Andrea Afribo 5 marzo 2014 Notizie dalla poesia contemporanea PRIMA PARTE

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1 Andrea Afribo 5 marzo 2014 Notizie dalla poesia contemporanea PRIMA PARTE 1. ANTOLOGIE 1.1 I novissimi (1961) = I novissimi. Poesie per gli anni 60, a cura di ALFREDO GIULIANI, Rusconi e Paolazzi, 2 a edizione riveduta, Einaudi, Torino, Si cita dalla nuova edizione MENGALDO (1978) = Poeti italiani del Novecento, a cura di PIER VINCENZO M., Mondadori, Milano. BERARDINELLI-CORDELLI (1975) = Il pubblico della poesia, a cura di ALFONSO B. e FRANCO C., Lerici, Cosenza. La parola innamorata (1978) = La parola innamorata. I poeti nuovi ( ), a cura di GIANCARLO PONTIGGIA e ENZO DI MAURO, Feltrinelli, Milano. PORTA (1979) = Poesia degli anni Settanta, a cura di ANTONIO P., Prefazione di ENZO SICILIANO, Feltrinelli, Milano. 1.2 AFRIBO (2007) = Poesia contemporanea dal 1980 a oggi. Storia linguistica italiana, a cura di ANDREA A., Carocci, Roma. CUCCHI-GIOVANARDI (1995) = Poeti italiani del secondo Novecento , a cura di MAURIZIO C. e STEFANO G., Mondadori, Milano. GALAVERNI (1996) = Nuovi poeti italiani contemporanei, a cura di ROBERTO G., Guaraldi, Rimini. LORENZINI (2002) = Poesia del Novecento italiano. Dal secondo dopoguerra a oggi, a cura di NIVA L., Carocci, Roma. MANACORDA (2004) = La poesia italiana oggi. Un antologia critica, a cura di GIORGIO M., Castelvecchi, Roma. Parola plurale (2005) = Parola plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli, a cura di GIANCARLO ALFANO, ALESSANDRO BALDACCI, CECILIA BELLO MINCIACCHI, ANDREA CORTELLESSA, MASSIMO MANGANELLI, RAFFAELLA SCARPA, FABIO ZINELLI, PAOLO ZUBLENA, Sossella, Roma; PICCINI (2005) = La poesia italiana dal 1960 a oggi, a cura di DANIELE P., Rizzoli, Milano. TESTA 2005 = Dopo la lirica. Poeti italiani , a cura di ENRICO T., Einaudi, Torino. ZUBLENA (2005) = Nuovi poeti italiani, a cura di PAOLO Z., nuova corrente, 135.

2 2. ANNI SESSANTA-SETTANTA. I VECCHI 2.1 EDOARDO SANGUINETI, da Laborintus, s.d. ma 1951 (unruhig) kai krinousin e socchiudo gli occhi oi polloi e mi domanda (L): fai il giuoco delle luci? Kai ta tes mousikes erga ah quale continuità! Andante K. 467 Qui è la bella regione (lago di Sompunt) e tu sei l inverno Laszlo veramente et j y mis du raisonnement e non basta du pathétique e non basta ancora kai ta ton poieton and CAPITAL LETTERS 2.2 PIER PAOLO PASOLINI, Dutschke, da Trasumanar e organizzar, 1971 Intanto, niente cursus ieratici: lo dico per inserirla negativamente nei miei straripanti casi personali [ ] Niente di déja-vu : niente. Un po di formalismo russo... forse, ma fuori dalla lettera, dalla letteratura (???) La fondazione di un Partito Comunista in Germania? Quanti ostacoli, quante opposizioni, quante contrarietà: quante impossibilità storiche dovute ad assestamenti ormai definitivi! A Francoforte si spera. Ad Heidelberg si studia, tra la noia

