21 marzo Supplemento a Scrittori Italiani Disegno di José M. Cantos Mansilla

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1 21 marzo 2015 AustriaAlexanderPeer BulgariaElinRahnev CroaziaSarahZuhra GermaniaNoraBossong ItaliaSilviaBre PoloniaKrystynaDąbrowska PortogalloAnaLuísaAmaral RomaniaRuxandraCesereanu SlovacchiaIvanŠtrpka SloveniaAlešŠteger SveziaEvaStröm SpagnaErikaMartínez SvizzeraDragicaRajčić UngheriaAndrásFerencKovács Supplemento a Scrittori Italiani Disegno di José M. Cantos Mansilla

2 a cura della Federazione Unitaria Italiana Scrittori Piazza Augusto Imperatore, Roma tel Progetto grafico e stampa VEAT Litografica snc info@veatlitografica.it 2

3 Giornata Mondiale della Poesia 21 marzo 2015 seconda edizione ore 20:00 - reading L Europa in versi Istituto Polacco Via Vittoria Colonna 1 - Roma Modera MariaIdaGaeta Direttrice della Casa delle Letterature Interventi musicali eseguiti da MicheleSganga Istituto Polacco di Roma Palazzo Blumenstihl 3

4 Austria ALEXANDER PEER Vive e lavora a Vienna. Fra i suoi libri di maggior successo si ricordano: Bis dass der Tod uns meidet (Limbus 2013) Land unter ihnen (Limbus 2011) Ostseeatem (Wieser Verlag 2008) e Herr, erbarme Dich meiner! (Edition Art & Science 2007), sullo scrittore Leo Perutz. Nato nel 1971 a Salisburgo, studia Germanistica, Filosofia e Scienze della Comunicazione. Molteplici le pubblicazioni in antologie e riviste letterarie. Scrive regolarmente contributi e reportage per riviste e giornali nazionali come Der Standard, Die Presse, profil, Wiener Zeitung ed è autore di trasmissioni per la radio di stato austriaca. È membro di circoli letterari come il P.E.N.- Club Austria, Podium e la Salzburger AutorInnengruppe. Attivo come lettore, insegna e organizza laboratori di scrittura. Numerose le presentazioni, come anche premi e riconoscimenti. Per informazioni più dettagliate: Traduzione di Ada Vallorani. Ph Wolfgang D. Muik 4

5 Der gleiche Oktober Die Äste ließen ihre geringgeschätzten Früchte fallen. Die Bäume schämten sich ihrer nackten Arme und diese brachen vor lauter schlechtem Gewissen. Die Schuld wurde unter dem Wald neu aufgeteilt. Jedem wurde zu gleichen Teilen der Herbst zugesprochen. In den Fenstern spiegelte sich die Sonne nur noch zaghaft. Sie hatte Angst vor der Nähe. Jeden Tag zeigte sie ihre Scheu und schob die Wolken vor ihre Strahlen. Die Parkbänke wurden lichter. An manchen Wochentagen saßen dort nur Erinnerungen. Schwer wuchsen Schatten über die Landschaft. Wir tranken Sturm im Bauch einer Laube, Wolljacken waren die Hüter unseres Wohlbefindens. Zugvögel verließen ihre Behausungen und flogen über uns hinweg südwärts. Wir saßen noch lange und tranken einen ewigen Abschied. Quello stesso ottobre I rami fecero cadere i loro frutti disdegnati. Gli alberi si vergognarono delle loro braccia nude e queste si spezzarono per la coscienza sporca. La colpa venne suddivisa in modo nuovo nel bosco. A ognuno venne ascritto l autunno in parti uguali. Nelle finestre si specchiava il sole ormai timido. Aveva paura della vicinanza. Ogni giorno mostrava la sua timidezza e spingeva le nuvole davanti ai suoi raggi. Le panchine si fecero più chiare. In alcuni giorni della settimana lì vi erano seduti solo ricordi. Le ombre crescevano pesanti sul paesaggio. Bevemmo tempesta nel ventre di un pergolato, giacche di lana erano i custodi del nostro benessere. Gli uccelli migratori lasciarono le proprie dimore e volarono via sopra di noi verso sud. Noi sedemmo ancora a lungo e bevemmo un eterno addio. Gegenwärtig Auf einem schönen Blatt Papier schreib ich ein hartes Wort, das leicht sich streckt und dehnt, im Weiß auskeimt und dieses schwärzt. Es steht ganz mühelos auf dieser Seite und hält bereit, für jeden, der es sieht, so viel von allem was er erlebte und vergangen sich nun gibt. Es weckt in mir, der ich in diesem Funken Zeit es schreibe, den müden Blick, der das Ereignete beäugt. Ich schreibe bloß ein klares Wort und spüre die Klopfzeichen meines Körpers. Ich kreise hier mit einer stumpfen Feder und wiege mein Gedächtnis. Ich rufe Dir bekannte Gesten nach, doch ist es nur das Bild von Dir, mit dem Gespräch ich suche. Vor diesem schönen Blatt gab es zum Ich ein Du und jetzt steht nur ein Abschied da. Presente Su di un bel foglio di carta scrivo una parola dura, che facilmente si stende e si dilata, germoglia nel bianco e lo tinge di nero. É scritto semplicemente su questo foglio e tiene a disposizione, per chiunque, che lo veda, tanto di tutto ciò che lui ha vissuto e ora soccombe al passato. Si desta in me, io che in questo sprazzo di tempolo scrivo, lo sguardo stanco, che scruta l accaduto. Scrivo soltanto una parola chiara e accuso i colpi del mio corpo. Volteggio qui con una penna spuntata e soppeso la mia memoria. Ti grido dietro gesti conosciuti, ma è solo l immagine di te, con il dialogo io cerco. Prima di questo bel foglio esisteva per me un te e ora vi è scritto solo un addio. 5

6 Bulgaria ELIN RAHNEV Elin Rahnev è un poeta, scrittore, drammaturgo e giornalista bulgaro. Nato il 3 luglio 1968 a Sofia. Si laurea presso l Università di Sofia San Clemente D Ocrida e più tardi si specializza in regia teatrale presso l Accademia Nazionale d Arte Drammatica nella classe del celebre regista bulgaro Krikor Azarian. Scrive per i quotidiani Il giorno (Денят) e Continente (Континент). Per quattro anni è caporedattore della rivista di letteratura e poesia Vitamina B. Dal 2000 al 2003 è drammaturgo principale presso il Teatro Nazionale Ivan Vazov, dove crea anche lo spazio scenico Teatro all ultimo piano. Dal 2006 al 2009 diventa drammaturgo principale presso il Teatro satirico Aleco Constantinov. Fondatore e sceneggiatore delle trasmissioni Cerchi (Televisione Nazionale Bulgara), Non-valido (BTV), Art traffico (Pro.BG), è anche autore nella trasmissione Panorama e nelle riviste Tema ed Ego. Autore delle raccolte di poesie Esisto (Съществувам), Sventolare il crocus (Развяване на минзухара), Ottobre (Октомври), Canela (Канела) e dei testi teatrali Fagioli (Боб), Flaubert (Флобер), La finestra di Ionesco (Прозорецът на Йонеско), Il cuculo (Кукувицата), Fan (Фенове), Test (Тест), Amore (Любов) ed altri. Le sue poesie e i suoi lavori teatrali sono stati tradotti in più di 20 lingue. Nel 1992 vince il primo premio del concorso poetico Veselin Hancev per la sua prima raccolta di poesie Esisto (Съществувам) e nel 1999 il premio Ivan Nikolov per Ottobre (Октомври). E' vincitore dei premi teatrali Ikar per la drammaturgia nel 1999 per Fagioli, nel 2003 per Fan e ha conseguito il premio Askeer per Test. Traduzione del Prof. Giuseppe Dell Agata. 6

