TRINITY La Guerra delle Rose

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1 TRINITY La Guerra delle Rose

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3 CONN IGGULDEN TRINITY La Guerra delle Rose Traduzione di Paola Merla

4 Titolo originale: Wars of the Roses. Book Two: Trinity Copyright Conn Iggulden, 2014 Endpaper map and battle plan copyright Andrew Farmer, 2014 Questo libro è un opera di fantasia. I fatti storici narrati sono liberamente interpretati dall autore. Realizzazione editoriale: Conedit Libri Srl Cormano (MI) ISBN I Edizione Edizioni Piemme Spa, Milano Anno Edizione Stampato presso ELCOGRAF S.p.A. - Stabilimento di Cles (TN)

5 A Victoria Hobbs, che combatte contro i mulini a vento... e vince.

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7 S C O Z I A Edimburgo Norham Carlisle Berwick Bamburgh Dustanburgh Alnwick Alnmouth NORTHUMBERLAND Newcastle Durham Mare del Nord Middleham YORKSHIRE LANCASHIRE Dublino IRLANDA Milford Haven Mare d Irlanda Pembroke Lamphey Court CORNWALL G A L L E S Knowsley WEST RIDING Sheriff Hutton York Ferrybridge Sandal DERBYSHIRE Notthingham Pontefract Ravenspur LINCOLNSHIRE Tattershall Harlech Shrewsbury Leicester Maxey Lynn Norwich Stamford SHROPSHIRE Ely Ludlow Maystoke Coventry Fotheringhay Kenilworth Bury St Edmunds Ludford Warwick Cambridge EAST ANGLIA Worcester Castle Hedingham Brecon Warkworth Gloucester Wivenhoe Oxford St Albans Hatfield GLAMORGAN Watford Londra Chepstow Fulham Palace Windsor Bristol Woking Kingston-upon-Thames Sandwich HAMPSHIRE Maidstone Canterbury Deal Guildford SOMERSET KENT Dover SURREY Folkestone Southampton SUSSEX Calais Exeter DEVON Blore Heath Lugg Wye I N G H I L Tamigi T E La Manica Trent R R A Wey St Michael s Mount 0 50 miglia chilometri L Inghilterra ai tempi della Guerra delle Rose FRANCIA

8 Smithfield St Giles Aldgate Whitechapel Torre di Londra Stratford-le-Bow Fleet Moorgate Cripplegate Prigione di Ludgate Guildhall Cheapside Abbazia di Westminster Palazzo di Westminster Ely Pl. HOLBORN Whitefriars St Paul St Mary Overy Dowgate Hill St Maryle-Bow Ponte di Londra Bishopsgate Abbazia di Bermondsey St Katherine Londra T a m i g i Deposito reale

9 Chiesa di San Pietro New Lane Fossato Hatfield Giardini Piazza del mercato Castello Shropshire Lane (ora Victoria Street) Cross Keys Attacco di Warwick Giardini Fossato Campo di Key Abbazia Mulini dell abbazia Terreni dell abbazia Torrente Halywell Stagni Strada per Londra Truppe di Lancaster Truppe di York Prima battaglia di St Albans, piedi metri

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11 Edward, il Principe Nero m Riccardo II ( ) deposto da Enrico di Bolingbroke: Enrico IV Anne Mortimer Dinastie reali inglesi Edoardo III ( ) Lionel, duca di Clarence m John di Gaunt, s. Blanche of Lancaster Edmund, duca di York Owen Tudor Catherine di Francia Enrico VI ( ; ) Enrico IV ( ) Enrico V ( ) John, duca di Sormerset John, conte di Somerset Edmund, duca di Sormerset Jasper Tudor Edmund Tudor, conte di Richmond Edoardo, principe di Galles Margaret Beaufort Henry, duca di Somerset Edmund, duca di Somerset Margaret Richard, conte di Cambridge Henry, duca di Buckingham Richard, duca di York Cecily Neville Anne Edoardo IV ( ; ) Edmund Elizabeth Margaret George Riccardo III ( ) Thomas di Woodstock, duca di Gloucester H. Stafford, duca di Buckingham Humphrey, conte di Stafford

12 Humphrey, duca di Gloucester Enrico VI, s. Margherita d Angiò Edoardo, principe di Galles Casato di Lancaster Re Edoardo III 1. Blanche di Lancaster John di Gaunt, duca di Lancaster 2. Constance, figlia di Pietro il Crudele, re di Castiglia e Leon 3. Katherine Swynford Enrico IV Katherine s. Enrico III, re di Castiglia e Leon John Beaufort, conte di Somerset e marchese di Dorset John, duca di Bedford Enrico V s. Catherine di Francia Thomas, duca di Clarence Owen Tudor John Beaufort, duca di Somerset Edmund Beaufort, duca di Somerset Jasper Tudor, conte di Pembroke Edmund Tudor, conte di Richmond Margaret Beaufort Henry Beaufort, duca di Somerset Edmund Beaufort, duca di Somerset Enrico VII s. Elisabetta di York Enrico VIII Henry Beaufort, vescovo di Winchester e cardinale Thomas Beaufort, duca di Exeter Joan Beaufort, s. Giacomo I, re di Scozia Margaret Beaufort Henry Stafford, duca di Buckingham

13 Casato di York Re Edoardo III Philippa Edward, il Principe Nero Lionel, duca di Clarence Elizabeth de Burgh John di Gaunt, duca di Lancaster Edmund di Langley duca di York Isabel di Castiglia Thomas di Woodstock duca di Gloucester Due altri figli e cinque figlie Roger, conte di March Edmund, conte di March Elizabeth Eleanor Holland Philippa Edmund Mortimer Edward, Richard, conte di March duca di York conte di Cambridge Anne Mortimer figlia del conte di March Anne Mortimer Richard, conte di Cambridge Cecily Neville Richard, duca di York Richard, duca di York Cecily Neville Edoardo IV Elizabeth Woodville Elizabeth, s. John de la Pole duca di Suffolk Edmund, conte di Rutland Margaret, s. Charles, duca di Borgogna George, duca di Clarence s. Isabella Neville Riccardo III s. Anne Neville Edoardo V Richard, duca di York Catherine Molti altri bambini Edward, conte di Warwick Margaret contessa di Salisbury Edward

14 Edmund, conte di Rutland Casato di Neville Ralph Neville Joan Beaufort, figlia di John di Gaunt Richard, duca di York Cecily Neville Richard, conte di Salisbury Alice, figlia di Thomas Montacute, conte di Salisbury Edoardo IV George, Riccardo III duca di Clarence Richard, conte di Warwick e Salisbury, The Kingmaker Alice, sorella ed erede di Henry Beauchamp, conte e duca di Warwick John, marchese di Montacute George arcivescovo di York George, duca di Clarence Isabella Anne Edward, George, principe di Galles duca di Bedford Riccardo III

