Distributore metano (Prescrizioni Particolari e Verifiche)

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1 Prescrizioni particolari: o Occorre installare il comando di emergenza (vedi scheda "Comando di emergenza") in base a quattro disposizioni differenti: Il DM 24/05/02 prevede all art. 2.8 l installazione di un Sistema comandato da pulsanti di sicurezza, con riarmo manuale, collocati in prossimità del locale compressori, della zona rifornimento veicoli e del locale gestore, in grado di. interrompere integralmente il circuito elettrico dell impianto, ad esclusione delle linee preferenziali che alimentano impianti di sicurezza ; In base al punto 0-2 dell'allegato A del DM 8/3/85, in tutte le attività soggette al DM 16/2/82 (rilascio CPI), e quindi anche nella seguente attività: Impianti di distribuzione di gas combustibili per autotrazione (attività 7); "L'impianto deve essere provvisto di un interruttore generale munito di protezione contro le correnti di sovraccarico e di corto circuito installato in posizione segnalata, manovrabile sotto carico e atto a porre fuori tensione l'impianto elettrico dell'attività. Tale interruttore, nel caso di alimentazione effettuata con cabina di trasformazione, è da intendere quello installato sul quadro di manovra posto all'uscita del circuito secondario del trasformatore". Il DPR 547/55, all'art. 333 afferma che "le linee che alimentano gli impianti elettrici installati nei luoghi contemplati negli articoli 329 e 331 devono essere provviste, all'esterno dei locali pericolosi o prima dell'entrata nella zona pericolosa, di interruttori onnipolari". I luoghi degli articoli 329 e 331 erano stati individuati dal DM 22/12/58 attraverso due tabelle che elencavano i luoghi pericolosi per presenza di gas e quelli pericolosi per presenza di polveri. Il Dlgs 233/03, abolendo queste due tabelle (tranne attività 51 tabella A) ed introducendo il concetto di classificazione in zone, rende quindi il comando di emergenza, in base al DPR 547/55, obbligatorio in tutti i luoghi classificati con pericolo di esplosione secondo le direttive

2 ATEX. Se il distributore presenta zone 0, 1, 2, va installato allora il comando di emergenza. In ogni caso anche le norme CEI prevedono l'installazione del comando di emergenza, questa volta in tutti i luoghi classificati come tali per la presenza di gas, all'art. 8.1 della norma CEI 31-33: "per motivi di emergenza, al di fuori del luogo pericoloso devono essere previsti uno o più dispositivi atti ad interrompere le alimentazioni elettriche del luogo pericoloso. La costruzione elettrica che deve continuare a funzionare per prevenire pericoli aggiuntivi non deve essere compresa nel circuito di arresto di emergenza; essa deve costituire un circuito separato" (ad esempio i rilevatori di atmosfera esplosiva). o Occorre installare un impianto di illuminazione di sicurezza, se il distributore, come spesso avviene, è un luogo di lavoro con lavoratori dipendenti, infatti: Il Dlgs 626/94 all art. 33, comma 8, al punto 3 dice che i luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità, e sempre allo stesso articolo, ma al comma 1, punto 11 richiede che le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico. Ovviamente il locale nel quale va installata l illuminazione di sicurezza è la sala del gestore, essendo gli altri ambienti aperti; o Impianto di terra ed equalizzazione di potenziale: DM 24/05/02 Allegato, Titolo II, art. 2.9: L'impianto di distribuzione di gas naturale per autotrazione deve essere dotato di impianti elettrici, di terra e di protezione dalle scariche elettriche atmosferiche realizzati secondo quanto indicato dalla legge 1 marzo 1968, n Le tubazioni e le strutture metalliche devono essere connesse con l'impianto generale di messa a terra; L'impianto di terra nei luoghi con pericolo di esplosione assume una doppia importanza, rispetto a quello che è il suo ruolo tradizionale. Qui,

