Le Parabole nei Vangeli
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1 Scuola Santa Dorotea - Lucca Anno Scolastico 2016/2017 LEZIONE DI RELIGIONE Le Parabole nei Vangeli a cura del Prof. Don Luca Giambastiani PARABOLA DEL SERVO SPIETATO Mt 18, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". 22 E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. 23 A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24 Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore 1
2 di diecimila talenti. 25 Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26 Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27 Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari, e afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29 Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30 Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. 31 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". 2
3 Perchè viene raccontata questa parabola? Alla domanda di Pietro: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?» (Mt 18,21) Gesù risponde con questa parabola per far scoprire la realtà della misericordia che Gesù viene ad offrire. Quella misericordia che Dio ci ha donato in modo impensabile e incommensurabile, e che noi siamo ora chiamati a esercitare nei confronti degli altri. Come viene raccontata questa parabola? La parabola è strutturata su tre incontri. Il primo tra il re e l'alto funzionario e il secondo tra questo funzionario e un suo collega. Dopo questi due incontri avviene il terzo incontro con il giudizio finale del re e l'insegnamento della Parabola. Nella parabola vengono così mostrati i punti comuni delle due vicende, ma anche e le differenze nell'atteggiamento tenuto dai tre personaggi della Parabola. La mancanza di misericordia determina la soluzione finale del racconto. Questa parabola è strutturata in questo modo INIZIO SVOLGIMENTO CONCLUSIONE 3
4 INIZIO - L'incontro del re con l'alto funzionario. L'espressione «gli fu condotto» lascia intravvedere che la situazione di partenza del funzionario regale è quella dello stato di arresto per il debito da lui contratto verso il sovrano. Il debito è quantificato in diecimila talenti, pari a cento milioni di denari. La specificazione è utile al contesto, perché gli ascoltatori sanno bene che due denari era la paga di una giornata di lavoro. Siamo quindi di fronte a un debito enorme, quasi inverosimile: diecimila era la somma più alta calcolabile al tempo, e il talento era la misura monetaria massima, quindi la somma è eccessiva, impossibile da risarcire. Per recuperare almeno in piccola parte 4
5 quanto gli era dovuto, il re ordina la vendita non solo dei beni del funzionario, ma anche dell'arredo di casa e, soprattutto, della moglie e dei figli. Quest'ultimo particolare colpisce sicuramente gli ascoltatori, dato che secondo il diritto ebraico una donna non poteva essere venduta, e un uomo poteva esserlo solo quando aveva commesso un furto e non aveva più nulla con cui restituire il maltolto. Colpisce inoltre il fatto che questo provvedimento non avrebbe comunque coperto il debito, dato che dalla vendita di uno schiavo si poteva ricavare al massimo dai cinquecento ai duemila denari: è evidente che l'ordine del re non mira tanto al recupero della somma che gli era dovuta. Di fronte a questa tragica situazione la reazione del funzionario condannato è quella di prostrarsi ai piedi del sovrano, umiliandosi e supplicandolo nel tentativo di commuoverlo: gli rivolge una richiesta di grazia, e l'accompagna con la promessa: «Abbi pazienza con me e ti restituirò tutto», che assomiglia più a un grido d'angoscia e di disperazione che a una reale intenzione e possibilità di saldare il debito. Il funzionario, nella sua situazione di uomo ormai finito, si gioca il tutto per tutto. Questo re reagisce commuovendosi, e non solamente libera il servo ma anche gli condona il debito (vedi la medesima espressione nella preghiera del Padre nostro: «rimetti a noi i nostri debiti»). Il re quindi risponde alla richiesta del funzionario in modo addirittura esagerato: non solo porta pazienza, come lo aveva supplicato il servo, ma con la remissione del debito passa dalla logica del diritto, che gli garantiva di poter pretendere il dovuto, a quella della misericordia. Viene così evidenziato il contrasto tra la crudeltà manifestata in principio e la bontà presente, che supera di gran lunga le stesse aspettative del funzionario debitore: e su questo contrasto si conclude la prima parte della parabola. 5