3 2.3 VITTORIO SERENI, Appuntamento a ora insolita (da Gli strumenti umani, 1965) La città mi dico dove l ombra quasi più deliziosa è della luce come sfavilla tutta nuova al mattino «asciuga il temporale di stanotte» - ride la mia gioia tornata accanto a me dopo un breve distacco. «Asciuga al sole le sue contraddizioni» - torvo, già sul punto di cedere, ribatto. Ma la forma l immagine il sembiante - d angelo avrei detto in altri tempi risorto accanto a me nella vetrina: «Caro mi dileggia apertamente caro, con quella faccia di vacanza. E pensi alla città socialista?». Ha vinto. E già mi sciolgo: «Non arriverò a vederla» le rispondo. (Non saremo più insieme, dovrei dire.) «Ma è giusto, fai bene a non badarmi se dico queste cose, se le dico per odio di qualcuno o rabbia per qualcosa. Ma credi all altra cosa che si fa strada in me di tanto in tanto che in sé le altre include e le fa splendide, rara come questa mattina di settembre giusto di te tra me e me parlavo: della gioia.» Mi prende sottobraccio. «Non è vero che è rara mi correggo c è, la si porta come una ferita per le strade abbaglianti. È quest ora di settembre in me repressa per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo celava sotto i panni e il fianco gli straziava, un arma che si reca con abuso, fuori dal breve sogno di una vacanza. Potrei con questa uccidere, con la sola gioia» Ma dove sei, dove ti sei mai persa? «È a questo che penso se qualcuno mi parla di rivoluzione» dico alla vetrina ritornata deserta.

4 3. Anni Settanta. I giovani 3.1 EROS ALESI, da Il pubblico della poesia (antologia a cura di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli, 1975) Tu che ora sei nei pascoli celesti, nei pascoli terreni, nei pascoli marini. Tu che sei tra i pascoli umani. Tu che vibri nell aria. Tu che ancora ami tuo figlio Alesi Eros. ( ) Che avevo 6-7 anni quando ti vedevo Bello forte orgoglioso sicuro spavaldo rispettato e temuto dagli altri ( ) Che avevo anni quando ti vedevo che vedevi di perdere il tuo ruolo. ( ) Che avevo 15 anni e mezzo, quando vedevo che tu vedevi i litri di vino e le bottiglie di cognac aumentare spaventosamente. ( ) Che ho saputo che hai saputo che tuo figlio era un tossicomane che tua moglie attendeva un figlio da un altro uomo (figlio che a te non ha voluto dare). Che ho visto che hai visto 3 anni passare. Che ho visto che hai visto che il giorno 9-XII-69 non sei venuto a trovarmi al manicomio. Perché eri morto. ALLEN GINSBERG O mother What have I left out O mother What have I forgotten O mother Farewell With a long black shoe Farewell. 3.2 VITTORIO RETA, da Visas 1973 [ ] solo aprite questa porta troverete un pacchetto di visas e Mohammed quella volta nel Bronx(z) por favor la luz in (?) camas está muy bieca nuages d ammoniaca come il sonno cerco le parole (quella notte descrivendo a mente la hall dell albergo) quando cominciò a nevicare cominciasti a bucarti, a bruciarmi la neve che inumidisce le ciglia, le luci blu della stazione di Bologna e l hospital Avenida Luz London Old Africa Via dell usato possiedo carte d identità che metterò sotto il cuscino in questa memoria evitando le spine con i piedi vischiosi mi spolmono nelle lenzuola mi alzo da questo lago ovale in cui mi ero addormentato che un bosco mi richiudeva e lo spazio si restringe l orizzonte si restringe [ ]

5 EDOARDO SANGUINETI, REISEBILDER, 1971 cara moglie, ho spedito la cartolina a Cathy, con un paesaggio urbano (e con le case illuminate, spero bene): e con le parole sono arrivato troppo tardi : l ha firmata anche il fotografo turco, che è venuto da Amsterdam (e che suda maledettamente): io ho firmato Sade, come Sempre: e adesso, indovina chi c era dal Burgmeester, per la reception (at 5. p.m. at the Town Hall): ma sì, Leslie A. Fiedler, quello di Love and Death: mi ha consigliato un romanzo, di una certa Hélène: (ho già dimenticato il titolo): (ma l ho segnato, da qualche parte): e poi indovina che cosa c era scritto (nella toilette del ristorante), ancora: c era scritto così, proprio: haben sie nichts liegen lassen CESARE VIVIANI, da Il pubblico della poesia, cit. Una taccia velata di vanessa la tisana al dessert dell auto nobile sotto il mastello fitto di visone commìna sulla fiscia di cemento si scherma un pezzo al mare: una liguria bianca di convivere detiene la combìna importunata Oh se mosse possibile e corrode al caldo bollicino di dicembre al comma sei Vincenzo comparato tirava i semi in barca.