3 non è "solamente" un'installazione atta alla protezione delle persone contro i contatti indiretti, ma diventa un mezzo fondamentale per prevenire la formazione di scintille pericolose che potrebbero innescare un'atmosfera esplosiva. Un siffatto impianto, quindi, oltre che proteggere le persone dai contatti indiretti, deve: Proteggere contro l'innesco di esplosioni per guasto a terra. Al fine di evitare la formazione di scintille capaci di provocare l'accensione dell'atmosfera esplosiva, si deve impedire ogni contatto con parti nude attive (a meno che non siano a sicurezza intrinseca). Un sistema TT utilizzato in zona 2 deve essere protetto da un dispositivo differenziale. Viene ribadito il divieto di utilizzo del sistema TN-C in un luogo pericoloso. Nei luoghi pericolosi viene richiesta la creazione di un sistema di equipotenzialità a cui connettere tutte le masse e le masse estranee e che può comprendere conduttori di protezione, tubi metallici, guaine metalliche dei cavi, armature in filo d'acciaio e parti metalliche di strutture come i serbatoi interrati, ma non può comprendere conduttori di neutro. Altre parti metalliche che non sono masse estranee come porte e finestre non richiedono il collegamento. L'equipotenzialità viene in genere realizzata attraverso una rete equipotenziale comprendente anche le tubazioni degli impianti. I collegamenti devono essere effettuati in modo da evitare il loro allentamento col tempo, il quale provocherebbe un pericoloso aumento della resistenza di contatto. Gli impianti di protezione catodica non devono essere collegati al sistema di equipotenzialità. Proteggere contro le scariche elettrostatiche. "Nella progettazione di impianti elettrici, devono essere presi provvedimenti per ridurre ad un livello sicuro gli effetti dell'elettricità statica", così dice lo stringato articolo 6.4 della EN a cui rimanda la CEI EN (CEI 31-36). Cerchiamo quindi informazioni altrove. Possiamo intanto dire che le scariche elettrostatiche sono causate dal trasferimento di elettroni da un oggetto ad un altro, nel momento in cui l'intensità del campo elettrico fra i due corpi supera la rigidità dielettrica dell'aria. La carica elettrica si può formare nel caso del carico e scarico di liquidi infiammabili trasportati con autobotti. In questo caso le autobotti devono essere rese equipotenziali con l'impianto fisso, perché altrimenti potrebbero essere provocate scintille nel contatto fra un corpo carico (autobotte o cisterna caricata dal movimento del fluido) con uno generalmente con carica inferiore (l'impianto locale). La connessione fra i due sistemi avviene per mezzo di una pinza di messa a terra costruita in modo tale che non

4 vengano prodotte scintille al momento del collegamento, in quanto il contatto vero e proprio viene fatto avvenire in una camera a prova di esplosione Ex-d. Si devono prendere poi precauzioni per prevenire l accumulo di cariche elettrostatiche sulle superfici dei cavi. Poiché una persona elettrostaticamente carica, toccando un materiale conduttore può generare una scintilla in grado di innescare un'atmosfera esplosiva, è bene che i pavimenti nelle zone pericolose siano di tipo conduttivo, come conduttive devono essere le calzature indossate dagli operatori. L altra precauzione che si può mettere in atto per prevenire i rischi di accumulo di cariche elettrostatiche è di collegare a terra tutte le parti metalliche sedi di accumulo di cariche: questa è una precauzione di carattere impiantistico e consiste nel rendere equipotenziali le zone pericolose attraverso il collegamento a terra ed equipotenziale di tutte le masse, le masse estranee e tutte le parti metalliche degli impianti di lavorazione che potrebbero essere causa di accumulo di cariche elettrostatiche. Proteggere contro le sovratensioni prodotte da parti metalliche protette catodicamente - Ricordiamo che la protezione catodica (in genere a corrente impressa) è un sistema utilizzato per prevenire e proteggere dalla corrosione delle parti metalliche interrate di un impianto, in genere condutture o serbatoi. La norma EN proibisce espressamente questo metodo di protezione nelle zone 0. Nelle aree con un unico impianto di terra, le condutture protette catodicamente, che escono dal terreno in una zona pericolosa, devono essere collegate con le masse e le masse estranee non protette catodicamente poste fuori terra. Quando le parti metalliche protette catodicamente entrano od escono dall'area di influenza dell'impianto di terra, devono essere provviste di giunti isolanti posti all'esterno dell'area stessa. Protezione contro le scariche atmosferiche o Occorre valutare la situazione attraverso le norme CEI 81-1 e CEI 81-4, e se è il caso, installare LPS esterni, LPS interni o limitatori di sovratensione (SPD); o Dal DM 24/05/02 Allegato, Titolo II, art. 2.9, arriva la seguente indicazione: L'impianto di distribuzione di gas naturale per autotrazione deve essere dotato di impianti elettrici, di terra e di protezione dalle scariche elettriche atmosferiche realizzati secondo quanto indicato dalla legge 1 marzo 1968, n. 186 Qualora dal calcolo probabilistico di fulminazione, da eseguire secondo quanto prescritto dalla norma vigente, le installazioni. relative alla cabina di riduzione con dispositivo di misura, al locale