6 SVOLGIMENTO - L'incontro del funzionario con il suo collega. In seguito l'alto funzionario incontra un suo servo, forse un piccolo dipendente, che gli deve la cifra irrisoria' di cento denari. La reazione del funzionario è certamente imprevista: «afferratolo, quasi lo soffocava», e gli chiede il risarcimento totale e immediato del suo debito. Il piccolo funzionario presenta la sua supplica, esattamente parallela a quella che l'altro aveva portato al re, tanto che il testo utilizza addirittura le stesse parole: «sii paziente e ti pagherò». Ma la differenza è che qui la promessa potrebbe essere mantenuta, perché la cifra dovuta non è molto alta: basterebbe che il creditore avesse veramente solo un pò di pazienza. Eppure, l'incontro si chiude con un atto di crudeltà da parte di quest'ultimo: «lo gettò in prigione finché non avesse pagato». Qui non è possibile procedere alla vendita del debitore come schiavo, perché il suo debito è inferiore al possibile ricavato: il diritto in questi casi prevedeva infatti la carcerazione, per spingere i parenti al risarcimento o per obbligare il debitore a vendere i suoi beni. L'alto funzionario quindi agisce nei confronti del collega strettamente in base alle norme del diritto vigente, e così evidenzia il contrasto fra il suo atteggiamento legalmente 6
7 "crudele" e la misericordia che lui invece aveva sperimentata. CONCLUSIONE - Il giudizio del re Il re, venuto a sapere l'accaduto, si adira: «Chiamatolo gli disse: Servo malvagio...», e sottolinea con energia il motivo del suo rimprovero: «tutto quel debito io ti ho rimesso». La constatazione di quanto gli era avvenuto avrebbe dovuto spingere l'alto funzionario a un atteggiamento consonante nei confronti del suo sottoposto: «non dovevi anche tu avere misericordia del tuo conservo come io ho avuto misericordia di te?». Il fatto che ciò non si sia verificato è la ragione della successiva condanna da parte del sovrano: «Adiratosi il padrone lo consegnò ai torturatori finché non avesse pagato tutto il debito», lasciando così intuire la definitività di questa pena, 7
8 perché il debito dell'alto funzionario è impossibile da risarcire. IL MESSAGGIO DI GESU CHE TROVIAMO NELLA PARABOLA DEL SERVO SPIETATO Gesù annuncia la misericordia di Dio che viene in soccorso della vita umana. Egli chiede che questa logica venga assunta anche dai discepoli, diventando la mentalità con la quale ragionare in tutte le situazioni della vita, e non solo in qualche caso particolare. Infatti, la misericordia che Dio manifesta in Gesù deve diventare criterio di giudizio sia nella relazione con Dio sia nel rapporto con gli altri. Non è perciò una semplice raccomandazione che Gesù impartisce, bensì lo stimolo a prendere consapevolezza del perdono che Dio offre e che precede ogni nostra risposta. Chi è perdonato è così a sua volta in grado di perdonare e Gesù unisce costantemente questi due aspetti: il perdono ricevuto ci rende capaci di perdonare gli altri. La misericordia smisurata e incondizionata di Dio è motivo per perdonare i nostri fratelli. Il perdono va vissuto come riflesso del perdono accolto da Dio e come condizione di rapporti fraterni. La parabola si conclude con un comando che non concede facili scappatoie: «Dovevi perdonare anche tu». La misericordia che Dio concede incondizionatamente in suo Figlio diventa la «legge» del nuovo mondo che egli vuole instaurare: per chi la sperimenta 8
9 essa non è un optional, e nemmeno una ricompensa, bensì un «dovere», una «norma» che non ammette eccezione (per questo Gesù risponde a Pietro: «settanta volte sette», che significa sempre). Non attuare questo perdono significa autoescludersi dal regno di Dio, cioè esporre le proprie chiusure e i propri rifiuti al giudizio del Signore misericordioso. In questo senso va interpretato il «castigo» finale, che non è la vendetta di un Dio che non accetta che si disobbedisca ai suoi ordini, bensì è l'esclusione volontaria dall'amore di Dio. Anche l'esperienza ci insegna che chi non ama gli altri diventa incapace di amare se stesso e di lasciarsi amare, di cogliere i gesti e i segni d'amore che le persone e la vita gli offrono. Il perdono è capacità di restituire all'altro fiducia e speranza, e non la semplice cancellazione di un torto subito. Il perdono di Gesù consiste nell'aprire un futuro nuovo a chi gli sta di fronte, una possibilità nuova di riscatto e di dignità. Questo è il perdono da riservare ai nostri fratelli, che sono in debito con noi per una piccola somma, ridicola rispetto a quanto dobbiamo noi stessi a Dio. Luca riassume la qualità del perdono cristiano dicendo: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (6,36). La misericordia di Dio è chiamata ad attuarsi e a trasparire in tutti gli ambiti umani di vita, diventando lo stile delle nostre relazioni interpersonali. Il brano evangelico non riporta alcuna reazione di Pietro alla parabola e all invito di Gesù a perdonare settanta volte sette, cioè sempre. Ognuno di noi è chiamato come Pietro a rispondere personalmente con la misericordia a questa parabola. 9
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