Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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1 Civile Sent. Sez. 1 Num Anno 2015 Presidente: SALVAGO SALVATORE Relatore: DI AMATO SERGIO Data pubblicazione: 23/04/2015 SENTENZA sul ricorso proposto da: COMUNE DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (C.F ), in persona del Sindaco pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DUILIO 13,,presso l'avvocato SILVIO RANUCCI, rappresentato e difeso dall'avvocato ANTONIO PIRRI, giusta procura in calce al ricorso; contro - ricorrente - MILONE CARMELO, MILONE SALVATORE, MILONE FILIPPO,

2 MILONE MARIA, MILONE FRANCESCA, MILONE TINDARA, MILONE LUCIA, MILONE ANGELO, MILONE DOMENICA, MILONE DOMENICO, CORRENTI CORRADO; - intimati - Nonché da: MILONE CARMELO (c.f. MLNCML43C28A638Z), MILONE DOMENICA (c.f. MLNDNC62P42L063Y), MILONE DOMENICO (c.f. MLNDNC67A25L063H), nella qualità di eredi di MILONE SALVATORE; MILONE FILIPPO (c.f. MLNFPP40D30A638G), MILONE MARIA (c.f. MLNMRA49E43A638Z), MILONE FRANCESCA (c.f. MLNFNC34A638J), MILONE TINDARA (c.f. MLNTDR38D47A638Q), MILONE LUCIA (c.f. MLNLCU35R23A638Y), MILONE ANGELO (c.f. MLNNGL35R23A638Y), CORRENTI CORRADO (c. f. CRRCRD52A05A638F), elettivamente domiciliati in ROMA, VIA TRIONFALE 129, presso l'avvocato GIUSEPPE CERTO, rappresentati e difesi dall'avvocato CORRADO CARMELO CORRENTI, giusta procura in calce al controricorso e ricorso incidentale; controrícorrenti e ricorrenti incidentali - contro COMUNE DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO, MILONE SALVATORE E PER ESSO GLI EREDI MILONE CARMELO, DOMENICA E DOMENICO; 2

3 - intimati - avverso la sentenza n. 172/2009 della CORTE D'APPELLO di MESSINA, depositata il 05/03/2009; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 27/02/2015 dal Consigliere Dott. SERGIO DI AMATO; udito, per i controricorrenti e ricorrenti incidentali, l'avvocato C.C. CORRENTI che si riporta; udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. MAURIZIO VELARDI che ha concluso per il rigetto del ricorso principale, accoglimento del primo, terzo, quarto motivo del ricorso incidentale, inammissibilità del secondo. 3

4 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Con sentenza non definitiva del 1 febbraio 2005, la Corte di appello di Messina, in riforma della sentenza in data 11 aprile 2002 del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, condannava il Comune di detta città al risarcimento dei danni, in favore di Carmelo, Salvatore, Filippo, Maria, Francesca, Tindara, Lucia ed Angelo Milone, per l'occupazione illegittima e l'irreversibile trasformazione di un terreno di proprietà degli attori sul quale era stata realizzata un'opera pubblica (sistemazione delle vie cittadine). In particolare, la Corte di appello osservava che nella specie era decorso il termine quinquennale per il compimento dell'espropriazione, stabilito nella delibera n. 978 del 19 luglio 1980 con cui la Giunta municipale aveva dichiarato la pubblica utilità dell'opera; conseguentemente era divenuta illegittima l'occupazione d'urgenza, indipendentemente dal fatto che i relativi termini fossero ancora in corso, e doveva considerarsi emesso in carenza di potere il decreto di esproprio emesso in data 21 novembre Pertanto, considerata l'originaria validità della dichiarazione di pubblica utilità, si era realizzata una fattispecie di accessione invertita ed il danno subito dagli attori doveva essere liquidato secondo i criteri dettati dall'art. 5 bis, comma 7 bis, del d.l. n. 333/1992, introdotto dalla legge n. 662/1996. Restava assorbita la 4

