Legislazione Autovelox: quando la sanzione La Corte di Cassazione, sezione VI civile, con l ordinanza n /14 del 20 maggio 2014, ha ribadito un p

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8 Legislazione Autovelox: quando la sanzione La Corte di Cassazione, sezione VI civile, con l ordinanza n /14 del 20 maggio 2014, ha ribadito un principio importante sul regolare posizionamento della segnaletica relativa al controllo velocità operato dalle forze di polizia con l utilizzo di strumenti omologati. Intendiamo qui affrontare l argomento, dato che è ancora attuale e che ci è stato chiesto da diversi colleghi e cittadini di fare chiarezza. Quando viene imposto un limite di velocità che abbassa il limite previsto per il tipo di strada, dopo ogni incrocio esso si considera come inefficace e non è valida di Girolamo Simonato Il limite di velocità è nullo se la segnalazione non è ripetuta dopo l incrocio deve essere ribadito con altro segnale, se il gestore desidera che la limitazione sussista. Di conseguenza, se un automobilista si trova in sequenza: segnale di limite di velocità, incrocio, autovelox, non potrà essere sanzionato per il superamento del predetto limite. Così, hanno deciso gli Ermellini per un caso siffatto avvenuto in Calabria. Il precedente Quanto sopra lo stabilisce la Cassazione civile con l ordinanza 20 maggio 2014 n , la quale ha 8 Marzo-Aprile 2015

9 Legislazione esaminato il caso di un conducente cui era stato contestato un eccesso di velocità accertato con l ausilio dell autovelox. Secondo il trasgressore, il segnale del limite di velocità avrebbe dovuto essere ripetuto dopo l incrocio, in caso contrario si poteva supporre che fosse ripristinato il limite ordinario previsto per quel tipo di strada. Una lettura che ha incontrato il favore della Corte: «Va infatti ritenuto che la mancanza della ripetizione del segnale poteva indurre il conducente a credere che la riduzione del limite di velocità disposta prima dell intersezione fosse venuta meno. Ciò, giacché il coordinamento tra l articolo 119 e l articolo 104 del Regolamento è da formulare nel senso che il limite di velocità imposto da un segnale termina per effetto del segnale di fine del limite (tesi sostenuta dal Comune nelle sue difese) solo in presenza di un tratto di strada continuo». Il fatto Il conducente dell autovettura percorreva la strada statale a una velocità di 60 km/h rilevata con apposito strumento. Lo stesso conducente proponeva opposizione in sede giurisdizionale contro la sanzione, lamentando l insussistenza del limite di velocità di 50 km, giacché il segnale che poneva questo limite era apposto 200 metri prima dello svincolo, mentre l apparecchio rilevatore era posizionato 150 metri dopo lo svincolo. Sosteneva che, dopo l intersezione, il segnale di limite di velocità avrebbe dovuto essere ripetuto, valendo altrimenti il limite ordinario previsto per il tipo di strada, fissato in 90 km/h. anteriore allo svincolo, giacché per ripristinare i limiti generalizzati di velocità valevoli per quel tipo di strada deve essere usato il segnale fine limitazione velocità. Il ricorso ritiene che ai sensi di quest ultima norma del regolamento, che prescrive la ripetizione dei segnali dopo ogni intersezione, il segnale di limite di velocità di 50 km orari avrebbe dovuto essere ripetuto dopo l incrocio per lo svincolo. In mancanza, superata l intersezione, restava inefficace il limite apposto 200 mt prima dell intersezione e riprendeva vigore il normale limite di velocità, di 90 km orari, previsto per quel tipo di strada, con la conseguenza che l automobilista non era incorso in alcuna violazione, poiché procedeva a 60 km orari. I giudici di merito non hanno però accertato l eventuale sussistenza di questa peculiare situazione, né, come detto, hanno preso in considerazione la argomentazione fattuale, esposta in controricorso, circa l inclusione del tratto stradale in zona centro abitato e la connessa segnalazione, verificando la corrispondenza al vero di quanto in proposito dedotto in controricorso. Trattasi di accertamenti di merito che sono sottratti ai poteri del giudice di legittimità e che dovranno essere esperiti in sede di rinvio, previa verifica della tempestiva introduzione in giudizio, in fase di merito, delle risultanze e delle deduzioni ora invocate dal Comune (vedi Cassazione 8892/09). Alla luce dell accoglimento della tesi interpretativa sostenuta dal ricorrente, viene chiarita la questione relativa all onere probatorio, su cui il giudice di appello ha incentrato la motivazione. La decisione dei giudici Nella fase giudiziale, avanti al giudice di pace di Locri, veniva rigettata l opposizione, accogliendo il rilievo dell amministrazione, secondo la quale, ai sensi dell articolo 119 Reg. Cds Segnali di fine divieto secondo comma: «Deve essere usato ogniqualvolta si vogliano ripristinare i limiti generalizzati di velocità vigenti per quel tipo di strada. Qualora si voglia imporre un diverso limite di velocità inferiore ai limiti suddetti, in luogo del segnale fine limitazione di velocità deve essere usato il segnale limite massimo di velocità indicante il nuovo limite». La tesi sostenuta dall amministrazione comunale era quella di ritenere vigente il limite dei 50 km orari imposto dal segnale Marzo-Aprile

