COMUNE DI PESARO ASSESSORATO AMBIENTE ENERGIA SALUTE SERVIZIO QUALITA AMBIENTE OSSERVATORIO METEOROLOGICO - SISMOLOGICO VALERIO

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1 COMUNE DI PESARO ASSESSORATO AMBIENTE ENERGIA SALUTE SERVIZIO QUALITA AMBIENTE OSSERVATORIO METEOROLOGICO - SISMOLOGICO VALERIO ANNUARIO SISMOLOGICO

2 Redazione Aldemiro Martellini* - Stefano Santini** *Osservatorio Valerio - Comune di Pesaro **Dipartimento di Scienze di Base e Fondamenti - Università di Urbino Carlo Bo In frontespizio: Gli Orti Giulii, disegno di Romolo Liverani XIX sec., sede dell Osservatorio VALERIO. 2

3 COMUNE DI PESARO ASSESSORATO AMBIENTE ENERGIA SALUTE SERVIZIO QUALITA AMBIENTE OSSERVATORIO "VALERIO" - SEZIONE SISMOLOGICA Comitato tecnico-scientifico: (Università di Urbino) Santini Stefano Responsabile scientifico della sezione sismologica dell Osservatorio Valerio ; Vetrano Flavio Direttore del (DiSBeF) Dipartimento di Scienze di Base e Fondamenti dell Università di Urbino; Martellini Aldemiro Responsabile del sistema di acquisizione dati sismici dell Osservatorio Valerio (Comune di Pesaro) Tatali Beniamino Servizio Qualità Ambiente - U.O. Energia/Ambiente - Comune di Pesaro; Bonopera Paolo Servizio Qualità Ambiente - Protezione Civile - Comune di Pesaro; Nobili Alberto Servizio Qualità Ambiente Osservatorio Valerio - Comune di Pesaro. 3

4 PRESENTAZIONE Negli ultimi anni, nell ambito della convenzione già operante tra l Osservatorio Valerio del Comune di Pesaro e l Osservatorio Simico dell Università di Urbino, è stato possibile installare altre due stazioni digitali (PESA e FSSB) rispettivamente installate sul colle S.Bartolo nel comune di Pesaro e nel comune di Fossombrone in località Cesane, integrando il monitoraggio del nostro territorio provinciale e grazie alla sorveglianza sismica continua possiamo avere informazioni dettagliate che ci permettano di conoscere con precisione le coordinate geografiche, l intensità degli eventi sismici e il meccanismo focale degli eventi di magnitudo (Md) 2.5 localizzati nel nostro territorio; questi dati sono indispensabili per la conoscenza dei processi sismogenetici, per la classificazione della pericolosità sismica, del rischio sismico della nostra provincia e a fornire in tempo reale una corretta e tempestiva informazione alle autorità preposte alla sicurezza a prendere decisioni ragionate e tempestive in caso di sisma. Un ringraziamento agli autori di questo lavoro e in particolare al Prof. Stefano Santini, che da quindici anni è il responsabile scientifico della sezione sismologica dell Osservatorio Valerio del Comune di Pesaro e docente di Fisica Terrestre dell Università degli Studi Carlo Bo di Urbino ed a Aldemiro Martellini, responsabile del sistema di acquisizione dei dati sismici. Si ringrazia inoltre l Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per i proficui scambi di informazione relativi ai dati delle zone prese in esame che si sono resi indispensabili per la redazione di questo annuario. Tutto questo è stato possibile grazie alla volontà di questo Assessorato che sta portando avanti un piano di valorizzazione dell Osservatorio Valerio che è una parte importante del patrimonio storico e scientifico della città di Pesaro. Giancarlo Parasecoli Assessore Ambiente - Energia - Salute 4

5 INDICE 1. Eventi sismici registrati nell anno 2011 nell area compresa tra longitudine est e latitudine nord pag Localizzazione geografica dell evento più significativo registrato nell anno 2011 (Ml 3.3) pag Distribuzione geografica degli eventi sismici localizzati nell area compresa tra est di latitudine e nord di longitudine - anno 2011 pag Distribuzione geografica degli eventi sismici localizzati nell area compresa tra est di latitudine e nord di longitudine negli anni pag Mappe di scuotimento pag Come misurare la forza di un terremoto: intensità e magnitudo pag Rischio sismico pag Sismogrammi pag Determinazione dell epicentro pag Galleria fotografica pag Ringraziamenti pag. 22 5

