EPPURE L HAI FATTO POCO MENO DEGLI ANGELI Presente e futuro in Gn 1-2,4a

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1 EPPURE L HAI FATTO POCO MENO DEGLI ANGELI Presente e futuro in Gn 1-2,4a 1,1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3 Dio disse: Sia la luce!. E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. 6 Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. 7 Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9 Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l asciutto. E così avvenne. 10 Dio chiamò l asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. 11 E Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie. E così avvenne: 12 la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14 Dio disse: Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15 e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra. E così avvenne: 16 Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20 Dio disse: Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo. 21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 22 Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra. 23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24 Dio disse: La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie. E così avvenne: 25 Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 26 E Dio disse: Facciamo l uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. 27 Dio creò l uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra. 29 Poi Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde. E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. 2,1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. 4 a Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Il brano proposto dalla veglia pasquale ogni anno è il primo dei due racconti della creazione, uno presentato al cap. 1 e l altro al cap. 2 del libro della Genesi. 1

2 I tentativi di armonizzarli, di intersecarli, sono sempre fuori luogo, pensando al fatto che lo stesso redattore finale abbia tenuto i due racconti separati e indipendenti, semplicemente mettendoli uno dopo l altro. Non c è quindi tentativo di armonizzare la diversità dei racconti. Seguendo il nostro criterio liturgico noi analizzeremo il primo racconto nella speranza che possano, in un eventuale successivo confronto personale, anche uscire, le diversità e le particolarità del secondo racconto. Il testo di Gn 1 è un testo solenne. Un inizio. Di un racconto (il redattore non sapeva, di certo, che sarebbe stato l inizio di tutta la Scrittura). L autore si serve di un discorso equilibrato, armonico, attraverso dei numeri, azioni, vocaboli, formulari (e fu sera ), simmetrie che si ripetono. E la celebrazione di YHWH ELHOIM. Un Dio creatore, redentore, salvatore. Un Dio che sta all inizio, sopra, dentro tutto. In tanti significati. Forse, proprio per il carattere di inno, val la pena non squartarlo in tanti pezzi. E una celebrazione unitaria con tanti significati. E come l uomo di oggi canta per tanti motivi, così l autore loda il Signore per tante azioni. Che lui fa. Che lui comincia. Che porta avanti e a compimento (2,4). La struttura è tipica della celebrazione giubilare. Con gioia si afferma (Sal 100,5; 106,1; 107,1; 135,3; 136,1 ) che il Signore è buono (baj+-yki) affermato nel nostro racconto per ben 6 volte. Troppo, per non essere volutamente inserito. Bontà e misericordia sono le idee base di questo Dio all opera. L inserimento del testo nella Veglia pasquale dà sicuramente al testo la sua pienezza innica, richiamando l Hallel ebraico (Sal 136, soprattutto nei primi versetti dove si legge il legame stretto con l opera creatrice di Dio 1 Alleluia. Lodate il Signore perché è buono: 2 Lodate il Dio degli dei: 3 Lodate il Signore dei signori: 4 Egli solo ha compiuto meraviglie: 5 Ha creato i cieli con sapienza: 6 Ha stabilito la terra sulle acque: 7 Ha fatto i grandi luminari: 8 Il sole per regolare il giorno: perché eterna è la sua misericordia; 9 la luna e le stelle per regolare la notte: 2

