COSI SI CRESCE E da tanto che mi piacerebbe scrivere un libro ma alla fine non sono mai riuscita a scrivere più di mezza pagina.

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1 COSI SI CRESCE E da tanto che mi piacerebbe scrivere un libro ma alla fine non sono mai riuscita a scrivere più di mezza pagina. Mi terrorizza l inizio di un libro. Sapete perché? Perché in qualche modo rendo partecipi della mia vita persone che non conosco e in questo modo potranno giudicarmi, questo mi spaventa molto. Poi, ad essere sincera, non saprei proprio come iniziare. Oh, che cosa simpatica! Se ci pensate sto scrivendo l inizio del mio libro senza accorgermene. Eh, la vita è strana. Pensate che non ho la più pallida idea di cosa racconterà questo libro. Non so cosa scrivere, che storia raccontare. Che ne dite se parlo di un amicizia fantastica nata per caso? Di una ragazzina carina,con una bassa autostima e un super sogno nel cassetto? Vi piace l idea? A me non tanto perché questa ragazzina sono io e questa amicizia nata per caso riguarda me e BB (Best Brother), non vi rivelo il suo nome. Magari più avanti ve lo dirò, ma per ora chiamiamolo BB. Io direi che l introduzione potrebbe finire qua. Ma no dai, andiamo avanti. Vorrete sapere chi sono io. Io sono una ragazza semplice, abbastanza sfigata, con dei bei capelli castano scuro con dei riflessi biondini, due occhi grigio- azzurri, un fisico normale ( il lato B è un po invadente, ma fa lo stesso). Sono timida, troppo dolce e romantica, ma vi avviso: se mi fate arrabbiare sono la più s*****a di questa terra! Adoro scrivere, cantare e ballare. Le persone a cui tengo di più in assoluto sono tre: il mio BB, che ho conosciuto per caso e ormai da due anni, la mia B4E ( Best for Ever), che conosco ormai da cinque anni e il mio Angioletto che conosco da soli sei mesi, ma che è già diventato fondamentale per me. Io mi affido al cento per cento ai miei amici, sono sicura che loro non mi abbandoneranno mai, e io non abbandonerò mai loro. Do tutta la mia vita per loro. Sono speciali, molto speciali. Quando hanno bisogno, faccio in modo di esserci sempre. Mi infastidisce non esserci quando hanno bisogno; a volte mi sento impotente perché non riesco ad aiutarli e ci resto male, perciò cerco sempre di evitare di litigare con loro e di farli preoccupare, così non gli reco ancora più problemi di quelli che hanno già. Cambiando discorso, abito a Verona, una città molto carina, non ditemi che la conoscete solo per il balcone di Giulietta e Romeo perché potrei non parlare più con voi. Perché? Perché è evidente che quel balcone è un falso! Va beh, io non capisco cos abbia di speciale. Comunque andiamo avanti con la mia descrizione. Abito nel quartiere Golosine, a dieci minuti dal centro di Verona. Il mio quartiere è discreto, né bellissimo né brutto; lì vi sono tutte le mie scuole, dall asilo alle superiori, che frequento adesso. Frequento il Liceo scientifico Galileo Galilei. E una scuola fantastica! All inizio della descrizione vi ho detto che non sapevo come iniziare il libro, ma adesso penso di saperlo! Mi è venuto in mente che ho una cosa molto importante da raccontarvi. E un fatto durato quasi due anni, però farò in modo di riassumerla in poche pagine per non annoiarvi. Credo che potrà essere d aiuto a delle persone, grandi e piccini. Vi starete chiedendo di cosa si tratta,giusto?! Vi auguro una buona lettura, spero che sia piacevole. Vorrei specificare in anticipo che questo libro per me è molto di più di un semplice racconto, perché questa è la mia vita. 1