5 compressori, al locale recipienti di accumulo e ai box per i carri bombolai non risultino autoprotette, le stesse devono essere protette con impianti parafulmini, preferibilmente del tipo a gabbia; Distanza da linee e cabine elettriche o Art. 3.1 Titolo III, allegato del DM 24/05/02: tra gli elementi pericolosi dell'impianto (cabina di riduzione della pressione e di misura del gas, locale compressori, locale contenente recipienti di accumulo, apparecchi di distribuzione automatici per il rifornimento degli autoveicoli, box per i carri bombolai), e la cabina di energia elettrica a servizio dell impianto, deve essere rispettata una distanza di sicurezza di 7,5 m; o Art. 3.1 Titolo III, allegato del DM 24/05/02: tra gli elementi pericolosi dell'impianto (cabina di riduzione della pressione e di misura del gas, locale compressori, locale contenente recipienti di accumulo, apparecchi di distribuzione automatici per il rifornimento degli autoveicoli, box per i carri bombolai), e i fabbricati posti all esterno dell impianto (e quindi anche le cabine elettriche esterne) deve essere rispettata una distanza (comprendente anche le larghezze di strade, torrenti e canali nonché eventuali distanze di rispetto previste dagli strumenti urbanistici comunali) di sicurezza di: 10 m dalla cabina di riduzione della pressione e di misura del gas; 20 m dal locale compressori, dal locale contenente recipienti di accumulo, dagli apparecchi di distribuzione automatici per il rifornimento degli autoveicoli e dai box per i carri bombolai (per il locale compressori la distanza di sicurezza, ad eccezione di quella computata rispetto ad edifici destinati alla collettivita', puo' essere ridotta del 50% qualora risulti verificata una delle seguenti condizioni: a) le aperture dei locali non siano rivolte verso edifici esterni all'impianto; b) tra le aperture del locale compressori e le costruzioni esterne all' impianto siano realizzate idonee schermature di tipo continuo con muri in calcestruzzo armato aventi spessore minimo di 15 cm ed altezza non inferiore a 2,5 m, tali da assicurare il contenimento di eventuali schegge proiettate verso le costruzioni esterne. Per gli apparecchi di distribuzione automatica le distanze di sicurezza possono essere ridotte del 50% qualora tra l'apparecchio di distribuzione automatico e le costruzioni esterne all'impianto, tranne quelle adibite alla collettività, siano realizzate idonee schermature di

6 tipo continuo con muri in calcestruzzo armato aventi spessore minimo di 15 cm ed altezza non inferiore a 2,5 m, tali da assicurare il contenimento di eventuali schegge proiettate verso le costruzioni esterne); Rispetto ad edifici destinati alla collettività come scuole, ospedali, uffici, fabbricati per il culto, locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi, complessi ricettivi turistico-alberghieri, supermercati e centri commerciali, caserme e rispetto a luoghi in cui suole verificarsi affluenza di persone quali stazioni di linee di trasporto pubblico, aree per fiere, mercati e simili, la distanza di sicurezza esterna deve essere raddoppiata; o Art. 3.1 Titolo III, allegato del DM 24/05/02: tra gli elementi pericolosi dell'impianto e le linee elettriche aeree, con valori di tensione maggiori di 400V efficaci per corrente alternata e di 600V per corrente continua, deve essere osservata, rispetto alla proiezione in pianta, una distanza di 15 m. I piazzali dell'impianto non devono comunque essere attraversati da linee elettriche aeree con valori di tensione superiori a quelli sopra indicati. Prescrizioni del DM 24/05/02 Titolo II art. 2.8: Sistema di emergenza o Sistema comandato da pulsanti di sicurezza, con riarmo manuale, collocati in prossimità del locale compressori, della zona rifornimento veicoli e del locale gestore, in grado di: isolare completamente le tubazioni di mandata agli apparecchi di distribuzione mediante valvole di intercettazione comandate a distanza, poste a valle di qualsiasi serbatoio di accumulo o smorzamento con capacità complessiva superiore a 50 Nm 3 ; isolare completamente la linea di bassa pressione dall'aspirazione dei compressori; interrompere integralmente il circuito elettrico dell'impianto, ad esclusione delle linee preferenziali che alimentano impianti di sicurezza; Titolo II art. 2.9: Impianto elettrico, di terra e di protezione dalle scariche atmosferiche

