio (rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla banca indipendentemente dal portafoglio di allocazione); Rischio di posizione su merci (rischio di subire perdite per effetto di variazione di prezzo delle merci). Con riferimento al rischio di mercato la Banca non è tenuta al rispetto dei requisiti per il rischio di posizione, di regolamento e di concentrazione poiché il portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza (definito come somma in valore assoluto delle posizioni lunghe e corte) risulta di norma inferiore al 5 per cento del totale dell attivo, e in ogni caso non è superiore ai 15 milioni di euro. La Banca, inoltre, essendo sottoposta al rispetto del vincolo del contenimento della posizione netta aperta in cambi entro il 2% del patrimonio di vigilanza è esclusa dalla disciplina segnaletica inerente. Il rischio derivante da cartolarizzazioni è il rischio di incorrere in perdite dovute alla mancata rispondenza tra sostanza economica delle operazioni e le decisioni di valutazione e gestione del rischio. Per l operazione di cartolarizzazione posta in essere dalla Banca si evidenzia il mancato significativo trasferimento del rischio di credito. L operazione, quindi, non è riconosciuta ai fini prudenziali. Pag. 4

5 Tale rischio viene considerato poco rilevante in quanto ricompreso nel rischio di credito e la Banca continua ad utilizzare gli strumenti di controllo e monitoraggio dei rischi previsti per i crediti in portafoglio. Il portafoglio dell unica cartolarizzazione, inoltre, è sottoposto a monitoraggio continuo; sulla base di tale attività sono predisposti report mensili e trimestrali verso la società veicolo e le controparti dell operazione, così come previsti dalla documentazione contrattuale, con evidenze dello status dei crediti e dell andamento degli incassi. rischio da conflitti di interessi: a) rischi connessi con l operatività con soggetti collegati. La Banca d Italia ha introdotto nella Circolare 263, Titolo V, Capitolo 5, la nuova disciplina in materia di attività di rischio e conflitti d interesse nei confronti di soggetti collegati. L obiettivo delle Disposizioni è presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della Banca possa compromettere l oggettività e l imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e alle altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi, anche reputazionali, non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti. Ai sensi delle citate disposizioni, nell ambito del processo interno di valutazione dell adeguatezza patrimoniale devono essere valutati i rischi connessi con l operatività verso soggetti collegati (di natura legale, reputazionale o di conflitto d interesse), ritenuti rilevanti per l operatività aziendale. Il Consiglio di Amministrazione nella seduta del 03/06/2013 ha deliberato l aggiornamento delle Procedure deliberative in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, nelle quali sono disciplinati i criteri per la classificazione delle operazioni e le procedure deliberative applicabili all assunzione di attività di rischio e all esecuzione di operazioni con soggetti collegati. Nella stessa seduta di Consiglio sono state aggiornate anche le Politiche in materia di assetti organizzativi, gestione delle operazioni e controlli interni in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati. Si evidenzia che alla medesima data non sono presenti posizioni di rischio verso soggetti collegati che eccedono i limiti prudenziali di riferimento. Alla data di riferimento del presente resoconto, sono presenti 28 posizioni di rischio verso soggetti collegati (parti correlate) per un ammontare complessivo di 1,19 mln di euro. Al riguardo, si rileva un alto frazionamento delle esposizioni. b) rischio derivante da investimenti partecipativi in imprese non finanziarie. Coerentemente al principio di proporzionalità e al fine di dare attuazione a tali principi, la Banca già con delibera del Consiglio di Amministrazione del 25/06/2012 ha formalizzato le Politiche interne in materia di partecipazioni in imprese non finanziarie e di classificazione degli investimenti indiretti in equity. Nelle suddette politiche la Banca ha definito le tipologie di partecipazioni in imprese non finanziarie detenibili ovvero: partecipazioni in Organismi di Categoria, partecipazioni acquisite o detenute con finalità diverse da obiettivi di natura strettamente finanziaria o potenzialmente speculativi, partecipazioni acquisite o detenute con finalità di natura finanziaria o potenzialmente speculativa. In proposito, si precisa che la Banca, oltre alle partecipazioni in Organismi di Categoria detenute conformemente alle previsioni normative e statutarie, non detiene ulteriori investimenti partecipativi in imprese non finanziarie. Gli investimenti in essere al ammontano ad euro ,09 e riguardano esclusivamente partecipazioni in società promosse dal movimento del Credito Cooperativo: Iccrea Holding Spa, Federazione Marchigiana delle Banche di Credito Cooperativo, Fondo di Garanzia dei Depositanti, A&T Assicurazioni e Turismo Srl. Pag. 5

