GIOVANNI BOCCACCIO. Decameron

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1 GIOVANNI BOCCACCIO a) Presentazione del frate. Era frate Cipolla piccolo di statura, di pelo rosso, di viso gioviale, buontempone e il miglior brigante, cioè frequentatore di brigata del mondo, e, sebbene ignorantissimo, era così ottimo e pronto parlatore che chi non l avesse conosciuto l avrebbe scambiato per Cicerone o Quintiliano. b) La promessa ai Certaldesi di mostrare una piuma dell angelo Gabriele. Un anno andò a Certaldo nel mese di agosto e una domenica, nella chiesa parrocchiale, ai Certaldesi riuniti per la messa ricordò, nella predica, la loro devozione per S. Antonio e il loro dovere di offrire grano e biade per i poveri del Santo, che egli era venuto a raccogliere, mandato dall abate suo superiore. Li in vitò poi a radunarsi nel pomeriggio, alle tre, fuori della chiesa, dove egli avrebbe predicato e mostrato loro una reliquia straordinaria da lui portata dalle sante terre d oltremare: nientemeno che una delle penne dell angelo Gabriele, rimasta nella camera a Nazaret, quando egli vi andò per annunziare alla Vergine Maria la nascita di Gesù. c) Organizzazione della beffa ai danni di Frate Cipolla. Tra gli ascoltatori vi erano due giovani, allegri e intelligenti, i quali, dopo aver riso della reliquia di frate Cipolla, sebbene facessero parte della compagnia frequentata dal frate decisero di fargli una beffa. Avevano saputo che frate Cipolla quella mattina avrebbe desinato nella parte alta della città in casa di un amico, perciò, prendendo la strada maestra, scesero nella parte bassa e si recarono all albergo dove il frate aveva preso alloggio, con questo piano: uno avrebbe trattenuto con chiacchiere il servo-aiutante del frate, l altro avrebbe rovistato tra le cose del frate e portato via la penna, per vedere come se la sarebbe cavata davanti al popolo. d) Guccio Imbratta e la sua avventura con la Nuta. Il servo del frate si chiamava Guccio (Arriguccio), ma alcuni lo soprannominavano Guccio Balena, perché era grasso e grosso, altri Guccio Imbratta o Guccio Porco per la sua estrema sporcizia. Lo stesso fradal Decameron Narratore (di secondo grado): Dioneo. A questo narratore, il più divertente e spregiudicato della allegra brigata, è stato concesso il privilegio di raccontare sempre per ultimo e di potersi distaccare dal tema narrativo della giornata. Questo espediente ha permesso, tra l altro, di rasserenare anche le giornate in cui è stato fissato un tema più triste (ad esempio, storie di amori infelici). In questo caso, tuttavia, Dioneo preferisce attenersi al tema determinato dalla regina di turno, Elissa, nel riferire di motti capaci di trarre d impiccio in situazioni difficili ma lo fa in una forma più complessa e articolata: ciò che salverà frate Ci - polla, infatti, non è una sola battuta pronta e rapida (come per Chichibio o Cavalcanti), bensì una vera e propria predica. G U I D A È una delle novelle più divertenti del Decameron, ambientata a Certaldo (una cittadina in Val d Elsa, a circa 40 km da Firenze, patria di Boccaccio). Data l ignoranza e la semplicità della gente, una volta l anno andava per la questua uno dei frati di S. Antonio abate, protettore degli animali, il cui nome era frate Cipolla. Questo frate era particolarmente caro ai Certaldesi sia per la devozione che avevano per S. Antonio, sia soprattutto per il suo nome (Cipolla), identico a quello del prodotto tipico della loro terra, che era appunto la cipolla. \758

2 \ T 141 Frate Cipolla (VI, 10) 1 buona pastura: laute offerte (lett.: buon pascolo). 2 limosine: elemosine. 3 non meno...: ben accolto e benvoluto proprio per il suo nome, poiché (con ciò sia cosa che) le terre di Certaldo vanno famose per le cipolle. 4 miglior brigante del mondo: il più allegro frequentatore di brigate. 5 gran rettorico: maestro nell arte del dire. 6 Tullio medesimo: Cicerone in persona ( a.c.). 7 Quintiliano: il grande retore latino (I sec. d.c.) autore delle Institutiones oratoriae. 8 benvogliente: cordiale amico. 9 buoni: devoti. 10 nella calonica: nella chiesa parrocchiale (canonica). 11 secondo il podere: a misura delle possibilità. 12 scritti: iscritti alla confraternita. 13 poco debito: piccolo contributo in denaro. 14 dal mio maggiore: dal mio superiore. 15 dopo nona: dopo le quindici. 16 di spezial grazia: per privilegio speciale. {1} dagli sciocchi: il giudizio poco lusinghiero sui fedeli certaldesi è chiaramente del narratore-dioneo, e quindi, in ultima analisi, dell autore-boccaccio. È da no tare che qui la satira boccaccesca (come già nella novella di ser Ciappelletto, T131) non è diretta tanto contro la Chiesa (che pure non ne esce certamente nobilitata ), ben sì contro coloro che si lasciano im brogliare dai furbi e dai ciarlatani. Per questo motivo non troveremo mai, nel Decameron, il tono aspro delle condanne dantesche contro la corruzione del clero e nemmeno sarcastiche invettive miranti al rinnovamento etico degli ec - clesiastici. {2} frati di santo Antonio: ordine mendicante risalente a S. Antonio abate, il protettore degli animali domestici (da F rate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono San Lorenzo. Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un castel di Valdelsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque piccol sia, già di nobili uomini e d agiati fu abitato; nel quale, per ciò che buona pastura 1 si trovava, usò un lungo tempo d andare ogni anno una volta a ricoglier le limosine 2 fatte loro dagli sciocchi {1} un de frati di santo Antonio {2} il cui nome era frate Cipolla, forse non meno 3 per lo nome che per altra divozione vedutovi volentieri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana. Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso, ed il miglior brigante del mondo 4 ; ed oltre a questo, niuna scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l avesse, non solamente un gran rettorico 5 l avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tullio medesimo 6 forse Quintiliano 7 quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benvogliente 8. Il quale, secondo la sua usanza, del mese d agosto tra l altre v andò una volta, e una domenica mattina, essendo tutti i buoni 9 uomini e le femmine delle ville da torno venuti alla messa nella calonica 10, quando tempo gli parve, fattosi innanzi, disse: Signori e donne, come voi sapete, vostra usanza è di mandare ogni anno a poveri del baron messer santo Antonio {3} del vostro grano e delle vostre biade, chi poco e chi assai, secondo il podere 11 e la divozion sua, acciò che il beato santo Antonio vi sia guardia de buoi e degli asini e de porci e delle pecore vostre; ed oltre a ciò, solete pagare, e spezialmente quegli che alla nostra compagnia scritti 12 sono, quel poco debito 13 che ogni anno si paga una volta. Alle quali cose ricogliere io sono dal mio maggiore 14, cioè da messer l abate, stato mandato; e per ciò, con la benedizion di Dio, dopo nona 15 quando udirete sonare le non confondersi con l omonimo santo di Padova). Quest ordine religioso, però, perse rapidamente prestigio e autorevolezza, tan to che nel 1351 ne venne chiesta al Pa pa la soppressione, proprio per l abuso delle questue, spesso condotte fa - cendo le va sulla dabbenaggine dei fedeli. {3} baron messer santo Antonio: l accumulo di titoli tanto eterogenei (laiconobiliari ed ecclesiastici) crea effetti di grande comicità. È il primo esempio di quell irresistibile, scoppiettante mo do di parlare di frate Cipolla, che riempie di sé l intera novella. \759

3 GIOVANNI BOCCACCIO te Cipolla scherzava sopra di lui, enumerandone i molti difetti, tra i quali c era quello di correre dietro le donne, perché si credeva bello e piacevole. Lasciandolo nell albergo, il frate gli aveva raccomandato che nessuno toccasse le sue cose, specialmente le bisacce in cui erano conservate le reliquie; ma Guccio che preferiva stare in cucina se si accorgeva della presenza di una serva, avendone vista una in quella dell albergo, grassa, grossa, piccola, sgraziata, con un seno enorme, tutta sudata, unta e affumicata, che si chiamava Nuta, lasciata la camera di frate Cipolla e abbandonate le sue cose, se ne andò in cucina a corteggiare e a lusingare con tante fandonie la donna, senza peraltro alcun risultato. e) La piuma è sostituita con i carboni. I due giovani, quando arrivarono all albergo, trovarono Guccio occupato intorno alla Nuta, e ciò favorì il loro piano. Entrarono senza difficoltà nella stanza del frate, dove in una delle bisacce trovarono una cassettina avvolta in un drappo di seta, in cui era custodita una penna di pappagallo; presero la penna e, per non lasciare la cassetta vuota, la riempirono di carboni che erano in un canto della stanza, e la rimisero come e dove l avevano trovata. Tornati in paese, cominciarono ad aspettare quello che il frate dovesse dire, trovando carboni al posto della penna. f) La sorpresa di frate Cipolla. All ora convenuta, dopo le tre del pomeriggio, frate Cipolla, avendo ben desinato e alquanto dormito, fattesi portare da Guccio le bisacce e fatte suonare le campanelle sulla porta della chiesa, dopo che il popolo si fu radunato, cominciò a predicare e, giunto il momento di mostrare la penna dell angelo Gabriele, aprì la cassetta. Quando la trovò piena di carboni, non se la prese con Guccio, perché non lo credeva capace di uno scherzo simile, ma con se stesso, perché aveva affidato la custodia delle sue cose a uno che era negligente e disubbidiente. due scene illustrate della novella di frate cipolla (miniature da un codice del 500) g) La predica. Tuttavia non si perdette d animo, ma cominciò un discorso abile, fatto