III Domenica Avvento anno B

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1 III Domenica Avvento anno B Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (1Tess 5,16) Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, )) Venne un uomo mandato da Dio; il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: Tu, chi sei?. Egli confessò e non negò. Confessò: Io non sono il Cristo. Allora gli chiesero: Chi sei, dunque? Sei tu Elia?. Non lo sono, disse. Sei tu il profeta?. No, rispose. Gli dissero allora: Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?. Rispose: Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia. Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?. Giovanni rispose loro: Io battezzo nell acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Omelia (trascrizione da registrazione) Fratelli, siate sempre lieti Siate sempre lieti, oppure, ancora: Rallegratevi nel Signore, questa era l antifona d ingresso prevista dalla liturgia della Messa di oggi in realtà noi abbiamo iniziato con il canto, ma così recitava l antifona, citando un brano di san Paolo. L anima mia magnifica il Signore : questo era il Salmo che abbiamo proclamato, il grande cantico del Magnificat. Dunque, l invito è quello di imparare come si fa a essere nella gioia. Qual è il motivo di tutta questa gioia? Oggi ci viene chiesto di riflettere su questo: se noi imparassimo a ringraziare, potremmo trovare una via per la gioia, che non nasce dal fatto che va tutto bene, ma dal fatto che io imparo a ringraziare di ciò che mi accade. Cerchiamo di chiarire brevemente questo tema. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete Il motivo della capacità di ringraziare, quindi di arrivare alla gioia, viene dato, secondo me, da quella frase del Battista che, quando viene interrogato, risponde: C è in mezzo a voi uno che voi non conoscete. Provate a pensare a questa frase, collocata in quel contesto. Sacerdoti e leviti stanno chiedendo a Giovanni: Sei tu il 1

2 Messia? Dov è il Messia? Chi è? Come è? ; sono tutti agitati perché, ovviamente, stanno aspettando che finalmente la grande promessa di Dio arrivi a compimento. Dentro questa attesa, c è anche un attesa di effetti speciali da parte del Messia. Non riescono ad immaginare che il Messia arrivi in un modo normale, nella quotidianità. Arriva il Messia e deve avere tutta la parure delle semi divinità che arrivano sulla terra; insomma le attese erano del tipo che arrivasse con i lampi, cavalcando qualche cavallo alato. Giovanni, invece, risponde con una frase che all improvviso spiazza tutti: E già qui. La reazione è: Come: è già qui? Dove è? Non l abbiamo visto, non ci siamo accorti. E impossibile che non ci siamo accorti. Ma Giovanni afferma: E già qui. E già in mezzo a voi. Immaginatevi l interesse che questa risposta suscita all improvviso nelle persone che ascoltano questo annuncio. Tutti, probabilmente, si saranno guardati gli uni gli altri dicendo: Non sarà mica questo qui il Messia? Perché tutti, ovviamente, sono conciati male. E come se adesso voi veniste da me e mi chiedeste: Dov è il Messia? e io vi dicessi: E qui. Voi incomincereste a guardarvi intorno e chiedervi: Questo poveretto qui, non sarà mica il Messia? Possibile? Cioè: io non lo sono; quell altro no. Quindi nella logica delle persone che sono presenti parte una curiosità che diventa ricerca. Ma questa ricerca, ovviamente, ha effetti diversi. Da una parte ci saranno quelli che restano scandalizzati di un annuncio di questo genere: Come è già qui? Non è possibile! Non si può presentare senza preavviso. Se poi si intende riferirsi non solo alla presenza del Messia, ma addirittura alla presenza di Dio, peggio ancora. L idea è: Dio non si può avvicinare così tanto all uomo. Bisogna mantenere le distanze giuste, in modo tale che Dio sta là e io sto qua. Gli obbedisco, faccio il bravo bambino, faccio tutto quello che devo, ma, insomma, teniamo le distanze!. Quando, invece, Lui si avvicina troppo, molti si scandalizzano, perché pensano che Dio non può mischiarsi con l umano, altrimenti non è più Dio. Dall altra parte, oltre a quelli che si scandalizzano, ci sono quelli che, invece, restano affascinati da un annuncio di questo genere per fortuna, altrimenti non saremmo qui noi oggi - e hanno una reazione positiva: Ma come? Dio è venuto in mezzo a noi! Dio sta camminando con noi!. Quando gli apostoli annunciano il Mistero di Gesù di Nazareth, crocifisso e risorto, Signore del tempo e della storia, quello che esce dal loro cuore e dalle loro labbra è: Abbiamo toccato il Verbo della Vita! Lo abbiamo ascoltato! Ci abbiamo mangiato assieme!. E una reazione per cui da una parte dici: Ma come è possibile? e dall altra dici: Ah! Non è un sogno, non è utopia! E venuto qui. Ha condiviso la mia umanità. Ha condiviso tutto quello che sono, tutto quello che siamo. Dentro ogni situazione è possibile riconoscere la Sua presenza. Dunque questo annuncio: E già in mezzo a voi Colui che state aspettando scuote profondamente le persone che stanno attorno a Giovanni, ma, secondo me, è anche la chiave di volta per capire qual è l atteggiamento di fondo che dovremmo avere noi 2