6 La Banca ha posto in essere un sistema di controllo e gestione dei rischi nel quale è assicurata la separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, articolato sulla base dei seguenti livelli di controllo, definiti dall Organo di Vigilanza: I livello: - controlli di Linea, effettuati dalle stesse strutture produttive che hanno posto in essere le operazioni o incorporati nelle procedure. I Controlli di Linea sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni; II livello: - controlli sulla gestione dei rischi, condotti a cura di strutture diverse da quelle produttive, con il compito di definire le metodologie di misurazione dei rischi, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici; - controlli di conformità normativa: svolti dalla Funzione indipendente all uopo costituita con il compito specifico di promuovere il rispetto delle norme di eteroregolamentazione (leggi e norme regolamentari) e di autoregolamentazione nonché dei codici interni di comportamento, per minimizzare il rischio di non conformità normativa e i rischi reputazionali ad esso collegati, coadiuvando, per gli aspetti di competenza, nella realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e gestione dei rischi; tale attività è condotta sulla base del piano annuale delle attività di conformità approvato dal Consiglio di Amministrazione o sulla base di specifiche richieste in corso d anno; - controlli in materia di gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo internazionale, svolti dalla Funzione indipendente all'uopo costituita con il compito specifico di verificare nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme di eteroregolamentazione (leggi e norme regolamentari) e di autoregolamentazione in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. III livello: - attività di revisione interna (Internal Auditing), (eventuale: esternalizzata alla Federzione locale), indirizzata a valutare l adeguatezza e la funzionalità del complessivo Sistema dei Controlli Interni. Tale attività è condotta, sulla base del piano annuale delle attività di auditing approvato dal Consiglio di Amministrazione, attraverso verifiche puntuali sull operatività delle funzioni coinvolte richieste in corso d anno. Con il 15 aggiornamento alla Circolare della Banca d Italia n. 263 del 27 dicembre 2006, Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, è stato definito il nuovo quadro regolamentare in materia di Sistema dei controlli interni, Sistema informativo, Continuità operativa. Il termine per l adeguamento alle disposizioni in materia di sistema dei controlli interni - di cui al Capitolo 7 - e di continuità operativa - di cui al Capitolo 9, è fissato al 1 luglio del Fanno eccezione: le previsioni inerenti le linee di riporto dei responsabili delle funzioni aziendali di controllo di secondo livello (risk management e compliance), di cui al Capitolo 7, Sezione III, par. 1, lett. b), cui ci si deve conformare entro il 1 luglio 2015; con riferimento all esternalizzazione di funzioni aziendali (Capitolo 7, Sezioni IV e V), l obbligo di adeguare i contratti di esternalizzazione in essere alla data di entrata in vigore delle disposizioni alla prima scadenza contrattuale e, comunque, entro tre anni dall entrata in vigore (1 luglio 2016). I contratti di esternalizzazione conclusi dopo l entrata in vigore della nuova disciplina devono essere adeguati alle nuove disposizioni entro la data di efficacia delle disposizioni (1 luglio 2014). Entro tale data deve essere inviata alla Banca d Italia una comunicazione che riporti tutti i contratti stipulati nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore delle disposizioni e la data della loro efficacia. Il termine per l adeguamento alle disposizioni in materia di sistema informativo, di cui al Capitolo 8, è il 1 febbraio I contratti di esternalizzazione del sistema informativo in essere alla data di entrata in vigore delle disposizioni devono essere adeguati alla prima scadenza contrattuale e, comunque, entro tre anni dall entrata in vigore delle disposizioni (1 luglio 2016). Le perduranti tensioni prodotte dalla crisi finanziaria impongono alla Banca una rinnovata riflessione sulla capacità di realizzare la propria missione, tenendo in debita considerazione anche i profili dell efficienza e dell economicità della gestione. In tale ottica, i contenuti, complessi e articolati, delle nuove disposizioni e i tempi di prevista entrata in vigore impongono un attenta valutazione non solo dei necessari profili di adeguamento alle nuove previsioni ma anche delle modalità di declinazione delle attività di adeguamento stesse, anche alla luce del prevedibile impatto organizzativo, procedurale ed economico e posta la peculiare fase congiunturale tuttora in atto. Pag. 6

7 Lo scorso 31 gennaio, la Banca ha trasmesso alla Banca d Italia la propria relazione sugli esiti dell autovalutazione in argomento. Nella relazione sono state individuate le misure da adottare per assicurare il rispetto delle disposizioni e la relativa tempificazione, definita in coerenza con le date di efficacia delle disposizioni di riferimento e tenuto conto delle linee progettuali di Categoria inerenti la predisposizione di riferimenti metodologici e standard documentali utili rispetto ai profili di necessario adeguamento individuati nel corso della stesura del piano di migrazione. Nel ricordare che la Banca partecipa alle iniziative e attività progettuali avviate a livello di Categoria per supportare il percorso di adeguamento con riferimenti interpretativi, metodologici e supporti documentali, si richiamano nel seguito le principali iniziative progettuali e gli interventi nel frattempo avviati per evolvere al complessivo sistema dei controlli interni nell indirizzo definito dalle disposizioni che verranno attuati nel corso dell anno 2014: definizione del Risk Appetite Framework (RAF) mediante interventi di natura organizzativa, metodologica ed applicativa; adeguamento della Funzione di Controlli rischi ai nuovi requisiti regolamentari