di riferimenti bislacchi e spropositati, capaci di frastornare quella gente semplice, ignorante e credulona che lo guardava con la bocca aperta e gli occhi sbarrati, sotto il torrente delle sue parole. Parlò dei suoi viaggi in terre lontane e del modo in cui era venuto in possesso delle più strane reliquie, come il dito dello Spirito Santo, il ciuffetto del Serafino apparso a San Francesco, una delle unghie dei Cherubini, alcuni raggi della stella che apparve ai Magi, un ampolletta contenente il suono delle campane del tempio di Salomone ecc. Tra le reliquie ricordò la penna dell angelo Gabriele e i carboni con i quali fu arrostito San Lorenzo, l una e gli altri chiusi in due cassette, tanto simili che spesso le confondeva, come era avvenuto quel giorno. Ma in questa confusione egli vedeva il segno della volontà del Signore, che nell imminenza della festa di San Lorenzo, che sarebbe stata celebrata di lì a due giorni, col mostrare i carboni al posto della penna aveva voluto che si riaccendesse nel popolo la devozione verso il santo. Quindi invitò i Certaldesi ad avvicinarsi a lui e a farsi segnare \760

4 17 ancora che: benché. 18 castello: la parte alta del borgo. 19 tenere a parole: trattenere a parlare, per distrarlo dalla sorveglianza alla camera del frate. 20 il fante: il servitore. 21 chente che ella si fosse: quale che essa fosse. 22 Lippo Topo: un pittore da strapazzo del tempo, noto per le sue stramberie; nemmeno lui ne avrebbe potute combinare quante Guccio. 23 motteggiare: scherzare. 24 nove cose: nove difetti. 25 qualunque è l una di quelle: una qualsiasi di quelle cose, di quei difetti. 26 Dirolvi: ve lo dirò. 27 sugliardo: sudicio. 28 taccherelle: propriamente macchioline, quindi vizietti. 29 si taccion per lo migliore: è meglio non dirle. 30 tôr casa a pigione: prender in fitto. 31 la coreggia: la cintura. 32 segreto: segretamente. 33 vago: desideroso, ansioso. {4} Balena... Imbratta... Porco: i tre appellativi alludono tutti alla sporcizia ed al gran corpaccio di Guccio. {5} Salamone... Aristotele... Seneca: il saggio re d Israele (X sec. a.c.), i più grandi filosofi, greco (IV sec. a.c.) e latino (I sec. d.c.), vale a dire il fior fiore della sapienza e saggezza antica, possedendo uno solo dei peccati di Guccio, avrebbero perso ogni loro qualità. {6} perdendo la coreggia: l intera espressione, di tono chiaramente popolare, vuol dire: correrebbe dietro alle donne con tanta rapidità da non accorgersi neppure che gli stanno cadendo i pantaloni. {7} Ma Guccio Imbratta... lì si calò: dal Decameron campanelle, verrete qui di fuori della chiesa, là dove io al modo usato vi farò la predicazione, e bacerete la croce; ed oltre a ciò, per ciò che divotissimi tutti vi conoscono del barone messer santo Antonio, di spezial grazia 16 vi mostrerò una santissima e bella reliquia, la quale io medesimo già recai dalle sante terre d oltremare; è questa una delle penne dell agnol Gabriello, la quale nella camera della Vergine Maria rimase quando egli la venne ad annunziare in Nazarette. E questo detto, si tacque e ritornossi alla messa. Erano, quando frate Cipolla queste cose diceva, tra gli altri molti nella chiesa due giovani astuti molto, chiamato l uno Giovanni del Bragoniera e l altro Biagio Pizzini, li quali, poi che alquanto tra sé ebbero riso della reliquia di frate Cipolla, ancora che 17 molto fossero suoi amici e di sua brigata, seco proposero di fargli di questa penna alcuna beffa. Ed avendo saputo che frate Cipolla la mattina desinava nel castello 18 con un suo amico, come a tavola il sentirono, così se ne scesero alla strada, ed all albergo dove il frate era smontato se n andarono, con questo proponimento, che Biagio dovesse tenere a parole 19 il fante 20 di frate Cipolla, e Giovanni dovesse tra le cose del frate cercare di questa penna, chente che ella si fosse 21, e tôrgliele, per vedere come egli di questo fatto poi dovesse al popol dire. Aveva frate Cipolla un suo fante, il quale alcuni chiamavano Guccio Balena ed altri Guccio Imbratta, e chi gli diceva Guccio Porco {4}; il quale era tanto cattivo, che egli non è vero che mai Lippo Topo 22 ne facesse alcun cotanto. Di cui spesse volte frate Cipolla era usato di motteggiare 23 con la sua brigata e di dire: Il fante mio ha in sé nove cose 24 tali, che, se qualunque è l una di quelle 25 fosse in Salamone o in Aristotele o in Seneca {5}, avrebbe forza di guastare ogni lor vertù, ogni lor senno, ogni lor santità. Pensate adunque che uom dée essere egli, nel quale né vertù né senno né santità alcuna è, avendone nove! Ed essendo alcuna volta domandato, quali fossero queste nove cose, ed egli avendole in rima messe, rispondeva: Dirolvi 26. Egli è tardo, sugliardo 27 e bugiardo; negligente, disubidente e maldicente; trascurato, smemorato e scostumato; senza che, egli ha alcune altre taccherelle 28 con queste, che si taccion per lo migliore 29. E quello che sommamente è da rider de fatti suoi è che egli in ogni luogo vuol pigliar moglie e tôr casa a pigione 30, ed avendo la barba grande e nera ed unta, gli par sì forte esser bello e piacevole, che egli s avvisa che quante femine il veggiono tutte di lui s innamorino, ed essendo lasciato, a tutte andrebbe dietro perdendo la coreggia 31 {6}. È il vero che egli m è d un grande aiuto, per ciò che mai niun non mi vuol sì segreto 32 parlare, che egli non voglia la sua parte udire, e se avviene che io d alcuna cosa sia domandato, ha sì gran paura che io non sappia rispondere, che prestamente risponde egli e sì e no, come giudica si convenga. \761