2 Tutto è iniziato in una giornata d inverno. Frequentavo la terza media. Ero abbastanza brava a scuola, facevo danza, ero sempre molto allegra, mi piaceva andare in giro con gli amici, ma anche da sola, e andare qualche volta al ristorante. Però, un tranquillo e nebbioso giorno d inverno è accaduto quello che non avevo mai creduto che mi potesse capitare. Non ricordo precisamente la data, ma mi ricordo che era una domenica di inverno. Ero andata con i miei genitori, come tutti i fine settimana, in giro con il camper. Quella volta andammo a Chioggia. Adoravo quel paesino; è così piccolo, tranquillo, proprio come piace a me. Quel giorno mi svegliai con un forte dolore intimo, dovuto al ciclo (essendo donna è normale!). Non me la sentivo di uscire a fare un giro per il paese, ma i miei genitori mi convinsero ad uscire, magari con un po di aria fresca mi sarebbe passato. Faticavo a camminare, ogni passo mi costava uno sforzo enorme. Andammo a mangiare le paste nella nostra pasticceria preferita. Ci sedemmo ad un tavolino. Il dolore persisteva, ed io stranamente non avevo voglia di assaggiare niente così non presi niente. Quando tutti ebbero finito di mangiare, ci alzammo e andammo a fare un giro al mercato del pesce. Il dolore non voleva andarsene, anzi aumentava. Entrammo in un capannone verde con un odore stomachevole di pesce che mi fece iniziare a girare la testa. Allora mio fratello mi prese e mi accompagnò fuori. Mi appoggiai al tendone e all improvviso iniziai a vedere solo nebbia. Le figure divennero sbiadite, non riuscivo più a distinguere le sagome, tutto appariva ai miei occhi come una grande nuvola di fumo. Mi raggiunsero i miei genitori. Mi sentivo debole e mi attaccai alla mia mamma, che, spaventata mi fece sedere sopra ai gradini di un ponte. Mi sedetti e sentii un brivido freddo salire su per la schiena, i gradini erano gelati. Iniziai a urlare: Mamma aiutami! Ti prego aiutami!. Non riuscivo a capire cosa mi succedesse, pensavo di morire. Avevo molta paura, non capivo cosa stava succedendo. I miei genitori continuavano a ripetermi di stare tranquilla, ma io non ce la facevo: era più forte di me. Ero assalita da una paura enorme di morire. Non avevo mai provato una sensazione simile. Penavo: Ma io sono piccola, sono giovane perché dovrei morire? Non ho fatto niente di male! Non sono mai stata così male! Che succede, perché sto così! Pensieri strani lo so, ma se fosse capitato a voi credo che i pensieri sarebbero stati gli stessi. Sarebbe stato meglio se fossi svenuta, almeno non sarebbe stato così brutto. I miei occhi si sarebbero chiusi, avrei perso i sensi e dopo basta, fine. Invece no. Ho dovuto provare quella sensazione devastante. Dopo pochi minuti, che in quel momento mi sembrarono un eternità, riuscii ad alzarmi. Ero debolissima, allora mi attaccai a mia mamma e ci incamminammo verso il camper. Appena arrivata, andai in bagno, mi guardai allo specchio e vidi che ero pallidissima. Subito pensai: Madonna, cosa mi è successo?. Mi sdraiai e cercai di rilassarmi. Mangiai. Tutto tornò normale. Il pomeriggio rincasammo. Durante il viaggio, però, continuavo a pensare a quello che era successo quella mattina. Mi sembrava tutto impossibile. Pensavo che quello fosse stato un brutto sogno e invece dopo pochi giorni mi accorsi che era iniziato un incubo. Il giorno dopo andai a scuola normalmente. Per un po di tempo la mia vita sembrava procedere non proprio normalmente: iniziavo ad avere giramenti di testa 2

3 molto spesso. La scuola iniziò ad essere un incubo. Passavo la mattina a scuola con il terrore di stare male e il pomeriggio non uscivo mai. Tutte le cose che facevo, che erano diventate veramente poche, le facevo con l ansia di poter stare male. Quella maledetta paura di svenire sovrastava tutti gli altri sentimenti. Per andare a scuola i miei genitori dovevano prendermi per le braccia e trascinarmi in macchina perché io non avevo nessuna intenzione di andarci. Passai molte mattine giù con le bidelle. Una di queste diventò una persona importante, Ester. In alcuni momenti la odiavo, ma adesso ho capito molte cose e vi assicuro che mi ha aiutata tantissimo. Una mattina andai a scuola da sola e ancora prima di entrare iniziò a girarmi la testa. Fermai subito una mia amica, mi feci prestare il cellulare e chiamai mia mamma. Il battito iniziava ad accelerare, le gambe diventavano sempre più deboli, il mondo rallentava e tutto diventò più sbiadito. Dai mamma! Dove sei finita! Sbrigati! la mia mente continuava a ripetere questo. Finalmente arrivò. Era arrabbiata, mi aveva già vista stare così male, mi prese per il braccio e mi disse: O vai a scuola oppure ti porto dal medico!! In quel momento non ci pensai nemmeno un minuto: volevo andare a casa! Non me ne fregava niente di andare dal medico. -Cosa vuoi che ne sappia un medico di quello che sento!