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2 VARÉNA SEU INSULA NOVA: I volume, Agielle, Lecco (esaurito) II volume, Agielle, Lecco (esaurito) III volume, Agielle, Lecco (esaurito) IV volume, Panizza, Mandello del Lario V volume, Panizza, Mandello del Lario VI volume, Panizza, Mandello del Lario I diritti sono riservati alla ANTICA PIEVE DI S. GIORGIO Piazza S. Giorgio n VARENNA (Como) Disegni: Riccardo Pirelli

3 Varéna seu Insula Nova Miscellanea varennese 6 ARTI GRAFICHE PANIZZA

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5 VARÉNA (seu Insula Nova) SOMMARIO Lauro Consonni VARENNA, MONZA E I LONGOBARDI I legami tra l'antica città longobarda e il nostro borgo sul lago, un tempo quasi una "piccola repubblica" pag. Varenna povera?» 12 Arrivano i Longobardi» 12 I legami con la Chiesa di Monza» 14 Lauro Consonni QUEL MONASTERO CHIUSO DA SAN CARLO Le chiacchiere e la verità sul Monastero (oggi Villa Monastero) di Varenna» Il Convento di S. Maria Maddalena» 19 Le presunte origini di una tradizione infame» 20 Cosa c'è di vero dietro la chiusura 21 del Monastero cistercense?» Le chiacchiere e la verità sulla soppressione del Monastero» Lauro Consonni UN'ORDALIA PER IL POLITTICO DI SAN GIORGIO? Una ordalia per un polittico di S. Giorgio conteso tra Varenna e Bellano?» L. Consonni - A. Vitali GLI ATTI DI BATTESIMO DAL 1636 AL Note per la lettura» Gli atti di Battesimo dal 1636 al 1699» 33 Carla Scipolo Verani GLI ATTI DI MATRIMONIO DAL 1635 AL Introduzione» Il libro dei Matrimoni della Parrocchia di Varenna»

6 Carla Scipolo Verani GLI ATTI DI MORTE DAL 1631 AL 1699 pag. 208 Note per la lettiera Libro dei morti della Chiesa parrocchiale 209 di San Giorgio in Varenna Lauro Consonni Appendice» 308 Carla Scipolo Verani INDICI ANALITICI 312 Introduzione agli indici Indice analitico dei battezzati 313 Indice analitico delle coppie di sposi 323 Indice analitico dei morti 329

7 PREFAZIONE Siamo giunti anche al traguardo di questo 6 volume di storia varennese; possiamo dire che la tenacia non ci è mancata. E l'obbìettivo, ormai non troppo lontano, è quello di pubblicare tutta la documentazione antica conservata nell Archivio parrocchiale di Varenna, perché non vada distrutta dall'acqua o dal fuoco, come già accadde in passato, o per l'incuria degli uomini. Anche per noi, forse, si può parlare di un primato: quello di essere l'unica parrocchia d'italia che si sia impegnata in questo lavoro di trascrizione totale dei suoi documenti d'archivio. Ci conforta il pensiero che la pubblicazione in mille copie, forse, ci permetterà di conservare contro gli insulti del tempo e degli uomini in dieci o anche cento altri focolari la nostra memoria. Certo, questo lavoro non vuole essere una tesi di laurea e quindi manca di quel lavoro di critica storica o filologica o sociologica che lasciamo volentieri agli specialisti. Nel lavoro di stesura, si può parlare di una suddivisione dei compiti: il parróco ha trascritto gli atti di battesimo, la Sig.ra Carla Scipolo, con l'aiuto della figlia Anna, ha compiuto la stessa opera per i Matrimoni ed i Funerali; Angelo Vitali ha curato l'impaginazione del materiale sul computer parrocchiale. Una piccola parrocchia di ottocento abitanti, come la nostra, non può certo dirsi estranea ai mezzi di rapidissima comunicazione che la tecnica va offrendo; è con questo spirito che abbiamo già in programma la pubblicazione di altri due volumi con l'anagrafe del '700 e dell' 800, raccogliendo anche «le briciole, perchè nulla vada perduto». don Lauro Consonni

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11 I LEGAMI TRA L'ANTICA CITTA' LONGOBARDA E IL NOSTRO BORGO SUL LAGO, UN TEMPO QUASI UNA "PICCOLA REPUBBLICA" E' risaputo che gli archivi parrocchiali costituiscono un patrimonio inestimabile perchè sono una miniera preziosissima di informazioni di carattere anagrafico, storico, sociale e culturale. Per esperienza personale, posso testimoniare di ricevere spesso delle richieste di indagine nei libri parrocchiali per la ricostruzione di alberi genealogici di alcune famiglie, soprattutto se si tratta di emigrati nelle Americhe; emigrati che desiderano conoscere le proprie origini. Questo tipo di ricerca mi sta appassionando, non solo nei riguardi delle antiche casate varennesi, per le quali, proprio nel presente volume offriamo del materiale di ricerca utilissimo, ma soprattutto nei riguardi della Parrocchia in quanto tale per scoprire le sue radici. La frase di vergiliana memoria, imparata sui banchi di scuola: "...antiquam exquirite matrem" dà un significato preciso a questo nostro tipo di ricerca. Non si tratta di una indagine scientifica che esigerebbe tempo e preparazione adeguata, ma solo di una riflessione sui dati in possesso per vagliarli, metterli in discussione, segnalare gli errori e le ipotesi inconsistenti, date come certe e per indicare delle nuove piste di indagine. Il dilemma potrebbe essere così formulato: quale fu l'antica madre di Varenna, Monza o l'isola Comacina? Da chi abbiamo ricevuto il rito patriarchino che fa di Varenna un'isola su tutta la sponda orientale del lago di Como? Da Monza o dai Comacini? Comunemente si scrive che nel 1169, quando il Barbarossa devastò l'isola Comacina, distruggendo e incendiando, i superstiti fuggirono a Varenna dove già nel 1123, gli stessi, pare che avessero fatto di questo borgo un luogo di rifugio. (1)

12 L'Adami scrive: "Gli isolani si imposero ai primitivi abitanti del paese, allora quasi sicuramente povero e di minima importanza...cambiarono il nome di quello in Insula Nova... ed imposero il rito patriarchino". (2) Abbiamo in questa frase quasi la sintesi di diverse affermazioni di valore che francamente non ci sentiamo di condividere e cioè la negazione antistorica della nobile pur sempre orgogliosa indipendenza dei Varennesi, il legame dei Comacini con il Regno Longobardo non sufficientemente valutato e la dipendenza, a parer mio più legittima, perchè più antica, di Varenna da Monza; dipendenza che giustificherebbe ancor più la presenza del rito patriarchino, senza alcuna imposizione da parte dei rifugiati. VARENNA POVERA? Ci sembra innanzi tutto contraria ad ogni logica la descrizione di una Varenna povera, senza risorse e senza iniziative, proprio quando durante la "guerra dei dieci anni", agli inizi del XII secolo Varenna viene citata con Bellagio e Gravedona nella lotta contro Como (3) ed anzi i Comacini iniziano a trasferire i propri beni su questa terra perchè si presenta come un rifugio sicuro ed accogliente; anche il "Bellum Cumanum" sembra dare l'impressione di una Varenna potente e sicura. ARRIVANO I LONGOBARDI Piuttosto la presenza dei Longobardi nell'isola Comacina potrebbe giustificare un legame più profondo con Varenna e risalente, forse, fino al VI sec. d.c. A tale riguardo, la lettura di una pagina dello stesso Adami, mi sembra molto significativa: "Sembra che tutta la regione del lago che attornia l'isola costituisse uno Stato indipendente dai Longobardi, una specie di repubblica della quale era capitale l'isola Comacina, che godeva la protezione dei Franchi. Si può quasi dire che l'isola Comacina era divenuto l'ultimo rifugio del-