5 GIOVANNI BOCCACCIO di croce con quei carboni, assicurando, con un guizzo finale di ciarlataneria, che chi si fosse fatto segnare, per tutto quell anno non sarebbe stato bruciato dal fuoco senza accorgersene. Ciò detto, cantando una sua lode di San Lorenzo, aprì la cassetta e mostrò i carboni. h) Il trionfo di frate Cipolla. La folla la guardò con ammirazione e si accalcò intorno a frate Cipolla, facendo offerte più generose del solito, e ognuno lo pregava di toccarlo con i carboni. Frate Cipolla, presi in mano i carboni, sopra i camiciotti bianchi degli uomini e sopra i veli delle donne cominciò a segnare le maggiori croci che vi potevano stare, dicendo che quanto i carboni si consumavano nel segnare quelle croci, tanto poi ricrescevano nella cassetta, come aveva sperimentato più volte. Con questo accorgimento, non senza ricavare grandissima utilità, egli si beffò di quelli che, togliendogli la penna, avevano creduto di beffarlo. I due giovani, che avevano ascoltato la predica smascellandosi dalle risa, dopo che la folla si disperse, si avvicinarono al frate e allegramente gli svelarono ciò che avevano fatto, e gli restituirono la sua penna, la quale l anno seguente gli fu utile non meno dei carboni. Questa novella in passato sembrò ai critici testimonianza di un accesa polemica anticlericale. In effetti, come dice il PAZZA- GLIA, la novella ha un iniziale «spunto satirico e anticlericale», consistente nella «caricatura del culto delle reliquie che aveva assunto nel Medioevo e nonostante gli interventi della Chiesa, forme di feticismo superstizioso». Tuttavia il vero motivo di ispirazione della novella non è la polemica antireligiosa, ma l esaltazione dell intelligenza umana, capace di capovolgere, a vantaggio dell individuo, qualsiasi situazione rischiosa ed im - barazzante. Il Boccaccio ammira l intelligenza umana per se stessa, indipendentemente dallo scopo che l uomo si propone di raggiungere, come segno della superiorità spirituale e intellettuale dell individuo sulla massa amorfa degli sciocchi, degli inetti, degli ingenui. Sotto questo aspetto egli anticipa il concetto di «virtù», intesa in senso rinascimentale e machiavelliano, come abilità, che si attua spregiudicatamente a spese di chiunque, per ottenere un utile o evitare un danno. \762

6 34 fante... niuna: una qualche servetta. 35 de Baronci: famiglia fiorentina nota per la bruttezza dei suoi componenti. 36 più di millantanove: un numero enorme (ma inesistente...). 37 domine pure unquanche: come il Padreterno. 38 calderon d Altopascio: il gran pentolone in cui, ad Altopascio, veniva cotto il cibo da distribuire ai poveri. 39 ripezzato: rattoppato. 40 sotto le ditella: sotto le ascelle. 41 drappi... tartareschi: orientali (dei Tartari). 42 il siri di Ciastiglione: il signore di Châtillon. 43 rimetterla in arnese: metterla a posto. 44 cattività: la condizione di serva. 45 era cessata: era risparmiata. 46 non contraddicendolo: senza che nessuno li disturbasse. 47 in un gran viluppo di zendado: in un fagotto di seta. 48 morbidezze d Egitto: raffinatezze orientali. 49 disfacimento: rovina. 50 canto: angolo. 51 semplici: ingenui. «Finalmente lo vediamo in azione, ed è questo il suo ritratto vero e grande; il re - sto non è stato che un introduzione. Il lungo periodo è condotto con sicuro ef - fetto comico. Il verbo, a lungo atteso e sempre rimandato per aggiungere un par ticolare nuovo che desta il riso e pur lo tiene sospeso nell attesa della conclusione, è alla fine, ed esprime con vera po - tenza quel calare di Guccio come un av - voltoio sulla grassa preda». (M. PAZZA- GLIA) {8} Signori e donne: la lunga sequenza dal Decameron A costui, lasciandolo all albergo, aveva frate Cipolla comandato che ben guardasse che alcuna persona non toccasse le cose sue, e spezialmente le sue bisacce, per ciò che in quelle erano le cose sacre. Ma Guccio Imbratta, il quale era più vago 33 di stare in cucina che sopra i verdi rami l usignuolo, e massimamente se fante vi sentiva niuna 34, avendone in quella dell oste una veduta, grassa e grossa e piccola e mal fatta, con un paio di poppe che paren due