15 Maud, figlia di William Herbert, conte di Pembroke Elizabeth Henry, conte di Northumberland ( ) Casato di Percy 1. Margaret, figlia di Ralph, lord Neville di Raby Henry, lord Percy e conte di Northumberland ( ) Elizabeth, figlia di Edward Mortimer, conte di March Harry Hotspur ( ) Elizabeth Neville, figlia di Ralph Neville, conte di Westmorland Henry, conte di Northumberland ( ) Elizabeth Henry, conte di Northumberland ( ) Thomas, barone di Egremont George Elizabeth Margaret 1. Mary Plantageneto, figlia di Henry, conte di Lancaster 2. Maud de Lucy, sorella ed erede di Anthony, barone de Lucy Thomas Henry di Gainsborough Ralph Richard Henry, lord Percy ( ) 2. Joan Nessun figlio Thomas, conte di Worcester Isabel Ralph Alan Margaret Thomas William Ann Katherine, s. Edmund, conte di Kent

16 Casato di Tudor Owen Tudor ( ) Caterina di Valois (vedova di Enrico V) Margaret Beaufort, (discendente di John di Gaunt) Edmund Tudor, conte di Richmond ( ) Enrico VII ( ) Elisabetta di York 1. Giacomo IV di Scozia Margherita Tudor 2. Archibald, 6 conte di Angus Enrico VIII ( ) Giacomo V di Scozia Maria di Guisa Lady Margaret Douglas Matthew Stewart, conte di Lennox Caterina d Aragona Maria Tudor n ( ) Anna Bolena Elisabetta I n ( ) Maria, Regina di Scozia (n m. 1587) Jane Seymour Edoardo VI n ( ) Jasper Tudor, conte di Pembroke 1. Luigi XII di Francia Maria, la rosa Tudor 2. Charles Brandon, duca di Suffolk Lady Frances Brandon m Henry Grey, duca di Suffolk

17 PERSONAGGI valletto muto del visconte Michel Gascault figlia di Renato d Angiò, moglie di Enrico VI combattente veterano e comandan- te dei Prodi della regina mentore di Derihew Brewer capo delle spie di Enrico VI sostenitore di Enrico VI Mastro Allworthy Alphonse Margherita d Angiò/ regina Margherita James Tuchet, barone Audley Saul Bertleman (Bertle) Derihew (Derry) Brewer Humphrey Stafford, duca di Buckingham Carter Carlo VII John Clifford, barone Clifford William Crighton, lord Crighton Ralph Cromwell, barone Cromwell medico reale di Enrico VI soldato a cavallo appartenente a Richard Neville, conte di Salisbury re di Francia, zio di Enrico VI figlio di Thomas de Clifford nobile scozzese che aveva combi- nato il matrimonio fra Giacomo II e Maria di Guelders ciambellano della casa reale di En- rico VI 17

18 Maud Cromwell (nata Stanhope) Sir Robert Dalton John Donnell spia e informatore al soldo del conte di Salisbury nobile scozzese alleato di Enrico VI figlio di Henry Percy, conte di Nor- thumberland re d Inghilterra, figlio di Enrico V frate francescano genero di Richard, duca di York Andrew Douglas Thomas Percy, barone Egremont Enrico VI Godwin il Silenzioso Henry Holland, duca di Exeter John Fauceby William Neville, lord Fauconberg Sir John Fortescue Fowler nipote ed erede del barone Cromwell spadaccino e istruttore di Edward, conte di March medico personale di Enrico VI fratello del conte di Salisbury giudice supremo del King s Bench soldato nella battaglia di St Albans Vicomte Michel Gascault ambasciatore di Francia presso la corte inglese Sir Howard Gaverick cavaliere al servizio del conte di Warwick Edmund Grey, sostenitore di Enrico VI barone Grey di Ruthin Maria di Guelders moglie di Giacomo II di Scozia William Hatclyf medico personale di Enrico VI Hobbs sergente, Windsor Humphrey servitore della regina Margherita Squire James ricognitore dell esercito di Enrico VI alla battaglia di St Albans Jameson fabbro e istruttore di Edward, conte di March 18

19 Frate John frate francescano Katie balia del neonato principe di Galles Vescovo Kempe membro della camera dei Lord William Neville, fratello di Richard Neville, conte conte di Kent di Salisbury Edward Plantageneto, figlio di Richard, duca di York conte di March John Neville, figlio del conte di Salisbury marchese di Montague John de Mowbray sostenitore di Enrico VI duca di Norfolk Henry Percy, capo della famiglia Percy e difenconte di Northumberland sore della frontiera con la Scozia William Oldhall cancelliere e sostenitore di Richard, duca di York Jasper Tudor, fratellastro di Enrico VI conte di Pembroke Pete guardia del porto di Sandwich Frate Peter frate francescano Sir William Peverill maggiordomo del castello di Sandal Rankin valletto di Richard Neville, conte di Salisbury Edmund Tudor, fratellastro di Enrico VI conte di Richmond Edmund Plantageneto, figlio di Richard, duca di York conte di Rutland Richard Neville, capo della famiglia Neville, nipote conte di Salisbury di John di Gaunt Alice Montacute, moglie di Richard Neville, conte contessa di Salisbury di Salisbury 19

20 figlio di Edmund Beaufort, soste- nitore di Enrico VI soldato e cortigiano. Combinò il matrimonio tra Enrico VI e Margherita d Angiò contrabbandiere e amico di Derry Brewer Sir Hugh Sarrow Thomas de Scales, barone Scales Michael Scruton Edmund Beaufort, duca di Somerset Henry Beaufort, duca di Somerset Williame de la Pole, duca di Suffolk Wilfred Tanner Tennen Sir William Tresham Andrew Trollope Trunning Owen Tudor Jim Wainwright Richard Neville, conte di Warwick Edoardo di Westminster John Wheathampstead Thomas Woodchurch spia e informatore al servizio del conte di Salisbury comandante della guarnigione del- la Torre di Londra chirurgo militare di Enrico VI sostenitore di Enrico VI guardia e vedetta del castello di Sandal presidente della Camera dei Comuni capitano del conte di Warwick nella guarnigione di Calais istruttore di spada di Henry Percy, conte di Northumberland secondo marito di Caterina di Valois (vedova di Enrico V) guardia del porto di Sandwich figlio del conte di Salisbury, detto in seguito creatore di re principe di Galles, figlio di Enrico VI abate di St Albans arciere e capo della ribellione nel Maine dopo le nozze di Enrico VI con Margherita d Angiò 20

