Fondo Europeo per l Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi. Progetto Non Uno di Meno Ragazze e ragazzi stranieri nell istruzione superiore

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1 Progetto co-finanziato dall Unione Europea Ministero dell Interno Fondo Europeo per l Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi Progetto Non Uno di Meno Ragazze e ragazzi stranieri nell istruzione superiore STORIE TRA QUI E LA Italiano L2 e approccio autobiografico Graziella Favaro Maria Frigo

2 STORIE TRA QUI E LA Italiano L2 e approccio autobiografico Graziella Favaro Maria Frigo

3 Storie tra qui e là, Italiano L2 e approccio autobiografico è stato realizzato nell ambito del progetto FEI Non uno di meno. Ragazzi e ragazze stranieri nell istruzione superiore, promosso dalla Provincia di Milano Assessorato all Istruzione ed Edilizia scolastica e realizzato dal Centro COME della cooperativa Farsi Prossimo. Crediti Sezione La nostra antologia Testi realizzati nei laboratori di italiano L2 delle scuole aderenti al progetto Non uno di meno, Istituti superiori di Milano e provincia. Sezione Testi e immagini Testi da Kalid Chaouki, Salaam, Italia!, Aliberti, Bologna, 2005 Kledi Kadiu, Meglio di una favola. La mia vita, Mondadori, 2009 G. Kuruvilla, I. Mubiayi, I. Scego, L. Wadia, Pecore nere, Laterza, Roma, 2005 M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos, Roma 1998 I. Mubiayi e I. Scego (a cura di) Quando nasci è una roulette. Giovani migranti si raccontano, Terre di mezzo, Mi, 2007 M.C. Patuelli, Verso quale casa, Bologna, Giraldi, 2005 I. Scego, La mia casa è dove sono, Rizzoli, 2010 Wei Cheng, Poesia di un nome, in: G. Favaro, Bambine e bambini di qui e d altrove, Guerini, Milano, 1997 Immagini da Sito Office Microsoft; cuocavvenente.blogspot.com; milanosanita.it; ecodellosport.it; scuolacervasca.it; oggicronaca.it; minori.it; immigrazione.biz; giuseppe-m-b.wordpress.com Si ringraziano per la collaborazione i docenti e i ragazzi dei laboratori L2 Tatiana Baggio, IPSSCT Bellisario Inzago (MI) Giovanna Carrara, ITIS Mattei, San Donato Milanese (MI) Stefania Enea, IPA Marignoni-Polo Milano Giuseppina Gigliotti, IIS Piero della Francesca San Donato Milanese (MI) Laura Locatelli, ITC Schiaparelli-Gramsci Milano Maurizio Musso, ITSOS Albe Steiner Milano Massimo Rossi, ITIS Giorgi Milano Antonella Saccone, IIS Frisi Milano Carla Scaliti, IPSSCT Bertarelli Milano Loretta Tacconi, ITIS Maxwell Milano Milano, Maggio

4 Presentazione STORIE TRA QUI E LA è un invito a parlare e a scrivere in italiano a partire dalla propria storia, dal viaggio migratorio, dall esperienza personale. E una proposta didattica per l insegnamento/apprendimento dell italiano L2 - orale e, soprattutto, scritto che segue la strada del racconto autobiografico. Sollecita le ragazze e i ragazzi stranieri a parlare e a scrivere di sé su alcuni temi comuni a tutti coloro che hanno vissuto il viaggio di migrazione. Si compone di sette unità didattiche, ciascuna delle quali è dedicata a un aspetto autobiografico: Io sono Autopresentazione di sé: aspetto fisico, carattere, gusti, caratteristiche personali; Amici e amicizia. Gli amici lasciati e quelli trovati qui; gli amici del cuore e quelli della scuola; Il mio viaggio. La partenza, gli addii, il tragitto, le attese e l arrivo in Italia; La scuola e l italiano. Com era la scuola nel Paese d origine e come è stato l impatto con la scuola italiana; i primi contatti con la lingua italiana, le difficoltà e le conquiste; Ricordi. La vita quotidiana, i luoghi, le persone e le relazioni nel Paese d origine; Progetti per il futuro. Desideri e aspettative per il domani; prospettive per il lavoro e la vita qui; Tra qui e là. Cambiamenti e percezioni di sé tra nostalgia e voglia di appartenenza. I legami con il Paese di origine e con il luogo di residenza. Ogni tema viene introdotto da testi scritti dalle ragazze e dai ragazzi stranieri che hanno frequentato i laboratori di italiano L2 realizzati nell ambito del progetto Non uno di meno (LA NOSTRA ANTOLOGIA). Sono testi vicini agli apprendenti, oltre che per il contenuto, anche perché scritti in maniera semplice e lineare, con un lessico e una struttura sintattica di base e dunque facilmente accessibili. Oltre ai testi scritti dai pari per età e per esperienza, altri sollecitatori invitano ad esplorare e approfondire i diversi aspetti della storia personale. Vi sono gli stimoli visivi, rappresentati dalle fotografie e dalle immagini, a partire dalle quali si possono proporre storie, identificazioni, immaginare racconti e anche raccogliere e presentare le proprie fotografie. Vi sono poi i frammenti tratti dalla letteratura migrante, scritti di giovani scrittori stranieri che narrano nella nostra lingua e che propongono testi a carattere autobiografico sugli stessi temi. La lettura dei testi scritti dai coetanei che hanno vissuto la stessa esperienza e il medesimo viaggio di migrazione e dei brani autobiografici tratti dalla letteratura della migrazione fungono da modello e da sollecitatore e, proprio per questo, possono provocare sblocchi e immedesimazioni. Consentono così alle 3

5 ragazze e ai ragazzi stranieri di entrare nel mondo della parola scritta nella nuova lingua attraverso una strada più familiare e conosciuta. Nella seconda parte di ogni unità, dopo che è avvenuta, anche a partire dalla lettura dei testi scritti, l acquisizione di lessico, strutture, forme le attività proposte riguardano sia la comprensione dei brani, sia stimoli per la produzione scritta. Sono attività che i docenti possono adattare e integrare nel percorso di acquisizione dell italiano come lingua seconda. I temi autobiografici e dunque anche le proposte presentate richiedono di essere trattati con attenzione e con cura, rispettando i tempi e i modi che ciascuno ha di parlare e di scrivere di sé. O anche di tacere sulla propria storia, per un certo periodo. Temi che sono più facili da trattare nel gruppo piccolo, nei momenti del laboratorio, quando ognuno può esporsi in maniera più protetta, senza per questo sentirsi troppo esposto e al centro dell attenzione. Con l augurio che le storie personali siano un vero momento di incontro e di scambio e preparino l intreccio delle storie di tutti. 4

6 IO SONO 5

7 LA NOSTRA ANTOLOGIA Mi chiamano Sergio Mi chiamano Sergio. Ho 17 anni. Sono un bravo ragazzo. Sono ucraino. Mi piace il calcio, andare in palestra, fare niente. Sono felice. La mia altezza è 1,80. Ho i capelli corti. S. Io sono gentile Mi chiamo Patricia Linda, sono filippina di Batangas. Sono nata il 24 settembre Ho quindici anni. Sono venuta qui in Italia il 4 giugno del 2008, quindi non parlo bene, però sto studiando al corso di lingua italiana. Beh, i miei amici hanno detto che sono una ragazza qualche volta antipatica... però molto allegra, rido sempre... E poi hanno detto che sono molto gentile! Vero? Si!... P. Io mi chiamo Io mi chiamo Smerlin, ho 14 anni, la mia statura è 1,77; io sono allegro, mi piace giocare a baseball o baskeball, mi piace tutta la musica, ma non mi piace il rock; mi piace cantare, mi piace andare in giro con le mie amiche, mi piace ballare il merengue, il regueton, la bachata, la salsa. Mi piace il cioccolato, andare in bicicletta, andare al mare; mi piacerebbe andare in un altro paese. I miei occhi sono marroni e ho i capelli ricci. S. In Italia da nove mesi Io mi chiamo Qui Hu, vengo dalla Cina. Abitavo nella città di Lin Shui. Ho saputo di dover andare in Italia a giugno. Sono in Italia da nove mesi. Io penso molto ai miei nonni e alla zia. Loro mi hanno detto che io in Italia non sarò felice. Io non capisco l italiano e non ho amici e non esco. Adesso ho un amica. Gli altri parlano italiano molto bene. Non mi piace stare qui, perché qui tutto è molto sconosciuto. Voglio andare in Cina e appena posso ci vado. Adesso vado a scuola per studiare italiano e con i compagni per studiare computer. Voglio un fidanzato che sia cinese ma non italiano perché non sono belli. Voglio cercare lavoro, però io non capisco tanto l italiano così cerco un lavoro non difficile. Q. H. 6

8 Questo sono io Ciao, sono Douglas, sono brasiliano, da 4 mesi vivo in Italia. Abito qui con la mia famiglia e mi trovo molto bene. Io ho i capelli castani, anche gli occhi sono castani. Sono un po alto, 1.78, ma a me non sembra che sono alto. Sono simpatico, mi piace parlare con le persone, mi piace fare le amicizie, sono amico, sono allegro, mi piace la musica, e, ovvio, mi piacciono le tipe =) Mi piace andare alla disco, mi piace guardare la tv, navigare su internet, giocare su internet, mi piace fare la doccia lentamente, con l acqua caldissima. Mi piace andare in centro, vado anche al cinema molto spesso. Mi piace vedere i film di azione e quelli horror. Questo sono io, baci =) D. Mi piace scherzare Mi chiamo Elena, sono rumena e ho 16 anni. Sono nata in Romania, a Galati. Non ho fratelli; sono in Italia con mia madre. Io sono una ragazza molto socievole e simpatica. Mi piace avere molti amici e scherzare. Studio in un istituto professionale e faccio il corso di economia aziendale turistico. E. Sono timida e sensibile Mi chiamo Maria. Ho 17 anni. Sono nata nelle Filippine. Vivo qui in Italia con i miei genitori e ho una sorella. Sono una ragazza molto timida e sensibile. Mi piace molto cantare e ascoltare la musica. La mia cantante preferita è Celine Dion e il genere di canzone mia preferita è quella d amore. M. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 7

9 IO SONO TESTI E IMMAGINI Né nera né bianca Sono alta 1.76,ho i capelli lunghi, gli occhi neri; sono di colore misto, né bianco né nero, non so neanch io come descrivermi. Il mio carattere? Mi piace difendere i miei diritti e mi annoio facilmente, ho sempre voglia di fare cose diverse. Il mio principio di base è quello di provare tutte le cose positive che mi capitano. Ma non comincerei mai a fumare o a prender droghe. Ma provare tutto il meglio che la vita ti può dare, questo sì! Ho voglia di viaggiare un sacco, di arrivare anche al Polo Nord se sarà possibile. Vorrei avere una situazione meno difficile a casa. E vero che sono vivace e allegra, ma vorrei avere una vita più tranquilla e avere uno spazio tutto per me. Poter rimanere in casa ad ascoltare musica, studiare con tranquillità, programmare il mio tempo Sifli Ilham in M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos, Roma 1998 Poesia di un nome Io sono Wei Cheng come il cielo sereno dopo un temporale l allegria dopo la tristezza. Sono come un cavatappi tra le bottiglie di coca-cola, come Galileo Galilei che ha scoperto il telescopio, una rosa blu tra quelle rosa. Sono come un cane che guida un gregge, un triangolo tra i quadrati, ma purtroppo sono solo come un inutile e sfortunato grigio tra i colori. Wei Cheng in G. Favaro, Bambini e bambine di qui e d altrove, Guerini, Milano,

10 E tu? Hai fotografie di te stesso? Quali preferisci tra le tue foto? Scegli una tua foto e descivila. 9

11 ATTIVITA LIVELLO A1 Grammatica presente indicativo essere, avere, stare, fare possessivo mio / mia / miei / mie uso di mi piace, non mi piace concordanza nome /aggettivo Lessico nomi (capelli, occhi, ) aggettivi (alto / basso; lungo / corto; bravo / cattivo; felice / infelice; simpatico / antipatico; allegro / triste ) Scheda 1 Chi sei? Scheda 2 Io sono Scheda 3 Mi piace, non mi piace LIVELLO A2 B1 Grammatica costruzione con come Lessico ricerca di sinonimi Scheda 4 Sono come.. 10

12 Scheda 1 CHI SEI? Leggi la presentazione di Pietro. Il mio nome è Pietro, sono italiano. Ho sedici anni e sono studente dell Istituto Tecnico. Sono alto. Ho i capelli neri e gli occhi marroni. Sono allegro e simpatico. Mi piace ascoltare musica e giocare a calcio. Non mi piacciono le persone prepotenti. Scegli la foto di una ragazza e inventa la sua presentazione. Il mio nome è., sono... Ho.. anni e sono... Sono.. Ho i capelli.. e gli occhi. Sono e... Mi piace. Non mi piacciono.. Scegli la foto di un ragazzo e completa la sua presentazione. Io mi chiamo Ho.. anni. Sono un ragazzo... I miei occhi sono.... Ho i capelli... Non mi piace Mi piace. 11

13 Scheda 2 IO SONO Rispondi alle domande. Come ti chiami? Il mio nome è / Io sono / Mi chiamo Quanti anni hai? Ho anni. Dove sei nato? Sono nato a (il nome della città) / Sono nato in ( il nome del Paese) Quanto sei alto? Sono alto Come sono i tuoi capelli? I miei capelli sono (ricci, lunghi, corti, ) Di quale colore sono i tuoi capelli? I miei capelli sono (biondi, neri, castani ) Di quale colore sono i tuoi occhi? I miei occhi sono (neri, marroni, azzurri, ) Come sei di carattere? Io sono (allegro, simpatico, gentile, arrabbiato, triste, ) Raccogli le risposte e scrivi una tua presentazione. Aggiungi anche altre informazioni

14 Scheda 3 MI PIACE / NON MI PIACE Ricorda Mi piace la musica. Mi piacciono le persone gentili. Non mi piace il rock. Non mi piacciono le persone prepotenti. Rispondi alle domande. Quali cibi ti piacciono? Quali cibi non ti piacciono? Quali sport ti piacciono? Quali sport non ti piacciono? Quali spettacoli ti piacciono? Quali spettacoli non ti piacciono? Che cosa ti piace fare la mattina? Che cosa ti piace fare la domenica? Che cosa ti piace fare con gli amici? Raccogli le risposte e completa la tua presentazione della pagina precedente. 13

15 Scheda 4 SONO COME Rispondi alle domande. A quale animale assomigli? Perché? A quale oggetto? A quale personaggio famoso della storia, della musica, dei fumetti? A quale momento della giornata o dell anno? A quale fiore o pianta? A quale paesaggio o elemento della natura? Scegli alcune risposte alle domande precedenti e componile come in Poesia di un nome di pag. 8. Decidi anche il titolo della tua composizione... Io sono... Come... Sono. come.... Sono... come 14

16 AMICI E AMICIZIA 15

17 LA NOSTRA ANTOLOGIA Un mio amico Il mio amico in Italia è molto gentile, ha i capelli corti, ricci e castani. Il mio amico è bravo nello studio, ha gli occhi azzurri. E giovane, ha 14 anni, porta gli occhiali. Ha le scarpe nere. E un po arrabbiato perché l altro giorno ha preso un 6, è per questo che è arrabbiato; è chiacchierone; gli piace camminare. Il mio amico è un po timido, tutti i giorni porta una cintura, un jeans. Per questo mi piace star con lui. G. Il mio amico italiano Il mio amico si chiama Davide. Ha 14 anni. E giovane ed e pieno di energia vitale. E basso e ha i capelli ricci. E magro. Gioca a calcio. Qualche volta prendo il pullman con lui. Lui vive più lontano di me dalla scuola. E un po chiacchierone, ma così sono tutti gli amici. X. Il mio amico moldavo Il mio amico si chiama Tudor. Ha 16 anni. Ho studiato con lui a scuola. Da piccoli vivevamo molto vicini. La sua mamma era la mia coordinatrice, era una professoressa di romeno. Qualche anno fa, nevicava tantissimo, era molto bello. Una volta abbiamo fatto un giretto sul ghiaccio. Era molto freddo. Il ghiaccio si è rotto e noi abbiamo fatto un bagno in mezzo all inverno. D. La mia cara amica La mia cara amica si chiama Sashika. Lei è molto bella e molto simpatica. Lei è la mia amica dall asilo, ha quindici anni, è alta e magra. Lei ha i capelli lisci e lunghi. Ha gli occhi molto piccoli e neri. La mia mamma è amica della sua mamma. Sashika è brava nello studio. Lei mi piace. K. 16

18 L amica del cuore La mia amica rumena si chiama Simina. Ha 17 anni, è un po più alta di me, ha i capelli neri e ricci, ha gli occhi marroni e è molto bella. Lei è mia amica del cuore perché mi capisce sempre. Quando sono arrabbiata lei sa perché sono cosi e diventa anche lei arrabbiata. Quando ho litigato una volta con il mio ragazzo lei è venuta a casa mia; io piangevo e ha cominciato a piangere anche lei. Quando deve essere seria, lei è seria. In Romania eravamo nella stessa classe e era molto brava a scuola, studiava tanto e era sempre pronta per le verifiche. Se io non capivo qualcosa a scuola, lei mi aiutava sempre, la stessa cosa facevo anche io con lei. Quando andavamo in giro eravamo sempre insieme. Tutti dicevano che noi non litigavamo mai. Abita in Romania, ma parliamo sempre su internet. Mi manca tantissimo e qua non troverò mai una ragazza come lei. L anno prossima voglio che lei venga in Italia per un mese, ma peccato che poi tornerà ancora in Romania. R. La mia amica italiana La mia amica italiana si chiama Roberta. Lei ha 14 anni, è una ragazza molto brava, lei mi ha aiutato a imparare l italiano. Mio fratello mi ha fatto conoscere questa ragazza, è alta, è magra, ha i capelli lunghi e lisci, gli occhi marroni e è bellissima. Lei è una ragazza molto allegra, le piace la musica rock, è l amica perfetta perché con lei, anche se è piccola, puoi parlare di tutto quello che vuoi. Con lei ti diverti molto. In estate siamo andate insieme in piscina e ci siamo divertite, abbiamo giocato a pallavolo e siamo andate sullo scivolo. Lei fa regalini bellissimi. Ha due cagnolini piccolini, un gatto e una tartaruga. Le piacciono gli animali e si prende cura di loro. Lei è una ragazza molto attenta a quello che fa. Il pomeriggio usciamo quasi sempre insieme. Sono contenta di essere la sua amica anche se e più piccola di me di 3 anni. R. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 17