7 BLUES 3 Тя се качва към къщата, ходила е да пазарува. В мрежата има праскови, спанак и ядки. Вгледала се е в стълбите и се качва полека. Сенките под очите й са гъсти и квадратни. В дъното на очите й има още някакви работи. Някъде през октомври стоим двамата, масата е кипнала от бутилки вино. Танцуваме в тебеширената стая. Пуснали сме си някаква плоча. Тя пее, танцува и пие почти едновременно. Сребристите й движения се катерят по стените. Аз малко се срамувам. Сутрин тя отива на работа. Качва се в един прозрачен тролей. Вътре мирише на бира и лавандула. Аз после отварям гардероба й. Гардеробът е пълен с импресии. Роклите й се полюшват. Имат си очи и рамене. Понякога треперят, все едно е студено. Аз се замислям за нея. Тя танцува в прозрачния тролей. У дома има два-три паяка. Тя винаги ги гали по муцуните. Стъгно й е. След това се поглежда в огледалото, остава в него няколко минути. Понякога, докато стои така, си мисля най-различни работи. Цялата се сгъстява. После си слага друга рокля на квадратчета и зелени портокали. Тази вечер е щастлива, но малко. Някакъв дъжд ни валя в Несебър. Аз я целувам по рамото. Тя влезе отсреща в книжарницата и си купи Езра Паунд. Докато я гледах как отива към книжарницата, се разцепих. Когато излезе, от косите й падаха цветни вадички. После, двамата продължихме нататък - някаква барманка много ни се зарадва и ни почерпи бира. Един път я снимах вкаменена до едно дърво. Отстрани по пейките седяха старци и четяха вестници. Отгоре пъшкаха облаците. Тя обаче се беше изправила на пръсти. Аз се притесних и не можах да я снимам добре. Тя се подхлъзна в себе си и се разплака. Тогава я ревнувах за първи път. Някакви деца излетяха край нас, качени на скейтбордове. Тя сега се качва към къщата, ходила е да пазарува. В мрежата има праскови, спанак и ядки. Вгледала се е в стълбите и се качва полека. Сега ще отключи вратата, докато си говори със съседката. Аз я чакам вече няколко минути и докато я чакам, си мисля как се качва по стълбите. Blues 3 Lei sale verso casa, è stata a far la spesa. Nella retina ha pesche, spinaci e noccioline. Ha fissato gli occhi sulle scale e sale lentamente. Le ombre sotto i suoi occhi sono fitte e quadrate. Nel fondo dei suoi occhi ci sono ancora altri pensieri. Da qualche parte in ottobre stiamo tutti e due insieme, la tavola trabocca di bottiglie di vino. Balliamo nella stanza di gesso. Abbiamo messo un disco. Lei canta, balla e beve quasi contemporaneamente. I suoi movimenti argentei si arrampicano lungo i muri. Io mi vergogno un tantino. La mattina lei va al lavoro. Sale su un autobus trasparente. Dentro casa c è odore di birra e di lavanda. Io poi apro il suo armadio. L armadio è pieno di impressioni. Le sue gonne dondolano. Hanno occhi e spalle. A volte tremano, come se facesse freddo. Io mi metto a riflettere su di lei. Lei danza sull autobus trasparente. In casa ci sono due o tre ragni. Lei li carezza sempre sui musini.e triste e trasognata. Poi si guarda allo specchio, e rimane in lui qualche minuto. A volte, finché sta così, penso a cose più diverse. Si raddensa tutta. Poi si mette un altra gonna a quadratini e aranci verdi. Questa sera è felice, ma poco. Una qualche pioggia ci ha sorpreso a Nesebăr. Io le bacio la spalla. Lei è entrata nella libreria di fronte e si è comprata Ezra Pound. Mentre la guardavo andare nella libreria mi sono scisso. Quando ne uscì le scendevano dai capelli rivoli di fiori. Poi abbiamo continuato oltre una commessa di un bar ci ha fatto molte feste e ci ha offerto una birra. Una volta l ho fotografata impietrita vicino a un albero. Di lato sulle panchine sedevano dei vecchi e leggevano giornali. In alto ansimavano le nuvole. Ma lei si era messa sulle punte dei piedi. Io fui turbato e non riuscii a fotografarla bene. Lei scivolò su se stessa e si mise a piangere. Allora fui geloso di lei per la prima volta. Alcuni bambini sfrecciarono accanto a noi sui loro skateboard. Lei ora sale verso casa, è andata a fare la spesa. Nella retina ha pesche, spinaci e noccioline. Ha fissato gli occhi sulle scale e sale lentamente. Ora aprirà la porta mentre parla con la vicina. Io la aspetto già da qualche minuto e mentre la aspetto, penso a come stia salendo sulle scale. Луна 7 Очарован съм, че съществуваш в тези времена. От всичките ти фобии и фиби.от всичките ти версии и вени.от цялата акустика на кожата. От сребърните нишки на въздишката. Отгланца на дъха ти и походката. Но как да бдя над теб и как да те опазя- от бури, нерези,вулкани.от всичките неправди на света. Все по-клиничен в своята самота аз нямам сили даже да изтлея. Аз нямам сили себе си да обновя. Да се затворя ли в паунова мъгла сега и там да чакам края. Или тъгата си по теб да пръскам по планини, сахари и сорбони.да мрат поетите сред кожата ти прясна искаш ти. Да гаснат непотребни,залезни тела. Там лорка спи. И другите, нали? Ще ме оставиш ли все още малко да се давя в нектара на напъпили луни. Да рея мръкналото тяло в поезията, римите. Поречията на сълзата ти да пея - за светли бъднини, за мощната просвета. един елин живял за нея Luna 7 Sono incantato dalla tua presenza in questo mondo. Da tutte le tue fobie e fibbie. Da tutte le tue versioni e vene. Da tutta l acustica della pelle. Dalle nicchie argentee del sospiro. Dal lustro del tuo alito e del tuo incedere. Ma come posso vegliare su di te e proteggerti da tempeste, verri, vulcani? Da tutte le ingiustizie del mondo. Sempre più caso clinico nella mia solitudine io non ho neppure forze per spegnermi. Io non ho forze per rinnovarmi. Che mi rinchiuda ora in una nebbia di pavone e che lì aspetti la fine. O che la nostalgia di te vada spruzzando per montagne, Sahara e Sorbone. Che muoiano i poeti tra la tua pelle fresca tu desideri. Che si spengano inutili, tramontati corpi. Là dorme Lorca. E gli altri, nevvero? Mi lascerai ancora un po annegare nel nettare di lune sbocciate. Che vaghi trascinando il corpo rabbuiato nella poesia, nelle rime. Che canti i bacini fluviali della tua lacrima per futuri radiosi, per una possente cultura. Un Elin che ha vissuto per lei 7