6 3.4 MAURIZIO CUCCHI, DA Il disperso, 1976 Rinvenuto tra gli effetti personali abbandonati un diario intimo ricco di annotazioni. Decifrate eccole trasmesse in elenco privo di nessi. «Era un gran bel ragazzo mongoloide.» (Ci faremo amici?) Potrei misurare il tempo secondo il metro dei bambini. Che cos altro se non accucciare il piede in fondo al letto o mettere la mano sotto il cuscino soffice, al sicuro? Ecco, star lì coi gomiti sul tavolo le mani sulla faccia a porgere l orecchio, a farmi raccontare certi dettagli minimi della famiglia. Via Pantano 13 antica casa signorile. Andati in cerca dell orafo Guelfi per le vere. La bottega non c è più. La portinaia è molto anziana, si chiama Filomena, è secca e minuta. La casa mi piace. Vecchia, scale larghe, vetrate colorate. Ci devo tornare. Un altro itinerario un altra pista è suggerita da un povero diavolo: basco sciarpa, giacchetta bici e la cartella in canna. Diversamente la mamma galoppa sull altra via: «Non sai nemmeno che cosa prendo dice certe volte prendo il 90 e dopo il 23». Poi ho cambiato vestito, ho fatto la valigia e son fuggito in motorino. alternativa: poi sono andato in camera, seduto al tavolo, ho compilato un curriculum, risposto a un inserzione.

7 4. POST ANNI OTTANTA 4.1 VALERIO MAGRELLI, da Ora serrata retinae (1980) Così si percorre la vita, con l ansia del commensale tra portate che non arrivano. Si mangia molto pane e si beve, molto si conversa di favolosi cibi, universi d origano, foreste d inauditi sapori. È già tardi e sul limitare del pasto in un deserto di molliche dalle segrete forme (e questo è un piede sinistro, si vede), la nera morte araba ci congeda. 4.2 PATRIZIA VALDUGA, da Medicamenta (1982) Nel luglio altero, lui tenero audace, sensualmente a me lanciava da là: Prima di sera io ti scopo. Ah. Fra trafficar di sguardi dove pace, dove l incompenetrabilità dove il tempo in quest ombra Lui tace in un empio silenzio a farne fornace. Poi apri, m intima, apri più dentro già si spinge con suo tal colpo segreto. Umidore, pare bacio il calore su ammucchiarsi d umano, alto m accappia. O inverni e lirici slanci (con metodo). Mi sale mi scende io come granata esplosa, contusa, to, che si sappia. GABRIELE FRASCA, da Rive (2001) ecco. la fermo. adesso me la spengo. sarà un momento. lento. senza vita. il tempo di riflettere le dita d una mano che tiene. che trattengo. è un ombra sola. e in tanto sole vengo su quella stessa strada che s avvita. fra me che resto. e tu che vai smarrita nella piena di fiume che contengo. da cui al sole un poco ancora emerge una carezza. un ombra tua che vive di me. che ho freddo senza la tua mano. in questo corso che non scorge rive. ma solo la corrente che sommerge anche quel figlio che stringesti invano. LORENZO DURANTE, da Alcali, 1996 Al poco seno e ai gran cerchi del culo mi son fermato, ahimè, ed alla venuta, quando incide la luce nel gioiello: non muta la mia voglia muta bocca, e tanto è infitto nello duro sguardo d inflitte pene come fosser occhi. Precipitosamente, codesti occhi si stanno freddi e sani come l culo: non cede come l seno al poco sguardo, il periodo che annuncia la venuta, e che girar la fa di bocca in bocca, perché imperla di gemme il gran gioiello.