3 Lodare il Signore. Perché? Perché è buono. Perché è l autore di tutte queste opere. Il motivo della lode si amplia poi alla salvezza e alla redenzione che è raccontata attraverso il percuotere i nemici egiziani. Il racconto ha una schematizzazione e una divisione settimanale I sette giorni della settimana, scandiscono il lavoro di Dio e il suo riposo, brano che a mio giudizio dà il senso a tutta la creazione. Se non ci fosse il riposo di Dio (il sabato) e di conseguenza anche dell uomo, la settimana di lavoro sarebbe infeconda. Sei giorni di lavoro e uno di riposo. Gn 1-2a, quindi, non contiene solamente i giorni di lavoro, ma anche quello del riposo. Sono un unica opera creatrice. Qualche curiosità - il v. 1 contiene 7 vocaboli - il v. 2 esattamente 14 vocaboli Il totale dei primi 2 versetti è di 21 parole (7 x 3, i numeri della perfezione). - Gn 2,3-4 contengono ancora 21 vocaboli (7 x 3) e concludono il racconto di Gn 1, primo racconto della creazione; - La frase: e Dio vide che era cosa buona è scritta per 7 volte (1, ); - 35 volte (7 x 5) ritorna il nome Elhoim - 7 volte il verbo creare bara (ar'äb) in Gn 1, (x3); 2,3.4a; - 7 volte il compimento dell opera di Dio (6 volte con la formula e così avvenne, con il wayyktol nella formula!ke)-yhiy>w:) in Gn 1, e una volta con la formula raa*-yhiy>w e fu la luce in Gn 1,3) - 6 volte la formula e fu sera e fu mattina (Gn 1, ) ed è omessa vedremo nell ultimo giorno al sabato - è fondamentale il tema della parola di Dio (per ben 10 volte l autore dice: e Dio disse secondo la formula ebraica del wayyktol ~yhiþl{a/ rm,ayoðw: in Gn 1, ). Siamo così di fronte a 7 giorni nei quali risuonano 10 parole di YHWH. Quindi, non è difficile, pensare al fatto che Israele le ascolti. Creazione e liberazione, salvezza e opera divina non potevano meglio essere legate. E la Parola di Dio che ordina la creazione. Il primo wayyqtol (formula ebraica per reggere il discorso) è in Gn1,3: E Dio disse: sia la luce Tutto viene separato, ordinato e creato. Fino ad arrivare all uomo. Fatto a immagine di YHWH. 3

4 Al v. 26 arriva la creazione dell uomo. Due sono le caratteristiche dell uomo: a. La somiglianza con Dio: l autore usa due parole ebraiche abbastanza circostanziate nel significato: immagine, con la preposizione b (WnmeÞl.c;B) e somiglianza (Wnte_Wmd>Ki). I tentativi di spiegazione sono stati molti. - C è chi pensa ad una differenza sostanziale (Ireneo: l immagine sarebbero le qualità naturali che avvicinano l uomo a Dio, ma non lo rendono uguale a lui; c è nell uomo qualcosa che lo avvicina a Dio, ma niente di più; la somiglianza, invece, sarebbero le qualità soprannaturali che l uomo ha perso col peccato originale e che Gesù Cristo ha riguadagnato per l umanità); - Qualcuno pensa che immagine e somiglianza sono caratteristiche spirituali, mentali, facoltà dell intelletto, della ragione, della coscienza di sé, della volontà ma è la spiegazione meno convincente; - G. Von Rad (il massimo commentatore della Genesi con Gunkel che è dello stesso avviso) pensa ad una somiglianza fisica in quanto la Bibbia parla del volto, degli occhi, delle mani, delle orecchie, del cuore, del braccio, della bocca di YHWH. Anche se qualcuno contesta l ipotesi (per l AT Dio è spirituale, non ha un corpo, soprattutto perché non appartiene alla creazione. E increato; se il testo post esilico sviluppa una spiritualità di Dio incorporea, è difficile che le parole immagine e somiglianza vogliano esprimere fisicità ) - L idea di immagine è usata tante volte in Mesopotamia e in Egitto per esprimere la presenza del re (il vocabolo, però, non allude alla persona del re, ma alla sua funzione). Qualcun altro ha commentato, a fianco di questa ipotesi, che la Bibbia è difficile che parli separatamente, un po al modo aristotelico, di anima e di corpo come se fossero entità separate. Infine l aspetto non avvicina l uomo a Dio ma, al contrario, agli animali (la sua vita senza spirito lo fa più simile agli animali che a Dio). Come commentare allora il v. 26? L uomo è il rappresentante di Dio sulla terra (come in Mesopotamia). La funzione regale dell uomo (v. 28) è espressa nel suo dominio sugli animali. Questo compito non è più privilegio del re, ma compito di ogni essere umano. Il re ha dato a lui questo comando. Ne è prova anche il salmo 8. La stessa statua del re rendeva presente l assente sovrano (l idolo, l immagine), quindi ogni persona rende presente Dio. Davvero, più che la natura filosofica dei due termini potrebbero essere interpretati come funzione: che funzione ha l uomo nel creato? E immagine e somiglianza di Dio. 4