6 1. EVENTI SIMICI REGISTRATI NELL ANNO 2011 NELL AREA COMPRESA TRA LONGITUDINE EST E LATITUDINE NORD Nella tabella 1 sono riportati i terremoti di magnitudo superiore o uguale a 2.0 localizzati nell anno 2011 nella provincia di Pesaro e Urbino dalla Rete Sismica Nazionale dell'ingv. I sismi con epicentro lungo il crinale appenninico in prossimità dei confini tra Marche (PU), Toscana, Umbria ed Emilia Romagna fuori dell area presa in esame, ma avvertiti anche dalla popolazione dei comuni limitrofi della provincia di PU, sono stati evidenziati in azzurro (vedi Fig.2). Evidenziati in giallo sono gli eventi localizzati nella provincia di PU L evento più significativo (Ml 3.3) con epicentro nel comune di Montecalvo in Foglia (PU) è stato evidenziato in rosso. Da: 2011/01/01 A: 2011/12/31 Latitudine Min: 43.4 Max: 44.0 Longitudine Min: 12.1 Max: 13.2 Magnitudo Min: 2.0 Max: 10.0 Profondità (km) Min: ND Max: ND Terremoti totali: 27 Tempo Origine (UTC) Lat. Long. Prof. Mag. Fonte Epic :15: SISBAS :36: SISBAS :52: SISBAS :43: SISBAS :57: SISBAS :05: SISBAS :46: SISBAS :04: BOLLSI :10: BOLLSI :41: BOLLSI :01: BOLLSI :50: BOLLSI :35: BOLLSI :46: BOLLSI Montecalvo :38: BOLLSI :39: BOLLSI :19: BOLLSI ValTiberina :22: BOLLSI :02: BOLLSI :30: BOLLSI :50: BOLLSI :24: BOLLSI :43: BOLLSI :34: BOLLSI :45: BOLLSI :00: BOLLSI :16: BOLLSI Tab. 1 - Eventi sismici registrati nell anno 2011 nell area presa in esame. 6

7 Tutti gli orari sono dati in tempo universale coordinato (UTC). Per quanto riguarda la distribuzione dell intensità i valori più frequenti si attestano intorno a magnitudo L evento più significativo localizzato a di latitudine N e di longitudine E, nel comune di Montecalvo in Foglia, il 4 maggio 2011 alle ore (UTC) ad una profondità di circa 37 Km, non ha prodotto danni alle strutture ed è stato percepito dagli abitanti della zona. I comuni interessati dal sisma sono stati: Urbino, Borgo Massano, Petriano, Ca Gallo e Padiglione. La provincia di Pesaro e Urbino è classificata come territorio con attività sismica moderata. Ogni anno vengono registrati dai 10 ai 30 sismi di magnitudo (Ml) > 2.0, di cui in media 2 o 3 sono sufficientemente forti da essere percepiti. La zona sismicamente più attiva è quella del Montefeltro lungo il crinale appenninico vedi fig LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA DELL EVENTO PIU SIGNIFICATIVO REGISTRATO NELL ANN (Ml 3.3) Fig. 1 - Epicentro dell evento sismico del 4 maggio 2011 (ML 3.3) registrato alle ore UTC in località Montecalvo in Foglia. 7

8 1.2 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI EVENTI SISMICI LOCALIZZATI NELL AREA COMPRESA TRA EST DI LATITUDINE E NORD DI LONGITUDINE - ANNO 2011 L area considerata, evidenziata in rosso, si estende dalla parte settentrionale delle Marche comprendendo la Provincia di Pesaro e Urbino. La quasi totalità degli eventi registrati dalle stazioni sismiche locali nell anno 2011 sono localizzati nel settore nord settentrionale lungo la dorsale appenninica. L evento più significativo (Ml 3.3) è stato registrato il 04/05/2011 in località Montecalvo in Foglia a 10 Km circa da Urbino. Fig. 2 - Epicentri dei 27 terremoti di magnitudo (Ml) 2.0 registrati nell anno 2011 nella provincia di PU. 8