8 Croazia SARAH ZUHRA LUKANIĆ È nata in Croazia. Dopo gli studi classici, si è laureata in Letteratura all Università di Fiume. Ha lavorato come addetto stampa per il Teatro Nazionale di Spalato e ha collaborato con quotidiani e periodici occupandosi di critica teatrale. Nel 1987 si è trasferita a Roma dove tutt ora risiede. Dal giugno 2005 ha scelto di scrivere in lingua italiana e ha conseguito diversi riconoscimenti in alcuni importanti concorsi letterari. Dal 2006 collabora stabilmente con il settimanale Internazionale e partecipa ai progetti della Bottega Interculturale del Premio Solinas. Nel 2007 è stato pubblicato il suo primo romanzo Le lezioni di Selma (Libribinchi Edizioni) è stato decine di volte preso come tema per tesi di laurea e vari dottorati di ricerca sulla guerra e la condizione della donna. Suoi racconti, poesie, testi drammaturgici e articoli sono apparsi su varie pubblicazioni (Nazione Indiana, Internazionale, Lettera Internazionale, Lo Straniero Per la Scena, Ateniesi, Donneuropa, Accattone, El-Ghibli, Sagarana, Concorso Lingua Madre e vari siti web. Inoltre è responsabile per l'organizzazione eventi e partecipazione a bandi nazionali ed europei. Dal 2009 fa parte della Compagnia delle Poete. Coideatrice del progetto Strane Straniere e fa parte del Comitato Promotore di un CENTRO INTERCULTURA per Roma. Ph Dino Ignani 8

9 Hej ti ptico grabljivice Prepoznajem te ptico grabljivice Osjećam tvoje kandže kako grebu moje meso mlado mlado Zadihana si na mom podignutom reveru I ti nosi nosi tvoja jaja svakidašnje jadikovke Nije te briga za ustačca moje gladne djece Činiš mi se gotovo lijepa U tvom ženstvenom letu Preživljavam žvačući suho voće preostalo u staklenkama sretnijih trenutaka U borama vremena očajničkog i ustajalog Uzgajam koprive za prekriti moje tijelo zagađeno gradskom kaljužom Ne plačem Ne plačem Suze mi služe samo za zalijevanje isušenih uspomena Slike obitelji ne posjedujem Da bih čučnuo i slušao cviljenje moje nesretne djece Prepoznajem te ptico grabljivice Sakupljam tvoje perje veličanstveno koje ostavljaš za sobom između pritvorenih prozora I ne plačem I ne plačem Gledam pakleno sunce ravno u oči Pokrivam se pogrebnim plaštom Jedna peruanska paraca U zabludi da bi negdje drugdje sve bilo različito Ali ti bi me zasigurno pronašla I tamo u tuđini. Ljepota neće spasiti svijet, moj Giacomo Ljepota neće spasiti svijet, moj Giacomo Ostat će milosrdni sumraci između uzdisaja duša pezzentelle Blagost stropova gdje se ljuljaju stihovi poprečeni Kao povješano rublje nakon kiše Zaboravljeno i gotovo pepeljasto sivo Duge ograde Nijedan zdenac za krštenje pjesnika Pretvorbeni hod u tvojim stihovima Bez kupnje blaga Sa žuljom u sred djetinjastih grudi U tvojim i našim tišinama Proletjet će pastiri i trgovci već umorni od života Koji je samo presušeno jezero bez poezije Obeščašćena crkva bez mirisa tamjana Rim sveta zaštitnica same sebe ponudila ti se Raspuštenica i skromna Tako pričaju Počastimo ih mi vesela skupina duša poklonica Leopardija Ponudimo plišani jastuk za tvoje pjesme Moglu li se usuditi ja mušica koja je doletila iz daljine Sa strane Tibera one najljepše Baciti ruke oko tvoga vrata? Izmišljati da je moj Predsjednk postao mudar i neudoban pjesnik Pronaći utočište jedino to možemo Zaštititi se tvojim stihom to nam je dostupno Jedan dragi štit u dragim brodolomima. Uno scudo dolce nel dolce naufragar Ehi tu uccellaccio rapace Ti riconosco uccellaccio rapace Sento le tue unghia afferrare la mia carne fresca fresca Stai ansimando sul mio bavero innalzato E covi covi disgraziata coincidenza quotidiana Non hai cura delle boccucce dei miei figli affamati Quasi bella mi sembri Nel tuo volo elegante Per sfamarmi mastico la frutta secca rimasta nei barattoli dei tempi felici Nelle pieghe dell epoca sciagurata e ferma Coltivo ortica per coprirmi il corpo innestato dall inquinamento urbano Non piango Non piango Le lacrime mi servono per annaffiare i ricordi prosciugati Neanche le foto dei famigliari Per accucciarmi e udire il guaito dei miei figli infelici Ti riconosco uccellaccio rapace Raccolgo le tue piume maestose che tralasci tra le finestre socchiuse E non piango E non piango Guardo il sole cocente diritto negli occhi negli occhi Mi copro con il manto funerario Una paraca prehispanica peruviana E m illudo che altrove sarebbe stato diversamente Ma tu mi avresti trovata Anche là. La bellezza non salverà il mondo, Giacomo mio La bellezza non salverà il mondo, Giacomo mio Rimaranno crepuscoli misericordiosi in mezzo ai respiri dell anime pezzentelle Clemenza dei soffitti da dove dondolano versi trasversi Come panni stesi dopo la pioggia Dimenticati e oramai cenerini Balaustre lunghe Nessuna fonte battesimale per poeti Un camino di conversione nel verso tuo Senza comprare il tesoro Con una vescica in mezzo al petto fanciullesco Tra i silenzi tuoi e nostri Passeranno pastori e mercanti affaticati dalla vita Che è soltanto un lago prosciugato senza poesia Una chiesa sconsacrata senza odore dell incenso La Roma santa protettrice di se stessa ti spuntò davanti Squallida e modesta Così si narra Omaggiamola noi un gruppetto allegro d anime leopardate Per offrire cuscino felpato ai tuoi canti Posso io un piccolo moscerino di altrove Sulla riva del Tevere, quella più bella, Gettare le braccia al tuo collo? E far finta che il mio presidente è diventato un poeta saggio e scomodo Rifugiarsi, solamente quello possiamo Proteggersi con il tuo canto ci è permesso Uno scudo dolce nel dolce naufragar 9

10 Germania NORA BOSSONG Nasce nel 1982 a Brema e vive attualmente a Berlino. Studia antropologia culturale, filosofia e letteratura a Berlino, Lipsia e Roma. Le sue ultime produzioni comprendono il romanzo Gesellschaft mit beschränkter Haftung ( Società a responsabilità limitata, Hanser 2012) e la raccolta di poesie Sommer vor den Mauern ( Estate di fronte alle mura, Hanser 2011), per la quale è stata premiata con il Peter-Huchel-Preis. Inoltre scrive saggi ed articoli tra gli altri per i giornali ZEIT, TAZ e FAZonline. Ad agosto sarà pubblicato il suo romanzo su Antonio Gramsci, sempre per la casa editrice Hanser. Traduzione di Camilla Miglio Ph Rabea Edel 10