21 Richard Plantageneto duca di York Cecily Neville, duchessa di York capo della casa di York, pronipote di Edoardo III moglie di Richard, duca di York, nipote di John di Gaunt 21

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23 PROLOGO Il visconte Michel Gascault non era certamente una spia. Avrebbe disprezzato quella parola se qualcuno l avesse usata nei suoi confronti. Naturalmente era sottinteso che l ambasciatore francese al suo ritorno alla corte d Inghilterra avrebbe riferito al suo sovrano qualsiasi fatto ritenuto interessante. Inoltre, Gascault aveva una notevole esperienza dei palazzi reali d Europa, così come dei campi di battaglia. Sapeva su che cosa Carlo VII avrebbe voluto essere informato, così prendeva nota accuratamente di tutto ciò che accadeva intorno a lui, per quanto poco fosse. Le spie erano individui spregevoli, di basso ceto, che si nascondevano nei portoni e sibilavano parole d ordine. Il visconte Gascault d un autre côté, d altro canto, era un gentiluomo francese, non si abbassava a quel livello. Nelle ore di ozio erano quelli i pensieri con i quali si dilettava, l unico modo che aveva per combattere la noia. Certamente non avrebbe mancato di accennare al re come fosse stato ignorato per tre giorni interi, lasciato a spassarsela in una camera sontuosa nel palazzo di Westminster. Pareva che i servitori che erano stati assegnati alla sua persona non si fossero lavati, anche se accorrevano abbastanza prontamente. Bisognava ammettere, però, che i bisogni pratici di Gascault, se non quelli diplomatici, venivano soddisfatti. La 23

24 giornata cominciava con i valletti che lo aiutavano a indossare i suoi abiti e mantelli più belli, scegliendo tra gli indumenti che riempivano gli enormi bauli che aveva portato con sé dalla Francia. Fino a quel momento non era ancora stato costretto a ripetere una combinazione di colori e non si preoccupava del commento che aveva sentito fare su di lui da uno sguattero, che lo aveva chiamato «il pavone francese». I colori vivaci lo tiravano su di morale e non aveva certo molto di più per far passare il tempo. Anche il pensiero del cibo che gli veniva servito era deprimente. Pur essendo evidente che avevano ingaggiato per lui un cuoco francese, era altrettanto chiaro che quell individuo detestava i suoi compatrioti; Gascault rabbrividì al ricordo delle cose flaccide che erano comparse sulla sua tavola. Le ore scorrevano a passo lento, come in un corteo funebre, e ormai aveva già letto e riletto ogni documento ufficiale in suo possesso. Alla luce di una lampada, tornò al volume dal colore spento, pieno di annotazioni ai margini e di commenti di suo pugno. Il Principe, di Niccolò Machiavelli, era diventato uno dei suoi libri preferiti. Un libro bandito dalla Chiesa, naturalmente. Tutti gli scritti più interessanti si trovavano elencati tra i libri proibiti. Da lungo tempo Gascault aveva l abitudine di cercare qualcosa da leggere soltanto tra i testi messi all Indice, trovando stimolanti e moderne le idee espresse in quei tomi. La copertina originale del Principe era stata staccata e bruciata, naturalmente, le ceneri accuratamente triturate in modo che nessuno potesse mai indovinare che cosa fossero state un tempo. La custodia di pelle ruvida e macchiata era una triste necessità in un epoca nella quale si provava tanto piacere nel denunciarsi a vicenda. La convocazione, quando finalmente arrivò, interruppe la lettura. Gascault era abituato al rintocco rimbombante della campana che suonando lo svegliava di soprassalto e gli rovinava la digestione, già difficile per conto suo. Non 24

25 aveva contato i rintocchi, ma sapeva che era tardi quando il servo equino, come lo chiamava fra sé, entrò all improvviso nell appartamento. «Visconte Gas-cart, siete stato convocato!» annunciò il ragazzo. Gascault non mostrò nessuna irritazione per il modo in cui era stato storpiato il suo nome. Quel ragazzo era certamente un sempliciotto e il Buon Dio si aspettava compassione per quei poveretti, mandati tra quanti erano meglio di loro per insegnare appunto la compassione; perlomeno così diceva sempre la madre di Gascault. Posò con cura il volume sul bracciolo della sedia e si alzò. Il suo valletto, Alphonse, seguiva il ragazzo e Gascault abbassò lo sguardo sul libro, un segnale sufficiente per il suo servitore, che avrebbe capito di doverlo tenere lontano da mani estranee durante la sua assenza. Alphonse fece un rapido cenno col capo e si inchinò profondamente mentre il ragazzo osservava confuso quello scambio muto tra i due. Il visconte Gascault si allacciò la spada, si fece drappeggiare sulle spalle da Alphonse un manto giallo e quando posò di nuovo lo sguardo sulla sedia, il volume era sparito misteriosamente; il suo valletto era davvero la discrezione in persona e non solo perché non aveva la lingua. Gascault lo ringraziò con un cenno del capo e si avviò dietro al ragazzo, uscendo dalla stanza. Un gruppetto di cinque uomini lo stava aspettando: quattro erano soldati, con la cappa reale sulla cotta di maglia, mentre l ultimo indossava un mantello e una tunica sopra le lunghe calze solate, tutti indumenti caldi e di stoffa pregiata come quelli di Gascault. «Il visconte Michel Gascault?» domandò l uomo. Gascault notò la pronuncia perfetta e sorrise. «Ho questo onore. Sono al servizio di...?» «Richard Neville, conte di Salisbury e lord cancelliere. Devo scusarmi per l ora tarda, milord, ma siete atteso negli appartamenti reali.» Gascault gli si affiancò senza farsi problemi, ignorando 25