9 1.3 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI EVENTI SISMICI LOCALIZZATI NELL AREA COMPRESA TRA EST DI LATITUDINE E NORD DI LONGITUDINE NEGLI ANNI Di seguito nella Fig. 3, sono stati riportati gli eventi sismici registrati nella provincia di PU nel triennio Fig. 3 - Mappa degli eventi sismici registrati negli anni nella provincia di PU, sono stati riportati solo gli eventi di magnitudo (Ml) 2. Dalla fig. 3 si può notare che lungo il tratto della dorsale appenninica in prossimità dei confini tra Marche, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna, nell anno 2011, sono stati registrati il maggior numero di eventi sismici. Per quanto concerne le fasce di profondità epicentrali più frequenti, come si può vedere dalla mappa di fig.3, si attestano intorno ad una profondità compresa tra 0 e 10 Km (eventi rappresentati con cerchietti di colore arancione). 9

10 2. MAPP E DI SCUOTIMENTO - SHAKE MAP - DELL EVENTO SISMICO DEL (Ml 3.3) CON EPICENTRO IN LOCALITA MONTECALVO IN FOGLIA (PU) Cosa sono le mappe di scuotimento? Le mappe di scuotimento rappresentano quanto è stato grande il movimento massimo orizzontale del terreno durante un terremoto alle stazioni. Si riferiscono al picco massimo di accelerazione o a quello di velocità. Nei piccoli terremoti (magnitudo <3) è soprattutto l accelerazione ad essere percepita dalla popolazione (Wu et al., 2003).Le mappe di scuotimento - ShakeMap - presentate in queste pagine sono calcolate solo a fini di ricerca e danno esclusivamente stime indicative dello scuotimento sofferto. Esse sono calcolate automaticamente dai dati strumentali registrati dalle stazioni sismiche ed aggiornate man mano che nuovi dati diventano disponibili. Le mappe non hanno alcun valore ufficiale e l'ingv declina ogni responsabilità da un uso improprio delle informazioni in esse riprodotte. Fig. 4 - Mappa delle intensità strumentali (fonte: INGV). Nella Fig.4 la scala utilizzata è simile (ma non identica) a quella Mercalli e si basa sui valori registrati di effettivo scuotimento del suolo in termini di picchi di accelerazione e velocità del suolo. In contrapposizione, la scala delle in- 10

11 tensità Mercalli (e le sue derivate) si basa sugli effetti osservabili che lo scuotimento induce e che viene riportata da un osservatore. Fig. 5 - Mappa delle velocità di picco registrate ed espresse in cm/s (fonte: INGV). DIFFERENZA TRA L'ORARIO UTC E L'ORARIO LOCALE Le liste di terremoti localizzati dalla Rete Sismica Nazionale, quasi ovunque, nelle pagine web, è indicato l'orario UTC (Universal Time Coordinated) che corrisponde all'ora locale solare del meridiano zero che passa per l'osservatorio di Greenwich. Per ottenere l'ora locale italiana in regime di ora solare (in pratica tra l'ultima domenica di ottobre e l'ultimo sabato del marzo successivo) occorre aggiungere all'orario UTC un'ora. Invece in regime di ora legale (tra l'ultima domenica di marzo e l'ultimo sabato di ottobre) occorre aggiungere due ore all'ora UTC. 11

12 Fig. 6 - Mappa delle accelerazioni di picco registrate ed espresse in percentuale della accelerazione di gravità (%g) (fonte: INGV). 12