- le dissi. Arrivata a casa andai a letto. Dormii un po. Mia mamma fissò la visita dal medico, non ricordo se ci andai il giorno stesso oppure il giorno dopo. L unica cosa che so è che non mi è stata neanche un po d aiuto. Mi disse semplicemente che era normale e che sarebbe passato in poco tempo e poi sempre la stessa cavolata: Non si preoccupi è l adolescenza. Quella frase, se adesso ci ripenso, mi fa arrabbiare tantissimo. Non avendo ricevuto delle risposte al mio problema da parte del medico, i miei genitori decisero di chiedere un colloqui con una psicologa, ovviamente io non ne sapevo niente. Quando me lo dissero mi arrabbia tantissimo! Io non sono pazza! Non ho bisogno di uno strizza cervelli! Basta non sono pazza!!! queste furono le uniche cose che riuscii a dire in quel momento. La faccia si riempì di lacrime. Mi sedetti per terra, non riuscivo a crederci, i miei genitori avevano parlato del mio problema con una completa estranea! Non riuscivo ad accettarlo. Se la dottoressa, che conoscevo da quando ero piccola, non era riuscita a dirmi cosa avevo, come poteva dirmelo una completa estranea! Però ci pensai un po e decisi di andare a fare questo benedetto colloquio con la psicologa. Quando arrivò il giorno dell appuntamento, mentre uscivo di casa, la mia amica ansia mi assalì! Mi sedetti per terra e non volevo più alzarmi! Con tutte le poche forze che mi erano rimaste, mi alzai e mi feci accompagnare all appuntamento. Stranamente mi trovai subito bene con lei, riusciva a capirmi. Mi sentivo a mio agio ma non potevo credere di essere lì. Non potevo credere di essere da una psicologa. Proprio io! Tranquilla, solare e piena di energia. Io. Io io da una psicologa. Mi sembra ancora adesso impossibile. Da quel giorno iniziai ad andarci una volta alla settimana. Ovviamente non lo sapeva nessuno. Sapevo che se lo avessi detto a qualcuno mi avrebbe derisa e presa in giro. Preferivo tenerlo per me. Tenevo tutto per me. Non mi piaceva condividere i miei problemi con qualcun altro. Forse perché non c era nessuno interessato e pronto a 3

4 capirmi. Un mio caro amico mi disse che il mio problema era che mi tenevo tutto dentro e che stavo così male perché stavo per scoppiare, perché avevo troppe cose dentro. Mi dispiace ammetterlo, ma aveva ragione. Fu la stessa cosa che dopo un paio di sedute mi disse la psicologa. Però provate a mettervi nei miei panni, come facevo a raccontare le mie cose a qualcuno se ero vista come una depressa? Direi che è normale essere un po depressi se si sta così. Non è per niente facile affrontare questa situazione, soprattutto perché nessuno ne parla, pochissimi sanno che esiste, nessuno capisce quanto sia grave. La mia stima verso i medici si è davvero azzerata. Mi lamento che le persone non capiscono, ma è normale. Se nemmeno i medici capiscono come fanno le persone a capire. Io sono arrivata al punto di pensare di essere una pazza e che quell incubo non sarebbe mai finito. Ricordo ancora quel magico pomeriggio, era il ehm è una data molto importante ma non me la ricordo perdonatemi. Comunque quel giorno una mia amica mi convinse ad uscire. Stavamo andando a prendere un gelato quando incontrammo dei nostri amici. Ci chiesero se volevamo andare al parco con loro e noi rispondemmo di sì. Andammo in un parco che, sinceramente, non sapevo neanche che esistesse, e quando arrivammo vidi un ragazzo. Pensai subito tanta roba cavolo, dopo lo osservai meglio e mi accorsi subito che lui era ehm era il ragazzo che l estate prima avevo preso in giro durante tutto il compleanno delle mie cugine, madonna che vergogna. Beh, feci finta di niente. Entrammo al parco e i miei amici si diressero verso quel ragazzo e lo salutarono. Cavolo si conoscevano! Mi dissi Irene stai tranquilla, fai finta di niente, figurati se si ricorda di te! Per fortuna non si ricordava! Cavolo, questa si che è fortuna! Bene andiamo avanti. Presi da parte i miei amici e gli dissi chiaramente che quel ragazzo doveva essere mio, scusate