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1 n marzo 2014 GP MA LESIA Il dominio delle power unit tedesche non lascia scampo nemmeno a Sepang. Hamilton con una prova da campione si candida al titolo, gli altri tremano Seguendo la stella

2 Registrazione al tribunale Civile di Bologna con il numero 4/06 del 30/04/2003 L editoriale POVERI PILOTI Tutti gli articoli e le immagini contenuti nel Magazine Italiaracing sono da intendersi a riproduzione riservata ai sensi dell'art. 7 R.D. 18 maggio 1942 n.1369 Direttore responsabile: Massimo Costa (info@italiaracing.net) Redazione: Stefano Semeraro Marco Minghetti Collaborano: Carlo Baffi Antonio Caruccio Marco Cortesi Alfredo Filippone Dario Lucchese Claudio Pilia Guido Rancati Dario Sala Silvano Taormina Filippo Zanier Tecnica: Paolo D Alessio Produzione: Marco Marelli Fotografie: Photo4 Actualfoto Photo Pellegrini MorAle Realizzazione: Inpagina srl Via Giambologna, Bologna Tel Fax info@inpagina-bo.it Stefano Semeraro C era una volta Nuvolari, quello che «quando corre mete paura, perché il motore è feroce mentre taglia ruggendo la pianura». Quello che «con l Alfa Rossa fa quello che vuole, dentro il fuoco di mille saette». Ora, da tempo ci siamo arresi alla fine dell epica, nelle corse come nello sport. Non pretendiamo certo più che a un pilota di morire «non gli importi niente», ci mancherebbe. E al fuoco, alle saette, e ora anche al rumore feroce (sigh) ci abbiamo volenti o nolenti rinunciato. Però, un minimo di dignità, un minimo di rispetto per questi piloti, per favore, conserviamolo. Jenson Button ha confessato che i limiti di peso costringono molti al limite dell anoressia e della disidratazione: nei box di Sepang, a quanto pare, c è stato anche chi è collassato per troppa umidità. Molti suoi colleghi appena tolto il casco si profondono in complimenti agli ingegneri, ricambiati per altro solo nel caso in cui l addomesticatissimo driver si sia dimostrato capace, come un pivellino a lezione di guida, di seguire le indicazioni dei suoi istruttori al muretto. «Ai miei tempi - è sbottato il vecchio Emerson Fittipaldi - tornavi ai box, spiegavi all ingegnere cosa volevi e ti facevi adattare la macchina. Oggi sono gli ingegneri che ti spiegano cosa fare. È umiliante». E un processo iniziato anni addietro, per carità, è peggiorato progressivamente e qualche colpa ce l hanno anche i piloti stessi. Ma ora la situazione sta diventando grottesca. Calcoli, manettini, algoritmi. Guai a improvvisare, a uscire dal protocollo. Lo vogliamo chiamare progresso? In F.1 ci si arriva (quasi) solo sborsando «almeno 4 milioni», come ha ammesso in una intervista al Corriere della sera Nico Rosberg, il talento sta diventando tragicamente una variabile indipendente. Metteteci poi che a un povero diavolo come Ricciardo, che si sta giocando le sue chance di gloria a fianco di Vettel, nelle ultime due gare è stato fatto pagare il conto, prima, di una battaglia politica sui sensori di flusso, poi di un errore dei meccanici al pit-stop, e il quadro si avvia a completezza. Tazio, da lassù, sta guardando con occhi sconsolati. Scuote la sua maschera tagliente, ma come vuole la leggenda «tiene la bocca sempre chiusa». Era abituato a fare, non a commentare. Visto da quaggiù assomiglia giusto un po a Raikkonen. Quello che «lasciatemi in pace, so quello che sto facendo». Più che uno slogan, ormai, un inno alla resistenza. 2

3 Il graffio di Baffi

4 FORMULA 1 GP MALESIA A MA 4

5 NI BASSE Un Hamilton in grande forma, e un Rosberg costretto stavolta a mettersi in coda dallo strapotere del compagno, hanno esaltato la Mercedes che ha dominato Sepang umiliando la concorrenza 5