26 i soldati che li seguivano rumorosamente; nel corso della sua carriera aveva conosciuto stranezze maggiori di un incontro a mezzanotte. «Per vedere il re?» domandò maliziosamente, scrutando il conte da vicino. Salisbury non era giovane, pur sembrando in ottima salute. Non sarebbe stato conveniente rivelare quanto la corte del re di Francia sapesse delle condizioni di salute del sovrano inglese. «Mi dispiace dovervi informare che sua maestà, il re Enrico, soffre di febbre terzana, una malattia passeggera. Spero che non vi offenderete, ma questa sera incontrerete il duca di York.» «Milord Salisbury, sono davvero dispiaciuto di apprendere simili notizie» esclamò Gascault, reprimendo un sorriso nel vedere l espressione sul volto di Salisbury. Sapevano entrambi che nella corte inglese erano numerose le famiglie che avevano stretti legami con la Francia, sia di sangue sia per titolo, e l idea che il sovrano francese non fosse a conoscenza di ogni particolare sulle condizioni del re Enrico era assurda, solo una recita tra loro e niente più. Il re inglese era da mesi privo di conoscenza, nessuno riusciva a fargli riprendere i sensi. Non per nulla i lord avevano nominato uno di loro Protettore e Difensore del regno. Richard, duca di York, era re in tutto fuorché nel nome e in verità il visconte Gascault non era affatto interessato a incontrare un sovrano perso in un mondo di sogni. Era stato mandato lì per giudicare la forza della corte inglese e fino a che punto questa fosse pronta a difendere i propri interessi. Solo per un istante Gascault fece trasparire nello sguardo un compiacimento che soffocò sul nascere; se avesse riferito che gli inglesi erano deboli e perduti senza il loro re, sarebbe bastata la sua parola perché un centinaio di navi francesi prendesse il largo per razziare e incendiare i porti inglesi. Gli inglesi avevano fatto lo stesso alla Francia per tanto, troppo tempo, ricordò a se stesso, e forse era ora di saldare il conto. 26

27 Salisbury condusse il gruppetto lungo corridoi interminabili e su per due rampe di scale fino agli appartamenti reali ai piani superiori. Perfino a quell ora il palazzo era illuminato a giorno da moltissime lampade. Gascault, però, avvertiva dell umidità nell aria, un vago odore di muffa causato dalla vicinanza con il fiume. Arrivando all ultima porta difesa dalle guardie, dovette combattere il desiderio di raddrizzarsi il mantello e il colletto un ultima volta, ma sapeva che Alphonse non lo avrebbe mai lasciato uscire con qualcosa in disordine. I soldati furono congedati, la porta venne aperta dall interno e con un ampio gesto Salisbury cedette il passo all ambasciatore: «Dopo di voi, visconte». Quell uomo aveva due occhi acuti, si rese conto Gascault mentre si inchinava ed entrava, non gli sfuggiva niente e occorreva ricordarsi di stare attenti con lui. Gli inglesi potevano essere venali, collerici, avidi, avere tutta una serie di gravi difetti, ma nessuno aveva mai potuto definirli stupidi. Ah, se solo Dio li avesse resi tali! Carlo VII avrebbe conquistato le loro città e i loro castelli nello spazio di una sola generazione. Salisbury richiuse piano la porta alle sue spalle e il visconte Gascault si trovò in un ambiente più piccolo di quanto si fosse aspettato. D altronde forse era giusto che un protettore e difensore non si concedesse i segni esteriori della regalità, tuttavia l immobilità di quella sala dette i brividi a Gascault. Essendo notte, le finestre erano buie e l uomo che si alzò per venirgli incontro, vestito di nero, quasi si confondeva con le ombre della stanza illuminata dalla luce fioca delle lampade. Con un cenno della mano Richard, duca di York, lo invitò ad avvicinarsi, e Gascault si sentì rizzare i capelli sulla nuca, anche se non dette alcun segno del suo disagio; avanzando, si girò un istante, ma vide soltanto Salisbury, che non lo perdeva d occhio. «Vicomte Gascault, sono York. È per me un piacere darvi il benvenuto e un dispiacere dovervi rimandare in patria così presto.» 27

28 «Milord?» Gascault era confuso. Accomodandosi sulla sedia che York gli indicava, cercò di riprendersi mentre il duca sedeva a sua volta dall altra parte del grande tavolo che stava tra loro. York, il mento rasato e la mandibola quadrata, appariva magro nell abito nero; si scostò una ciocca di capelli dalla fronte e, pur muovendo la testa, continuò a guardare dritto negli occhi Gascault, che dal canto suo lo osservava attentamente. «Temo di non capire, milord York. Perdonatemi, non ho ancora imparato come ci si rivolge a un Protettore e Difensore del regno.» Gascault si guardò intorno, cercando qualche segno di cibi o bevande, ma non vide nulla se non il legno di quercia dal bel colore dorato del tavolo assolutamente sgombro. York lo fissò senza batter ciglio, la fronte leggermente aggrottata. «Sono stato luogotenente del re in Francia, Vicomte Gascault, come certamente vi sarà stato detto. Ho combattuto sul suolo francese e ho dovuto cedere titoli e proprietà al vostro sovrano. Voi sapete tutto questo. Ve lo dico solo per ricordarvi che a mia volta io conosco la Francia, conosco il vostro re e, Gascault, conosco voi.» «Milord, posso solo dedurre...» York continuò come se l altro non avesse parlato: «Il re d Inghilterra dorme, Vicomte Gascault. Si sveglierà o morirà così? È la domanda che tutti si fanno qui e senza dubbio è la domanda che si fanno anche a Parigi. È questa l occasione che il vostro re ha cercato e aspettato per tanto tempo? Voi, che non siete abbastanza forti per portarci via Calais, stareste sognando l Inghilterra?». Gascault fece un cenno di diniego e aprì la bocca per protestare, ma York alzò una mano: «Io vi invito a farlo, Gascault. Gettate il dado. Tentate la sorte finché il re d Inghilterra dorme. Io tornerei a camminare sulle terre che un tempo erano mie, farei marciare ancora una volta il mio esercito in terra di Francia, se ne avessi la possibilità. Per 28

