Alleluia, alleluia. (cf. Mc 10,45) Il Figlio dell uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
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- Raimondo Buono
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1 XXIX domenica del tempo ordinario B 21 ottobre 2012 La Parola: Alleluia, alleluia. (cf. Mc 10,45) Il Figlio dell uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 53,10-11) Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Parola di Dio. Seconda lettura Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,14-16) Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. Parola di Dio. Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,35-45) In quel tempo, 35 si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Che cosa volete A che io faccia per voi?». Gli risposero: 37 «Concedici di sedere, B nella tua gloria, uno alla tua destra e uno C alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere D il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». 39 E Gesù disse loro: «E Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato F anche voi sarete battezzati. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41 Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43G Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà H vostro servitore, 44 e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo I di tutti. 45 Anche il Figlio dell uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore. Dal Salmo 32 (33) Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo. Retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell amore del Signore è piena la terra. Ecco, l occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. Note del testo L evangelista pone il dialogo tra Gesù e i figli di Zebedeo e il successivo insegnamento di Gesù in concomitanza con il terzo annuncio della passione, creando così un forte 1
2 contrasto tra le parole di Gesù e le aspettative dei discepoli. Che l accostamento non sia casuale ne è prova il fatto che anche in precedenza Marco non ha mancato di evidenziare l incomprensione che si manifesta nei dodici in occasione degli annunci della passione e della risurrezione. La sequenza è sempre la stessa: annuncio della passione, incomprensione e successivo insegnamento sulla sequela. Dinanzi a questo parlare aperto di Gesù, Marco registra puntualmente la reazione negativa dei dodici: prima Pietro (8,32), poi i dodici preoccupati di sapere chi è il più grande (9,33) e infine Giacomo e Giovanni (10,35): Gesù non si scoraggia e proprio il loro indurimento offre l occasione per un insegnamento più deciso sulla sequela. (A): C è questa domanda che Gesù aveva già rivolto ai due ciechi: cosa volete che vi faccia? Se ci stupisce meno la domanda rivolta dai due ciechi, che chiedono poi sostanzialmente a Gesù di avere pietà di loro, qui stupisce che Gesù, che conosce i cuori, ponga la stessa domanda ai due discepoli, a Giacomo e a Giovanni. La domanda che radica ogni servizio è questa: cosa volete che vi faccia? Che dice quella condizione di disponibilità e nello stesso tempo di sottomissione che è caratteristica di tutti coloro che intendono la vita come servizio. In fondo la nostra vita potrebbe essere ridotta a questo: obbedienza a ciò che ci viene detto. E noi per primi facciamo questa domanda: cosa volete che io vi faccia? Ed è Gesù che pone questa domanda agli altri. Porre questa domanda non è mai una cosa vana, non è mai una cosa inutile. In fondo si tratta di riconoscere alle persone a cui si pone questa domanda la possibilità di definirsi, di dire chi sono, di dire cosa vogliono. (B): Sembra che Giacomo e Giovanni stiano immaginando il cammino di Gesù come un andare verso la sua gloria e probabilmente intendono la gloria terrena, regale, di una persona che sta per salire sul trono ed esercitare il potere messianico sul popolo di Israele. Per fortuna c è un elemento che salva la richiesta di Giacomo e Giovanni; non chiedono: dacci il potere; ma rendici vicini alla tua gloria, uno alla tua destra l altro alla tua sinistra. Volere la gloria è insieme ingenuo e sbagliato, ma