PARERE MOTIVATO DI UN PARLAMENTO NAZIONALE IN MERITO ALLA SUSSIDIARIETA'

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1 Parlamento europeo Commissione giuridica PARERE MOTIVATO DI UN PARLAMENTO NAZIONALE IN MERO ALLA SUSSIDIARIETA' Oggetto: Parere motivato della Dieta polacca in merito alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi (COM(2016)0128 C8-0114/ /0070(COD)) In conformità all'articolo 6 del protocollo n. 2 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, i parlamenti nazionali possono, entro un termine di otto settimane a decorrere dalla data di trasmissione di un progetto di atto legislativo, inviare ai presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione un parere motivato che espone le ragioni per le quali ritengono che il progetto in causa non sia conforme al principio di sussidiarietà. La Dieta polacca ha trasmesso il parere motivato in allegato sulla proposta di direttiva in oggetto. In virtù del regolamento del Parlamento europeo, la commissione giuridica è competente per il rispetto del principio di sussidiarietà. NP\ doc PE v01-00 Unita nella diversità

2 ALLEGATO Allegato alla risoluzione della Dieta polacca del 13 aprile 2016 (voce...) Parere motivato della Dieta polacca del 13 aprile 2016 che espone le ragioni per le quali la Dieta ritiene che la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi non sia conforme al principio di sussidiarietà. La Dieta polacca ritiene che la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi (COM(2016) 128 final) non sia conforme al principio di sussidiarietà di cui all'articolo 5, paragrafo 3 del trattato sull'unione europea (TUE). La proposta di direttiva in esame viola il principio di sussidiarietà poiché non garantisce che gli obiettivi dell'azione prevista siano conseguiti in misura migliore a livello di Unione piuttosto che a livello nazionale. L'obiettivo dichiarato della proposta di direttiva è risolvere il problema delle pratiche sleali e promuovere il principio che per lo stesso lavoro svolto nello stesso luogo dovrebbe spettare lo stesso compenso. Tali obiettivi dovrebbero essere raggiunti tramite l'introduzione dell'obbligo di applicare al lavoratore il diritto del lavoro del paese in cui il lavoratore è distaccato, qualora il periodo di distacco superi 24 mesi, la modifica della remunerazione di tali lavoratori da "tariffe salariali minime, comprese le tariffe maggiorate per lavoro straordinario", a "retribuzione, comprese le tariffe maggiorate per lavoro straordinario" nonché l'introduzione di una pari retribuzione per i lavoratori distaccati nei subappalti a catena e per i lavoratori dell'appaltatore principale, tramite l'applicazione delle condizioni di lavoro praticate dall'appaltatore principale. A giudizio della Dieta polacca, la proposta non permetterà di realizzare questi obiettivi meglio - a norma dell'articolo 5, paragrafo 3, TUE e dell'articolo 5 del protocollo (n.2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, allegato al TUE e al trattato sul funzionamento della Unione europea (TFUE) - di quanto non farebbero gli Stati membri agendo in base alle normative nazionali. Secondo la Dieta, l'applicazione delle tariffe salariali minime nello Stato membro dell'ue in cui è distaccato il lavoratore - attualmente prevista dal diritto della Unione europea - permette di assicurare una tutela sociale adeguata dei lavoratori, tenendo allo stesso tempo conto delle naturali differenze nel livello di sviluppo economico esistenti fra gli Stati membri che si traducono in differenze di retribuzione. Per questo motivo la Dieta ritiene che un'ulteriore armonizzazione dei livelli retributivi negli Stati membri dovrebbe essere il risultato di un graduale sviluppo economico dei singoli Stati membri, non l'effetto delle azioni legislative della Unione europea. La proposta di direttiva non motiva in alcun modo la sua conformità al principio di sussidiarietà. Una motivazione non è certo rappresentata dalla frase che afferma "La modifica di una direttiva esistente può essere effettuata solo adottando una nuova direttiva". PE v /5 NP\ doc