5 a domanda subordinata di determinazione delle indennità di esproprio e di occupazione legittima proposta innanzi al Tribunale di Barcellona P.G e riassunta innanzi alla Corte di appello, a seguito della dichiarazione di incompetenza emessa dal primo giudice. Con sentenza definitiva del 5 marzo 2009 la Corte di appello di Messina stabiliva in ,85=, oltre interessi e rivalutazione monetaria, l'ammontare del risarcimento dei danni dovuto agli attori, avendo riguardo all'intero valore venale del terreno. In proposito la Corte di appello osservava che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 349/2007, aveva dichiarato l'illegittimità del criterio riduttivo previsto dal citato art. 5 bis, comma 7 bis, ed affermava che sul punto si doveva escludere la formazione di un qualsiasi giudicato, la cui portata era limitata alla condanna al risarcimento dei danni e non investiva il relativo criterio di determinazione che rispetto a detta condanna rappresentava non un prius, ma un posterius. Il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto propone ricorso per cassazione, deducendo sei motivi. Gli attori resistono con controricorso e propongono ricorso incidentale affidato a quattro motivi. MOTIVI DELLA DECISIONE Con il primo motivo si deduce il vizio di motivazione e la pronuncia extrapetita, lamentando che mentre gli attori z. avevano chiesto il risarcimento dei danni allegando.. 5

6 l'illegittimità dell'occupazione per scadenza del periodo di occupazione legittima, la Corte di appello aveva posto a fondamento della decisione l'avvenuta scadenza dei termini della dichiarazione di pubblica utilità. Con il secondo motivo si deduce il vizio di motivazione, lamentando che la Corte di appello aveva ritenuto che si fosse realizzata una fattispecie di occupazione acquisitiva in una situazione nella quale al momento dell'emissione del decreto di esproprio non era scaduto il termine dell'occupazione d'urgenza, in quanto era intervenuta una proroga legale, e l'opera era stata realizzata. Con il terzo motivo si deduce la violazione dell'art. l della legge n. 1/1978, lamentando che la sentenza impugnata aveva omesso di considerare che nella fattispecie il progetto dell'opera pubblica era stato approvato anche ai sensi della citata disposizione, con la conseguenza che gli effetti della dichiarazione di pubblica utilità sarebbero cessati soltanto se i lavori non fossero iniziati nel triennio successivo all'approvazione. Con il quarto motivo si deduce la violazione dell'art. 13 della legge della Regione Siciliana n. 186/1979 perché la sentenza impugnata non aveva considerato che i progetti approvati ai sensi di tale disposizione sono dichiarati per legge di pubblica utilità, con la conseguenza che non si poteva ipotizzare una perdita di efficacia della relativa dichiarazione. 6

7 Con il quinto motivo si deduce la violazione di legge lamentando che la sentenza impugnata aveva considerato come indipendenti i termini della dichiarazione di pubblica utilità e quelli dell'occupazione d'urgenza, senza considerare le proroghe legislative della dichiarazione di pubblica utilità e senza considerare che nella specie il decreto di espropriazione traeva origine direttamente dal procedimento di occupazione d'urgenza, avviato ai sensi dell'art. l della legge n. 1/1978, con una implicita dichiarazione di pubblica utilità, e dei provvedimenti regionali emessi in occasione di eventi calamitosi, come previsto dall'art. 13 della legge regionale n. 186/1979. Con il sesto subordinato motivo si deduce la violazione dell'art. 2909, lamentando la mancata considerazione del giudicato formatosi per il fatto che la sentenza non definitiva non aveva accolto la domanda di risarcimento integrale del danno e che gli attori non avevano formulato al riguardo una riserva di impugnazione. Con il primo motivo di ricorso incidentale si lamenta che la Corte di appello, pur riformando la sentenza di primo grado, aveva omesso di provvedere sulle relative spese. Con il secondo motivo si lamenta l'omessa pronunzia sulla domanda di distrazione a favore del difensore delle spese del giudizio di secondo grado. 7