ceston da letame e con un viso che parea de Baronci 35, tutta sudata, unta ed affumicata, non altramenti che si gitti l avoltoio alla carogna, lasciata la camera di frate Cipolla aperta e tutte le sue cose in abbandono, lì si calò {7}. Ed ancora che d agosto fosse, postosi presso al fuoco a sedere, cominciò con costei, che Nuta aveva nome, ad entrare in parole e dirle che egli era gentile uomo per procuratore, e che egli aveva de fiorini più di millantanove 36, senza quegli che egli aveva a dare altrui, che erano anzi più che meno, e che egli sapeva tante cose fare e dire, che domine pure unquanche 37. E senza riguardare ad un suo cappuccio sopra il quale era tanto untume, che avrebbe condito il calderon d Altopascio 38, e ad un suo farsetto rotto e ripezzato 39, ed intorno al collo e sotto le ditella 40 smaltato di sudiciume, con più macchie e di più colori che mai drappi fossero tartareschi 41 o indiani, ed alle sue scarpette tutte rotte ed alle calze sdrucite, le disse, quasi stato fosse il siri di Ciastiglione 42, che ri vestirla voleva a rimetterla in arnese 43 e trarla di quella cattività 44 di star con altrui, e senza gran possession d avere, ridurla in isperanza di miglior fortuna, ed altre cose assai, le quali, quantunque molto affettuosamente le dicesse, tutte in vento convertite, come le più delle sue imprese facevano, tornarono in niente. Trovarono adunque i due giovani Guccio Porco intorno alla Nuta occupato; della qual cosa contenti, per ciò che mezza la lor fatica era cessata 45, non contraddicendolo 46 alcuno, nella camera di frate Cipolla, la quale aperta trovarono, entrati, la prima cosa che venne lor presa per cercare fu la bisaccia nella quale era la penna, la quale aperta, trovarono in un gran viluppo di zendado 47 fasciata una piccola cassettina, la quale aperta, trovarono in essa una penna di quelle della coda d un pappagallo, la quale avvisarono, dovere esser quella che egli promessa avea di mostrare a certaldesi. E certo egli il poteva a que tempi leggermente far credere, per ciò che ancora non erano le morbidezze d Egitto 48 se non in piccola quantità trapassate in Toscana, come poi in grandissima copia con disfacimento 49 di tutta Italia son trapassate; e dove che elle poco conosciute fossero, in quella contrada quasi in niente erano dagli abitanti sapute; anzi, durandovi ancora la rozza onestà degli antichi, non che veduti avessero pappagalli, ma di gran lunga la maggior parte mai uditi non gli avea ricordare. Contenti adunque i giovani d aver la penna trovata, quella tolsero, e per non lasciare la cassetta vòta, veggendo carboni in un canto 50 della camera, di quegli la casset- \763

7 GIOVANNI BOCCACCIO 52 come desinato ebbero: non appena ebbero finito di mangiare. 53 là sù: fino al castello. 54 si fu divelto: si fu staccato. 55 ragunato: riunito. 56 in acconcio de fatti suoi: in modo conveniente ai suoi affari. 57 torchi: grossi ceri. 58 non suspicò: non sospettò. 59 da tanto: capace di una tale azione. 60 commessa: affidata in custodia. 61 dove apparisce il sole: in realtà il sole appa- ta empierono; e richiusala ed ogni cosa racconcia come trovata avevano, senza essere stati veduti, lieti se ne vennero con la penna e cominciarono ad aspettare quello che frate Cipolla, in luogo della penna trovando carboni, dovesse dire. Gli uomini e le femmine semplici 51 che nella chiesa erano, udendo che veder dovevano la penna dell agnol Gabriello dopo nona, detta la messa, si tornarono a casa; e dettolo l un vicino all altro e l una comare all altra, come desinato ebbero 52 ogni uomo, tanti uomini e tante femine concorsono nel castello, che appena vi capeano, con disidéro aspettando di veder questa penna. Frate Cipolla, avendo ben desinato e poi alquanto dormito, un poco dopo nona levatosi e sentendo la moltitudine grande esser venuta di contadini per dovere la penna vedere, mandò a Guccio Imbratta che là sù 53 con le campanelle venisse e recasse le sue bisacce. Il quale, poi che con fatica dalla cucina e dalla Nuta si fu divelto 54, con le cose addomandate con fatica là sù n andò, dove ansando giunto, per ciò che il ber dell acqua gli avea molto fatto crescere il corpo, per comandamento di frate Cipolla, andatone in su la porta della chiesa, forte incominciò le campanelle a sonare. Dove poi che tutto il popolo fu ragunato 55, frate Cipolla, senza essersi avveduto che niuna sua cosa fosse stata mossa, cominciò la sua predica, ed in acconcio de fatti suoi 56 disse molte parole; e dovendo venire al mostrar della penna dell agnol Gabriello, fatta prima con grande solennità la confessione, fece accender due torchi 57, e soavemente sviluppando il zendado, avendosi prima tratto il cappuccio, fuori la cassetta ne trasse; e dette primieramente alcune parolette a laude ed a commendazione dell agnolo Gabriello e della sua reliquia, la