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11 Legislazione «Si sarebbe dovuto verificare il posizionamento della segnaletica verticale prima dell incrocio» Il tribunale ha verificato l esistenza di un verbale di infrazione, che è in astratto sufficiente, in difetto di idonea prova contraria, a dar prova della sussistenza degli estremi di fatto per irrogare la sanzione (vedi Cassazione 25844/08; 17355/09). Discende da quanto esposto l accoglimento del ricorso e la cassazione della sentenza impugnata. La cognizione va rimessa al tribunale di Locri in diversa composizione, affinché riesamini l appello attenendosi al seguente principio di diritto: «Poiché, ai sensi dell articolo 104 Reg. Cds, i segnali di divieto devono essere ripetuti dopo ogni intersezione, la limitazione di velocità imposta da un segnale precedente l intersezione stessa viene meno dopo il superamento dell incrocio, qualora non venga ribadita da nuovo apposito segnale; in mancanza di tale nuovo segnale, rivive la prescrizione generale dei limiti di velocità relativi al tipo di strada, salvo quanto disposto da segnali a validità zonale o da altre condizioni specifiche». L articolo 104 Reg. Cds È opportuno in questa sede rammentare cosa riporta il più volte citato articolo 104: Disposizioni generali sui segnali di prescrizione. 1) I segnali che comportano prescrizioni imposte dall autorità competente agli utenti della strada si suddividono in: a) segnali di precedenza; b) segnali di divieto; c) segnali di obbligo. 2) Lungo il tratto stradale interessato da una prescrizione, i segnali di divieto e di obbligo, nonché quelli di diritto di precedenza, devono essere ripetuti dopo ogni intersezione. Tale obbligo non sussiste per i segnali a validità zonale. 3) I segnali di prescrizione devono essere posti sul lato destro della strada. Sulle strade con due o più corsie per ogni senso di marcia devono adottarsi opportune misure, in relazione alle condizioni locali, affinché i segnali siano chiaramente percepibili anche dai conducenti dei veicoli che percorrono le corsie interne, ripetendoli sul lato sinistro o al di sopra della carreggiata. 4) I segnali di prescrizione possono essere ripetuti anche in formato ridotto muniti di un pannello integrativo modello II.5/a2, II.5/b2. Marzo-Aprile

12 Legislazione 5) Salvo i casi previsti dal presente regolamento, nei quali esista uno specifico segnale di fine, il termine di una prescrizione va indicato con lo stesso segnale, munito di pannello integrativo modello II.5/a3 o II.5/ b3, eccetto i casi in cui la prescrizione non finisca in corrispondenza di una intersezione. 6) Qualora la prescrizione sia limitata contemporaneamente ad una o più categorie di veicoli, i relativi simboli sono inseriti in un pannello integrativo modello II.4/a. Se si intende concedere la deroga ad una o più categorie di veicoli, si usa il pannello integrativo modello II.4/b col simbolo preceduto dalla parola eccetto. «La decisione della Cassazione potrebbe essere usata come via di fuga dai trasgressori pizzicati dall autovelox» Accertamenti e decisioni Gli Ermellini, nell ordinanza in commento, indicano anche come si poteva pervenire a una decisione di rigetto del ricorso del presunto trasgressore, ma si sarebbe dovuto accertare meglio quale fosse il limite di velocità previsto per quel tratto di strada. Importante il passaggio dove è precisato che i giudici di merito, anziché avallare la tesi del Comune ricorrente sulla persistenza del limite di velocità, era opportuno che svolgessero una verifica sostanziale sul reale posizionamento della segnaletica stradale verticale prima dell intersezione stradale oggetto del ricorso post accertamento della velocità. Autorevole è questa interpretazione della Cassazione, speriamo che non sia usata come una nuova via di fuga per i trasgressori pizzicati dall autovelox. Girolamo Simonato 12 Marzo-Aprile 2015

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14 L opinione Antonino Frisone, comandante pl di Rho «La Locale andrebbe inquadrata nella 121/1981» di Delia Maria Sebelin In provincia di Milano, la Municipale di Rho, guidata dal comandante Antonino Frisone, è una polizia locale moderna, al passo con i tempi. «La nostra è un attività da considerarsi a 360 nell ambito dei compiti istituzionali affidatici», spiega Frisone. Il dirigente è orgoglioso di essere alla guida di uomini e donne con cui riesce ad attuare «un attività sanzionatoria per oltre infrazioni l anno e il rilievo di circa 400 «Potremmo essere organizzati su base regionale, come negli Usa» sinistri stradali». Ma la Locale rhodense svolge anche un intensa attività di polizia giudiziaria. «La nostra attività di pg è di prevenzione e repressione dei reati da strada da parte della polizia di prossimità e territoriale. I nostri interventi sono strategici poiché il territorio in cui operiamo è da monitorare con particolare attenzione». Soffermandosi poi sul futuro della Locale, il comandante parla chiaro: «Vedrei la polizia locale italiana come 14 Marzo-Aprile 2015