5 Ma come l uomo rappresentare tutta l umanità? Di per sé, la prima coppia, essendo sola, la rappresenta tutta quanta. La rappresenta nella sua funzione. Quella di poter entrare in relazione con il Creatore. La creatura è fatta perché la sua relazione con chi l ha creata sia vera. Una creazione che, necessariamente, sfocia in un alleanza. K. Rahner ha coniato l espressione: Uditori della Parola. Dio parla, ma ha reso capace l uomo di ascoltarlo. Interessante notare come: - le piante e gli animali sono creati secondo la loro specie (Gn 1, ), mentre l uomo è creato a immagine di Dio, non secondo la sua specie, le sue razze (Gn 1,26-27). Non vi sono molte umanità, ma una sola, a differenza di tutte le specie di piante e di animali, di uccelli e di pesci che popolano la terra. Uomini e creato sono molto differenti; - confrontiamo il v. 22 con il v. 28. I due versetti sono molto simili. Ma mentre nel 1 caso si dice semplicemente Dio li benedisse, nel 2 caso si dice: Dio li benedisse e disse loro La relazione tra chi parla e chi ascolta è nel secondo caso. YHWH si rivolge in modo personale (parola) agli uomini; - ci sono due tipi di potere: c è il potere degli astri che devono regolare il giorno e la notte, devono presiedere, come un grande orologio, alla regolazione dei giorni. Per parlare di questa realtà al v. 16 è impiegato il verbo (msl) tl,v,äm.m,l.; per dire invece che l uomo deve dominare, al v. 28, è impiegato il verbo (rdh) Wdúr>W. Dio dà all uomo uno spazio vitale, nel quale, a certe regole e condizioni può vivere. Non può governare sugli astri e sui grandi luminari, ma solamente laggiù dove vive. Si tratta di vedere quale tipo di potere l uomo esercita sul creato. b. Il dominio sul creato: Abbiamo appena osservato che il verbo per esprimere il dominio dell uomo sul creato (rdh) - hdr. Un verbo che anche nella Scrittura è usato per esprimere il potere del re (1 Re 5,4.30; 9,23; Is 14,6; Ez 34,4; Sal 72,8; 110,2). Importanti il testo di Ez e Lev 25, in quanto sono testi coevi e della stessa tradizione di Gn 1. Soprattutto nel testo di Ez, un testo detto a Ezechiele contro i pastori di Israele si legge: 34,4 Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. YHWH ha una parola di condanna contro chi sottomette e usa il suo potere con violenza (sulle sue pecore). Così come i padroni è la legge del Lv non devono trattare con durezza i loro servi. 5

