I «secoli bui» di. storie malta

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1 storie malta I «secoli bui» di MALTAdi Andreas M. Steiner, fotografie di Daniel Cilia Stretto tra l età dei grandi templi megalitici, l età antica e la gloriosa epopea dei cavalieri dell Ordine di San Giovanni, il millennio medievale dell isola appare come un epoca «minore», ancella di una storia «altra». Ma fu proprio nel corso di quel periodo oscuro che vennero a formarsi alcuni elementi fondamentali dell identità storico-culturale dell arcipelago situato nel cuore del Mediterraneo La sagoma della Cittadella di Gozo, sovrastante la città di Rabat (o Victoria), capitale della seconda isola dell arcipelago maltese. 36 agosto M EDIO E VO

2 Chiunque oggi approdi a Malta via mare o, piú comodamente, con l aereo viene immediatamente confrontato con il particolare linguaggio architettonico che pervade l intero arcipelago, e che comprende sia l edilizia residenziale (moderna, otto e novecentesca), sia i grandi edifici pubblici, rinascimentali e barocchi, nonché le innumerevoli chiese delle isole. Accomunati dallo stesso materiale di costruzione la tipica pietra maltese dal colore del miele (evocato dallo stesso nome antico di Malta, «Melita», che racchiude la parola «meli», greco per miele), stile, funzione e destinazione degli edifici delle città dell arcipelago si dischiudono al visitatore in una girandola di progressivo stupore. Egli scoprirà presto, inoltre, che, nonostante la millenaria e complessa storia dell arcipelago, l architettura maltese visse due sole grandi stagioni, per di piú separate tra loro da alcuni millenni: l età dei templi megalitici, risalenti a un periodo che il Medioevo maltese, oscurato dalla grandiosità dei monumenti preistorici e poi rinascimentali e barocchi, appaia come un epoca «minore», un periodo di «secoli bui», durante il quale l arcipelago, caduto sotto il dominio di padroni stranieri, attraversa il millennio non come protagonista, ma come ancella di una storia piú grande, scritta dalle dinastie islamiche prima e da quelle del Medioevo siculo e europeo, poi. Se è verosimile, dunque, che l età di Mezzo significò, per la stragrande maggioranza degli abitanti delle isole maltesi, una fase di povertà e di costante pericolo (esacerbato dalla continua esposizione alle incursioni dei pirati), essa segna, nondimeno, un periodo di fondamentale importanza per la costruzione dell identità culturale del popolo maltese. A partire, come vedremo, dal dato linguistico, ma non solo. Vi è poi un altra ragione che ha contribuito a rendere «oscuro» il Medioevo maltese: l assenza di fonti. Come ha recentemente sottolineato il medievista maltese Charles Dalli, la stragrande maggioranza di testimonianze è riferibile esclucompreso tra la metà del III millennio a.c. e la metà del II millennio a.c., e, all altra estremità cronologica, il periodo dei Cavalieri, iniziato il 13 novembre del 1530 con l insediamento sull isola dell Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni, già Cavalieri di Rodi (l isola prospiciente la costa turca da cui, dopo una permanenza di quasi duecento anni, i Cavalieri furono espulsi nel 1522 da Solimano il Magnifico). Una storia plurisecolare Le testimonianze delle altre epoche maltesi, che pure hanno visto l avvicendarsi di Fenici, Punici, Romani, Bizantini, rimangono nascoste, emergono dagli scavi (vedi il grande santuario della fenicia Astarte a Tas-Silg, nel Sud-Est dell isola, esplorato da archeologi italiani) o giacciono sotto terra da secoli, come le catacombe di epoca romana e bizantina di Rabat, la cittadina appena fuori dalle mura della piú antica capitale dell isola, Mdina. E l età medievale, quel lungo periodo iniziato con la conquista degli Arabi aghlabidi, a cui seguirono Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli? È un dato di fatto M EDIO E VO agosto 37