15 L opinione quella statunitense, su base regionale. Ma questo dovrebbe basarsi su un sistema di riforma globale; e ne siamo ancora lontani». Insomma, per una pl più efficiente servirebbe «una riforma che preveda l inquadramento della Locale nella legge 121/1981, anche se su base regionale; sarebbero necessarie qualifiche di ps o pg permanenti, come per le altre forze di polizia; e una formazione del personale seria, affidata a docenti in strutture permanenti». Per quanto riguarda, invece, il rapporto con le altre forze di polizia, Frisone auspica a livello nazionale quanto è stato già realizzato a Rho: «Una grande sinergia operativa e di coordinamento, perché - come dice il mio grande amico Carmine Gallo, dirigente del commissariato di Rho - insieme si vince». Il comandante della polizia municipale di Rho, Antonino Frisone Comandante Frisone, cosa significa - personalmente e professionalmente - essere a capo della polizia municipale di Rho? È un impegno quotidiano e importante. Sono onorato di dirigere un Corpo di oltre cinquanta collaboratori: donne e uomini che giorno per giorno s impegnano a garantire sicurezza e vivibilità della città. Ma ci occupiamo anche di garantire servizi importanti per il polo fieristico internazionale di Milano che, in pratica, è situato sul territorio rhodense e attrae annualmente milioni di visitatori. Ne attrarrà ancora di più da maggio, con Expo A Rho, la Municipale svolge un attività sistematica e continua di polizia giudiziaria. Ciò è frutto di una specifica attenzione da parte vostra a certe problematiche o è dettata da particolari esigenze? La Locale di Rho svolge - sinergicamente con le altre forze di polizia presenti sul territorio - una costante attività coordinata per la sicurezza della città, come da direttive dell Assessorato di riferimento e del sindaco. La nostra è un attività da considerarsi a 360 nell ambito dei compiti istituzionali affidatici ma non tralasciamo certo i servizi di tutela scolastica, l educazione stradale, i controlli di viabilità e il rilievo dei sinistri stradali. Nel concreto, può darci qualche esempio? Posso dare qualche dato: sviluppiamo un attività sanzionatoria per oltre infrazioni l anno e svolgiamo il rilievo di circa 400 sinistri stradali. Poi ci sono le attività riguardanti la polizia amministrativa e commerciale, che non vanno sicuramente in secondo piano. Si pensi che nel solo 2013 abbiamo ricevuto al comando oltre utenti, abbiamo eseguito interventi sul posto e ricevuto nella nostra centrale operativa oltre chiamate. Un impegno rilevante per una cinquantina di uomini. E per quanto riguarda la funzione di pg? La nostra attività di polizia giudiziaria la definirei di prevenzione e repressione dei reati da strada da parte della polizia di prossimità e territoriale. Siamo vicini alla gente per la tutela della sicurezza urbana, dei parchi, delle scuole, dei più giovani e delle fasce deboli. Il nostro è un territorio da monitorare con particolare attenzione. Lo dimostrano i numeri: si pensi che i carabinieri di Marzo-Aprile

16 L opinione «La Municipale rhodense svolge un intensa attività di polizia giudiziaria» Rho compiono oltre 500 arresti l anno. Il commissariato della polizia di Stato non è da meno in merito alla tutela della sicurezza pubblica. Insomma, di lavoro c è né parecchio e noi della Locale non ci tiriamo indietro. Il modus operandi della Locale di Rho - mi corregga se sbaglio - pare più vicino a quel tipo di attività che svolgono le moderne polizie locali europee; in pratica, è distante da quella concezione di vigile ormai obsoleta, rappresentata nel celebre film con Alberto Sordi Il grande Albertone, ma anche Totò e Lino Banfi hanno dato una immagine che resta nei nostri cuori ma che non ci rappresenta più! Certo i carabinieri hanno Raoul Bova e la polizia di Stato Luca Zingaretti, ma non disperiamo: nella vita ci vuole anche il lato comico, poi la realtà è altra cosa. La scelta di questo modus operandi è in virtù dell adeguamento dell Italia al sistema di sicurezza richiesto dall Europa? Ci avviamo verso il numero unico di emergenza e forse verso una nuova strutturazione delle forze di polizia Efficaci contro la prostituzione RHO (MI) Recentemente, la Polizia Locale di Rho, in stretta collaborazione con il commissariato della polizia di Stato di Rho, ha arrestato due rumeni che avevano avviato alla prostituzione, con sevizie fisiche e violenza, due connazionali, di cui una minorenne. I due malfattori, arrivati sul territorio di Rho da alcuni giorni, avevano tratto le due ragazze dal Paese di origine con la scusa di ferie in Italia e il miraggio di un possibile lavoro, ma le stesse, appena arrivate sono state sottoposte a violenza e messe su strada, fornendo tra l altro alla ragazza minorenne documenti di identità falsi. L intervento del personale della polizia locale di Rho, e successivamente di quello della polizia di Stato, coinvolta nelle indagini vista la complessità delle stesse e i gravissimi reati in contesto di violenza privata, lesioni, sfruttamento della prostituzione minorile, hanno permesso di individuare e arrestare i due sfruttatori aguzzini, entrambi venticinquenni. La brillante operazione è stata condotta in stretta sinergia tra le due polizie che ormai da anni collaborano fianco a fianco per vincere contro la criminalità presente sul territorio rhodense. 16 Marzo-Aprile 2015

17 L opinione «Serve sinergia con le forze dell ordine» Ritiene valido e da perseguire il delegare agli ausiliari del traffico dipendenti del Comune il controllo delle violazioni dei divieti di sosta e concentrare la pl su attività di polizia di sicurezza, giudiziaria e di controllo del territorio? A volte scelte operative e organizzative come questa sono obbligate dalla impossibilità di assumere ulteriore personale, dai crescenti carichi di lavoro a cui è costretto il singolo per supplire alla mancanza di colleghi a cui delegare. Credo che, se ben istruiti e con compiti definiti, gli ausiliari del traffico o della sosta costituiscano una risorsa, purché non siano concepiti come macchine di produzione di divieti di sosta ma come una nuova figura ad ausilio della pl; come accade, per esempio, per le guardie ecologiche volontarie dei parchi. in Italia nella loro globalità, come auspicato dall Europa. È certo che strutture più snelle garantirebbero più efficienza e servirebbe un unico ministero per la loro direzione; centrali operative uniche Mi piacerebbe una polizia locale italiana strutturata e organizzata come quella statunitense ma, qui da noi, su base regionale. Mentre polizia di Stato con carabinieri e guardia di finanza (sul modello di polizia federale americana) potrebbero meglio concentrarsi sul contrasto dei reati più gravi e sulle investigazioni per crimini associativi. Ma questo dovrebbe basarsi su un sistema di riforma globale; e ne siamo ancora lontani: basti pensare che, come polizie locali, non abbiamo ancora gli accessi alle banche dati Sdi. Qual è il suo pensiero in merito alla proposta di Anvu di separare la Locale dall apparato amministrativo comunale per creare Dipartimenti di polizia locale operanti su più territori e con un ufficio ragioneria e del personale proprio, separato dal Comune? Sarebbe auspicabile, certo è che negli ultimi anni abbiamo assistito a tante belle parole da parte di alcuni «Le qualifiche di ps o pg dovrebbero essere permanenti» Marzo-Aprile