11 Leichtes Gefieder Vielleicht zu spät, als eine Krähe unsern Morgen kappt. Ein Schlag. Und ob sie fällt und ob sie weiterfliegt Ich frag zu laut, ob du noch Kaffee magst. Dein Blick ist schroff, wie aus dem Tag gebrochen. Es riecht nach Sand. Du fragst mich, ob ich wisse, dass Krähen einmal weiß gefiedert waren. Ich lösch die Zigarette aus, ich wünsch mich weg von hier, ich möchte niemanden, ich möchte höchstens einen andern sehen. Du nennst mich: Koronis. Ich zeig zum Fenster: Sieh doch, die Aussicht hat sich nicht verändert! Was gehen dich die Stunden an, die du nicht kennst? Ich will nur Mädchen sein, nicht in Arkadien leben. Dein Nagel scharrt noch in der Asche, doch du bist still, als wärst du fort. Ich bin zu leicht für deine Mythen. Piumaggio leggero Troppo tardi forse, e una cornacchia ci trancia il mattino. Un colpo. E che cada e che vada via che tu voglia ancora caffé, ti chiedo a voce troppo alta. Il tuo sguardo è rude, come sorto dal giorno. Odore di sabbia. Mi chiedi, sapevi che un tempo le cornacchie erano bianche. Spengo la sigaretta, vorrei essere altrove, vorrei vedere nessuno o almeno qualcun altro. Mi chiami: Koronis. Indico dalla finestra: Guarda, la vista non è cambiata! Che t importa delle ore sconosciute? Voglio essere una ragazza e basta, non vivere in Arcadia. Il tuo chiodo fruga ancora nella cenere Ma resti in silenzio, come assente. Troppo leggera io, per i tuoi miti. Ararat In diesem Sommer brach der Regen über ganz Europa tropisch oder wie manche sagten, sintflutartig herein. Ich sah Wassermassen in den Straßen, sah vergessene Tiere, phantastische Insekten, all diese nichtüberlieferten Träumer hinabwirbeln in Gullyschächte. Menschen irrten durch die Fluten. Am Ararat zerschellte eine Arche. Ich blieb ungerührt und glaubte nicht an den Sog der Gezeiten, stand auf meinem Hausdach, genügte mir selbst. Tauben flogen um mich. Es wurde Herbst. Ararat Quest estate la pioggia è caduta su tutt Europa, proprio tropicale o come dicevano alcuni, da diluvio universale. Ho visto masse d acqua nelle strade e bestie dimenticate, insetti fantastici tutti questi sognatori non pervenuti vorticare nei tombini. La gente vagava tra i flutti sull Ararat andava in pezzi un arca. Resto indifferente e non credo al risucchio delle maree, sto in piedi sul tetto di casa, basto a me stessa. Intorno a me volano colombe. Si fa autunno. Aussterbende Art Gesicht erdrückt von Dutt, nach vorn gebunden. Kopftuch oder Haube (Einhorn). Drei, vier Schürzen, Rotrock, keine Wäsche schneidend kalt im Schoß. Sie wollte, einmal drin verkrochen, nicht mehr raus aus ihrer Tracht. So saß sie leinensteif und hauste in ihrem Zimmer, in diesem Höhlenähnlichen. Die Luft roch kirchenalt, sie las im Dämmerlicht von Pergamentpapier. Dä DüweI schall meck holen dann wennt wahr nich is! Ich schrak zurück: sie sah mich an. Vergreiste Putte. Mit ihrer Krause (Hällschen) flog sie gleich fort, sie wog noch 80 Pfund plus 20 Kilo ihrer Kleider. Und alles an ihr war so grau, als hätt sie Luther selber noch gekannt. Sie höckerte sich wieder übers Buch. Kalt knöcherten die Protestantenfinger über Römer und Timotheus. Da Düwel schall meck holen dann, wennt wahr nich is! Sie sah mich an. Sie sah mich an. Der Teufel ist gekommen und hat sie mitgenommen. Specie in via d estinzione Viso oppresso da crocchia fissata in avanti. Fazzoletto o cuffia (Unicorno). Tre, quattro grembiuli, gonna rossa, niente biancheria a tagliare fredda il ventre. Una volta infilato, lei non voleva più uscire dal suo costume. Così rigida come lino sedeva e abitava la sua stanza, in questa specie d antro. Gallina invecchiata. Con la grandiglia (alla moda di Halle) volò subito via, pesava ancora 80 libbre più 20 chili di vestiti. E tutto in lei era così grigio, quasi avesse conosciuto Lutero di persona. Si accovacciò di nuovo sopra il libro. Fredde osseggiavano le dita protestanti su Romani e Timoteo. Da Düwel schall meck holen dann, wennt wahr nich is! Mi guardava. Mi guardava. Il diavolo è venuto E se l è portata via. (Il neretto è dialetto Plattdeutsch: che il diavolo mi prenda se non dico il vero) 11

12 Italia SILVIA BRE Silvia Bre è poeta e traduttrice. Ha pubblicato, tra l'altro, Le barricate misteriose (Einaudi 2001) premio Montale, Sempre perdendosi (nottetempo 2006) premio Montano, Marmo (Einaudi 2007) premio Viareggio, premio Mondello, premio Frascati. Ha tradotto, tra l'altro, da Emily Dickinson Centroquattro poesie (Einaudi 2011) e Uno zero più ampio (Einaudi 2013), Il canzoniere di Louise Labé (Classici Mondadori, 2000), Il giardino di Vita Sackville-West (Elliot, 2013). Nel 2010 ha vinto il premio Cardarelli per la poesia. In aprile uscirà la sua più recente raccolta di poesie: La fine di quest'arte (Einaudi, 2015). 12

13 Ecco la notte, ciò che ti oltrepassa e ti lascia dove non sei dentro un altro dominio dentro un altro. Solo un gallo ancora muto che non vedi è più che mai il suo canto nell aperto di un idea, in un alba che viene e viene tanto che ti svegli. Se il nostro luogo è dove il silenzioso guardarsi delle cose ha bisogno di noi dire non è sapere, è l altra via, tutta fatale, d essere. Questa la geografia. Si sta così nel mondo pensosi avventurieri dell umano, si è la forma che si forma ciecamente nel suo dire di sé per vocazione. Come quando in una qualche stagione spicca l istante che la farà nostra bagliore che porta alla ricerca di quell orma precisa in cui tornare abbasserò gli sguardi, sarò la confluenza e il suo valore tra tutto il verde calcato dalle suole nei prati d Italia e la vetta del sole, maestro elementare di durata, sarò lentezza secolare del pensiero a fronte dell immagine in fuga. Sono già insieme le due movenze estreme e senza scampo bella difficoltà di dirle bene per l unica persona che le sente. È come tutti, contiene la città enorme in cui cammina, si attiene, nell andare, alla sua morte il sonoro è il vento, un accompagnamento primordiale, basta aderire senza toccare nulla a lei che s accontenta di portarle. La sua realtà è mia arte. Ma pensare, pensare è affrancarsi, mente che sogna addormentata nella terra: in te che mi riguardi e sei quello che sono distendo questo mio corpo fedele nato per raccontare della luna quando va via da sé quando senza più noi va da nessuno. Ma se quelli raccolti intorno a un fuoco i rapiti da una così lontana cosa da non essere lì se quelli che sono qui perché son corsi dietro un'immagine che li ha trapassati prima di andarsene e dunque noi che sentiamo le voci venire dalla notte con le nostre parole e altri accenti il loro insieme barbaro che sa le storie delle pietre degli oceani noi tradotti nel luogo sconosciuto per essere lacune di altri luoghi segreti vivi che si pentono di non poter tacere INTERMINABILE E tu, scappata dal fiumare delle vite tutte insieme verso quel loro centro con un corpo di tragedia in tragedia più leggero senza ragione alcuna sei con noi scorri nelle persone come fa un momento dal quale uscire in ignoranza pura vagabondi tra i gridi di paura e d'invenzione di chi è venuto a crescere qui qualcuno chiama luce l'onda di buio che sbatte contro gli occhi nei giorni ma fare da porta alla testimonianza ha pure una dolcezza infine dire io e subito assopirsi in un incantamento tra l'infuriare delle differenze e dire tu, salto che strappa a morire più in là contro il petto di qualcuno che hai sognato perché i vivi li avvince una cadenza e serve dare un tempo per averlo e per la verità servono pesi di piombo legati ai piedi il dolore primario da cui per caso spicchi con un guizzo la contromossa: questo sobborgo di palafitte dove l'acqua non si allontana troppo dal cielo e confonde anche noi specchio di specchi con qualche cosa che non smette mai mentre il reale brilla e vedere è tutto un mancamento si sente fluttuare il tuo nobile nulla se da tanto fragore io ti parlo ora come ora senza colare a picco se io parlo così come a nessuno e dico in bilico nel vento della memoria questo orizzonte umano da fissare è perché vado poesia nel tuo mobile senso scia di una felicità della cui apparenza vivo. cos'hai da raccontare che non sia quello che porti nelle tue cellule di sole alba ti alzi 13