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7 Filippo Zanier Gli unici brividi lungo la schiena Toto Wolff li ha avuti al primo giro: quando Nico Rosberg si è infilato tra Sebastian Vettel e il muretto box al via per prendersi il secondo posto, e poi quando ancora il tedesco si è intraversato all'improvviso alla curva 3, probabilmente tradito dalle gomme fredde e dalla tanta coppia del motore turbo. Un'iniezione di adrenalina, necessaria per dare un po' di pepe a una gara che per il resto al box Mercedes hanno vissuto in souplesse, assistendo al trionfo di Lewis Hamilton e al primo uno-due per la casa della Stella dal lontano 1955, semplicemente impegnati a gestire un vantaggio che in questo momento è imbarazzante per la concorrenza. Una superiorità che non sarà solo frutto della Power Unit, visto che anche il telaio W05 sembra nato bene, ma che sicuramente ha la basi nel grandissimo lavoro fatto nel reparto motori di Brixworth. Un dato la dice lunga: alla Speed Trap dell'intermedio 1 di Sepang, quella dove sul circuito malese si raggiungono le punte velocistiche più alte, in testa alla classifica delle velocità del GP ci sono ben sette vetture motorizzate Mercedes, con l'ottava che manca all'appello solo perché Sergio Perez non è riuscito a partire. Un segnale chiaro di come in questo momento il PU106A (nome in codice dell'unità propulsiva Mercedes) sia di un altro pianeta rispetto alla concorrenza. Più potente, sfruttabile ed addirittura più parco nei consumi, se sono veritieri i dati che si sono visti nelle grafiche TV, che davano Rosberg e soprattutto Hamilton (ma anche Massa e Bottas) in grado di risparmiare carburante rispetto alla concorrenza. Lewis, interrogato nel dopo gara dalla NBC su come abbia fatto a risparmiare così tanta benzina pur andando così forte (in termini relativi, visto che siamo comunque a 4" dalle monoposto 2013), ha risposto: "Cosa? Cioé vi fanno vedere veramente quel dato in TV? Oddio...". Una reazione di sincera sorpresa mista a disappunto per l'esposizione di un dato che rivela più di quel che i piloti vorrebbero su quanto in questo momento in Mercedes stiano semplicemente gestendo il proprio potenziale. Per rendersene conto, però, sarebbe bastato anche constatare con quanta sicurezza il team abbia chiesto ai piloti di passare a una modalità di sfruttamento motore più conservativa appena al 21 giro su 56, e con quanta facilità le due frecce d'argento abbiano comunque continuato ad allungare sulla concorrenza. Tutto questo mentre Sebastian Vettel dava il massimo per cercare di prendere Rosberg, fino a venire invitato dal box a mollare perché in quel modo non sarebbe arrivato a fine gara col carburante. Si gioca a nascondino, insomma, pur con un vantaggio che al momento è clamoroso ed è un fatto che non deve sorprendere. È abbastanza chiaro, infatti, che la Mercedes teme la capacità di reazione della Red Bull, che da team nemmeno in grado di uscire dalla pitlane un mese fa è già passata a seconda forza del campionato. La RB10 in questo momento paga un'inte- grazione disastrosa con una Power Unit piena di problemi, ma a Brackley sanno che questa situazione non durerà all'infinito e che quando i problemi saranno risolti la Red Bull potrebbe diventare un problema anche per loro. Non dare alla concorrenza un riferimento chiaro sul gap da recuperare è strategicamente giusto, ed è bene farlo finché sarà possibile. SUPERLEWIS Al di là della vettura, il GP di Malesia ha detto molto anche sul pilota che l'ha guidata. Lewis Hamilton si è preso la pole, il giro più veloce e la vittoria, un "hat-trick" che è la fotografia perfetta di un weekend da dominatore. Ricordando che il pilota britannico si era preso la pole anche in Australia, c'è davvero da chiedersi cosa sarebbe successo a Melbourne se il motore non lo avesse costretto al ritiro nei primissimi giri. Di certo oggi c'è che in questi due primi GP Hamilton sembra essere tornato quello che aveva sconvolto la F.1 nell'anno del debutto, il 2007, per poi prendersi l'iride nel 2008: velocissimo, preciso, abile anche nella gestione della vettura e delle gomme. Le Pirelli che l'anno scorso andavano in pezzi specialmente sulla sua W04, quest'anno in generale sono più resistenti proprio per gestire la coppia dei motori turbo e con una gomma che finalmente fa il suo dovere Hamilton sembra riuscire a gestirne l'usura anche meglio di Rosberg. La gara malese lo ha messo in evidenza, con Nico che verso la fine lamentava problemi di trazione e Lewis che invece è riuscito senza problemi ad allungare il penultimo stint finché il team non ha ritenuto che il pericolo pioggia fosse definitivamente scongiurato. Una rinascita che dimostra una volta di più che in Formula 1 la valutazione di un pilota non può prescindere dalla vettura che guida: Hamilton non aveva mai fatto mistero di non essersi mai trovato a suo agio con la monoposto dell'anno scorso, ma con la W05 la situazione è del tutto diversa: se la sente cucita addosso, come ha rivelato nel post GP, e non c'è niente di meglio per garantirsi che questo stato di grazia possa prolungarsi nel corso del campionato, a partire dal prossimo GP del Bahrain. Lewis ne avrà bisogno, perché il rivale più pericoloso guida la stessa vettura, e in Malesia è arrivato secondo. Il vantaggio di Rosberg, autore di una buona gara ma inevitabilmente messo in ombra dal compagno, è di 18 lunghezze. Si può recuperare in fretta continuando a vincere, sempre che motore, turbo, centraline, cablaggi, Mgu-K e quant'altro siano d'accordo... I risultati del weekend PL1: Hamilton 1 Rosberg 3 PL2: Rosberg 1 Hamilton 4 PL3: Rosberg 1 Hamilton 2 Qua: Hamilton 1 Rosberg 3 Gara: Hamilton 1 Rosberg 2 7

8 FORMULA 1 GP MALESIA PANZ 8

9 ER DIVISION Come se non bastasse il rigore della Merkel, ora la Germania pigliatutto monopolizza anche il mondiale. Replicando la superiorità tecnica delle vetture tedesche che aveva caratterizzato il biennio o, da pura motorista, le grandi stagioni McLaren che videro la doppietta di Hakkinen A confronto la McLaren del 1998 e la Mercedes dei giorni nostri 9