ragazzi ma era troppo bello! Voi volete sapere com è andata vero?! Alla fine del pomeriggio passato con lui eravamo fidanzati. Sì, lo so, precipitosa e ingenua come decisione ma in quel momento mi serviva qualcosa di bello, di diverso nella vita. La nostra storia durò un mese e.. vi confesso un segreto è stato il mio primo ragazzo e a lui ho dato il mio primo bacino! Ehi tutti zitti per favore. Non ditelo a nessuno! Vi posso assicurare che le farfalle nello stomaco si sentono, chiare e forti! Quella sera il mio stomaco era in festa. In quel mese iniziai a stare molto meglio. Ma come vi ho detto dopo un mese finì tutto, e finì anche male. Forse perché ci conoscevamo poco, forse perché lui non ci teneva a me come io tenevo a lui, sta di fatto che per uno stupido malinteso tutto finì. Io la presi malissimo, stetti male, molto male. Non c era nemmeno una sera in cui non piangevo. Il mio stato d animo era tremendo. E brutto perdere tutto ciò che per te rappresenta la felicità in quel momento. Di amici veri non ne avevo. Avevo solo un amica, però nemmeno lei riusciva a capire come mi sentivo. E difficile capire cosa siano le crisi di panico. La cosa brutta è che tutti pensavano che fossi depressa. Ho sprecato tutte le energie che avevo per fare capire che le mie erano crisi di panico e non depressione! La depressione però era lì alla porta, non era molto lontana. Provate a pensare di stare male tutte le volte che mettete piede fuori di casa! Non poter andare al ristorante, non poter uscire a prendere un gelato, fare fatica ad 4

5 andare a scuola, non riuscire nemmeno ad andare in palestra Sì, lo so, sono piccole cose che a voi sembrano stupide, ma non lo sono. Sono piccolezze che facciamo spesso senza renderci conto di quanto siano importanti. E poi le chiacchiere, dei miei coetanei, e i pettegolezzi Non immaginate quanti bocconi amari ho mandato giù senza dire niente. Non potevo dire niente. Non ci riuscivo. L unica cosa che volevo era che tutto finisse e invece niente finì. Comunque passarono molti mesi, ma lui rimaneva il mio unico pensiero. Finalmente arrivò la fine della scuola, finalmente avevo finito le medie! Ma giustamente l ultimo giorno non andai a festeggiare perché avevo la pressione molto bassa e anche il giorno prima ero stata male. Però all una, quando tutti uscirono da scuola io andai a salutare i miei amici. Fu bellissimo! Mi dimenticai per dieci minuti di quanto stavo male e salutai tutti i miei amici. Mi bagnarono tutta! Ahahahahahah che bello che fu! Abbracciai fortissimo chi sapevo che non avrei più rivisto. Purtroppo nei giorni seguenti ci furono gli esami. Gli scritti andarono abbastanza bene. Ero stata ammessa con la media dell otto, ma uscii dalle medie con un misero sette. Però, a ripensarci, va benissimo così. In quell hanno ho passato così tante esperienze, che la scuola era l ultimo dei miei pensieri. Quale fu il primo dei miei pensieri? CRESCERE. Sì, dovetti crescere velocemente se no non ce la avrei mai fatta a continuare la mia vita. Aspettate, vi racconto un aneddoto dell esame orale. Portai come argomento la bella époque e il professore mi chiese: Irene quale fu la catena automobilistica che nacque in quel periodo? Io: Ehm Il profe: Dai Irene, la macchina che vorrebbe sicuramente tuo papà. Ah, la Ferrari! Tutti professori scoppiarono a ridere! Ma no. La FIAT! Inizia a ridere anche io. Dentro di me pensavo: Mio papà odia la Fiat! E una delle macchine che non vorrebbe mai nella sua vita! Però una bella Ferrari, quella sì che la vorrebbe! Vi giuro che quella è l unica cosa che ci ricordiamo tutti in famiglia del mio esame di terza media, che figura! Passati gli esami iniziarono le vacanze. Anche quelle furono una delusione totale. Non ricordo niente di quella estate, se non che non uscivo mai di casa perché avevo sempre la pressione bassissima e non riuscivo neanche a camminare. Ricordo benissimo che fu in questo periodo che io mi avvicinai tantissimo alla musica. Scoprii che aveva su di me un potere incredibile. Riusciva a farmi stare meglio. Mi sfogavo. Con le parole non riuscivo ad esprimermi e allora, quando ero a casa da sola, mettevo la musica a tutto volume e iniziavo a cantare. Era uno sfogo incredibile. Da lì iniziai a voler diventare una cantante, non tanto per diventare famosa, ma proprio perché era una valvola di sfogo. Però, come tutte le altre cose, la tenevo dentro di me. 5