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19 L opinione sono stati praticamente azzerati i sottufficiali e si passa dalla qualifica di agente a quella di ufficiale o addirittura di funzionario. Mi chiedo che senso abbia. E la sperequazione dei gradi in numerose Regioni? Ci sono comandanti per 3, 4 o 5 operatori con i gradi da capitano o maggiore: che senso ha? E ci sono Corpi di pl con più funzionari e ufficiali che agenti, quando in una qualsiasi struttura di polizia dello Stato è proprio il contrario. In definitiva, come vede il futuro della Locale in Italia e quale sviluppo sarebbe auspicabile per essere maggiormente efficaci, efficienti e perseguire così al meglio l interesse pubblico e la tutela dei cittadini e del corretto vivere civile? Servirebbe una riforma semplice, che preveda l inquadramento della Locale nella legge 121/1981 (anche se su base regionale), con qualifiche di ps o pg permanenti (come accade per le altre forze di polizia). Ci vorrebbe poi un ripensamento serio dei gradi; i comandanti e i dirigenti dovrebbero provenire dai nostri Comandi e non essere prestati o - meglio dire - nominati a contratto da altre forze, dal politico amico o di gradimento. Gli agenti andrebbero motivati «Strutture più snelle garantirebbero più efficienza» Utili nel sequestro di stupefacenti RHO (MI) Durante un servizio di prevenzione stradale della polizia locale rhodense, organizzato per la tutela della circolazione veicolare, è stata individuata in transito una Volvo priva di copertura assicurativa. Alcune sostanze sequestrate durante un operazione della pl Dopo l alt, l auto si è data alla fuga. La pattuglia si è lanciata all inseguimento, bloccandola. Il magrebino alla guida è sceso dall auto e si è dato alla fuga, correndo tra i boschi che costeggiano la strada. Sul veicolo Volvo, intestato ad un cittadino marocchino residente in Italia con oltre 50 autoveicoli intestati, sono stati rinvenuti e sequestrati 10 panetti di sostanze stupefacenti, per un valore commerciale su strada di varie migliaia di euro. La vettura è stata sequestrata. È l ennesimo colpo dato allo spaccio di stupefacenti dalla Locale di Rho che, in collaborazione anche con le altre forze di polizia, ha effettuato numerosi sequestri di sostanze leggere e pesanti dall inizio del 2014 per svariati chili di sostanze illegali. e preparati attraverso una formazione seria, affidata a docenti all interno di strutture permanenti (come la scuola del Corpo della pl di Milano, ad esempio). Infine, non credo che - obiettivamente - ci possa essere una polizia locale efficiente se non ci sono dei sindaci lungimiranti e contestualmente dei comandanti capaci, con la voglia di lavorare giornalmente per il bene della comunità. In effetti, in tempi dove il tirare a campare va per la maggiore, la motivazione è fondamentale. E per quanto riguarda il rapporto con le altre forze di polizia? Auspicherei quello che abbiamo realizzato qui a Rho con polizia di Stato e carabinieri: una grande sinergia operativa e di coordinamento. Perché «insieme si vince», come dice il mio grande amico Carmine Gallo, dirigente del commissariato di Rho. E, credetemi, si può vincere sui cattivi. Auguro a tutti i miei colleghi e ai lettori di Pòlis un sincero in bocca al lupo. Delia Maria Sebelin Marzo-Aprile

20 Diritto Ambientale Intervista al magistrato Maurizio Santoloci Area inquinata sotto sequestro: quando procedere alla bonifica Èun opinione diffusa che, se un area inquinata è sottoposta a sequestro penale, per procedere alla sistemazione dell area mediante ripulitura e/o bonifiche sia necessario procedere prima con il dissequestro del sito; in assenza di tale dissequestro, le operazioni di sistemazione non potrebbero essere attivate. Si può ritenere condivisibile tale principio? Ce ne di Delia Maria Sebelin «Il sito non è congelato in modo assoluto, il magistrato può concedere degli interventi» parla Maurizio Santoloci, magistrato e direttore del sito www. dirittoambiente.net. Dottor Santoloci, è vero che non si può ripulire un area inquinata e posta sotto sequestro penale se non vi è prima un dissequestro? A mio modesto avviso, assolutamente no. Nella maggior parte dei casi, le aree inquinate (in particolare 20 Marzo-Aprile 2015

21 Diritto Ambientale depositi incontrollati e discariche abusive) sono sottoposte in sede penale a sequestro di tipo preventivo. La finalità ultima e principale di tale tipologia di sequestro, notoriamente, è quella di impedire che il reato venga portato ad ulteriori conseguenze e/o reiterato. L obiettivo è, dunque, sostanzialmente, di annullare la possibilità che l area medesima continui a essere utilizzata come sito di riversamento di rifiuti vari e di gestione illecita dei medesimi. La finalità del sequestro è, quindi, la salvaguardia dell ambiente e della salute pubblica... Esattamente, ma ciò non significa che il sito sia congelato in modo totale, assoluto e irrimediabile sotto ogni profilo. Certamente l area è bloccata in modo inespugnabile rispetto a ogni possibilità di continuare ad operare attività illecite in materia di rifiuti in loco. Ma nulla vieta, al contrario, che - pure in costanza di mantenimento dei sigilli (finalizzati - appunto - a tale specifica inibizione di continuazione o reiterazione Il magistrato Maurizio Santoloci, esperto in diritto ambientale dei reati) - possa invece essere autorizzata dal magistrato competente una documentata e specifica attività di intervento per risanare totalmente o parzialmente l aria in questione anche nelle more del processo. Deve essere il magistrato competente a decidere sulle eventuali possibili operazioni? Assolutamente sì, dato che l area è sottoposta a sequestro penale. Una possibilità di ingresso e le connesse operazioni di ripulitura e/o bonifica, naturalmente, vanno valutate caso per caso e fatti salvi gli eventuali interessi di accertamento tecnico che la magistratura potrebbe ancora ritenere utili sullo stato delle cose nell area medesima. In questo caso, logicamente, si entra sostanzialmente in un campo diverso: il sequestro probato- «Obiettivo del sequestro è impedire la reiterazione del reato» Marzo-Aprile