6 Lv 25,43 Non lo tratterai con asprezza, ma temerai il tuo Dio. 46 Li potrete lasciare in eredità ai vostri figli dopo di voi, come loro proprietà; vi potrete servire sempre di loro come di schiavi; ma quanto ai vostri fratelli, gli Israeliti, ognuno nei riguardi dell altro, non lo tratterai con asprezza. 53 Resterà presso di lui come un bracciante preso a servizio anno per anno; il padrone non dovrà trattarlo con asprezza sotto i suoi occhi. Il dominio dell uomo è una permissione di YHWH, ma con dei limiti ben precisi. Dal brano (e dal confronto con i testi) si capisce bene chi è il Signore assoluto e chi, al contrario, è signore solamente di ciò che gli è permesso. All uomo è affidato il creato, alle sue mani operose, come interpreta la Preghiera eucaristica IV. Ciò che conta, nell affidamento da parte di Dio all uomo, è essere responsabili. Governare, tradurremmo con le nostre parole, significa saper farsi carico. Il Vero Pastore (Gv 10) è il miglior governatore e re del creato. Un idea, confrontata con Gn 1, che sarebbe da cavalcare nell approfondimento di un testo che volentieri sarebbe da accostare come Vangelo a Gn 1. Governare, dominare, sarebbe come prendersi cura del gregge, soprattutto della pecora ferita, malata, anziana, persa in mezzo ai rovi. Caino, al contrario, sarà l uomo che non si prende cura del fratello. L umanità, in questo brano, appare come colei che deve rendere conto a Dio del creato, di come ha amministrato tutto quanto. Ancora qualche annotazione a proposito di 2,4a che, come si diceva in apertura dà il tono a tutto quanto il brano della creazione. Dio si riposò il settimo giorno Rispettare il sabato è uno dei dieci comandamenti. Lo dice il libro dell Esodo 20,8 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11 Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro. Ma è anche il momento in cui il popolo commemora l Esodo dall Egitto. Il giorno in cui si commemora l uscita. Grazie alla potente mano di Dio. Il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Lo dice il libro del Deuteronomio 5,12 Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. 13 Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, 14 ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il 6

7 forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. 15 Ricordati che sei stato schiavo nel paese d Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato. Il sabato è, quindi, da osservare. Da custodire. Perché l uomo è chiamato a custodire tutte le cose create. Adamo ed Eva la creazione. Caino suo fratello Abele. L uomo il sabato, perché anch esso è dono di Dio. Ce lo racconta il libro della Genesi al termine del primo racconto della creazione. 2,1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. Dio ha santificato il sabato. L uomo è chiamato a osservarlo e santificarlo. Dio ci ricorda che anche lui smette, cessa di intervenire, lascia il lavoro e lo affida alle sue creature. Anche Gesù, nei vangeli, da ebreo osservante, entra nella sinagoga di sabato per osservarlo. Lascia le altre cose, la gente, i miracoli per osservare il sabato. Non c è nulla di più importante che il ricordarsi di quel sabato primordiale. Nel salmo 95, che la Chiesa ogni mattina recita nell invitatorio, si dice alla fine (come una specie di maledizione ) 10 Per quarant anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie; 11 perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo. Il riposo è, quindi, molto importante. Per Dio, prima che per l uomo. Per Dio perché per primo Dio si è riposato. Dio si riposa. Ma chi non entra in questo riposo è maledetto da Dio (cioè non è benedetto, come il giorno, come le creature di Dio non partecipa di questa benedizione). Cielo e terra furono compiuti (portati a compimento) e tutta la loro schiera. Il sabato è un giorno di risposo dopo la fatica della creazione. Cielo e terra (creature del cielo e della terra) sono le schiere (le creature) dell esercito di Dio. Sono da lui e per lui. Il sabato esprime bene questa dipendenza. Essere (esistere), come pianta, come acqua, come uomo, è un dono di Dio. 7