3 costantemente nel corso della nostra vita per arrivare ad ottenere la gioia. Cioè la consapevolezza che è già presente in mezzo a noi il Signore. Il problema è che noi dobbiamo affinare lo sguardo per coglierlo, per vederlo, per riconoscerlo, perché sicuramente non sarà nelle modalità che noi ci aspettiamo. Spesso sarà là dove noi non penseremmo mai. Poche domeniche fa abbiamo letto un brano di Vangelo in cui Gesù diceva: Ero in carcere e siete venuti a visitarmi. Abbiamo sorvolato, facendo finta di niente. Ma a chi viene in mente che se vai in un carcere trovi Lui? Se vai in carcere trovi un branco di carcerati, di gente che ha combinato qualcosa di male e merita di stare lì. Perché dovrebbe venirmi in mente che incontro Lui? Invece, dentro ogni situazione, anche quelle che io non penserei mai, lì posso trovare Lui, posso riconoscere la Sua presenza. Capite che questo chiede di cambiare la testa, perché c è in giro, troppo frequentemente, una sorta di cristianesimo da eventi straordinari, che si basa e si costruisce interamente sulle cose extra rispetto alla vita normale. Ha bisogno di eventi extra, per cui arriva il Papa, c è un grande incontro, un meeting, e allora sì: Dai! Che bello, eravamo tanti!. Oppure si basa sulle situazioni eccezionali, vere e spesso presunte, in realtà; cioè su miracoli di varia natura, su veggenti di ogni genere - se proprio non c è un veggente ci basta anche un indemoniato basta che sia sbilenca questa situazione, basta che non sia ordinaria! Ecco: allora in quei casi si è tutti pronti, tutti attenti. Ma se passi una giornata normale, in cui hai semplicemente lavorato, hai fatto le cose che dovevi, hai colto ogni possibilità di fare bene quello che potevi, hai incontrato le persone e le hai guardate, ecco: non ci viene in mente che sia una giornata di quelle speciali. Invece Giovanni dice : State cercando il Messia? E già qui. E meno male che non è andato avanti, dicendo: Ha già 30 anni e fa il carpentiere. Perché a quel punto gli avrebbero dato del matto totale: Ma come? Il Messia che si mette a costruire i tetti delle case?. Invece questo era: l ordinario, la normalità. Il ringraziamento conduce alla gioia. Il Signore entra dentro questa normalità e la trasforma, la fa diventare il luogo della vera presenza. Io credo che, se noi imparassimo in chiesa durante le nostre celebrazioni, fuori potremmo capire molto di più come va vissuta e come si può vivere la vita. In fondo provate a pensare a che cosa facciamo ordinariamente quando ci troviamo alla Messa. Prendo questo esempio perché la nostra celebrazione si chiama Eucarestia cioè Ringraziamento. Siccome stiamo cercando di capire come il ringraziamento mi conduce alla gioia, questa situazione è certamente una di quelle che ci insegna qualcosa. Noi abbiamo appena ascoltato dei fratelli e delle sorelle che hanno letto e alla fine della loro Lettura hanno detto: Parola di Dio. E tutti, belli serafici, abbiamo risposto: Rendiamo grazie a Dio. Che bella cosa: Dio ci ha parlato! In realtà, però, noi abbiamo sentito la voce di un fratello o di una sorella. Cioè: quello che noi abbiamo ascoltato non era Dio in diretta ; era la voce di un fratello o di una sorella dentro la quale noi abbiamo sentito la voce di Dio. 3