6 La cosa più emozionante fu l inizio della prima superiore! Sì, le crisi di panico c erano ancora, ma stavo meglio. Non mi importava molto della scuola però trovai una band. Ho conosciuto un ragazzo che abita nel mio stesso quartiere e che voleva formare una band; allora mi offrii come cantante. Il primo incontro con il resto del gruppo fu splendido. Perché?! Eh sì, avete capito. Lo so che avete capito. Beh, il chitarrista era speciale. Non gli avevo nemmeno parlato, ma mi era piaciuto da subito. Iniziammo a sentirci e dopo poco tempo ci fidanzammo. Lui non amava studiare e io in quel periodo avevo altro per la testa. Tra psicologa, dentista (portavo l apparecchio), danza, scuola, trasloco e moroso, non ce la facevo più. Non riuscivo ancora ad andare a scuola serena, ma nonostante tutto cercavo di fare almeno il minimo indispensabile. Le crisi erano ancora frequenti, ma più deboli. Iniziai una cura farmacologica. Su questo aspetto vorrei soffermarmi un po. Scusatemi, però vorrei spendere un paio di parole. Sono sempre stata contro i medicinali perché credo che se ne faccia un uso eccessivo. La mia idea è sempre la stessa, però ho capito che in certi casi servono. Le crisi di panico non sono solo una malattia psicologica ma ci sono anche dei sintomi fisici. Ad esempio succede in luoghi chiusi a causa di mancanza d ossigeno e derivano anche da molte altre cause fisiche. Per questo io penso che se si è seguiti da specialisti e vi viene consigliato di fare una cura con psicofarmaci, io la farei. Io la sto facendo. La mia è molto leggera, ma grazie a quella, ho fatto molti progressi. Non possiamo generalizzare, ma non mi piace neanche un po il comportamento di molti medici. Questi, se ti presenti al pronto soccorso, ti dicono che hai i sintomi di un infarto. Poi capiscono che non è infarto e ti dicono semplicemente di non preoccuparti, che passa crescendo! Ma ci rendiamo conto che se avessimo dato retta ad alcuni medici io e molte altre persone adesso saremmo in uno stato di depressione!! Loro sono contro gli psicofarmaci, ma io ritengo che, se usati con la testa, possano veramente essere d aiuto. Ovviamente non bastano solo quelli. Anzi questi farmaci non fanno neanche la metà di quello che serve per guarire. L unica cosa capace di farci guarire siamo noi. Noi facciamo la differenza. Noi possiamo cambiare, noi possiamo migliorare la nostra vita. Traslocammo nella casa nuova proprio il giorno in cui ci sarebbe stato il diciottesimo del mio migliore amico! Però ero troppo felice, continuavo a pensare che ci sarei andata perché era da tantissimo che non lo vedevo. Durante il pomeriggio arrivò mia zia da Padova. Ero felicissima! Ci aiutò a sistemare tutta la mia cameretta. Era splendida. Per me significava molto quel trasloco. Decisi che avrebbe segnato la fine della vecchia vita e che sarebbe stata una svolta per me, la fine di un libro e l inizio di un altro, che speravo fosse migliore. Beh, il pomeriggio passò velocemente. Arrivai alla sera distrutta. Non sapevo che fare. Vado o non vado alla festa?! Questo pensiero mi continuava a ronzare nella testa. Non sapevo che fare. Se ci vado - pensavo- ho paura di stare male. Se sto male cosa faccio? Gli rovino la festa. Però è 6

7 da tanto che non lo vedo. No...sì uhm no non vado. Non voglio fare la guastafeste. E così alla fine non andai. Fidatevi, me ne pento ancora adesso. Per quella stupida paura di stare male ho rinunciato al diciottesimo del mio migliore amico. No, non l ho ancora perdonata questa cosa a me stessa. Non posso. E stata una decisione stupida. Gli avevo comprato anche un bel regalo! Avevo così tanta voglia di vederlo! La scusa che mi inventai fu che ero stanca a causa del trasloco. Lui ci rimase male, ma non disse niente. Ero veramente distrutta, ma quello che mi distruggeva ancora di più era la paura. Ero molto felice di vivere nella