10 FORMULA 1 GP MALESIA 10 Paolo D Alessio Se dopo l affermazione di Niko Rosberg a Melbourne, nel primo Gran Premio della stagione ci poteva ancora essere qualche dubbio, la doppietta di Sepang ha sancito in maniera inequivocabile la superiorità tecnica della Mercedes nel nuovo mondiale delle powe unit. Non solo, andando avanti di questo passo, le monoposto argentee rischiano di annichilire il mondiale 2014 a suon di pole position, vittorie e giri veloci, riproponendo un copione che si è già visto almeno due volte in Formula 1 ed è sempre coinciso con cambi regolamentari o con l introduzione di nuove tecnologie. Si perché come era accaduto nel biennio con la W196 di Juan Manuel Fangio o più di recente con la McLaren, motorizzata Mercedes, di Hakkinen, quando la stella a tre punte vince in F.1 lo fa in virtù di una superiorità tecnica schiacciante. I tedeschi sono fatti così, quando l asticella della sfida tecnica si alza, riescono a dare il meglio delle loro potenzialità e nel farlo sono spietati: a loro non basta affermarsi, battere la concorrenza, vogliono annichilirla. Annientarla. E stato così in passato e rischiamo di vedere lo stesso copione quest anno. Per rendersene conto basta analizzare le loro precedenti affermazioni in F.1 e rendersi conto di come, per gli avversari, ci sia veramente poco da stare allegri. 1954/55 L IMBATTIBILE W196 DEL GRANDE FANGIO L arrivo della Mercedes si abbatte come un tornado sul neonato mondiale di F.1. Dopo i disastri della seconda guerra mondiale, la Casa tedesca investe ingenti risorse e l obiettivo è uno solo: sbaragliare la concorrenza e ribadire al mondo intero la superiorità tecnica delle stelle d argento e della tecnologia made in Germany. Per questo non si bada a spese nella progettazione e nella costruzione della W 196, la monoposto con la quale la Casa della stella a tre punte partecipa ai mondiali del 1954 e del Ogni particolare della macchina è inedito, a partire dalla sua conformazione aerodinamica. Mentre le sue concorrenti sono ancora legate alle forme tondeggianti degli anni 30, la W196 rompe di netto i ponti col passato e presenta linee tese e squadrate, una carrozzeria piatta e larga e una presa d aria anteriore di sezione quasi rettangolare. Ma le novità più sostanziose, quelle che annichiliranno la concorrenza, sono tutte sotto la carrozzeria. A partire dal propulsore, un innovativo otto cilindri in linea bialbero di cc, con iniezione diretta e controllo delle valvole desmodromico, in grado di erogare potenze prossime ai 300 CV. Tanto per non lasciare nulla al caso il propulsore della W196 è ancorato al telaio con un angolo di 53 a destra, per abbassare il centro di gravità e di ridurre la sezione frontale della monoposto. Le quattro ruote sono indipendenti, i freni sono collocati al centro e il telaio è costituito da una elaborata struttura tubolare, in elementi rettilinei, che lo rendono rigidissimo. In tutto la Mercedes W 196 disputa 13 Gran Premi nell arco di due stagioni, vincendone 10 e conquistando due mondiali consecutivi con l argentino Juan Manuel Fangio. C ERA ANCHE LA VERSIONE CARENATA DELLA W196 Alle dipendenze del direttore tecnico Fritz Nallinger e del progettista Rudolf Uhlenhaut ci sono oltre 200 tecnici, che non lasciano nulla di intentato, pur di rendere imbattibili le stelle d argento. La prova più evidente di questo impegno ci arriva dalla carrozzeria avvolgente della Mercedes W 196, studiata appositamente per i circuiti veloci, come il tracciato di Reims, dove la Mercedes W196 fa il suo esordio nel mondiale. Si tratta di una guaina profilatissima e rastremata nella parte posteriore, che trasforma le monoposto tedesche in autentiche vetture sport, ma con guida centrale. Inutile dire che, presi in contropiede da questa ennesima trovata dei tedeschi, i loro avversari cercheranno di reagire, scimmiottando la carrozzeria integrale dell Mercedes. Ma né i tentativi messi in atto dalla Ferrari, né quelli della Maserati otterranno gli stessi risultati 1998 LA MERCEDES TORNA E RIVINCE CON MCLAREN Al termine della stagione 97, preoccupata dalle prestazioni raggiunte in F.1 e di fronte all impossibilità di stravolgere i circuiti, la Federazione decide di porre mano ai regolamenti per rendere più sicure le monoposto e al tempo stesso più incerte e combattute le gare. Questi meritevoli intenti si traducono in una serie di provvedimenti che stravolgono forma e dimensioni delle monoposto. Le carreggiate vengono ristrette di 10 centimetri per lato e soprattutto la FIA decide di mettere al bando le gomme slick, rimpiazzandole con gomme scanalate: quelle anteriori hanno tre profondi solchi, che diventano quattro sull asse posteriore. Chi meglio di tutti interpreta le nuove regole è il progettista della McLaren Adrian Newey che, per primo, capisce cosa fare per assettare correttamente una vettura con carreggiate strette e gomme scanalate. Per vincere occorre avere una macchina decisamente sottopeso, spostando la zavorra lungo l asse longitudinale della monoposto, a seconda delle necessità e delle caratteristiche del circuito da affrontare. Per ottimizzare ulteriormente il bilanciamento del mezzo, Newey fa ricorso anche alle sospensioni contrattive, che consentono alle McLaren si salire sui cordoli, senza scomporsi. Tutte queste soluzioni fanno della McLaren MP4/13 un ottima vettura, ma per puntare al titolo ci vuole qualcosa in più, il classico asso nella manica si concretizza nel rivoluzionario propulsore 10 cilindri Mercedes, appositamente studiato per i nuovi regolamenti. Per la prima volta nella storia della F.1 un motore da Gran Premio (che eroga più di 800 CV) pesa meno di 100 chili! Un valore impensabile fino a pochi anni prima, reso possibile dall utilizzo di materiali particolarmente sofisticati, come il berillio, che trasformano i propulsori delle Formula 1 in motori usa e getta : li puoi adoperare in prova e gara, non possono più essere revisionati dopo l impiego in un singolo Gran Premio. E la Formula 1 dei Grandi Costruttori, dove la tecnologia la fa sempre più da padrona e dove la tecnologia made in Germany torna ad avere il sopravvento sulla concorrenza. La McLaren del 1998

11 La Mercedes W196 Fangio negli anni 1955/ TECNOLOGIA VINCENTE Parliamoci chiaro: è da almeno un anno che gli addetti ai lavori parlano del 2014 come l anno della Mercedes. E il motivo è semplice: da quando, nel 2010 la Casa tedesca ha rilevato il team Brawn GP, per tornare in prima persona in F.1, non ci sono mai state le condizioni per puntare al titolo. Un po perché c era da creare e rodare una struttura praticamente da zero, un po perché fino allo scorso anno i regolamenti non permettevano l assalto al mondiale. Con motori V8 congelati e prestazioni plafonate, l unico elemento in grado di fare la differenza in pista era l aerodinamica, un area di ricerca nella quale il solo Newey pare averci capito tutto. Cosa ben diversa è stata l introduzione delle nuove norme del 2014, che ha ridato priorità al motore e, conseguentemente, alla ricerca e all innovazione. Settore nel quale i tedeschi non sono secondi a nessuno. Prova ne sia che mentre, fin dai test invernali, gli altri erano alle prese con problemi di affidabilità e consumo, la F1 W05 di Rosberg e Hamilton (ed aggiungeremmo tutte le altre monoposto motorizzate Mercedes) giravano senza eccessivi problemi, inanellando prestazioni inarrivabili per gli altri. Merito di cosa? Per conoscere tutti i segreti tecnici ci vorrà naturalmente del tempo, ma fin d ora si può parlare di due caratteristiche vincenti del progetto Mecedes: l elettronica e la particolare conformazione del suo power-unit. Nel primo caso, la Mercedes sta beneficiando della possibilità di realizzare in casa tutta l elettronica che gestisce il complesso progetto 2014, la qual cosa non è invece accaduta per la Renault, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Ma la vera arma vincente del progetto potrebbe essere la particolare struttura del MGU-H (Motor Generator Unit-Healt), che sfrutta i gas di scarico per incrementare la potenza del motore. Come si può ben vedere nel disegno, a differenza degli altri propulsori del lotto, dove l MGU- H è piazzato a monte del gruppo turbina e compressore, sul Mercedes PU106A Hybrid, è montato tra i due elementi, cioè tra la turbina che riceve i gas di scarico e il compressore che spara l aria in direzione dello scambiatore di calore. L utilità di questa tipologia: annullare i tempi morti di risposta, che tanti problemi avevano creato ai turbo vecchia maniera, e fornire un maggiore quantitativo di energia al motore termico, che si traduce in maggiore potenza e consumi più bassi. Il classico uovo di Colombo che quest anno rischia di fare la differenza. 11

12 FORMULA 1 GP MALESIA SOLDATO BL 12

13 U In Australia era stato abbattuto da problemi tecnici, in Malesia Vettel si è rialzato dimostrando di avere la stoffa e l orgoglio del campione, e che i bibitari sono tutt altro che fuori gioco. A Ricciardo, invece, dopo il secondo weekend maledetto di fila, va l oscar della sfortuna 13