14 Polonia KRYSTYNA DĄBROWSKA Krystyna Dąbrowska - nata nel 1979, poetessa, saggista, traduttrice, laureata all Accademia delle Belle Arti di Varsavia. Autrice delle raccolte di poesie: Biuro podróży /Agenzia di viaggio (2006), Białe krzesła /Sedie bianche (2012), Czas i przesłona / Tempo e diaframma (2014). Nel 2013 ha vinto in Polonia due prestigiosi premi letterari: Premio Wisława Szymborska e Premio Kościelski, entrambi per il volume Białe krzesła / Sedie bianche, edizioni Wojewódzka Biblioteka Publiczna, Centrum Animacji Kultury di Poznan. Pubblica nelle riviste: Literatura na Świecie, Nowe Książki, Kwartalnik Artystyczny, Kultura Liberalna. Ha tradotto in polacco tra l altro le poesie di W. C. Williams, W. B. Yeats, Thomas Hardy, Thom Gunn, Charles Simic e le satire di Jonathan Swift (La battaglia dei Libri; La favola della botte, WUW 2013). Le sue poesie sono state tradotte in inglese, tedesco, russo, svedese, ed in italiano e pubblicate nelle riviste di letteratura (Akzente, Sinn und Form, Harper's Magazine). Vive attualmente a Varsavia. Traduzione di Leonardo Masi. Ph Maciej Grzybowski 14

15 * * * Skąd mam spojrzeć, żeby cię zobaczyć? Z bliska czy z daleka? I z którego czasu? Kiedy się odsuwam, próbując ciebie objąć od stóp do głów, jak obraz na sztaludze, czuję, że to ty mnie obejmujesz, zmieniasz, dodajesz kolor, odejmujesz. Raz patrzę ci w oczy, raz twoimi oczami, kiedy śpisz lub gdy mi się śnisz, to znów szukam szczegółu przedmiotu, gestu, słowa, niech jak pąk się otworzy i wybuchnie tobą. Tyle punktów widzenia, a ja tkwię w martwym punkcie, oplątana nicią, którą chciałam je złączyć. I nie wiem, czy w tej nici jesteś, czy w błysku nożyc, co ją przetną. MIASTO UMARŁYCH Na sznurach rozciągniętych między nagrobkami kobieta wiesza świeżo upraną bieliznę. Podnosi ręce jak w niemym lamencie, żeby przypiąć klamerką majtki czy koszulę. Halki, prześcieradła tańczą wśród kamieni. Wokół mauzolea, w których żyją ludzie: sublokatorzy umarłych i stróże ich spokoju. Wszędzie tupot dzieci, grają w piłkę, groby to ich bramki. Matka woła je na obiad, a jej głos miesza się z trwającą w kaplicy modlitwą. Słońce. Kurz pustyni. Bielizna schnie szybko, wiejąc resztką wilgoci na cmentarną ziemię. Przed drzwiami mauzoleów sąsiedzi przy herbacie, spędzają popołudnia w skąpym cieniu grobów, przywiązani do nich tak jak sznury z praniem. *** Da che punto guardare per vederti? Da vicino o da lontano? E da che tempo? Se mi allontano per inquadrarti dalla testa ai piedi, come una tela sul cavalletto, sento che a prendermi sei tu. Guardo ora nei tuoi occhi, ora con gli occhi tuoi, quando tu dormi o quando io ti sogno, cerco di nuovo un particolare un oggetto, un gesto, una parola; gli sia dato di sbocciare come una gemma ed esplodere di te. Così tanti punti di vista, ma io resto a un punto morto, impigliata nel filo che avrei usato per unirli. E non so se tu sei in quel filo o nel lampo della forbice che lo taglia. LA CITTÁ DEI MORTI Sui fili tirati fra le tombe una donna stende i panni. Alza le braccia come in lamento muto e attacca la molletta alle mutande. Sottabiti, lenzuola danzano fra le pietre. Intorno i mausolei, dove vive la gente: subaffittuari dei morti, guardiani della loro pace. Ovunque scalpitare di bambini, giocano a pallone, le tombe fanno da pali. La madre chiama a tavola e la sua voce si mescola alla preghiera dalla cappella. Sole. La polvere del deserto. I panni si asciugano presto soffiando i resti dell umidità sulla terra del cimitero. Davanti alle porte dei mausolei i vicini prendono il tè, trascorrono i pomeriggi all ombra avara delle tombe, attaccati ad esse come i fili col bucato. SZARY I RUDY W środku miasta, na skraju osiedla. Gdzie asfaltową ścieżką idzie chłopak z psem, a na ławce staruszka wyjmuje kefir z siatki. Nad nimi one. Mieszkają blisko siebie, ale w osobnych dziuplach. Nawet nie mrugną na kłębiące się wokół kawki i wrony. Jednego długo szukam wzrokiem. Jest szary, w kolorze kory dębu, o, to on szczelnie wypełnia sobą owalną wnękę, równocześnie ukryty i widoczny. Nie przeszkadza mu, że słyszy stąd ulicę, szum tramwajów, i że ma gniazdo tuż pod blokiem. Posągowy jak bożek w ołtarzowej niszy albo portret przodka w medalionie. A na dębie obok, zobacz, drugi: rudy płomień przycupnął na kikucie po ściętym konarze. To on i ona. Nie znieśliby sąsiedztwa, gdyby nie byli parą. Krążymy pod drzewami: puchate głowy, dotąd nieruchome, obracają się lekko i spod pierzastych brwi śledzą nas zmrużone ciemne oczy. Rudy i szary, cisza i dźwięk, ogień i popiół. W dzień każde sennie czuwa, czujnie śni z ostrzem dzioba wtulonym w miękkopióry pancerz. Dopiero nocą w naszym śnie zrywają się do lotu. GRIGIO E ROSSO In mezzo alla città, ai margini dell isolato. Là dove un ragazzo col cane cammina sul vialetto e su una panchina una vecchietta tira fuori il kefir da una busta. Sopra ci sono loro. Abitano vicino, ma in due buchi diversi. Non li scompongono i nugoli di taccole e cornacchie intorno. Uno l ho cercato a lungo con lo sguardo. È grigio, ha il colore della corteccia della quercia, oh, eccolo, occupa per intero lo spazio del buco ovale, nascosto e visibile al contempo. Non lo disturba che si senta la strada, il rumore dei tram e che il suo nido sia sotto al caseggiato. Statuario come un dio nella sua nicchia d altare o il ritratto di un avo in un medaglione. E sulla quercia accanto, guarda, c è l altro: fiamma rossa accovacciata sul moncherino del ramo potato. Sono maschio e femmina. Se non fossero una coppia non sopporterebbero la vicinanza. Giriamo sotto gli alberi: le teste soffici, finora immobili, si girano di poco e da sotto le ciglia pennute due occhi ci seguono socchiusi e neri. Rosso e grigio, silenzio e suono, fuoco e cenere. Di giorno ognuno di loro assonnato vigila, sogna attento con la punta del becco appoggiato sulla corazza di piume. Poi di notte nei nostri sogni si alzano in volo. 15