13 l'indipendenza romana. Giova qui ripetere che anticamente col nome di Isola Comense o Cumana volevasi significare non solamente il territorio dell'isola, ma anche tutta quella parte di terraferma che le sta di fronte e che è circoscritta dalle catene montane che la separano dalle valli d'intelvi, di Porlezza e di Menaggio. Si estendeva inoltre sulla riva orientale del lago comprendendo Lezzeno ed il suo territorio, Colonno, Sala, Spurano, Conca Pola, Ossuccio, Campo, Balbiano, il castello dell'isola. Lezzeno e Villa erano i principali centri di questa alacre popolazione, umile custode della civiltà latina, nel commovente attaccamento, nei loro atti pubblici alle forme dello jus romano. Fosse il desiderio di abbattere questo asilo di libertà, fosse la volontà di por fine alle spedizioni corsare degli Isolani, che spadroneggiavano in tutto il lago e fosse anche la cupidigia di impadronirsi dei loro averi, ben presto la piccola isola dovette affrontare formidabili nemici. I primi ad attaccare gli isolani furono i Longobardi i quali si erano impadroniti di tutta la Lombardia. Il solo lago di Como rimaneva indipendente. L'impresa però non fu tanto facile. I Longobardi comandati da Autari, dovettero tenere l'assedio all'isola per ben sei mesi sino a che Francione, capo degli isolani, dovette cedere, mediante però onorevoli patti di pace. Nell'anno 591, quando Gaidulfo, duca di Bergamo, si sollevò per la seconda volta contro Agilulfo, Re dei Longobardi, non ritenendosi più sicuro nella sua città si rifugiò nell'isola Comacina, dove Agilulfo lo attaccò, lo sconfisse e portò via in quella occasione tutti i tesori dei cittadini romani che vi si trovavano. Nei primi anni dell' VIII sec. fra i reggitori e pretendenti del Regno Longobardo vi furono molte guerre intestine e durante una di esse Ausprando si rifugiò anch'egli nell'isola: fu allora che Ariberto l'espugnò e ne distrusse le fortificazioni". (4) Perchè intendiamo caricare di significato questa pagina dell'adami? - perchè ci fa conoscere lo spessore politico di questa piccola repubblica del centro lago

14 perchè ci ricorda, e forse non lo sapevamo, che per Isola Comacina non si deve intendere il nudo territorio circondato dalle acque del centro lago, ma tutto il circondario delle due sponde; infatti, una interpretazione così ristretta porrebbe dei seri problemi di carattere storico (si parla di 12 chiese quando sull'isola ci sono le vestigia di solo quattro edifici di culto) perchè, una dominazione longobarda sull'isola giustificherebbe una parentela più razionale con Varenna e, forse, anche con Monza. I LEGAMI CON LA CHIESA DI MONZA A questo punto ci sembra giusto elencare solamente le motivazioni per cui riteniamo a buon diritto che "l'antica madre" possa essere identificata nella storica Modoetia. Fin dal 769 la Chiesa di Monza possedeva terre ed oliveti in Varenna, per donazione testamentaria del Diacono Grato. (5) Il casato di Varenna non lo troviamo mai in Varenna, ma già anticamente a Monza e più tardi in Locarno. (6) Il Boldoni nel suo Larius riferisce di una leggenda che vorrebbe la Regina Teodolinda (sec. VI-VII) ed il figlio Teodaldo sepolti con il loro favoloso tesoro nei pressi della Chiesa di Gittana. Il campanile di Perledo e forse anche il castello di Vezio sarebbero una fortificazione longobarda; nella Chiesa di S. Giorgio in Varenna, l'affresco raffigurante una nobile signora coronata e con una rosa in mano, effigiata sulla prima colonna a sinistra dell'altare, rappresenterebbe la Regina Teodolinda. Nel 1143, in un Breve di Celestino II a favore dell'arciprete di Monza, vengono enumerate le Chiese poste alle dipendenze del Prelato, fra cui vi è la Chiesa di S. Giovanni Battista in Varenna; è significativo che il primo Patrono, sia dell'isola che di Varenna coincida con il Patrono di Monza. La giurisdizione dell'arciprete di Monza sulla Chiesa di Varenna è confermata in un successivo Diploma di Alessandro III dell'anno 1169; si ratifica che la dipendenza debba intendersi sia in senso temporale che

15 spirituale. Viene riconfermata questa sottomissione in un Privilegio di Clemente III del 1188;come si noterà, siamo a quasi 20 anni dopo l'incendio dell'isola e dall'arrivo dei fuggiaschi a Varenna, senza che il dominio di Monza venga meno. Per Varenna poi, si pone veramente il problema del suo legame, così singolare e così stretto con il rito patriarchino, tanto da essere l'unica ad identificarsi, storicamente, in questa liturgia prendendo il soprannome di "patriarchitt de Varèna". Nel volumetto (7) pubblicato in occasione del IV Centenario della morte di S. Carlo ho già elencato le mie ipotesi circa la soppressione del rito. Qui di seguito, invece, cito una pagina significativa dell'alzati perché mi sembra offrire una conferma all'ipotesi circa le origini del rito a Varenna: "La sottomissione di Como alla cattedra aquileiese, nell'ambito della questione tricapitolina, comportò anche la condivisione delle vicende liturgiche del patriarcato, con la conformazione al rito che fu detto, appunto, "patriarchino". "Analogamente connessa alla crisi suscitata nella Provincia e nella Chiesa milanese dalla disputa sui Tre Capitoli, sembra essere la presenza di tale rito in Monza, già corte della cattolica e tricapitolina Regina Teodolinda e nelle sue dipendenze di Varenna e Treviglio" "Se qui nel sec. XVI la Messa e l'ufficiatura giornaliera erano ormai sostanzialmente romani, il Rituale dei Sacramenti e Sacramentali, contenuti in testi ancora manoscritti (8), era ancora specificatamente patriarchino". "Il rifiuto di Monza nel 1571 di assumere il rito ambrosiano spinse S. Carlo a sopprimere comunque queste isole aquileiesi della sua diocesi e ad imporre il rito romano nella forma post-tridentina di Pio V". (9) Nel "Liber Sanctorum" di Goffredo da Bussero, Varenna è caput plebis ed ha sotto di sé Gitana, Isino e Perre. Come mai Varenna ha il rito patriarchino e le altre parrocchie della sua pieve sono da sempre ambrosiane? Come si giustifica questa sua autonomia liturgica senza che tutta la pieve ne debba subire l'influsso?

