Suoni nel vento. rabbia e spavento. mille girandole. di lettere in volo. una per una. schiacciarvi la coda. e una magia. per mettervi in fila

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1 11 Suoni nel vento rabbia e spavento mille girandole di lettere in volo una per una schiacciarvi la coda e una magia per mettervi in fila 1

2 22 I DIMBINI LESSATI CLASSICI La d e la b si muovevano! Sì, proprio così! Lui, Riccardino, le aveva viste, più di una volta: ballavano la samba, la mazurka e, quando erano prese nel vortice del tango, facevano anche il casquet. Insomma una baldoria per loro. Per Riccardino, invece, era un vero inferno: non riusciva a catturarle con gli occhi, anche se lo desiderava con tutto il cuore, perché lui voleva tanto bene alla sua maestra: ed era così bello sentirle dire bravo, quando i suoi compagni facevano le cose giuste. Era come un bel vento di primavera che sa di fiori freschi e ti accarezza le guanciotte. E, siccome anche Riccardino aveva due belle guanciotte, anche lui voleva fare le cose giuste e sentire una bella brezza di primavera e portarsi a casa un bel bravo e... 2

3 Ma niente da fare, quella era un altra parola da rincorrere, proprio come le lettere ballerine 33 - forse sono tutte latino-americane, o africane! Ecco perché ballano sempre pensava Riccardino - La nonna Armanda mi dice sempre che gli africani e i latini hanno la danza nel sangue: Oh se tuo nonno Giò-Giò, invece che avere il sedere a forma di sedia, avesse un po di sangue latino e africano, allora sì che mi farebbe ballare un bel tango diceva la nonna. E il nonno rispondeva: Mmmmh e continuava a leggere il giornale. Ma torniamo al punto, perché questa storia è un po sonfusa, anzi, confusa dicevamo, leggere per lui era difficilissimo perché le lettere gli facevano un sacco di scherzi: un giorno si scambiavano di posto, il giorno dopo la b dimagriva e spostava la pancia dall altra parte, poi faceva le capriole e, voilà, diventava una q. Oh, ma allora! Smettetela! Così non riesco a leggervi! di- 3

4 44 ceva Riccardino. Ma le lettere se ne andavano per conto loro e, qualche volta, gli facevano anche le pernacchie! La maestra Marina, che era bella come una stella di mare, diceva sempre che per capire i bambini era sufficiente guardarli col cuore e la sapeva lunga in fatto di parole in burrasca. Vedendo appunto che Riccardino, invece di stare attento e guardare la lavagna, rincorreva le letterine in giro per il foglio, decise di avvisare la mamma. Così una sera la mamma disse a Riccardino: - stellina d oro, domani andiamo da un dottore che aiuta i bambini a mettere in ordine le cose. Ma io non sono tanto disordinato! Sì, però la maestra Marina mi ha detto che fai fatica a leggere Beh, sì, un po - disse Riccardino a denti stretti - ma questo che centra? Non ti preoccupare Riccardino disse nonna Armanda. Domani la mamma ti porta da un Dottore dottorone, un mago delle lettere! 4

5 Sì va bene va bene! si arrese Riccardino, che non era molto convinto, però sapeva già che mamma e nonna 55 insieme erano come la muraglia cinese. E poi era anche un po contento, perché avrebbe saltato un giorno di scuola e saltare un giorno di scuola fa sempre bene alla salute e rende allegri. Così quando fu nel suo lettino pensò: Domani visita-lampo dal Dottore dottorone, poi gioco a pallone col nonno Giò-Giò, spazzolo contropelo la gatta, mi mangio le patatine rotonde (quelle col buco dentro) e mi lecco le dita una a una di nascosto dalla mamma! La frase della nonna, poi, gli faceva pensare a un dottore che portava le lettere e questo lo faceva ridere. Così si addormentò pensando a un dottore-postino. L indomani, quindi, si infilarono in macchina e imbucarono l autostrada più veloci della luce, ma la mamma non era brava come il papà a guidare: Riccardo non ti preoccupare: sbagliando s impara disse, vedendo Riccardino che la guardava con gli occhi sbarrati: 5