cassetta aperse. La quale come piena di carboni vide, non suspicò 58 che ciò Guccio Balena gli avesse fatto, per ciò che nol conosceva da tanto 59, né il maladisse del male aver guardato che altri ciò non facesse; ma bestemmiò tacitamente sé, che a lui la guardia delle sue cose aveva commessa 60, conoscendol, come faceva, negligente, disubidente, trascurato e smemorato; ma non per tanto, senza mutar colore, alzato il viso e le mani al cielo, disse sì che da tutti fu udito: O Iddio, lodata sia sempre la tua potenza! Poi, rinchiusa la cassetta ed al popolo rivolto, disse: Signori e donne {8}, voi dovete sapere che, essendo io della predica del frate, improvvisata con prontezza per la sorpresa di non aver trovato la piuma dell angelo, è un autentico capolavoro. «In un primo tempo il gioco si svolge sulla toponomastica fiorentina trasfigurata in una vasta e favolosa e beffarda geografia immaginosamente percorsa dall avventuroso frate; in un secondo tempo la fantastica galoppata verbale trascorre all iperbolizzamento (esagerazione) del comune e del quotidiano scoperto in quelle terre irreali (dove tutte l acque corrono alla ngiù); infine la magica filastrocca entra più direttamente nel te - ma con la surrealistica elencazione delle più impossibili reliquie trovate e adunate da frate Cipolla {...} In questa sbalorditiva giostra in cui si confondono suoni e cose, illusione e verità, la trovata dei carboni di San Lorenzo giunge fin troppo coerente e persuasiva. Naturalmente il significato artistico della predica va ricercato non già nelle singole battute che la compongono, ma nella somma di esse, nell effetto illusorio che deriva dalla loro totalità, nell incantesimo oratorio operato da quella figura di frate su quella folla campagnola, un incantesimo che permette non solo di risolvere una situazione imbarazzante, ma di convertirla in vittoria strepitosa, di sostituire da una mirabile reliquia un altra non meno mirabile, e di aggiungervi ancora una supposizione di probabile miracolo» (GETTO). {9} Porcellana: così era detto l ospedale \764

8 re dovunque, ma chi ascolta è indotto a credere che significhi in Oriente. 62 tanto che: finchè. 63 cerchi: cercati; quindi, visitati. 64 vo... divisando?: vado... enumerando? 65 altre religioni: qui vale altri ordini religiosi. 66 andavan... schifando: cercavano di evitare. 67 moneta... senza conio: adoperando vuote chiacchiere. 68 busecchie: budella. 69 il pan nelle mazze: forme di pane fatte a ciambella infilate a bastoni. 70 mei infino: addirittura fino. 71 gusci a ritaglio: gusci (di noci) fatti a pezzi. 72 per acqua: via mare. 73 l anno di state: durante la stagione estiva. 74 appresso di sé: presso, con sé. 75 sconsolate: deluse; al femminile per via delle molte donne presenti alla predica. 76 coste: costole. 77 gli feci copia: gli donai. 78 non ha molto: non molto tempo fa. 79 arrostito: S. Lorenzo fu bruciato sui carbo- di S. Filippo a Firenze. I nomi geografici che seguono, in parte veri ed in parte frutto di fantasia ma tutti fortemente equivoci, in quanto anche possibili nomi di località fiorentine hanno il solo scopo di fuorviare gli ascoltatori e di renderli ammirati dinanzi a tanto sapere ed a tante esperienze. {10} Truffia... Buffia: i nomi hanno chiaro effetto assonante con truffa e beffa (quasi indicassero i Paesi della truffa e della beffa). Lo stesso vale per la fantomatica Terra di menzogna. {11} tutte l acque corrono alla ngiù: caratteristica costante nel discorso del frate è che le cose che egli dice sono tutte ovvie e naturali, ma vengono presentate come se fossero straordinarie, e perciò tali da conferire prestigio a chi le avesse viste. {12} Maso del Saggio: di costui, famoso burlone del tempo, Boccaccio parla an - che nella ottava giornata (= giornata de - dicata alle beffe, pag. 769). {13} Verbum-caro-fatti-alle-finestre: storpiatura blasfema, fatta ad uso del po - polino ignorante, della solenne formula del proemio del Vangelo giovanneo: Verbum caro factum est («E il Verbo si è fatto carne»). dal Decameron ancora molto giovane, io fui mandato dal mio superiore in quelle parti dove apparisce il sole 61, e fummi commesso con espresso comandamento che io cercassi tanto che 62 io trovassi i privilegi del Porcellana {9}, li quali, ancora che a bollar niente costassero, molto più utili sono ad altrui che a noi; per la qual cosa, messomi io in cammino, di Vinegia partendomi ed andandomene per lo Borgo de Greci e di quindi per lo reame del Garbo cavalcando e per Baldacca, pervenni in Parione, donde, non senza sete, dopo alquanto pervenni in Sardigna. Ma perché vi vo io tutti i paesi cerchi 63 da me divisando? 