16 A questi interrogativi bisognerà pur trovare una risposta che per ora non c'è. La dipendenza di Varenna da Monza viene rammentata perfino da S. Carlo nella sua Prima Visita pastorale del 1566 (10); questo legame con Monza potrebbe indicare una parentela più antica di almeno quattro secoli con il rito patriarcale? Il termine riferito alla Chiesa di Varenna "Cura sola et membrum per se" compare già nelle Visite Pastorali di S. Carlo e quindi il problema della Pieve di Varenna non è un "dramma dell'800" come qualcuno vorrebbe far credere, ma si tratta di una questione già risolta prima di S. Carlo. Il quando, il come ed il perchè è tutto da ricercare! (11) Lauro Consonni NOTE 1. F. Ferrari, Specilegio dell'abbatia di Acquafredda del Sacro Ordine Cistercense, 1672, Manoscritto Biblioteca Naz. di Torino 2.V. Adami, Varenna e il monte di Varenna, Milano 1927, pag V. Adami, op. cit. pag V. Adami, op. cit. pag. 13 ss 5. V. Adami, op. cit. pag V. Adami, op. cit. pag L. Consonni, Le Visite pastorali di S. Carlo Borromeo a Varenna, Mandello L Non mi pare che corrisponda al vero la presenza di Sacramentali manoscritti dal mo mento che l'archivio di Varenna ne possiede una copia a stampa del C. Alzati, Dizionario della Chiesa Ambrosiana, Milano 1987, v. 1, pag L. Consonni, op. cit., pag Il presente articolo è già stato pubblicato sul Resegone, n. 31 del 5 Agosto 1988.

17 QUEL MONASTERO CHIUSO DA SAN CARLO di Lauro Consonni

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19 LE CHIACCHIERE E LA VERITA' SUL MONASTERO (OGGI VILLA MONASTERO) DI VARENNA E' entrata nel costume letterario di sempre, la morbosa curiosità di arricchire il quadro storico di elementi piccanti che, per sua natura, potrebbe e dovrebbe presentarsi arido e privo di notizie sensazionali. Così quando si parla di soppressione del "Monastero di S. Maria di Varenna dell'ordine Cistercense di San Bernardo" si ricorda che l'intervento abbastanza risoluto di S. Carlo per la sua chiusura era motivato dal fatto che si trattasse di "suore libertine e di pessima fama". Questa diceria che fa delle Cistercensi di Varenna un ricettacolo ante tempus della Monaca di Monza viene spesso riportata dagli opuscoli turistici della nostra zona; su di essi, mancano magari i dati storici più sicuri, ma le notizie stuzzicanti, come questa, non vengono mai tralasciate. Tutto sommato si tratta di cattiva coscienza, quando per giustificare le proprie colpe o per farsi perdonare, si racconta o si favoleggia sulle debolezze altrui. Nella ricostruzione dei fatti, siamo sempre ben disposti a modificare il nostro pensiero, a condizione che non si facciano chiacchiere, ma che ad ogni affermazione si accompagni la sua documentazione. IL CONVENTO DI S. MARIA MADDALENA Cominciamo col ricordare che il Monastero era dedicato non alla Madonna, ma alla Maddalena: la dizione esatta era quella di Monastero della Beata Maria Maddalena. L'altare maggiore era dedicato all'assunta; da qui perciò è nato l'equivoco che trova la sua giustificazione nell'abbreviazione di Monastero di S. Maria.

20 LE PRESUNTE ORIGINI DI UNA TRADIZIONE INFAME Furono davvero così scostumate queste monache di clausura? Come si è alimentata questa diceria? Si tratta, a dire il vero, di impressioni tramandate da scrittore a scrittore che illustravano una certa rilassatezza di costumi, tipica del tempo, ma non certo tale da giustificare il termine "libertino" in senso corrente. Abbiamo addirittura delle prove contrarie. Attorno agli anni 1480 il Duca di Milano impose al referendario del Lago di Como di esonerare dal pagamento del dazio le monache cistercensi di Varenna "per la loro honesta et bona vita de la quale pienamente siamo informati". E' l'oltrocchi che a sua volta cita Pietro Giussani che fornisce l'informazione più scabrosa, del resto non documentata, riferendo di S. Carlo: "Abolì, non dirò le congreghe religiose, ma gli alloggi amorosi di Cavaria, Asso, di Varenna, di Bosto, di Limate e di Castono". Tutto qui. Di sicuro e provato c'è solo una supplica dei fedeli di Varenna che chiedono al Cardinale un maggior rispetto della clausura, sia da parte delle suore "che dette moniche non abbino ad andare in alcun loco senza licenza de' soj superiori et acompagnate secondo il solito" sia da parte di "frati, nè altri, nè religiosi, nè secolari, nè homini nè donne habino ad entrare in detto Monasterio". E' sufficiente parlare di facile violazione della clausura per trasformare il convento in un luogo di convegni amorosi? Mi pare che non ci siano serie motivazioni per confermare questa ipotesi. La tradizione assume poi degli aspetti contradditori quando ci ricorda che San Carlo avrebbe addirittura alloggiato in questo Monastero e che le lenzuola servite per il riposo del Santo, sarebbero state conservate come reliquie, prima dalle stesse Suore e poi dalla Famiglia Mornico che acquistò il Monastero dopo la soppressione.

21 COSA C'E' DI VERO DIETRO LA CHIUSURA DEL MONASTERO CISTERCENSE? A questo punto subentra una seconda serie di interrogativi: cosa c'è di vero in questo scontro tra le Suore e San Carlo? La soppressione fu davvero motivata da gravi problemi morali o da cause più generali? Io propendo per questa seconda ipotesi. Nel volumetto pubblicato nell'84 per ricordare il IV Centenario della morte di San Carlo: "Le Visite pastorali di San Carlo Borromeo a Varenna", ho riportato ampiamente le motivazioni e fornito la relativa documentazione. Le Suore non volevano lasciare il Monastero di Varenna per trasferirsi a Lecco come imponeva l'arcivescovo, desideroso, tra l'altro, di rispettare le condizioni di un testamento, accettato dalle stesse Suore. Questa disobbedienza alla normativa arcivescovile era alimentata, a mio avviso, da numerose circostanze sfavorevoli al Cardinale. Siamo negli anni 1566/67 ed il Cardinale era ancora a Roma; non si era ancora fatto conoscere, mentre purtroppo a Varenna e nei dintorni era ben nota la triste fama del suo casato nella persona di Giangiacomo de' Medici, detto il Medeghino, Signore di Musso, zio di San Carlo e fratello del Papa Pio IV. Il Medeghino spadroneggiava sul lago facendo violenze e ruberie. Da qui nasce quasi una giustificazione nel comportamento delle Monache che si ribellano alla ingiunzione di lasciare Varenna per Lecco. E' significativa, a questo punto, la testimonianza al processo di beatificazione fatta dal Parroco di Cremeno, don Gabriele Mornico: "Egli fu in maniera elemosiniero, che haveva dato tutto quello che haveva spogliandosi fin delle suppellettili di casa et massime nel tempo della peste, il che è tanto pubblico et notorio che non occorre che io lo dica et nella valle di Morterone, Pieve di Lecco, detto mio fratello, essendo presente, veddi che volse che ognuna di quelle anime, i quali, per il più son poveri, rozzi et ignoranti li pose in ordinanza facendoli ad ognuno dire il Pater noster, l'ave Maria, il Credo et li dieci Comandamenti, insegnandoli egli con ogni sorta di carità, et poi dando a ciascu-