qui chiedono la gloria di Gesù. Ed è questo vicino a Gesù che salva la richiesta di Giacomo e Giovanni. (C): È difficile dire su cosa Giacomo e Giovanni fondassero la loro richiesta: forse sul loro essere cugini o parenti di Gesù, come tramanda una tradizione antica, ma è più facile che facessero valere la loro anzianità di chiamati essendo con Gesù fin dall inizio, oppure il loro zelo, la loro fedeltà. In ogni caso la loro è la solita pretesa che emerge in ogni vita comunitaria circa i primi posti o almeno i secondi quale privilegio acquistato con qualche atteggiamento buono o valoroso. (D): Il calice è un immagine biblica classica, indica il giudizio di Dio sul peccato dell uomo. Bere il calice vuol dire: bere la punizione per l infedeltà e per il peccato umano. Il battesimo indica l immersione della propria vita, il perdere la vita annegati dentro ad un acqua che sommerge totalmente la vita dell uomo. Significa essere travolto dal male, dalla sofferenza, dalla morte. Gesù dunque propone loro il calice e il battesimo quale martirio, quale morte, quale costo di partecipazione alla gloria messianica. (E): Anche qui si noti quanto sia significativo: Gesù non dice: siete disposti a soffrire e a morire; ma dice: siete disposti a soffrire la mia sofferenza, siete disposti a morire della mia morte? Ed è per questo che Giacomo e Giovanni rispondono: lo possiamo. Può darsi che sia un espressione di presunzione, ma è anche probabilmente di generosità. Certamente il calice e il battesimo sono realtà ripugnanti, ma sono il calice e il battesimo di Gesù e per questo è possibile dire: lo possiamo, perché amiamo Gesù e desideriamo stargli vicino. (F): Gesù promette a Giacomo e Giovanni che condivideranno il suo cammino di sofferenza e di morte, ma che non pensino in questo modo di acquistarsi dei diritti. Dio deve essere servito nell obbedienza e accolto nella fede: non si conquistano mai dei diritti su Dio. Dio rimane radicalmente libero di donare all uomo secondo la sua generosità, non secondo dei principi di stretta giustizia (perché ne abbiamo diritto), ma secondo quello che lui vuole, guidato dal suo amore e nella sua libertà. Giacomo e Giovanni erano partiti con il desiderio di conquistare della gloria, ma finora hanno conquistato solo la promessa della sofferenza e non della sofferenza in sé, ma della sofferenza di Gesù. (G): Seguire Gesù significa indubbiamente sopportare delle sofferenze, la passione e passare anche per la morte, ma questo non dà diritto a nulla. Non ci sono condizioni da porre da parte del discepolo nella sequela. Dio non dimentica la morte dei suoi chiamati perché questa è preziosa al suo cospetto, ma non c è carattere meritorio nelle sofferenze. (H): Al v. 43 il termine servitore è tradotto dal greco diakonos, mentre al v. 44 il termine schiavo è tradotto dal greco dulos. Diakonos indica la disponibilità al servizio; dulos dice la sottomissione. Lo schiavo è colui che serve sotto l aspetto della sottomissione oltre che della disponibilità. I termini diakonos e dulos sottolineano la natura e la qualità dello Spirito nuovo, non la materialità del servizio. (I): Uno non è servo per la persona che gli sta davanti, ma è servo in quanto servo; non perché fa un servizio. Se non ci fosse di tutti vorrebbe dire che potremmo sceglierci le persone da servire per essere diaconi. Di tutti vuol dire che serviamo perché siamo servi, è la nostra sostanza che deve essere una sostanza di servizio. Se non viviamo questo il nostro servizio è una prestazione. Non sono i poveri che rendono la chiesa serva. Lo siamo nelle viscere servi e lo siamo di tutti perché non possiamo fare altrimenti. Non diventiamo servi perché abbiamo la povera gente da servire, ma la povera gente ci incontra come servi. Prefazio suggerito: Egli è la tua parola vivente, per mezzo di lui hai creato tutte le cose, e lo hai mandato a noi salvatore e redentore, fatto uomo per opera dello Spirito santo e nato dalla Vergine Maria. Per compiere la tua volontà e acquistarti un popolo santo, egli stese le braccia sulla croce, morendo distrusse la morte e proclamò la 2