14 FORMULA 1 GP MALESIA Stefano Semeraro La Red Bull è come il Minosse di Dante: sta lì, soffre nell infernuccio di questo inizio stagione, ma ringhia. E come ringhia. Dopo l inverno del suo grande scontento, dei test mutilati, sembrava defunta, anzi dannata. «Speriamo che Vettel voglia rimanere con noi», fingeva di piangere con lacrime di coccodrillo (vero) Helmut Marko, temendo il dispetto del campione. In Australia è venuta la prima risposta da Daniel Ricciardo, a podio e poi squalificato per le note vicende sensibili. In Malesia è toccato a Sebastian Vettel far vedere di che passata sono fatti lui e la scuderia. A parte la sfiga cosmica del povero Daniel, di cui parleremo dopo, il campione del mondo in carica ha tirato fuori gli artigli in qualifica, sotto una pioggia terrificante, incollandosi al mago della pioggia Lewis Hamilton, che però come Harry Potter per volare usa una scopa volante efficientissima, la power unit Mercedes. In gara ci ha riprovato, e in buona parte ci è riuscito: terzo dietro le due Stelle Filanti, comunque a podio. Comunque davanti a tutti gli altri che non sono la Mercedes, Ferrari compresa. Ha sgomitato, anche («in partenza ho avuto paura che mi volesse sbattere a muro», ha detto Rosberg), ma ha dimostrato di non aver perso lo smalto. «Sappiamo che quello che abbiamo raccolto fino ad ora è più di quello che ci aspettavamo dopo i test invernali», ha spiegato Seb. «Ma sappiamo anche che dobbiamo fare di più. In pista basta ascoltare il rumore della Mercedes e il nostro per capire che c è una differenza. Ma è solo questione di tempo». Ringhiano, il Toro austriaco e quello tedesco, eccome se ringhiano. L affidabilità è ancora da registrare, ma come prestazioni di punta in qualifica, sul giro secco, la Red Bull non è lontana come sembrava, anzi. E anche in gara, finché regge, è un cliente rognosissimo. Un pianto ininterrotto è invece quello che arriva da Ricciardo, che dopo la doccia fredda in casa si è beccato un altra scoppola nel forno malese. Dopo aver chiuso quinto in qualifica stava lottando per il quarto posto in gara e un pit-stop avariato (non per colpa sua) lo ha costretto a fermarsi in pit-lane con la gomma anteriore sinistra che traballava sul cerchione. I meccanici lo sono andati affannosamente a riprendere, e l hanno rispedito in pista, lì però ha ceduto l ala anteriore. E al danno si è aggiunta la beffa del pit-stop da 10 secondi come punizione per il rilascio pericoloso, e poi la penalizzazione di dieci posti in griglia per il prossimo GP. Neanche a Webber, a memoria, è mai andata così storta così a lungo, nascere australiani ultimamente non porta bene in F.1. «E stato un inizio di stagione abbastanza sfortunato, ma va così», ha buttato lì Ricciardo, davvero il più simpatico che ci sia, senza perdere il suo sorriso da estremista dell ottimismo. «In fondo sono partito avanti in tutti e due il GP, me la sono sempre giocata lì davanti anche in gara. E non mi sono sentito intimidito, lassù. La gente mi vede sempre sorridere e forse pensa che io sia troppo gentile per lottare, invece sono qui per questo. Sono a livello dei primi te, e anche se stavolta Vettel se ne stava andando, credo di aver fatto un lavoro accettabile nel tenere la posizione. Di queste due gare voglio tenermi il meglio. So che la fortuna girerà, prima o poi, a un certo punto mi prenderò la rivincita». Se la meriterebbe, che dite? I risultati del weekend PL1: Vettel 7 Ricciardo 12 PL2: Vettel 3 Ricciardo 7 PL3: Vettel 4 Ricciardo 6 Qua: Vettel 2 Ricciardo 5 Gara: Vettel 2 Ricciardo RIT 14

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16 FORMULA 1 GP MALESIA DEJA-VU Alonso e Domenicali si consolano con i piccoli miglioramenti, Raikkonen maledice giustamente la sfortuna, ma la Ferrari in Malesia ha compiuto un altro mezzo passo falso. Era dal 2011 che Maranello incassava le prime due gare senza podi, e la concorrenza incalza. Una storia già vista? 16

17 Alonso supera Hulkenberg e riacchiappa la quarta posizione, obiettivo minimo in casa Ferrari 17

18 FORMULA 1 GP MALESIA Raikkonen in lotta con Ericsson Stefano Semeraro C è una vecchia battuta di Yogi Berra, il grande catcher dei New York Yankees famosissimo per le sue freddure non sense (è quello di non è mai finita finché non è finita ) che si adatta perfettamente alla situazione della Ferrari dopo le prime due gare del Mondiale: «It s a deja-vu, all over again». Ovvero: è tutto un già visto, di nuovo e daccapo. Ferrari a zero podi - ma in fondo era andata anche peggio nel terza fra i costruttori dietro Mercedes e McLaren, Fernando Alonso terzo fra i piloti dietro Nico Rosberg e Lewis Hamilton. Cambiano i rivali di punta, ma occhio che la Red Bull è di nuovo lì, resta immutabile il bordeggiare a vista fra la mediocrità e la depressione delle Rosse. Pazienza per Raikkonen, azzoppato da Kevin Magnussen a inizio gara. E pazienza anche per il quinto posto di Alonso, trasformato in quarto dalla sfida primordiale di Daniel Ricciardo. Fernando ha corso come ha potuto, come i regolamenti e la macchina gli consente, ma si è ritrovato a lottare con Cuor di Leone Nico Hulkenberg, che corre pur sempre con una Force India, ma spinta dalla power unit Mercedes. E in un Mondiale dove le vere concorrenti al titolo (per blasone, investimenti, numero di dipendenti) sono quattro, cinque con la Lotus ad essere generosi, ritrovarsi terzi per Maranello significa rischiare di cambiare status, passando da ultimi dei primi a primi degli ultimi. O dei senza speranza. Troppo duri? Meglio esserlo adesso, spingere, pungolare, come sicuramente sta facendo Domenicali con i suoi, che ritrovarsi a piangere sull ennesimo latte versato a metà stagione. Adesso, almeno, il tempo per tentare di recuperare c è ancora. Guai a #staresereni, come Enrico Letta sa bene, consolarsi con i refrain dei piccoli miglioramenti, per una Scuderia come la Ferrari, è pericolosissimo, quasi mortale. Da quello che Alonso dice fra le righe o racconta al suo cerchio magico, il telaio della F14-T non è male, è competitivo, mentre a dare pensieri è il motore. L affidabilità c è, mentre ad esempio Lotus e Red Bull ancora ci litigano, ma anche qui sembra di stare in una vecchia canzone di Gino Paoli («un gusto un po amaro/di cose perdute») e dalle parole dei Ferraristi lo si capisce bene. «Non possiamo essere soddisfatti del risultato ottenuto oggi - dice Domenicali - se da una parte siamo riusciti a portare a casa un quarto posto (sic) che permette a Fernando di rimanere terzo nella classifica piloti (ri-sic) dal altro Kimi non ha raccolto punti che erano alla sua portata. Nonostante ci siano stati dei miglioramenti, a livello di prestazione il distacco dalle Mercedes rimane significativo, e questo deve spingere tutta la squadra, sia in pista sia soprattutto a Maranello, a migliorare la vettura a 360». L ammissione che i problemi non sono banali, nonostante i proclami della vigilia di Luca di Montezemolo che avrebbero già dovuto dare una sferzata a tutti. «I punti guadagnati sono il risultato di un weekend senza problemi - dice da parte sua Alonso - in cui i piccoli miglioramenti hanno funzionato secondo le aspettative e la vettura ha dimostrato grande affidabilità. Sicuramente dobbiamo lavorare ancora molto. C è un po tutto da rivedere, come la velocità di punta (ma come, in Malesia non era elevatissima e in prova era stata addirittura mascherata con rilevamenti depistanti?, ndr). Con Hulkeberg sono riuscito a spuntarla solo grazie a gomme più fresche, dobbiamo migliorarci già dalla prossima gara. In Bahrain farà molto più caldo e le mescole saranno più morbide, questo potrebbe darci qualche vantaggio, perché qui con pneumatici duri si scivolava molto». Infatti Hamilton è scivolato via, lontano, irraggiungibile fin dal primo giro. In casa Ferrari invece la vittoria slitta sempre un po più in là, e i tifosi della Rossa per ora mugugnano, ma già si preoccupano. Kimi si è limitato a maledire la sfortuna - nel suo caso reale - spiegando come dopo il contatto con Magnussen, «il comportamento della vettura non è più stato lo stesso, la gomma ha danneggiato il fondo provocando la perdita di carico aerodinamico. Con i primi set di gomme ho avuto qualche difficoltà e solo dopo l ultima sosta, in cui ho montato le Medium, è andata meglio. Ma era troppo tardi». Speriamo, davvero, che anche nel 2014 non diventi questo il refrain della stagione. I risultati del weekend PL1: Raikkonen 2 Alonso 11 PL2: Raikkonen 2 Alonso 5 PL3: Raikkonen 3 Alonso 7 Qua: Alonso 4 Raikkonen 6 Gara: Alonso 4 Raikkonen 12 18