22 no un reale per elemosina et fu laboriosissimo et in particolare scorse un pericolo grandissimo per volere salire da una cima all'altra ciò è da Premana a Pagnona et dovendo passare un passo precipitosissimo gli convenne andare con le mani per terra, graffignandosi alla terra con le mani per non cadere in quel precipitio che a pena ne vanno le bestie caprine et con ogni sorte di patientia demostrando gran fortezza d'animo im tutte le cose, soportando ogni cosa, senza alteracione d'animo, quantunque da persone basse, come donne, et particularmente delle monache di Lecco, le quale Egli desiderava trasportare il monastero nella terra di Lecco, per essere luogho serrato, et senza pericolo dell'honestà di quelle monache il che dispiacendo questo a dette monache, cominciarono a gridare contro detto Cardinale chiamandolo Medechino, con ogni indecenza et poca reverentia verso un tanto Prelato, del che Egli sopportò patientemente ogni cosa non dimostrando alteratione alcuna, ma seguitando il suo santo intento con grande costanza d'animo". LE CHIACCHIERE E LA VERITA' SULLA SOPPRESSIONE DEL MONASTERO Quali furono allora le vere motivazioni per giustificare la soppressione del Monastero? In primo luogo c'era il rispetto di un testamento accettato, fatto da Giacomo Longhi di Lecco nel 1486, in cui Egli lasciava le sue proprietà al Monastero con l'obbligo di costruirvi nelle sue case in Borghetto di S. Stefano, un nuovo convento. La Bolla stessa di Papa Pio V del 13 febbraio 1567 riporta le vere motivazioni che, superando lo scoglio delle chiacchiere locali, indica nelle norme del Concilio di Trento le vere ragioni per far chiudere il convento. "Su la qual cosa l'abate Ilarione scorgendo esistere il Monastero di monache della Beata Maria di Varenna del detto ordine Cisterciense, Diocesi di Milano, situato lungo la riva del lago di Como, distante la luogo di Varenna di detta Diocesi mille passi o circa, ed in essa dimorare ed

23 essere ricoverate soltanto sei monache usanti il velo e quelle facilmente poterse dire esposte alla preda e misfatto di huomini malvagi, e perciò e per molte altre cause giudicò necessario di trasferire il prefato monastero e le monache di quello al monastero della Beata Maria Maddalena presso il Castello di Lecco dell'ordine Cisterciense e della Diocesi predetta nel quale esiste un maggior numero di monache velate, ossia che emisero la professione, di unire, annettere ed incorporare quelle, con la sua chiesa ed i suoi diritti e penitenze al medesimo Monastero della Beata Maria Maddalena". La soppressione dei monasteri posti fuori le mura di un borgo o di una città ed il numero insufficiente di monache per condurre una vita comunitaria autonoma e degna di tale nome, sembrano essere gli unici motivi per cui il Monastero di S. Maria è stato soppresso. Certo il comportamento di quelle monache non può dirsi esemplare, ma nemmeno tanto scostumato quanto si vorrebbe far credere. E sperando che qualcuno affascinato dal loro atteggiamento di fronda nei riguardi dell'autorità religiosa, non sia tentato di mutare la simbologia, facendole passare da libertine a libertarie. Allora il veleno starebbe proprio nella penna e in chi la muove. Lauro Consonni NOTE 1. L'articolo è stato pubblicato sul Resegone, n. 22 del 3 Giugno Il volume "Le Visite pastorali di San Carlo Borromeo a Varenna" dello stesso autore del presente articolo riporta i riferimenti bibliografici delle citazioni qui riprese.

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25 UN'ORDALIA PER IL POLITTICO DI SAN GIORGIO? di Lauro Consonni

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27 UNA ORDALIA PER UN POLITTICO DI SAN GIORGIO CONTESO TRA VARENNA E BELLANO? Per chi giunge a Varenna, lo sbocco sulla piazza centrale del paese offre uno scenario degno dei migliori teatri del mondo; una nota casa editoriale, alcuni anni or sono, pensava di descrivere Varenna partendo proprio dal cuore di questo borgo, con un titolo significativo: "Una piazza, la sua storia". E' la stessa strada maestra che, dapprima con le sue strozzature sia a nord che a sud, un tempo croce e passione degli autisti, e poi con un improvviso slargo favorisce questa sorte di ammirata contemplazione. Ma lo sguardo resta ancor più affascinato, quando, superata la scalinata che stacca dalla strada e quasi prepara lo spirito, si entra nella antica Chiesa Plebana di S. Giorgio (sec.xiii) dove la penombra vela le cose, ma richiama l'attenzione sulle antiche ancone di Santi dipinti su tavole a fondo oro. Proprio la nostra tavola contesa campeggia al centro di quella strana parete che si innalza dietro l'altare maggiore per sostituire l'abside, tipica delle chiese romaniche; un'abside mancata perchè la roccia del ronco non ha ceduto altro spazio agli antichi maestri carpentieri. Il quadro conteso è il " polittico detto di S. Giorgio " di cm. 170 x 240, opera di Giovanni Pietro Brentani, un artista che rientra nell'arte giottesca dell'italia settentrionale. E' strano innanzi tutto che il quadro venga detto di "S.Giorgio" dal momento che tale figura è decentrata rispetto a quella della Vergine con il bambino Gesù che fa convergere su di sè la maggiore attenzione perchè in posizione centrale e per la dimensione del dipinto. Si tratta di un polittico di tavole rigide e fisse, divisio in tre luci culminanti in guglie gotiche, ornato di cornici e riquadri così da accogliere la figura principale della Madonna, seduta in trono, mentre porge un frutto al Bambino Gesù ritto sulle ginocchia della Madre (al centro), San Giorgio (a destra di chi guarda) S. Pietro da Verona (a sinistra) e poi delle figure

28 minori come S. Giovanni Battista, San Lorenzo, Santo Stefano, S. Agne, se, l'arcangelo Gabriele, l'annunciata e la Crocifissione. Il polittico porta sullo zoccolo della base la scrittura: " MCCCCLXVII SCOLARES PETRI M. FECERUNT FIERI HOC OPUS M. PETRUS DE BRENTANIS PNSIT DE MENSE APR " Si tratta di una dedica schiacciata sulla base della cornice; così stretta nel poco spazio da giustificare le abbreviazioni non proprio corrette fatte dal pittore. Non si capisce pertanto come lo storico Vittorio Adami, di cui già altre volte abbiamo segnalato qualche giustificabile abbaglio nel suo libro "Varenna e il monte di Varenna" a pag. 365, citando la dedica del quadro vi inserisca un " de Varena" che non esiste, aggiudicando così a Varenna la destinazione dell'opera. Così ci pare altrettanto indebita la destinazione del quadro, sempre fatta dall'adami, alla Chiesa di S. Marta, perchè l'edificio è di quasi due secoli posteriore alla fattura del quadro stesso. Per quel poco di familiarità che ho acquistato nella lettura di questi documenti d'archivio mi pare invece di poter formulare con sufficiente sicurezza l'ipotesi che queste Confraternite laicali non avessero delle grandi consistenze patrimoniali nel loro sorgere e pertanto eleggevano una capella della chiesa principale come luogo per le loro congregazioni, impegnandosi all'abbellimento della stessa con l'ordinazione del quadro del patrono, simbolo della stessa, e del coro dove il Priore con i confratelli regolava la preghiera comune e l'attività spirituale, organizzativa ed amministrativa. In tempi successivi, cioè nel '600, si costruì la Chiesa di S. Marta in cui i Confratelli raccolsero tutta la suppellettile di loro proprietà. E' interessante far notare tra l'altro che si tratta di "Scolares Sancti Petri..."; si deve quindi presumere che nell'ordinazione del dipinto sia stata rispettata la gerarchia dei santi cui la congregazione rendeva il culto: dapprima Maria S.S., poi il patrono della Confraternita della Dottrina, S. Pietro da Verona, difensore della fede e martire ed in terza posizione, S. Giorgio, il patrono della parrocchia. Una verifica interessante per risalire definitivamente ai proprietari del