29 favore, accettate il mio invito. La Manica è solo un corso d acqua. Il re è solo un uomo. Un soldato, be, anche se è un soldato inglese, è pur sempre un uomo. Può fallire. Può morire. Marciate contro di noi finché il nostro re dorme, Vicomte Gascault. Scalate le nostre mura, mettete piede nei nostri porti. Io vi accoglierò con entusiasmo, così come il nostro popolo. Sarebbe un benvenuto un po rude, ve lo garantisco, noi siamo fatti così. Ma abbiamo dei debiti da saldare e siamo generosi con i nostri nemici. Per ogni colpo che riceviamo ne restituiamo tre e senza badare a spese. Mi capite, Vicomte Gascault? Figlio di Julien e Clemence? Fratello di André, Arnaud e François? Marito di Elodie? Padre di due maschi e di una femmina? Volete che vi dica come si chiamano, Gascault? Devo descrivervi la vostra casa di famiglia con i susini ai lati del cancello?». «Basta così, monsieur» gli rispose Gascault senza alzare la voce. «Siete stato sufficientemente chiaro.» «Me lo domando. O dovrei mandare un ordine che voli più veloce di quanto voi possiate cavalcare o navigare, così che possiate comprendere davvero che cosa ho voluto dire solo quando sarete già tornato a casa? Sono pronto a farlo, Gascault.» «Vi prego, non fatelo, milord.» «Mi pregate?» il volto di York era duro, reso scuro dalla luce ormai più bassa delle candele. «Deciderò dopo che sarete partito. C è una nave che vi aspetta. E uomini per accompagnarvi sulla costa. Qualsiasi cosa riferirete al vostro re, vi auguro tutta la fortuna che meritate. Buonanotte e buon viaggio, Vicomte Gascault.» Gascault si alzò sulle gambe tremanti e si diresse alla porta che Salisbury gli aprì a capo chino. Il francese rimase senza fiato nel vedere i soldati radunati nel corridoio semibuio, minacciosi, tanto che gli sfuggì quasi un gridolino quando si mossero per lasciarlo passare e si prepararono a scortarlo. Salisbury richiuse piano la porta. 29

30 «Non credo che verranno, non quest anno perlomeno» disse. York sbuffò sprezzante. «Sono in dubbio, davvero, se farlo o no. Abbiamo le navi e gli uomini, ammesso che mi seguano. Ma sono lì che aspettano come segugi per vedere se il re si sveglia.» Salisbury non rispose immediatamente e York, vedendo la sua esitazione, sorrise stancamente: «Non è ancora troppo tardi, forse. Fate venire lo spagnolo, farò il mio discorsetto anche a lui». 30

31 Parte Prima Fine estate del 1454 «Il popolo oppresso dalla legge può sperare soltanto nel potere. Se la legge è nemica del popolo, il popolo sarà nemico della legge.» Edmund Burke

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33 I Alla luce ancora fredda e grigia dell alba, il castello prese vita. I cavalli furono portati fuori dalle poste e strigliati, i cani abbaiarono e si azzuffarono tra loro, allontanati a pedate da chi se li trovava tra i piedi, mentre centinaia di giovani giravano per la corte del castello con armi e bagagli. Nel mastio imponente Henry Percy, conte di Northumberland, guardò fuori dalla finestra il trambusto nel terreno erboso intorno alla fortezza. Le pietre del castello erano tiepide nel calore di agosto, ma il vecchio indossava una cappa e uno scialle di pelliccia che si teneva stretto sul petto. Ancora alto e grosso, tuttavia era curvo per l età: i sessant anni avevano portato dolori alle ossa e alle articolazioni che rendevano penoso ogni movimento e lo mettevano di cattivo umore. Il conte guardava corrucciato attraverso i vetri piombati. Il borgo si stava svegliando e lui si sentiva pronto all azione dopo tanto tergiversare. Osservò i cavalieri nelle loro armature, gli scudieri che porgevano loro gli scudi dipinti di nero o coperti di tela da sacco legata con un cordone. Senza il blu e giallo dei Percy i soldati che aspettavano i suoi ordini erano figure scialbe; per un po sarebbero rimasti uomini grigi, cavalieri erranti senza casa e senza famiglia. Il vecchio scosse la testa. Il trucco non avrebbe inganna- 33

34 to nessuno, ma alla fine avrebbe sempre potuto affermare che nessun cavaliere o arciere dei Percy aveva avuto una parte nel massacro; cosa più importante, coloro che avrebbero potuto puntare il dito contro di lui sarebbero stati ormai cadaveri. Era immerso nei suoi pensieri quando udì il passo di suo figlio che si avvicinava con un gran rumore di stivali. Il conte si guardò intorno emozionato e il suo vecchio cuore accelerò i battiti. «Che Dio vi dia una buona giornata» salutò Thomas Percy, inchinandosi al padre. Anche lui lasciò vagare gli occhi fuori dalla finestra sul terreno erboso pieno di attività prima di guardare con un espressione interrogativa il padre, irritato nel sentire i passi di numerosi servitori. «Vieni con me.» Senza aspettare una risposta, il conte si avviò lungo il corridoio e Thomas lo seguì, abituato a ubbidire senza discutere gli ordini del padre; giunto alla porta del suo appartamento privato quasi trascinò il figlio dentro la camera e richiuse la porta sbattendola dietro di loro. Sotto lo sguardo perplesso di Thomas il conte si mise a percorrere zoppicando le stanze, aprendo e chiudendo porte mentre passava. La sua sospettosità si rivelava nel viso congestionato, la pelle resa più scura da una macchia violacea, traccia di vecchie battaglie, un livido che gli percorreva le guance e il naso: quel colore si adattava non poco al suo umore. L età non aveva addolcito il vecchio conte, lo aveva, anzi, reso più arido e duro. Persuaso di essere solo col figlio, tornò da Thomas, che lo aspettava paziente, con le spalle appoggiate alla porta. Thomas Percy, barone Egremont, era un po più alto del padre. A trentadue anni Thomas era nel fiore dell età adulta, nero di capelli e con gli avambracci muscolosi, frutto di oltre seimila giorni di addestramento. Là, dritto in piedi, sembrava quasi risplendere di salute e di forza, un bel colorito in faccia, la pelle senza traccia di cicatrici o di segni di malattia. Pur appartenendo a due generazioni diverse, 34

35 avevano il naso dei Percy, lo stesso naso lungo che si vedeva numerosi poderi e di villaggi tutto intorno ad Alnwick. «Ecco, qui possiamo parlare,» disse il conte alla fine «tua madre ha orecchie dappertutto. Io non posso dire qualcosa a mio figlio senza che i suoi le riferiscano ogni parola.» «Che novità ci sono, allora? Ho visto gli armigeri, le spade e gli archi. È la frontiera?» «Oggi no. Quei dannati scozzesi sono tranquilli, anche se non ho dubbi che i Douglas continuino a gironzolare intorno alle mie terre per rubarmi le vacche. E quando lo faranno noi li cacceremo via.» Il figlio nascose la sua impazienza, ben sapendo che il padre era capace di continuare su quei furbastri dei Douglas anche per un ora. «I nostri uomini, padre. Hanno nascosto i colori. Chi ci minaccia tanto da dover essere attaccato da cavalieri senza nome?» Il padre gli si avvicinò e con le dita ossute lo tirò verso di sé afferrandogli il bordo della corazza di cuoio: «I Neville di tua madre, figliolo, sempre e per sempre i Neville! Da qualunque parte io mi giri nella mia afflizione, me li trovo là sulla mia strada!». Il conte Percy alzò l altra mano, le dita chiuse a mo di becco, colpendo l aria vicino al viso del figlio: «Così numerosi che non si possono contare. Imparentati per matrimonio con tutte le famiglie nobili! Con ogni casato! Ho i maledetti scozzesi che mi mordono il fianco, fanno razzie in Inghilterra, incendiano villaggi nelle mie terre e se non li contrastassi, se lasciassi trascorrere una sola stagione senza uccidere i giovani che mi mandano contro per saggiare la mia forza, si rovescerebbero su di noi come un inondazione. Che ne sarebbe allora dell Inghilterra senza le armate di Percy a difenderla? Ma di questo ai Neville non importa, no, i Neville buttano le loro ricchezze su York, su quel cucciolo viziato. York s innalza, sostenuto dalle mani dei Neville, mentre titoli e proprietà che sono nostri ci vengono rubati!». 35