19 Stefano Domenicali già costretto a guardare lontano e a sperare nelle modifiche previste in arrivo dopo la gara del Bahrain 19

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21 L INCREDIBILE HULK Come in Australia, un grande Hulkenberg si è ritrovato a lottare con la Ferrari di Alonso portando la Force India in una ottima quinta posizione davanti a McLaren e Williams, che impiegano la stessa power unit Mercedes. Preoccupa Perez, sempre lontano dal tedesco in qualifica e addirittura KO prima della partenza per un problema tecnico Filippo Zanier Ci stanno prendendo gusto, Nico Hulkenberg e la Force India, a mettere i bastoni tra le ruote alla Ferrari e a Fernando Alonso. In lotta per il quinto posto con il pilota spagnolo a Melbourne, il talentuoso Nico si è trovato nella stessa situazione a Sepang, ma questa volta per la quarta piazza. Abbondantemente davanti, a parità di straordinaria power unit Mercedes, a quelle McLaren che solo due settimane fa agli antipodi erano sembrate imprendibili. E invece, mentre la MP4/29 è salita sulle montagne russe (e a Woking già tremano, sapendo che il GP d'australia non è mai stato un banco di prova affidabile per le qualità di una monoposto), la VJM07 si è espressa sugli stessi livelli di Melbourne, anzi meglio. Una vettura affidabile, veloce e stando a quel che dicono i piloti estremamente sincera, fatto che aiuta a guidarla senza strapazzare eccessivamente meccanica e gomme. Proprio questo, con tutta probabilità, ha convinto il team a tentare, unico in griglia, la strategia a due soste che ha permesso a Hulkenberg, nuovamente autore di una gara maiuscola, di restare in lotta con la Ferrari di Alonso fino alle ultime fasi del GP. Il piano non è andato a buon fine perché, pur con un ottima gestione degli pneumatici, la Force India a fine gara non aveva abbastanza grip per resistere alla rimonta di Fernando che con gomme fresche aveva un vantaggio di due secondi al giro, ma dopo due GP chiusi al sesto e quinto posto il morale nel team di Vijay Mallya è alle stelle, come traspare chiaramente dalle parole di Hulkenberg dopo il GP: "Alla fine non avevamo abbastanza gomma per tenere dietro Alonso, ma il quinto posto è comunque straordinario e l'abbiamo conquistato grazie a una gestione della gara perfetta. Il lavoro dell'inverno ha pagato ed è fantastico per noi uscire dalle prime due gare con così tanti punti". A guastare la festa in Force India ci pensa l'altra metà del garage, in cui risiede un Sergio Perez che non è riuscito a prendere il via per un problema, probabilmente elettronico al cambio: "Mentre rallentavo per andare in griglia, la vettura ha iniziato a rimanere in folle ogni volta che provavo a scalare. Mi hanno riportato ai box, ma non è stato possibile farmi ripartire". Sfortuna per Perez, che comunque in qualifica era stato sonoramente battuto da Hulkenberg ancora una volta. Se a Melbourne il risultato era stato un buon settimo per il tedesco contro il sedicesimo posto di Perez, sul bagnato di Sepang Nico si è qualificato ancora settimo mentre "Checo" si è dovuto accontentare della quattordicesima piazza, ancora una volta ben fuori dalla Q3. È ancora presto per definirlo un caso, ma il messicano farebbe presto a invertire la tendenza, e di corsa se non vuole essere declassato a numero due. I risultati del weekend PL1: Hulkenberg 11 - Perez 12 PL2: Hulkenberg 10 - Perez 13 PL3: Hulkenberg 6 - Perez 9 QUA: Hulkenberg 7 - Perez 16 Gara: Hulkenberg 6 - Perez 10 21

22 FORMULA 1 GP MALESIA MAGNUSSEN BOCCIATO CO La McLaren è uscita delusa dalla gara malese, e i punti raccolti dai suoi due piloti non bastano a cancellare l amaro in bocca. Magnussen si è scusato per l incidente con Raikkonen che ha tarpato le ali alle speranze sue e del team, ma Boullier lo ha lodato per l umiltà con cui è stato capace di ripartire 22