22 Diritto Ambientale «Per la salvaguardia dell ambiente il magistrato può concedere la bonifica» va ricordato l articolo 247 D. Lgs. n. 152/06 (siti soggetti a sequestro). Esso prevede espressamente che «Nel caso in cui il sito inquinato sia soggetto a sequestro, l autorità giudiziaria che lo ha disposto può autorizzare l accesso al sito per l esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale delle aree, anche al fine di impedire l ulteriore propagazione degli inquinanti ed il conseguente peggioramento della situazione ambientale». rio, con le sue diverse finalità connesse. Comunque, se non sussistono particolari esigenze antitetiche da parte della magistratura competente, si ritiene che possa essere autorizzata un attività di sistemazione dell area (ripulitura, bonifica o altro) con autorizzazione del magistrato. Quest ultimo consentirà all ingresso nell area previa documentazione di un programma specifico e sotto il controllo eventuale di forze di polizia o tecnici delegati dalla stessa autorità giudiziaria. In passato, infatti, una giurisprudenza diffusa elaborò il concetto dei cosiddetti sequestri condizionati... Sì, con riferimento ai principi generali che ho ricordato. In realtà, si è trattato (e si tratta in alcuni casi tutt oggi) di una interpretazione applicativa del principio del sequestro in base alla quale - già nel momento della ap- Ci sono disposizioni di legge specifiche al riguardo? A parte la valenza dei principi generali sul sequestro, in questo caso specifico «Per gli interventi servono documentazioni specifiche» 22 Marzo-Aprile 2015

23 Diritto Ambientale posizione dei sigilli - si prevedeva che, in caso di adozione di alcune misure atte a salvaguardare l ambiente e la salute pubblica, il sequestro medesimo sarebbe stato mitigato con le possibilità di operare specifiche attività, anche in costanza di esistenza dei sigilli del sequestro medesimo. D altra parte, tale metodica viene applicata comunemente anche in molti altri settori. Certo. Si pensi, ad esempio, al sequestro preventivo di un cantiere edile abusivo all interno del quale sussistano particolari problemi di stabilità del terreno, sicurezza delle impalcature o altre situazioni di potenziale pericolo per lo stato delle persone e/o delle cose. In tali casi, è logico che la magistratura competente autorizzi - in costanza di esistenza dei sigilli - ingressi specifici per affrontare in modo selettivo tali situazioni di pericolo e risolverle. Si pensi anche a interventi di sequestro preventivo su alcune particolari categorie di beni deperibili o deteriorabili, ed al caso storico di sequestro di intere aziende entro le quali - pur in costanza di esistenza dei sigilli - è stata consentita la prosecuzione di una parte del ciclo produttivo con blocco di altra parte dell area produttiva. Perciò, un area sequestrata non è inibita in modo assoluto a ipotesi di risanamento. Il sequestro preventivo nel campo penale non è un entità assolutamente rigida e blindata. Ferme restando le finalità di impedire che il reato venga portato ad ulteriori conseguenze e/o reiterato, è possibile, con adeguati e specifici provvedimenti, modellare il sequestro anche adattando il mantenimento dei sigilli ad esigenze di pratica attività per la risoluzione di problemi all interno del bene oggetto del sequestro medesimo. Dunque, in linea teorica è - a mio avviso - possibile che, anche in vigenza di un sequestro preventivo, caso per caso - atteso l esame e la valutazione di specifiche e documentate richieste, e previe idonee cautele operative - possa essere autorizzata dall autorità giudiziaria competente un attività di intervento sul sito sotto sequestro a fini di ripulitura, risanamento, bonifica e altro. Marzo-Aprile

24 Diritto Ambientale «Spetta al magistrato competente stabilire l organo di pg per controllare le procedure di bonifica» Ciò è coerente con le finalità del sequestro preventivo? In ordine alle esigenze cautelari, nel caso dei reati connessi ad un danno all ambiente e/o alla salute pubblica, attraverso il sequestro è possibile attenuare i pericoli di contaminazione, vietando l accesso indiscriminato ai luoghi da parte di terzi (con ciò si raggiunge il fine primario di impedire prosecuzione/reiterazione del reato). Questo, però, non determina la cristallizzazione del pericolo Esatto, poiché - come abbiamo detto - in molti casi le azioni inquinanti possono comunque perdurare e anzi - in stato di abbandono dell area - peggiorare. Si pensi, ad esempio, ad una discarica abusiva sequestrata che comunque continua a produrre percolato. È dunque possibile autorizzare la rimozione momentanea e/o parziale dei sigilli al solo fine di procedere alle operazioni di messa in sicurezza e bonifica, in modo da arrestare e scongiurare la prosecuzione dell azione inquinante. Quest azione inquinante, di fatto, andrebbe - in via naturale - ad aggravare le conseguenze del reato (cosa che, invece, si vuole scongiurare proprio con il sequestro preventivo). Questo - naturalmente - sempre su disposizione del magistrato competente che stabilirà - caso per caso - anche le prescrizioni, le cautele e l organo di polizia giudiziaria addetto alle procedure rituali conseguenti. Delia Maria Sebelin 24 Marzo-Aprile 2015