8 SECONDA PARTE APPROFONDIMENTO: FERRUCCIO BENZONI (B.) - VITTORIO SERENI (S.) Dossier INTERTESTUALITA TITOLI B. Troppo un gelo ha incrudelito per non vederti ovunque, tenerezza S. Quei bambini che giocano Un giorno perdoneranno S. Sarà la noia Dei giorni lunghi e torridi CALCHI B. La trepidazione non so dire S. Ma i volti i volti non so dire (Via Scarlatti) B. Armato da sempre contro me stesso S. mi disarma, arma / contro me stesso me (Paura seconda) PERSONIFICAZIONE DEGLI ASTRATTI B. Per non vederti ovunque, tenerezza S. Vienmi vicino, parlami, tenerezza (La malattia dell olmo) S. Dunque ti prego non voltarti amore / e tu resta e difendici amicizia. (Anni dopo) RIPETIZIONI A CONTATTO B. insostenibile adieu adieu B. Addio addio B. I nostri i nostri i nostri / addii S. Addio addio ripetono le piante. / Addio anche a me (A un compagno d infanzia) B. s aggirano s aggirano S. salutando salutando B. Non so ma è tardi per rinvenire / troppo tardi S. Tardi troppo tardi ( ) troppo tardi (Il male d Africa, Diario) B. molto / molto prossimi al mare. S. ma altrove, ma molto molto lontano da qui. (La poesia è una passione)

9 APPROFONDIMENTO. FERRUCCIO BENZONI, L amnesia dei morti, da L amnesia dei morti ( ). 1 Quante volte avrà squillato? Squillerà a lungo nella casa vuota dove non siamo più. Rimanga pure là. Eppure io ci credo tra la lebbra di quei muri in tanto deserto ancora qualcuno risponde per me. 2 Rimanga pure là e il suono che spesso disertava sviava sgranandosi all agguato d un patema. 3 Eppure quando la notte meno rincuora o dilaga raggelando - un grido allora un segnacolo non dico di lei ma di un tale, uno qualsiasi che nel cuore della notte deflagri da un silenzio. 4 E rimasto là e tace da tempo. Così la sua voce, le vite degli amici che non s odono più. 5 La casa molto presto in rovina il cuore che ti do sgolandomi in un caffè appassito dove chiami tra un vocìo di balordi e il tonfo subdolo di un extrasistole. 6 A poche ore di treno se mai sussurra qualcosa di improvviso, indicibilmente grave tipo mi manchi allora a due passi sgomitando in uno squasso di metrò la morte è un frutteto avido. 7 Un armistizio presto con un asfissia di soliloqui, asfodeli; cavi telefonici.

10 VITTORIO SERENI DA Gli strumenti umani COMUNICAZIONE INTERROTTA Il telefono tace da giorni e giorni. Ma l altro nel quartiere più lontano ha chiamato a perdifiato, a vuoto per intere settimane. Lascialo dunque per sempre tacere ridicola conchiglia appesa al muro e altrove scafi sussultino fuggiaschi, sovrani rompano esuli il flutto amaro: che via si tolgano almeno loro. IL TEMPO PROVVISORIO Qui il tarlo nei legni, una sete che oscena si rinnova e dove fu amore la lebbra delle mura smozzicate delle case dissestate: un dirotto orizzonte di città. Perché non vengono i saldatori perché ritardano gli aggiustatori? Ma non è disservizio cittadino, è morto tempo da spalare al più presto. E tu, quanti anni per capirlo: troppi per esserne certo. DA Stella variabile Le donne Ignare volle il sogno riunirgliene due o tre già di sua pertinenza in una stessa sera (consumata la cosa ricordava s immaginava di disfarsene sgomitando, scalciandole via). Nella stanza lievitava in caligine il silenzio e il ghiotto frutteto non sarà più che anatomia privilegiata dalla frusta di un boia di corsa sotto la pioggia dentro un lager. Infatuazioni (da Gli immediati dintorni) Qualcuno mi è venuto meno, qualcuno che per me valeva mi respinge, si distoglie, scompare. Allontanandosi allontana, sottrae il paesaggio del quale era stato preannuncio, portatore, SEGNACOLO. Non intende essere più, non ha mai inteso essere alcuna di queste cose e rovesciando su di me il mio stesso disinganno smaschera la mistificazione di cui era oggetto. DISERTATO il paesaggio, monco io stesso della parte che dentro me teneva riuniti luogo e persona, se altri li nomina fingo di non avere udito o di avere la testa altrove, SVIO il discorso. Cancellando in me un viso cancello il paese che gli era congiunto per affinità inebbrianti. Cambio i nomi alle targhe, inverto le insegne, vado in direzione opposta. Ma è come la montagna di Cézanne: astratta nella sua ripetuta presenza, INDICIBILMENTE viva nel suo arioso riproporsi. Il grembo di una medesima vallata mi si apre nuovo e diverso, un già noto pendìo è assolato di futuro. Solo adesso comprendo che come un viso mi era stato preannuncio, portatore, SEGNACOLO di un paesaggio, così è di questo rispetto ad altro che incomincio a intravedere. Ben oltre il paesaggio. O almeno mi pare. Posso tornare sui miei passi, ricominciare di là.