3 risurrezione (prefazio VI dai comuni). Padri della chiesa Quando i figli di Zebedeo chiedono al Signore la sede del regno, subito li richiama a bere il suo calice cioè a imitare l agonia della sua passione, perché ricordino che non si può arrivare alla vetta del cielo se non attraverso le asperità e le bassezze della terra. Quelli credevano di entrare nel regno senza passare per la croce e la morte: credevano che Gesù s incamminasse per un regno visibile e che avrebbe regnato su Gerusalemme, perciò chiedono a Cristo il privilegio di essere accanto a lui. Lo esortano a cercare la gloria, ma egli vuole che l esaltazione sia preceduta dall umiliazione e intende giungere alla gloria percorrendo la via dell umiltà. Quei discepoli che cercavano anch essi la gloria, il Signor li richiama all umiliazione per raggiungere la patria. Eccelsa è la patria, umile è la via: chi ricusa la via non raggiunge la patria. Perciò profetizza per loro grandi beni: sarete degni del martirio, berrete il calice che io bevo, sarete uniti a me nella morte (G. Crisostomo, La domanda dei figli di Zebedeo, 8,4-6). Altri autori cristiani Soffrire è lontananza da Dio. Perciò chi è in comunione con Dio non può soffrire. Gesù ha accettato questa affermazione dell Antico Testamento. Appunto perciò egli prende su di sé il dolore di tutto il mondo e così lo vince. Egli porta tutta la lontananza da Dio. E appunto perché egli beve il calice, esso passa. Gesù vuole vincere il dolore di tutto il mondo, perciò deve gustarlo fino in fondo. Perciò il dolore resta lontananza da Dio; tuttavia nella comunione con la passione di Gesù Cristo il dolore è stato vinto nella stessa disponibilità a subirlo. E proprio nel soffrire viene donata la comunione con Dio. Si deve portare il dolore perché passi. Cristo così soffre al posto del mondo. Ma la sua passione è passione redentrice. Anche la comunità ora sa che il dolore del mondo cerca chi lo porti. Perciò il dolore ricade su di essa quando essa segue Cristo; ed essa lo porta essendo essa stessa portata da Cristo. La comunità di Gesù Cristo, seguendo Gesù nella croce, sta davanti a Dio al posto del mondo (D. Bonhoeffer, Sequela, 73-74). Sorprende che a ogni annuncio che Gesù fa della sua passione, si produca nei discepoli non solo un rifiuto ma anche un impulso ad approfittare del tempo residuo per garantirsi posizioni di privilegio nel regno. I fratelli Giacomo e Giovani, nel Vangelo di oggi, presentano a Gesù una ben circostanziata domanda e con termini quasi arroganti: vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiediamo. In quegli stessi giorni l apostolo Giuda Iscariota maturava la sua tristissima decisione. È difficile per noi, farci un idea, pur se approssimativa, delle tensioni vissute dai discepoli in quella lunga vigilia dalla Croce. Chiedevano, i due fratelli, di sedere uno alla tua destra e uno alla tua sinistra e non è chiaro se pensassero al tempo presente o a quello futuro. Gesù risponde parlando di un calice e un battesimo, e cioè di una passione cui bisognava prima sottomettersi; ma subito, Lui stesso, riconosce che alla fine anche i due fratelli berranno quel calice ed entreranno in quel battesimo. Ma poi non sta a Lui far sedere alla sua destra e alla sua sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato. A quei poveri apostoli era toccato di vivere la loro piccola e meschina esistenza di uomini, dentro e a confronto del grande e magnanimo disegno di redenzione voluto da Dio, attraverso il suo Cristo, per tutta l umanità. I discepoli si studiavano, da uomini come tutti, di concretizzare qualche vantaggio personale, dentro una vicenda tutta fondata invece sull immolazione e il sacrificio, appunto quel calice e quel battesimo. Il racconto evangelico, ancora una volta, è verissimo: gli altri dieci avevano sentito (quella richiesta esclusiva) e cominciarono ad indignarsi con Giacomo e Giovanni. Gesù li chiamò tutti e spiegava: i governanti delle nazioni dominano i capi le opprimono. Tra voi però non è così. Ci chiediamo: quei poveri discepoli come potevano capire? Ma anche noi, oggi, in un mondo tutto