mediante attività inerenti: - la definizione ed implementazione di procedure volte ad assicurare la corretta valutazione dei rischi che terranno conto anche dei presidi di controllo di secondo livello per il monitoraggio delle esposizioni creditizie; - la definizione degli indicatori in grado di evidenziare situazioni di anomalia e di inefficienza nei sistemi di misurazione e controllo rischi; - aggiornamento ed integrazione delle politiche e processi di valutazione delle attività aziendali per assicurarne una sempre maggiore e più adeguata integrazione con l attività di risk management; adozione di una policy nella quale saranno definite le linee guida del sistema dei controlli interni nonché compiti e responsabilità dei vari organi e funzioni di controllo ed i flussi informativi tra le diverse funzioni; adeguamento alle attività di esternalizzazione; adeguamento della funzione di compliance al fine di assicurare la piena conformità ai nuovi requisiti previsti dalla Vigilanza Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l efficienza e l efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento esterno o interno o derivanti dell introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti. In tale ambito: individua gli orientamenti strategici e le politiche di gestione dei rischi nonché gli indirizzi per la loro applicazione e supervisione; individua e approva le eventuali modifiche o aggiornamenti delle stesse; verifica che la Direzione Generale definisca l assetto dei controlli interni (strutture organizzative, regole e procedure) in modo coerente con la propensione al rischio stabilita, anche con riferimento all indipendenza ed adeguatezza delle funzioni di controllo dei rischi; approva le modalità di rilevazione e valutazione dei rischi e definisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte, in modo che siano chiaramente attribuiti i relativi compiti e prevenuti/mitigati potenziali conflitti di interesse; approva le modalità, definite dalle Funzioni competenti, attraverso le quali le diverse tipologie di rischi sono rilevati, analizzati e misurati/valutati, le modalità di calcolo del requisito patrimoniale, provvede al riesame periodico al fine di assicurarne l efficacia nel tempo; assicura che i compiti e le responsabilità siano definiti in modo chiaro ed appropriato, con particolare riguardo ai meccanismi di delega; assicura che venga definito un sistema di flussi informativi in materia di gestione e controllo dei rischi, volto a consentire la piena conoscenza e governabilità degli stessi, accurato, completo e tempestivo; assicura l affidabilità, la completezza e l efficacia funzionale dei sistemi informativi, che costituiscono un elemento fondamentale per assicurare una corretta e puntuale gestione dei rischi; individua i livelli di propensione al rischio e le soglie di tolleranza con riferimento a specifici profili di rischio, i limiti operativi e i relativi meccanismi di monitoraggio e controllo, coerentemente con il profilo di rischio accettato; nel caso emergano carenze o anomalie, promuove con tempestività idonee misure correttive. La Direzione Generale é responsabile dell attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione cui riporta direttamente in proposito. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi. Pag. 7

8 La Direzione Generale, pertanto, nell ambito delle deleghe alla stessa attribuite: supportare il Consiglio di Amministrazione nelle definizione delle strategie di esposizione ai rischi; analizzare le tematiche afferenti tutti i rischi aziendali ai fini di definire e mantenere aggiornate le politiche, generali e specifiche, di gestione, controllo e mitigazione dei rischi; definire i processi di gestione, controllo e mitigazione dei rischi, individuando compiti e responsabilità delle strutture coinvolte; istituire e mantenere un efficace sistema di gestione, controllo e mitigazione dei rischi; definire l assetto dei controlli interni (strutture organizzative, regole e procedure) in modo coerente con la propensione al rischio stabilita, anche con riferimento all indipendenza e adeguatezza delle funzioni di controllo dei rischi; verificare nel continuo la funzionalità, l efficienza e l efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi provvedendo al suo adeguamento in relazione ad eventuali anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento esterno o interno o derivanti dell introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti; assicurare la gestione e l aggiornamento dell intero processo ICAAP; definire i criteri del sistema di reporting direzionale e verso le funzioni di controllo interno, individuandone finalità, periodicità e funzioni responsabili; assicurare che le unità organizzative competenti definiscano ed applichino metodologie e strumenti adeguati per l analisi, la misurazione/valutazione ed il controllo/mitigazione dei rischi individuati; coordinare, nell ambito dal Comitato di Direzione, le attività delle unità organizzative coinvolte nella gestione, valutazione e controllo dei singoli rischi; curare l affidabilità, la completezza e l efficacia funzionale dei sistemi informativi; riferire al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale sull andamento dei rischi e sulle eventuali anomalie relative ad aspetti organizzativi ed operativi; proporre al Consiglio di Amministrazione eventuali misure correttive straordinarie volte all aumento della capitalizzazione della Banca, qualora dall attività di riconciliazione emerga l insufficienza del capitale complessivo