6 (Continua da pagina 5) 66 - in fondo ho sbagliato solo due uscite, ora rientro e ci riproviamo, è solo che non ho un grande senso dell orientamento, lo sai! Sì, mamma, lo so! Alla fine arrivarono: lì c era un corridoio lungo lungo, con tanti bambini seduti ad aspettare. Dopo aver letto quasi tutto il fumetto di Spyderman e aver contato le piastrelle del pavimento, il Dottore dottorone li fece accomodare dentro un grande stanzone: entrate, vi stavo aspettando disse sorridendogli. Riccardo si accorse che sulla targhetta appesa al muro c era anche il suo nome: Dottor Professor Ernesto Roncisvalle, Psicopedalogista, specializzato in golopedia. Si capisce che oltre che parlare con i bambini, gli piace anche andare in bicicletta (lo sapevo che era un postino) e, ci scommetto, deve essere anche goloso! Proprio come me: mi piace! pensò tra sé e sé, Riccardo. Il Dottor Ernesto Roncisvalle in realtà non era né un po- (Continua a pagina 7) 6

7 (Continua da pagina 6) 77 stino, né un mago, era solo un medico e incominciò a fargli qualche domanda, poi gli fece fare dei giochi, alcuni divertenti altri che gli facevano venire un po il mal di testa. E, infine, gli disse di ritornare di nuovo. Quando tornarono a casa nonna Armanda gli aveva preparato il suo dolce preferito: il salame di cioccolato! - Oh, finalmente siete arrivati! Ecco qui, mangiati una bella fettona di salame e raccontami un po : allora? È stato bravo il dottore? - Sì! Gli piace andare in bicicletta, come me e poi anche a lui piacciono i dolci. Ah! Hai capito! Non ci sono più i dottori di una volta! disse nonna Armanda, che con un occhio guardava il cuore del suo Riccardino e con l altro controllava che mangiasse tutto il dolce. La settimana successiva tornarono dal Dottor Roncisvalle e così zigzagarono tra casa e studio per tante volte. La (Continua a pagina 8) 7

8 (Continua da pagina 7) 88 seconda volta però la mamma comprò una cartina, solo che non riusciva a girarla per il verso giusto: così il Nord era al posto del Sud e la mamma girava a destra quando c era da girare a sinistra Mamma! Perché non ti sei fatta spiegare la strada dal papà? Ma lui me l ha spiegata! Però non me la ricordo. Che ci posso fare? Il giorno in cui erano arrivati dritti e filati in studio, senza sbagliare nemmeno una strada, il Dottor Ernesto, gli disse: Bene Riccardo: oggi è l ultima volta che ci vediamo! No! Proprio adesso che la mamma ha imparato la strada! pensò deluso Riccardino. Il Dottore, pensando che la tristezza sul suo viso fosse dovuta a qualche altra preoccupazione, aggiunse subito: - come immaginavo non sei per niente stupido. (Continua a pagina 9) 8

9 (Continua da pagina 8) 99 Questo lo sapevo anch io pensò subito Riccardo, ma anche questo lo pensò in silenzio, senza dirlo. Sei soltanto dislessico, cioè, hai difficoltà a leggere e a scrivere. Quindi dovrai essere aiutato da un logopedista e i tuoi insegnanti dovranno tenere conto delle tue difficoltà e aiutarti. Vedrai che ora sarà tutto più semplice. Quando arrivarono a casa nonna Armanda era sull uscio, perché era una curiosa curiosona e anche perché voleva così bene al suo Riccardino che non ne poteva più di star lì a vedere le telenovelas della tv: - Bentornati! Raccontami un po cos ha detto il Dottor Ernesto? Beh! Una cosa che Marina, ci scommetto, aveva già capito: ha detto che sono un lessidissico, anzi, forse si dice lessato classico. Ecco perché faccio così fatica a leggere. Oh, tutto qui? Disse nonna Armanda. (Continua a pagina 10) 9