8 Con il terzo motivo ed il quarto motivo si lamenta, rispettivamente sotto il profilo della violazione di legge e del vizio di motivazione, la liquidazione degli onorari e delle competenze del giudizio di primo grado senza il rispetto dei minimi previsti dalle tariffe forensi. Il secondo ed il quinto motivo del ricorso principale sono strettamente connessi, devono essere esaminati per primi per ragioni di ordine logico e sono fondati nella parte in cui invocano una proroga legale dei termini della dichiarazione di pubblica utilità. Invero, la giurisprudenza di questa Corte ha ripetutamente affermato che i termini di cui all'art. 13 della legge n del 1865, previsti per il compimento delle espropriazioni e dei lavori, ed i termini fissati dal. decreto di occupazione, ai sensi dell'art. 20 della legge n. 865 del 1971, assolvono diverse funzioni nell'ambito della procedura espropriativa: i primi segnando il limite per la giuridica esistenza e validità della dichiarazione di pubblica utilità, condizione di validità della potestà espropriativa; ed i secondi - relativi all'occupazione temporanea - riguardando l'apprensione del bene per l'inizio dei lavori ed il completamento delle procedure di espropriazione e dell'opera pubblica: con la conseguenza che l'inutile decorso del termine, non prorogato né modificato, previsto dalla dichiarazione di pubblica utilità comporta la sopravvenuta inefficacia del relativo 8

9 provvedimento, anche indipendentemente dalla presenza di un più lungo termine previsto per l'occupazione temporanea e dalle successive proroghe di esso (Cass. s.u. nn /2007 e 20459/2005). Sennonché il legislatore, in vista dell'emanazione di una nuova definitiva normativa sulla indennità di espropriazione in conseguenza delle note declaratorie di incostituzionalità contenute nelle decisioni nn. 233/1983 e 5/1980 della Corte Costituzionale, aveva disposto una serie di proroghe obbligatorie dei termini per il compimento del procedimento espropriativo a partire dal dl. 901 del 1984; di dette proroghe l'art.4 legge n. 166 del 2002 ha ribadito il collegamento necessario per raggiungere la finalità perseguita in relazione non soltanto alle occupazioni temporanee, ma. anche alle dichiarazioni di p.u. che del provvedimento di occupazione costituiscono il presupposto indefettibile (Cass. n. 4202/2009; Cass s.u. n. 3569/2011). Di conseguenza tanto la giurisprudenza di questa Corte, quanto quella amministrativa, hanno affermato il principio che in deroga alla regola della indipendenza dei termini della dichiarazione di p.u. da quelli indicati nel decreto di occupazione temporanea, «i termini delle occupazioni d'urgenza e delle dichiarazioni di pubblica utilità in corso alla data di entrata in vigore delle leggi 1 0 marzo 1985 n. 42, 29 febbraio 1988, n. 47, 20 maggio 1991, n. 158 sono stati da dette leggi prorogati, con effetto 9

10 A retroattivo, ai sensi dell'art. 4 della legge 1 agosto n. 166, e automaticamente di cinque anni» (Cass. 21 giugno 2012, n ; Cass. s.u. 8 febbraio 2006, n. 2630). Nella specie, il termine quinquennale della dichiarazione di pubblica utilità resa con delibera del 19 luglio 1980 era in corso alla data di entrata in vigore é P della citata legge n. 42/1985 e, pertanto, è stato da essa prorogato, con conseguente tempestività del decreto di esproprio emesso il 21 novembre 1986, atteso che a tale data era ancora in corso, per essere stato a sua volta prorogato dalle medesime leggi, anche il termine per l'occupazione temporanea dell'immobile. All'accoglimento per quanto di ragione del secondo e del quinto motivo del ricorso principale consegue l'assorbimento degli altri motivi del ricorso principale e l'assorbimento del ricorso incidentale. L'accoglimento dei motivi, peraltro, non consente di definire il giudizio con una pronunzia di merito poiché, come riferito in narrativa, la Corte di appello non si è pronunziata sulla domanda subordinata di determinazione delle indennità di esproprio e di occupazione legittima. P. Q. M. accoglie per quanto di ragione il secondo ed il quinto motivo del ricorso principale; dichiara assorbiti gli altri motivi del ricorso principale ed il ricorso incidentale; cassa la sentenza impugnata in relazione ai motivi accolti

11 e rinvia alla Corte di appello di Messina in diversa composizione anche per le spese del giudizio di cassazione. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del 27 febbraio 2015.