Causa C-49/92 Ρ. Commissione delle Comunità europee contro Anic Partecipazioni SpA

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1 Causa C-49/92 Ρ Commissione delle Comunità europee contro Anic Partecipazioni SpA «Ricorso contro una pronuncia del Tribunale di primo grado Regolamento interno della Commissione Procedimento di adozione di una decisione da parte del collegio dei membri della Commissione Regole di concorrenza applicabili alle imprese Nozioni di accordo e di pratica concordata Responsabilità collettiva Imputabilità di un'infrazione Ammenda» Conclusioni dell'avvocato generale G. Cosmas, presentate il 15 luglio 1997 I-4130 Sentenza della Corte (Sesta Sezione) 8 luglio 1999 I-4162 Massime della sentenza 1. Concorrenza Intese Divieto Infrazioni Responsabilità personale delle imprese Accordi e pratiche concordate costitutivi di un'infrazione unica Nozione 2. Concorrenza Intese Accordi e pratiche concordate costitutivi di un'infrazione unica Nozione Onere della prova Criteri Rispetto dei diritti della difesa I

2 MASSIME CAUSA C-49/92 Ρ 3. Concorrenza Intese Infrazione complessa che presenta elementi da qualificare come accordi ed elementi propri della pratica concordata Qualificazione giuridica 4. Concorrenza Intese Pratica concordata Nozione Oggetto anticoncorrenziale Assenza di effetti anticoncorrenziali sul mercato Irrilevanza 5. Ricorso contro una pronuncia del Tribunale di primo grado Motivi Motivazione di una sentenza viziata da violazione del diritto comunitario Dispositivo fondato per altri motivi di diritto Rigetto 6. Concorrenza Intese Infrazione complessa che presenta elementi da qualificare come accordi ed elementi propri della pratica concordata Qualificazione unica come «accordo e pratica concordata» Ammissibilità 7. Concorrenza Regole comunitarie Infrazioni Imputazione Criterio cosiddetto «della continuità economica» dell'impresa Presupposti [Trattato ČE, art. 85, n. 1 (divenuto art. 81, n. 1, CE)] 8. Concorrenza Ammende Importo Determinazione Criteri Gravità delle infrazioni Presa in considerazione degli effetti del complesso dell'infrazione (Regolamento del Consiglio n. 17, art. 15) 9. Ricorso contro una pronuncia del Tribunale di primo grado Interesse ad agire Ricorso presentato da un'istituzione comunitaria (Statuto CE della Corte di giustizia, art. 49, terzo comma) 10. Concorrenza Ammende Importo Metodi di calcolo Importo dell'ammenda espresso in ECU e in valuta nazionale Indicazione definitiva del controvalore in valuta nazionale [Trattato CE, art. 109 G (divenuto art. 118 CE); regolamento (CE) del Consiglio n. 3320/94] 1. Con riguardo alla natura delle infrazioni alle regole comunitarie sulla con-' correnza nonché alla natura e al grado di severità delle sanzioni conseguenti, la responsabilità per la Commissione di tali infrazioni riveste carattere personale. Gli accordi e le pratiche concordate di cui all'art. 85, n. 1, del Trattato (divenuto art. 81, n. 1, CE) derivano necessariamente dal concorso di più imprese, tutte coautrici dell'infrazione, la cui partecipazione può però presentare forme differenti a seconda, segnatamente, delle caratteristiche del mercato interessato e della posizione di ciascuna impresa su di esso, degli scopi perseguiti e delle modalità di esecuzione scelte o previste. I

3 COMMISSIONE / ANIC PARTECIPAZIONI Tuttavia, la semplice circostanza che ciascuna impresa partecipi all'infrazione secondo forme ad essa peculiari non basta ad escluderne la responsabilità per il complesso dell'infrazione, ivi compresi i comportamenti materialmente attuati da altre imprese partecipanti che però condividono il medesimo oggetto o il medesimo effetto anticoncorrenziale. pronta ad accettarne i rischi. Una simile conclusione non contrasta con il principio della responsabilità personale per infrazioni di questo tipo e non porta a trascurare l'analisi individuale delle prove a carico, a discapito delle norme applicabili in tema di prova, né a violare i diritti della difesa delle imprese coinvolte. Inoltre, una violazione dell'art. 85 può risultare non soltanto da un atto isolato, ma anche da una serie di atti o persino da un comportamento continuato. Tale interpretazione non può essere contestata sulla base del fatto che uno o più elementi di questa serie di atti o di questo comportamento continuato potrebbero altresì costituire di per sé una violazione del suddetto art Un'impresa che abbia preso parte ad un'infrazione unica attraverso comportamenti ad essa specifici, rientranti nella nozione di accordo o di pratica concordata a scopo anticoncorrenziale ai sensi dell'art. 85, n. 1, del Trattato (divenuto art. 81, n. 1, CE) e miranti a contribuire alla realizzazione dell'infrazione nel suo complesso, può essere responsabile anche dei comportamenti attuati da altre imprese nell'ambito della medesima infrazione per tutto il periodo della sua partecipazione alla stessa. Tale è il caso quando sia accertato che l'impresa considerata era al corrente dei comportamenti illeciti delle altre partecipanti o che poteva ragionevolmente prevederli ed era 3. Se l'art. 85, n. 1, del Trattato (divenuto art. 81, n. 1, CE) distingue il concetto di «pratica concordata» da quello di «accordi fra imprese» o di «decisioni di associazioni di imprese», ciò è dovuto all'intenzione di comprendere fra i comportamenti vietati da questo articolo forme diverse di coordinamento e di collusione tra imprese. Da ciò non consegue peraltro che comportamenti aventi lo stesso oggetto anticoncorrenziale, e ciascuno dei quali, preso isolatamente, rientra nella nozione di «accordo», di «pratica concordata» o di «decisione di associazione di imprese», non possano costituire manifestazioni diverse di una sola infrazione all'art. 85, n. 1. Pertanto, una serie di comportamenti di più imprese può costituire espressione di un'infrazione unica e complessa, riconducibile in parte al concetto di accordo e in parte a quello di pratica concordata. I