64 Io capitai, passato il Braccio di san Giorgio, in Truffia ed in Buffia {10}, paesi molto abitati e con gran popoli, e di quindi pervenni in Terra di menzogna, dove molti de nostri frati e d altre religioni 65 trovai assai, li quali tutti il disagio andavan per l amor di Dio schifando 66, poco dell altrui fatiche curandosi dove la loro utilità vedessero, seguitare, nulla altra moneta spendendo che senza conio 67 per que paesi: e quindi passai in terra d Abruzzi, dove gli uomini e le femine vanno in zoccoli su pe monti, rivestendo i porci delle loro busecchie 68 medesime, e poco più là trovai gente che portano il pan nelle mazze 69 ed il vin nelle sacca, da quali alle montagne de Baschi pervenni, dove tutte l acque corrono alla ngiù {11}. Ed in brieve tanto andai addentro, che io pervenni mei infino 70 in India Pastinaca, là dove io vi giuro per l abito che io porto addosso che io vidi volare i pennati, cosa incredibile a chi non gli avesse veduti; ma di ciò non mi lasci mentire Maso del Saggio {12}, il quale gran mercatante Fio trovai là, che schiacciava noci e vendeva gusci a ritaglio 71. Ma non potendo quello che io andava cercando trovare, per ciò che da indi in là si va per acqua 72, indietro tornandomene, arrivai in quelle sante terre dove l anno di state 73 vi vale il pan freddo quattro denari ed il caldo v è per niente; e quivi trovai il venerabile padre mes ser Non-mi-blasmate- se-voi-piace, degnissimo patriarca di Ierusalem, il quale, per reverenza dell abito che io ho sempre portato del baron messer santo Antonio, volle che io vedessi tutte le sante reliquie le quali egli appresso di sé 74 aveva; e furon tante, che, se io le vi volessi tutte contare, io non ne verrei a capo in parecchie miglia; ma pure, per non lasciarvi sconsolate 75, ve ne dirò alquante. Egli primieramente mi mostrò il dito dello Spirito santo così intero e saldo come fu mai, ed il ciuffetto del serafino che apparve a san Francesco, e una dell unghie de cherubini, ed una delle coste 76 del Verbum-carofatti-alle-finestre {13}, e de vestimenti della santa fé catolica, ed alquanti de raggi della stella che apparve a tre Magi in Oriente, ed un ampolla del sudore di san Michele quando combatté col diavolo, e la mascella della morte di san Lazzero ed altre. E per ciò che io liberamente gli feci copia 77 delle piagge di Montemorello in volgare e d alquanti capitoli del Caprezio li quali egli lungamente era andato cercando, mi fece egli partefice delle sue sante reliquie, e donommi un de denti della santa croce ed in \765

9 GIOVANNI BOCCACCIO ni ardenti. 80 holle: le ho. 81 sofferto: permesso. 82 se desse sono o no: se tali reliquie sono davvero autentiche. 83 al presente: ora, in questa circostanza. 84 di qui a due dì: fra due giorni, il 10 agosto, festa appunto di S. Lorenzo. 85 raccenda: ravvivi. 86 in lui: nei confronti di S. Lorenzo. 87 omor: gli umori del corpo bruciato. 88 chiunque... è tocco: chiunque viene segnato in forma di croce da questi carboni. 89 che usati non erano: di quanto erano soliti dare. 90 vi capevano: vi si potevano tracciare. 91 scemavano: si consumavano. 92 per presto accorgimento: con la sua arguzia improvvisata. 93 riparo: rimedio. 94 da lungi... si fosse: come avesse affrontato da lontano la questione. 95 valuti: valsi. un confronto critico «Frate Cipolla è spiritualmente inferiore a ser Ciappelletto; la confessione di questo è un miracolo di finezza e di misura, la predica di quello è un cumulo di scempiaggini e di balordaggini; e però si deve tener presente che l uno ha a che fare con un santo e dotto frate e l altro con una folla di contadini semplici e rozzi. Uguali sono tuttavia in tutti e due la prontezza con cui escogitano il mezzo onde uscire dalla critica situazione in cui si trovano, la serietà maliziosa con cui recitano la loro parte e l esperienza psicologica: il risultato è la vittoria, accompagnata dalla stima e dall ammirazione» (R. TOSTO). un ampolletta alquanto del suono delle campane del tempio di Salamone e la penna dell agnol Gabriello, della quale già detto v ho, e l un de zoccoli di san Gherardo da Villamagna, il quale io, non ha molto 78, a Firenze donai a Gherardo de Bonsi, il quale in lui ha grandissima divozione; e diedemi de carboni co quali fu il beatissimo martire san Lorenzo arro stito 79 ; le quali cose io tutte di qua con meco divotamente le recai, ed holle 80 tutte. È il vero che il mio maggiore non ha mai sofferto 81 che io l abbia mostrate infino a tanto che certificato non s è se desse sono o no 82, ma ora che per certi miracoli fatti da esse e per lettere ricevute dal patriarca fatto n è certo, m ha conceduto licenza che io le mostri; ma io, temendo di fidarle altrui, sempre le porto meco. Vera cosa è che io porto la penna dell agnolo Gabriello, acciò che non si guasti, in una cassetta, ed i carboni co quali fu arrostito san Lorenzo in un altra; le quali son sì simiglianti l una all altra, che spesse volte mi vien presa l una per l altra, ed al presente 83 m è avvenuto: per ciò che, credendomi