casa nuova però il libro nuovo da scrivere non ebbe un inizio molto bello. Tutto proseguiva monotonamente. Le crisi diminuivano, ma erano sempre lì in continuo agguato. Mia mamma decise di portarmi da una naturopata. Vi starete chiedendo: cos è?! Ve lo spiego subito. E una persona che cura attraverso le piante, che crede nelle energie, nel pensiero positivo e tutte queste cose. Mi disse che dovevo cambiare la mia alimentazione perché, giustamente, mens sana in corpore sano!, come dicevano i nostri cari antenati latini. Una cosa che mi rimase molto impressa è il riferimento alla mia eccessiva sensibilità, al mio farmi carico anche dei problemi degli altri, atteggiamento che non mi aiuta. In effetti è proprio vero. E stata un esperienza stranissima. Senza che io dicessi niente, lei è riuscita a capire ciò che mi stava succedendo e come sono io come persona. Finito l incontro mi sentivo spaesata. Mi sembrava tutto così strano. In poco tempo era riuscita a darmi tantissimi consigli. Qualche giorno dopo iniziai la dieta di purificazione e devo dire mi sentì veramente meglio. Prima soffrivo di forti mal di testa che, depurandomi, mi sono praticamente scomparsi. La prima superiore è stata travagliata però posso dire di aver trovato persone fantastiche. Partendo proprio dai professori, posso dire che sono stata capita. I miei compagni di classe penso che più o meno mi abbiano capita. La cosa bellissima è stato che finalmente ho riiniziato ad uscire. Dietro alla mia splendida casa nuova c è un parco dove si trovano dei ragazzi a giocare e tra questi il mio ex ragazzo, sì quello per cui ho sofferto quasi un anno. Beh, le prime volte che ci andavo ero timida, ma dopo ho iniziato a conoscerli ed erano tutti simpaticissimi. Verso la fine della scuola passavo quasi tutti i pomeriggi giù al parco con loro e con la mia amica Chiara. La conoscevo dalle elementari ma alle superiori siamo diventate molto amiche. Passavamo pomeriggi interi a giocare a calcio. Poi facevamo insieme merenda e si parlava di tutto. Era bellissimo. Finalmente mi sentivo meglio. Non riuscivo a stare nei luoghi chiusi, ma almeno riuscivo ad uscire. Per me era già un grandissimo traguardo. In quel periodo ho iniziato a legare tantissimo con un ragazzo del parco. All inizio non mi stava molto simpatico, ma poi abbiamo iniziato a conoscerci meglio e abbiamo scoperto di essere molto simili. Ci capivamo senza nemmeno parlare. Il tempo ci ha uniti e siamo diventati grandi amici. Siamo arrivati al punto di essere indivisibili. Ah, sì, mi stavo dimenticando di un piccolo particolare, anzi due. Vi chiederete che fine ha fatto il mio ragazzo. Non preoccupatevi è ancora vivo, ma ci 7

8 siamo lasciati. Stavamo benissimo insieme, ma avete presente quando sentite che tra voi non c è più niente? Sono arrivata al punto che non capivo più perché stavo con lui. Non so era come svanita tutta la magia che c era tra noi. Però siamo rimasti buoni amici. Anche con l altro ragazzo sono rimasta amica, nonostante tutti i litigi e tutta la mia sofferenza siamo riusciti a mettere un punto a quella storia e iniziare un amicizia. La band! Ecco cosa mancava! Scusate ragazzi ma l idea di scrivere un libro mi fa agitare tantissimo, perciò perdo il filo del discorso e mi dimentico di dirvi tutto quello che vorrei dirvi. Uhm, allora, la band ecco finita anche quella. Sì, lo so, sono un completo disastro. Ho lasciato anche danza. Sinceramente in quel periodo non sapevo nemmeno di essere al mondo. La mia vita stava cambiando tantissimo. Non è facile. Ho preferito fermarmi. Lasciare stare tutto e cercare di iniziare tutto da capo. Nuove amicizie, nuove esperienze, nuovo modo di vivere la vita. Se avessi continuato a fare le stesse cose di prima mi sarebbe sempre venuto in mente quel brutto periodo. Non era quello che volevo. Quello che volevo era che tutto finisse. Volevo che iniziasse veramente un nuovo libro. Avete presente una maratona?! Ecco, più o meno mi sentivo come durante una maratona. Non puoi mollare, non puoi andare piano e dopo andare veloce e non vedi l ora di arrivare alla fine. Io non potevo mollare perché se no la