36 «Guardiano della Marca occidentale» sospirò Thomas: non era la prima volta che doveva ascoltare quelle recriminazioni del padre. Gli occhi del conte Percy scintillarono cupi: «Uno dei molti, un titolo che avrebbe dovuto appartenere a tuo fratello, con millecinquecento sterline l anno, ma che è stato dato a un Neville, a Salisbury. Ho sopportato il fatto che sia stato nominato cancelliere mentre il mio re dorme e la Francia è perduta. Ho sopportato tante di quelle cose che ora sono pieno fino all orlo». Il vecchio, la faccia vicinissima a quella del figlio, lo baciò su una guancia e lo lasciò andare. In modo quasi automatico controllò di nuovo la stanza, sebbene fossero soli. «Tu hai nelle vene buon sangue dei Percy, Thomas. Col tempo scaccerà quello di tua madre come io scaccerò i Neville dalla nostra terra. Mi sono stati messi in mano, Thomas, capisci? Dio mi ha dato un occasione di riprendere quello che i Neville mi hanno rubato. Se avessi vent anni di meno, prenderei Windstrike e cavalcherei alla testa delle mie truppe, ma... quei giorni sono passati.» Il vecchio fissò sul figlio uno sguardo febbrile: «Tu dovrai essere il mio braccio destro, Thomas. Tu dovrai essere la mia spada, la mia frusta!». «Mi fate un onore» mormorò Thomas con voce incerta. Come secondo figlio, era cresciuto con poco affetto da parte del padre. Il fratello maggiore, Henry, aveva attraversato il confine con la Scozia con un migliaio di uomini allo scopo di razziare, incendiare e indebolire i selvaggi clan. Pensando a lui, Thomas comprese che era quella la vera ragione per cui il padre lo aveva preso da parte: non aveva nessun altro da mandare. Anche se questa consapevolezza lo amareggiava, non resistette alla tentazione di dare prova del suo valore all unico uomo al quale permetteva di giudicarlo. «Henry ha preso con sé i migliori tra i nostri galli da combattimento,» riprese il conte, facendo eco ai suoi pensieri «e io devo tenerne altri ad Alnwick, nel caso quella volpe di 36

37 Douglas sfuggisse a tuo fratello e si spingesse a sud per rubare e violentare. Quel nanerottolo non conosce piacere maggiore di prendersi quel che è mio. Io giuro che lui...» «Padre, non fallirò» disse Thomas. «Quanti uomini mi darete?» Henry Percy rimase in silenzio, irritato per essere stato interrotto, e guardò il figlio con aria di rimprovero. Alla fine decise di soprassedere e annuì: «Più o meno settecento. Duecento sono soldati esperti, ma il resto è fatto di fabbricanti di mattoni, fabbri e uomini che sanno usare un arco. Però avrai con te Trunning e se hai del cervello ti lascerai consigliare da lui, perché è pratico del terreno intorno a York e conosce gli uomini. Forse, se tu non avessi sprecato il tempo a ubriacarti con delle donnacce, io mi fiderei di te. Non prendertela, figliolo. Deve esserci uno dei miei figli in questa impresa per rincuorare gli uomini. Ma sono sempre miei uomini, non tuoi. Segui Trunning, non ti farà sbagliare». Thomas arrossì, incollerito. L idea che i due uomini anziani avessero architettato un piano senza coinvolgerlo, lo aveva reso visibilmente nervoso. «Mi hai capito?» insistette Henry Percy. «Da retta a Trunning. Te lo ordino.» «Ho capito» disse Thomas, sforzandosi di nascondere il più possibile la sua delusione. Per un momento si era illuso che suo padre gli affidasse il comando anziché anteporgli non solo il fratello, ma addirittura un uomo qualunque, e gli sembrava di avvertire la mancanza di qualcosa che non aveva mai avuto. «Mi direte quando devo muovermi o dovrò domandare anche questo a Trunning?» La voce tradiva la sua amarezza e sulle labbra del padre aleggiò un sorriso ironico e divertito. «Ti ho detto che non devi prendertela, figliolo: hai un buon braccio, ma non hai mai comandato dei soldati, a parte in qualche scaramuccia. Gli uomini non ti rispettano 37

38 come rispettano Trunning. E come potrebbero? Trunning ha combattuto in Francia e in Inghilterra, ti terrà al sicuro.» Il conte aspettò che il figlio desse cenno di aver compreso il suo punto di vista, ma Thomas era ancora furente. Il conte Percy scosse il capo e continuò: «Domani a Tattershall ci sarà un matrimonio Neville, il clan di tua madre ha allungato ancora una volta le grinfie. Quel gallo vanitoso di Salisbury interverrà alle nozze del figlio e saranno tutti felici e contenti di portare un altra sposa nella dimora dello sceriffo Hutton. Mi ha detto tutto un mio informatore, che ha rischiato la pelle per avvertirmi in tempo. L ho pagato bene, bada. Ora ascoltami attentamente. Saranno a piedi e a cavallo, un allegra comitiva di invitati in una bella giornata estiva. Tu dovrai assalirli e sterminarli tutti, senza lasciare nessuno in vita. Questo è il mio ordine per te. Mi hai capito?». Thomas deglutì a fatica sotto lo sguardo indagatore del padre. Il conte di Salisbury era il fratello di sua madre, i figli di quell uomo erano suoi cugini. Thomas aveva creduto di dover attaccare i rampolli di qualche ramo secondario dei Neville, non la radice stessa dell albero e il capo del clan. Se avesse fatto come gli era stato ordinato, si sarebbe fatto più nemici mortali in un giorno che in tutta la sua vita fino a quel momento. Ciò nonostante annuì, incapace di proferire verbo. Il padre fece una smorfia, constatando una volta di più la debolezza di carattere e l indecisione del figlio. «Il ragazzo di Salisbury sposa Maud Cromwell. Tu sai che suo zio si è impossessato dei manieri dei Percy e rifiuta di riconoscere i miei diritti su quei feudi. A quanto pare pensa di poter dare in dote le mie proprietà ai Neville, si credono così forti da costringermi a rinunciare al ricorso ai tribunali. Io mando te a fare giustizia, a mostrare a quella gente quale sia l autorità di cui Cromwell si fa beffe cercando un ombra più grande alla quale ripararsi! Ascoltami bene: prendi i miei settecento uomini e uccidi tutti. Accer- 38