19 AMICI E AMICIZIA TESTI E IMMAGINI Sono Mauricio, e basta Nel mio gruppo di amici, il fatto di essere peruviano non è mai pesato. Al massimo ci si scherza sopra e mi chiamano er peruviano. Non ho mai avuto problemi. I miei amici non è che pensano sempre quello è peruviano ; pensano quello è Mauricio e basta. E un gruppo di quasi tutti maschi, le ragazze sono pochissime. Henry Flores, detto Mauricio in M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos, Roma 1998 Amiche Simona sta aspettando Sandra. Quindi aspetto anch io. Ecco le mie amiche. Le S. della mia vita, le M. sono invece Mamma e Magda, mia sorella. Che però a volte sta con le S. perché è anche sorella. Gli altri amici invece li divido per luogo di conoscenza. Ci sono gli amici di quartiere, quelli della scuola, della palestra e gli incontri occasionali. Sto pensando che fra tutti questi non c è nemmeno un nero. O un giallo. O di qualsiasi altro colore. I miei amici sono solo italiani. Nemmeno l ombra di un filippino, un arabo, un nigeriano Non è che sono razzista??! Ingy Mubiayi, Concorso in G. Kuruvilla, I. Mubiayi, I. Scego, L. Wadia, Pecore nere, Laterza, Roma

20 E tu? Hai fotografie dei tuoi amici? Hai regali o disegni fatti da loro? Scegli una foto dei tuoi amici e descrivila. 19

21 ATTIVITA LIVELLO A1 Grammatica imperfetto pronomi personali soggetto e complemento costruzione con Quando concordanza articolo /aggettivo / nome Lessico aggettivi Scheda 1 Tanti amici Scheda 2 Il mio amico italiano Scheda 3 Un amico lontano LIVELLO A2 -B1 Grammatica alternanza passato prossimo, imperfetto e presente nella narrazione Lessico ricerca di sinonimi Scheda 4 Storia di un amicizia Scheda 5 Limerick per un amico 20

22 Scheda 1 TANTI AMICI Leggi i testi di pagina 18 e rispondi alle domande. Ci sono parole che non conosci? Quali?.. Chi sono gli amici di Mauricio?.. Che cosa pensano gli amici di Mauricio?.. Ci sono ragazze nel gruppo di Mauricio?.. Chi sono le S. di Ingy Mubiayi?.. Chi sono le M. di Ingy Mubiayi?.. Ingy Mubiayi raggruppa gli amici per luogo di conoscenza (quartiere, scuola, palestra ). E tu? Hai amici di quartiere? Quali?.. Hai amici di scuola? Quali?.. Hai amici di attività sportiva? Quali?.. Altri amici? Per quale luogo di conoscenza?.. 21

23 Scheda 2 IL MIO AMICO ITALIANO Rispondi alle domande. Come si chiama un tuo amico (o amica) italiano? Quanti anni ha?.. Come sono i suoi capelli? Di quale colore? I suoi occhi? E alto? Com è di aspetto?.... Come è di carattere?.... Come vi siete conosciuti?.... Che cosa fate insieme?.... Perché ti piace stare con lui?.... Raccogli le risposte e scrivi una presentazione del tuo amico. Aggiungi anche altre informazioni

24 Scheda 3 UN AMICO LONTANO Ricorda Quando ero piccolo giocavo a calcio con il mio amico. Adesso gioco a calcio con il mio amico. Rispondi alle domande. Qual è il tuo migliore amico (o amica) lontano? Com è di aspetto? Come vi siete conosciuti? Che cosa facevate insieme? Racconta un fatto divertente vissuto con lui. Racconta un avventura vissuta con lui. Che cosa ti piace di lui? Quando l hai visto per l ultima volta? Vi scrivete o telefonate? Raccogli le risposte e scrivi la presentazione del tuo amico

25 Scheda 4 STORIA DI UN AMICIZIA Scegli una foto e inventa le risposte alle domande. Chi siete? Come vi chiamate? Come vi siete conosciuti? Che cosa vi piace fare insieme? Raccontate un episodio divertente o curioso della vostra amicizia. Raccogli le risposte e scrivi la storia di questa amicizia. Decidi anche il titolo

26 Scheda 5 LIMERICK PER UN AMICO Osserva gli esempi e prova a scrivere i tuoi limerick. Se vuoi, puoi fare anche rime in AABBA. La mia amica Sashika brava, simpatica studia, gioca, sorride mi piace stare con lei la mia cara amica Sashika! 1. Scrivi il nome del tuo amico. 2. Scrivi due qualità del tuo amico (com è). 3. Scrivi tre azioni caratteristiche del tuo amico (che cosa fa, come si comporta). 4. Scrivi ciò che fai o senti tu nei confronti del tuo amico. 5. Ripeti il nome e aggiungi un aggettivo. Davide di Milano è il mio amico di scuola italiano. Sul pullman l ho incontrato e sorridendo mi ha salutato, il mio chiacchierone amico italiano. 1. Il nome e la città dell amico. (rima A) 2. Un altro aspetto dell amico. (rima A) 3. Un luogo dove vedi l amico. (rima B) 4. Un azione che ha fatto l amico. (rima B) 5. Una caratteristica dell amico; ripeti il suo nome o usa un sinonimo. (rima A) Si chiama Simina la mia amica rumena. Ride e piange insieme a me, è l amica più cara che c è, la mia amica del cuore Simina. 1. Il nome dell amico. 2. Un altro aspetto dell amico. 3. Ciò che fa il tuo amico. 4. Ciò che fai o senti tu. 5. Una caratteristica dell amico e il suo nome. 25

27 Usa queste cornici per trascrivere i tuoi limerick. 26

28 IL MIO VIAGGIO 27

29 LA NOSTRA ANTOLOGIA Il mio viaggio per l Italia Quando ero nelle Filippine non volevo venire in Italia perché volevo stare con mia nonna. Non volevo lasciare mia nonna sola. Poi mia madre ha detto che dovevo venire con loro. Prima di partire non mi sentivo bene perché mi girava la testa. Non volevo mangiare durante il viaggio perché mi sentivo male. Ho bevuto solo due bottiglie d acqua, poi mi sono addormentato fino che sono arrivato qua in Italia. A. Lettera a un amica lontana Cara Daniela, sai bene che non volevo partire per l Italia, però sono stata costretta dai miei genitori a partire con loro. Il viaggio non è stato così male, però io ho pensato solo a voi e a Alino. Tutto il viaggio mi veniva da piangere perché ho sofferto molto quando ho dovuto dire ciao al mio ragazzo. In questo momento posso dire che nemmeno penso a lui. Il viaggio non è durato molto, e durante il percorso ho guardato la TV, e ho sentito la musica. Il pullman si fermava ogni 4 ore. Mio padre ha preso da mangiare un sacco di roba e quando siamo arrivati l avevamo mangiata tutta. Durante il viaggio ho avuto anche mal di pancia. Il panorama era bellissimo. Mi sono divertita, però d altra parte il mio cuore piangeva. Quando siamo giunti in Italia mi sentivo così sola! Spero che ci rivedremo presto. Bacioni dalla tua amica M. Sono partita dall Ecuador Sono partita dall Ecuador il 14/06/2009 alle 12:30 della mattina. Negli ultimi giorni in Ecuador, i miei amici mi hanno fatto una bella festa, con tutta la mia famiglia e i professori che mi volevano bene. Mi ricordo che quel giorno fu il più triste della mia vita, perché non volevo lasciare nessuno. Dopo di che è arrivata l ora di partire. 28

30 Sono salita sull aereo con i miei fratelli, e stando lì, abbiamo guardato il mare, le montagne, il cielo e tutto quanto si poteva vedere. Praticamente il viaggio fu di un giorno. Quando siamo arrivati in Italia, ricordo che mia mamma mi aspettava all aeroporto. Lei era tutta contenta, vedeva i suoi figli o per meglio dire i suoi bambini che erano diventati giovani. Anche noi eravamo contenti, perché il nostro sogno era già realizzato, cioè, di stare con la mamma. In conclusione: abbiamo pensato che era stato tutto molto tranquillo, perché Dio stava con noi. E quindi adesso tutti siamo contenti e felici perché finalmente siamo figlioli della mamma. Ringrazio Dio per tutto quello che abbiamo. S. Il mio viaggio A novembre mamma mi ha detto: Dobbiamo andare in ITALIA per stare con papà. Io ho pensato: Devo lasciare la mia bella casa e la mia camera con tutti i poster dei giocatori di calcio. Io ero contento perché andavo da papà. Ho salutato tutti i miei amici: - Marco, il mio più grande amico, compagno di scuola e di calcio. Noi giochiamo nella Stella Rossa di Belgrado, io sono attaccante e lui portiere; - Maria, la mia amica che viene a scuola con me; - Petar, gioca con me a basket ed è molto bravo. Io sono partito con l aereo dall aeroporto di Belgrado alla mattina e sono arrivato a Milano Linate. Io ero triste. Ho lasciato tutti i miei amici. All aeroporto ci aspettava mio padre che ci ha portato a San Giuliano, nella nuova casa. Adesso l Italia mi piace un po, ma la Serbia di più. M. Il giorno in cui partii Il giorno in cui partii dalla Moldavia per l Italia fu martedì 15 luglio 2008 e fui accompagnata dai miei genitori. Per partire presi l aereo. Nel momento in cui stavo per partire sentii delle emozioni stranissime. Durante tutto il viaggio mi feci delle domande: come sarà in 29

31 Italia, come sarà la scuola, come si comporteranno con me i nuovi amici... Il volo durò due ore e mezzo. Quando arrivai in Italia erano le nove e mezza e avevamo una fame! Andammo a mangiare la pizza in una pizzeria che si chiama Pizzeria del Sole, lungo tutta la strada per arrivare alla pizzeria non parlai, mia mamma continuava a chiedermi se mi piaceva, se ero contenta di essere venuta qua. L impressione che mi ha dato la casa era di essere grandissima in confronto a quella in cui vivevo prima. E poi mi ha stupito che le case fossero tutte di colore giallo. Un altra cosa importante per me è stata che qui ho trovato una camera tutta per me per tutte le stagioni, invece in Moldavia avevo una camera per me solo d estate, d inverno la stanza la dividevo con mio cugino, perché nell altra non c era il riscaldamento. A. Viaggio in Italia Mia mamma era qui in Italia da quando io avevo tre anni e io vivevo con i miei nonni materni a Cuenca, in Ecuador. Andavo alla scuola superiore militare, era molto bello, avevo tanti amici e nel quartiere mi conoscevano tutti, uscivo sempre e non faceva mai freddo. Nel fine settimana andavo da mia zia per vedere le gare di moto da cross che faceva mio cugino: lui aveva già vinto più di duecento coppe, perché arrivava al traguardo sempre terzo, secondo o primo, ma adesso ha smesso, perché si è rotto un braccio, una clavicola e una gamba. Lui mi ha fatto imparare a guidare la moto da cross prima di venire in Italia. Per me i miei cugini erano come fratelli. Nel 2006 mia mamma è venuta a visitarmi con mio fratello piccolo e lì mia mamma mi ha detto che era tutto pronto per venire in Italia, mancava soltanto di andare a prendere il passaporto con il visto e che partivo il 21 Marzo del 2007, da solo con l hostess. Ero molto felice perché finalmente potevo vivere con mia mamma e mio fratellino, però ero un po triste di lasciare i miei nonni, i miei cugini e anche le mie zie. Poi a Cuenca è arrivato il grande giorno, cioè il 21 Marzo. Mi svegliai alle sette del mattino per fare la colazione. Mia nonna preparò la colazione, lei era triste perché era l ultima colazione che facevamo insieme. C era anche mia zia Caty, mio nonno e mia zia che non sembravano molto contenti della mia partenza per l Italia. Mio cugino era venuto per darmi delle foto che avevamo fatto una settimana prima che io partissi. Nel fare i bagagli ero un po insicuro su cosa portare: i miei oggetti personali, più che i vestiti. 30

32 Mia nonna mi disse di portare metà degli oggetti e metà dei vestiti. Dopo un paio d ore mia zia è venuta con la sua macchina per portarmi all aeroporto, intanto siamo passati da un'altra mia zia per salutarla, poi sono andato all aeroporto con tre zie, due cugini, mia nonna e un mio zio. Siamo arrivati ed ho salutato tutta la mia famiglia: ero molto triste. Quando sono salito sull aereo intorno alle sette di sera ho pensato a come sarebbe stata la mia vita con il compagno della mia mamma e mio fratellino. Un mese prima avevo conosciuto il compagno della mia mamma e mio fratellino, ma per me non era abbastanza. Dopo dieci ore di viaggio sono arrivato a Madrid e ho cambiato aereo, mi ha aiutato l hostess. Quando sono arrivato a Madrid era un po strano, perché sapevo che nel mio Paese era l alba e a Madrid era il tramonto. Sono salito sull aereo che veniva a Milano; dopo due ore sono arrivato finalmente a Milano e ho trovato mia mamma, il suo compagno e mio fratello che mi aspettavano, poi siamo andati in macchina fino a San Donato, cioè alla nuova casa. La nuova casa era molto piccola rispetto a quella del mio Paese. Dopo ho chiamato tutta la mia famiglia in Ecuador. E. Il mio primo viaggio!!! Io in Ecuador vivevo con mio padre, andavo in una scuola superiore chiamata Aguirre Abad che mi piaceva molto, avevo tanti amici e stavo molto bene. Mio padre era divorziato da mia madre, aveva un altra moglie e con lei anche una figlia, io vivevo con loro perché mia madre era in Italia, uscivamo tutti i weekend, andavamo a fare visita ai nostri parenti e facevamo tante altre cose ed io mi divertivo molto, poi un giorno mia madre mi disse che dovevo venire con lei in Italia. Io da quando lo seppi fui felice. Volevo venire il prima possibile perché volevo conoscere l Italia. Ero molto emozionato e non avevo nessun progetto, ero soltanto felice di venire da mia madre, perché dopo cinque anni senza di lei, finalmente saremmo stati di nuovo insieme. Il giorno della partenza, il 18 luglio 2007, tutti i nostri parenti vennero a casa nostra per salutarci, mia madre era un po agitata per la partenza, io invece ero molto tranquillo, pensavo a tutti quelli che stavo lasciando e da un lato ero molto triste, ma dall altro felice. Il viaggio fu molto tranquillo, 31

33 perché non ci furono problemi e per essere la prima volta che viaggiavo, devo dire che mi è piaciuto. Quando arrivammo in Italia all aeroporto ad aspettarci c era mia cugina, prendemmo un taxi per andare a casa, mentre ci andavamo io mi stupivo perché le case erano tutti palazzi, invece nel mio paese ogni famiglia ha la propria villetta. Una volta arrivati nel nuovo appartamento, non mi piacque perché era piccolo rispetto all abitazione in cui vivevo in Ecuador e la mia stanza sembrava il mio armadio. K. Un viaggio indimenticabile Fino all età di quindici anni ho vissuto in un paesino dell Ucraina che si chiama Ghertza. Fino a sei anni ho vissuto con mia madre e mia nonna. Quando ho iniziato la scuola elementare mia madre ha cominciato a spostarsi per lavoro e ci vedevamo solo tre o quattro volte all anno, per cui nella mia testa di bambina ho scambiato mia zia materna Lucrezia per mia madre L anno dopo mia madre è partita per l Italia, quando avevo solamente sette anni. Mi chiamava ogni tanto, così mi raccontava mia zia, però per me lei non esisteva più. Mia zia è stata l unica persona a regalarmi tutta la gioia e la felicità che non poteva regalarmi mia madre. Quando avevo nove anni è partita anche mia zia Lucrezia, mia mamma, e io sono rimasta da sola, anzi con mia nonna. Ma con lei ho vissuto poco, perché dopo un anno è morta. Allora sono rimasta con i miei vicini di casa, che mi hanno trattato molto bene, come se fossi loro figlia. Con loro ho vissuto fino a undici anni, quando è tornata mia madre e ha comprato una casa che è la villa più grande di Ghertza: quattro stanze con servizi e una cucina esterna per il barbecue in giardino. In un anno la casa era pronta e arredata, purtroppo quando mia madre è partita di nuovo per l Italia e io sono rimasta con i miei vicini, i ladri l hanno svaligiata e sporcata. A quattordici anni è arrivata di nuovo mia madre e mi ha chiesto se volevo partire con lei, io ero molto contenta, perché c era mia cugina che mi chiamava dall Italia e mi diceva che è molto bella e che dovevo venire. Era luglio, il ventuno ho compiuto gli anni e ho fatto una festa con i miei amici nel giardino della mia villa. Il venticinque è arrivato il mio passaporto e il ventisette siamo subito partite. Era il Le valigie le abbiamo fatte presto, ho preso poche cose, solamente un po di vestiti e qualche oggetto che mi ricordava i miei amici. Il viaggio l abbiamo fatto in un piccolo pulmino, è durato due giorni. Ero molto emozionata e molto curiosa di vedere l Italia. Quando finalmente siamo arrivate c era il compagno di mia madre che ci aspettava. Appena sono uscita dal pulmino ho capito subito che qui è un altra 32