7 o L'impianto di distribuzione di gas naturale per autotrazione deve essere dotato di impianti elettrici, di terra e di protezione dalle scariche elettriche atmosferiche realizzati secondo quanto indicato dalla legge 1 marzo 1968, n L'alimentazione delle varie utenze, fatta eccezione per gli impianti idrici antincendio, deve essere intercettabile, oltre che dalla cabina elettrica, anche da un altro comando ubicato in posizione protetta. Le tubazioni e le strutture metalliche devono essere connesse con l'impianto generale di messa a terra. Qualora dal calcolo probabilistico di fulminazione, da eseguire secondo quanto prescritto dalla norma vigente, le installazioni relative alla cabina di riduzione con dispositivo di misura, al locale compressori, al locale recipienti di accumulo e ai box per i carri bombolai non risultino autoprotette, le stesse devono essere protette con impianti parafulmini, preferibilmente del tipo a gabbia. Titolo IV artt. 4.4 e 4.5: Documenti tecnici e segnaletica di sicurezza o Documenti tecnici: Presso l'impianto devono essere disponibili i seguenti documenti: un manuale operativo contenente le istruzioni per l'esercizio dell'impianto; uno schema di flusso semplificato degli impianti di misura, compressione e distribuzione del gas naturale per autotrazione; una planimetria riportante l'ubicazione degli impianti e delle attrezzature antincendio, nonché l'indicazione delle aree protette dai singoli impianti antincendio; gli schemi degli impianti elettrici, di segnalazione e allarme; o Segnaletica di sicurezza: Devono osservarsi le vigenti disposizioni sulla segnaletica di sicurezza di cui al Dlgs 493/96. Inoltre nell'ambito dell'impianto ed in posizione ben visibile deve essere esposta idonea cartellonistica riproducente uno schema di flusso dell'impianto gas ed una planimetria dell'impianto di distribuzione. In particolare devono essere affisse istruzioni per gli addetti inerenti: il comportamento da tenere in caso di emergenza; la posizione dei dispositivi di sicurezza;

8 le manovre da eseguire per mettere in sicurezza l'impianto come, ad esempio, l'azionamento dei pulsanti di emergenza e il funzionamento dei presidi antincendio; nella zona di rifornimento, devono essere posti dei cartelli indicanti che il veicolo può essere messo in moto soltanto dopo che la pistola di erogazione e' stata disinserita da parte dell'addetto al rifornimento. In prossimità degli apparecchi di distribuzione idonea cartellonistica dovrà indicare le prescrizioni e i divieti per gli automobilisti. Prescrizioni del Dlgs 233/03 o Nel caso nel distributore agiscano dei lavoratori subordinati, il datore di lavoro è tenuto ad adempiere ad una serie di prescrizioni: Ripartire in zone 0, 1 e 2 le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive. Per la classificazione in zone, ci si può riferire alla norma CEI per le polveri e alla norma CEI per i gas; Assicurare che nelle zone 0,1,2 di cui al punto precedente, siano applicate una serie di prescrizioni minime di sicurezza; Verificare successivamente che le attrezzature utilizzate nelle zone pericolose soddisfino i criteri della direttiva ATEX (DPR 126/98); Nella prospettiva della valutazione dei rischi di esplosione il datore di lavoro deve poi provvedere a elaborare e a tenere aggiornato un documento, chiamato documento sulla protezione contro le esplosioni. Questo documento (che è parte integrante del documento di valutazione dei rischi) deve precisare: che i rischi di esplosione sono stati individuati e valutati; che saranno prese misure adeguate per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive; tutti i luoghi che sono stati classificati in zone 0,1,2; tutti i luoghi in cui si devono applicare le prescrizioni minime di sicurezza; che i luoghi e le attrezzature di lavoro, compresi i dispositivi di allarme, sono concepiti, impiegati e mantenuti in efficienza tenendo nel debito conto la sicurezza; che sono stati adottati gli accorgimenti per l'impiego sicuro di attrezzature di lavoro;