29 quadro sarebbe quella di fare un'indagine, attraverso ricerche d'archivio, negli elenchi delle "Scolae Sancti Petri" presenti in diocesi. Ma un altro scrittore mi lascia perplesso per le affermazioni fatte in un suo libro, di cui per altri motivi bisogna riconoscere la competenza; si tratta di Mons. Luigi Vitali. Egli ha pubblicato il volumetto "Il Santuario della Madonna di Lezzeno", Boniardi e Pogliani, Milano Nella descrizione storica che egli fa di Bellano dice testualmente: "Il giorno 9 di Settembre dell'anno 1341 quella Chiesa, dalla violenza delle acque del fiume Pioverna straordinariamente ingrossato, veniva rovesciata e completamente distrutta. E' tradizione conservata in paese che, la pala dell'altare maggiore, raffigurante S. Giorgio, galleggiando sulle acque del lago, fosse raccolta da quelli di Varenna, che elessero a loro Patrono S. Giorgio". E' doveroso, a questo punto, fare le necessarie precisazioni per smontare una diceria che non ha alcun fondamento di carattere storico: - la Chiesa di Varenna è della fine del '200; la sua dedicazione avviene attorno al 1313 e quindi di parecchi anni anteriore alla alluvione del Pioverna de11341;l'elezione di S. Giorgio a patrono di Varenna rispetto a S. Giovanni Battista, primo patrono, ha le sue radici nella seconda metà del '200, dal momento che non si può progettare la costruzione di una Chiesa senza sapere a chi dedicarla - un documento del 1313, conservato alla Biblioteca Ambrosiana contiene la supplica del console e degli uomini di Varenna all'arcivescovo di Milano per richiedere la consacrazione della Chiesa - c'è poi un'altra considerazione che esclude in modo preciso l'ordalia, cioè l'affidamento delle due comunità di Bellano e di Varenna al giudizio di Dio, per cui, il quadro conteso sarebbe stato gettato nel lago e lasciato alla sorte del vento e delle onde per determinarne il definitivo possesso. Tutti sono in grado di giudicare le ottime condizioni di conservazione del quadro che non avrebbe potuto certamente godere di tanta buona salute se avesse dovuto subire, dapprima i danni rovinosi di una alluvione e successivamente quelli dell'ordalia, cioè del giudizio di Dio. Ne abbiamo un esempio ed un ricordo doloroso in seguito all'alluvio-

30 ne di Firenze del 1967 quando l'umanità intera ha perso un'opera immortale: il Cristo di Cimabue. Se contrariamente ad ogni ipotesi razionalmente accettabile questa pala d'altare si fosse così ben conservata nonostante le violenze subite nel tempo, allora dovremmo gridare al miracolo e più che di un quadro si dovrebbe parlare di una reliquia. Ma le rivendicazioni di proprietà non sono finite. Una lettera d'archivio a firma del Ministro plenipotenziario on. Lucifredi del 1943, ordinava la requisizione del quadro per farne dono a Von Brentano, stretto collaboratore di Hitler. Pare che il grande gerarca nazista rivendicando delle antiche ascendenze comasche ritenesse che, l'autore del dipinto, fosse un lontano antenato. Da qui la richiesta di entrare in possesso del quàdro, come se si trattasse di un caro ricordo di famiglia. E speriamo che le richieste finiscano qui. Varenna ha ben diritto di conservare con cura questo suo gioiello. Lauro Consonni

31 GLI ATTI DI BATTESIMO DAL 1636 AL 1699 trascrizione dai registri parrocchiali a cura di Lauro Consonni e Angelo Vitali

32 NOTE PER LA LETTURA: Vorremmo dare qui qualche indicazione circa i criteri da noi usati nella stesura degli atti, per facilitare la lettura e rispondere a qualchepossibile richiesta di informazioni da parte di chi ha buona conoscenza dei documenti dell'epoca. I Parroci che hanno steso gli atti rivelano in modo netto la loro personalità: Don Orazio Varesi e Don Carlo Gorio sembrano esprimere la difficoltà di dover iniziare un'opera pastorale a cui non erano preparati; Don Andrea Ambrosoni, pur avendo una pessima grafia, croce per chi ha trascrittogli atti, rivela però una grandissima personalità perchè al di là delle aride note anagrafiche, ci offre uno spaccato del suo tempo ricco di informazioni; Don Vittore Bertarino e Don Domenico Carganico nella stesura degli atti rivelano già un intervento del Vescovo che indica i criteri di stesura, togliendo però quegli aspetti di novità che erano degli atti precedenti. Così la lingua è in continua variazione soprattutto per quanto riguarda la fissazione dei nomi e dei cognomi (Es: Nicolaus, Nicolao, Nicolò, Nicola; Joachim, Gioachimq Gioacchino; Venino, Venina, de' Veninis, Venini; Gorius, Gorio, Goria; Vidarius, Vidario, Vidaria, e non è forse Vitati?). Abbiamo cercato di uniformare i cognomi per agevolare la ricerca sugli indici, optando per la formula corrente oppure, a riguardo dei cognomi non più in uso, la dizione del volume dell Adami "Cenni Genealogici sulle famiglie di Varenna e del Monte di Varenna ; Milano, Le note in corsivo entro parentesi suggeriscono una possibile seconda traduzione oppure chiariscono il motivo dell'assenza di un dato. Il solo punto di domanda "(?)" indica la perplessità per una parola che non si legge altrimenti o per una interpretazione insoddisfacente ma che pare, in ogni modo, l'unica possibile. Le parole e le frasi riportate fra virgolette sono quelle originali del testo spesso offerte come note di colore o perchè intraducibili. Le parole entro parentesi contrassegnate con un asterisco Es: (Matia*) riportano immediatamente dopo la trascrizione in lingua corrente, dal latino o dal volgare a seconda dei casi, il testo originario. Lauro Consonni -Angelo Vitali

33 GLI ATTI DI BATTESIMO DAL 1636 AL 1699 Sacri Baptismatis attestationes Paroeciae Varenensis Dioecesis Mediolanensis, ac aliorum Sacramentorum Ecclesiae Sedente Em. Card. CESARE MONTI Archiep. Mediolanensi, praecipiente (?) anno Incarnationis D.N.J.Christi M.D.C.XXX.VI. Die undecima mensis Januari. Est fol. 200 quae ex parvitate Curae sufficiunt ad centum annos et ultra. Rectoribus, primo R.D. Horatio Varesio... cui successit R.D. Carolus Gorius et postea R.D. Andreas Ambrosonius Prothonot. Ap. anno 1656 mense Decembri...qui cepit VITALI Veronica Caterina di Giovanni Battista e Lucrezia nata e battezzata lo stesso giorno 11 Gennaio 1636 da me curato, don Orazio Varesi, (Varisius*). Padrini: Gio Batta Stampa e Margherita Scanagatta. 2. VENINI Sebastiano di Giovanni e Ludovica sposi nato il 16 Febbraio 1636, battezzato il 17. Padrini: Gio. Maria Arrigoni e Angela Mazza (Matia*). VENINI GREPPI CAMPIONI Caterina Antilia di Gio Batta e Elisabetta Venini nata e battezzata i19 Maggio 163fi.. Padrini: Battista Stampa e Calidonia Venini. Pare che non siano coniugi perchè non compare il termine sposi ed il cognome è accostato al nome della madre. Jo Pietro Gervasio Protasio di Giorgio e Violante, sposi nato il 18 Giugno 1636 e battezzato il 19. Padrini: Guglielmo Aureggi e Lucrezia Vitali. Francesco di Gio. Maria e Marta, sposi,