8 Non c è spiegazione. C è stupore. La Genesi non è un libro di filosofia. E un racconto che chiede fede. Ammirazione per chi crea, per chi separa. Per chi fa Alla fine dei giorni, quindi, c è tutto l impianto per poter stare davanti al Signore. Cielo e terra, separati ma non divisi. Due voci. Un coro solo. Finalizzato a rendere lode a Dio. Il 7 giorno, dunque, non è vuoto. Ma sta per essere riempito della lode e della riconoscenza di tutte le creature. Che staccano dal loro lavoro, come Dio, per pensare totalmente a Lui. Loro sono al voce di questo giorno. Dio porta a compimento il suo lavoro. Nel 7 giorno. Compie il suo lavoro servile (m e lakah) che la legge proibisce. Ha lavorato in questo giorno o si è fermato un attimo prima? YHWH è davvero l antenato di Gesù che ribadisce come il sabato sia fatto per l uomo e non viceversa (Mc 2,27). Il verbo ebraico lk;ûy>w: [klh] terminare, finire, portare a compimento. Scrive il grande esegeta G. Von Rad: Completamento della creazione e riposo di Dio non sono semplicemente il segno negativo di una fine. Ma caratterizzano la creazione come opera superabile, non limitata perché manca a questo punto la formula conclusiva (e fu sera e fu mattino, settimo giorno). La creazione, quindi, non va verso la fine. Va verso il suo fine. Nel racconto biblico non si porta qualcosa a conclusione (come se Dio chiudesse tutto ciò che è stato fatto fin ora). Il settimo giorno consacrato e benedetto da Dio porta tutto quanto (ciò che è stato creato prima, creato, cose, animali e uomo) al suo scopo principale. Dio porta a compimento il suo lavoro. Non alla sua fine E il riposo (di Dio), che l uomo incarna e vice, annuncia (rivela) apre il tempo nuovo. Il tempo in cui la creazione vive. Dio benedice il sabato. La benedizione era per la fecondità. Il sabato è per la fecondità della settimana? Chi non si riposa (come Dio) sembra dire il racconto, non potrà essere fecondo Chi non si stacca dalle cose che fa (per riconoscere l importanza di Qualcun Altro che non fa, che si riposa ) non potrà portare a compimento il suo lavoro. Gesù stesso ci ha ricordato questo principio: per quanto uno si affanni non può aggiungere un solo giorno alla sua vita. Ma se uno si stacca può scoprire il senso dei giorni della sua vita. Non affannatevi per ciò che berrete e mangerete o come vi vestirete (Lc 12,25). L uomo biblico non è l uomo dell affanno. Ma della fiducia. La fiducia che se anche non lavoro, proprio perché sospendo il lavoro, Dio me lo ridarà. Gesù stesso sulla croce, nel momento dello spirare, consegna la sua vita nelle mani di Dio. Sicuro che gliela restituirà. 8

9 Gesù è l uomo sabbatico per eccellenza. Colui che sospende il suo lavoro, la sua predicazione, le sue guarigioni e si consegna totalmente a Dio. Il sabato ricorda la gratuità della vita. Ciò che abbiamo, ciò che riusciamo a compiere è dono. Ma ricorda anche il nostro limite. Cessare da ogni lavoro è il segno che bisogna smettere. Smettere è il segno che se ne può fare a meno. Ma non è questione di imposizione. Perché il sabato è il giorno della libertà (Ricordati che sei stato schiavo nel paese d Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato. Dice Dt 5,15). E il giorno della libertà. Dell uomo non sottoposto a gioco pesante. Non sono sottoposto a ricatto. L uomo è stato libero. Questa possibilità è contenuta nel fatto che per il sabato non è ripetuto il ritornello e fu sera e fu mattina, settimo giorno. Il sabato, nell annunciare questa fiducia in Dio (è la logica del culto sacrificale: offro a Dio i primogeniti del bestiame che sono i capi più pregiati, il futuro del gregge e dell economia familiare perché sono sicuro che se anche tolgo la vita a questo agnellino, il Signore stesso garantirà per me, non mi lascerà mancare nulla), rivela nello stesso tempo: chi è il Dio di Israele: è il Dio della tranquillità e della pace. Colui che porta a compimento la creazione intera. Una creazione che parla di Lui. Del suo lavoro, della sua opera. Del suo interesse per l uomo. Una creazione, fatta in 6 giorni + 1. Ma non sei giorni di tormento e di angoscia. Anche la lotta contro il caos è condotta da Dio con tranquillità. E un Dio che si affida alla Provvidenza. Che è Lui stesso Provvidenza. Un Dio che trova e decide tempo per riposare. Per contemplare. Per stupirsi. E vide che era cosa buona e molto buona. Dio stesso si dà tempo per avere occhi per vedere e orecchie per sentire ciò che è uscito dalle sue mani.. il sabato dice anche una parola su questa creazione (mondo-uomo, insieme): è sicuro, custodito nelle mani di Dio. Non è lasciato in balia della sorte. E protetto. Sicuro. Cammina. E sospinto. Per questo Dio stacca. Significa quindi che se l uomo oggi non riesce a staccare, a riposare, a dare tempo a Dio, sta vivendo un momento di grande insicurezza? Perché per la Bibbia, fidarsi di se stessi unicamente è maledizione, è debolezza, insicurezza Chi riposa, invece, afferma di sospendere ogni sforzo, ogni lavoro, ogni impiego, per annunciare (rivelare), come ha fatto Dio, che tutto è dono. Per accogliere che il mondo non è secondo i nostri progetti. Ma viene dalle mani di Dio. Il primo custode di ciò che ha fatto. Noi, l immagine di quel Custode. 9