25 Diritto Ambientale Intervista all ingegnere Giovanni Corbetta Pneumatici fuori uso abbandonati: che fare? Il tema dell illegalità nella gestione degli pneumatici fuori uso - arrivati a fine vita quando l automobilista (o camionista, o a- zienda) li sostituisce con altri nuovi - è all attenzione delle polizie locali per la rilevanza che spesso hanno i fenomeni di abbandono nei territori ed anche per l illegalità fiscale che è all origine di questo fenomeno, esistente in tutta Italia, legato all acquisto di pneumatici in nero. Ce ne parla Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus, che coordina la raccolta e il recupero di questi rifiuti dal mercato del ricambio: tonnellate nel 2014, presso oltre gommisti in tutta Italia. a cura dell Ufficio stampa Ecopneus «Le aree deturpate da accumuli fuorilegge sono un pericolo per il territorio» Ingegnere Corbetta, può spiegarci meglio il meccanismo che alimenta i flussi di abbandono degli pneumatici fuori uso nelle nostre regioni? Ciò si verifica, infatti, nonostante la legislazione vigente abbia previsto un sistema di raccolta capillare, gratuito ed efficiente: nelle sedi di gommisti e autofficine i risultati di raccolta sembrano eccellenti Un operatore del mercato del ricambio (è questa la definizione che riunisce tutti gli operatori dove è possibile la sostituzione degli pneumatici di un veicolo) che operi in modo legale e trasparente, costituisce un anello saldo del sistema che opera a livello nazionale e contribuisce virtuosamente alla raccolta e al recupero Marzo-Aprile

26 Diritto Ambientale degli pneumatici fuori uso, da cui si ottiene una gomma riciclata dalle caratteristiche eccellenti. Chi, invece, conduce in modo meno rigoroso le proprie attività ed effettua vendite in nero entra necessariamente in una dinamica che porterà all abbandono degli pneumatici fuori uso rimossi. Cosa accade quando si devono sostituire gli pneumatici? Il gommista deve annotare in un apposito registro le quantità di pneumatici fuori uso che ottiene e consegnarli a soggetti autorizzati al ritiro, allegando uno specifico documento che dovrà poi archiviare. Tale prassi non si combina con la vendita in nero: se una vendita non esiste per la contabilità legale (fatture), non può esistere «Le polizie locali sono strategiche per rintracciare accumuli illegali di pneumatici» nemmeno il rifiuto corrispondente al pneumatico fuori uso smontato. Ecco che quantità di pneumatici fuori uso spariscono dai canali ufficiali: possono venire accantonati e poi abbandonati sotto ai cavalcavia, nei boschetti, in torrenti, oppure consegnati al cliente del gommista che ha chiesto o accetta di evitare lo scontrino e che poi spesso diventa il protagonista dell abbandono. In questo terreno di abbandono, il sistema nazionale in cui opera Ecopneus non ha alcuna possibilità di intervenire: tali rifiuti, infatti, formalmente non esistono per la gestione ordinaria, salvo ricomparire lungo i fiumi, nei boschi e nelle nostre campagne. al danno economico che provoca all erario si aggiunge il danno all ambiente e alle casse della pubblica amministrazione (per raccolte straordinarie, bonifiche, spegnimento di incendi). Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus L abbandono è diffuso ovunque? Nelle varie regioni d Italia, il fenomeno dell abbandono è molto variabile, essendo strettamente legato alle vendite in nero : si va da qualche provincia in cui le vendite irregolari sono modeste - e quindi lo è l abbandono - ad altre, in cui i due fenomeni sono evidenti. Esistono zone grigie di applicazione della norma e assicurazione della raccolta? Ad esempio, l acquisto di pneumatici presso la grande distribuzione In realtà no. Infatti, la sostituzione degli pneumatici comporta una serie di interventi con macchinari professionali che obbligano il ricorso all officina; rimuovere lo pneumatico dal cerchio, l inserimento di quello nuovo e l equilibratura finale non sono operazioni possibili, né autorizzate nell ambito del fai da te. Chi è coinvolto nell abbandono illegale? In queste pratiche illegali sono soprattutto coinvolte le autovetture; i clienti industriali (autisti di autocarri, trattori, pale meccaniche) sono interessati ad avere fattura - per lo scarico dei costi - e quindi il problema per quest ultimi sussiste solo marginalmente. Al normale cittadino, invece, evitare lo scontrino fiscale può apparire vantaggioso Infatti, perché risparmia in tal modo Iva e contributo: purtroppo, il cittadino non è sempre consapevole che 26 Marzo-Aprile 2015