3 Triq L Im storie malta sivamente al periodo compreso tra il 1250 e il 1530, mentre di nessun documento si dispone, per esempio, del periodo tardo-antico, quando l arcipelago entrò nel raggio d influenza dei regni germanici. Pochissimi, inoltre, sono i dati noti per il suo periodo bizantino. Al crollo dell impero romano d Occidente seguono quasi quattrocento anni di «silenzio»: è verosimile che le incursioni vandaliche, capeggiate a partire dal 439 dal re Genserico nell Italia meridionale e nelle grandi isole mediterranee, quali la Sardegna e la Sicilia, abbiano coinvolto anche l arcipelago maltese. Ma solo dopo il sacco di Roma del 455 sappiamo che Malta entra a far parte del regno germanico. Nel 494 l arcipelago viene sottomesso dagli Ostrogoti di Teodorico; verso il 530 il generale Belisario parte alla riconquista dei possedimenti di Roma nell Africa settentrionale e, nel 533, approda a Malta e la conquista in nome dell imperatore Giustiniano. L isola torna a essere «cristiana», A destra cartina dell arcipelago maltese, tratta dall opera Insulae Melitae descriptio di Johannes Quintinus ( ), pubblicata a Lione nel Nella pagina accanto veduta aerea dell arcipelago maltese con, in primo piano, l isola di Malta e, sullo sfondo, quella di Gozo. riabbracciando un credo che aveva adottato sin dagli ultimi secoli del dominio romano. Verso la conquista araba Anche del lungo periodo bizantino di Malta ( ) si hanno scarsissime documentazioni: Procopio la menziona nel contesto della guerra di riconquista dei territori vandalici in Africa, e si sa che, intorno al 600, l isola aveva un vescovo e vi stazionava una guarnigione; in documenti databili tra il VII e l VIII secolo appare il nome dell ufficiale «Niceta, drungario [comandante di una squadriglia di navi della flotta bizantina] e arconte [magistrato] di Malta». Come fa notare ancora Charles Dalli, «Malta è stata bizantina per un terzo del periodo medievale, eppure gli storici bizantini sono quasi unanimemente in silenzio per quanto riguarda l isola». Situato al margine estremo della zona d influenza di Bisanzio, l arcipelago, un tempo importante snodo commerciale, vide progres- Marsalforn Gharb Ghasri Xaghra San Victoria GOZO Lawrenz Xewkija Ghajnsielem Xlendi Sannat Comino COMINO Mar Mediterraneo N 0 10 Km Cirkewwa Millieha Mdina Rabat MALTA AFRICA Qawra St. Paul s auls Bay Zebbug FILFLA St. Julian s Sliema Gzira Marsa Marsascala Paola Tarxien Zurrieq EUROPA BirzebbugIa Malta Vall etta sivamente ridursi la sua rilevanza, determinando il progressivo impoverimento della popolazione. Uno stato di cose aggravato dalle incursioni musulmane provenienti dalle vicine coste dell Africa, che, ancora durante la prima metà del IX secolo, i cristiani di Melita riuscirono ad arginare. Ma non per molto... L occupazione araba dell arcipelago, iniziata con la conquista di Malta nell inverno dell 869 e conclusasi nell estate dell 870, segnò la fine di tre secoli di presenza bizan- 38 agosto M EDIO E VO

4 DAI ROMANI ALL IMPERO BRITANNICO a.c. Periodo fenicio-punico. 218 a.c.-395 d.c. Allo scoppio della seconda guerra punica, Malta viene conquistata dai Romani, che ne mantengono a lungo il possesso Conquiste dei Vandali (454) e dei Goti (464). Nel 533, riconquista per opera di Belisario. 870 Conquista araba di Malta Fine del dominio arabo e conquista normanna; l isola entra nell orbita del regno di Sicilia passando sotto il dominio svevo, angioino e aragonese (1282) Passaggio dell isola dal dominio aragonese alla dinastia aragonese-castigliana L isola è offerta in affitto perenne ai Cavalieri Ospitalieri, i cosiddetti Cavalieri di Malta I Turchi assediano senza successo Malta; i Cavalieri procedono alla fortificazione dell isola e alla costruzione di Valletta Durante la campagna d Egitto Napoleone occupa l isola; capitolazione dei Cavalieri di Malta Sollevazione dei Maltesi sostenuti da Gran Bretagna e regno di Sicilia; resa dei Francesi Malta diventa parte dell impero britannico Malta entra nell Unione Europea. M EDIO E VO agosto 39