23 LODE 23

24 FORMULA 1 GP MALESIA Stefano Semeraro Un passo indietro, ma non troppo lungo. Rispetto all Australia, dove il topolino Kevin Magnussen, in assenza dei gattoni, aveva ballato sul podio, e Jenson Button c era andato vicino, la McLaren ha perso qualcosina. Ma se la F.1 fosse un Parlamento all indomani delle elezioni, quelli di Woking potrebbero parlare di «sostanziale tenuta». Button è finito sesto, muovendosi come un gattone in partenza dopo la scelta di gomme sbagliata nelle qualifiche, poi approfittando anche lui delle disgrazie di Daniel Ricciardo e difendendosi nel finale dalla rimonta di Spartaco Felipe Massa. La tamponata colposa a Raikkonen ha in parte oscurato il secondo piazzamento a punti in due gare, anche se lontano dal podio. Il danese ha dovuto far rientro ai box con l ala anteriore danneggiata scontando poi, in contemporanea con il secondo pitstop, anche lo stop and go inflittogli dai commissari; insomma, la sua foga da neofita del Circus ha sgualcito il weekend di Ron Dennis & Co. Anche se Magnussen è stato bravo a passarci sopra un colpo di ferro a stiro. «Chiaramente ci saremmo aspettati di andarcene da Sepang con più di 10 punti - ha ammesso con onestà Eric Boullier - detto questo Jason non ha sbagliato nulla, mentre l errore di Kevin è il tipico rito di passaggio che tocca a tutte le matricole, inevitabile e non sorprendente. Però la sua reazione è stata impressionante sotto due prospettive: in primo luogo, è ripartito a testa bassa e ha guidato al massimo per il resto della gara, recuperando bene e chiudendo nono. In secondo luogo, è stato umile e si è scusato con tutto il team durante il giro di rientro. Non era necessario, ma è stato bello sentirlo. In fondo siamo soddisfatti, e dalla prossima gara, quella di casa per il nostro principale azionista, Mumtalakat, speriamo di mettere un po di pepe nelle nostre prestazioni». Magnussen in effetti è apparso costernato alla fine, ma come dice Boullier l umiltà dimostrata va a suo onore. «Mi dispiace di aver incasinato tutto», ha detto senza perifrasi. «Avrei potuto raccogliere dei punti pesanti oggi, quindi mi spiace per il team e anche per me. I GP sono gare molto lunghe, non avrei dovuto commettere un errore del gente appena partiti. Rimettermi in carreggiata dopo non è stato facile, soprattutto per il caldo. Ma suppongo che cose come questa servano ad imparare». Jenson Button, anche lui provato dall umidità malese, è entrato più nel tecnico: «il lato incoraggiante è che abbiamo scelto alla perfezione il tempo per i pit-stop e dosato benissimo il consumo di carburante, un grazie va anche al McLaren Technology Center che ci ha aiutato con i dati in pista. Non mi sarei aspettato di arrivare sesto considerando come avevamo girato nel resto del weekend, quindi abbiamo tirato fuori il meglio dalla macchina. Ma non possiamo nascondere che siamo ancora deboli nelle curve veloci. La macchina ha altri punti di forza, ma dobbiamo migliorare ancora molto». I risultati del weekend PL1: Button 2 - Magnussen 8 PL2: Button 5 - Magnussen 9 PL3: Button 2 - Magnussen 8 QUA: Magnussen 4 - Button 10 Gara: Magnussen 2 - Button 3 24

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26 FORMULA 1 GP MALESIA ADESSO BASTA È il grido di Massa, a cui nel finale il box Williams ha suggerito di far passare il compagno Bottas, più veloce e in grado di stuzzicare Button che precedeva entrambi. Ma il brasiliano, che per anni in Ferrari ha dovuto subire diktat indigesti, stavolta si è ribellato agli ordini di squadra 26

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28 28 FORMULA 1 GP MALESIA

29 Valtteri is faster than you Marco Cortesi Come sta andando alla Williams? La squadra inglese ha vissuto un inizio di campionato certamente non negativo, ma che non fa decisamente il paio con le aspettative e le prestazioni dei test collettivi. La vettura sembra essere ragionevolmente veloce e affidabile, ma non tanto da riportare il marchio di Frank Williams ai vertici delle classifiche. Questo il quadro in cui si inserisce lo psicodramma che ha coinvolto in Malesia Valtteri Bottas e (soprattutto) Felipe Massa. Ad inizio gara era stato imposto al finlandese di non attaccare il compagno nonostante fosse più veloce, per salvaguardare la possibilità di marcare punti con entrambe le vetture. Tuttavia, dopo aver tratto vantaggio dal gioco di squadra, nel finale il brasiliano si è clamorosamente rifiutato di dare strada, quando Bottas poteva anche andare ad infastidire Jenson Button. In realtà, Massa non ha giocato proprio pulito: più che rifiutarsi ha ignorato l'indicazione dei box, facendo perdere al giovane collega tempo prezioso per l'eventuale attacco: quando Bottas ha ricevuto l'ok della Williams era già troppo tardi. Certo, a difesa di Massa si può obiettare che la scelta di parole del team non è stata proprio di classe un "Valtteri is faster than you" identico al comando ricevuto da Rob Smedley in Ferrari ad Hockenheim, nel Una frase che ha risuonato un po' come una presa per i fondelli e che probabilmente ha fatto scattare nel sensibile Massa un meccanismo di difesa. Probabilmente, da bravi britannici, al muretto non si sono posti particolari questioni "psicologiche". Resta comunque un doppio piazzamento a punti sì positivo, ma che non ha visto le FW36 brandizzate Martini risultare tra i protagonisti, anche a causa di una qualifica non ottimale. Forse, in Williams non hanno ancora ripreso l'abitudine ad avere un pacchetto dall'alto potenziale. Sta di fatto che oltre alle due Mercedes, là davanti si è anche inserita una Force India, quella di Nico Hulkenberg. E dallo psicanalista, a breve, rischiano di finirci tutti. I risultati del weekend PL1: Massa 9 - Bottas 10 PL2: Massa 6 - Bottas 9 PL3: Massa 8 - Bottas 9 Qua: Massa 13 - Bottas 15 Gara: Massa 7 - Bottas 8 29

30 FORMULA 1 GP MALESIA 30 KVYAT NON SI FERMA PIÙ Il giovane debuttante russo della Toro Rosso ha conquistato la zona punti come a Melbourne. E andata peggio a Vergne, costretto al ritiro dopo una brillante qualifica