34 vita, è una vita completamente diversa da quella che ho vissuto in Ucraina e che vivono ancora oggi le persone lì, meno difficile. Non riuscivo ancora a capire niente, però piano piano ho cominciato a imparare nuove parole. La mia casa di oggi purtroppo non è uguale a quella che ho io in Ucraina. È completamente diversa, non ho la mia stanza e dormo in salotto. Mi sono iscritta in un Istituto Superiore Commerciale, perché è l unica scuola vicina alla mia cittadina ed è una scuola abbastanza facile. Mi trovo bene, i primi giorni erano un po difficili per me solo perché non riuscivo a capire niente, non riuscivo a capire le lezioni e i miei compagni. Però ho imparato il primo italiano in due mesi. Adesso sono in seconda superiore e sono felice di essere qua, perché c è mia madre. Sono brava a scuola e mia madre è orgogliosa di me! Sono felice di avere un passato diverso da tutti gli altri bambini. Sono felice! Il mio viaggio in Italia Il mio viaggio in Italia è stato noioso perché il volo è durato 14 ore in aereo e non sapevo con chi parlare, ero da sola e mi mancava tanto la mia famiglia. Ero partita da Guayaquil in Ecuador per Madrid, dopo 12 ore di volo dovevo aspettare 1 ora per prendere l aereo per l Italia. Era il 17 marzo del 2008 ed i primi 2 mesi è stato difficilissimo, perché mi mancava tutto: la mia famiglia e miei amici, i posti dove andavo, il cibo, il clima. Io sono venuta qui per stare con mia mamma, però prima non volevo venire perché tutti mi dicevano di non andare, anche mio padre, e poi non volevo perché mi mancava un anno di scuola. Poi ho parlato con mia cugina che mi ha detto che dovevo andare perché mia mamma era da sola e allora sono partita. Il viaggio della mia vita 13 Maggio 2008 Sono a casa mia con tante cose da fare per il mio primo viaggio. Mi sento agitata ma nello stesso tempo felice e triste. Non so come dire Ciao! al luogo dove ho sempre vissuto. Stanotte è la mia ultima notte nella mia camera. Prima di chiudere gli occhi, una domanda cresce nella mia mente: Potrò trovare quello che cerco nel luogo dove andrò?. 14 Maggio 2008 Le mie valigie sono pronte e io? Non so come dire. Stiamo andando all aeroporto con miei fratelli, mia nonna, le mie zie e i miei cugini. Io parto con mio cugino e la famiglia del cugino di mio T. D. 33

35 papà. Le lancette dell orologio corrono velocissime e la mia partenza è vicina. Poco prima della mia partenza, il mio ragazzo arriva però io non posso uscire dall aeroporto. Noi ci guardiamo dal vetro che c è tra di noi. Parliamo al cellulare. Siamo tristi perché non possiamo abbracciarci per l ultima volta. Siamo dentro l aereo e il mio cuore batte forte. L aereo lascia il suo aeroporto e io lascio il mio paese, le Filippine. 15 Maggio 2008 La mattina di questo giorno arriviamo in Italia. Fuori dell aeroporto, i miei genitori e anche mio zio ci stanno aspettando. Abbraccio i miei genitori con grande felicità, però la domanda che ho ancora nella mia mente è sempre: Qui in Italia, potrò trovare quello che cerco? Il mio viaggio. Sono in Italia da 10 mesi. Sono arrivata dalla Russia. Com è iniziato il mio viaggio e perché sono arrivata qui? Mia mamma abitava in Italia da tanti anni e mi mancava tanto e anche io a lei. Ho parlato molto con lei e cercavamo un modo per farmi venire in Italia a studiare e a vivere. Io voleva finire la scuola nel mio paese e venire qui finita la scuola. L estate scorsa, lei è arrivata a prendermi. Sono stata molto felice di vederla e anche lei! Ma io avevo paura di venire, perché in Italia parlavano un altra lingua, che io non ho mai studiato. Io non sapevo neanche una parola. Ma mia mamma ha detto che mi aiutava per imparare la base della lingua, perché lei è sposata con un italiano e lui, per me è come un vero papà, mi aiutava a imparare a parlare. Nell agosto scorso noi abbiamo preso l aereo. Il viaggio è durato 3 ore. Siamo arrivati alla mattina a Roma, dopo abbiamo preso il treno per arrivare a Milano. La città mi è piaciuta tanto, anche l Italia. Ricordando la partenza Oggi 22/04/09 nel mio letto, da sola, sto pensando e ricordando i giorni prima di arrivare in Italia e mi rendo conto quanto è cambiata la mia vita; addirittura ricordo la mattina quando avevo 6 anni e mio fratello un anno in più di me, per noi era il primo giorno di scuola e per mia madre l ultimo insieme a noi ed è ovvio che io e mio fratello non ci rendevamo conto di cosa succedeva. Due anni dopo anche mio padre è partito, noi siamo rimasti con i miei zii e con i miei cugini, per fortuna, i quali in tutto questo tempo ci hanno dato amore, attenzioni e ci trattavano come i loro figli. M. A. 34

36 Così passarono gli anni e un giorno furono i miei genitori a telefonarci e cominciarono a spiegarci che dovevamo viaggiare e così iniziare una nuova vita insieme a loro, come una volta. Per me fu una notizia bella ma mio fratello era confuso e lo è pure adesso perché lui vuole realizzare i suoi desideri insieme alla sua famiglia ma anche insieme alla sua fidanzata e questo non è stato possibile finora e anche io ero e sono preoccupata perché non voglio staccarmi dall unica persona che è stata insieme a me per tutta la mia vita, mio fratello Christian. Una settimana prima tutto era pronto per il viaggio e miei cugini un giorno prima di viaggiare avevano organizzato una festa di addio per me e mio fratello che già aveva preso una decisione ed era quella di viaggiare e di ritornare dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno. Nel giorno della festa mi sono divertita tanto con tutti i miei cugini, zii, fratello ed amici. Il giorno dopo, le ore che mi restano a casa mia, ho pensato, riflettuto e anche pianto ricordando i momenti carini. Erano le 6 di pomeriggio e dovevamo andare in aeroporto, mi ricordo quando ho dato gli ultimi baci ai miei due cani. Poi sono entrata nella mia scuola, tutta nervosa sono entrata nella mia classe ed ho salutato i miei amici e professori che mi hanno dato dei consigli belli, dopo questo siamo andati all aeroporto. Già dall aeroporto io e mio fratello accompagnati dai famigliari, amici ecc abbiamo fatto le foto, scherzato, pianto e dopo siamo partiti. L addio fu troppo triste tutti abbiamo pianto, per una parte ero triste per lasciare i miei amici e famigliari, ma dall altra parte ero felice per il viaggio verso i miei genitori. Quando siamo scesi dall aereo eravamo ansiosi e felici. All incontro con i miei genitori mi sembrava tutto strano, non ci credevo, ero persa, ma dopo un ora ho accettato la realtà. Mi sentivo chiusa insieme ai miei genitori, ma adesso è diverso, ho fiducia, mi sento protetta da tutto insieme alla mia famiglia, e credo anche mio fratello si senta così. La prima impressione arrivata qui furono i grandi palazzi perché nel mio paese non ci sono e anche la presenza di diverse persone di altre culture. Il primo giorno a scuola ero comunque nervosa e mi sentivo male, ma adesso mi sento troppo bene e so che ho imparato molto e ricordo quando un giorno pensavo di essere qui una scema. Adesso sono già 9 mesi qui nel paese che mi darà la possibilità di realizzare i miei sogni; diventare una professionista ed avere le cose che nel mio paese (Perù) non avevo. Adesso ho 16 anni e mi sento orgogliosa delle cose che ho fatto. Per quanto riguarda mio fratello, lui viaggia da tre mesi in Perù, ma ho paura che non ritorni più. J. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 35

37 IL MIO VIAGGIO TESTI E IMMAGINI Di notte, l arrivo Settembre 1992, arrivo a Malpensa, Italia. E una notte gelida ad accogliere me, insieme a mia mamma Mina e a mio fratello Yassine. Dopo lunghi anni il sogno si è avverato. Sono finalmente arrivato in Italia: un Paese che per me rappresentava l intero Occidente. Dopo tanti anni, potevo vivere in una famiglia al completo, con l affetto di entrambi i genitori. Mio papà ci aveva lasciati quando io avevo solo cinque anni. Aveva seguito il suo destino, come la mamma mi spiegava; per il nostro bene era diventato un migrante. Lo rivedevo ogni anno, per le vacanze estive, quando tornava dall Italia con tanti regali firmati Clementoni e Giochi preziosi. Il Lego era la mia passione, e papà lo sapeva bene. L Italia nel mio immaginario era come una città grandissima, piena di insegne luminose e grattacieli; tante donne bionde con gli occhi azzurri, e soprattutto chiese. Khalid Chaouki Salaam, Italia! Aliberti, Bologna 2005 E tu? Hai fotografie della tua partenza e del tuo viaggio? 36

38 Sola andata Quella mattina, a Tirana, l aria era soffocante. Il treno che ci stava portando a Durazzo, una delle città più antiche dell Albania, era stracolmo di persone. C era chi fumava accanto al finestrino, chi leggeva il giornale, chi fissava gli occhi del vicino in cerca di conferme, chi soffiava sul viso del bambino che aveva tra le braccia, tentando di diminuire gli effetti del caldo atroce e chi, come noi, stava in una angolo a cantare canzoni popolari, pur essendo appiccicati l uno all altro come a un concerto rock. La mia mente era invasa da mille interrogativi. Erano diversi giorni che non parlavamo d altro, della partenza per l Italia, del porto che si sarebbe aperto accanto, della nuova vita Ricordo quel giorno come fosse ieri. L inizio di un esperienza drammatica e al tempo stesso indimenticabile. L inizio del mio viaggio di sola andata. Ammassati allo stadio La folla travolge ogni cosa. I miei connazionali si tuffano incuranti del pericolo verso le barricate. Siamo troppi, nemmeno polizia, esercito e carabinieri riescono a contenere quella folle corsa della disperazione. Gli uomini e le donne urlano mentre si lanciano sui mezzi che circondano lo stadio. Le camionette, spinte e prese a calci dalla gente in delirio, volano via e si cappottano come fossero dei modellini giocattolo. E impressionante come un uomo riesca a moltiplicare le sue forze quando è in una situazione disperata. I celerini cercano di fermarli, ma riescono solo a sferrare manganellate a caso qua e là. In un batter d occhio gli elicotteri sopra di noi sono diventati una decina. Dall impianto audio dello stadio una voce tutt altro che rassicurante ci ordina di restare fermi e di tornare all interno. L adrenalina sale. Guardo gli altri. Loro guardano me. Gli occhi sono sbarrati. Con un salto felino corriamo come dei fulmini verso l uscita. Kledi Kadiu Meglio di una favola. La mia vita, Mondadori,

39 ATTIVITA LIVELLO A1 - A2 Grammatica verbo partire preposizioni da, a, in Lessico aggettivi (emozioni e stati d animo) Scheda 1 Partenze e arrivi Scheda 2 Di notte, l arrivo LIVELLO A2 -B1 Grammatica alternanza passato prossimo, imperfetto e presente nella narrazione Lessico ricerca di sinonimi significato di espressioni idiomatiche Scheda 3 Sola andata Scheda 4 Il mio viaggio 38

40 Scheda 1 PARTENZE E ARRIVI Per ogni foto, scrivi una didascalia oppure un tuo commento

41 Scheda 2 DI NOTTE, L ARRIVO Ricorda Partire da (da Casablanca, dal Marocco, dall Italia) Arrivare da (da Casablanca, dal Marocco, dall Italia) Arrivare a (a Casablanca) Arrivare in (in Marocco, in Italia) Leggi il testo di pagina 36 e rispondi alle domande. Dove arriva Khalid?.. Con chi arriva?.. Quando era partito il papà di Khalid?.. Perché era partito il papà di Khalid?.. Quando tornava a casa il papà di Khalid?.. Che cosa portava dall Italia il papà di Khalid?.. Come Khalid immaginava l Italia?.. E tu, quando sei arrivato in Italia?.. Come ti immaginavi l Italia prima di arrivare?.. 40

42 Scheda 3 SOLA ANDATA Leggi il testo di pagina 37 e prova a spiegare il significato delle seguenti espressioni. Un viaggio di sola andata è un viaggio Un treno stracolmo di persone è un treno Fissare negli occhi significa Cercare conferme significa Un caldo atroce è Essere appiccicati l uno all altro vuol dire Un esperienza drammatica è un esperienza I connazionali sono Le barricate sono Le camionette della polizia si cappottano, cioè In un batter d occhio significa Una voce tutt altro che rassicurante è una voce Gli occhi sbarrati sono occhi Un salto felino è un salto Correre come dei fulmini vuol dire 41

43 Scheda 4 IL MIO VIAGGIO Racconta del tuo viaggio e del tuo arrivo in Italia. Ti diamo, attraverso alcune domande, una traccia per organizzare la tua esposizione. Quando sei partito verso l Italia? Da quanto tempo sei qui? Con chi vivevi prima di partire? Hai raggiunto qualche parente in Italia? Come hai saputo che saresti venuto in Italia? Chi ha deciso il viaggio? Che cosa hai fatto prima di partire? Chi hai salutato? Come ti sentivi? Che cosa ti dicevano le altre persone? Chi ti ha accompagnato alla partenza? Che cosa hai portato con te (fotografie, oggetti, )? Chi hai lasciato al tuo paese? Che cosa hai lasciato al tuo paese? Come immaginavi l Italia prima di partire? Quali progetti hai fatto? Come è stato il viaggio (mezzo, durata, soste)? Chi è venuto a prenderti all arrivo? Che cosa hai visto appena arrivato? Quali sono state le tue prime impressioni? 42

44 LA SCUOLA E L ITALIANO 43

45 LA NOSTRA ANTOLOGIA Ero molto nervoso Dopo le vacanze dovetti iniziare la nuova scuola. Il primo giorno ero molto nervoso, perché era tutto nuovo per me, mi accompagnò mia madre, io le disse di chiedere al professore di non farmi parlare perché mi vergognavo, e cosi il professore non mi fece parlare. A me piacque la classe, ma all inizio non parlavo con nessuno, perché non sapevo ancora l italiano, tranne che con il mio compagno di banco che era del mio Paese, comunque dopo un po di tempo imparai questa nuova lingua e parlavo con tutti e mi sentivo molto bene ed ero felice perché stavo con mia madre. K. Mi piace studiare 3 Agosto 2008: sono partita dal mio paese (Filippine) per venire a Milano insieme con mio fratello che si chiama Gregorio. Avevo sentimenti confusi. Mi sentivo un po triste perché lasciavo la mia famiglia, le mie sorelle, i miei nonni e anche i miei parenti e i miei amici. Mi sarebbero mancati davvero. Dall altra parte, mi sentivo felice perché avrei vissuto con i miei genitori. Ma la cosa più importante per me erano i miei studi. Pensavo a che cosa poteva succedere ai miei studi arrivata a Milano. Ho frequentato la scuola superiore anche se non sapevo l italiano. Ho deciso di andare a scuola perché mi piace studiare. Adesso sono qua da quasi 10 mesi. Il tempo è passato troppo veloce. Sono già abituata a vivere qui. Ho conosciuto tante persone: i miei professori, i miei compagni di classe, e altri amici. Ho imparato tante cose, anche l italiano. Questa è la mia vita adesso. Sono contenta in questo modo. Sono diventata più indipendente e ho imparato a credere in me stessa e nelle mie capacità. Perché se vuoi fare una cosa, puoi farla. M. Istituto tecnico Quando sono finite le vacanze e dovevo andare a scuola, con mio padre abbiamo cercato una scuola tecnica ITIS e abbiamo trovato l ITIS Giorgi, e cosi ho cominciato la scuola. Il primo mese di scuola è stato bruttissimo perché non capivo niente, dopo quel mese la scuola ha cominciato a fare lezioni d italiano per stranieri. Questi lezioni sono state molto interessanti e divertenti con il prof R. e la professoressa G., però il primo quadrimestre sono andato male, male, male perché comunque io ero appena arrivato e non capivo molto bene tutte le cose; adesso sto recuperando. Io ho chiesto una volta alla professoressa: Si possono fare LEZIONI D ITALIANO TECNICO? perché comunque siamo in una scuola tecnica, perché io ho problemi con le parole tecniche e ci sono materie dove si usano parole tecniche e a volte non si capisce niente; per questo CHIEDO ANCORA DI FARE LEZIONI D ITALIANO TECNICO, PER FAVORE, PER FAVORE, PER FAVORE, così posso studiare bene. Anche gli altri professori sono bravi, però loro non capiscono che noi siamo appena arrivati e quindi loro vogliono che io faccia come se io fossi da tanti anni qua e non posso farlo; per questo chiedo di parlare con i professori e fare capire loro che non possiamo fare tanto nelle verifiche. R. 44