a fronte dei fabbisogni di capitale interno complessivo. Il Collegio Sindacale, nell ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sull adeguatezza del sistema di gestione e controllo dei rischi, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. Per lo svolgimento delle proprie funzioni, il Collegio Sindacale si avvale delle evidenze e delle segnalazioni delle funzioni di controllo (Internal Auditing, Funzione di Conformità, Risk Controlling, Società di Revisione). Nell effettuare le proprie attività di verifica il Collegio Sindacale valuta le eventuali anomalie che siano sintomatiche di disfunzioni delle strutture/unità responsabili. La Funzione di Risk Controlling, preposta al controllo sulla gestione dei rischi, é contraddistinta da una netta separatezza dalle funzioni operative e ha il compito di individuare le metodologie di misurazione dei rischi, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell operatività delle singole aree operative con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici. La Funzione garantisce inoltre l informativa inerente attraverso opportuni sistemi di reporting indirizzati alle funzioni operative, alla Direzione Generale, agli Organi di Governo e Controllo. La Funzione di Risk Controlling assume un ruolo cardine nello svolgimento di attività fondamentali dell ICAAP. In particolare, pur avvalendosi, nello svolgimento delle proprie mansioni, della collaborazione di altre unità operative aziendali: Sviluppa e mantiene i modelli e gli strumenti di supporto per la misurazione/valutazione ed il monitoraggio dei rischi; Raccoglie e analizza i risultati del self assessment condotto, per quanto di competenza, dalle diverse Unità di Business in merito al monitoraggio dei profili di manifestazione dei diversi rischi; raccoglie le risultanze relative al calcolo degli indicatori di rilevanza degli stessi; Coordina, supervisionandone l esecuzione, i calcoli dell assorbimento di capitale attuale e prospettico per ciascuno dei rischi di I Pilastro. Esegue direttamente le misurazioni dei rischi quantificabili di II Pilastro; Coordina il risk self assessment relativo ai rischi non quantificabili; Coordina l esecuzione delle prove di stress; Determina il capitale interno complessivo, attuale e prospettico. Nel condurre tale attività tiene conto delle eventuali esigenze di carattere strategico sottoposte dalla Pianificazione strategica; Nello svolgimento di tutte le menzionate attività mantiene informati gli organi aziendali anche attraverso la produzione di specifici report; Svolge, infine, un ruolo di supporto alla Direzione Generale nello svolgimento e nella formalizzazione dell auto-valutazione e predispone la documentazione che, previa approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione, costituisce il pacchetto informativo da inviare alla Banca d Italia. Il processo ICAAP richiede il coinvolgimento oltre alle funzioni di controllo anche delle unità operative in cui si generano i rischi, chiamate a contribuire su aspetti di specifica competenza. La sintesi di tale sinergia si realizza nell ambito del Comitato di Direzione, l organo collegiale di supporto alla Direzione nella gestione della Banca. Pag. 8

9 Funzione Amministrazione, Bilancio e Segnalazioni (ricompresa nell Area Servizi) La Funzione Amministrazione, Bilancio e Segnalazioni detiene alcune responsabilità dirette nell ambito del processo ICAAP, prima fra tutte, l effettuazione dei calcoli del capitale interno inerente i rischi di I Pilastro, in raccordo con la Funzione di Risk Controlling e con l Area Mercati. Produce e fornisce, inoltre, i dati utili al calcolo degli indicatori di rilevanza, alla misurazione dei rischi di II Pilastro oggetto di misurazione e all effettuazione delle prove di stress. La Funzione svolge un ruolo di riferimento in fase di determinazione del capitale complessivo e di riconciliazione dello stesso con il Patrimonio di Vigilanza; a tal fine, cura, infatti, le seguenti attività: o Determina l ammontare del capitale complessivo attraverso le informazioni contabili e di vigilanza a propria disposizione, individuando gli elementi patrimoniali più appropriati per la copertura del capitale interno complessivo in ottica attuale e prospettica; o Nel caso in cui dal confronto delle due misure di capitale emergano scostamenti, propone azioni correttive coordinandosi con la Funzione di Risk Controlling e con la Funzione Pianificazione e Controllo di Gestione, e stima gli eventuali oneri connessi; o Riconcilia il Capitale Complessivo con il Patrimonio di Vigilanza, individuando le voci contabili riconducibili a questo ultimo e motivando l utilizzo di voci patrimoniali non riconducibili al Patrimonio di Vigilanza. Funzione Pianificazione e Controllo di Gestione Nell ambito della misurazione/valutazione dei rischi supporta l analisi e la valutazione del rischio strategico. In sede di determinazione del Capitale Interno Complessivo prospettico, verifica la coerenza dello stesso con il piano strategico ed il piano operativo. Eventualmente determina e propone una misura aggiuntiva di capitale a sostegno delle iniziative strategiche. Altre Funzioni di supporto Le seguenti Funzioni aziendali contribuiscono al processo ICAAP, ognuna secondo le proprie competenze: o la Funzione di Conformità, come definito nelle Politiche e processi per la gestione dei rischi di non conformità, è responsabile dell analisi, valutazione e monitoraggio dei rischi legali e dei rischi reputazionali agli stessi collegati, contribuendo alla relativa mitigazione anche con l