mia vita sarebbe andata a rotoli, non potevo mollare nemmeno un attimo se no le cose sarebbero peggiorate. Non vedevo l ora che tutto finisse ma, appena pensavo che fosse passato tutto, ecco che la strada diventava ancora più lunga e più faticosa. La cosa brutta è che per la maratona ti puoi allenare, mentre per le crisi di panico e per questo percorso no e non puoi nemmeno prevederle. Arrivano non sai quando non sai dove non sai il perché. Questa cosa ti distrugge ancora di più. Cerchi in tutta la tua vita il motivo per il quale stai passando un momento buio e nel momento in cui non trovi una risposta ti senti ancora peggio. Sprechi così tante energie che fai fatica, dopo, a rialzarti. Però lo devi fare. Devi rialzarti, rimboccarti le maniche e dire IO CE LA DEVO FARE! Non puoi dire ce la posso fare, perché non hai scelta! Non puoi decidere di aspettare che vadano via da sole perché loro non se ne andranno mai. Sei costretto a crescere velocemente. Finito il primo anno di superiori! No, non posso lamentarmi. Solo un debito. Perfetto! Pensavo andasse molto peggio e invece è andata alla grande! Ovviamente mi sarebbe piaciuto tantissimo essere promossa a giugno ma come avete potuto ormai capire le priorità erano altre. E stato splendido lo stesso! E anche l estate è stata fantastica! Sono riuscita ad andare ovunque quando volevo. Ho passato tre settimane al mare senza avere neanche una crisi di panico, un fine settimana al lago con mia zia e neanche una crisi di panico! Questa estate diciamo che ho chiuso nell armadio le crisi di panico e mi sono presa una splendida vacanza. Per farvi capire meglio vi spiego cos ho fatto. Sono andata per tre settimane in Croazia. E stato bellissimo; mi svegliavo alle otto di mattina, facevo colazione, 8

9 andavo in spiaggia, salivo sul gommone con i miei genitori e andavamo un isoletta splendida dove passavamo tutta la mattina fino alle cinque del pomeriggio. Poi tornavamo in campeggio, facevamo la doccia, si cenava e la sera svegli al massimo fino alle dieci perché eravamo troppo stanchi. Tre settimane di completo rilassamento. Il campeggio dove andiamo è dei nostri amici ed è su una collina, in mezzo a tantissimi ulivi e mandorli. E un posto che ti fa rilassare tantissimo. Niente cellulare, niente internet, niente Facebook. Favoloso! Ho proprio staccato da tutto. La cosa più bella è che non me ne fregava niente delle crisi di panico, era tutto così bello e rilassante che anche se stavo male non m importava. So solo che sono davvero rinata. Poi quando sono tornata a casa passavo tutti i pomeriggi al parco a giocare a calcio. Quante risate!! Perché? Ehm, io faccio proprio pena quando gioco a calcio, mi partono le scarpe con la palla. Ho fatto anche un fine settimana al lago con mia zia. B-e-l-l-i-s-s-i-m-o!!! Mi sono divertita da morire!! E sempre bello andare al lago con mia zia, perché sono tutti amici in campeggio e mi diverto tantissimo. Passo sempre tutto il pomeriggio sulla piattaforma che c è nel lago, vicino alla riva, a parlare con i miei amici. Ci divertiamo a buttarci in acqua per dispetto. Ma alla fine dell estate mi attendeva varco mi attendeva una prova importante: l esame di latino per il recupero del debito!!! E andata abbastanza bene, ma poteva andare molto meglio. Adesso è iniziato un nuovo anno. Lo so questo libro è breve, ma quello che voglio dire l ho detto. Io non volevo raccontarvi la mia vita, ma la mia esperienza e quello che mi ha fatto capire. Trascrivo le parole di Einstein. "Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla." Albert Einstein (Ulma, 14 marzo Princeton, 18 aprile 1955) 9