5 storie malta Una veduta delle catacombe di S. Agata, nella cittadina di Rabat (Malta). Il complesso è una delle numerose strutture sotterranee cristiane realizzate nell isola a partire dalla tarda antichità. tina e, al contempo, avviò un periodo che impresse un «marchio indelebile sulle isole maltesi e sui suoi abitanti», secondo le parole dello studioso maltese Leonard Mahoney. Gli Arabi della dinastia degli Aghlabidi mossero dall Ifriqiya (l odierna Tunisia) alla conquista della Sicilia e, lungo il percorso, misero a ferro e fuoco l arcipelago. Salvo coloro che, messi in guardia dalle ripetute incursioni degli anni precedenti, avevano già abbandonato le isole per la terraferma italiana, nessuno degli abitanti cristiani fu risparmiato dalla furia dei nuovi padroni. Nella Casa dell Islam Per la dominazione araba di Malta (piú di due secoli) vale quanto già affermato per l età tardo-antica e bizantina: sono rarissime le fonti, esclusivamente arabe, che documentano il periodo in cui Malta divenne parte della dar al-islam (la «Casa dell Islam», ovvero i territori posti sotto il controllo politico e giuridico dell Islam, n.d.r.). Gli autori arabi, di diversi secoli successivi agli accadimenti, si soffermano sul momento della conquista: il celebre storico Ibn Kaldun ( ) e il viaggiatore di origini berbere al- Himyari (morto nel 1495), la datano al dicembre dell 869, mentre altre fonti, tra cui il Kitab al-uyun (il Libro delle Curiosità, un trattato di astronomia e geografia compilato da anonimo nella prima metà dell XI secolo), affermano che si sia verificata il 28 agosto dell 870. Il tardo resoconto di al-himyari attinge a fonti precedenti, tra cui gli scritti, oggi noti solo in maniera molto frammentaria, dello storico al-bakhri, vissuto nella Spagna dell XI secolo. Da esso emergono, però, alcuni dati significativi: come, per

6 esempio, quello della morte del condottiero Khalaf al-khadim, avvenuta durante l operazione, segno che la resistenza opposta dagli abitanti cristiani non era, poi, forse cosí inconsistente. Informato dell accaduto, l emiro di Kairouan chiede al suo governatore in Sicilia, tale Muhammad Ibn Hafaga, di inviare a Malta un nuovo amministratore. A quest ultimo prosegue il documento si devono la conquista e il saccheggio della hisn (la fortezza) di Malta e la cattura del suo malik (il comandante), il cui nome trascritto in arabo evoca quello dell ammiraglio bizantino Himerios. Non si può escludere, inoltre, che si trattasse TAS-SILG, I MILLENNI DI UN SANTUARIO N Planimetria della chiesa a pianta basilicale di Tas-Silg, sicuramente in funzione in età bizantina, che sfruttò le preesistenti strutture dell area sacra pagana: 1. vasca battesimale; 2. trincea di asportazione dell abside; 3. incasso per il sostegno della mensa d altare; 4. impronte delle colonne tra le navate; 5. recinzione liturgica nella navata centrale; 6. soglia dell accesso all edificio; 7. resti del muro perimetrale nord. Qui sopra, a sinistra l area archeologica di Tas-Silg. Qui sopra, a destra dritto e rovescio di una moneta di epoca romano-repubblicana, battuta dalla zecca di Melita. A sinistra tremisse in oro di Costantino IV ( d.c. circa) coniato nella zecca di Siracusa, dal deposito del fonte battesimale della chiesa di Tas-Silg. 41