4 Tra poco nella nostra celebrazione useremo pane e vino. Questo adesso è solo pane, ma tra poco diremo: E il Corpo di Cristo e tutti risponderemo: Amen, cioè: Ci credo, profondamente; so che Lui è qui, presente, in mezzo a noi, nella Sua realtà. Che cosa sarà accaduto? Sarà accaduto che avremo reso grazie su questo pane e su questo vino. E rendendo grazie per questi doni, avremo fatto sì che lo Spirito del Signore possa agire e trasformare questo pane e questo vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, Sua Presenza. Quindi, qualcosa che è semplicemente sostentamento biologico, pane che ci tiene in vita, diventerà sostentamento per la vita eterna, il Corpo del Cristo, che è dato per noi. Tra poco ci scambieremo il dono della pace, cioè scopriremo che per arrivare alla pace si può donare pace, pace che è Lui. Allora, dentro questa realtà della celebrazione che noi viviamo, nel nostro piccolo, abbiamo una serie di indicazioni che ci dicono: Guarda che qui non ci sarà il miracolo evidente, ma ci sarà, invece, il miracolo vero, cioè il miracolo del fatto che Dio parla, che Dio è presente, pur attraverso cose piccole e normali e quotidiane. In ogni cosa rendete grazie Se noi imparassimo a ringraziare, a rendere grazie per ciò che ci accade normalmente e quotidianamente, scopriremmo che lì c è la vera fonte di ogni gioia possibile. Perché il mio modo di entrare in relazione con le persone, con le situazioni, può mutare, se imparo a rendere grazie, se mi rendo conto che quel pane è dono, che quel fratello è dono, che dentro quella situazione Dio mi sta invitando a prendere posizione, che guardando quella persona che soffre posso intervenire, o semplicemente accogliendo l altro posso accogliere una presenza di Dio. Tutto questo dentro l ordinario, dentro la trama quotidiana, dentro il lavoro che facciamo povero lavoro: sembra che non centri nulla con la vita della fede, ma non è vero, in alcune cose è più grande di noi, ma spesso dipende da noi, dipende da tante nostre scelte. Allora, oggi l invito della Liturgia è: Siate lieti! Rallegratevi, perché il Signore è vicino!. Ma quel il Signore è vicino non è relativo solo a: manca una settimana a Natale sarebbe davvero riduttivo! Il Signore è vicino perché è già qui, è presente; mancano solo i nostri occhi per rendercene conto. Allora viviamo questa settimana cercando di trasformare questa vita così ordinaria in una vita che è consapevole della Sua presenza e della Sua realtà in mezzo a noi. Questa sarà l unica strada per arrivare a celebrare il Natale del Signore in un modo autentico e non nei tanti modi assurdi che normalmente ci circondano e che viviamo. Sarà davvero il rivivere la presenza del Signore in mezzo a noi, nella Sua carne, nella Sua umanità. Perché Lo vediamo già intrecciato dentro le cose che viviamo, dentro tutte le situazioni che attraversiamo. Bisogna imparare a rendere grazie. Cosa che non facciamo quasi mai. Noi, in genere, rendiamo grazie solo delle cose che vanno bene. Così sono capaci tutti, che scoperta! Dobbiamo imparare a rendere grazie di una giornata che magari è stata un disastro, 4

5 ma è stata una giornata, è stata vita. Magari non sono riuscito a rispondere come avrei voluto, ma è stata una giornata, intessuta della presenza di Dio. Imparare a rendere grazie di tutto, imparare a rendere grazie di quello che ci circonda, imparare a rendere grazie delle persone che incontriamo, è qualcosa che ci conduce alla gioia vera, perché così riconosciamo Lui, presente. Questa è la vera fonte della gioia. Chiediamo la grazia del Signore perché, intanto, ci aiuti a vivere questa Eucarestia consapevoli che Lui è presente in mezzo a noi. Ma uscendo di qui non deve venire meno questa consapevolezza: Lui è presente in mezzo a noi in mille modi e forme diverse e imparare a riconoscerlo è ciò che ci farà diventare persone felici. 5