13 3. COME MISURARE LA FORZA DI UN TERREMOTO: INTENSITÀ E MAGNITUDO Gli effetti dannosi che genera un terremoto sono legati alla presenza dell uomo e delle sue costruzioni. In sua assenza, lo scuotimento non provocherebbe alcun danno. Proprio l osservazione degli effetti è stato il primo metodo utilizzato per classificare la forza di un terremoto. La scala Mercalli Fu il sismologo italiano Giuseppe Mercalli ad elaborare nel 1902 l idea già avuta da altri prima di lui, di classificare gli effetti che un terremoto provoca sull uomo, sulle costruzioni e sull ambiente, suddividendoli in 12 gradi di intensità: la scala Mercalli, che costituì poi la base per le successive scale macrosismiche. La scala Mercalli modificata è di tipo empirico, basata sulla descrizione degli effetti, e risulta dunque uno strumento poco preciso e, soprattutto, non permette di confrontare tra loro le intensità reali dei terremoti. Per superare questa difficoltà è stata introdotta (1935) una scala "quantitativa", la scala Richter, dal nome del sismologo statunitense F. Richter ( ), detta anche scala della magnitudo, poiché essa misura la magnitudo di un terremoto, cioè l'energia meccanica che si sprigiona dall'ipocentro. Per valutare l'intensità di un terremoto, Richter propose di misurare l'ampiezza delle onde sismiche generate da un terremoto e registrate dai sismografi. Matematicamente, la magnitudo, M, è così definita: M = log A/A0 = log A log A0 dove A indica la massima ampiezza delle onde registrate da un sismogramma di un terremoto sconosciuto e A0 l'ampiezza massima delle onde generate da un terremoto scelto come riferimento (terremoto standard, cioè un terremoto che, su un sismografo posto a 100 km dall'epicentro, produce un sismogramma con ampiezza massima delle onde pari a 0,001 mm). La scala Richter non è quindi suddivisa in gradi e non ha limiti né inferiori (se non quelli legati alla capacità di percezione dei sismografi), né superiori: in questo secolo la massima magnitudine misurata è stata pari a 8,5-9. Nota la magnitudo di un sisma, si può determinare l'energia, E (in erg), che esso ha liberato secondo la formula: log E = ,5 M dove M è la magnitudo (dalla formula si deduce che l'aumento di 1 unità della magnitudo corrisponde a una liberazione di energia 30 volte maggiore). La scala Richter permette di valutare con precisione anche l'intensità dei terremoti che si verificano in zone desertiche, o il cui epicentro è situato su fondali marini, cosa che sarebbe impossibile con la scala Mercalli (poiché in tali zone 13

14 non si rilevano effetti su costruzioni e persone). Non c'è corrispondenza fra intensità valutata con la scala Mercalli e magnitudo, poiché i terremoti superficiali che si verificano in zone densamente popolate possono produrre molti più danni di terremoti di uguale magnitudo che si verifichino in zone desertiche o con ipocentro profondo. La magnitudo, calcolata attraverso una relazione che lega l ampiezza del sismogramma con la distanza dall epicentro, è una grandezza logaritmica, cioè ad una variazione di un unità corrisponde uno spostamento del pennino, e quindi del terreno, 10 volte maggiore ed equivale ad un terremoto 30 volte più grande in termini di energia. L energia di un terremoto di magnitudo 7.0, simile a quello di Reggio Calabria e Messina del 1908, è quasi 1000 volte più grande di quella di un terremoto di magnitudo 5.0. La massima magnitudo sino ad oggi attribuita ad un evento sismico è 9.5 (Cile, 22 maggio 1960). L intensità macrosismica classifica gli effetti macroscopici, più evidenti di un terremoto ed è massima nella zona epicentrale, mentre diminuisce con la distanza dall epicentro. Tale diminuzione non è però regolare, perché gli effetti dipendono non solo dalle caratteristiche dell onda sismica, ma anche e soprattutto da quelle del terreno che l onda incontra in superficie e dalle caratteristiche delle costruzioni. L intensità non può quindi essere considerata una misura oggettiva della grandezza del terremoto, poiché è legata al luogo che si considera (area urbana, area rurale) e ai modi con i quali l uomo ha occupato il territorio e vi ha costruito. La scala Richter ha un valore unico, riferito all ipocentro, indipendente dalle modalità di propagazione e dalle caratteristiche del territorio coinvolto, che non ha una diretta corrispondenza con ciò che si prova o si osserva durante la scossa. Fig.7- Riproduzione del sismoscopio di Chang d.c. (fonte: Il primo strumento conosciuto per la misura del terremoto è il sismoscopio di Chang, costruito in Cina nel 132 d.c., costituito da una base in bronzo a forma di drago a più teste, dalle quali, a seguito di una scossa, varie sferette di pietra o metalliche, liberate da un meccanismo a leve, cadevano nella bocca di rospi posti alla base indicando la direzione di provenienza e la violenza della scossa (vedi Fig.7). 14