46 Ora sto bene qui A settembre sono andata in una scuola italiana e avevo paura perché non riuscivo a capire quasi niente, non conoscevo neanche una persona della mia classe. Sapevo solo il modo di presentarmi, dire come mi chiamo, da dove sono arrivata ecc. I primi mesi a scuola sono stati molto difficili! Ma a scuola il modo di studiare per gli stranieri mi è piaciuto. Piano piano, mese dopo mese, io imparavo nuove parole e nuove frasi, con i corsi a scuola imparavo come bisogna parlare giusto, come fare i compiti, come è più semplice studiare le materie. Il tempo è passato veloce. Io ricordo i miei primi mesi qua, quando pensavo che non sarei riuscita mai a parlare in questa lingua, ma adesso io parlo abbastanza bene. E allora, mi piace questo paese e sto bene qui. A. La mia scuola in Serbia e in Italia La mia scuola in Serbia si chiama Jovan Popovic, è abbastanza bella. Mi piacciono gli amici e le materie educazione fisica e inglese. I professori sono più buoni di quelli italiani. Adesso sono in Italia e vado all I.T.I.S. MATTEI. Mi piace il professore di educazione fisica e quella di scienze. Ci sono compagni simpatici con me, come Marco e Roby che giocano con me a calcio e a basket. M. Mi prendevano in giro Dopo un po di tempo ho cominciato la scuola. Per me era difficile perché non sapevo che cosa potevo trovare e poi c erano anche i miei compagni che mi prendevo sempre in giro. Forse loro scherzavo con me però io non lo sapevo, per me era una cosa brutta. Adesso mi trovo meglio, però non è che sono una buona amica con i miei compagni. Ho trovato anche alcuni amici italiani che si comportano bene con me, però ho anche amici rumeni. I. Il mio primo giorno di scuola Quando sono venuta in Italia per la prima volta ero tanto felice e volevo cominciare la scuola; dopo 6 mesi ho cominciato la scuola superiore. Il mio primo giorno è stato bruttissimo; quando sono entrata in classe tutti ragazzi mi guardavano un po strano, nessuno mi parlava. Ero nervosa tanto alla prima ora, iniziata alle La prof è venuta in classe e ha iniziato la lezione. La lezione di storia era molto difficile, ma lei mi ha aiutato tanto. H. Dicevano che sono straniero La scuola in Italia è molto bella. La prima volta quando sono venuto qua non avevo amici, litigavo con tutti i miei compagni di classe perché non mi rispettavano. Dicevano che sono straniero, non devo stare qua, devo andare al mio paese e vivere lì. K. 45

47 Io non capivo niente Mi chiamo Elena, sono rumena e ho 16 anni. Studio in un istituto professionale e faccio il corso di economia aziendale turistico. In Italia sono dal giugno dell anno scorso. Vivevo in Romania con mia zia. Mia madre è venuta a prendermi in Romania una settimana prima della partenza. All inizio ero molto felice perché, infine, dopo 7 anni potevo stare sola con mia madre. Finalmente siamo partite, il viaggio è stato bellissimo ma molto stancante. Durante il viaggio ho pensato tanto ai miei amici e ai miei famigliari che avevo lasciato. Mi mancavano. Quando sono arrivata tutto mi sembrava strano. Ero in un altro mondo, tutto era diverso e, soprattutto, non capivo niente di quello che mi dicevano. Il giorno dopo sono uscita con mia madre e le chiedevo sempre che cosa dicevano le persone, io non capivo niente. La sera stavo un po male perché mi mancavano le mie cose e i miei amici. Mia madre mi diceva di stare tranquilla perché tutto andava bene. Quando è iniziata la scuola ho frequentato le lezioni. I professori e i compagni mi sembrava che mi guardassero in un modo un po strano. Poi ho scoperto che la scuola era molto diversa, nel mio paese la scuola era più severa, ma qua è molto meglio. I docenti mi aiutano e i compagni sono buoni e socievoli. Ho imparato la lingua frequentando i laboratori della mia scuola e parlando con i docenti e i compagni. Quello che qua mi è sembrato molto diverso è stata l immagine dei ragazzi che fumavano vicino ai docenti. Ora mi sono abituata a tutto. Adesso mi sento meglio, riesco a seguire le lezioni e non voglio più andare nel mio paese perché anche qui mi sento a casa. E. La mia scuola In Italia le scuole sono molto diverse. In Ecuador non si studia il sabato. Posso dire che in Italia le cose sono un po più difficili, la maniera di spiegare è più complessa, ossia, è un po complicato capire. Eh, adesso parlo, con rispetto, dei prof. Loro sono molto simpatici, carini, bravi e soprattutto rispettosi. Mi ricordo la prima volta che sono venuta a scuola, loro mi hanno ricevuto con molta gentilezza, e questo mi è piaciuto. Invece, i miei compagni sono tutti bravi, soltanto che a volte si comportano come bambini di 4 anni. S. I miei compagni mi aiutano sempre La mia scuola qua in Italia è molto diversa dalla mia scuola nelle Filippine. La scuola nelle Filippine finisce alle 4:30 e non devo andare a scuola ogni sabato, mentre la scuola qua finisce alla 1:40 e devo venire a scuola ogni sabato. Io avevo tanti amici nella mia scuola nelle Filippine. Ogni sera uscivo con loro e tornavamo a casa alle 21:00. Sono andato a casa loro con la mia moto. Quando torno nelle Filippine, voglio fare vacanza per almeno due mesi. La mia prima volta in questa scuola è andata molto bene, perche i miei compagni e i professori erano molto gentili. I miei compagni mi aiutano sempre quando non ho capito le lezioni. B. 46

48 La mia scuola in Romania Mi manca la mia scuola della Romania. Ho fatto 8 anni di scuola in Romania dove mi sono trovata benissimo, con tutti i miei compagni, professori, assolutamente tutto. Forse perché ero nel mio paese e parlavo la mia lingua materna, ero felice e la scuola andava benissimo, però qui non va così bene per il momento. Spero che almeno l anno prossimo andrà meglio. Nella mia scuola i professori non erano così severi con i voti, però non c erano ragazzi o ragazze stranieri, come sono io per esempio. I. Sono stato promosso A settembre mia mamma mi ha inserito nella nuova scuola media, io sapevo già parlare un po di italiano. La nuova scuola era molto più piccola di quella in Ecuador, ma mi sono inserito subito, mi sono fatto nuovi amici e andavo bene a scuola. Nel primo quadrimestre avevo due insufficienze: matematica e scienze; nel secondo quadrimestre nessuna, ho fatto gli esami e sono stato promosso. E mi piace stare in Italia. E. La mia nuova scuola: il bello e il brutto Nei primi tempi in questa scuola non mi trovavo proprio ma, con il tempo, le cose sono migliorate. Infatti all inizio la scuola mi sembrava grande, brutta e vuota. I professori erano tutti duri. I miei compagni si comportavano male con me, perché sono straniera: dicevano che gli stranieri devono stare nel loro paese, non devono venire in Italia. Dicevano anche che odiano gli stranieri perché prendono i posti di lavoro che sono destinati a loro. Con me non parlavano, parlavano soltanto tra loro. Erano e sono ancora invidiosi quando prendo i voti più alti di loro. Nel laboratorio nessuno voleva stare con me, perché sono straniera. Se gli chiedevo qualcosa neanche mi sentivano, quindi non posso dire che mi rispondevano. Mi hanno trattata male, ma io sono una persona che perdona facile, e che non prova rancore per nessuno. Infatti ora ha dimenticato tutto. Adesso hanno cominciato a comportarsi bene: parlano con me, stanno in laboratorio con me, vengono in giro con me, mi confessano i loro segreti, siamo diventati proprio amici. Ora posso dire che quasi mi considerano una di loro. Non mi sento così bene come in Romania, perché mi mancano gli amici, ma posso dire che mi trovo bene con loro, e non voglio ricordarmi del passato, che è stato così brutto per me. Tra la scuola italiana e quella rumena esistono differenze, ma non così grandi come si pensa. I voti in Romania sono uguali a quelli della scuola italiana, soltanto che i professori sono più indulgenti e ti danno i voti più alti. Nella scuola rumena il voto 5 si mette come voto positivo. Con le assenze è molto differente. In Romania quando manchi da scuola non devono giustificare i tuoi genitori, ma devi prendere la giustifica dal medico, o devi dire prima che in quel giorno mancherai. I genitori possono chiamare anche i tuoi professori per motivare le assenze. Te ne puoi anche andare dalla lezione un ora oppure due ed entrare in ritardo. La scuola rumena è più divertente, almeno così mi sembra. 47

49 In conclusione, posso dire che è bello anche qui e tra qualche anno preferirò la scuola italiana. Il nostro programma è diverso Mi chiamo I. Sono arrivata dall Ucraina. Vivo in Italia da un anno e 5 mesi. In Ucraina ho studiato 9 anni. Il nostro programma di scuola è molto diverso da qua: noi iniziamo a studiare il primo settembre. Questo giorno è molto importante per i bambini e per i genitori. Il primo settembre è festa per tutti i ragazzi, sia per chi ha iniziato la scuola, sia per chi è avanti negli studi. Il nostro programma dura 11 anni: nei primi 4 anni c è una maestra che fa aprire le porte al mondo scolastico. La mia prima maestra mi ha lasciato dei bei ricordi: in questi 4 anni è stata per noi una maestra, ma anche una mamma. Tutti i giorni, tutte le mattine, lei ci incontrava con il sorriso sul viso. Dopo questi anni ho iniziato la scuola media: per ogni materia c era una maestra. Di tutte le lezioni mi piaceva di più inglese, perché quella maestra era capace di spiegare l inglese che si parla in tutto il mondo. Però adesso sono qua e mi piace il cambiamento nella mia vita. Qui studio in una scuola che si chiama Albe Steiner: le mie materie preferite sono cinema, foto e geostoria. Vicino a me c è la mia famiglia e io spero che la mia scuola sia per me una seconda famiglia. La mia seconda scuola in Italia Quando io sono arrivata nella scuola italiana, mancava poco alla fine dell anno scolastico, però io sono stata per tre giorni nella mia futura classe per conoscere un po il metodo della scuola e anche per vedere chi erano i miei nuovi amici. In seguito mia madre mi ha iscritto alla scuola. Il preside mi ha detto che prima di entrare in classe dovevo fare un esame delle materie che non avevo studiato in Ecuador. Quando sono venuta il primo giorno di scuola mi sentivo molto contenta e anche strana perché non potevo ancora parlare l italiano, però lo capivo. Il bello della scuola è che ho conosciuto delle amiche italiane, e ancor più che c e una ragazza del mio Paese e ho fatto molta amicizia con lei. Mi piace anche perché questa scuola ha dei laboratori e non sempre stiamo nell aula. Il brutto della scuola è che mi mancano i miei amici dell Ecuador perché loro erano molto simpatici e mi facevano ridere sempre in classe. Qui è un po brutto perché le ragazze italiane non sono molto amichevoli con gli stranieri; non so perché loro sono così se tutto il mondo è paese. Va bene, nell Ecuador la condotta degli studenti verso i professori è più disciplinata: questo è quello che mi ha sorpreso, questa maniera di mancare di rispetto ai prof. Non so perché il preside non fa niente. Qua la scuola è un po più triste, non si fanno feste. Lo dico perché nella mia scuola in Ecuador si festeggiavano il giorno della mamma, il giorno del papà, Natale, Capodanno. In queste feste tutte le classi organizzavano insieme il ballo con musiche moderne. Alcune classi preparavano dei numeri; cantavano o facevano teatro. A queste feste potevano entrare soltanto M. I. 48

50 gli studenti dell Istituto. Per la festa della mamma e del papà si preparava un ricevimento in ogni classe. La scuola Quando ho visto la mia scuola avevo paura. È una scuola invitante e bella solo che tutti qui sono nuovi per me. Avevo paura di non superare il liceo. La lingua, la cultura, la storia di questo paese sono tutte nuove per me. Prima avevo deciso di fare il linguistico perché volevo imparare tante lingue come il francese, il latino, però vorrei diventare un medico dopo tanti anni, così il linguistico non è un corso giusto se voglio diventare un medico. Ho scelto perciò il liceo scientifico tecnologico. Quando sono andata a scuola la prima persona che ho incontrato è stata Stella. Lei è davvero simpatica e gentile, non la dimenticherò mai. Il mio primo giorno a scuola era imbarazzata, ho sbagliato la classe; che figuraccia quella che mi è capitata! Nel secondo giorno invece Stella mi ha accompagnato alla mia classe. I miei compagni di classe sono simpatici. Dovevo presentarmi ma ero così impaurita e preoccupata che ho parlato malissimo. Quando ho paura dimentico tutto quello che devo dire e fare, come quando ho fatto il colloquio. Era settembre, ho studiato quasi tutto, ma quando mi hanno interrogato ho dimenticato tutto e per questo sono ancora nella prima superiore. Beh, a dire la verità non è brutto essere in prima superiore perché ho dei simpatici compagni di classe e gentili insegnanti. Nelle Filippine avevo degli insegnanti gentili di quasi tutte le materie tranne quella di matematica. A volte avevo gli insegnanti di matematica gentili e pazienti ma non sempre. Differenze con il Marocco Quando da Casablanca sono arrivato in Italia, 8 mesi fa, sono rimasto a casa per un mese perché avevo paura di scoprire il mondo esterno, cioè il mondo occidentale. Dopo aver superato le mie paure, ho frequentato la mia nuova scuola; all inizio ho provato un po di difficoltà perché non sapevo parlare la lingua italiana. C erano poi molte differenze tra la mia nuova scuola in Italia e quella del Marocco. Nel mio paese andiamo a scuola dalle otto fino alle 12 e poi ritorniamo a casa per il pranzo e di nuovo a scuola dalle 14 o 16 fino alle 18 della sera. Una cosa che mi è sembrata molto strana in Italia è stata quando ho visto che le ragazze fumavano a scuola durante l intervallo. Nel mio paese quasi nessuna donna fuma. Dopo che ho imparato un poco l italiano nel laboratorio per noi stranieri con i prof della mia scuola e parlando con i compagni, mi sono trovato bene. Dovunque a scuola ho trovato dei nuovi amici che mi rispettano,nonostante ciò ho ancora nostalgia dei miei amici in Marocco ma specialmente dei miei cugini. Io sono nella classe di liceo e ho cominciato a studiare anche il latino, una lingua antica molto diversa dalla mia. Studio perché vorrei diventare medico; era il mio sogno da quando ero bambino e lo voglio realizzare. Penso di ritornare in Marocco quando finisce l anno scolastico, ma per il mio futuro spero di poter lavorare in Italia. Primo giorno Nel primo giorno di scuola, io ero spaventata perché non sapevo le cose e come studiare qua in Italia. Mi mancavo tutti i miei compagni che erano restati nelle Filippine e c erano tante cose K. N, A. 49

51 diverse qua in Italia, specialmente il comportamento. La mia compagna di classe mi sono aiutato a capire le cose che dovevamo sapere. Non ero tanto felice di studiare qua perché i miei compagni non sono tutti simpatici e anche i miei professori non erano gentili. Per fortuna il tempo è passato: adesso mi piace studiare in questa scuola perché i miei compagni di classe hanno cambiato i comportamenti e anche voi mi aiutate a capire tante cose. Nella mia scuola nelle Filippine i miei compagni sono diversi da qua, perché là mi trattano come una sorella. Però sto provando a conoscere tutti i miei compagni in questo scuola. Le mie professoresse nelle Filippine sono i miei genitori nella scuola. Loro ci aiutano con i nostri problemi e fuori dalla scuola loro sono i nostri amici. La mia integrazione in Italia Mi chiamo G., vengo dal Perù e ho 18 anni; sono arrivato in Italia quasi 4 anni fa. Una grande gioia è stato rivedere mai madre dopo 3 anni senza di lei. Le prime difficoltà che ho avuto in Italia sono state vedere una realtà di vita diversa da quella da cui venivo, una modernità che in principio mi spaventava ma pian piano iniziai a dominarla,, la lingua, un infinità di cose che pensavo fosse impossibile riuscire a farcela. I miei primi rapporti con altri ragazzi italiani iniziarono subito: dopo 15 giorni entrai in terza media a metà anno. Quando sono entrato in classe tutti mi fissavano, ricordo che mi parlavano e io non capivo nulla, sorridevo per non fare brutte figure davanti a loro, ma in classe c era anche un ragazzo peruviano e mi aiutava un po traducendomi alcune cose che i miei compagni mi dicevano. All inizio mi sentivo incomodo insieme a loro perché pensavo di dare un po di fastidio nel senso che magari i prof avevano più attenzione nei miei confronti perché non parlavo italiano quindi magari a loro poteva dare un po di fastidio ma meno male che non fu così. Col tempo iniziai a imparare la lingua con un po di difficoltà perché mi vergognavo a sbagliare qualche parola; avevo la fortuna di avere dei prof fantastici che mi aiutavano tantissimo, soprattutto la prof d italiano, ma anche i miei compagni erano bravissimi perché non mi escludevano mai quando parlavano tra di loro; io mi spostavo perché non volevo disturbare ma loro mi coinvolgevano nei loro discorsi ma ovviamente io dicevo poche cose perché avevo sempre quella paura di sbagliare e quindi di essere preso in giro. Il tempo passò, pian piano mi scioglievo parlando un po di più, interagendo di più, diventando un po più socievole. Poi arrivò la fine della scuola e quindi anche gli esami terza media; all inizio avevo un po paura degli esami perché pensavo di non riuscirle a superarli. Diciamo che mi misi a studiare come un matto: non uscivo di casa, studiavo tutto il giorno. Ricordo che per storia dovevo parlare della prima e seconda guerra mondiale, per italiano fare un tema, per inglese una traduzione e cosi con le altre materie. Fui il primo ad entrare in classe davanti a tutti i prof; le mani mi sudavano, ero nervoso, volevo urlare, ma ormai ero lì davanti a loro con mille pensieri in testa. I prof furono gentili e pazienti e dopo quasi 40 minuti finii e uscii contento perché pensavo di essere riuscito a superare la prova e infatti sono uscito con buono!!! Ero molto felice perché i miei sforzi erano serviti e cosi finì la terza media. Poi arrivò l estate, andai in vacanza a Chioggia, in Veneto. Ero ancora chiuso perché mi trovavo in un altro posto diverso da Milano, c erano altre persone che non avevo mai visto. Andavo in spiaggia sotto l ombrellone, mi sedevo, dormivo e non facevo nulla. C era un famiglia davanti a me R. 50