10 Sì, tutto qui. Dovrò semplicemente imparare ad imparare in modo diverso Bene! Disse la nonna, che non è che avesse proprio capito tutto, ma per non tartassare Riccardino terminò il discorso con un bel sorriso, aggiungendo: - allora per stasera ti faccio la carne lessa, quella classica, senza salse, che è buona e ti tira su. Così restiamo in tema. Riccardo così imparò ad imparare in un modo alle volte uguale e alle volte diverso dai suoi compagni: anziché studiare sui libri, guardava le immagini; anziché litigare con le letterine, leggeva con il computer; anziché scrivere grazie maestra, alle volte scriveva ancora grazie minestra e, alle volte, invece, riusciva subito a scriverlo giusto. Altre volte gli capitava ancora di scrivere Riebbo, al posto di Riccardo, ma piano piano, con tanta calma, pazienza, tanto bene della Mamma, della maestra e del golopedista (o forse si dice logopedista?), cominciò a leggere e scrivere meglio. 10

11 Anche la nonna si era data da fare, documentandosi sull argomento e ogni tanto diceva: 1111 ho scaricato da internet questa cosa: guarda c è anche questo programma che potresti usare, quasi quasi telefono al Dottor Ernesto, cosa ne pensi Giovanni? E il nonno Giò-Giò le diceva: - Mmmmh! e continuava a leggere il giornale. Certe sere Riccardo era così stanco che era davvero cotto, forse era per questo che il Dottor Ernesto gli aveva detto che era un dimbino lessato classico o come si diceva non ricordava molto bene quella parola e, quindi, non riusciva ad agganciarla a qualcosa che gli restasse nella mente, insomma non riusciva a capirla bene. Ma forse, più semplicemente, tutti i bambini quando hanno finito di studiare sono un po cotti. Però c era una cosa che Riccardino aveva capito proprio bene, infatti un giorno, parlando con nonna Armanda, disse: - sai, ho pensato che anche i grandi, alle volte, sono in difficoltà e hanno bisogno di essere aiutati! 11

12 Aiutati a fare cosa? chiese la nonna? 1212 Beh! Anche i genitori o le maestre possono essere lessate classiche e hanno un problema di decodifica! Deco ché? Cioè non riescono a leggere bene i segnali dei bambini! Ah! Adesso ho capito: sono dislunniche! Lo vado a cercare subito su internet vedo se c è e poi ne parlo con tuo nonno La cosa più importante, però, era che ora Riccardino si voleva bene per quello che era e che i grandi e i compagni accettavano anche che qualche volta lui leggesse nastra al posto di maestra, perché lui era sempre Riccardino. Anzi, in verità, col passare del tempo cambiò e un giorno divenne Riccardone: sì, insomma, si era fatto grande, così grande che era diventato uno scrittore scrittorone, come diceva sempre nonna Armanda che sulle spalle, ormai, aveva tanti anni e, ogni tanto, si perdeva tra i suoi 12

13 1313 ricordi (anche se, però, non aveva dimenticato la ricetta del salame di cioccolato). Riccardone ora scriveva proprio racconti per i dimbini lessati classici, perché non c era nessuno come lui che sapesse leggere nei loro cuori e scrivere le loro emozioni. L ultimo che aveva scritto si intitolava This lex sia e parlava della libertà di essere sé stessi e della capacità di accettare gli errori come parte della nostra vita. PS: siccome la mamma di Riccardo continuava a sbagliare le uscite dell autostrada Riccardo, che ormai era diventato un gallo dell informatica, le aveva regalato il navigatore satellitare e poi l aveva aiutata qualche volta ad usarlo. 13

14 1414 Oggi la mamma di Riccardo imbocca quasi sempre la via giusta, perché ha trovato qualcuno che l ha accompagnata per un tratto di strada, le ha mostrato come si fa e ora lei si sa orientare da sola. Bravo Riccardo! Antonella Miriam Ramazzina 14

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