15 3.1 RISCHIO SISMICO L Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella euroasiatica. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della Penisola, lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia), in Calabria e Sicilia e in alcune aree settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale. Solo la Sardegna non risente particolarmente di eventi sismici. (Fonte: INGV). Fig. 8 - Mappa della placca africana e quella euroasiatica che corre lungo la dorsale appenninica italiana (fonte: INGV). Ai fini di protezione civile, il rischio è rappresentato dalla possibilità che un fenomeno naturale o indotto dalle attività dell uomo possa causare effetti dannosi sulla popolazione, gli insediamenti abitativi e produttivi e le infrastrutture, all interno di una particolare area, in un determinato periodo di tempo. Il concetto di rischio è legato non solo alla capacità di calcolare la probabilità che un evento pericoloso accada, ma anche alla capacità di definire il danno provocato. Rischio e pericolo non sono la stessa cosa: il pericolo è rappresentato dall'evento calamitoso che può colpire una certa area (la causa), il rischio è rappresentato dalle sue possibili conseguenze, cioè dal danno che ci si può attendere (l effetto). Per valutare concretamente un rischio, quindi, non è sufficiente conoscere il pericolo, ma occorre anche stimare attentamente il valore esposto, cioè i beni presenti sul territorio che possono essere coinvolti da un evento. Il rischio quindi è traducibile nella formula: R = P x V x E P = Pericolosità: la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area. 15

16 V = Vulnerabilità: la vulnerabilità di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività economiche) è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità. E = Esposizione o Valore esposto: è il numero di unità (o "valore") di ognuno degli elementi a rischio presenti in una data area, come le vite umane o gli insediamenti. L Italia è un paese geologicamente recente. Da questa sua giovinezza deriva la particolare dinamicità del suo territorio, ad alto rischio di calamità naturali, dai terremoti alle eruzioni vulcaniche. Ai fenomeni naturali si uniscono quelli causati dall attività dell uomo, spesso legati a una cattiva gestione del territorio. Fig. 9 - Mappa di pericolosità sismica del territorio Nazionale (fonte: INGV). 16

17 4. SISMOGRAMMI Fig 10 - Sismogramma con l'indicazione dei tipi di onde registrate. Il sismogramma è l immagine grafica del movimento del suolo registrato dal sismometro. Il sismogramma rende visibili e misurabili gli spostamenti del terreno grazie ad un sistema di amplificazione che riproduce le vibrazioni ingrandendole un certo numero di volte (10.000, , ) come nel caso della figura 10. Oggi i metodi per individuare un epicentro sono basati sull analisi dei dati sismografici quindi sull analisi/interpretazione dei sismogrammi. Tali metodi, seppur tra loro differenti, si basano essenzialmente su un unico principio: il tempo impiegato dalle onde sismiche per compiere il percorso dall'ipocentro al punto di registrazione sulla superficie terrestre è una misura diretta della distanza fra i due punti. I sismologhi hanno determinato, con prove ripetute e per tentativi, i tempi teorici di propagazione delle onde P e delle onde S in funzione della profondità del terremoto e per qualsiasi distanza. Confrontando i tempi di arrivo delle onde sismiche effettivamente registrati nelle diverse stazioni sismometriche con quelli teorici si può valutare la distanza tra l epicentro e le diverse stazioni. Disponendo dei tempi di arrivo di almeno 3 stazioni è possibile determinare con ragionevole approssimazione i tempi di inizio del terremoto e la posizione geografica del suo epicentro. Bastano un compasso ed una carta geografica. Puntate il compasso su una stazione, aprendolo sulla distanza calcolata sui tempi di arrivo delle onde P ed S e tracciate un cerchio. Fate lo stesso con le altre due stazioni: l epicentro si trova nel punto di intersezione dei tre cerchi; questo, infatti, è l unico punto posto alla distanza giusta da ciascuna delle tre stazioni. Anche la magnitudo è un parametro che viene stimato analizzando i 17

18 sismogrammi. L idea originale di questo metodo di misura è semplice: supponendo che due terremoti con lo stesso epicentro vengano registrati nella stessa stazione da due sismografi simili, quello di maggiore entità produrrà un sismogramma con ampiezze maggiori del più debole. Questo vuol dire che l ampiezza delle onde registrate dal sismografo può venire utilizzata come base per la misura dell'entità di un terremoto. 4.1 DETERMINAZIONE DELL EPICENTRO Per determinare l'epicentro si sfrutta la differenza di velocità tra le onde P e le onde S. Infatti, quanto più è elevato l'intervallo di tempo fra l'arrivo dei due tipi di onde, tanto più è distante l'epicentro del terremoto. Fig 11 - Grafico per la determinazione dell epicentro (curve dromòcrone). In pratica, la distanza si stabilisce utilizzando un grafico su cui sono riportati in ordinata i tempi e in ascissa le distanze; sul grafico sono tracciate due curve, dette dromòcrone, indicanti i tempi di propagazione in funzione della di- 18