52 composta da un ragazza, suo fratello e i suoi genitori; io ero con i miei genitori che fecero amicizia con loro ma io non parlavo; poi mi dissero di parlare con quel ragazzo della mia età ma pure lui era timido: immaginate io timido e lui timido chissà che discorsi facevamo. Dopo un po iniziamo a parlare, anch io iniziai ad aprirmi un po e cosi diventammo amici. Tutti i giorni delle mie vacanze al mare li passavo col mio nuovo amico a giocare con lui: ero contento, mi stavo divertendo, siamo diventai migliori amici. Finite le vacanze, lui andò a casa sua ad Alessandria e io a Milano. Poi io andai da lui per una settimana e lui da me per una settimana, ci divertivamo tantissimo giocando alla play, andando in giro, ridendo, scherzando. Poi iniziò l anno scolastico alla prima superiore all ITSOS, ero molto più aperto, parlavo ma sempre con un po di paura perché purtroppo avevo paura dei giudizi degli altri. Mi trovai in una bella classe con dei compagni simpatici che poi diventarono amici miei come sono adesso. Fu un periodo molto bello perché poi incontrai una prof fantastica di italiano, chiamata G. Fu e lo è ancora la mia prof preferita perché riuscì a capire tante cose di me. Mi sentivo troppo bene: lei era diventata come una amica fantastica fino al punto che magari mi sfogavo con lei su alcuni aspetti famigliari e sociali che mi coinvolgevano e lei aveva sempre la parola giusta per farmi sentire bene. Le voglio troppo bene. Poi arrivò il secondo anno. In questo periodo ebbi un po di difficoltà per alcuni problemi famigliari in casa che purtroppo mi influenzavano un po nello studio ma anche in questo caso la mia prof mi aiutò sempre e con il mio impegno riuscii a superare anche quell anno. E arrivò il terzo anno. Pensavo fosse facile ma mi trovai con nuovi compagni e la mia migliore amica in classe che si chiama Yamileè ed è come una sorella; comunque quell anno fu uno dei peggiori perché non riuscivo a concentrarmi. Vedevo tutto con difficoltà e mi arresi a metà anno non venendo a scuola, non facendo nulla e mi rovinai un anno della mia vita da solo. Quando mi svegliai per poter vedere se riuscivo a superare l anno ormai era tardi, e cosi persi un anno. Ad oggi mi trovo ancora in terza, ancora con la mia migliore amica e altri nuovi compagni che per essere sincero sono molto più simpatici di quelli dell anno scorsi; pure coi prof si può dire che ho un buon rapporto ma con qualche discussione con alcuni, che è una cosa normale. G. Il mio arrivo in Italia Tutti gli esseri umani, in alcuni momenti della vita, hanno la necessità di cambiare, conoscere, provare nuove esperienze, ed adattarsi a questi cambiamenti. Il 22/01/09 è stato il giorno in cui io ho dovuto prendere una decisione molto difficile: cambiare paese. Sono uscito dal Brasile con l obbiettivo di studiare e lavorare in Italia, però non ho mai pensato che sarebbe stato cosi difficile, stancante. All inizio tutto era bello, interessante, ed ovviamente nuovo; i giorni passavano e le cose diventavano meno piacevoli, cominciando a farmi vedere, che cambiare così radicalmente le abitudini, culture, ed ambiente non era semplicemente una avventura in cui le difficoltà non esistevano, ma significava entrare in una nuova vita dove le difficoltà sarebbero state il punto di partenza. Come tutti i problemi che esistono, anche i miei hanno una soluzione, che mi è stata mostrata dai professori del corso d italiano. Dopo una settimana in Italia ho cominciato a studiare nell Istituto Giovani Giorgi, dove offrivano questo corso d italiano per gli stranieri che avevano la necessità di imparare la lingua. I miei primi 51

53 giorni sono stati decisivi, visto che ero in ritardo nella grammatica, e i miei compagni erano molto più avanti di me quindi dovevo davvero studiare. Grazie alla pazienza dei professori sono riuscito a seguire tutte le lezioni, anche non sapendo parlare, e capendo poco l italiano. Con il tempo le cose hanno cominciato a cambiare, e io non mi sentivo più come un pesce fuori d acqua, ma mi sentivo come in un acquario, che mi offriva la visione del mondo, ma che allo stesso tempo mi chiudeva. Sono rimasto così finché noi siamo andati a conoscere i navigli e là abbiamo conosciuto uno straniero che ha vinto nella vita, e che ha avuto le stesse difficoltà che abbiamo noi. Per me è stata una grandissima esperienza, un grandissimo esempio da seguire, oggi non mi sento più in un acquario, ma in un oceano, dove quello che mi chiudeva non esiste più, e raggiungere i miei obbiettivi dipende, più che altro, da me stesso. Il corso d italiano è l ora del giorno che mi piace di più, perché lì posso parlare, e sentire persone che sentono le stesse cose, e che hanno gli stessi desideri. Però il mio rapporto con loro, non è cosi grande, visto il modo di comportarsi di alcuni, come per esempio non venire alle lezione di martedì, ritardando tutta la classe. Secondo me è colpa anche dei professori, che non stabiliscono punizioni più severe per quelli che non rispettano le regole, ma comunque non sono io che decido cosa dobbiamo fare, questa è soltanto la mia opinione. Le scuole brasiliane e le scuole italiane si assomigliano molto, però non sono uguali, le uniche differenze sono: il rapporto tra professore e studente, l importanza dell inglese, la struttura della scuola e gli accessori dentro alla scuola. In Brasile gli studenti possono fare la stretta di mano con i professori, possono parlare con loro in modo più informale, secondo me questo rapporto facilita la convivenza permettendo agli studenti di imparare più facilmente. In Brasile l inglese non è così presente nel quotidiano, invece qua in Italia sì, sia nella scuola privata, sia nella scuola pubblica. In Brasile molte scuole pubbliche hanno una struttura orribile, mentre in Italia in generale hanno una buona struttura. Gli accessori all interno della scuola brasiliana sono più accessibili, sia nella scuola pubblica, sia nella privata, per esempio il dispenser d acqua in Brasile è molto comune, mentre in Italia io non l ho mai visto. Spero di riuscire imparare bene la lingua italiana, perché così potrò trovare un buon lavoro, dove io possa fare qualcosa che serva di aiuto agli altri, e in particolare agli stranieri come me. G. La lingua è difficile Mi chiamo M. Sono arrivato in Italia il 12 settembre Sono arrivato dall Egitto con l aereo diretto a Milano. Questa era la prima volta per me in aereo. Sono venuto qui per studiare e quando finirò la scuola lavorerò ma quando sono arrivato ho trovato la vita dura perché vivo qua senza la mia famiglia, senza miei amici, senza la mia ragazza e io vivo qua con mio padre. Ho trovato la lingua difficile e fino a questo momento sono senza amici; è un grande problema vivere da solo, ma miei compagni di classe sono gentili con me. Anche i professori sono molto carini ma ci sono i ragazzi e qualche professore razzisti; non sono gentili, non so perché, invece in Egitto quando arrivano gli stranieri o i turisti noi preghiamo per loro. Però ci sono delle cose veramente importanti come la lingua Italiana. La lingua italiana come le canzoni, è molto diversa dell arabo. Nella mia scuola Giorgi facciamo un corso di italiano e miei professori sono veramente come la mia famiglia; si chiamano professore R. e professoressa M. e mi vogliono bravissimo nella lingua 52

54 italiana e quando ho un problema mi aiutano. Ho cominciato con loro da zero, voglio dire che quando ho cominciato non sapevo niente di italiano. La prima volta non mi è piaciuto restare in classe perché c erano ragazzi che parlavano molto bene l italiano e io non sapevo niente ma adesso sono abbastanza bravo. Ma io voglio essere più bravo e voglio parlare l italiano come gli italiani. Ci sono anche cose che non mi piacciono nella scuola italiana: sempre i ragazzi parlano con parolacce e bestemmie. Altre cose non posso dirle e i ragazzi escono dalla classe per fumare e escono durante le lezioni per scherzare. M. Il mio ingresso nella scuola italiana Il primo giorno di scuola, quando la professoressa di inglese, la nostra coordinatrice di classe, mi ha chiesto da dove vengo e quanti anni ho, aveva paura di rispondere perché non sapevo così bene l italiano, però una mia compagna, che viene dalla Moldavia, mi ha aiutato, perché lei è qua da un anno. Dopo qualche giorno, è venuta in classe una professoressa, che ha chiesto se c erano degli stranieri, e ci ha detto che cominciava a fare un corso di italiano detto anche L2. E il corso che fino ad oggi abbiamo fatto con lei, e ancora facciamo. Quando abbiamo cominciato a fare il corso, all inizio mi sembrava così, un gioco per bambini, però dopo quasi una settimana abbiamo cominciato a lavorare di più, in grammatica, per poter parlare tra noi, e anche per capirla. Qualche giorno siamo anche usciti in città, per conoscerla meglio. E stato bello, perché abbiamo fatto tante cose insieme. In classe, all inizio mi sentivo un po da solo, fino quando ho conosciuto di più i miei compagni, e anche perché avevo paura di parlare con loro, per paura di sbagliare a parlare. Con i professori mi sono trovato abbastanza bene, perché hanno capito che non so parlare, però un po capivo. Mi hanno lasciato un periodo per imparare meglio la lingua e dopo poter interrogare o fare altre cose. In classe mi sono fatto amici, con quali uscivo in città, siamo andati a pattinare, ho imparato anche io perché non sapevo farlo. Qua la scuola è un po differente da quella del mio paese, i professori sono meno severi, però non tutti. Una cosa però pesante c è, quella di andare a scuola anche il Sabato, sono troppo stanco. P. All inizio All inizio non sapevo cosa vuol dire un altro paese, pensavo che tutti i paesi fossero uguali. Mia madre era in Italia da 4 anni e pochi mesi, quando è partita dalla Romania mi disse: Mario, quando finirai le medie se vuoi vieni vicino a me in Italia! L anno scorso ho finito le medie e mia madre è venuta a prendermi. All inizio, il primo mese è stata un esperienza difficilissima ma gli amici li ho fatti. A settembre sono venuto a scuola, pronto a iniziare qualcosa di nuovo. I compagni sono stati molto gentili, ho creato una bella amicizia in pochi giorni, pensavo che i ragazzi italiani fossero più cattivi! Quando sono entrato in classe tutti mi guardavano mi sono seduto vicino a un ragazzo, abbiamo iniziato a parlare L ho conosciuto meglio... poi ho visto un altro ragazzo, anche lui era nuovo nella classe, era arrivato giorno prima. Pensavo che fosse cinese ma era albanese, un bravo ragazzo. Dopo qualche giorno che ho iniziato la scuola, ho sentito che presto dovevo iniziare un 53

55 corso di lingua italiana dopo una settimana e mezzo è arrivata una professoressa in classe a chiamarmi sono andato con lei in una classe, lì c erano dei ragazzi, tutti stranieri. Li ho conosciuti, mi sono inserito velocissimo in questa classe di ragazzi stranieri. Entrambi i professori sono bravissimi, ho imparato tante cose da loro, adesso diciamo che sono bravo a parlare la loro lingua, sono passati 9 mesi da quando ho lasciato la Romania, in questi 9 mesi ho fatto tante cose. Con la classe abbiamo fatto delle gite, siamo andati in Duomo, questa è stata la prima gita, la seconda siamo andati in una biblioteca, la terza siamo andati sui navigli. Abbiamo parlato con uno straniero che si chiamava Daud. Lui era venuto qua in Italia da solo quando era ancora un ragazzo, ha fatto tutto da solo. si è realizzato! Fino alla fine dell anno scolastico mi devo impegnare un po di più perché voglio essere promosso, questo è quello che desidero di più. I professori sono bravi, è un po difficile capire tutto quello loro insegnano perché sono termini che non capisco. Con i compagni sono in amicizia, mi trovo bene nella classe, pensavo che fosse più difficile andare in una scuola italiana. Ci sono anche differenze: 1- In Romania non c era così tanto casino in classe. 2- I professori erano più severi. Forse mi sembra così perché sono straniero e non conosco bene la lingua. Mi piace quando facciamo i riassunti, e per fare riassunti guardiamo qualche film. Mi piacciono tutti i film che guardiamo, guardiamo i documentari che parlano della giungle, savane, etc, tutti gli argomenti di geografia, guardiamo i documentari che parlano di storia dei vari paesi, mi piacciono queste attività! Comunque mi piace l Italia, ma sarebbe meglio se avessi studiato in Romania, perché lì ho tutto, gli amici che conosco da piccolo e conosco la città. M. Nessuna sapeva parlare con me Quando ho cominciato a frequentare la scuola superiore tutti i miei compagni erano italiani e mi sono sentita troppo diversa da loro perché nessuna sapeva parlare con me. Questo per tre settimane, poi le cose sono un po cambiate, specialmente quando sono arrivate altre ragazze filippine che sono diventate mie nuove amiche. Studiamo a scuola la lingua italiana per imparare ad usare le giuste parole. Nel pomeriggio andiamo nell altra scuola tutte insieme con una compagna peruviana ed una ecuadoregna. Adesso posso dire che sto bene. F. Imparare la lingua italiana Quando sono arrivata in Italia come prima cosa volevo imparare la lingua italiana. Ho incontrato un professore che mi ha detto di andare nella scuola Paolo Frisi perché era il posto migliore dove imparare la lingua. Quando mi sono iscritta ero a disagio nella scuola italiana; insieme a me c era un altra ragazza filippina, E., che avevo incontrato quando mi ero iscritta, anche lei era appena arrivata in Italia. Io e lei frequentiamo lo stesso indirizzo e la stessa classe. Il primo giorno che ho frequentato, la scuola era già cominciata da un po, io cercavo altri filippini e 54

56 pensavo di non trovare nessuno, invece ho conosciuto F.. Lei è arrivata un po prima di me, noi filippine siamo diventate amiche e insieme andiamo ai corsi di italiano. Per noi al Frisi ci sono due insegnanti, loro ci aiutano per imparare a parlare e a scrivere in italiano. Io vorrei dire grazie perché senza di loro io avrei avuto più difficoltà in italiano. Adesso però capisco meglio la lingua e riesco a fare le verifiche in italiano. C. Ho sistemato tutte le mie cose Ho sistemato tutte le mie cose la sera prima di partire, non ero contenta di partire. Io non avevo scelta, ma sapevo che i miei genitori erano felici se io lo facevo. Quando sono arrivata qui in Italia mi sono sentita felice e triste. Ero felice perché finalmente potevo vivere con i miei genitori e triste perché volevo finire i miei studi nelle Filippine. Mancavano due anni per finire il mio corso di Ingegneria industriale. Inoltre mi sentivo triste perché avevo già cominciato la scuola e mi mancavano tutti i miei compagni. Ho detto ai miei genitori che non sarei andata a studiare in Italia a causa della difficoltà della lingua ma mia madre ha insistito e quindi siamo andate a scuola dove dovevo imparare la lingua italiana. Quando siamo andate al Ctp DeRossi mi hanno detto che sarebbe stato meglio ottenere l iscrizione in qualsiasi corso e allo stesso tempo imparare la lingua. Ho fatto quello che mi hanno detto anche se ero impaurita perché non conoscevo nessuno. Ma, fortunatamente, ho conosciuto C. che inoltre viene dal mio stesso Stato. Abbiamo deciso di andare nello stesso corso e quando ci siamo andate in classe abbiamo incontrato F. che è un altra filippina. L amicizia fra noi tre è subito iniziata, ci aiutiamo sempre perché sappiamo che è realmente difficile trattare con le nuove materie, i nostri insegnanti ed i compagni. A partire da ora continuerò nello studio perché i miei genitori lo hanno voluto. Ora seguo la corrente e vada come vada. Ma noi stranieri siamo fortunati perché in questa scuola ci sono docenti che ci aiutano per imparare bene la lingua italiana e quelle materie che abbiamo trovato molto difficili. Loro sempre ci aiutano e ci danno coraggio. E. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 55

57 LA SCUOLA E L ITALIANO TESTI E IMMAGINI Stavo sempre zitto Quando sono arrivato in Italia, avevo due anni e non parlavo italiano. Vivevo in un paesino sul mare vicino a Roma e ho imparato a parlare italiano grazie alle suore. Mia madre mi racconta che in quel periodo stavo sempre zitto, non dicevo mai niente; poi pian piano ho capito che dovevo parlare. La mia lingua materna era lo spagnolo e avevo imparto a parlare in questa lingua; poi mi sono bloccato e ho dovuto ricominciare da capo. Adesso con mio padre parlo quasi sempre lo spagnolo e con mia madre mescolo un po e un po. Ma quando penso, penso in italiano, anche quando mi capita di andare in Perù. Se mi dovessi definire, direi che sono un immigrato peruviano venuto qui in Italia, figlio di immigrati. Parlo italiano, ma non mi sento italiano al cento per cento. Henry Flores, detto Mauricio in M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos, Roma 1998 Lingua madre Tornata in Somalia, in mezzo a quel caravanserraglio di parole, sbocciò la mia lingua madre. Prima viveva nascosta in qualche angolo della mia gola senza uscire mai. Per anni si è vergognata e ha avuto paura. La prima lingua che ho parlato è stata l italiano, ma tutte le ninne nanne e le canzoncine erano in somalo. Ero molto confusa da piccola. Ma era un bella confusione; saltellavo come un grillo da una lingua all altra e mi divertivo come una matta a dire a mia mamma cose che il droghiere non potesse capire. E stato bello, molto bello, poi è arrivata la scuola e ha cambiato tutto. Lì mi dicevano: Voi non parlate, fate i versi delle scimmie. Non si capisce nulla, siete strani. Siete come i gorilla. All epoca ero piccola e i gorilla, che sono animali splendidi, mi facevano un po paura per via della loro stazza. Non volevo essere un gorilla. Avevo constatato che la pelle nera non si poteva cancellare, quella me la dovevo tenere. Ma almeno sulla lingua potevo lavorarci. Avevo quattro o cinque anni. Non ero ancora un africana orgogliosa della sua pelle nera. Non avevo ancora letto Malcom X. Quindi decisi di non parlare più somalo. Volevo integrarmi a tutti i costi, uniformarmi agli altri. E gli altri allora erano tutti bianchi come le neve. Non parlare la mia lingua madre divenne il mio modo bislacco di dire amatemi. Igiaba Scego, La mia casa è dove sono, Rizzoli,