31 Antonio Caruccio La Toro Rosso ha concluso un altro Gran Premio in zona punti. Dopo il positivo esordio di Melbourne, a Faenza si può essere contenti del decimo posto di Daniil Kvyat che regala alla squadra italiana un punticino che consolida la settima posizione nel mondiale costruttori. Il potenziale della STR9 era emerso con prepotenza nelle prove libere del venerdì, con Jean-Eric Vergne che si era portato al sesto posto nella prima sessione, definendo quasi perfetto il lavoro svolto. Molto importante quanto fatto da Kvyat. Il russo, alla sua seconda gara in Formula 1, è stato già incaricato del ruolo di sviluppatore portando a termine dei long run sia con le gomme dure sia con le medie, impiegate insieme per la prima volta nello stesso week-end di gara in questa stagione. Proprio con Toro Rosso inoltre, la Renault ha studiato un sistema per contrastare l innalzamento delle temperature visto il caldo e l alto livello d umidità che puntualmente accolgono la F.1 in Malesia. Nel turno del sabato tuttavia, sono state provate alcune soluzioni che non hanno dato un riscontro del tutto positivo, e la qualifica è stata un vero terno al lotto data la pioggia caduta copiosamente. Vergne è stato bravo nel centrare nuovamente l ingresso nel Q3 ed archiviare la nona piazzola di partenza. Decisamente meno fortunato Kvyat, protagonista di un contatto con Fernando Alonso ad inizio del Q2. Per pochi centesimi Daniil è rimasto fuori dal terzo segmento di qualifica dopo aver portato a termine un giro troppo conservativo. In gara Kvyat ha conquistato, da esordiente, la zona punti per la seconda volta consecutiva, grazie al decimo posto ottenuto. La Toro Rosso tuttavia, dopo aver duellato con Williams e McLaren nelle prime fasi di gara, ha dovuto desistere a causa della minor efficienza nei lunghi rettifili di Sepang. Decisamente difficoltosa la prova di Vergne. In maniera troppo ottimistica il transalpino ha tentato di avere la meglio in un sandwich tra una Caterham e Jules Bianchi, con il solo risultato di essere coinvolto in un contatto che ha danneggiato l ala anteriore. A mettere la parola fine alla sua gara è stato un problema tecnico all unità di potenza. Jev ha infatti perso posizioni in partenza, oltre che nel corso del primo giro. Le temperature si sono innalzate ed il motore è entrato in protezione. Più tardi Vergne ha perso l uso del turbo per una perdita al sistema di aerazione, condizione che ha costretto la STR9 al box per il ritiro. I risultati del weekend PL1: Vergne 6 - Kvyat 14 PL2: Vergne 11 - Kvyat 14 PL3: Kvyat 11 - Vergne 12 Qua: Vergne 9 - Kvyat 11 Gara: Kvyat 10 - Vergne RIT 31

32 FORMULA 1 GP MALESIA SORRISO 32

33 ABBOZZATO La Lotus ha sfiorato la zona punti con Grosjean, evidenziano piccoli progressi, ma rimane ben lontana dalle prestazioni che ci aveva abituato nelle ultime stagioni. Ritirato invece Maldonado, prima tamponato da Bianchi poi costretto alla resa per noie alla power unit Massimo Costa Era cominciata malissimo. E finita con un sospiro di sollievo. Ma niente di più. Nel team Lotus ancora non si può sorridere. Due gare, zero punti. Ma almeno Romain Grosjean ha visto il traguardo a ridosso della zona punti, undicesima posizione. Che per una Caterham potrebbe rappresentare motivo di orgoglio, ma per la Lotus che nel 2013 pensava anche di conquistare il mondiale, solo una parvenza di luce in fondo a un tunnel spigoloso, buio e freddo. Di strada ne deve percorrere ancora tanta la E22, rimasta ormai l unica a soffrire pesantemente la power unit Renault considerando i buoni risultati di Red Bull e Toro Rosso e i passi in avanti della Caterham. Certo, manca ancora l affidabilità, anche le squadre sopra citate di proprietà di Dieter Mateschitz hanno dovuto piangere una vettura ferma. Ma almeno a punti ci arrivano, se non a podio. La Lotus invece, farfuglia. Dicevamo che era iniziata malissimo: il venerdì mattino, nel primo turno libero, appena un in and out per Maldonado, quattro giri per Grosjean, ma senza riuscire a ottenere un riscontro cronometrico. Nella seconda sessione, il venezuelano se ne è rimasto inoperoso ai box, Grosjean ha totalizzato 14 tornate. E dire che in Malesia erano stati portati sviluppi aerodinamici, di software e di elettronica. Il sabato mattina si è cominciato a ragionare, in qualifica un piccolo miracolo con Grosjean entrato nel Q2 mentre Maldonado ha pagato caro una rossa. Grosjean poteva puntare al Q3, ma ha montato le gomme giuste troppo tardi, stesso inconveniente, al di là della rossa, capitato anche con Pastor. In gara, Grosjean si è ottimamente comportato, Maldonado è stato subito tamponato da Jules Bianchi, poi si è fermato per noie alla power unit. Il francosvizzero invece, con le dita incrociate, è andato avanti fino alle fine permettendosi anche il lusso di resistere agli attacchi finali della Ferrari di Kimi Raikkonen. Piccole soddisfazioni per lui e per la Lotus, ma quel team che negli ultimi anni era lo spauracchio di Red Bull e Ferrari, ancora non si è riacceso. I risultati del weekend PL1: Maldonado 21 - Grosjean 22 PL2: Grosjean 17 - Maldonado 22 PL3: Grosjean 15 - Maldonado 16 Qua: Grosjean 16 - Maldonado 17 Gara: Grosjean 11 - Maldonado RIT 33

34 FORMULA 1 GP MALESIA SEGNALI DI RIN La Caterham ha portato entrambe le CT05 al traguardo con Kobayashi ed Ericsson che non hanno per nulla sfigurato dopo le difficoltà emerse nelle prove del venerdì e del sabato Antonio Caruccio La Malesia rappresentava la gara di casa per il team Caterham, compagine di proprietà del milionario Tony Fernandes, e non sono mancate le prime soddisfazioni stagionali. Nonostante un difficile avvio nelle prove libere di venerdì, la Caterham ha conquistato la decima posizione nel mondiale costruttori grazie al tredicesimo posto di Kamui Kobayashi ed al quattordicesimo di Marcus Ericsson. Proprio lo svedese è stato bravo nel sobbarcarsi, nelle prove libere di venerdì, la maggior parte del lavoro perché il compagno giapponese ha accusato un problema al sistema di accumulo dell energia nel corso della quarta tornata, dovendosi quindi fermare ai box. Una volta sostituite le batterie, operazione che lo ha costretto a perdere la parte finale della sessione, nel pomeriggio a tenere la sua CT05 sui cavalletti ci ha pensato una perdita d olio. Nel frattempo Ericsson ha cercato di gestire il set-up, nonostante una cronica presenza di sottosterzo ed un bloccaggio che ha rovinato il bilanciamento della vettura, risultando il pilota più attivo in pista nelle Libere 1 con 24 tornate completate. Nel terzo turno di prove libere al sabato, Kobayashi ha potuto finalmente guidare la propria monoposto, dovendo però fare affidamento sul lavoro fatto da Ericsson, e provando quindi a riadattare la propria vettura al suo stile di guida. Lo svedese ha invece provato le due diverse mescole di pneumatici, accusando però anche lui una perdita d olio. La pioggia arrivata per le qualifiche non ha poi aiutato la squadra malese, con Kobayashi ventesimo ed Ericsson ventiduesimo e ultimo, autore anche di un incidente. Per Marcus si trattava della prima volta in assoluto sul bagnato e con le gomme da pioggia in Formula 1, situazione che ha reso ancora più 34