16 Portogallo ANA LUÍSA AMARAL Ana Luísa Amaral. Professoressa presso la Facoltà di Lettere di Porto, ha conseguito un Dottorato su Emily Dickinson. Ha pubblicato, com Ana Gabriela Macedo, il Dicionário de Crítica Feminista (Afrontamento, 2005) e coordinato l edizione critica delle Novas Cartas Portuguesas (Dom Quixote, 2010). Coordina in questo momento il progetto internazionale, finanziato dalla FCT, Novas Cartas Portuguesas 40 anos depois, che coinvolge 13 equipe internacionali e oltre 10 paesi. Sta preparando due libri di saggi. È autrice di oltre venti libri, di poesia (Minha Senhora de Quê, 1990, Coisas de Partir, 1993, Às Vezes o Paraíso, 1998, Imagens, 2000, Imagias, 2002, A Génese do Amor, 2005, Entre dois rios e outras noites, 2007, Inversos, Poesia , 2010, ou Vozes, 2011), di teatro (Próspero morreu, 2011), di letteratura infantile (Gaspar, o Dedo Diferente, 1998, A História da Aranha Leopoldina, 2011, A Tempestade, 2012, ou Como Tu, 2013), e ha tradotto diversi autori, tra i quali John Updike ou Emily Dickinson. Le sue opere più recenti sono il romanzo Ara (Sextante, 2013), Escuro (Assírio & Alvim, 2014), Emily Dickinson: Duzentos Poemas (Relógio D Água, 2014) e E Todavia (Assírio & Alvim, 2015). I suoi libri sono stati pubblicati e tradotti in diversi paesi, tra cui Brasile, Francia, Svezia, Olanda, Venezuela, Italia, Colombia, e presto, Germania, Argentina e Messico. Entro la fine dell'anno uscirà nel Regno Unito un libro di saggi sul suo lavoro, così come un'antologia delle sue poesie. Sono stati rappresentati a teatro e sono state realizzate letture sceniche basate sui suoi libri di poesia e di letteratura infantile (come O olhar diagonal das coisas, A história da Aranha Leopoldina, Próspero morreu ou Amor aos Pedaços). Ha ottenuto diversi premi, tra cui il Prémio Letteraio Correntes d Escritas, il Premio di Poesia Giuseppe Acerbi, il Grande Prémio de Poesia della APE (Associação Portuguesa de Escritores) e il Prémio PEN, di Narrativa. Traduzione di Livia Apa. 16

17 BEATRIZ FALA A DANTE Mas, viva, no teu desejo não anseio por morrer: morrendo no teu desejo desejo, em carne, viver E se o viver se confunde, assegurando a esperança, toda a mudança pressente o que a verdade não muda, nem a carne representa, nem abriga o maior tempo, nem desabriga a mudança E, meu amado, o desejo: o caminho mais suave para o céu em que te sonho: diz me onde devo deter me, diz me onde devo perder me, pois que perder te: o inferno Que a morte não surja doce nem chegue nunca a chegar Nestes versos te mantenho, neles te faço viver E para sempre serás, mesmo se em carne morreres E, vivo, no meu desejo, desobrigarás a morte, desobrigarás o tempo, assegurando a esperança do mais eterno presente: o do céu em que nos sonho Por minha crença e vontade, por meu amor e meus modos, pelo abismo de amar te BEATRICE PARLA A DANTE Ma, viva, nel tuo desiderio non anelo la morte: morendo nel tuo desiderio voglio, nella carne, vivere E se il vivere si confonde, assicurando la speranza, ciò che cambia presagisce quello che la verità non cambia, nè la carne rappresenta, nè accoglie il tempo più lungo, nè rifiuta il cambiamento E, mio amato, il desiderio: il cammino più soave per il cielo dove ti sogno: dimmi dove mi devo fermare dimmi dove mi devo perdere visto che perderti: è l inferno Che la morte non sorga dolce nè giunga mai ad arrivare In questi versi ti conservo in loro ti faccio vivere E sarai per sempre, anche se nella carne morirai E, vivo, nel mio desiderio, libererai la morte, libererai il tempo assicurando la speranza del presente più eterno: quello del cielo dove ci sogno Per mio credo e volontà, per il mio amore e i miei modi, per l abisso di amarti DANTE RESPONDE A BEATRIZ Irei por montes do que é alma tua e em teus olhos verei, amada alma, o centro dos meus olhos: a mais perfeita esfera como a íris do mundo que te habita Guardarei os teus sonhos com o manto mais brando do pensar E das fronteiras que mais longe forem hei de trazer te flores, e mel, e riso Pressentirás, en tão, o que a nem Deus ousara confessar: que Deus sucumbiria ao teu olhar, ou por eles trocava Glória e Tempo 17 DANTE RESPONDE A BEATRIZ Andrò per monti di quello che è l anima tua e nei tuoi occhi vedrò, anima amata, il centro dei miei occhi: la più perfetta sfera come un iride del mondo che ti abita Conserverò i tuoi sogni come un manto più lieve del pensiero E dalle frontiere, le più lontane, ti porterò fiori, e miele, e riso Vedrai, allora, quello che nemmeno a Dio ho osato confessare: che Dio avrebbe ceduto al tuo sguardo dando in cambio Gloria e Tempo

18 Romania RUXANDRA CESEREANU Poetessa, prosatrice e saggista. Attualmente è Professore Ordinario presso la Cattedra di Letterature Comparate, Facoltà di Lettere dell Università di Cluj (Romania). Fa parte dello staff del Centro di Ricerca sull Immaginario "Phantasma" della medesima Università, dove tiene atelier di scrittura creativa (poesia, prosa, film). È caporedattrice della rivista letteraria «Steaua». Ha pubblicato undici volumi di poesia: Zona vie (La zona viva, 1993), Grădina deliciilor (Il giardino delle delizie, 1993), Cădere deasupra oraşului (Caduta sopra la città, 1994), Oceanul Schizoidian (L Oceano Schizoidiano, 1998, II ed. 2006), Femeia-cruciat (La Donna-Crociato, Antologia, 1999), Veneţia cu vene violete. Scrisorile unei curtezane (Venezia con le vene viola. Lettere di una cortigiana, 2002), Kore-Persefona (Kore-Persefone, 2004), Submarinul iertat (Il sottomarino perdonato, in collaborazione con Andrei Codrescu, 2007), COMA (COMA, 2008), Ţinutul Celălalt (L Altro Territorio, in collaborazione con Marius Conkan, 2011), California pe Someș (California sul Someș, 2014); sette volumi di prosa: Călătorie prin oglinzi (Viaggio attraverso gli specchi, 1989), Purgatoriile (I Purgatori, 1997), Tricephalos (Tricephalos, 2002), Nebulon (Nebulon, 2005), Naşterea dorinţelor lichide (La nascita dei desideri liquidi, 2007), Angelus (2010), Un singur cer deasupra lor (Un solo cielo sopra di loro, 2013). Quattro volumi dei suoi volumi di poesia sono stati tradotti in lingua inglese: Schizoid Ocean (Binghamton, 1997), Lunacies (New York, 2004), Crusader Woman (Boston, 2008), Forgiven Submarine (Boston, 2009). Nel 2012 è stata pubblicata presso la Casa Editrice Aracne di Roma un volume antologico in lingua italiana COMA tradotto da Giovanni Magliocco, nel 2015 sarà pubblicato un secondo volume di poesie tradotto in italiano Venezia dalle vene viole. Lettere di una cortigiana, sempre nella traduzione di Magliocco. Ha partecipato a numerosi Festival letterari e ad incontri poetici in Italia con recital di poesia: a Venezia, Torino, Genova, Padova, Firenze, Arezzo, Roma, Bari, Gavoi e Cosenza. Traduzione di Giovanni Magliocco. Ph Catalina Flaminzeanu. 18