58 Un bambino venuto da un altro pianeta Il mio primo giorno di scuola è stato un momento indimenticabile. Tutti i miei compagni mi osservavano da cima a fondo, come se fossi atterrato da un altro pianeta. Non conoscevo una parola di italiano; tutto sommato, fu il francese, che conoscevo abbastanza bene, a salvarmi dal completo mutismo. La mia prima sensazione fu di una gioia immensa Imparai velocemente l italiano; studiai a memoria le coniugazioni dei verbi; memorizzai le poesie di Leopardi, anche se non ne capivo il significato. In due anni superai la prova della quinta elementare. Ma non furono sempre rose e fiori. La storia dell ombrello scomparso dalla mia scuola portò il sottoscritto subito sulla lista dei sospettati. E chi poteva rubare un ombrello, se non il bambino marocchino appena arrivato? Non ero stato io, ma già l opinione pubblica di quella piccola scuola aveva individuato il nuovo capro espiatorio per tutti i successivi mali. Fu una brutta esperienza che mi fece pensare e pensare. Khalid Chaouki Salaam, Italia! Aliberti, Bologna 2005 E tu? Hai fotografie della scuola nel tuo paese di origine? Scegli una foto e descrivila. 57

59 ATTIVITA LIVELLO A1 A2 Grammatica Verbi modali potere, dovere, volere Pronome di luogo ci Alternanza tempi verbali presente / passato / imperfetto Lessico espansione lessicale Scheda 1 Parlare Scheda 2 La mia scuola in Scheda 3 Un confronto LIVELLO A2 B1 Grammatica costruzione con quando costruzione impersonale (si + verbo) comparativi Lessico ricerca di sinonimi Scheda 4 La mia scuola in Italia 58

60 Scheda 1 PARLARE Leggi a pagina 56 il testo Stavo sempre zitto e rispondi alle domande. In quale lingua aveva iniziato a parlare Henry Flores? Perché a due anni stava sempre zitto? Quale lingua parla adesso? In quale lingua pensa? Leggi a pagina 56 il testo Lingua madre e rispondi alle domande. In quale lingua ha iniziato a parlare Igiaba? In quale lingua ascoltava ninna nanne e canzoncine? Quale lingua parlava con la madre sino ai cinque anni? Perché dice che la scuola ha cambiato tutto? Perché Igiaba ha smesso di parlare in somalo? Quando Igiaba ha ripreso a parlare in somalo? Leggi a pagina 57 il testo Un bambino venuto da un altro pianeta e rispondi alle domande Come si sentiva visto dai compagni Khalid il primo giorno di scuola? In quale lingua iniziò a parlare a scuola? Khalid racconta di una brutta esperienza a scuola. Quale? E tu? Quali lingue conosci? Quale hai parlato per prima? Come è per te imparare l italiano? Racconta. 59

61 Scheda 2 LA MIA SCUOLA IN Descrivi la scuola che hai frequentato nel tuo paese di origine. Ti diamo alcune domande come traccia per la tua esposizione. Come si chiamava la scuola? Per quanto tempo hai studiato lì? Come era l edificio? Era una scuola grande o piccola? Quanti alunni la frequentavano? Era vicina o lontana da casa tua? Con quale mezzo andavi a scuola? Come erano le aule? Che cosa c era nelle aule? C erano aule speciali? Quali? Quali erano le tue materie preferite? Come erano i tuoi voti? 60

62 Scheda 3 UN CONFRONTO Ricorda La mia scuola è grande. La mia scuola in Romania è più grande di quella in Italia. La mia scuola in Romania è meno grande di quella in Italia. Fai un confronto tra la tua scuola in Italia e quella che hai frequentato nel paese di origine. Quali sono le differenze? Ti diamo una traccia, con alcune domande, per organizzare la tua esposizione. Quali differenze ci sono nell edificio e nelle attrezzature della scuola? Ci sono materie diverse? Quali? E simile o differente il rapporto con i professori? E con i compagni? Quali altre differenze hai visto? Quali sono le cose che ti piacciono della scuola in Italia? E quali invece non di piacciono? Completa le frasi. Con i compagni, mi piace quando Non mi piace quando Con gli insegnanti, mi piace quando Non mi piace quando Nello studio ho trovato facile Ho trovato difficile Per imparare l italiano mi ha aiutato Mi trovo in difficoltà con l italiano quando 61

63 Scheda 4 LA MIA SCUOLA IN ITALIA Rispondi alle domande. Perché hai scelto proprio questa scuola? Chi ti ha consigliato? Come immaginavi i compagni? E i professori? Come ti sentivi prima di iniziare la scuola? Ti ricordi il primo giorno in cui sei venuto? Chi sono le prime persone che hai incontrato? Come ti sono sembrate? Che cosa speravi di trovare in classe? Che cosa hai trovato? Ci sono insegnanti che per te sono stati speciali? Quali? Come ti senti adesso a scuola? Ci sono differenze rispetto alle tue prime impressioni? Raccogli ora le tue risposte e prepara un testo per raccontare come è stato per te l inizio della scuola in Italia. Scegli anche, tra quelli indicati nei riquadri, il destinatario e lo scopo del tuo testo. 1. Scrivo a un parente o a un amico caro che è rimasto al mio Paese e gli racconto della mia esperienza a scuola in Italia. 2. Scrivo a ragazzo del mio Paese che sta per venire in Italia, gli racconto la mia esperienza e gli spiego che cosa troverà qui. 3. Scrivo a un mio insegnante e racconto come è stato per me venire a scuola qui. Gli spiego anche che cosa mi serve adesso per imparare meglio l italiano. 4. Scrivo ai miei compagni di classe per spiegare ciò che ho provato quando sono venuto in questa classe e come mi sento ora con loro. 62

64 RICORDI 63

65 LA NOSTRA ANTOLOGIA Quando ero piccola Quando ero piccola mi piaceva giocare con i miei fratelli e con i miei cugini. Quando andavo a scuola la mia professoressa era sempre arrabbiata con me perché diceva che sempre chiacchieravo con una bambina della classe e quando non volevo stare a lezione io scappavo con mio fratello. Poi quando pioveva ci piaceva giocare fuori con la pioggia. Quando ero piccola stavo con i miei parenti. E ogni domenica andavamo a casa dei miei nonni, facevamo giochi con le carte oppure prendevamo la canna da zucchero e la davamo ai nostri parenti e mangiavamo insieme. Ai miei cugini piaceva fare una piccola casa sull albero e lì giocavamo alle carte o dormivamo al pomeriggio. Mi piaceva giocare sulla strada perché per noi bambini era più divertente giocare con le macchine che passavano sulla strada. C. Giocavo tutti i giorni Quando ero piccolo giocavo tutti i giorni a calcio e a carte. Io e miei amici facevamo sempre gli scherzi e ridevamo dei nostri genitori. Quando ero piccolo 1 o 2 volte ha bevuto la vodka e il vino rosso con mio nonno. Quando avevo 4 o 5 anni dovevo aiutare in casa mia nonna. Da bambino avevo i capelli biondi, ma dopo sono diventati castani. D estate andavo al mare tutti i giorni con mia famiglia. Quando ero piccolo non bevevo acqua frizzante. Da bambino vedevo i cartonianimati in tv. Giocavo sempre con la neve con gli amici. Io ero molto inquieto, come dice mia madre. S. Mio nonno aveva due cavalli Quando ero piccola, fino ai due anni sono stata a casa con mia madre. Quando ho compiuto due anni sono andata all asilo. Non avevo fratelli e per questo mia madre faceva tutto quello che volevo io. Quando sono cresciuta, d estate andavo da mia nonna con mia cugina. Tutte le vacanze stavamo dalla nonna. A quei tempi c era anche nostro nonno che ci amava tantissimo e ci portava sempre i dolci. Mio nonno aveva due cavalli, uno bianco e uno nero - non me lo ricordo ma ho visto le foto - e mia mamma mi racconta sempre come mio nonno mi metteva sul cavallo bianco. Amavo tanto mio nonno, e ogni sera lui mi teneva sulle ginocchia e mi raccontava cosa faceva quando era giovane. Adesso mio nonno è fra gli angeli e quando lo ricordo mi arrivano le lacrime agli occhi. Quando io e mia cugina eravamo dai nostri nonni facevamo degli scherzi. Mi ricordo che una volta siamo rimaste a casa da sole, abbiamo preso le galline e gli abbiamo spruzzato il deodorante sotto le ali. Abbiamo fatto tanti scherzi belli, ma mia mamma non si è mai arrabbiata con noi: ci diceva 64

66 che non andava bene così ma non ha mai urlato. Quando facevamo questi scherzi avevamo 6 o 7 anni tutte e due, forse anche di meno. In inverno andavamo sempre da nostra nonna come d estate. Faceva freddissimo e c era tantissima neve. E noi giocavamo tutto il giorno e di sera eravamo tutte bagnate. Nostra nonna ci puliva i vestiti e li metteva ad asciugare. Quando ho compiuto 7 anni ho cominciato la scuola; mi piaceva tantissimo e mia madre era contenta perché andavo bene. Sono cresciuta e non facevo più degli scherzi perché volevo studiare. Quando andavo da mia nonna, non mi portava più nessuno i dolci perché non c era più mio nonno, ma era bello comunque. R. Ero simpatico Quando ero piccolo, mangiavo molto, dormivo tanto e anche giocavo con la mia famiglia, con i miei nonni e le mie nonne: per loro ero simpatico. Amavo la mia famiglia, tutti giocavano con me. Quando ero piccolo mi piaceva giocare con la neve; non mi piaceva quando pioveva perché non potevo uscire, dovevo stare in casa e piangevo perche non potevo uscire fuori. Quando faceva caldo andavo in piscina per fare il bagno Da bambino avevo capelli biondi, bevevo tanto latte tutti i giorni, mi piaceva il latte che mi portava mia nonna. Qualche volta mangiavo anche la carne di pollo e di maiale, anche la carne di mucca; mi piaceva mangiare tante cose buone G. Io ero cattivo Quando ero piccolo io ero cattivo. Mi piaceva fare degli scherzi che non piacevano alle persone. Ero anche un saggio nella scuola e volevo rispondere a tutte le domande. Alcuni oggi mi dicono che ero impossibile. Ma io credo che quello che io facevo era del tutto naturale e non premeditavo niente. Quando avevo 5 anni, ed eravamo in Bolivia, è nata la mia sorella. Dopo di questo ci siamo trasferiti in Mexico. Un paese molto bello di cui mi sono piaciute tanto la cultura e la cucina. Ho sempre studiato a casa e così diciamo che mi è risultato un po più facile perché non mi mancavano tanto gli amici che avevo. Dopo 4 anni in Mexico, quando avevo già 12 anni, con tutta la mia famiglia ci siamo un altra volta trasferiti, questa volta a Puerto Rico, una isola paradisiaca nei Caribi. Molto piccola, ma bellissima e con climi diversi. Andavo a prendere il sole sulla spiaggia almeno 5 volte al mese e rimanevo là tutto il giorno. 65

67 Dopo 3 anni siamo andati a Sacramento, in California. Abitavamo in un paese molto bello, o diciamo meglio, non era un paese ma una campagna. Era molto bello perché andavo sempre in mountain bike. In verità mi è piaciuto. Ma comunque mi ero stancato della campagna, perché ho abitato in città e mi stanco quando non faccio niente in campagna. L. Uno scherzo Quando io ero piccolo ero un bambino molto timido e tranquillo, mi piaceva giocare con i ragazzi più grandi di me perché tutti mi dicevano che ero un ragazzo molto simpatico. Un giorno mi hanno detto di fare uno scherzo a un nostro amico: lo scherzo era di mettergli il dentifricio sulla faccia. Abbiamo aspettato che si addormentasse e gli abbiamo fatto lo scherzo, poi ci siamo addormentati tutti. Il giorno dopo il ragazzo si è svegliato dicendo: Chi mi ha fatto questo, che esca che l uccido! poi ha cominciato a piangere e noi avevamo riso tanto che anche lui si è messo a ridere. Dopo un po è arrivato l allenatore e ha detto: Tutti fuori a correre senza la maglietta! abbiamo fatto più di 15 chilometri correndo, siamo arrivati fino alla spiaggia, abbiamo fatto il bagno e ci siamo messi a giocare con la sabbia per fare un castello; dopo un ora abbiamo finito il castello e è arrivato il ragazzo al quale avevamo fatto lo scherzo e si è buttato sopra il castello, lo ha distrutto e ha detto: Per quello che mi avete fatto questa mattina e tutti ci siamo messi a lanciargli sabbia. A. Ero carina e anche un po pazza Quando ero piccola abitavo con la mia famiglia e avevamo la casa grande. Andavo a scuola, avevo tanti amici. A me piaceva giocare a calcio, ero bravissima. Avevo una migliore amica (del cuore) che si chiamava Nida e studiava con me; poi se ne è andata in un altro paese. A me mi è mancata tanto, però avevo le altre amiche che sono simpatiche con me. Ero brava in matematica e in inglese. A me piaceva mangiare ero grassa di più di adesso mi piaceva la frutta. Una frutta che mi piaceva tanto, più di tutte, era il mango. Mi piaceva la pizza, poi anche il riso saltato, perciò ero grassa. Quando tornavo di scuola giocavo con la mia sorellina che si chiama HIRA, è molto carina e allora aveva due anni. Mi ricordo più o meno il mio compleanno, quando avevo 5 anni, e abbiamo fatto una grande festa. Il pomeriggio abbiamo fatto la festa in casa poi di sera siamo andati a mangiare fuori in un ristorante con tutta la mia famiglia. Poi non mi ricordo più; secondo me da piccola ero carina e anche un po pazza. H. Sono nato nel mezzo dell inverno Io sono nato nel 1988 a Risita, una piccola città vicino alle montagne. Sono nato nel mezzo dell inverno e mia madre pesava 86 kg perché aveva mangiato tanto durante il tempo in cui era 66

68 incinta di me. Per colpa del ghiaccio che c era in terra aveva anche un piede rotto. Nel giorno in cui sono nato mio padre è stato così felice che fossi un maschio e non una donna che ha preso mio nonno e sono andati a bere in ogni bar della città. Dopo la mia nascita, quando mia madre si è svegliata è venuta a cercarmi. I miei genitori, essendo tutti e due bruni come capelli, sono andati a cercarmi tra i bambini con i capelli bruni; io ero invece tra i bambini biondi. Quando sono nato pesavo 4,7 kg e tutte le infermiere hanno detto che ero il più grande bambino che avevano visto da tempo. Il nome Emanuel me l ha dato mia madre e Radu mia nonna. E. Quando sono nato Sono nato nel 1990 all ospedale di Manila. Quando sono nato i miei cugini sono venuti all ospedale per visitarmi. Ero piccolino, ma grasso e con la pelle di colore marrone. La mia mamma quasi fino a un anno mi ha allattato tutti i giorni. Poi quando avevo due anni bevevo il latte da solo. Quando ero piccolino piangevo sempre perché non sapevo che cosa dovevo fare. Quando avevo 4 o 5 anni i miei genitori dicevano che ero un bravo bambino. Ora che ho quattordici o quindici anni loro dicono che sono come un gatto cattivo. Mi chiamo Angelo perché angelo è un nome religioso. A. Bionda e con gli occhi neri neri Io sono nata il 9 Febbraio 1990 alle 4 del pomeriggio. Mio padre è arrivato con un bouquet grande di fiori; quando finalmente sono uscita dalla pancia di mia madre i fiori erano morti tutti, perché il travaglio è durato molto. Mia madre non aveva sufficiente latte per me, e per questo mi ha allattato per tre giorni una donna che era in ospedale. Quando ero piccola io stavo sempre tranquilla e non piangevo. Ero grassa, bionda e avevo gli occhi neri neri. La mia pelle era tutta bianca. Mi piaceva stare con mio padre perché mi faceva coccole e mi comprava i dolci. Il mio nome Madalina viene da quello del mio padrino piccolo. M. Sembravo un angelo Era la notte del venti di Dicembre 1988: era il primo giorno della mia vita. I miei parenti dicono che piangevo sempre quando ero piccola anche quando festeggiavamo il mio battesimo. La mia pelle era chiara. I miei parenti dicono che sembravo un angelo, ero carina e bella. Mi dicono che quando volevano farmi ballare e cantare chiedevo sempre i soldi prima di fare qualcosa. Le mie cugine erano gelose di me perché ero sempre al centro dell attenzione. Mi dicono sempre quanto ero carina quando ero una bambina, che sono cambiata perché non sono così carina come prima. Il mio nome Nely Grace è venuto dal soprannome di mio padre, Nilo, e di mia madre, Nila, e Grace significa grazia di Dio. N. 67

69 La mia casa La mia casa in Ecuador mi piaceva; la casa era molto grande, aveva il giardino, una cucina, cinque camere, un bagno e la terrazza. Il giardino era molto grande: aveva delle piante e anche i frutti; a noi piaceva mangiare guardando la tv; sempre io e i miei amici andavamo in terrazza a giocare, a mangiare o a far qualche cosa. La mia camera mi piaceva tanto; ascoltavo sempre la musica e suonavo la mia chitarra, quasi sempre guardavamo i film. La cucina era molto grande, ma il bagno era piccolo. M. Abitavo in una villa La mia famiglia è di 5 persone, io, mamma, papà, e due fratelli. Mia madre ha capelli neri, occhi castani, è magra, alta, ha 35 anni, è molto simpatica; lei lo sa come si parla con una persona quando è triste. Papà ha capelli biondi, occhi castani, è alto, magro, ha 38 anni, ha il pizzo. Il papà non è molto diverso di mamma, anche lui lo sa come si parla con i figli. I miei fratelli sono gemelli, uno ha capelli castani, l altro ha capelli biondi, hanno 8 anni. Loro sono diversi, hanno un carattere diverso. Questa è la mia famiglia, loro sono la mia vita. In Romania abitavo in una periferia, non in un appartamento ma in una villa. La mia casa era formata da un corridoio, da sinistra 3 camere da letto e un bagno. Avanti c erano un grande soggiorno, 2 balconi piccoli, anche una terrazza molto grande. La mia casa in Romania è molto luminosa, posso dire moderna. Nel mio giardino ho piantato tanti fiori ma anche tanti alberi. La mia casa è la più bella del mondo. S. Nel mio letto Io abitavo nella casa dei miei nonni. La casa era grande, aveva 3 camere da letto, 2 bagni, una cucina e un salone grandissimo. In più avevo la mia camera, che era la mia preferita. Aveva un letto piccolo per una persona però era molto comodo, le pareti erano di colore giallo. Avevo il giardino in cui mia mamma piantava piante e legumi. Adesso queste cose le fa la mia nonna. Qui non ho il giardino, invece ci sono i parchi per ricrearmi e divertirmi con i miei amici o quando esco con mia sorella più piccola. Vorrei andare in Romania per aiutare mia nonna, ma anche per dormire ancora almeno una notte nel mio letto. I. La mia casa nelle Filippine Le case nelle Filippine sono diverse rispetto a quelle in Italia. La nostra casa nelle Filippine è come una villa qua in Italia però più grande, oppure le case qua in Italia sono come appartamenti 68