27 Diritto Ambientale Settembre 2014: accordo Anvu-Ecopneus Con la sottoscrizione di un protocollo d intesa è nata la collaborazione tra Anvu ed Ecopneus, il principale soggetto che si occupa in Italia di rintracciamento, raccolta e recupero di pneumatici fuori uso (Pfu). fuori uso, costituitisi prima dell avvio del sistema nazionale a causa della condotta sconsiderata di chi ha abbandonato questo rifiuto sottraendolo ad una valorizzazione in molteplici ed interessanti applicazioni. L obiettivo condiviso è quello di rintracciare e segnalare eventuali accumuli illegali di pneumatici fuori uso sul territorio nazionale, ai fini di un possibile svuotamento e recupero di materia o energia degli pneumatici fuori uso prelevati. Dal 2011, infatti, è operativo in Italia un sistema nazionale che oggi garantisce la raccolta del 100% degli pneumatici fuori uso corrispondenti all immissione sul mercato di pneumatici nuovi e di cui Ecopneus rappresenta oltre il 70%; un sistema efficiente, senza fine di lucro, sostenuto dal contributo ambientale versato al momento dell acquisto di un pneumatico nuovo. Il nostro Paese continua, però, a vedere il proprio territorio segnato da accumuli illegali degli pneumatici La normativa in vigore prevede che Ecopneus possa intervenire per recuperare le aree deturpate da tali accumuli, che costituiscono spesso anche un pericolo per la sicurezza del territorio in caso di incendio, utilizzando risorse eccedenti la gestione ordinaria. Grazie alla collaborazione con Anvu, questo meccanismo di recupero del territorio, attraverso cui Ecopneus ha già realizzato numerosi e importanti interventi in tutta Italia, potrà vedere un ulteriore impulso, grazie alla presenza capillare e alla conoscenza ed attenzione al territorio che caratterizza l impegno quotidiano delle polizie locali. (Ufficio stampa Ecopneus) Infatti, appartengono a un area strettamente legata alla sicurezza dei veicoli e sono escluse dal manuale di manutenzione del veicolo (che illustra quanto l automobilista è autorizzato ad effettuare sul proprio veicolo autonomamente). Dalla grande distribuzione, come dalla vendita online, gli pneumatici fuori uso vengono sempre ricondotti ad un operatore professionista sul territorio, dove interviene la rete di raccolta nazionale. E per ciò che riguarda il fenomeno degli stock storici, accumuli illegali di tonnellate di pneumatici fuori uso? Che origine hanno e come è possibile intervenire per rimuoverli? Prima del 2011, ovvero prima che divenisse operativo l attuale sistema di raccolta e recupero, tali disastrose situazioni si creavano perché era facile per alcuni imprenditori poco onesti «Dal recupero degli pneumatici si ottiene una gomma eccellente» accumulare anche grandi quantità di pneumatici fuori uso. Erano incentivati dal ricevere denaro per ogni consegna e dalla prospettiva di accumularli senza poi effettivamente operar- Marzo-Aprile

28 Diritto Ambientale ne la frantumazione per il successivo recupero sul mercato come gomma riciclata o per il recupero energetico, agevolati anche dalla bassa probabilità di controlli incisivi. Per fortuna queste situazioni sono quasi del tutto debellate: oramai è diventato pressoché impossibile che si possano formare accumuli di migliaia di tonnellate, grazie al controllo in continuo effettuato dalle organizzazioni che - come Ecopneus - coordinano la raccolta e il recupero. Cosa è successo dopo il 2011? Dal 2012 ad oggi Ecopneus ha già eliminato i dieci più grandi accumuli esistenti in Italia per un totale di circa tonnellate, utilizzando risorse eccedenti rispetto all attività ordinaria, grazie ad efficienza ed accorta gestione che la normativa prevede espressamente debbano essere destinate a tale finalità. Quindi, non si formano più nuovi grandi siti di abbandono e si stanno eliminando gli esistenti. Come possono intervenire le polizie locali? Quale contributo possono dare al lavoro svolto dal sistema nazionale per una gestione legale degli pneumatici fuori uso? La presenza capillare in tutta Italia delle polizie locali ne fa un importante sentinella per noi e per le istituzioni: ci informano di quanto accade sul territorio e «Senza fattura per la vendita dello pneumatico, non esiste il rifiuto corrispondente» rappresentano quindi un alleato prezioso per individuare situazioni ancora non note nelle quali valutare opportunità e fattibilità di un intervento di svuotamento. E per quanto riguarda il contrasto alle vendite in nero degli pneumatici? Gli operatori della Locale svolgono un ruolo strategico nel contrasto ai flussi di illegalità legati alla vendita di pneumatici senza scontrino fiscale. Comportamenti illeciti che non hanno a che fare con la criminalità organizzata ma con comportamenti illegali di singoli cittadini. La presenza sul territorio, la conoscenza degli operatori attivi e la possibilità di rendere visibile la presenza di controlli da parte di agenti di pl, possono indurre gommisti e cittadini a smettere di vendere e comperare pneumatici in nero. Con vantaggi diretti e significativi sulle casse della pubblica amministrazione che non sarà più costretta ad intervenire alla raccolta di pneumatici abbandonati, con oneri che sono a carico dei Comuni. Per tale ragione, noi di Ecopneus siamo certi che la sinergia siglata con Anvu possa creare un ulteriore incremento di efficacia della gestione degli pneumatici fuori uso in Italia, che già ci vede in pochi anni aver raggiunto risultati di eccellenza rispetto anche agli altri Paesi europei. Ufficio stampa Ecopneus 28 Marzo-Aprile 2015

29 Diritto Ambientale Report Aci Pneumatici da demolizione di veicoli: 20mila tonnellate raccolte in 2 anni Il Sistema di Gestione lavora a pieno regime, diminuisce il contributo per i consumatori e si rafforza l industria del riciclo a cura dell Ufficio stampa Aci Il Comitato di gestione degli pneumatici fuori uso, costituito all Automobile club d Italia dal ministero dell Ambiente con Decreto ministeriale 82/2011, ha raccolto nel suo primo report i dati relativi al Sistema di gestione degli pneumatici fuori uso da demolizione di veicoli nei primi due anni di attività. Da questo strumento, essenziale per il settore, emerge che l Italia rappresenta a livello europeo un vero e proprio caso d eccellenza. I dati Sono state le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte in Italia nel 2014 (+15,9% rispetto all anno precedente), il 100% degli pneumatici che, successivamente alla demolizione, sono stati destinati al riciclo. Le operazioni di ritiro di pneumatici fuori uso, effettuate nei autodemolitori dai 29 operatori abilitati, sono state (+19%). La crescita riscontrata nel 2014 attesta la maggiore capillarità ed efficienza del servizio garantito dai vari soggetti della filiera su tutto il territorio nazionale. Le Regioni più virtuose Analizzando i dati territorialmente, i livelli più elevati di raccolta si raggiungono nelle regioni più popolose e in quelle dove maggiore è la presenza di demolitori: Lombardia (2.575 tonnellate raccolte con un incremento del 15,4%), Campania (2.376 tonnellate, con quasi il 9% in più rispetto al 2013) e Lazio (2.341 con un aumento di ben il 56,5%, la variazione più alta in Italia). Nel 2014, il peso medio di ogni ritiro diminuisce leggermente e si attesta intorno alle 6 tonnellate. Si è registrato, inoltre, un decremento minimo (-5%) anche del costo medio per ritiro. Il calo del peso medio e dei costi per ritiro e l aumento dei ritiri provano l efficienza del Sistema in grado di fornire un servizio sempre più adeguato e puntuale da parte dei soggetti abilitati nei confronti degli autodemolitori. Marzo-Aprile