34 nato e battezzato il 10 Agosto Padrini: Gioacchino CAMPIONI e Angela Mazza. 6. SCANAGATTA Rocco Salvatore Bernardo di Gio Batta e Domenica, sposi, nato i120 Agosto 1636 e battezzato i121. Padrini: Andrea Forni (Furnio*) e Maddalena Brenta. 7. CAMPIONI Anna Francesca di Gio. Pietro e Caterina, sposi, nata i121 Settembre 1636 e battezzata i122. Padrini: Bartolomeo Ongania e Giovanna Stampa. 8. VENINI Margherita Giovanna di Antonio e Angelica, sposi, nata e battezzata 1' 11 Dicembre Padrini: Guglielmo Aureggi e Caterina Tenca GREPPI Giovanni Francesco di Gio. Batta e Margherita nato e battezzato i118 Gennaio Padrini: Andrea Forni e Elisabeth Carganico. 2. RUGGERI Margherita Giovanna di Andrea da Napoli, soldato al seguito del capitano Giuseppe Fossani di Milano, e di Caterina Saldarini di Como, sua concubina. Padrini: Pietro CAMPIONI di Ludovico e Maria "Bivia", moglie di Giovanni "Barecchi" soldato della stessa corte. Nata e battezzata il 24 Gennaio CAMPIONI Francesco Salvatore di Carlo e Maddalena, sposi, nato e battezzato i126 Gennaio Padrini: Gio. Batta Tenca e Marta Tenca. 4. VENINI Laura Caterina di Carlo e Maddalena, sposi, nata e battezzata i124 Gennaio Padrini: Gio. Pietro Mazza e Caterina Serponti. 5. VIDARIO Carlo Onorato di Gio Batta e Giovanna, sposi, nato e battezzato l'8 Febbraio Padrini: Giuseppe Forni e Giovanna Stampa. 6. LAZANI (Lazanis*) Francesco di Gio Batta e Giovanna Stampa, sposi, nato e battezzato 1' 11 Febbraio Padrini: DD. Jo Pietro e D. Agnese Marazzi (de Maratjs*).

35 7. SCOTTI Alfonso Maria di Giuseppe e Laura, sposi, nato e battezzato i120 febbraio Padrini: Carlo CAMPIONI e Caterina Calvasina. 8. CAMPIONI Francesco Maria di Gioachimo e Antonia, sposi, nato i1 28 febbraio 1637 e battezzato il 1 marzo. Padrini: Giuseppe Forni e Margherita Tenca. 9. BENASE' Domenico Albino di Ambrogio e di Elisabeth nato e battezzato il 1 marzo Padrini: Battista Greppi e Francesca CAMPIONI. 10. VENINI Pietro Salvatore di Giorgio e Cecilia, sposi, nato il 17 e battezzato i118 marzo Padrini: R. D. Giacomo Malea, curato di Lierna e Marta Tenca. 11. GREPPI Donato di Battista e Elisabeth, sposi, nato e battezzato i127 marzo Padrini: Paolo "Pitallo" e Marta Aureggi (Auregia*). 12. ARRIGONI Drusiana di DD. Giacomo e D. Margherita, sposi nata i126 Marzo e battezzata il 2 Aprile 1637 dal R. D. Marcantonio Serponti, cappellano di S. Giovanni Battista, con il mio consenso, essendo impedito altrove. Padrini: Amanzio Lambertenghi di Bellagio e D. Margherita Tenca. 13. TENCA Giovanna Agata Bartolomea di D. Gio Batta e D. Margherita, sposi, nata i123 e battezzata i124 giugno1637. Padrini: DD. Lelio Mornico e D. Angela Mazza. 14. ONGANIA Caterina Giuditta di Bartolomeo e Giovanna, sposi, nata l'8 luglio e battezzata il 9 luglio Padrini: Agnese Varesi e Jo Angelo Casati. 15. AUREGGI Jo Angelo Bernardo di Guglielmo e Marta, sposi, nato i119 e battezzato i120 agosto Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e D. Paola Tenca. VENINI Giovanni di Jo Batta e Margherita, sposi nato e battezzato i129 Agosto 1637.

36 Padrini: Giorgio Venini e Lucia Venini, moglie di Matteo. 17. CAMPIONI Maria Caterina di Giovanni e Francesca, sposi, nata i17 e battezzata l'8 settembre Padrini: Gioachimo CAMPIONI e D. Margherita Tenca. 18. STAMPA Jo Francesco di Jo Batta e Giovanna, sposi, nato i125 e battezzato i126 Novembre Padrini: DD. Bernardo Serponti e D. Angela Mazza. 19. FORNI Jo Antonio di Giuseppe e Francesca nato e battezzato i129 dicembre Padrini: Carlo e Antonia CAMPIONI GREPPI Caterina Dorotea di Giorgio e Violante, sposi, nata e battezzata il 6 febbraio Padrini: DD. Bernardo Serponti e D. Angela Mazza. 2. QUARTIRONI Carlo di Bartolomeo e Anna, sposi, nato e battezzato i15 marzo Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e D. Marta Tenca. 3. VENINI Lucia di Matteo e di Lucia, sposi, nata e battezzata il 18 aprile Padrini: Matteo Venini di Francesco e Veronica Scotti. 4. BRENTA Nicola Cipriano di Jo Maria e Maddalena, sposi, nato e battezzato i117 maggio Padrini: Gio Batta Scanagatta e Agnese Varesi. 5. VITALI Caterina di Gio Batta e Lucrezia, sposi, nata e battezzata i120 giugno Padrini: Guglielmo Aureggi e Eugenia Scotti. 6. VENINI Pietro Francesco di Jo Antonio e Angelica, sposi, nato i125 e battezzato il 26 giugno Padrini: Paolo Emilio Parlaschino e Veneranda Reina. SCANAGATTA Anna Maria di Pietro e Margherita, sposi, nata e battezzata il27luglio Padrini: DD. Gio Batta Tenca e Francesca Forni.