costruito su rapporti di forza, come possiamo capire? Chi ci convincerà ad andare oltre la volontà di vincere? E perseguire una vittoria, la vera vittoria, nella quale non ci sono più vinti e sconfitti? Gesù aveva detto: è per coloro per i quali è stato preparato e cioè, le nostre astute e maliziose manovre non servono, bisogna entrare ed affidarsi al disegno di Dio. La sintesi non può che formularla il Vangelo stesso: il Figlio dell uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la vita (don Eleuterio Agostini). Cristo ci chiede di essere intraprendenti nel servizio reciproco, nell andare incontro all altro. Qui dentro conosciamo tante opportunità di servizio. Sicuramente è importante il servizio della Parola che possiamo condividere, anche perché alcune delle nostre domande sono dure e meritano persone che vivono la testimonianza con attenzione e sensibilità. Qui conosciamo anche un servizio che per diversi di noi è intraprendente in modo naturale, ovvero l esperienza quotidiana con un compagno di cella che non ci si è scelti, più pigro o più sofferente che sia. Queste cose, un po alla volta, ci permettono di esprimere quello che abbiamo dentro, che non è un flebile pensierino, ma un fuoco che arrovella e brucia, con una profonda esigenza di essere compreso. Ci accorgiamo di come un cuore arido abbia bisogno di molti piccoli passi; forse è stato il reato ad inaridirci, ma anche questo posto ha le sue responsabilità. Eppure qui qualcuno finisce per capire profondamente cosa significa egli si addosserà la loro iniquità 3
4 e a cercare nella Confessione uno strumento vero di riconciliazione (Diaconia dell O.P.G.). Paralleli e riferimenti biblici vv Mt 20,20-28: Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» v 35 Mt 4,21-22: Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. v 38 (calice) Mt 26,37-42: Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». Mc 14,36: E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Is 51,17-22: Svegliati, svegliati, alzati, Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira; la coppa della vertigine hai bevuto, l hai vuotata. Gv 18,11: Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?». Gv 6,38: Tutto ciò che il Padre mi dá, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Il calice è spesso, nell A.T., il simbolo della sofferenza. Sal 75,9: Poiché nella mano del Signore è un calice ricolmo di vino drogato. Egli ne versa: fino alla feccia ne dovranno sorbire, ne berranno tutti gli empi della terra. Ger 25,15: Così mi disse il Signore, Dio di Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio. Ez 23,31-34: Dice il Signore Dio: «Berrai la coppa di tua sorella, profonda e larga, sarai oggetto di derisione e di scherno; la coppa sarà di grande capacità. Tu sarai colma d ubriachezza e d affanno, coppa di desolazione e di sterminio era la coppa di tua sorella Samaria. Il battesimo indica le sofferenze che sommergono l uomo esposto alle prove in genere e più particolarmente alla morte del martire. Lc 12,50: C è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! At 12,1-2: In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Rm 6,3: Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Col 2,12: Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. vv 42 ss Lc 22,24-27: Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. 1Pt 5,3: Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. vv Gv 13, : Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le 4
5 mani e il capo!». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. v 45 Gesù muore a favore e al posto della (per) la moltitudine degli uomini, come il servo di Isaia. Is 53,11-12: Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. Mc 14,24: E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell alleanza versato per molti. Per ricevere Diaconia, scrivere a redazione Diaconia via don Leuratti Reggio E. ( info@diaconia.it), telefonare o inviare un fax al n Ci sosteniamo attraverso le offerte che ognuno è in grado di dare. CCP n intestato a Diaconia, Reggio E. 5
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