9 La compilazione del documento deve avvenire prima dell inizio del lavoro e, nel caso in cui i luoghi di lavoro, le attrezzature o l organizzazione del lavoro abbiano subito modifiche, ampliamenti o trasformazioni rilevanti, deve essere rivisto e riscritto. E compito del datore di lavoro valutare se ci sono state delle modifiche rilevanti alle condizioni di lavoro. Verifiche e manutenzione: Le verifiche di carattere elettrico, qualunque sia la classificazione del locale, sono le seguenti: o Iniziali: (la verifica deve essere effettuata da persona esperta, competente in lavori di verifica. Completata la verifica deve essere preparato un rapporto) Esame a vista Verifica della continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali Misura della resistenza di isolamento dell'impianto elettrico Verifica della protezione per separazione nel caso di circuiti SELV o PELV e nel caso di separazione elettrica Verifica della protezione mediante interruzione automatica dell'alimentazione Prove di polarità Prove di funzionamento Misura della caduta di tensione (se il distributore è molto esteso) Misura della resistenza dell'impianto di terra o Periodiche: (la verifica deve essere effettuata da persona esperta, competente in lavori di verifica. Completata la verifica deve essere preparato un rapporto). Le verifiche periodiche devono essere effettuate ad intervalli di tempo tali da non compromettere la sicurezza d'uso dell'impianto, e devono comprendere almeno: Esame a vista Misura della resistenza di isolamento Prova della continuità dei conduttori di protezione Prove per la protezione contro i contatti indiretti, incluse le prove di funzionamento dei dispositivi differenziali; o Verifica e manutenzione delle zone pericolose: Prendiamo come riferimento la norma CEI che offre utili indicazioni sul significato di verifica e sulla sua realizzazione pratica. La specificità degli impianti elettrici in questi luoghi, impongono una attenzione ed una cura particolari nel mantenere l'integrità

10 delle specifiche caratteristiche che permettono il funzionamento nelle atmosfere potenzialmente esplosive. La norma CEI definisce la verifica come l'azione che implica l'attento esame di un componente dell'impianto, eseguita senza smontarlo, oppure, se necessario, con l'aggiunta di un particolare smontaggio, completata talora da misure, al fine di raggiungere una valida conclusione sullo stato del componente stesso. A proposito di smontaggio, l'azione di verifica può essere smontata in tre fasi, in tre tipi di esami, che, a partire dal più superficiale sono: Verifica a vista - E' la verifica che permette di identificare i difetti a occhio nudo, senza l'utilizzo di attrezzi o misure. Ad esempio può essere la mancanza di una vite o un bullone, il non rispetto di distanze minime, la mancanza di giunti di bloccaggio, etc. Le custodie non vengono aperte e gli apparecchi sono sotto tensione. Verifica ravvicinata - E' la verifica che consente di andare un po oltre, e ad esempio capire, tramite l'ausilio di un attrezzo, se la vite o il bullone sono allentati, se ci sono guarnizioni inadatte, etc. Anche questo tipo di esame non prevede l'apertura delle custodie e il sezionamento dell'impianto. Verifica dettagliata - E' la verifica che implica l'utilizzo di utensili per l'apertura delle custodie e di strumentazione di misura. Gli apparecchi vengono sezionati dalla sorgente di energia. Se effettuata su tutte le costruzioni elettriche e gli impianti elettrici prima della messa in servizio dell'impianto, si parla di verifica iniziale. La verifica iniziale viene fatta per accertare che il modo di protezione scelto e la sua installazione siano appropriate. Se le costruzioni elettriche non sono state modificate, ci si può riferire ad una verifica equivalente effettuata dal costruttore. Se la verifica viene effettuata, sempre in modo sistematico su tutti gli elementi dell'impianto, ad intervalli regolari di tempo, si parla di verifica periodica. L'intervallo fra le verifiche periodiche non deve superare comunque i tre anni. Sulle costruzioni elettriche movibili (come gli apparecchi per la saldatura elettrica), particolarmente soggette al danneggiamento, l'intervallo deve scendere ad un anno. Per queste costruzioni devono essere prese precauzioni, per fare in modo che vengano usate solo nei luoghi appropriati al loro modo di protezione, al gruppo del gas ed alla classe di temperatura. Ricordiamo che è prevista anche una terza modalità di verifica, quella a campione, cioè eseguita non a tappeto su tutto, ma su una parte