19 stanza. Sovrapponendo a questo grafico il sismogramma, si determina l'intervallo di tempo tra l'arrivo delle due onde, al quale corrisponde in ascissa la distanza del sisma dall'epicentro. Rimane ora da stabilire la posizione. Per fare questo occorre prima conoscere la distanza da almeno tre stazioni di rilevamento sismico. Si tracciano poi, a partire dalle tre stazioni, tre circonferenze con il raggio corrispondente alla distanza stabilita: il punto d'intersezione indica l'epicentro (vedi Fig.12). Fig.12 - Esempio di determinazione della posizione del sisma localizzato nel comune di Montecalvo in Foglia il 4 maggio 2011, sulla mappa la stella indica l'epicentro del sisma. Per individuare un terremoto, sono necessari i dati di almeno tre stazioni sismiche. Il processo è noto come triangolazione. Il sismometro registra il tempo impiegato dalle onde P e S per arrivare alla stazione di registrazione. In fig.12 abbiamo preso come esempio le stazioni FSSB, PESA e PIEI rispettivamente installate nei comuni di Fossombrone, Pesaro e Cagli. 19

20 5. GALLERIA FOTOGRAFICA Il terremoto di Rimini, Pesaro e Urbino del Mercoledì 16 agosto ore 1:27 Dal giornale dell epoca. Morti: 4. Feriti: circa 50. Scala Mercalli: VIII-IX. 16 agosto Localizzato alto Adriatico - Intensità all epicentro 8,0 Mercalli - Intensità a Pesaro 7,0 Mercalli.. 17 maggio ore 12:50 Localizzato alto Adriatico - Intensità all epicentro 8,0 Mercalli - Intensità a Pesaro 6,5 Mercalli. La scossa del 17 maggio, della durata di 6 secondi, fu avvertita molto fortemente e causò grande panico nella popolazione; varie pareti si lesionarono, caddero comignoli, tegole e calcinacci. Vi furono sette feriti. La scossa del 16 agosto danneggiò gravemente molti edifici, che dovettero essere sgombrati. Non vi furono vittime, anche perché la città era stata abbandonata quasi totalmente in seguito alle scosse del giorno precedente. Numerose case subirono lesioni. Sono documentati in particolare danni a Rocca Costanza, al Palazzo Ducale, dove cadde un cornicione e varie sale e soffitti vennero devastati. Caduta di comignoli. Caduta di 2/3 dell obelisco della fontana del trebbio. Caduta del comignolo dei Mulini Albani. Caduta del camino della Fornace dei fratelli Ceccolini, rottura di quello della fornace Mancini e di quello della fornace Sinistrario che ruotarono sul proprio asse. Danneggiate le scuole di via del Moro e di via Cairoli, la facciata della chiesa di San Domenico, la Banca d Italia, la banca del Piccolo Credito Pescarese, la Cassa di Risparmio e la Banca Popolare; la casa penale e la caserma delle guardie divennero inabitabili. Il genio civile visitò 1647 abitazioni danneggiate, 205 furono dichiarate inabitabili. Pesaro, terremoto del 15 e 16 agosto 1916: le capanne dei senza tetto in piazzale Carducci (Archivio Stroppa-Nobili). 20

21 Finale Emilia (Modena): la torre dell orologio, la foto qui sopra si riferisce agli effetti del sisma emiliano del (fonte: Aquila, centro storico: il terremoto del 6 aprile 2009, ha avuto un intensità pari a 5,9 della scala Richter. In termini di scala Mercalli di misurazione dei danni, la stima iniziale dell'ingv è stata dell'viii/ix grado (foto archivio INGV). 21

22 6. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia L istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per i proficui scambi di informazione relativi ai dati delle zone prese in esame. Si ringrazia inoltre il Dipartimento di Scienze di Base e Fondamenti dell Università Carlo Bò di Urbino per il prezioso supporto scientifico. 22

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