39 tati che la nipote di Cromwell non rimanga in vita, che io possa ricordarla al suo addolorato zio la prima volta che lo incontrerò in un tribunale del re. Hai capito?» «Certo che ho capito!» affermò Thomas con voce più ferma. Le mani gli tremavano mentre guardava corrucciato il padre, ma non voleva dover sopportare il suo disprezzo se avesse rifiutato. Serrò i denti, la decisione presa. Qualcuno bussò alla porta, facendo sussultare i due uomini come cospiratori colti in fallo. Thomas si scostò per permettere al padre di aprirla, impallidendo alla vista di sua madre. Il conte Percy si raddrizzò, gonfiando il petto: «Va, ora, Thomas. Fai onore alla tua famiglia e al tuo nome». «Resta, Thomas!» si affrettò a ordinare sua madre, l espressione del viso fredda. Thomas esitò, poi chinò il capo e sgusciò fuori dalla porta, allontanandosi a grandi passi. La contessa Eleanor Percy si girò bruscamente verso il marito. «I tuoi uomini si stanno armando e coprono i colori dei Percy, mio figlio scappa via come un cucciolo castigato: posso chiederti quale piano tenebroso gli hai sussurrato all orecchio, Henry? Che cosa hai fatto?» Il conte Percy trasse un respiro profondo, mostrandosi chiaramente trionfante: «Non hai origliato come una serva, allora? Sono sorpreso. Che cosa faccio io non è affar tuo». Parlando, fece per uscire dalla stanza, ma Eleanor gli sbarrò il passo alzando una mano per posargliela sul petto; il conte, però, gliela strinse con forza e le torse il braccio, tenendolo fermo per il gomito. «Ti prego, Henry, il braccio...» gemette Eleanor. Il marito accentuò la torsione, facendola strillare. Intravide nel corridoio un servitore che si stava avvicinando in fretta e richiuse la porta con un calcio. Senza dar retta ai lamenti della moglie, il vecchio la costrinse a piegarsi quasi in due per il dolore alla mano e all arto. 39

40 «Ho fatto solo quello che i tuoi Neville farebbero volentieri a me, se mi trovassi alla loro mercé» le sibilò nell orecchio. «Credevi che avrei permesso a tuo fratello di elevarsi al di sopra del nome di Percy? Cancelliere del duca di York! È una minaccia per tutto ciò che sono, per tutto ciò che devo proteggere. Hai capito? Io ti ho preso perché mi dessi dei figli, una fertile sposa Neville. Be, questo lo hai fatto. Adesso non osare farmi domande su cose che riguardano il mio casato.» «Mi stai facendo male!» Il viso di Eleanor era distorto dalla rabbia e dal dolore. «Tu vedi nemici dove non ce ne sono! E se ti metti contro mio fratello, lui ti ucciderà, Henry! Richard Neville ti ucciderà!» Il marito la spinse via, indignato, facendola ruzzolare per terra. Prima che riuscisse ad alzarsi le fu addosso, le strappò la veste denudandole le spalle, urlando, rosso in faccia. Singhiozzando, Eleanor si divincolò, ma il marito era ancora forte e, ignorando i graffi della moglie, la tenne ferma con una mano, la schiena bianca scoperta, mentre con l altra si sfilava la cintura e la piegava in due, facendone una frusta corta. «Tu non parli a me così in casa mia!» La frustò, una frustata dopo l altra, facendo schioccare la cinghia sonoramente tra le grida disperate della donna. Non venne nessuno, sebbene l uomo continuasse, fino a quando la moglie rimase immobile, senza muoversi più. I lunghi segni rossi macchiarono di sangue il bel tessuto del vestito e la donna rimase ad ansimare, lottando per ritrovare il respiro, il viso bagnato da grosse gocce di sudore. Con cupa soddisfazione il conte si rinfilò la cintura e lasciò la moglie a singhiozzare sul letto. I servitori aprirono la porta che dava sulla corte esterna e Thomas Percy, barone Egremont, uscì all aperto. Il frastuono prodotto da centinaia di soldati lo investì come un fulmine, facendogli battere forte il cuore. Lanciò uno 40

41 sguardo irritato ai suoi servitori personali già lì in attesa paziente, sicuramente per ordine di suo padre. Avevano portato la sua armatura e le armi, mentre altri erano occupati a sellare Balion, il magnifico e costosissimo cavallo nero da guerra che si era comprato l anno precedente: a quanto pareva suo padre non aveva avuto dubbi sull esito della loro conversazione. Passò in mezzo alla massa di uomini indaffarati. Dall alto e da lontano gli giungevano le grida di sua madre, simili agli strilli di un animale macellato; il vecchio si stava servendo di lei di nuovo. Il pensiero di sua madre gli si affacciava troppo spesso alla mente e la cosa lo irritava. Fu costretto a tenere gli occhi bassi per evitare gli sguardi degli uomini, che sorridevano divertiti o trasalivano a ogni nuovo urlo, cosa che faceva infuriare ancora di più Thomas contro sua madre. L ascesa dei Neville stava distruggendo suo padre proprio quando il conte avrebbe dovuto stare tranquillo e lasciare che i figli si occupassero delle terre. Quando finalmente i gemiti cessarono, Thomas alzò lo sguardo alla finestra degli appartamenti privati del padre. Era tipico del vecchio conte fare piani e cominciare ad attuarli giorni o settimane prima di farne parola con suo figlio. Con movimenti rapidi e precisi Thomas si tolse il farsetto di cuoio e il mantello, rimanendo in calze solate e la sottotunica già macchiata di sudore. Nessuno si faceva problemi di pudore nella corte, dove decine di giovani quasi svestiti scherzavano e si chiamavano gridando mentre si vestivano delle loro armature. Thomas sedette su uno sgabello alto, aspettando pazientemente che gli scudieri finissero di allacciargli il giustacuore imbottito e di fargli indossare i vari pezzi della sua bella armatura, che aveva graffi e ammaccature dovuti più alle ore di addestramento che alle battaglie. Alzando le braccia per farsi allacciare la corazza, guardò corrucciato i segni lasciati dalla sguattera, che l aveva strofinata come se fosse stata una pentola. Lo stemma blu e giallo non si vedeva più e Thomas allungò il collo per 41