3 A giudizio della Dieta, tale frase non può in alcun modo essere considerata una motivazione della conformità della proposta di direttiva al principio di sussidiarietà. Il fatto che una direttiva possa essere modificata adottando una nuova direttiva non significa che le soluzioni proposte sotto forma di modifiche alla direttiva vigente debbano essere introdotte a livello di Unione europea. La Commissione non ha motivato in alcun modo che gli obiettivi ai quali mirano le modifiche della direttiva da lei stessa proposte non possano essere regolamentati meglio a livello nazionale. La mancanza di una tale motivazione, e in particolar modo la mancanza di un qualsiasi indicatore qualitativo e quantitativo, costituisce una violazione dell'articolo 5 del protocollo (n. 2). Inoltre rende considerevolmente più difficile, se non impossibile, l'esercizio da parte dei parlamenti nazionali del loro potere di controllo del rispetto del principio di sussidiarietà (articolo 5, paragrafo 3, e articolo 12, lettera b), TUE e articolo 6 del protocollo (n.2)). Pertanto si può considerare anche una violazione dell'articolo 4, paragrafo 3 del TUE, a norma del quale, in virtù del principio di leale cooperazione, l'unione e gli Stati membri si rispettano e si assistono reciprocamente nell'adempimento dei compiti derivanti dai trattati. L'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 96/71/CE stabilisce che gli Stati membri provvedono affinché, qualunque sia la legislazione applicabile al rapporto di lavoro, le imprese che distaccano un lavoratore garantiscano ai lavoratori distaccati nel loro territorio le condizioni di occupazione relative alle materie in appresso: periodi massimi di lavoro e periodi minimi di riposo; durata minima delle ferie annuali retribuite; tariffe minime salariali, comprese le tariffe maggiorate per lavoro straordinari; condizioni di cessione temporanea dei lavoratori, in particolare la cessione temporanea di lavoratori da parte di imprese di lavoro temporaneo; sicurezza, salute e igiene sul lavoro; provvedimenti di tutela riguardo alle condizioni di lavoro e di occupazione di gestanti o puerpere, bambini e giovani; parità di trattamento fra uomo e donna nonché altre disposizioni in materia di non discriminazione. Tale disposizione si applica nei casi in cui le materie elencatevi, nello Stato membro in cui è fornita la prestazione di lavoro, sono fissate: - da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, e/o - da contratti collettivi o da arbitrati dichiarati di applicazione generale, sempreché vertano sulle attività menzionate in allegato. Il nuovo testo proposto dell'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 96/71/CE prevede tra l'altro una modifica consistente nell'eliminazione del riferimento alle "attività menzionate in allegato". L'eliminazione del riferimento all'allegato significa che i contratti collettivi di applicazione generale si applicheranno ai lavoratori distaccati in tutti i settori dell'economia, indipendentemente dal fatto che le attività siano riportate nell'allegato alla direttiva o meno (attualmente tale requisito si applica esclusivamente al settore edile). La Dieta sottolinea che l'articolo 3, paragrafo 10, della direttiva 96/71/CE autorizza esplicitamente gli Stati membri ad estendere le condizioni di lavoro e di assunzione stabilite nei contratti collettivi o negli arbitrati di applicazione generale a tipi di attività svolti dai lavoratori distaccati diversi da quelli elencati nell'allegato. L'adozione della disposizione proposta comporterà un'estensione obbligatoria della portata dei contratti collettivi di applicazione generale a tutti i lavoratori distaccati, in tutti i settori dell'economia. Come risulta dalle informazioni riportate nel documento di lavoro allegato alla proposta di direttiva dal titolo "Valutazione dell'impatto" (SWD(2016)52 final; punto 4.3.2), l'adozione NP\ doc 3/5 PE v01-00