70 nelle Filippine. Le case nelle mie paese sono più o meno uguali, belle e grandi. Nella nostra casa c erano cinque camere, un grande soggiorno, due bagni, una cucina, due terrazze. Mi piaceva la mia camera nelle Filippine perché facevamo tante cose con i miei compagni di classe e con i miei cugini. La nostra casa qua in Italia è un po piccola perché quella casa non è nostra. Però io sono soddisfatta della nostra casa perché stiamo tutti insieme e siamo tutti felici. R. Costruita due anni fa La mia casa nelle Filippine era normale, non molto grande e non molto piccola. Aveva due piani. Aveva una cucina, una grande sala, due bagni, due terrazze, una terrazza nel primo piano e un altra terrazza nel secondo piano. Aveva anche cinque camere, una camera nel primo piano e quattro camere nel secondo piano, e un piccolo giardino. Avevo la mia camera. Adesso mia nonna e mio zio stanno nella nostra casa. La nostra casa è stata costruita due anni fa. B. Sono venuta dallo Sri Lanka In Sri Lanka è molto bello. Mi piaceva tanto. Ci sono tante montagne, il mare è bellissimo. Noi andavamo in vacanza con i nostri amici. Là vive mia nonna che è molto gentile. Mi piace molto. Abita là anche mio zio. Lo Sri Lanka e l Italia mi piacciono molto, entrambi i paesi sono molto carini. In Italia c è la neve, è molto bella. I miei amici in Sri Lanka sono molto bravi. Anche qua gli amici mi aiutano molto. Quando io sono arrivata in Italia ho scritto una lettera per la mia migliore amica. Lei si chiama Keshala, è molto bella. Mi dispiace molto non vederla. Ogni giorno io la ricordo. Adesso io studio qua. Mi piace molto la scuola. K. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 69

71 RICORDI TESTI E IMMAGINI La Terra di Punt Io sono stata poco in Somalia. Ci passavo le estati e poi sono rimasta lì un anno e mezzo. Frequentavo la scuola italiana del consolato. All inizio la Somalia non me la immaginavo proprio. Per me era come Marte o qualche pianeta sconosciuto agli umani. Mi immaginavo un paese pieno di omini rossi che camminavano a schiere come i militari durante le parate. Ma la realtà della Terra di Punt è stata ancora più straordinaria. Non ho mai visto tanti animali liberi come in quella terra lontana. Gru, babbuini, capre, cammelli, falchi, galline, faine, termiti, dik dik. Ma il fatto più straordinario era l importanza che si dava alle storie. Raccontare una storia non era mai una perdita di tempo. Si imparava, si sognava, si diventava adulti, si tornava ad essere bambini. La sera a casa di mia zia si raccontavano storie di iene selvagge e donne furbe, uomini coraggiosi e astuzie magiche. Adulti e bambini stavano insieme ad ascoltare e a raccontare. Igiaba Scego, La mia casa è dove sono, Rizzoli, 2010 Un giorno Mi piacerebbe un giorno tornare in Marocco e trovare una bella teiera con tè pieno di menta, magari con dei dolci tipici. Poi gente che si siede per terra a mangiare insieme nello stesso piatto. Queste cose si stanno perdendo a poco a poco, ma quando io sono partita era ancora così. Il Marocco mi piace e mi manca però non tornerei a vivere là perché la situazione politica non mi piace. Non ci sono pari diritti per le donne. I benestanti lì vivono molto bene, ma c è troppa differenza tra ricchi e poveri. Qua invece un ricco e un povero possono abitare nella stessa isola (quartiere) oppure fare lo stesso viaggio. In vacanza in Marocco invece ci tornerei molto volentieri. Per me ora il Marocco è un paese come tutti gli altri. Non mi sento di nessun paese, neanche italiana. Devo ancora trovare me stessa perché ho vissuto in diverse culture, ma non mi sento legata a nessuna in particolare. Sifli Ilham in M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos, Roma

72 E tu? Hai immagini, foto o disegni della tua famiglia e del tuo paese? Scegli una foto e descrivila. 71

73 ATTIVITA LIVELLO A1 Grammatica verbi, passato prossimo, imperfetto concordanza tempi verbali Lessico nomi aggettivi Scheda 1 Paesi e ricordi Scheda 2 Ricordi di famiglia Scheda 3 Quando ero LIVELLO A2 B1 Grammatica costruzione con Quando ero Lessico ricerca di sinonimi Scheda 4 Il gioco dei ricordi 72

74 Scheda 1 PAESI E RICORDI Leggi i testi di pag 70 e rispondi. A quale Paese attuale corrisponde la Terra di Punt nel testo di Igiaba Scego? Quando Igiaba andava in Somalia? Come si immaginava la Somalia all inizio? Che cosa c era di straordinario nella Terra di Punt? Perché era importante raccontare storie? Che cosa Sifli Ilham ricorda in particolare del Marocco? Ora tocca a te. Ricorda con i cinque sensi (gusto, odorato, tatto, vista, udito). Mi ricordo la prima volta in cui ho mangiato (un cibo che ti è particolarmente piaciuto). Mi ricordo quella volta in cui ho sentito (un odore, un profumo, una puzza). Mi ricordo quando ho toccato Mi ricordo il giorno in cui ho visto Mi ricordo quando ho ascoltato 73

75 Scheda 2 RICORDI DI FAMIGLIA Immagina queste foto come i ricordi di due amiche. Quali momenti e persone della loro vita potrebbero rappresentare? Quanto sei alto?... Sono alto

76 Scheda 3 QUANDO ERO Ricorda Quando ero piccolo, andavo alla casa dei miei nonni. Quel giorno sono andato alla casa dei miei nonni. Scrivi un testo per raccontare di te da piccolo. Come traccia ti diamo alcune domande. Quando eri piccolo con chi abitavi? Dove abitavi? Con chi giocavi? Dove giocavi? Qual era il tuo gioco preferito? Che cosa ti piaceva fare? Quali erano i tuoi cibi preferiti? E quali le cose che non volevi mangiare? Come eri di aspetto? Che cosa dicono di te da bambino i tuoi parenti? C è qualche episodio di te bambino che i tuoi parenti ti hanno raccontato (un capriccio, uno scherzo, un fatto buffo, un incidente )? Scrivi un testo per raccontare della tua nascita. Come traccia ti diamo alcune domande. Che cosa ti hanno raccontato i tuoi genitori del giorno in cui sei nato? Che stagione era? Che tempo faceva? C erano altri parenti vicino a tua madre? Chi? Come eri di aspetto? A chi somigliavi? Chi ha deciso il tuo nome? Perché ti chiami così? 75

77 Scheda 4 IL GIOCO DEI RICORDI Scegli una carta e racconta i tuoi ricordi. Primo giorno di scuola Un tuo compleanno Incontro Un giorno felice - Come ti sentivi? - Chi c era con te? - Che cosa hai fatto? - Com era la maestra? - Una persona che non ti saresti aspettato di incontrare. - Una persona che ti è piaciuta. Un giorno triste Scherzo Regalo Fortuna - Uno scherzo che hai fatto. - Uno scherzo che ti hanno fatto. - Scherzare tra amici. - Il regalo più bello che hai ricevuto. - Un fatto fortunato che ti è successo. - Una vincita. - Un pericolo scampato. Un tuo oggetto caro Cibo disgustoso Gita Sogno - Come è fatto? - Come l hai avuto? - Perché ti è caro? - Il cibo più disgustoso che hai mai mangiato. - Una gita scolastica. - Una gita con gli amici o con la tua famiglia. - Un luogo visitato. - Un sogno strano o divertente che hai fatto. 76

78 PROGETTI PER IL FUTURO 77

79 LA NOSTRA ANTOLOGIA La mia vita la vivo io Oggi mi sento integrato molto bene qui perché ho perso le paure che avevo, ho cambiato molti pensieri: adesso non ho più paura di quello che possano dire gli altri, alla fine la mia vita la vivo io quindi devo essere libero di far ciò che voglio, sempre con dei limiti. Dopo tutto questo sono arrivato ad alcune conclusioni. Voglio diventare qualcuno di importante per far vedere agli altri che anche se sono straniero o extracomunitario posso farcela senza problemi perché non ci sono limiti se uno vuole superarsi. Il mio obiettivo è diventare una grande giornalista: so che la strada per arrivare al mio sogno sarà difficile ma so che ce la farò se ci metto impegno e se ho l aiuto delle persone che mi vogliono bene davvero e che mi vogliono veder trionfare. Un altro obiettivo della mia vita è quello di aiutare la mia famiglia in tutti i modi possibili senza ricevere niente in cambio perché l unica cosa che mi può riempire di gioia è vederli sorridere e pieni di allegria. Penso che la mia vita sarà piena di ostacoli e di trionfi che mi faranno maturare in una società difficile. G. Come un libro Per me la vita è come un libro. Io sono la scrittrice. Per adesso ho finito un capitolo che era la mia vita nelle Filippine. Adesso ho iniziato un nuovo capitolo che riguarda una nuova storia della mia vita, con tutti i problemi che arriveranno. Con questo voglio seguire il mio sogno più importante: diventare una grande cuoca filippina-italiana. C. Cosa farò da grande Quando ho finito nelle superiori, ho deciso di trovare un lavoro perché vorrei studiare all Università. Non voglio far pagare i miei genitori per i materiali che mi servono. Voglio studiare con l uso dei miei soldi perché i miei genitori hanno tanti cose che devono pagare. 78

80 Quando avrò i soldi, prenderei il corso di Chimica all Università perché mi piace tanto questa materia. Il mio corso adesso è Liceo Scientifico Tecnologico; per forza dobbiamo andare all Università perché quando abbiamo finito con questo corso non abbiamo il titolo. Io sono contenta nel corso che ho scelto perché vorrei andare all Università. R. Come sarò tra 10 anni Tra 10 anni avrò 27 anni. Prima di questo tempo finisco la scuola e compro una macchina. La fortuna, alla quale ho sempre creduto, mi sorriderà. Vincerò al lotto, erediterò una grossa somma o mi sposerò con una miliardaria. Viaggerò dappertutto e dormirò solo in hotel lussuosi. Ma non sarò mai altezzoso e mi dimostrerò sempre generoso con chi mi sta vicino. Sosterrò un progetto umanitario e farò donazioni considerevoli pur di portare avanti i miei ideali. I giornali mi soprannomineranno «il miliardario dal cuore tenero»! In alcune foto apparirò con il mio portafortuna: uno specchietto rosso decorato con stelle dorate. Andrò a lavorare con mio padre solo una volta al mese. Comprerò un elicottero e un aereo personale. Poi diventerò una star. Troverò nuovi animali su Marte. S. Girerò l Europa Il trascorrere della mia vita da adesso fino al 2019 sarà una cosa diciamo molto piacevole. Prima penso in finire la scuola e magari questo anno o il prossimo compro una macchina. Dunque, prima di tutto sto pensando in trovare un lavoro subito per avere soldi e cosi essere un poco indipendente dei miei genitori. Finita la scuola sarebbe bello trovare un lavoro facendo quello per cui ho studiato. Ma prima di trovare un lavoro fisso devo realizzare il mio sogno di girare l Europa in sacco a pelo e magari fare un piccolo corso di Inglese per potere fare l insegnante, cosi vado nei Paesi poveri e faccio l insegnante di inglese; nello stesso tempo nelle ore libere faccio il turista. 79

81 Questo solo per un piccolo spazio di tempo. Dopo essere ritornato al Paese dove penso di abitare, trovo un lavoro fisso in informatica e mi compro una casa e una macchina. Magari trovo anche una ragazza per sposarmi. Ma comunque tutto questo è un sogno, un bel sogno! L. I miei prossimi dieci anni Quando avrò venticinque anni, mi piacerebbe avere tutte le cose che voglio. Ma prima di tutto voglio finire i miei studi e poi andrò a lavorare. Voglio lavorare in un ufficio con il computer. E quando ho abbastanza soldi voglio aprire un piccolo computer shop e nella mia vita personale voglio avere una casa di colore rosa. Quando il mio principe arriverà voglio sposarlo ma non subito, forse dopo due o tre anni che l ho conosciuto bene. Ma per me è meglio aiutare prima la mia famiglia e poi sposarmi. Voglio andare in tutto il mondo ma anche nelle Filippine perché ci sono tanti luoghi che io non ho ancora visto e poi voglio andare a Castello di Corea dove fanno la mia preferita novella coreana. C. Voglio pensare a cosa faccio adesso Adesso sono ancora piccola per pensare a cose grandi come un lavoro o l università. Adesso sto facendo la scuola superiore, studio informatica nell istituto tecnico ITIS MATTEI di San Donato Milanese. Mi piace quello che faccio e non penso al mio futuro. Lascio che tutto venga da sé. Devo studiare ancora 2 anni in questa scuola, poi voglio andare anche all università ma non lo so ancora che università voglio fare. Quando ero piccola volevo fare l attrice, ma penso di cambiare idea perché è un po difficile arrivare. Adesso penso che aprirò un asilo particolare perché mi piacciono molto i bambini. Ho tanti pensieri ma sono indecisa. Adesso voglio divertirmi e vivere la vita perché è solo una. Non posso pensare a cosa farò dopo l università. Io voglio pensare a cosa faccio adesso, non tra 5 o 10 anni. R. 80

82 Farò la giornalista In futuro io andrò all università e studierò giornalismo per fare la giornalista di Economia Politica. Mi piacerebbe studiare lingue per fare i commenti per la tv e dare delle informazioni a quelli che non le sanno. Prima volevo studiare Informatica però, siccome vado male in Fisica e Matematica, penso che dovrei studiare di più ma non so quale è il problema per cui vado tanto male in queste materie. Non sarà che la mia testa è ben chiusa? Io capisco l italiano però poi faccio i compiti e sono quasi sempre in dubbio. Però studierò moltissimo in questo quadrimestre, mi impegnerò di più per potere diventar quello che voglio io e i miei genitori: essere una brava professionista quando sarò grande. Mi piacerebbe fare la giornalista perché quando ero in Ecuador leggevo delle riviste di Economia politica del mio paese e ho capito che c è il debito estero. Questo debito estero è un grave problema nel mio paese perché lo Stato deve pagare un debito agli Stati Uniti. Però non possiamo finire di pagare quel debito, perché ogni anno dobbiamo dare gli interessi che via via aumentano e così con la crisi economica non possiamo finire di pagare. Per questo prima io vorrei finire la scuola e poter andare all università, poi mi piacerebbe imparare le lingue straniere per viaggiare molto e conoscere tante cose di questo mondo. K. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 81

83 PROGETTI PER IL FUTURO TESTI E IMMAGINI Da grande Da grande mi piacerebbe molto fare il musicista, è la mia passione; poi mi piace anche la filosofia e, come alternativa, potrei fare l insegnante di filosofia. Anche perché sarei un professore abbastanza diverso rispetto a quelli che circolano normalmente nelle scuole. Tanto per cominciare seguirei di più i ragazzi che hanno problemi, che non rendono più di tanto per qualche motivo. Quando io mi rivolgo a un professore perché ho un problema, mi sento rispondere allo stesso modo: Studia! Scusi, professore, ma non riesco a capire qui sul libro Devi studiare. Grazie per l aiuto, professore. Pablo Gutierrez in M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos Roma 1998 Anch io canto l Italia Domani sarò una donna importante quando aiuterò il mio paese. Formerò la mia persona qui nella mia seconda patria alla quale devo ciò che sono e ciò che sarò. Non dimenticherò ciò che mi hai dato, Italia! E poi la mia gente vedrà che non si emigra solo per lavorare e rinchiudersi Come ricci nella propria ignoranza. Ho assimilato di te, Italia, le idee di libertà, giustizia, uguaglianza, almeno nei libri di storia. Allora, anch io sono l Italia. Fatima, Marocco in M.C. Patuelli, Verso quale casa, Bologna, Giraldi,

84 E tu? Chi vorresti essere? Hai foto o disegni delle persone che ammiri? 83

85 ATTIVITA LIVELLO A1-A2 Grammatica futuro prossimo costruzione con dalle alle forma di cortesia con Lei Lessico nomi (professioni e luoghi di lavoro) aggettivi Scheda 1 Il mio lavoro Scheda 2 Che lavoro fa? LIVELLO A2 B1 Grammatica condizionale presente Lessico ricerca di sinonimi Scheda 3 Tra dieci anni Scheda 4 I miei progetti 84