35 ASCITA difficile il lavoro. Entrambe le vetture per la gara avevano una strategia di tre soste, ma Kobayashi visto il positivo degrado delle mescole medie ha deciso di allungare il primo stint di gara, riuscendo a compiere due soli pit-stop, al quindicesimo e trentunesimo passaggio. Il giapponese non ha avuto nessun problema all impianto frenante, come avvenuto in Australia, ed alla fine della prima tornata era già sedicesimo, riuscendo a tenere bene il passo della Sauber di Adrian Sutil davanti a lui. A un certo punto del GP è stato anche decimo, impressionando non poco. Ericsson invece non è stato altrettanto delicato sulle gomme, all undicesimo passaggio ha montato il secondo treno di Option, ma un problema al pit-stop gli ha fatto perdere qualche secondo che lo hanno portato alle spalle delle Marussia. Nel corso della gara, con un altro pit-stop al ventiseiesimo giro e quello finale al trentottesimo per montare le gomme dure, Ericsson ha visto da vicino le vetture di Jean- Eric Vergne e Kimi Raikkonen, non senza sorpresa. Nel finale un problema all ERS ha costretto lo svedese ad alzare il ritmo, vedendosi ritornare negli specchietti furiosamente la Marussia di Max Chilton, che non ha però potuto portare via la posizione alla Caterham. I risultati del weekend PL1: Ericsson 17 - Kobayashi 19 PL2: Ericsson 20 - Kobayashi 21 PL3: Ericsson 19 - Kobayashi 20 Qua: Kobayashi 20 - Ericsson 22 GP: Kobayashi 13 - Ericsson 14 35

36 FORMULA 1 GP MALESIA È SEMPRE RINCORSA Anche a Sepang le prestazioni delle Marussia non sono state soddisfacenti per Chilton e Bianchi, subito nei guai per un contatto con Vergne e Maldonado 36

37 Filippo Zanier Lottare per una posizione in fondo al gruppo, anche se non fa guadagnare punti. Il regolamento è cambiato, è una nuova era per la F.1, ma è ancora questo il Mondiale di F.1 per Marussia e Caterham, impegnate già dalle prime gare nel duello per il decimo posto nella classifica costruttori che garantisce una fetta dei proventi della vendita dei diritti televisivi, per piccola che sia. Una battaglia tutt'altro che entusiasmante, che a Melbourne aveva visto la Marussia partire meglio dei rivali in verde, con un 13 posto per Max Chilton che aveva portato un sorriso a John Booth. Nella F.1 della nuova era, piena di ritiri per le ragioni più disparate, certi risultati però non sono difficili da eguagliare, e così il team di Banbury si trova di nuovo a inseguire, dopo che a Sepang la Caterham ha conquistato un 13 posto con Kobayashi e il 14 con Ericsson. Proprio la posizione dello svedese fa la differenza, perché dà alla Caterham un secondo risultato migliore della 15esima piazza ottenuta da Chilton in Malesia. Già ancora Chilton, perché nei due GP disputati fino ad oggi solo lui è riuscito ad arrivare al traguardo per il team che un tempo si chiamava Virgin. E anche se non è propriamente vero, visto che Jules Bianchi la bandiera a scacchi a Melbourne l'aveva effettivamente vista, lo è per le statistiche perché con 8 giri di distacco il francese non era stato considerato classificato. A Sepang, invece, il transalpino della FDA alla fine non c'è arrivato davvero, messo fuori gioco già al via da una toccata di Vergne che gli ha bucato la posteriore sinistra. Jules ha poi tamponato Maldonado, ma sostiene di averlo fatto quando la sua vettura era poco controllabile a causa della foratura. Quanto accaduto ha compromesso la sua gara, perché anche una volta sostituiti gli pneumatici la MR03 ha preso a comportarsi in modo strano, convincendo il team a un ritiro precauzionale. Il peso della gara è rimasto così sulle spalle di Chilton, che non ha potuto fare granché. Nonostante le prove libere sull'asciutto e anche le qualifiche sotto la pioggia avessero evidenziato un passo leggermente superiore per le Marussia, in gara il giovane britannico non è riuscito ad arginare un ottimo Kobayashi, e alla fine ha perso anche lo scontro con Ericsson anche se di un soffio, appena un decimo. Un decimo pesante, perché per ora vuole dire undicesimo e ultimo posto nella classifica mondiale. I risultati del weekend PL1: Bianchi 16 - Chilton 18 PL2: Chilton 18 - Bianchi 19 PL3: Chilton 17 - Bianchi 18 Qua: Bianchi 19 - Chilton 21 Gara: Chilton 15 - Bianchi RIT 37

38 FORMULA 1 GP MALESIA LA SAUBER PERDE IL TRENO La C33 appare in ritardo rispetto alla concorrenza, a Sepang sia Gutierrez sia Sutil sono stati costretti al ritiro dopo non essere mai stati realmente competitivi Marco Cortesi I risultati del weekend PL1: Sutil 13 - Gutierrez 15 PL2: Sutil 13 - Gutierrez 15 PL3: Sutil 13 - Gutierrez 14 Qua: Gutierrez 12 - Sutil 18 Gara: Gutierrez RIT Sutil RIT Marussia e Caterham hanno un solo obiettivo. Mettersi dietro anche uno solo dei team "storici" della F.1. E se non ce la stanno facendo grazie alla bontà tecnica delle loro vetture, l'obiettivo è per ora alla portata con il prezioso contributo della Sauber. Che la stagione per la scuderia di Hinwil non fosse iniziata nel migliore dei modi si era già visto a Jerez con tre uscite di pista, che non potevano chiaramente essere motivate solo dall'improvvisa follia di Esteban Gutierrez e Adrian Sutil. Qualche miglioramento prestazionale si è in realtà visto, con il dodicesimo posto del messicano in qualifica, ma senza affidabilità i progressi rischiano di essere nulli. Un guaio elettrico ha fatto ammutolire la C33-Ferrari di Sutil al trentaduesimo passaggio, mentre dopo pochi minuti l'esemplare di Gutierrez si è testardamente rifiutato di ingranare la prima, costringendolo al ritiro. La Team Principal Monisha Kalterborn è sicura del fatto che il team stia seguendo la giusta direzione. Il problema ora è quello di ritrovarsi ancora al primo incrocio quando buona parte gli altri stanno raggiungendo la destinazione. Da migliorare il feeling dei piloti, che faticano tantissimo nel controllo della vettura. Inoltre, il telaio della C33 non sembra andare particolarmente d'accordo con le gomme Pirelli. In altre parole la performance deve essere raggiunta partendo dai fondamentali, che finora non sono stati azzeccati, affidandosi ai piloti che forse rischiano anche più del dovuto. Gli svizzeri sono quindi rimandati, volendo essere molto di manica larga, alle prossime gare. Bisognerà cercare di ripetere l'impresa dello scorso anno, quando si riuscì a cambiare il volto della stagione dopo un inizio durissimo. 38

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