19 franjurii am încercat să nu vorbesc despre moarte să nu o amîn în măruntaie să nu o preschimb într o materie ultragiată să nu greşesc faţă de ea viaţa mea a fost cu franjuri obişnuiţi am fost uneori fericită alteori bolnavă m a durut pielea am iubit am urât am iubit am luat o de la capăt am şi cântat cu vocea mea groasă am şi plâns puţin m am parfumat cu givenchy am mirosit a cadavru proaspăt am fost un carusel sclipicios ca un licurici pe piedestal apoi într o zi am zărit o lumină ntre coapse şi printre degete răsfirându se m am dus după lumina aceea dincolo de ferestrele casei mele dincolo de oraş de patrie de onoare dincolo de numele meu şi de cine sunt eu şi doar găsindu mă dincolo singură şi femeie am înţeles că nu mă mai pot întoarce vreodată cu adevărat. florăreasa cred că eşti moartea care va veni în formă de bărbat pentru că moartea nu poate fi decât un bărbat singur zgribulit şi beat în nici un caz moartea nu este femeie nici măcar suprafemeie cu trupul perfect ascuţit ondulat doar bărbat poate fi bărbat matur cu sexul mat florăreasa de mine nu îl aşteaptă să i cadă la pat balena sinucigaşă îl zăreşte la mare depărtare cum stă şi bea tequila cu mişcări încetinite dintr o sticlă pe sfert sunt deja drogată după el bărbatul mahmur părăsit de alte femei dar deloc fragil ori steril cu tărie de beznă cu gust de sticlă pisată după o noapte de dragoste la distanţă îl simt ca o ghirlandă pe şold precum metisele din hawai descolăcesc părul în şuviţe de şopârlă ca să l clocesc până va fi fluture cap de mort în uterul meu de iasomie n saramură stă bărbatul care e moartea şi bea tequila îl zăresc de departe îi fac semn de rămas bun cu năframa el coboară pe scara rulantă spre mine apoi aprinde un licurici şi mi arde părul tăiat părul ars pentru el pentru moartea mea bărbătească de bărbat. frange ho cercato di non parlare della morte di non averla nelle viscere di non tramutarla in una materia oltraggiata di non sbagliare nei suoi confronti la mia vita ha avuto frange usuali a volte sono stata felice e a volte malata mi ha fatto male la pelle ho amato ho odiato ho amato ho ricominciato tutto daccapo ho anche cantato con la mia voce roca e ogni tanto ho pianto mi sono profumata con il givenchy e ho emanato odore di cadavere fresco sono stata un carosello scintillante come una lucciola su un piedistallo poi un giorno ho intravisto una luce spargersi fra le cosce e fra le dita sono andata dietro quella luce al di là delle finestre della mia casa al di là della città della patria dell onore al di là della mia identità e del mio nome e solo quando mi sono trovata da quell altra parte donna e sola ho compreso che davvero non potrò ritornare mai più. la fioraia credo che tu sia la morte che verrà sotto forma di uomo perché la morte non può che essere un uomo solo ubriaco e intirizzito dal freddo in nessun caso la morte è una donna nemmeno una superdonna dal corpo affilato ondulato perfetto solo un uomo può essere un uomo maturo col sesso opaco la fioraia che c è in me non vuole ancora farci l amore la balena suicida lo scorge a grande distanza mentre da una bottiglia mezza vuota beve lentamente tequila sono già drogata di lui dell uomo ubriaco abbandonato da altre donne ma per niente sterile o fragile ha il potere dell oscurità e il sapore del vetro tritato dopo una notte d amore a distanza è una ghirlanda sui miei fianchi come le hawaiane sciolgo i capelli in ciocche di lucertola per covarlo finché non sarà una farfalla testa di morto nel mio utero di gelsomino in salamoia c è l uomo che è la morte e beve tequila lo scorgo da lontano e con il fazzoletto gli dico addio sulla scala mobile scende verso di me poi accende una lucciola e mi brucia i capelli tagliati i capelli bruciati per lui per la mia morte virile per la mia morte maschile. tăgăduirile nu e vina mea că am sânge şi carne de femeie ori că rostesc cuvintele femeieşte crud înseamnă să îţi tai părul să îţi simţi limba în gură o tulpină crestată să rămâi în tristeţe ca într un ou cleios să faci abstinenţă n zadar nu sunt foarte tânără nici foarte bătrână beau cafea în fiecare dimineaţă şi spun o rugăciune de întreţinere mă agăţ de ultimele fâşii ale nopţii peste oraş viaţa se scurge prin conducte membranele incolore şi reci străbat gura ca nişte păpuşi logodite din când în când o înmormântare de serviciu cineva a murit nu ştiu unde era alcoolic murdar nedorit avea plămânii înveliţi în fum cubanez încep să fac dansul crabului ghemuită sub un cort de argint acolo pot sta agăţată de corali pot uita de obiecte oameni şi animale acolo dumnezeu stă ca o matahală fără să ştie ce caută. 19 smentite non è colpa mia se ho sangue e carne di donna o se pronuncio le parole in modo femminile crudele significa tagliarti i capelli sentire la tua lingua in bocca un tronco scorticato rimanere nella tristezza come in un uovo vischioso fare invano astinenza non sono giovanissima e neanche troppo vecchia bevo caffè ogni mattina e dico una preghiera per sopravvivere mi aggrappo agli ultimi scampoli della notte che fluttuano sulla città la vita scorre giù nei condotti le membrane fredde e incolori come bambole fidanzate attraversano la bocca ogni tanto un funerale ordinario è morto qualcuno non so dove era alcolizzato sporco indesiderato i polmoni avvolti in spirali di fumo cubano sotto una tenda d argento comincio a fare la danza del granchio là posso aggrapparmi ai coralli posso dimenticare oggetti uomini e animali là dio resta immobile come un colosso senza sapere che cosa sta cercando.

20 Slovacchia IVAN ŠTRPKA Ivan Štrpka (1944, Hlohovec, Slovacchia occidentale). Poeta, saggista, autore di prose e testi in musica, traduttore dallo spagnolo e dal portoghese (Cervantes, Borges e Pessoa fra gli autori da lui tradotti). Il suo debutto avviene negli anni sessanta con pubblicazioni in antologie della giovane poesia slovacca. Nel 1964 fonda il gruppo poetico dei Corridori Solitari. Con la sua prima raccolta (La breve infanzia dei lancieri, 1969) vince il prestigioso premio letterario Ivan Krasko per l opera prima affermandosi come la più grande promessa della giovane poesia slovacca. La sua fama in patria è stata in continua ascesa, specialmente da quando ha iniziato a scrivere i testi per le canzoni del famoso cantautore slovacco, Dežo Ursiny, un mito paragonabile a quello di Fabrizio de André in Italia. Ha pubblicato finora 10 raccolte di poesie e vinto numerosi premi. In Italia ha partecipato come ospite d onore al festival di Genova e a molti altri incontri di poesia ed è apprezzato da importanti poeti italiani (fra cui anche lo scomparso Edoardo Sanguineti). E stato tradotto in tedesco, portoghese, bulgaro, rumeno e inglese. In Italia, è uscito il volume La mano silenziosa. Dieci Elegie. [Con testo a fronte]. A cura di Alessandra Mura. Lithos Editrice, Roma È tra le voci più alte della poesia slovacca contemporanea. 20