ordinario esercizio delle proprie attività; o la Funzione Organizzazione collabora alla misurazione/valutazione e mitigazione dei rischi aziendali nello svolgimento della propria attività di disegno e implementazione di processi e procedure per il funzionamento della Banca. Cura l aggiornamento del Regolamento ICAAP in collaborazione con le Funzioni di Conformità e di Risk Controlling. Con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti sopra richiamati vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e le principali informazioni relative alla governance del rischio, agli strumenti e alle metodologie a presidio della misurazione/valutazione e gestione del rischio, alle strutture responsabili della gestione. La sintesi della sinergia tra le varie unità si realizza nell ambito del Comitato di Direzione, l organo collegiale di supporto alla Direzione nella gestione della Banca composto, oltre che dal Direttore Generale, dai Dirigenti responsabili delle variearee. Il Comitato di Direzione è un organo collegiale di supporto alla Direzione nella gestione della Banca composto, oltre che dal Direttore Generale, dai Responsabili delle Aree Mercati e Servizi, dai Responsabili dei Settori Crediti e Finanza, del Servizio Organizzazione Aziendale, Servizio Controlli Interni, del Legale e Contenzioso, della Pianificazione e Controllo di Gestione. Nello svolgimento delle proprie mansioni il Comitato si avvale della collaborazione di unità operative aziendali ed è direttamente responsabile della fase iniziale del processo nel cui ambito: individua i rischi cui la Banca potrebbe essere esposta, identificando le relative fonti e valutandone la rilevanza attraverso l analisi di appositi indicatori; riconcilia l elenco interno dei rischi con quello regolamentare; Condivide l elenco delle strutture coinvolte nella gestione di ciascun rischio e le responsabilità da assegnare alle stesse; Coordina la fase di misurazione/valutazione dei rischi valutando le problematiche e le criticità di natura organizzativa ed operativa, individuando, in collaborazione con la Funzione di Risk Controlling, le iniziative di monitoraggio e mitigazione più appropriate in base alle evidenze emerse dagli indicatori di rilevanza e dal self assessment di esposizione ai rischi. In tale contesto, supporta la Direzione Generale nel monitoraggio dell effettiva realizzazione degli interventi correttivi individuati; Verifica la coerenza nel tempo del grado di esposizione ai rischi con le strategie definite dal Consiglio di Amministrazione attraverso il monitoraggio dell andamento dei rischi stessi, effettuato analizzando le risultanze delle attività di misurazione/valutazione dei rischi rappresentate nella reportistica. Sulla base di tale monitoraggio, formula proposte di modifica o aggiornamento delle politiche in materia di gestione dei rischi; Contribuisce, infine, alla promozione nell azienda di una cultura di attiva gestione dei rischi monitorando, tra l altro, le attività formative in materia. Con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti sopra richiamati vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e le principali informazioni relative alla governance del rischio, agli strumenti e metodologie a presidio della misurazione/valutazione e gestione del rischio, alle strutture responsabili della gestione. Pag. 9

10 RISCHIO DI CREDITO E definito come il rischio di subire perdite derivanti dall insolvenza o dal deterioramento del merito creditizio delle controparti affidate. Alla luce delle disposizioni in materia e del rilievo attribuito all efficienza ed efficacia del processo del credito e del relativo sistema dei controlli, la Banca si è dotata di una struttura organizzativa funzionale al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo dei rischi creditizi indicati dalla citata normativa prudenziale. L intero processo di gestione e controllo del credito è disciplinato da regolamentazione interna che disciplina: le deleghe ed i poteri di firma in materia di erogazione; i criteri per la valutazione del merito creditizio; le metodologie per il rinnovo degli affidamenti; le metodologie di controllo andamentale e di misurazione del rischio di credito, nonché le tipologie di interventi da adottare in caso di rilevazione di anomalie, le attività di controllo, gestione e attenuazione del rischio stesso. In tale ambito già nel corso del 2012, con riferimento alle operazioni con soggetti collegati, la Banca, come già precisato in precedenza, si è dotata di apposite Procedure deliberative volte a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l imparzialità e l oggettività delle decisioni relative alla concessione, tra l altro, di finanziamenti. In tale prospettiva, la Banca si è dotata anche di strumenti ricognitivi e di una procedura informatica volti a supportare il corretto e completo censimento dei soggetti collegati. La Banca ha altresì definito livelli di propensione al rischio e soglie di tolleranza coerenti con il proprio profilo strategico e le caratteristiche organizzative. Tali riferimenti sono stati integrati, nelle specifiche politiche di rischio, con assetti organizzativi e controlli interni volti a definire i ruoli e le responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d interesse, ad assicurare l accurato censimento dei soggetti collegati, a monitorare l andamento delle relative esposizioni e il costante rispetto dei limiti definiti, ad assicurare la tempestiva e corretta attivazione delle procedure deliberative disciplinate. Il Consiglio di Amministrazione, anche