7 storie malta Gian Francesco Abela Il «padre» dell identità maltese Nato e vissuto a Valletta, Gian Francesco Abela ( ) può essere considerato il padre della storiografia maltese. Sua è la fondamentale Della Descrittione di Malta isola nel Mare Siciliano: con le sue antichità, ed altre notizie in cui l autore riunisce un gran numero di informazioni di prima mano relative a lingua, storia, folklore ma anche archeologia dell arcipelago. Abela fu anche il primo studioso a ipotizzare una storia medievale di Malta e, in quest ottica, gli storici contemporanei gli attribuiscono il merito di aver contribuito alla formazione della «moderna identità maltese». In effetti, ricostruendo il millennio medievale di Malta, Abela fa emergere il quadro di un passato medievale unitario, fondato sui «pilastri gemelli della lingua e della religione» (Charles Dalli). Si tratta di un quadro storico attendibile? Come in ogni ricerca del genere, occorre distinguere tra percezione storica e dati fattuali. Resta il fatto che come ricorda ancora lo storico maltese Charles Dalli nel processo di costruzione di un identità collettiva, il ricorso all oscuro passato medievale dell arcipelago rappresentava l opzione migliore. Da quei secoli, infatti, gli abitanti di Malta e Gozo sembrano emergere come una comunità omogenea, unita da una lingua comune, il maltese, e da una religione condivisa da tutti, quella cristiana. Un età che lo studioso settecentesco Abela considerava come l indiscussa fucina dell anima nazionale maltese. del vescovo di Malta, del quale un documento di qualche anno piú tardi (l Epistola di Teodosio) riferisce che finí i suoi anni nella prigione di Palermo. Non è ben chiaro dove, effettivamente, si trovasse la fortezza di cui parla al-himyari, forse nei pressi della costa; sicuramente non è da identificarsi con la capitale dell isola, Melite, l odierna Mdina-Rabat. La conquista araba comportò la distruzione di tutte le chiese e degli altri luoghi, sacri e profani, abitati dalla popolazione cristiana. Piú che le fonti scritte, sono le indagini archeologiche in alcuni importanti luoghi dell isola a testimoniarlo: cosí a Tas-Silg, un sito indagato per lunghi anni da una missione archeologica italiana, dove, sulle fondamenta di un antichissimo luogo di culto megalitico, sono emersi i resti di un santuario fenicio, poi ellenistico e romano, nonché strutture riferibili a un insediamento monastico fortificato di epoca bizantina (vedi box a p. 41). La chiesa ritrovata O, ancora, la villa di San Paolo Milqi, nella parte nord-orientale dell isola di Malta, un importante insediamento agricolo di età romana, trasformata in fortificazione dagli invasori arabi. Infine, vale la pena citare una fonte, questa volta epigrafica, che attesta la presenza nell isola di una chiesa importante: si tratta di un iscrizione nel castello di Habashi, a Sousse (in Tunisia), e di cui riferisce il medico Ibn al-gazzar (noto anche con il nome latinizzato Algizar), vissuto in Ifriqiya nel X secolo. Recita il testo: «Tutte le pietre scolpite e le colonne marmoree di questo castello furono portate qui dalla kanisa (chiesa, in arabo) di Malta per opera di Habashi figlio di Umar». Che cosa accadde alle isole maltesi nei decenni che seguirono la conquista araba? Dobbiamo prendere alla lettera al-himyari quando affermava che «dopo il 255 (l anno 870 d.c.) l isola di Malta divenne 42 agosto M EDIO E VO

8 una rovina disabitata»? Al contrario. Semmai, si potrebbe ipotizzare che l espressione «rovina disabitata», usata da un «cronista» del XV secolo, si riferisse solo a quel periodo iniziale del dominio arabo, mentre ben diverso doveva presentarsi il quadro nei duecento anni successivi. Olivi e cotone Per oltre due secoli, infatti, gli Arabi fecero delle isole un lembo del mondo islamico, unendole politicamente al governo della Sicilia e innovando l agricoltura con l introduzione di nuove tecniche di irrigazione, grazie alle quali fu possibile coltivare olivi, aranci, limoni e, soprattutto, il cotone, destinato a divenire una delle piú importanti risorse economiche dell arcipelago. Solo cosí possiamo spiegarci perché, dopo quei duecentoventi anni «bui» dal punto di vista delle fonti documentarie, la popolazione maltese (qualche migliaio di abitanti, forse 5000) si affacciò al mondo tardo-medievale avendo In alto veduta aerea di Mdina (a destra) e Rabat (a sinistra), situate al centro dell isola di Malta. Si noti come i due nuclei siano nettamente separati da un fossato e da possenti fortificazioni. A destra un particolare della città fortificata di Mdina, sorta sulle rovine dell antica Melite. Nella pagina accanto ritratto di Gian Francesco Abela ( ), padre della storiografia maltese. adottato modi di vita, consuetudini e, soprattutto, una lingua araba. Di quest ultima testimoniano i numerosi toponimi in arabo-maltese, tra cui quelli delle isole stesse: gli Arabi cambiarono il nome di Melita in Malta, quello greco di Gaulus (l odierna Gozo) in Ghawdex. Le due isole minori vennero chiamate Kemunna («cumino», l odierna Comino, dall omonima spezia che vi si coltivava) e Fifla (dall arabo «filfel», pepe). Sono questi, ancora oggi, i nomi ufficiali delle isole. Tuttora in uso sono, inoltre, toponimi arabomaltesi legati a particolari caratteristiche del terreno, come wied (le valli attraversate da corsi d acqua a regime torrentizio), ayn (fonte), ghar (caverna), marsa (porto), gebel M EDIO E VO agosto 43