4 della soluzione proposta può riguardare solamente quattro Stati membri. Gli altri si sono invece avvalsi della possibilità, derivante dall'articolo 3, paragrafo 10 della direttiva, di estendere la portata dei contratti collettivi di applicazione generale a tutti i settori dell'economia (11 Stati membri) oppure non hanno introdotto contratti collettivi di applicazione generale ai sensi della direttiva (14 Stati membri, inclusa la Polonia). La direttiva lascia agli Stati membri la libertà di decidere se introdurre i contratti collettivi di applicazione generale e se applicare le loro disposizioni - in riferimento ai lavoratori distaccati - a tutti i settori dell'economia oppure solamente ai settori previsti nell'allegato alla direttiva. Dalle informazioni presentate nella valutazione dell'impatto risulta che gli Stati membri fanno uso di tale possibilità. Oltre un terzo degli Stati membri ha introdotto sul proprio territorio le disposizioni proposte dalla Commissione. Gli altri Stati membri hanno scelto di non implementare le soluzioni proposte. La Commissione non ha dimostrato che l'obiettivo della sua azione non può essere raggiunto in modo sufficiente dagli Stati membri. A maggior ragione che, stando alle informazioni presentate dalla Commissione stessa, le modifiche proposte avranno un'incidenza su una minoranza netta degli Stati membri. Non comportano neppure l'adozione di uno standard uniforme nell'ambito dell'intera Unione europea che garantisca pari diritti a tutti i lavoratori distaccati, in quanto la direttiva lascia ai singoli Stati membri la decisione se introdurre i contratti collettivi di applicazione generale o meno. Di conseguenza, a giudizio della Dieta polacca, la modifica proposta dell'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 96/71/CE, che consiste nell'eliminare il riferimento all'allegato della direttiva, viola il principio di sussidiarietà. L'articolo 3, paragrafo 1, lettera b), contenuto nella proposta della Commissione andrebbe a sostituire l'articolo 3, paragrafo 9 della direttiva 96/71/CE attualmente in vigore. Allo stato attuale del diritto, gli Stati membri possono prevedere che le imprese che distaccano lavoratori temporanei siano tenute a garantire ai medesimi le condizioni che sono applicabili ai lavoratori temporanei nello Stato membro in cui è eseguito il lavoro. Stando alle informazioni riportate nella valutazione dell'impatto, si sono avvalsi di questa possibilità 15 Stati membri. Gli altri paesi, inclusa la Polonia, non hanno introdotto alcuna disposizione in tale ambito (punto della valutazione dell'impatto). Conformemente alla disposizione contenuta nella proposta, gli Stati membri saranno obbligati ad assicurare che le imprese che distaccano i lavoratori temporanei garantiscano loro le condizioni previste all'articolo 5 sul principio della parità di trattamento della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2008/104/CE, del 19 novembre 2008, relativa al lavoro tramite agenzia interinale, ossia assicurano loro le condizioni che si applicano ai lavoratori interinali ceduti temporaneamente da agenzie interinali stabilite nello Stato membro in cui è svolto il lavoro. La Dieta polacca richiama l'attenzione sul fatto che il diritto dell'ue in vigore dà agli Stati membri la possibilità di garantire pari diritti ai lavoratori temporanei distaccati per lavoro in un altro Stato membro e ai lavoratori interinali ceduti dalle agenzie interinali stabilite nello Stato membro in cui è svolto il lavoro. Nulla osta a che gli Stati membri introducano tali disposizioni sulla base di un'analisi del mercato di lavoro per la tutela degli interessi delle imprese e dei lavoratori. Se gli Stati membri ritengono che tali disposizioni siano PE v /5 NP\ doc

5 indispensabili per garantire condizioni di parità per le imprese operanti sul loro territorio, sono liberi di introdurle. I dati presentati dalla Commissione europea indicano che oltre la metà degli Stati membri ha introdotto tali disposizioni. Si deve presumere che gli Stati membri che non hanno implementato tali soluzioni abbiano ritenuto che non fossero necessarie per tutelare gli interessi delle imprese e dei lavoratori. La Dieta polacca ritiene che gli Stati membri possano valutare meglio della Commissione europea se è necessario armonizzare i diritti dei lavoratori temporanei distaccati. Non è necessario che tale aspetto venga regolamentato in modo uniforme in tutti gli Stati membri dell'unione europea. La Commissione non ha dimostrato che gli Stati membri da soli non possano raggiungere in modo sufficiente l'obiettivo da lei fissato. Si conclude pertanto che l'articolo 3, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 96/71/CE contenuto nella proposta viola il principio di sussidiarietà. Riassumendo, a giudizio della Dieta polacca, la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi (COM(2016) 128 final) viola il principio di sussidiarietà. NP\ doc 5/5 PE v01-00