11 proporzionale degli elementi dell'impianto. La verifica a campione è accettata laddove esami a vista e ravvicinati attestino buone condizioni dell'impianto e le prime verifiche dettagliate confermino questa tendenza. Il numero di verifiche a campione può essere tanto inferiore quanto maggiori sono le risultanze positive delle verifiche precedenti. La verifica a campione dovrebbe in genere avere lo scopo di controllare l'effetto delle condizioni ambientali, delle vibrazioni, dei difetti di progettazione. Per effettuare le verifiche - che devono essere svolte solo da personale esperto sui vari modi di protezione, sulle modalità di installazione, sulle leggi e norme pertinenti e sui principi generali della classificazione dei luoghi pericolosi - deve essere disponibile la seguente documentazione aggiornata: 1. La classificazione dei luoghi pericolosi 2. Il gruppo e la classe di temperatura delle costruzioni elettriche 3. L'elenco e la posizione nell'impianto delle costruzioni elettriche, dei ricambi e delle informazioni tecniche per consentire di mantenere l'utilizzo delle apparecchiature in conformità al loro modo di protezione Dopo la verifica iniziale, per assicurare che le installazioni siano mantenute in condizioni soddisfacenti si devono effettuare verifiche periodiche (o in alternativa assoggettare gli impianti a supervisione continua da parte di personale esperto), stabilendo un intervallo di verifica in base ai possibili deterioramenti che può subire l'impianto. La norma CEI indica una serie di cause che possono influire sul deterioramento delle apparecchiature: la sensibilità alla corrosione, l'esposizione a prodotti chimici o solventi, il rischio di accumulo di polveri o sporcizia, il rischio di penetrazione d'acqua, l'esposizione a temperature anomale, la formazione e l'esperienza del personale, il rischio di modifiche o di regolazioni non autorizzate, il rischio di manutenzioni non in conformità con le raccomandazioni del costruttore. Tra una verifica periodica e l'altra, si devono effettuare verifiche a campione che serviranno, oltre che per controllare l'impianto, anche a ridefinire, se necessario, l'intervallo e il grado (vista, ravvicinata, dettagliata) della verifica. Ulteriori verifiche vanno svolte nel caso in cui siano state eseguite sostituzioni, riparazioni, modifiche o regolazioni sui componenti. Un altro momento di verifica deve essere quello nel quale l'apparecchiatura elettrica viene spostata da un luogo ad un altro o la classificazione del luogo cambia: occorrerà controllare che il modo di protezione, il gruppo della custodia e la classe di temperatura siano adatti alle nuove condizioni.

12 o Verifiche di legge: (Da effettuarsi, a cura di ASL/ARPA od Organismo abilitato, solo se nel luogo lavorano dei dipendenti. Il verificatore rilascia regolare verbale che deve essere custodito dal titolare ed esibito a richiesta degli organi di vigilanza) Verifica dell'impianto di terra effettuata ogni 5 anni se il distributore viene classificato come ordinario, ogni 2 anni se a maggior rischio in caso di incendio; Verifica dei dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, (da effettuarsi ogni 5 anni se locale ordinario, ogni 2 anni se a maggior rischio in caso di incendio) solo se il distributore risulta non autoprotetto e rientra nel seguente caso previsto dal DPR 689/59: Depositi, magazzini e rivendite di benzina, petrolio, oli minerali e altri prodotti idrocarburati infiammabili o combustibili, per quantità superiori a 500 kg (attività 11, tab. A); Nel caso in cui il distributore fosse classificato come luogo con pericolo di esplosione, verifica ogni 2 anni delle apparecchiature elettriche installate nelle aree classificate come zone 0 e 1.

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