9 storie malta LE TOMBE MUSULMANE DI RABAT In alto un immagine dello scavo della domus romana di Rabat, durante il quale vennero alla luce piú di cinquanta sepolture islamiche, riferibili all età normanna. A destra e in basso alcune delle stele con iscrizioni ornamentali (a destra) rinvenute nel cimitero islamico di Rabat. (monte) o hal (la forma breve per rahal, casale). Imponenti dovettero essere anche i lavori di trasformazione urbanistica e di fortificazione eseguiti dai conquistatori, soprattutto nelle due principali località delle isole, Mdina, a Malta, e Victoria, a Gozo. Il modello seguiva quello che possiamo riscontrare ancora oggi nei centri storici delle città nordafricane: una parte dell antica città di Melite venne isolata dal resto dell insediamento e circondata da una possente cinta muraria. Alla cittadella cosí fortificata venne dato il nome di «Medina» (che in arabo significa «citta»), divenuta nella variante maltese «Mdina», mentre la cittadina rimasta all esterno delle mura venne chiamata «Rabat» (l equivalente di «sobborgo»). Altrettanto accadde con l imponente cittadella che si erge al centro di Gozo, ribattezzata direttamente «Rabat» (il suo «secondo» 44 agosto M EDIO E VO

10 nome moderno, Victoria, le fu dato molti secoli dopo, nel 1887, in onore dell omonima regnante britannica). È percorrendo gli stretti e tortuosi vicoli di entrambi questi antichi e affascinanti borghi che il visitatore odierno può riconoscere, percependone topografia e architetture, il progetto che ispirò i nuovi padroni dell arcipelago. Vi sono poi alcuni, rari, dati archeologici che testimoniano il ruolo della presenza musulmana nelle isole: alla fine dell Ottocento, durante gli scavi volti a portare alla luce la domus romana di Rabat (alle porte di Mdina), furono scoperte piú di 50 sepolture, insieme a 14 pietre tombali iscritte, perlopiú, con caratteri cufici. Orientate in direzione est-ovest, le tombe erano state adagiate direttamente sulle fondamenta della struttura di età romana; si datano, con molta probabilità, all epoca normanna (a riprova che il credo islamico era ancora vivo anche nei primi secoli successivi al dominio arabo) e appartenevano in larga parte a famiglie benestanti della popolazione della città. Il popolo delle campagne Mentre la popolazione musulmana viveva perlopiú al sicuro all interno o nelle immediate prossimità delle cittadelle è invece difficile immaginare come si svolgesse la vita quotidiana della popolazione rurale, probabilmente costituita, in massima parte, da schiavi, tra cui anche cristiani. Sebbene, infatti, non si abbiano notizie di persecuzioni ai danni della popolazione conquistata, questa dovette sottomettersi ai dettami della nuova reli- In basso il Wied ir-rum, la «Valle dei Cristiani», prospiciente la costa occidentale di Malta, accoglie numerose strutture ipogee riferibili al popolamento rurale dell isola in età medievale. In alto una delle numerose grotte sparse nell isola di Malta, trasformate in abitazioni, stalle e luoghi di lavoro della popolazione rurale in età medievale e oltre. M EDIO E VO agosto 45

11 storie malta gione, o adottandone il credo o, altrimenti, subendo le discriminazioni che la legge della sharia imponeva ai non credenti (condizione nota, nel mondo islamico, come quella di «dhimmi»). Nella Valle dei Cristiani È probabile, inoltre, che anche la religione cristiana venisse ancora praticata, seppur clandestinamente, forse addirittura utilizzando le numerose catacombe di epoca tardo-antica dell isola. La presenza di una popolazione cristiana è, inoltre, suggerita da alcuni toponimi che a loro fanno riferimento, come per esempio quello del Wied ir-rum, la «Valle dei Cristiani» («Rum» è il nome dato dagli Arabi all impero bizantino e, per estensione, ai suoi abitanti n.d.r.). Gli schiavi, cristiani o meno, furono di certo i protagonisti della colonizzazione e coltivazione delle aree rurali dell arcipelago ed è vero- 46 agosto M EDIO E VO

