La Povertà letta dai Centri d Ascolto Caritas

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1 La Povertà letta dai Centri d Ascolto Caritas I Numeri I dati elaborati dall Osservatorio Diocesano delle Povertà e delle Risorse raccontano di un aumento di richieste di aiuto pari al 13%. I Centri di Ascolto Caritas che operano sul territorio diocesano ad oggi seguono ed accompagnano stabilmente 518 nuclei familiari; il solo Centro di Ascolto Diocesano, nello scorso anno ha accompagnato 100 nuove famiglie, raggiungendo il numero di 746 persone. Nell intera diocesi invece, le persone che fruiscono di un sostegno alimentare sono 2986, 1500 nella città di Potenza, per lo più si tratta di famiglie con figli minori, nelle quali almeno uno dei 2 membri adulti è disoccupato. Oltre il 90% delle famiglie incontrate è italiano; gli stranieri risultano essere solo il 7,5% in controtendenza con la media nazionale. L età media delle persone che si sono rivolte alla Caritas per chiedere un aiuto è quella compresa tra i 44 ed i 54 anni, ma si registra un considerevole aumento tra i giovani compresi tra i 25 e i 34 anni (il 12% in più rispetto al 2015). È interessante notare come le donne siano le prime a chiedere aiuto per il proprio nucleo di appartenenza (55,6%), anche se nell ultimo anno la forbice rispetto agli uomini è diminuita: molti padri di famiglia, singoli e/o uomini separati/divorziati iniziano a recarsi con maggiore frequenza presso i Centri di Ascolto Caritas (oltre il 44%).

2 Le Fragilità Le famiglie con figli minori sono quelle che manifestano maggiori difficoltà, in molti casi non hanno alcuna forma di ingresso economico, anche se iniziano a svilupparsi problematiche rilevanti in relazione a famiglie unipersonali, composte prevalentemente da uomini soli e/o anziani. È possibile identificare una notevole differenziazione legata alla condizione reddituale: circa il 60% si attesta in una fascia di reddito insufficiente; il 35% è in regime di povertà assoluta (reddito 0); aumentano in maniera esponenziale anche le situazioni di indisponibilità economica straordinaria (circa il 6%) rappresentate per lo più da soggetti con una condizione lavorativa stabile ma impossibilitati a far fronte, in particolare, a spese sanitarie o legate a mutui e finanziamenti precedentemente contratti. Si comincia a delineare uno scenario di diffusione capillare del fenomeno Povertà, che non interessa più solo una fascia specifica di popolazione ma che ormai si sta integrando all intero tessuto sociale. La povertà, quindi, si sviluppa attraverso un progressivo impoverimento economico e sociale. I Bisogni Anche in diocesi, in linea con i dati nazionali, le persone accompagnate riportano pluralità di bisogni non solo legati a necessità materiali; si è registrata per esempio, una notevole crescita dei bisogni relazionali e familiari, oltre che un grande senso di isolamento e solitudine. L elemento più indicativo di ciò è lo sgretolamento delle relazioni familiari e amicali: Il 21% delle persone ascoltate è divorziato o separato; Il 20% ha problemi relazionali; Il 28,6% manifesta una quasi totale mancanza di reti relazionali.

3 Molto spesso inoltre, i bisogni relazionali si inseriscono in contesti individuali o familiari che presentano ulteriori fragilità. La scolarità dei nuclei accompagnati dai Centri di Ascolto, ad esempio, è molto bassa, più della metà delle persone accompagnate ha conseguito essenzialmente la licenza media, anche se nell ultimo anno si inizia a registrare un cambio di tendenza: aumentano i diplomati e i laureati (il 15% del totale), nonostante per paradosso, resti preoccupante il fenomeno dell abbandono scolastico di adolescenti provenienti da famiglie in grave difficoltà economica e sociale. La povertà educativa continua a crescere e sta assumendo carattere strutturale (circa in una famiglia su quattro). In uno scenario così diversificato l elemento che accomuna la maggior parte delle persone ascoltate è la mancanza di occupazione (circa l 82%). Dato interessante, inoltre, è la presenza di bisogni legati a problemi burocratici e amministrativi (quasi il 30%), delineando fragilità relative all esigibilità di diritti e/o a forme di sostegno previste da Enti pubblici e privati, in particolar modo a quelle riferite a problematiche socio/sanitarie, non a caso, il 22% rinuncia a visite specialistiche e cure mediche. Gli Interventi messi in campo In risposta alla rilevazione di una pluralità di bisogni i Centri d Ascolto attivi sul territorio hanno fornito risposte (relazionali e materiali), nel tentativo di personalizzare gli interventi di contrasto alla povertà e all emarginazione. Nello scorso anno l Osservatorio Diocesano ha censito 2433 interventi, messi in campo per e con le famiglie beneficiarie: Il 65% dei nuclei familiari è stato sostenuto con un aiuto alimentare Il 29% è stato orientato e accompagnato ai servizi del territorio

4 Per 7 nuclei su 10 le forme di sostegno materiale sono state implementate con sussidi economici destinati al pagamento di utenze, di spese scolastiche e all acquisto di alimenti freschi Circa il 23% ha avuto acceso a visite specialistiche gratuite presso l Ambulatorio Medico Solidale e ha fruito dei servizi dell Ambulatorio Farmaceutico Solidale Gran parte di questi interventi sono stati finanziati e supportati grazie ad uno stanziamento di risorse da parte della Caritas pari a circa , ulteriormente potenziato dalle risorse in capo a ciascun centro di ascolto parrocchiale. I percorsi possibili Il filo conduttore di tutti gli interventi strutturati è stato certamente rappresentato dalla promozione di relazioni di prossimità in grado di creare fattori di protezione per le famiglie, a partire dalla scoperta delle proprie risorse, al fine di metterle a disposizione della comunità. Si ritiene infatti, che solo affiancando sostegno materiale ed accompagnamento pedagogico, sia possibile offrire strumenti spendibili per un concreto contrasto all emarginazione sociale e alla povertà, non a caso, sono sempre più frequenti sperimentazioni di nuove forme di accompagnamento, in grado di contrastare l assistenzialismo e rimettere al centro L uomo, nel solco di un percorso educativo che veda sempre più coinvolta la comunità. Da circa un triennio presso il Centro Caritas Diocesana A Casa di Leo si sperimenta un nuovo percorso di strutturazione di comunità partendo dalla promozione dell agio familiare.

5 Per agio si intende proprio ri-partire dalla centralità dell uomo, dei suoi bisogni materiali ed immateriali. Con l aiuto di professionisti i nuclei familiari aderenti alla sperimentazione hanno arricchito i loro legami familiari, ri-scoperto il piacere della valorizzazione della propria identità, recuperando autostima si sono rimessi in gioco valorizzando al meglio ognuno le proprie risorse e mettendo a disposizione degli altri i propri saperi. Il risultato ad oggi è più che positivo: la qualità della loro vita è migliorata, hanno stretto legami relazionali forti, sono sussidiari e solidali, hanno sviluppato senso critico e voglia di partecipazione per la cura della cosa pubblica, ottimizzano le loro piccole risorse economiche tanto da avere abbattuto la richiesta d aiuto al 50%, svolgono attività di volontariato presso il Centro e vivono appieno lo spirito di una comunità che giorno dopo giorno si evolve e si amplia.

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