sulla base dei riferimenti all uopo prodotti dalla Direzione Generale, il Consiglio di Amministrazione verifica nel continuo l efficienza e l efficacia complessiva del Sistema di gestione e controllo del rischio di credito, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, all introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti. La Direzione Generale ha predisposto le misure necessarie ad assicurare l istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento del sistema di gestione e controllo del rischio di credito, in coerenza con il modello di business ed il grado di esposizione ai rischi definito dal Consiglio di Amministrazione. In tale contesto ha attivato le iniziative necessarie ad assicurare la messa in opera di canali di comunicazione efficaci, al fine di garantire il sistema di gestione e controllo del rischio. per dare attuazione al modello organizzativo prescelto, ha definito compiti e responsabilità di tutte le posizioni di lavoro coinvolte nel processo: - nel rispetto dei requisiti di segregazione funzionale necessari ad assicurare che le attività operative vengano svolte secondo i criteri di sana e prudente gestione, e - assicurando che le attività rilevanti in materia di gestione del rischio di credito siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze proporzionate ai compiti da svolgere. Il Collegio Sindacale, nell ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sul grado di adeguatezza del sistema di gestione e controllo del rischio di credito adottato, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. I presidi del processo creditizio sono in carico principalmente all Area Crediti. Il processo organizzativo è ispirato al principio di separatezza tra le attività proprie del processo istruttorio e quelle di sviluppo e gestione dei crediti. Tale principio è stato attuato attraverso la costituzione di strutture organizzative separate e con una ripartizione dei compiti e delle responsabilità, quanto più possibile, volta a realizzare la segregazione di attività in conflitto di interesse. In particolare, in via indipendente dalle risorse titolari di deleghe in materia di erogazione del credito, l Ufficio Controllo Andamentale Crediti, all interno della Funzione Risk Controlling, è delegato al monitoraggio sistematico delle posizioni ed alla rilevazione delle posizioni problematiche, nonché al coordinamento e alla verifica del monitoraggio delle posizioni svolto dai preposti di filiale. "La Banca da circa quattro anni ha introdotto il sistema sviluppato nell'ambito della Categoria per la Classificazione del Rischio di Credito (CRC) quale strumento gestionale a supporto del processo di gestione del credito, che consente una più oggettiva selezione della clientela e un più strutturato monitoraggio delle posizioni. Tale metodo, finalizzato a realizzare un'adeguata integrazione tra le informazioni quantitative (bilancio; centrale dei rischi; Pag. 10

11 andamento rapporto e settore merceologico) e quelle qualitative accumulate in virtù del peculiare rapporto con la clientela di riferimento e del radicamento sul territorio, consente di attribuire una classe di merito all'impresa cliente, tra le dieci previste dalla scala maestra di valutazione, mediante il calcolo di un punteggio sintetico (scoring) sulla base di informazioni (quantitative e qualitative) e valutazioni (oggettive e soggettive) di natura diversa. Le funzionalità dello strumento erano principalmente rivolte verso il segmento "corporate" e in particolare indirizzate alle società di capitale. La Banca al ha evidenziato un grado di utilizzo del sistema pari al 2,4% circa delle posizioni affidate appartenenti alla categoria imprese (contro il 4,7% dello scorso anno), corrispondente al 23,7% circa del totale degli impieghi alle imprese stesse (31,6% nel precedente resoconto). L'utilizzo del sistema, rapportato ad una base dati nazionale globale ritenuta ancora limitata e non pienamente di riferimento, si sta rivelando non completamente soddisfacente. Con riferimento all acquisizione ed alla gestione delle principali forme di garanzia utilizzate a protezione delle esposizioni creditizie, il Consiglio di Amministrazione ha definito specifiche politiche al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti giuridici, economici e organizzativi previsti dalla normativa per il loro riconoscimento a fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa. In particolare: - sono state adottate tecniche e procedure volte al realizzo tempestivo delle attività poste a protezione del credito; - sono stati affidati a strutture centralizzate i compiti di controllo sui profili di certezza giuridica; - sono stati posti in uso standard contrattuali con riferimento alle principali forme di garanzia accettate; - le tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono state chiaramente documentate e divulgate. Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di credito la Banca utilizza la metodologia standardizzata, adottata per la determinazione dei requisiti prudenziali a fronte del rischio stesso. L applicazione della citata metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in portafogli e l applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione di valutazioni del merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito ovvero da agenzie di credito alle esportazioni riconosciute dalla Banca d Italia. La stima del capitale interno viene effettuata su base almeno trimestrale. RISCHIO DI CONCENTRAZIONE Il rischio di concentrazione è il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Le politiche sul Rischio di concentrazione, definite dal Consiglio di Amministrazione, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici: modello organizzativo di governo e controllo del rischio (struttura, processi, metodologie, rendicontazione); linee guida sui massimali di esposizione di natura creditizia su tipologie di posizione rilevanti ai fini della concentrazione quali, ad esempio, una singola controparte (grande rischio), una branca produttiva; ammontare complessivo dell esposizione ai grandi rischi. La Banca ai fini della determinazione del rischio di concentrazione single name e del relativo capitale interno ha stabilito, sulla base di un attenta valutazione costi/benefici, di utilizzare l algoritmo del Granularity Adjustment (GA) indicato nelle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale (cfr. Circ. 263/06 Banca d Italia, Titolo III, Capitolo 1, Allegato B). L elaborazione del Granularity Adjustment secondo le modalità sopra descritte viene effettuata con cadenza almeno trimestrale. Il monitoraggio su base periodica dell esposizione al rischio di concentrazione si avvale inoltre di un set di indicatori, integrato nell ambito di un sistema di early warning, finalizzato alla segnalazione tempestiva di un eventuale aumento del grado di concentrazione del portafoglio verso singole branche di attività economica. RISCHIO OPERATIVO E il rischio di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è anche compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Nella gestione e controllo dei Rischi Operativi sono coinvolte, oltre agli organi aziendali secondo quanto illustrato nella parte introduttiva, differenti unità organizzative, ciascuna delle quali destinataria dell attribuzione di specifiche responsabilità coerenti con la titolarità delle attività dei processi nei quali il rischio in argomento si può manifestare. Pag. 11

12 Il Consiglio di Amministrazione è responsabile dell istituzione e del mantenimento di un efficace Sistema di Misurazione e Controllo del Rischio Operativo. In particolare: - individua gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del Rischio Operativo, provvedendo al loro riesame periodico al fine di assicurarne l efficacia nel tempo; - conosce ed approva le modalità attraverso le quali il Rischio Operativo è rilevato e valutato; - definisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte, in modo che siano chiaramente attribuiti i relativi compiti e siano prevenuti potenziali conflitti di interesse; - approva la modalità di calcolo del requisito patrimoniale a fronte del Rischio Operativo, avendo verificato il posizionamento della Banca rispetto ai requisiti di idoneità. La Direzione Generale, in coerenza con il modello di business ed il grado di esposizione ai rischi definito dal Consiglio di Amministrazione, predispone le misure necessarie ad assicurare l istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento del sistema di monitoraggio e gestione del Rischio Operativo, assicurando che siano stati stabiliti canali di comunicazione efficaci, al fine di garantire che tutto il personale sia a conoscenza delle politiche e delle procedure rilevanti relative al sistema di gestione del Rischio Operativo. In tale ambito, gestisce le problematiche e le criticità relative agli aspetti organizzativi ed operativi dell attività di gestione del Rischio Operativo. In particolare: - definisce le impostazioni qualitative del processo di gestione del Rischio Operativo e riporta al Consiglio di Amministrazione per la debita approvazione, verificando che le attività rilevanti siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio, ed in possesso di esperienze e conoscenze proporzionate ai compiti da svolgere. - definisce le soglie di significatività per l identificazione degli eventi di perdita rilevanti ed i principi di individuazione delle unità organizzative/processi operativi nei quali si sono verificati. Individua le eventuali criticità; - pianifica i relativi interventi correttivi, in base alle analisi svolte ed alla reportistica prodotta sottoponendoli all approvazione del Consiglio di Amministrazione; - monitora lo stato di avanzamento di tale processo e riporta i risultati al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale; - declina le linee guida in termini di gestione del Rischio Operativo (quali ad esempio importi delle coperture, elementi assicurativi quali massimali e franchigie, modalità di definizione degli SLA dei contratti di outsourcing). Il Collegio Sindacale, nell ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sul grado di adeguatezza del sistema di gestione e controllo del rischio adottato, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. Oltre agli organi aziendali coinvolti secondo quanto appena illustrato, la Funzione di Risk Controlling, in stretta collaborazione con il Comitato di Direzione, è responsabile dell analisi e valutazione dei Rischi Operativi, garantendo un efficace e puntuale valutazione dei profili di manifestazione relativi, nel rispetto delle modalità operative di propria competenza. A tal fine: è responsabile dell individuazione degli ambiti operativi rilevanti; è responsabile, in stretto coordinamento con l Area Amministrazione Bilancio e Segnalazioni e con le Unità di Business di volta in volta competenti, della rilevazione periodica degli eventi di perdita più significativi; monitora i livelli di esposizione al rischio tenuto conto dei presidi organizzativi e procedurali a mitigazione degli stessi. Sempre con riferimento ai presidi organizzativi, assume rilevanza la funzione di Conformità, deputata al presidio ed al controllo del rispetto delle norme, che fornisce un supporto nella prevenzione e gestione del rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti conseguenti alla violazione di normativa esterna (leggi o regolamenti) o interna (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina). La funzione è stata esternalizzata alla Federazione Regionale con la contestuale costituzione di un referente interno di banca. Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale a fronte dei rischi operativi, la Banca ha deliberato l applicazione del metodo base (Basic Indicator Approach BIA). Sulla base di tale metodologia, il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi viene misurato applicando il coefficiente regolamentare del 15% alla media delle ultime tre osservazioni su base annuale di un indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine di intermediazione. Oltre alla misurazione con il metodo sopra descritto, la Banca, ai fini della gestione e del controllo del rischio operativo, monitora l esposizione a determinati profili di insorgenza attraverso l analisi di un insieme di indicatori (numero e perdita economica) in relazione agli eventi di seguito elencati : Pag. 12

13 Categoria di eventi Frode interna Frode esterna Rapporto di impiego e sicurezza sul lavoro Clientela, prodotti e prassi professionali Definizione Categoria Perdite dovute ad attività non autorizzata, frode, appropriazione indebita o violazione di leggi, regolamenti o direttive aziendali che coinvolgano almeno una risorsa interna della banca. Perdite dovute a frode, appropriazione indebita o violazione di leggi da parte di soggetti esterni alla banca. Perdite derivanti da atti non conformi alle leggi o agli accordi in materia di impiego, salute e sicurezza sul lavoro, dal pagamento di risarcimenti a titolo di lesioni personali o da episodi di discriminazione o di mancata applicazione di condizioni paritarie. Perdite derivanti da inadempienze relative a obblighi professionali verso clienti ovvero dalla natura o dalle caratteristiche del prodotto o del servizio prestato. Esempi di Tipologia Eventi Frodi interne Attività non autorizzate Violazioni di leggi...altre Rapine Clonazione bancomat/carte credito Cause e risarcimenti di lavoro...altre Cause passive con la clientela euro ,00 Cause legali con la clientela Azioni revocatorie Danni da eventi esterni Interruzioni della operatività e disfunzioni dei sistemi Esecuzione, consegna e gestione dei processi Perdite derivanti da eventi esterni, quali catastrofi naturali, terrorismo, atti vandalici. Perdite dovute a interruzioni dell operatività, a disfunzioni o a indisponibilità dei sistemi. Perdite dovute a carenze nel perfezionamento delle operazioni o nella gestione dei processi, nonché perdite dovute alle relazioni con controparti commerciali, venditori e fornitori. Perdite dovute a rimborso titoli in default (Axa Interlife) Altre Catastrofi naturali Atti vandalici...altre Indisponibilità dei sistemi...altre Errori gestione processi Relazioni con controparti Rientra tra i presidi a mitigazione di tali rischi anche l adozione di un Piano di Continuità Operativa, volto a cautelare la Banca a fronte di eventi critici che possono inficiarne la piena operatività. In tale ottica, si è provveduto ad istituire le procedure operative da attivare per fronteggiare gli scenari di crisi, attribuendo, a tal fine, ruoli e responsabilità dei diversi attori coinvolti. Infine, per tutelare le informazioni aziendali contro accessi non autorizzati, la Banca rivede periodicamente i profili abilitativi al sistema informativo aziendale, nell ottica di migliorarne la segregazione funzionale. RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE PORTAFOGLIO BANCARIO E il rischio di diminuzione di valore del patrimonio o di diminuzione del margine d interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza. La Banca ha determinato il capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario mediante il l algoritmo semplificato, proposto nelle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale (cfr. Circ. 263/06 Banca d Italia, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C), avvalendosi delle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1 percentile (ribasso) o il 99 (rialzo). In caso di scenari al ribasso la Banca garantisce il vincolo di non negatività dei tassi. Con l adozione di tale metodologia semplificata viene valutato l impatto di una variazione ipotetica dei tassi sull esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario. Inoltre, per ottemperare alla verifica della soglia di attenzione ( c.d. supervisory test ), pari al 20% del Patrimonio di Vigilanza, la Banca ha provveduto al calcolo della riduzione del valore economico, derivante dell impatto di una variazione ipotetica dei tassi pari a +/- 200 punti base, mediante le nuove disposizioni. Oltre alla determinazione dei presidi di natura quantitativa, la Banca ha posto in essere opportune misure di attenuazione e controllo finalizzate a evitare la possibilità che vengano assunte posizioni eccedenti un determinato livello di rischio obiettivo. Tali misure di attenuazione e controllo trovano codificazione nell ambito delle normative aziendali volte a disegnare processi di monitoraggio fondati su limiti di posizione e sistemi di soglie di attenzione in termini di capitale interno al superamento delle quali Pag. 13

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