42 controllare la spada posata lì vicino: imprecò sottovoce, vedendo che il bell emblema sull impugnatura era stato staccato, per ordine del conte, naturalmente. Thomas aveva ricevuto quella spada per il suo dodicesimo compleanno e gli faceva male vederla sfregiata in quel modo. Un pezzo alla volta l armatura fu indossata e Thomas, fermo in piedi, sperimentò il meraviglioso senso di potenza e di invulnerabilità che questa gli dava, poi prese l elmo che lo scudiero gli porgeva con timore reverenziale. Mentre lo indossava udì la voce del maestro d armi di suo padre riecheggiare nella corte: «Appena la porta si apre, partiamo!» gridò Trunning alla truppa riunita. «Dovrete essere pronti, perché non si potrà tornare indietro. Nessun servitore personale, solo scudieri in grado di cavalcare e che sappiano maneggiare una spada o un arco. Carne secca e gallette, birra e vino in piccole quantità e basta! Provviste per sei giorni, ma niente pesi inutili o sarete lasciati indietro.» Trunning si interruppe, facendo scorrere lo sguardo sui cavalieri e sui soldati. Stava per impartire altre istruzioni, ma vedendo il figlio del conte si mise all istante al suo fianco e Thomas, più alto di lui, ebbe la piccola soddisfazione di guardarlo dall alto in basso. «Che c è, Trunning?» domandò con freddezza deliberata. Trunning non rispose subito, ma l osservò, mordicchiandosi i baffi bianchi. Quell uomo aveva cominciato così presto a addestrare entrambi i figli del conte nell uso delle armi e nelle tattiche di guerra, che Thomas non ricordava un momento in cui Trunning non fosse stato là a sgridarlo per una posizione sbagliata o a chiedergli chi diavolo gli avesse insegnato a tenere lo scudo come avrebbe fatto «una sguattera scozzese». Non doveva fare alcuno sforzo per ricordare le ossa rotte nel corso degli anni a causa di quell ometto dalla faccia rubizza: due nella mano destra, due negli avambracci e un ossicino del piede che Trunning gli aveva pestato in una baruffa. Ogni osso rotto aveva si- 42

43 gnificato settimane di dolori e di mortificanti derisioni a ogni gemito che gli sfuggiva mentre l arto veniva steccato. Tuttavia Thomas non detestava il maestro d armi e nemmeno ne aveva paura; sapeva che Trunning era di una fedeltà assoluta verso i Percy e il Northumberland, allo stesso modo di un vecchio cane da caccia particolarmente feroce. Ma non riusciva nemmeno a immaginare che quell uomo potesse considerare lui, il giovane Thomas, un suo pari, figuriamoci poi un suo superiore, e il fatto stesso che suo padre avesse affidato a Trunning il comando della spedizione ne era una prova. Quei vecchi bastardi erano fatti della stessa rozza stoffa, senza una goccia di compassione o di gentilezza. Era ovvio che andassero così d accordo. «Vostro padre vi ha detto qualcosa?» domandò alla fine. «Vi ha detto di ubbidire a tutti i miei comandi e di tornare a casa sano e salvo con un paio di graffi in più su quella bella armatura?» Thomas represse un brivido di fastidio al suono della sua voce: forse a causa dei molti anni trascorsi a urlare istruzioni ai suoi allievi, Trunning era sempre rauco, le parole mescolate a respiri profondi e sibilanti. «Sì, mi ha detto che sarete voi al comando, Trunning. Fino a un certo punto.» Trunning batté le palpebre, pigramente, soppesandolo: «E quale sarebbe questo punto, mio nobile lord Egremont?». Con suo sgomento, Thomas sentì l agitazione montargli in petto; sperò che il maestro d armi non se ne accorgesse, ma non ci sperò, sapendo di essere un libro aperto per lui. Nondimeno parlò con voce ferma, deciso a non farsi dominare: «Il punto dove io e voi ci troviamo in disaccordo, Trunning. Sono io che devo difendere l onore del casato. Voi potrete dare ordini per quanto riguarda marciare, attaccare e cose simili, ma penserò io all aspetto politico, agli scopi della nostra impresa». Trunning lo fissò perplesso: «Se dicessi a vostro padre 43

44 che avete protestato, vi farebbe venire con noi al massimo per servirci da bere, ammesso che vi facesse venire». L uomo sorrise in modo sgradevole e rimase sorpreso quando il giovane si girò a guardarlo dritto in faccia, chinandosi verso di lui: «Se racconterete delle storie al vecchio, io non verrò. Vediamo dove arriverete una volta fuori da quella porta senza avere con voi un Percy. E vi sarete anche fatto un nemico in Egremont. Queste sono le mie condizioni. Ora fate come vi pare». Thomas gli voltò le spalle e fece cenno agli scudieri di sistemare la celata e aggiungervi una goccia d olio. Sentì su di sé lo sguardo di Trunning e il cuore continuò a battergli forte, ma era sicuro di sé. Quando il maestro d armi si allontanò a grandi passi non si girò a guardarlo, nemmeno per vedere se rientrasse nel castello per lamentarsi con suo padre. Abbassò la celata per nascondere il suo volto: suo padre e Trunning erano vecchi e, per quanto si agitassero, i vecchi venivano messi da parte alla fine: Thomas avrebbe condotto gli arcieri e i soldati contro la comitiva di nozze dello zio. Con Trunning o senza di lui, questo non aveva importanza. Osservò di nuovo la piccola armata che suo padre aveva chiamato a raccolta per servire i Percy. Molti di quegli uomini, qualche centinaio, erano semplici abitanti del borgo che dovevano la loro ubbidienza al feudatario, ma che lavorassero come fabbri, macellai o conciatori di pelli, ognuno di loro era stato addestrato fin dall infanzia a usare un ascia o un arco e tutti avevano sviluppato capacità utili a un uomo come il conte Percy di Alnwick. Thomas sorrise tra sé, alzandosi di nuovo la visiera. «In formazione sulla porta!» gridò. Con la coda dell occhio vide la figura asciutta di Trunning girarsi di scatto, ma lo ignorò. I vecchi alla fine sarebbero stati messi da parte, si disse di nuovo, con soddisfazione. E i giovani avrebbero assunto il comando. 44

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