21 L archivio è in fiamme. Nona elegia E i bambini svaniscono in fretta dalle piste di pattinaggio aperte e illuminate sotto un cielo nudo nel cuore dei luoghi vivi: un ghiaccio scarabocchiato con pallidi lampi si impadronisce delle guizzanti silhouette: e appena sotto, garage deserti con luce corrosiva inghiottono ognuno la propria ombra e anche il suo nudo grido e ancora più in fondo, sotto, in un aria di echi scura e misteriosa spuntano uccelli speculari il furioso strepito della primavera germoglia in loro fino all ultimo ossicino bianco e irreale: un erba indecifrabile si aggrappa spasmodica all evidente invisibilità delle sue radici La deterritorializzazione perdura in uno specchio rovesciato: mentre il cuore batte e corpi sfocati di ragazzi con il respiro spezzato da folli, lunghe, spaventose e inarrestabili fughe (per ritornare al punto di partenza, indietro, attraverso i territori liquidi delle proprie grida) nell ultimo frammento di nuda realtà riescono a sfuggire a un frastuono che giunge in senso opposto con l intensità di treni indistinti e vicinissimi in cui sfavilla sempre più grande l Angelo originale dell abisso: mentre il cuore batte: mentre ancora su smorte carte da parati appare e si perde in fuggevoli disegni un dedalo di vie tutte nuove e sconosciute, a sorpresa si intrecciano e si dipanano in un crescente terrore fresco e silenzioso, proprio davanti a noi ignoti videoclip della durata di un secondo, sempre nuovi, nuove tratte intersecanti di una metro in cui il pelo di animali tutti lisci piano piano si drizza e il sudore si rapprende sul cranio d oro di coloro che hanno fatto in tempo a cambiare direzione e tranquilli si fanno strada nell aria sibilante proprio sotto le nostre teste una dopo l altra le crepe corrodono ansiose il vetro di finestre crepuscolari in corti di pietra: il silenzio si ammassa nelle botti arrugginite, nelle grondaie vuote, nelle fontane, nei volti incrinati di immutabili e dimenticate ninfe, nelle consuete allegorie dell ottusa sensualità di piccoli demoni, agli angoli della bocca la lapidea saliva di gioie acquatiche, nel muto sogghigno dei tempi del declino e della fine dell impero maniaco depressivo e oligofrenico: sulla cima della sete & di fontane inaridite al centro di cittadine di provincia brilla sempre quel ragazzo nudo di bronzo riverso sulla schiena dell aquila con una coppa vuota nella mano sinistra tesa verso il nudo cielo; in una sorta di semidimenticata quasisacralità di un gesto di sacrificio & autopurificazione, pieno di inverosimili inganni, illusioni ottiche, beffe, inchini, trucchi, trame artificiose e ombre prolungate di opere liriche, di cinema, di scale mobili, di botole & patiboli stipati di attori fino all orlo di un esplosione in cui si mescolano un potente annebbiamento e un lieve furore: in una sorta di quasisacralità seminuda del risveglio & del possesso onnicomprensivo combattono per la vita e per la morte Fantasmi di nude pareti contro Fantasmi di canali spenti e ammutoliti: si lanciano uno sull altro e anche, in speculare sincronia, ognuno dentro di sé dietro di sé contro di sé fuori di sé, fino all ultima goccia di vittoriosa disperazione per aver annientato se stessi, fino al fiele di una totale sconfitta al centro della propria armata irreale: in una sorta di semisvelata quasivelatezza i soldati di entrambe le Reti impenetrabili nella lenta e comune trance di una stanchezza che si autoassale combattono furiosamente per assorbire vasti e nebulosi piani di comunicazione senza memoria e senza un solo comune ricordo ricevuto o inviato, nel cuore di luoghi vivi e fra stelle incompiute, arrampicandosi attraverso la botola della realtà verso segnali vuoti: un sibilo tra le divinità, un intermittenza tra le frequenze. Buia notte, buia intesa, buia contrada & droga instancabile, apparizione illusoria e tremolante nell angolo più vicino: sulla sua mano sinistra di carta, vuota e senza scrittura, scivola fluido tutto il nostro delirio. Nessuna annotazione. Il presente perdura in un luogo che non c è e il suo sole non si spegne neanche per un attimo. Strappiamo la mappa della nostra veglia. Perdiamo facilmente la traccia in un sogno estraneo. Terrore silenzioso che cresce dalle secche & dalla chiusura. Un fugace e casuale autoscatto fino alle ginocchia, (catturato) in uno specchio che si indurisce 21 Centauro imbizzarrito di biciclette infantili, incessante ed estatica forza della fuga. Un genere di corpo veloce, una fisicità diversa. Il luccichìo inatteso di uno sguardo estraneo emana un umida fiamma. Un manoscritto annerito con cura riga per riga dalla stessa mano nel suo archivio notturno segreto. Tracce evanescenti sulla superficie (dell estate). Il visibile e l invisibile divengono categorie del discorso architettonico. In un epoca in cui così tanti spazi per uffici e abitazioni sono in cerca di affittuari, il vuoto pone di nuovo la domanda. Un aria alza un vortice di polvere edilizia. Il sipario abbonda in oro. L orchestra nella buca si addormenta. Gli esperti della Società internazionale necronautica (vedi www. international necronautical society) in una rigorosa ricognizione aerea per determinare e rimuovere i tessuti necrotizzati della memoria hanno scoperto una sede centrale dell abisso delle informazioni (abyss of information) in un territorio dov è più intensa la comparsa (di memoriali) di morti (lungo la tratta Prinz Albrecht Terrain Belbelplatz Zimmer Strasse Zentralfriedhof Lichtenberg Leipziger Strasse) in zone visibili di Europolis, che ricomincia sempre dalla superficie tra le tracce evanescenti di coloro che ora giacciono supini nell erba di Tiergarten sotto un cielo completamente vuoto. Che cosa c è ancora dentro milioni di silenziose scatole di scarpe? Quale muro continua a crollare nell ombra delle nostre teste? Il Capitolium esulta nel sole obliquo del regno. Un intenso ronzio risuona dall alveare di vetro. L asse nord sud arde sotto la cenere della steppa interna della città. Il Checkpoint Charlie si è perso sul posto. L immagine di un identità che cresce in mezzo all area vuota e folle dell INFO BOX irradia i colori del sangue. Spira un antica passione senza oggetto: un guerriero di pura astrazione, un segno ondulato in cui possiamo identificare il corpo, attraversa al galoppo i nostri luoghi ogni momento: la mente lo cancella, il respiro lo inghiotte. Il libro è aperto: mentre il cuore batte: ha incassato il colpo: in esso è reale. Il lampo apocalittico di un illusione infesta la torre: la violenza impallidisce: la mano destra sul foglio annerisce bruscamente. La ferita da taglio è splendida. Il volto trasuda. Il petto legge, la mano penetra nel fuoco che sentiamo ardere dentro. Agli angoli dei palazzi la memoria si proietta su ombre in movimento che si incollano ai bordi di strade indefinite, così come il grido per sempre resta incollato al bordo di labbra aride. La lingua si oppone dietro i denti, la parola langue. Le fontane si sono asciugate alle soglie della primavera. Il bambino si nasconde: mentre il cuore batte. E una chiazza di sangue estraneo brilla sulla fronte. I media tacciono. Il cielo è piatto. Il sole non sorge, solo un fuoco scoppietta, fondendo lentamente sulla pietra. Il calore germoglia, la deterritorializzazione continua: il bambino si nasconde in un luogo che non c è. Gli strati impercettibilmente si raggruppano, il ghiaccio in silenzio scompare. L aria ha ripreso vita: senza il guanto nudo il presente perdura solo fisicamente. La trasparente mano silenziosa si dirige verso un grido infantile, in un luogo che ancora non esiste e il giorno vi matura dentro come un movimento nell uovo: archivio in fiamme, tomba abbandonata dal corpo, vuota.

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