11 VITTORIO SERENI / FABIO PUSTERLA / CRISTINA ALZIATI Vittorio Sereni, da Stella variabile Sarà la noia dei giorni lunghi e torridi ma oggi la piccola Laura è fastidiosa proprio. Smettila dico se no con repressa ferocia torcendole il braccino. Non mi fai male non mi fai male, mi sfida in cantilena guardandomi da sotto in su petulante ma già in punta di lagrime, non piango nemmeno vedi. Vedo. Ed è l angelo nero dello sterminio quello che adesso vedo lucente nelle sua bardature di morte e a lui rivolto in estasi il bambinetto ebreo invitandolo al gioco del massacro. Fabio Pusterla, da Folla sommersa (2004) Le prime fragole Strisci nell erba bianca di margherite. Sei vestito di rosso, hai una cuffia rossa in testa, e nella mano destra un pelacarote che infilzi nel terreno ancora molle di marzo, sempre avanzando lentamente nel folto del prato. Sdraiato sull erba, con le margherite negli occhi. Sto scalando l Everest, mi dici. E anche le guance sono rosse di gioia. Strisciavi ieri nel tuo Everest di margherite e io ti guardo oggi nel ricordo e intanto ascolto la radio in attesa di notizie terribili, e tu continui a strisciare felice e la radio dice della bambina schiacciata da un panzer a Gaza tu prepari una pozione con piume d uccello per imparare a volare io ti preparo le prime fragole rosse dell anno e mi chiedo se gli occhi dell uomo che guidava il panzer avranno capito. CRISTINA ALZIATI, Ricapitolazione (da Come non piangenti, 2011) In una notte come questa, e lontana qualcosa mi aveva inciso nella mente come elenchi di nomi. Io da allora quando chiamo la terra e la casa la dolcezza il pane, e dentro c è una notte come questa, io quando dico terra, è disfarla, dico, la terra è farla - quando dico mattina ed è questa in cui guardo Sofia andare a scuola con altri bambini, e domando dove ora saranno i bambini dei fuochi i soldati bambini, quando dico mattina, e quegli altri, con i loro giocattoli-mina quando dico bambini.

12 FRANCESCA MATTEONI DA PER CORO E OMBRE Nel cielo si flettono masse muscolari corpi glabri di acetilene, nuvole schermate a coprire come ci copre il sonno dopo il dolore ci alimenta di campi sotto cavi d acciaio uova pregne d alcol per il fuoco, fini polveri stellari. Il nome proiettato nell aria è sospeso più a lungo e i cani tendono le orecchie per il rumore lontano dai punti luminosi di pianto. il sangue bilioso, verde di liquame. La sete più grande è l altro lo trovi disunendo le parole. Ti armeggiano nel sesso rasato raschiando sul lattice dei guanti cellule innocue, molli placche di materia. Il coniglio pulito dalla pelle, reticolo di biglie e d intestini. Il fegato è un nocciolo schiacciato. Se lo toccavo imprimevo la colpa sul mucchio delle fasce si espandevano gerani e un odore di varechina fino agli aghi troppo poco sporchi per avere pietà. Le ombre svettavano fibrose sulle scelte il passo di mia madre, il suo cappotto. I primi mesi dividono l interno dall esterno. Filamenti, fogli di tessuto sfollano la carne globi pulsanti, semiliquidi - ninfee. Il tempo è niente se non separazione scrosciano elementari i volti, stinti nella stoppa della terra o in crepacci di cenere asciutti - le croste volatili dei segni. Ma restare è pesante - misurarti morto negli alberi abbracciarli, consuma le difese in una solitudine. Sbagliavo tutte le frasi in suoni irresoluti paralizzandomi l amore era un sisma interrato, fluviale nelle arterie. Discendevo assordandomi nel mondo, senza zanne. I paesi nei versi, le assenze premature sono enormi campisanti, persone artificiali. Si sollevano come da pietraie i colori silicei, incandescenti. Tubolari di plastica di fiori.

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