86 Scheda 1 IL MIO LAVORO Leggi l intervista e compila la tabella. Il mio lavoro mi piace moltissimo. Lavoro con una stilista di moda. Lei disegna nuovi capi d abbigliamento: vestiti, gonne, pantaloni, camicie. Io taglio le stoffe e cucio a mano o a macchina. Fra qualche anno aprirò il mio laboratorio e diventerò una stilista famosa. Il mio orario di lavoro è dalle 9 alle 17 tutti i giorni tranne la domenica. Guadagno circa 1600 euro al mese. Tipo di lavoro Progetti per il futuro Orario di lavoro Stipendio Completa l intervista con i dati del riquadro. Ho studiato informatica e adesso mi occupo di.. Guadagno abbastanza bene, in genere almeno. euro al mese. Non ho un, cioè lavoro. Le ditte mi chiamano quando hanno bisogno, e io lavoro anche di sera, alla domenica e nei giorni di festa. L anno prossimo... Tipo di lavoro: installare e riparare computer Progetti per il futuro: aprire un computer shop Orario di lavoro: non orario fisso, su appuntamento Guadagno: 2000 euro circa 85

87 Scheda 2 CHE LAVORO FA? Ricorda tu, seconda persona singolare Lei, seconda persona sing. (forma di cortesia) Che lavoro fai? Qual è il tuo orario di lavoro? Che lavoro fa? Qual è il suo orario di lavoro? Scegli una foto e prepara le domande per intervistare la persona rappresentata riguardo al suo lavoro. Rivolgi le domande a un tuo compagno (usa la forma di cortesia). Ricordati di indicargli la foto della persona che intendi intervistare. 86

88 Scheda 3 TRA DIECI ANNI E tu, come immagini il tuo futuro? Completa le frasi. Tra dieci anni - Abiterò - La mia casa sarà - Ogni giorno, quando tornerò a casa - La mattina, quando mi sveglierò - La mia famiglia sarà - Come lavoro farò - Nel tempo libero di solito andrò - Avrò - In estate e durante le vacanze andrò Raccogli e organizza le tue risposte in un testo. Aggiungi anche altre informazioni. 87

89 Scheda 4 I MIEI PROGETTI Quali sono i tuoi progetti? Completa le frasi, spiega i tuoi progetti e racconta che cosa stai facendo per raggiungerli. I miei progetti Che cosa farò - oggi pomeriggio - domenica prossima - questa estate - l anno prossimo - quando tornerò al mio Paese - finita la scuola superiore - quando lavorerò - quando prenderò il primo stipendio - quando avrò abbastanza soldi - quando conoscerò una persona che mi piace 88

90 TRA QUI E LA 89

91 LA NOSTRA ANTOLOGIA Devo stare un po lontano per capire il mio Paese Quando ero in Egitto ho pensato nella mia fantasia che l Egitto era una paese brutto o di merda come dicono i ragazzi italiani e volevo lasciarlo ma quando sono arrivato qua ho capito un'altra cosa, cioè che l Egitto è la madre del mondo e che quando voglio capire come é il mio paese devo stare un po lontano. Anche l Italia è bellissima e ho visto qua delle cose che non ho visto mai in Egitto, come le antichità romane e le montagne ecc. e ho conosciuto persone di tutto il mondo e questa é una cosa bellissima perché cosi noi vediamo come sono gli altri Paesi, la loro cultura e sappiamo come fanno le feste. Ho passato in Italia la festa di Natale e di Pasqua; sono state veramente bellissime, ma ero triste perché le ho passate da solo. Non sono tanto fortunato, vero? M. Non ho più motivi per ridere Di tutto ciò che ho lasciato indietro, quello che mi manca di più è la vita sociale che avevo. Nel mio paese conoscevo tante persone, avevo tanti amici, uscivo tutti i fini settimana, ridevo, qua in Italia, conosco soltanto le persone che studiano insieme a me, non ho nessun amico, e uscire è diventato un sogno, e non ho più motivi per ridere. Però comunque non sono più pentito di essere venuto in Italia, so anche che devo sopportare questa cosa, e che presto non esisterà più nei miei giorni. In Italia è molto difficile fare l amicizia, le persone sono molto chiuse, non si ha l opportunità di conoscere nuove persone. Sono un po diffidenti, e si preoccupano troppo per la carriera, dimenticandosi della vita personale, amorosa, mentre in Brasile le persone sono un po più comunicative, aperte alle nuove amicizie, ecc. Comunque non voglio dire che gli Italiani sono cattivi e i brasiliani sono buoni, voglio dire che sono culture diverse, e che ci vuole un po di tempo per abituarsi. G. Quando sei in un altro Paese ti manca il tuo A dicembre sono tornato in Romania, non volevo più tornare in Italia. Sono stato lì 2 mesi, ho visto tutti i parenti, ho visti tutti gli amici,volevo iscrivermi a scuola lì, ma non ho potuto Adesso mi sento bene, ho degli amici, ho tutto è cosi bello rivedere la propria città dopo qualche mese fuori dal tuo paese. Fra 2 mesi, quando finirà la scuola, me ne andrò di nuovo nel mio Paese. Fino adesso non apprezzavo la Romania, invece adesso mi sembra il più bel paese del mondo perché quando sei in un altro paese ti manca il tuo. Adesso non trovo neanche una difficoltà qui. La lingua la conosco grazie a questo corso di lingua. M. 90

92 La mia vita Il mio hobby è stato ed è ancora danza: in Ucraina ho studiato danza per 9 anni. Ora racconto qualcosa della mia vita: sono nata da una famiglia normale, come hanno tutti, però, quando avevo tre anni, i miei genitori si sono separati. Quasi tutto il tempo sono stata con mia nonna e mio nonno. Quando avevo 9 anni mia mamma è partita per l Italia. Dopo 3 mesi lei si è sposata con un uomo anche lui ucraino. Dopo qualche tempo ho scoperto che qui c era una piccolissima sorella: mia mamma non mi aveva detto che avevo una sorella perché aveva paura che io pensassi che lei mi lasciava. Con mia sorella abbiamo quasi 10 anni di differenza, però io sono stata felicissima di avere una sorella. Quando avevo 14 anni mia mamma è arrivata in Ucraina nelle vacanze con mia sorella e con il mio nuovo papà. Nel 2007 sono arrivata in Italia e adesso sono felice perché vicino a me c è mia mamma e le persone che amo. I. Il viaggio che forse non è come lo desideravo Prima di iniziare a studiare in Italia, sono venuta in una vacanza da mia madre che lavorava qui da quasi 4 anni. La prima impressione era che lo stile di vita dei romeni e quello degli italiani si assomigliavano solo che parlavano un altra lingua. L anno scorso quando sono arrivata qui per sempre e ho iniziato la scuola, ho realizzato che tutto ciò che pensavo in quella vacanza erano solo i miei pensieri. E vi dico anche perché: è vero che l Italia, sul piano economico è molto più avanzata della Romania, però per quello che riguarda la mentalità, l educazione e il rispetto lascia a desiderare. Questo lo vedo nei miei compagni che non sanno rispettare la loro persona, non diciamo del rispetto per gli insegnanti. Per me, come straniera, è molto difficile studiare e non ho solo la difficoltà di studiare, ma anche di parlare e anche di imparare ad abituarmi al loro stile di vita. Spero di avere un diploma qui in Italia, come avranno i miei compagni ma spero anche di non scordare il rispetto che ho imparato da bambina in Romania. Ho deciso di restare in Italia, ma il mio cuore resterà per sempre nel mio paese, penserò sempre ai miei amici, al loro calore, rispetto e all intensità di come vivono la loro vita. A. Resistere è la parte più difficile A volte, circostanze impreviste ci costringono a rivoluzionare i nostri progetti. Può capitare a tutti, in ogni parte del mondo ed è successo anche a me. Ecco la mai situazione. Nel 2007 nel mio paese, El Salvador, io e i miei genitori abbiamo cominciato a essere minacciati da parte della mafia. Ogni mese chiedevano a mio padre dei soldi. 91

93 Quando lui è stato licenziato, non poteva più continuare a pagare e, siccome loro sapevano già tutto di noi, ad esempio dove io studiavo, dove lavoravano i miei genitori e dove abitavamo, ci controllavano dappertutto. I miei genitori prima avevano deciso di andare negli Stati Uniti, ma poi molte persone ci hanno detto che in Italia c erano molte opportunità di lavorare e di ottenere la cittadinanza. C era scritto anche su un articolo del giornale. Quando siamo venuti in Italia, il 21 aprile 2008, abbiamo incontrato tante difficoltà, perché non sapevamo la lingua e non conoscevamo nessuno. Pian piano abbiamo cominciato a conoscere delle persone che ci hanno aiutato. Abbiamo chiesto aiuto anche alla Caritas; ci hanno detto che potevamo chiedere asilo politico. L abbiamo chiesto e hanno detto che dovevamo aspettare qualche mese, per sapere una risposta. Mia madre, in questo tempo, per guadagnare soldi più in fretta, ha cominciato a fare la badante con una coppia di anziani e così imparare l italiano. Mio padre ha cominciato a lavorare solo per qualche ora al mese, quando lo chiamavano per fare qualche trasloco. Io ho cominciato a fare un corso d italiano, per poter frequentare la scuola, che ho iniziato a settembre. Al principio è stato difficile abituarmi, ho avuto anche delle crisi di ansia e problemi psicologici, che mi impedivano di respirare, stavo male e poi svenivo. Adesso la coppia di anziani è morta, mia mamma è disoccupata e mio padre continua a fare solo qualche oretta. La Caritas, un mese fa, ci ha detto che dobbiamo chiedere un altro appuntamento per l asilo politico. L abbiamo fatto e adesso stiamo aspettando una risposta. Quando ero in El Salvador, il mio sogno era di lavorare nella pubblicità. Là frequentavo la scuola superiore. Quando sono arrivata in Italia, la mia paura era di non poter andare a scuola, perché mi hanno detto che senza i documenti non si poteva. Poi, siamo andati alla Caritas e mi hanno mandato all ITSOS Albe Steiner. Adesso mi sembra di essere sulla strada per realizzare il mio sogno, perché questa scuola mi permetterà di lavorare nella pubblicità. Però, c è un problema: siccome non stanno lavorando, i miei genitori hanno deciso che se non trovano lavoro al più presto ce ne andiamo in un altro paese, magari negli Stati Uniti, e quindi io non potrò frequentare più questa scuola. Io mi sento con un piede dentro e uno fuori: da un lato vorrei rimanere qua, dall altro, se i miei genitori vanno via, io vado con loro. Io, intanto, continuo a studiare, prendo dei buoni voti a scuola; ogni tanto esco con degli amici. Penso che sia l unica cosa che mi aiuta a dimenticare un po la situazione, e ho la speranza che qualche giorno riusciremo a sistemarci. So che è difficile pensare così a volte chiedo a me stessa se vale la pena andare avanti con questa vita, a volte solo vorrei scappare ma c è sempre una piccola voce, che mi dice di non arrendermi, di non crollare, di essere forte anche se tutto va male e di continuare a credere che c è Uno che mi guarda lassù. 92

94 L unica cosa che so è che il passato è passato e io appartengo solo al presente, a questo momento, ai miei sogni: diventare una professionista, avere una famiglia, tornare almeno per le vacanze al mio paese e rivedere i miei amici, i miei zii, i miei cugini, tutti. Voglio dedicare questo discorso a: tutte le persone che si sentono rifiutate, tutte le persone che si sentono disconnesse con i loro parenti e il loro Paese, tutte le persone che piangono da sole, tutte le persone che si sentono sole, ma, soprattutto, a tutti i cuori rotti, a quelli che nascondono il dolore, a quelli che non trovano un posto a cui appartenere, a quelli che il prezzo di un documento converte in fuggitivi, a quelli che non hanno ancora perso la fiducia, questo discorso è dedicato a me! R. TESTI PRODOTTI NEI LABORATORI DI ITALIANO L2 ISTITUTI PARTECIPANTI AL PROGETTO NON UNO DI MENO 93

95 TRA QUI E LA TESTI E IMMAGINI Il mio Paese Fino a qualche tempo fa mi interessavo molto del Perù, leggevo, mi tenevo informato attraverso la TV. Mia madre specialmente mi aggiornava su quello che succede là. Scrivevo ai miei parenti, telefonavo spesso. Sono stato in Perù quattro volte in questi anni e ogni volta ero contento di partire, rivedere i miei nonni, i miei parenti. Poi quando sono tornato l ultima volta ho avuto un problema con la polizia militare e ho cercato di distaccarmi il più possibile dal Perù. Almeno per i prossimi dieci anni voglio proprio starci lontano. E forse un giorno, quando mi sentirò pronto, tornerò in Perù, ma solo per vedere chi è rimasto vivo della mia famiglia. L unico contatto che adesso mi è rimasto con il Perù è la sua cucina. Spesso mia madre prepara piatti peruviani. Il mio piatto preferito è arroz con leche, un dolce fatto di latte e riso. Henry Flores in M. C. Martinetti, R. Genovese, Vengo da lontano, abito qui, Adnkronos, Roma 1998 Ritorno in India Nella tasca dei jeans ho questo biglietto. Andata e ritorno, Milano-Madras. Che almeno ci sia un ritorno! Come sempre, voglio e non voglio. Fino all ultimo non so che cosa deciderò di fare. Vivere nel dubbio e nel rimpianto sta diventando la mia specialità. Finalmente decolliamo e mi sento più leggera In me la cancellazione dell India è avvenuta nel tempo. Alla domanda: Sei italiana? senza esitazioni rispondevo: I miei sono indiani. Loro, non io. Io che mi stiravo i capelli come Michael Jackson; io che usavo creme di protezione totale nei mesi estivi e pensavo di rifarmi il naso in quelli invernali. Solo quando mi chiamavano negra, improvvisamente, ricordavo. E immediatamente volevo cancellare. Ciò che ferisce solitamente si rimuove. Gabriela Kuruvilla, India, in G. Kuruvilla, I. Mubiayi, I. Scego, L. Wadia, Pecore nere, Laterza, Roma

96 Somala o italiana? Credo di essere una donna senza identità. O meglio con più identità. Mi sento somala quando: 1. Bevo il tè con il cardamomo, i chiodi di garofano e la cannella; 2. recito le 5 preghiere quotidiane verso la Mecca; 3. mi metto il dirah (abito somalo); 4. profumo la casa con l incenso; 5. vado ai matrimoni in cui gli uomini si siedono da una parte ad annoiarsi e le donne dall altra a ballare, divertirsi, mangiare. insomma a godersi la vita; 6. mangio la banana insieme al riso, nello stesso piatto, intendo; 7. cuciniamo tutta quella carne con il riso o l angeelo (una specie di focaccia); 8. ci vengono a trovare parenti dal Canada, dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dall Olanda, dalla Svezia, dalla Germania tutti sradicati come noi dalla madrepatria; 9. parlo in somalo e mi inserisco con toni acutissimi in una conversazione concitata; 10. guardo il mio naso allo specchio e lo trovo perfetto; 11. soffro per amore; 12. piango per la mia terra straziata dalla guerra civile; 13. faccio altre 100 cose Mi sento italiana quando: 1. faccio una colazione dolce; 2. vado a visitare mostre, musei, monumenti; 3. parlo di uomini con le amiche; 4. vedo i film di Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Roberto Benigni ; 5. mangio un gelato con stracciatella, pistacchio e cocco; 6. mi ricordo a memoria tutte le parole del 5 maggio di Alessandro Manzoni; 7. sento per radio e Tv le canzoni di Gianni Morandi; 8. mi commuovo quando guardo il mio ragazzo negli occhi; 9. critico come una iena il governo, il sindaco, l assessore ; 10. gesticolo; 11. piango per i partigiani troppo spesso dimenticati ; 12. canticchio sotto la doccia; 13. faccio altre 100 cose Igiaba Scego, Salsicce, in G. Kuruvilla, I. Mubiayi, I. Scego, L. Wadia, Pecore nere, Laterza, Roma

97 Diventare italiani Io e mio fratello siamo diventati cittadini italiani perché figli minorenni di papà che a un certo punto aveva ottenuto la cittadinanza. Eravamo contentissimi. Potevamo votare, far sentire la nostra voce, la nostra pancia. Avere quel pezzo di carta ci faceva sentire più sicuri, non avevamo più paura di guardare le persone negli occhi. Se qualcuno osava dirci sporco negro, invece di incassare il colpo, rispondevamo a tono. Io e Moha ci rendevamo conto di essere più fortunati di tanti nostri coetanei. L Italia era ed è un paese che ha paura del cambiamento. La legge sulla cittadinanza ne è un esempio. Qui se sei figlio di migrante nato in Italia devi dimostrare di essere italiano, hai un anno di tempo per portare la tua documentazione, deve essere tutto in regola, residenze continuative e soggiorno dei genitori compresi. Igiaba Scego, La mia casa è dove sono, Rizzoli,

98 Le tre anime Sono un ragazzo di Capoverde. Sono un ragazzo d Italia. Direi 100 per cento di Capoverde e 100 per cento d Italia. Sembra una contraddizione, ma è solo la mia vita. Io di anime in verità ne ho tre: la bianca, la nera e la grigia. Quando ero a scuola, quella che predominava era la mia anima bianca. Scrivevo racconti legati alla storia italiana, mi ricordo quelli del Risorgimento, di Garibaldi. Volevo dimostrare a me stesso e a tutti che potevo essere uguale agli italiani e anche migliore perché conoscevo la loro storia, la geografia, la letteratura. Questa ricerca dell anima bianca ha ceduto il posto alla scoperta dell anima nera, delle mie isole, della mia Capoverde. Con il tempo ho capito che in me dominava il grigio: sì, la mia anima è anche grigia. Il grigio per la maggior parte delle persone è sinonimo di tristezza, malinconia, noia. Per me, invece il grigio è vita. Se uno ci riflette, il grigio è l incontro del bianco con il nero, è la fusione, la via di mezzo, comprende tutto. I.Mubiayi e I.Scego, Trastevere rap, in Quando nasci è una roulette. Giovani migranti si raccontano, Terre di mezzo, Milano

99 ATTIVITA LIVELLO A2-B1 Grammatica Verbi riflessivi Costruzione con Io penso che, credo che Lessico nomi aggettivi Scheda 1 Interessarsi Scheda 2 Come mi sento 98

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