4 MASSIME CAUSA C-49/92 Ρ 4. Come risulta dalla lettera stessa dell'art. 85, n. 1, del Trattato (divenuto 81, n. 1, CE), la nozione di pratica concordata implica, oltre alla concertazione tra le imprese, un comportamento sul mercato che dia seguito a tale concertazione e un nesso causale tra questi due elementi. Si deve presumere, salvo prova contraria che spetta agli operatori interessati fornire, che le imprese partecipanti alla concertazione e che restano attive sul mercato tengano conto delle informazioni scambiate con i loro concorrenti per determinare il proprio comportamento su tale mercato. Ciò a maggior ragione allorché la concertazione ha luogo su base regolare nel corso di un lungo periodo. necessariamente che tale comportamento abbia l'effetto concreto di restringere, impedire o falsare la concorrenza. 5. Qualora dalla motivazione di una sentenza del Tribunale risulti una violazione del diritto comunitario, ma il dispositivo della medesima sentenza appaia fondato per altri motivi di diritto, il ricorso avverso tale sentenza deve essere respinto. 6. Il paragone fra questa nozione di accordo e quella di pratica concordata, ai sensi dell'art. 85, n. 1, del Trattato (divenuto art. 81, n. 1, CE), dimostra che, dal punto di vista soggettivo, esse ricomprendono forme di collusione che condividono la stessa natura e si distinguono solo per la loro intensità e per le forme con cui si manifestano. Una pratica concordata rientra nell'art. 85, n. 1, CE anche in mancanza di effetti anticoncorrenziali sul mercato. Da un lato, dalla lettera stessa della detta norma deriva che, come nel caso degli accordi tra imprese e delle decisioni di associazioni di imprese, le pratiche concordate sono vietate, indipendentemente dai loro effetti, qualora abbiano un oggetto anticoncorrenziale. Dall'altro, benché la nozione stessa di pratica concordata presupponga un comportamento delle imprese partecipanti sul mercato, essa non implica Di conseguenza, sebbene le nozioni di accordo e di pratica concordata presentino elementi costitutivi parzialmente diversi, esse non sono reciprocamente incompatibili. Pertanto, il Tribunale non deve pretendere che la Commissione qualifichi come accordo o pratica concordata ognuno dei comportamenti accertati, ma può legittimamente ritenere che la Commissione abbia correttamente qualificato taluni dei comportamenti, in via principale, come «accordi» e altri, in via subordinata, come «pratiche concordate», senza che ciò produca conseguenze inaccettabili in tema di prova né violi i diritti della difesa delle imprese interessate. I

5 COMMISSIONE / ANIC PARTECIPAZIONI 7. Nell'ambito dell'imputazione della responsabilità di un'infrazione alle regole comunitarie sulla concorrenza, il criterio cosiddetto della «continuità economica», il quale consente di individuare il soggetto di diritto che risponde del comportamento illecito, entra in gioco solo qualora la persona giuridica responsabile della gestione dell'impresa abbia cessato di esistere giuridicamente dopo aver commesso l'infrazione, fatte salve eventuali manovre attuate allo scopo specifico di sfuggire a sanzioni inflitte per violazione delle norme sulla concorrenza. 8. Qualora un'infrazione alle regole comunitarie sulla concorrenza sia stata commessa da più imprese, è necessario determinare la gravità relativa della partecipazione di ciascuna di esse. Tuttavia, gli effetti da prendere in considerazione per la fissazione del livello generale delle ammende non sono quelli derivanti dal comportamento effettivo che un'impresa asserisce di aver tenuto, ma quelli risultanti dal complesso dell'infrazione alla quale ha partecipato. 9. In forza dell'art. 49, terzo comma, dello Statuto della Corte di giustizia, ad eccezione delle controversie tra la Comunità e i suoi agenti, un ricorso contro una sentenza del Tribunale di primo grado può essere proposto anche dagli Stati membri e dalle istituzioni della Comunità che non siano intervenuti nella controversia dinanzi al Tribunale. Che siano o meno state parti nella controversia di primo grado, le istituzioni della Comunità non devono pertanto dimostrare alcun interesse per poter proporre ricorso contro una sentenza del Tribunale. Inoltre, ciascuna parte è libera di valutare l'opportunità di presentare ricorso contro una sentenza del Tribunale e non spetta alla Corte esercitare un controllo sulle scelte compiute al riguardo da un'istituzione. 10. Nel caso in cui la Commissione, in una decisione che accerta un'infrazione alle regole sulla concorrenza, abbia espresso l'importo dell'ammenda inflitta ad un'impresa in ECU e in valuta nazionale utilizzando il tasso di cambio applicabile il giorno in cui la suddetta decisione è stata adottata (23 aprile 1986), essa ha inteso indicare in via definitiva il controvalore in valuta nazionale dell'importo espresso in ECU. Pertanto, va confutata la presunzione di cui all'art. 2 del regolamento n. 1103/97, relativo a talune disposizioni per l'introduzione dell'euro, e l'ammenda va fissata in valuta nazionale in base al medesimo tasso di cambio utilizzato dalla Commissione nella sua decisione. I

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