10 Queste frasi mi hanno fatto molto riflettere. Me le fece leggere l hanno scorso una mia compagna di classe e devo dire che mi rimasero molto impresse. Contengono tantissime verità che però non tutti possono capire. Finché non superi una crisi non puoi capire cosa sia. Puoi cercare di capire cosa si prova, ma non lo capirai mai fino in fondo. Puoi cercare di aiutare una persona in mille modi ma l unica persona che può veramente qualcosa sei solo TU. Una cosa che fa molto male è vedere come le persone siano impaurite da questa malattia e a volte prevenute nei confronti di chi ne soffre. Se gli dici che sei soggetto a crisi di panico è come se gli dicessi che sei malato di cancro. E incredibile. Non è razionale come cosa. Però a me ha fatto molto male vedere come le persone non si fidassero più ciecamente di me. Si preoccupavano di più di quello che sarebbe potuto succedermi, non so come spiegarlo, ma diciamo che avevano paura che io stessi male perciò non avevano più un comportamento naturale. Non voglio fare esempi perché so che quelle persone potrebbero restarci male e non voglio che succeda, perché li capisco. Però in quel momento faceva molto male. Vedere che le persone ti trattano in un modo strano ti fa sentire ancora peggio. Mi sentivo spesso fuori luogo. Mi sentivo sempre inferiore. Mi sentivo diversa. Ma in realtà non ero diversa. Ero normalissima solo che, essendo così tanto sensibile, ho dovuto pagare delle conseguenze. Come potete leggere nella frase di Einstein le crisi fanno crescere. Subito non ce ne accorgiamo, ma quando finalmente passano ci si rende conto che sono molto utili. Si tira fuori tutto il meglio di sé proprio per sconfiggere il peggio di se stessi, si scoprono doti che non si sapeva di avere perché si cerca in tutti i modi di sfogarsi e qualunque cosa va bene. Come dicevo prima, io mi sono avvicinata tantissimo alla musica in quel periodo, un autentico sfogo. Ancora adesso per me lo è. E proprio vero che le crisi ti aiutano a guardare più verso la soluzione che verso il problema, ed è un esperienza che fa crescere molto. Devo ringraziare veramente tanto la mia psicologa perché è stupenda. Mi ha subito messa a mio agio e ha saputo capirmi perfettamente. Una cosa che mi faceva sentire molto diversa da tutti i miei coetanei era proprio l incontro settimanale con la psicologa. Non è normale alla mia età passare un ora a settimana da una psicologa. Provare a parlare con i miei amici, ma inutile perché comunque, non sapendo nemmeno che esistono le crisi di panico, riuscivano solo a dire che ero depressa e sinceramente in loro vedevo un distacco per paura. Come se avessero avuto paura che potessero essere contagiose. Che brutto non essere capiti. Poi non sapevo nemmeno io cosa fossero e non mi sono nemmeno documentata. Pensavo di essere l unica e invece quest anno, in cui mi sento meglio, ho iniziato a informarmi. Ho scoperto che ci sono tantissime persone in Italia e in tutto il mondo che soffrono di questa malattia. E sorprendente vedere quante persone che sono come me, persone accomunate tutte da un problema. Ci si sente così soli che non viene neanche voglia di sapere se c è qualcun altro come noi. Le energie sono così poche che si cerca di sprecarne il meno possibile, ma, sinceramente, se io avessi visto prima che tutto ciò che passavo era una cosa che succedeva anche ad altre persone, sono sicura che avrei avuto più forza. Anche se non posso lamentarmi perché la mia voglia di guarire era 10

11 così tanta che dopo soli due anni sono riuscita quasi a guarire del tutto. Non riesco ancora a stare nei luoghi chiusi per molto tempo, ma è una cosa normale. Sono fiera di me perché nonostante la mia vita fosse diventata brutta e oscura io sono riuscita a farla tornare come prima anzi molto meglio di prima. Adesso ho riacquistato la voglia di uscire, di divertirmi, di studiare, di andare dal parrucchiere, di andare al centro commerciale, di andare a mangiare fuori e soprattutto di vivere. Per sfogarmi ho iniziato anche un corso di canto che procede alla grande e spero che questo percorso e questa nuova vita mi portino a sconfiggere per sempre quel mosto orrendo che si è stanziato dentro a me ed ha cercato di appropriarsi della mia vita. L unica cosa che chiedo è che si parli di questa malattia e che si prendano seriamente le cause, le motivazioni, che portano molti sull orlo della depressione. Chi soffre di questa malattia non è un mostro, una persona strana, ma un essere umano che si è scontrato con la vita. Ma l urto si può contenere con parole amiche e solidarietà umana. 11

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