io qui avere arrecata la cassetta dove era la penna, io ho arrecata quella dove sono i carboni. Il quale io non reputo che stato sia errore, anzi mi pare esser certo che volontà sia stata di Dio, e che egli stesso la cassetta de carboni ponesse nelle mie mani, ricordandomi io pur testé che la festa di san Lorenzo sia di qui a due dì 84 ; e per ciò, volendo Iddio che io, col mostrarvi i carboni co quali esso fu arrostito, raccenda 85 nelle vostre anime la divozione che in lui 86 aver dovete, non la penna che io voleva, ma i benedetti carboni spenti dall omor 87 di quel santissimo corpo mi fe pigliare. E per ciò, figliuoli benedetti, trarretevi i cappucci e qua divotamente v appresserete a vedergli. Ma prima voglio che voi sappiate che chiunque da questi carboni in segno di croce è tòcco 88, tutto quello anno può viver sicuro che fuoco nol cocerà che non si senta. E poi che così detto ebbe, cantando una lauda di san Lorenzo, aperse la cassetta e mostrò i carboni, li quali poi che alquanto la stolta moltitudine ebbe con ammirazione reverentemente guardati, con grandissima calca tutti s appressarono a frate Cipolla, e migliori offerte dando che usati non erano 89, che con essi gli dovesse toccare il pregava ciascuno. Per la qual cosa frate Cipolla, recatisi questi carboni in mano, sopra li lor camicion bianchi e sopra i farsetti e sopra li veli delle donne cominciò a fare le maggior croci che vi capevano 90, affermando che tanto quanto essi scemavano 91 a far quelle croci, poi ricrescevano nella cassetta, sì come egli molte volte aveva provato. Ed in cotal guisa, non senza sua grandissima utilità avendo tutti crociati i certaldesi, per presto accorgimento 92 fece coloro rimanere scherniti, che lui, togliendogli la penna, avevan creduto schernire. Li quali stati alla sua predica ed avendo udito il nuovo riparo 93 preso da lui, e quanto da lungi fatto si fosse 94 e con che parole, avevan tanto riso, che s eran creduti smascellare; \766

10 dal Decameron e poi che partito si fu il vulgo, a lui andatisene, con la maggior festa del mondo ciò che fatto avevan gli discoprirono, ed appresso gli renderono la sua penna, la quale l anno seguente gli valse non meno che quel giorno gli fosser valuti 95 i carboni. T 141 CONSEGNE 1. Riassumi il contenuto della novella in un breve testo di non più di venti righi. 2. Dividi in sequenze la novella e attribuisci ad esse una denominazione coerente. 3. Per quale motivo Dioneo si distacca dal tema narrativo della giornata? 4. Contro chi è diretta la satira del Boccaccio che si evidenzia nella frase usò un lungo tempo d andare ogni anno una volta a ricoglier le limosine fatte loro dagli sciocchi? 5. Delinea le caratteristiche dell ordine cui appartengono i frati del santo Antonio. 6. Chi sono Salamone, Aristotele e Seneca? 7. Dopo aver spiegato il sintagma perdendo la coreggia, indica il tono dell intera espressione. 8. Nella predica di frate Cipolla, dove si individua il significato artistico? 9. Tra i nomi geografici, che si susseguono nella predica di frate Cipolla, riconosci quelli veri e quelli frutto di fantasia. 10. Nell espressione in Truffia ed in Buffia quale figura retorica di suono è presente? 11. Dopo aver ricostruito l originale della frase Verbum caro fatti alle finestre, commentala adeguatamente. 12. Crea un confronto ravvicinato tra frate Cipolla e ser Ciappelletto. 13. Dove è ambientata la novella? a Peretola a Fiesole a Certaldo a Firenze. Approfondimento Spiega come l ammirazione del Boccaccio per l intelligenza umana possa aver anticipato il concetto di virtù in senso rinascimentale. SANTI E... SANTI PROTETTORI Nel Medioevo cristiano e superstizioso particolare importanza, ovviamente, ebbe il culto dei Santi. In sostanza, si ripristinò una sorta di politeismo, in quanto per la fede popolare era più saggio porgere le proprie preghiere a un santo che la canonizzazione assicurava risiedere in cielo per chiedergli di intercedere presso Dio. E così ogni nazione, città, abbazia, corporazione, ogni momento critico della vita si procurò il suo santo protettore. L Inghilterra ebbe San Giorgio, la Francia San Dionigi; San Bartolomeo divenne il protettore dei conciapelli, perché era stato scorticato vivo e San Giovanni venne invocato dai candelai, perché era stato tuffato nell olio bollente. San Cristoforo fu eletto a patrono dei trasportatori, perché (come chiaramente ricorda il suo nome) aveva portato Cristo sulle spalle e Maria Maddalena dei profumieri, per le essenze aromatiche da lei versate, secondo la tradizione, sui piedi di Gesù morto. Quanto a san Sebastiano e San Rocco vennero invocati durante le pestilenze. Sant Apollonia, cui il carnefice aveva spezzato la mandibola, guariva il mal di denti, mentre Sant Antonio proteggeva i maiali... \767

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