12 A sinistra la Cittadella di Gozo (Rabat-Victoria). Nella pagina accanto, in basso l apiario di Xemxija, con le sue nicchie scolpite nella roccia, nelle quali venivano collocati gli alveari in terracotta. Il geografo arabo al-idrisi ( ) ricorda come il miele (alimento che dà nome all arcipelago) fosse uno dei prodotti piú diffusi dell isola. A destra la statua del Conte Ruggero d Altavilla, nella piazza di Rabat (Malta). simile che fosse questa categoria sociale a popolare i rahal («casali»), grandi fattorie rurali private, con circa 50 ettari di terreno coltivabile, in genere appartenenti a un notabile. Il bellissimo paesaggio mediterraneo del Wied ir-rum accoglie testimonianze architettoniche e archeologiche medievali di straordinaria importanza: grotte utilizzate come abitazioni e stalle, insieme a una rete di lunghe gallerie per l approvvigionamento idrico (una recente indagine condotta dall archeologo Keith Buhagiar ne ha individuate ben 25), forse alimentate da una cisterna sotterranea. Ma il caso della «Valle dei Cristiani» non è l unico: la presenza di grotte usate come abitazioni, oppure adibite a luoghi di lavoro o di culto, è un fenomeno diffuso in tutto l arcipelago; e, in assenza di una documentazione certa, rappresenta una testimonianza di grande suggestione sulle difficili condizioni di vita della popolazione umile nei secoli del Medioevo. Nuovi conquistatori Nel 1048, i Bizantini tentarono di riconquistare le isole. Grazie a una disposizione dell emiro che, per l occasione, revocò il divieto, indirizzato a tutta la popolazione, di portare armi, i Maltesi si unirono nella difesa e riuscirono a respingere gli invasori. Lo scrittore arabo-persiano al- Qazwini, vissuto nel XIII secolo, descrisse cosí quella che appare come la prima rappresentazione di unitarietà della popolo maltese: «I Rum [i Bizantini] li attaccarono nell anno 440 ( ) e chiesero le loro donne e i loro possedimenti. I musulmani si riunirono e si contarono, realizzando cosí che i loro schiavi erano maggiori di numero rispetto agli uomini liberi. Si rivolsero allora ai loro schiavi: Impugnate le armi insieme a noi, e se vinciamo sarete liberi e condividerete con noi i nostri possedimenti; ma se vi rifiutate di combattere, morirete insieme a noi. E quando i Rum arrivarono, li affrontarono come un sol uomo». Qualche decennio piú tardi, però, nel 1091, un nuovo padrone si affacciò sulle scoscese coste maltesi: Ruggero d Altavilla. Dopo aver conquistato la Sicilia, il conte riportò il vessillo della cristianità nell arcipelago. Gli storici moderni riconobbero nel condottiero normanno colui che aveva liberato le isole dal giogo musulmano. Fu veramente cosí? O non si trattò, piuttosto, di un esempio di «invenzione della tradizione», funzionale alla costruzione di quel nuovo, ma fondamentale tassello della complessa identità storicoculturale maltese rappresentato dal cristianesimo? Sicuramente l avvento dei Normanni inaugurò un nuovo capitolo dell affascinante storia di Malta medievale. Ne parleremo prossimamente. Per concludere, riportiamo la descrizione che dell arcipelago fece il celebre geografo al-idrisi nel suo Kitab Rugiar (il Libro di Ruggero), stilato proprio su incarico del re di Sicilia, a metà del XII secolo: «A largo dell isola di Pantelleria, a una distanza di cento miglia in direzione est, si trova l isola di Gozo munita di un porto sicuro. Da Gozo si procede verso una piccola isola di nome Kamuna. Da lí verso est si incontra l isola di Malta. È vasta e possiede un porto protetto sul suo lato orientale. Malta ospita una città e abbonda in terre da pascolo, pecore, frutta e miele». F Da leggere U Charles Dalli, Malta. The Medieval Millennium, Midsea Books, Malta 2006 U Leonard Mahoney, 5000 Years of Architecture in Malta, Valletta Publishing, Valletta 1996 U Geoffrey Hull, The Maltese Language Question. A Case Study in Cultural Imperialism, Said International, Valletta 1993 M EDIO E VO agosto 47

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