37 8. VENINI Marta Margherita di Carlo e Maddalena, sposi, nata e battezzata il29luglio Padrini: Gio Batta Stampa e Maddalena CAMPIONI. 9. CAMPIONI Nicola di Gioachimo e Antonia, sposi, nato e battezzato i15 agosto Padrini: Giorgio CAMPIONI e Eleonora CAMPIONI Venini 10. VARESI Anna Maria di Bartolomeo e Agnese, sposi, nata e battezzata il 16 agosto Padrini: DD. Gio Maria Forni e D. Angela Mazza. 11. SCOTTI Veneranda Maria di Giuseppe e Laura, sposi, nata e battezzata i120 settembre Padrini: DD. Gio. Maria Forni e D. Angela Mazza. 12. ARRIGONI Teresa Caterina di DD. Giacomo e di D. Margherita, sposi, nata i120 e battezzata i122 Settembre Padrini: DD. Gio. Maria Forni e D. Paola Tenca. 13. VIDARIO (Vidarius*) Jo Maria di Jo Batta e Giovanna, sposi, nato e battezzato 1'll ottobre Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e D. Angela Mazza. 14. CAMPIONI Jo Giuseppe di Jo Maria e Elisabeth, sposi, nato e battezzato i14 dicembre Padrini: Giuseppe Forni e Maddalena CAMPIONI STAMPA Francesco Salvatore di Jo Batta e Giovanna, sposi, nato e battezzato 1'll aprile Padrini: DD. Francesco Castelli di Menaggio e D. Margherita Arrigoni. 2. VENINI Maria Francesca di Jo Antonio e Angela, sposi, nata 1'll e battezzata il 12 aprile Padrini: DD. Francesco Maria Arrigoni di Lecco e Margherita Scanagatta. 3. GREPPI Margherita di Jo Batta e Elisabeth, sposi, nata e battezzata i122 giugno Padrini: Giorgio Venini e Angela Mazza.

38 4. VENINI Jo Caterina di Battista ed Elisabeth, sposi, nata e battezzata il10luglio Padrini: Jo Pietro "de' Pugialibus" di Como dimorante temporaneamente alla Capuana e Isabella Venini di Fiumelatte. 5. VENINI Francesco Maria di Giorgio e Cecilia, sposi, nato e battezzato 1'S luglio Padrini: Giorgio CAMPIONI e Caterina Venini. 6. VITALI Alessandro di Giorgio e Angela, sposi, nato e battezzato i129 settembre Padrini: Matteo Venini e Agnese Varesi. 7. SCANAGATTA Orazio Agostino di Jo Batta e Domenica, sposi, nato e battezzato i16 ottobre Padrini: Guglielmo Aureggi e Caterina Venini. 8. CAMPIONI Antonio di Giovanni e Francesca, sposi, nato e battezzato i127 ottobre Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e D. Sigismonda Forni. 9. VENINI Francesco di Carlo e Maddalena, sposi, nato e battezzato il 10 ottobre 1639 dal Rev. D. Marcantonio Serponti, essendo io assente. Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e D. Paola Tenca. 10. AUREGGI Guglielmo di Guglielmo e Marta, sposi, nato il 18 e battezzato il 19 dicembre Padrini: DD. Paolo Emilio Parlaschino e D. Francesca Forni CAMPIONI Eleonora di Gioachimo e Antonia, sposi, nata e battezzata i12 gennaio Padrini: Jo Maria CAMPIONI e Angela Mazza. 2. VENINI Jo Antonio di Andrea e Margherita, sposi, nato e battezzato i126 febbraio Padrini: Alessandro Colleoni e D. Margherita Arrigoni. FORNI Ludovica di Giuseppe e Francesca, sposi, nata e battezzata il 3 aprile 1640.

39 Padrini: Jo Maria CAMPIONI e Sigismonda Forni. 4. ARRIGONI Anna Francesca di DD. Giacomo e D. Margherita, sposi, nata i14 e battezzata il 6 aprile Padrini: DD. Jo Pietro Marazzi di Narro in Valsassina e D. Sigismonda Forni. 5. VENINI Pietro di Jo Batta e Margherita, sposi, nato e battezzato i16 Maggio 1640 dal Rev. D. Jo Angelo Sala, essendo io curato assente a causa del Sinodo. Padrini: DD. Paolo Mornico e Calidonia Venini. 6. QUARTIRONI Lucia Margherita di Bartolomeo e Anna, sposi, nata e battezzata 1'll maggio 1640 dal suddetto R. D. Jo Angelo Sala essendo io assente. Padrini: Jo Batta Stampa e D. Margherita Tenca. 7. GREPPI Pietro Andrea di Jo Batta e Maddalena, sposi, nato e battezzato i19 giugno Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e Maddalena Venini. 8. VENINI Angela Margherita di Jo Antonio e Caterina, sposi, nata e battezzata il 13 giugno Padrini: DD. Jo Batta Cattaneo di Chiuso, territorio di Lecco e Caterina Serponti. 9. VITALI Lucia Margherita di Jo Batta e Lucrezia, sposi, nata i126 e battezzata il 27 settembre Padrini: Jo Batta Pellizzoni, servo di DD. Giorgio Serponti e Domenica Scanagatta, sua moglie. Il curato ha dimenticato di scrivere il cognome di questa bambina; lo abbiamo ricostruito noi attraverso i dati dei Battesimi precedenti. 10. VENINI Anna Antonia di Matteo e Lucia, sposi, nata i122 e battezzata i123 ottobre Padrini: Francesco Venini e Caterina Serponti Calvasina. 11. STAMPA Elisabeth di Jo Batta e Giovanna, sposi, nata e battezzata il 13 novembre 1640 dal R. P. Marco Antonio Pozzi (Puteo*), Prevosto di Perledo e Vicario Foraneo, essendo io a Milano per ordine dei Superiori.

40 Padrini: DD. Gio Batta Tenca e Marta Festorazzi di Perledo. 12. SCANAGATTA Caterina di Pietro e Margherita, sposi, nata e battezzata i113 novembre 1640 dal medesimo Prevosto di Perledo, essendo io assente per la stessa causa. Padrini: Jo Batta Scanagatta e Caterina Venini. 13. SCOTTI Giorgio e 14. SCOTTI Elisabeth, gemelli, di Giuseppe e Laura, sposi, nati e battezzati i17 dicembre 1640, dallo stesso Prevosto di Perledo, essendo io assente per la stessa causa. Padrini di Giorgio: DD. Bartolomeo Tenca e D. Caterina Sala; di Elisabeth: Jo Batta Scanagatta e D. Margherita Tenca. 15. VIDARIO Margherita di Jo Batta e Giovanna, sposi, nata e battezzata i123 dicembre 1640 da Don Domenico Cattaneo, coadiutore del Prevosto di Perledo, essendo io assente per la stessa causa. Padrini: Giovanni "de' Andreyis" e Margherita, moglie di Antonio Pini del Castello di Lierna (de castro Lyerni*). 16. VENINI Carlo Antonio di Giorgio e Elisabeth nato i123 e battezzato i124 dicembre Padrini: DD. Evangelista Arrigoni e D. Sigismonda Forni VENINI Antilia di Giovanni e Ludovica, sposi, nata e batezzata il 14 gennaio Padrini: DD. Giacomo Arrigoni e D. Margherita Tenca. 2. CAMPIONI Giovanni di Carlo e di Maddalena, sposi, nato e battezzato i127 gennaio Padrini: DD. Paolo Mornico e Francesca Forni. 3. ONGANIA Apollonia Giuditta di Bartolomeo e Giovanna, sposi, nata e battezzata il10 febbraio 1641.