30 Diritto Ambientale «L Italia è servita in modo capillare sulle richieste di oltre demolitori» gratuito agli operatori abilitati, presenti sul portale del Comitato, che prelevano gli pneumatici fuori uso e si occupano delle operazioni di deposito, separazione e stoccaggio temporaneo oltre che del trasporto degli pneumatici alle aziende di trattamento. Qui il 100% di pneumatici fuori uso è avviato al recupero di materia. Come funziona il Sistema di Gestione Il Sistema di Gestione, coordinato dal Comitato pneumatici fuori uso, copre l intero ciclo di vita degli pneumatici. Nel momento in cui il consumatore acquista un veicolo nuovo, paga anche il contributo ambientale, una voce aggiuntiva indicata in fattura e soggetta a Iva, determinato ogni anno dal Comitato e relativo ai costi di ritiro, trattamento e avvio a corretto recupero degli pneumatici fuori uso (92%) e di gestione del sistema informatico e amministrazione del Fondo per la Gestione degli pneumatici fuori uso (8%). Nel 2014 si è ridotto drasticamente: l importo, riferito ad esempio a un automobile, è pari a 3,95 euro per i quattro pneumatici più la ruota di scorta (circa 0,79 euro per pneumatico). I rivenditori, in Italia, comunicano, poi, al Comitato, attraverso il sistema informatizzato dell Aci, l avvenuta riscossione del contributo. I demolitori accreditati dall Aci stoccano gli pneumatici fuori uso non ritenuti più utilizzabili. Accumulate almeno 1,5 tonnellate di pneumatici fuori uso, fanno richiesta di ritiro Benefici ambientali Il Comitato ha scelto di avviare il 100% degli pneumatici fuori uso al recupero di materia, non prendendo in considerazione opzioni meno sostenibili, quali l utilizzo come combustibile per cementifici o la termovalorizzazione. Questa speciale tipologia di rifiuto, se gestita correttamente, permette un risparmio notevole di anidride carbonica: nel 2014, l avvio al riciclo degli pneumatici fuori uso derivanti dai veicoli a fine vita ha consentito di e- «Siamo un modello d eccellenza per l Europa» 30 Marzo-Aprile 2015

31 Diritto Ambientale vitare l emissione di quasi tonnellate di anidride carbonica equivalenti. Numerosi i possibili riutilizzi del polverino: sottofondi stradali, pavimentazioni sportive, pannelli fonoassorbenti, arredo urbano e decine di altri usi. Infine, il «Dal materiale riciclato si produce un asfalto con più grip» polverino (con diametro molto piccolo) può essere mescolato ad asfalti e cementi migliorandone le proprietà meccaniche. Rispetto a quest ultimo punto, il mercato delle materie prime seconde derivanti da pneumatici fuori uso in Italia stenta ancora a decollare, soprattutto a causa dello scarso impiego del polverino negli asfalti, differentemente dall estero in cui è sempre più diffuso. Il plauso delle istituzioni «Il bilancio di questi due anni di attività rappresenta - ha affermato il ministro dell Ambiente, Gian Luca Galletti - una scommessa vinta dall Ambiente e dai cittadini italiani. Il corretto recupero riduce di fatto a zero la possibilità di smaltimenti illegali che negli anni passati hanno disseminato il nostro Paese di discariche abusive di pneumatici. Con il riciclo si aprono nuove possibilità e nuovi mercati per le materie prime seconde, come il granulato di gomma e l acciaio, che è possibile recuperare. Questo dimostra come attraverso i corretti stimoli, anche normativi, la Green economy italiana sia capace di costruire sistemi complessi e capillari, riunendo operatori privati, strutture pubbliche e rappresentanti di cittadini e consumatori e garantendo all intero Paese un ulteriore passo avanti verso la sostenibilità». Orgoglioso del successo ottenuto il presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani: «Aci ricopre un ruolo strategico all interno del Comitato perché il legislatore ha perseguito la massima efficienza puntando sul know how ultracentenario dell Automobile Club d Italia e sulla tecnologia avanzata del Pubblico registro automobilistico. All acquisto di un nuovo veicolo, si paga anche il contributo ambientale Come capofila di un sistema pubblico-privato modello per il Paese, siamo riusciti a contenere i costi di funzionamento, conseguendo la riduzione del contributo a carico degli utenti per lo smaltimento degli pneumatici da demolizione di veicoli e un avanzo di fondi che proponiamo di utilizzare per la bonifica di aree contaminate. L attività del Comitato torna a vantaggio degli automobilisti: con il materiale riciclato dagli pneumatici si produce anche un asfalto con più grip e più duraturo di quello ottenuto da altri materiali, più fonoassorbente e con minore resistenza al rotolamento». Soddisfatto il presidente del Comitato pneumatici fuori uso, Vincenzo Pensa: «I dati contenuti nel report scattano una fotografia incoraggiante della gestione degli pneumatici fuori uso da veicoli a fine vita in Italia. Il sistema lavora a pieno regime, il contributo per i consumatori diminuisce e si sta rafforzando l industria del riciclo grazie a flussi di rifiuti costanti che consentono alle aziende di investire in tecnologia e Ricerca & Sviluppo». Ufficio stampa Aci Marzo-Aprile

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