41 Padrini: DD. Galeazzo Tenca e D. Margherita Arrigoni. 4. SERPONTI Ercole di DD. Bernardo e D. Elisabeth, sposi, nato i14 di questo mese e battezzato 1'l1 febbraio 1641 dal R. D. Marcantonio Serponti suo zio, su licenza del Rev.mo Sig. Vicario Generale a lui concessa, come Egli afferma in data 6 febbraio. Padrini: DD. Felice Adda (Abdua*) e D. Margherita Arrigoni. 5. VENINI Virgilio di Bartolomeo e Polissena, sposi, nato il 16 e battezzato il 17 marzo Padrini: Matteo Venini senior e Calidonia Venini. 6. CAMPIONI Carlo Antonio di Giovanni e Francesca, sposi, nato e battezzato il 1 aprile Padrini: Giorgio Forni e D. Margherita Tenca. 7. VENINI Jo Maria di io Pietro e Caterina, sposi, nato il 19 e battezzato il 20 luglio Padrini: DD. Paolo Arrigoni e Maddalena CAMPIONI. 8. AUREGGI Gio Batta di Guglielmo e Marta, sposi, nato e battezzato l'8 Agosto Padrini: DD. Paolo Mornico e D. Caterina Serponti Calvasina. 9. VITALI Pietro Andrea di Giorgio e Angela, sposi, nato e battezzato i19 agosto Padrini: Andrea Forni e Maddalena CAMPIONI. 10. VENINI Lucia Santina di Giorgio e Cecilia, sposi, nata e battezzata i130 agosto Padrini: Giuseppe Fontana "de loco Auregji territorij Bellasij" e Elisabeth Venini di Fiumelatte. 11. CAMPIONI Maria Elisabeth di io Maria ed Elisabeth, sposi, nata e battezzata i16 ottobre Padrini: Tommaso Forni e D. Elisabeth Mazza. 12. VENINI Anna Maria di Antonio e Caterina, sposi, nata e battezzata i117 ottobre Padrini: Jo Batta Scanagatta

42 e Margherita Scanagatta moglie di Jo Pietro. 13. FOLATI (De Folatis*) Antonio Maria di Giovanni di Chiavenna ma dimorante a Varenna e Margherita, sposi, nato e battezzato i124 ottobre Padrini: DD. Paolo Emilio Parlaschino e D. Margherita Tenca. 14. CAMPIONI Caterina Margherita di Gioachimo e Antonia, sposi, nata i123 e battezzata i125 novembre Padrini: Giuseppe Forni e Maddalena CAMPIONI. 15. VARESI Giovanni Antonio di Bartolomeo e Agnese, sposi nato i113 e battezzato il 15 dicembre Padrini: Ill.mo e Rev.mo D. Giacinto Giorgio della Cattedrale di Como e D. Marta Festorazzi, moglie di DD. Paolo Antonio GREPPI Francesco di Jo Batta e Elisabeth sposi, nato il 17 e battezzato i120 febbraio Padrini: D. Paolo Emilio Parlaschino e Anna Maria CAMPIONI. 2. VENINI Giovanna Caterina di Andrea e Margherita, sposi, nata i122 e batezzata il 24 febbraio Padrini: Carlo Borroni (Borono*) abitante a Calozzo di Pianello, diocesi di Como e D. Margherita Tenca. 3. VENINI Jo Pietro di Jo Batta e Elisabeth, sposi, nato il 26 e battezzato i127 marzo Padrini: Jo Andrea Panizza di Lierna e Antonia CAMPIONI, moglie di Gioachimo. 4. VITALI Caterina di Carlo e di Elisabeth, sposi, nata il 7 e battezzata l'8 aprile Padrini: Pietro CAMPIONI e Maddalena Brenta, moglie di Jo Maria. 5. FORNI Jo Maria di Giuseppe e Francesca, sposi, nato 1'll e battezzato il 13 Aprile.

43 Padrini: Gioachimo CAMPIONI e Caterina Serponti. 6. STAMPA Sebastiano di Jo Batta e Giovanna, sposi, nato il 15 e battezzato i116 aprile Padrini: DD. Paolo Emilio Parlaschino e Maddalena CAMPIONI. 7. SCOTTI Jo Batta di Giuseppe e Laura, sposi, nato i121 e battezzato i122 aprile Padrini: DD. Jo Batta Tenca e D. Caterina Serponti, moglie di DD. Jo Maria. 8. VENINI Drusiana di Giorgio ed Elisabeth, sposi, nata e battezzata i129 aprile Padrini: Jo Pietro CAMPIONI e Maddalena Brenta. 9. QUARTIRONI Salvatore Ottavio di Bartolomeo e Anna, sposi, nato i128 e battezzato i129 maggio Padrini: Jo Pietro CAMPIONI e Domenica Scanagatta. 10. N.N. Salvatore, figlio di genitori incerti è stato trovato oggi 1 giugno 1642, appeso alle porte della Chiesa e non avendo presso di sè alcun certificato che fosse battezzato, è stato battezzato sotto condizione da me, Curato. Padrini: Simeone de Donato agente dei Signori Cella e Laura Ragazzoni del Comune di Varenna. 11. GREPPI Giulia di Francesco e Caterina, sposi, nata il 20 e battezzata i121 giugno Padrini: Matteo Venini e Franceschina Panatti. 12. VITALI Veronica Caterina di Giorgio e Elisabeth, sposi, nata il 6 e battezzata il 7 luglio, me assente e con il mio consenso dal Rev. D. Angelo Sala. Padrini: Francesco Venini e Caterina Venini di Matteo. 13. VENINI Jo Maria di Carlo e Maddalena, sposi, nato il 15 fu battezzato il 16 agosto 1642, in mia assenza, ma con il mio consenso dal M.R. Prevosto di Perledo. Padrini: DD. Antonio Arrigoni e Caterina Scotti. 14. VENINI Matteo Salvatore di Matteo e Lucia, sposi, nato e battezzato i121 Settembre 1642.

44 Padrini: Giorgio CAMPIONI e Agnese Varesi. 15. VENINI Caterina di Jo Batta e Margherita, sposi, nata i124 e battezzata i125 settembre Padrini: DD. Jo Maria Arrigoni di Vezio e Caterina Greppi, vedova di Marsilio Tenca di Varenna VENINI Domenico di Antonio e Angelica, sposi, nato e battezzato 1'll gennaio 1643 dal R. D. Marcantonio Serponti, su mandato del R. Vicario foraneo, essendo io Curato assente. Padrini: DD. Paolo Emilio Parlaschino e Anna Maria CAMPIONI. 2. SCOTTI Bartolomeo, figlio naturale da incesto, di Carlo Scotti fu Francesco e Angela Tenca fu Antonio, nato i125 e battezzato i126. Padrini: Jo Maria CAMPIONI e Maddalena CAMPIONI. (Cfr. a pag. 165: potrebbero essere gli stessi; vedi anche gli atti di morte n. 7 del 1650 e n. 10 del 1666) 3. N.N. Anna Maria, figlia naturale, da genitori anonimi, portata alla Chiesa da Cecilia Venini, ostetrica, di Fiumelatte, nata e battezzata 1'll febbraio Padrini: Giovanni Venini e la stessa Cecilia ostetrica. 4. VITALI Agostino di Jo Batta e Lucrezia, sposi, nato e battezzato i14 marzo Padrini: Jo Pietro Scanagatta e Elisabeth Venini di Fiumelatte. 5. VITALI Jo Antonio di Carlo e Elisabeth, sposi, nato il 23 e battezzato i124 giugno Padrini: Jo Pietro Greppi e Marta, moglie di Guglielmo Aureggi. 6. VENINI Carlo Antonio di Giorgio e Cecilia, sposi nato e battezzato il 9 luglio Padrini: Vincenzo (manca il cognome) di Vassena e D. Margherita Tenca.

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