10 Il sabato annuncia chi è l uomo. Cioè rivela quale umanità vuole Dio. Come desidera questo mondo (senza la smania di possedere, senza lo sfruttamento della terra, perché il lavoro è sospeso. Senza lo sfruttamento dell altro, senza l offesa, la distanza dall altro, perché anche il lavoro, il contatto con gli altri è sospeso, perché si ritrovi, anzitutto, il rapporto con Dio. Nel sabato tutti si riposano, a prescindere dall età, dalla condizione, dalla posizione sociale, dalle possibilità economiche Dio si riposa. L uomo è immagine di Dio Il giorno festivo è tale perché è a immagine del riposo di Dio. Non è peccato lavorare. E peccato non ricordarsi che Dio dà senso al mio lavoro. Il giorno festivo è immagine del dono gratuito di Dio. Della sospensione che richiama l abbandono. Non è peccato festeggiare insieme, ritrovarsi come famiglie, come amici. E peccato non ricordarsi a chi bisogna affidare quel tempo gratuito. Il giorno festivo è immagine della libertà che Dio si prende e che Dio dona. Non è peccato usare del tempo festivo per svagarsi, per fare ciò che durante la settimana non si fa. E peccato non celebrare, con quella libertà, tutta l importanza che Dio, datore di libertà, merita. Il giorno festivo è stato santificato dalla benedizione di Dio che contempla le sue creature. E un peccato che spesso non si dedichi questo giorno alla contemplazione di Dio. Alla contemplazione delle sue creature (anche di quelle che soffrono, che sono in difficoltà). Forse, presi dal fare, ci dimentichiamo di Chi dà senso al non fare. Presi dal fare tutto noi ci dimentichiamo di chi per fare non fa. Nella tentazione di avere tutto sotto controllo, perdiamo il senso delle cose. Per avere, perdiamo. Staccando, portiamo a compimento. Bibliografia G. VON RAD, Genesi, Brescia 1978, J.L.SKA, La strada e la casa, Bologna 2001, , Il libro sigillato e il libro aperto, Bologna 2005, E. BIANCHI, Adamo, dove sei?, Magnano (Vc) 1994, F. CASTEL, Dio disse, Cinisello Balsamo 1987,

11 UNA PRESENZA CHE NEMMENO DIO PUÒ COLMARE Amore e condivisione in Gn 2, ,18 Poi il Signore Dio disse: Non è bene che l uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile. 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all uomo, una donna e la condusse all uomo. 23 Allora l uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall uomo è stata tolta. 24 Per questo l uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. E fuori discussione che al centro del racconto della creazione è messo a tema il grande compito e l atteggiamento della paternità e della cura di Dio. Dio accompagna l uomo in tutta la sua creazione. L uomo, di per sé, non sarebbe solo, nel giardino. Anzi, non è bene che l uomo sia solo (v. 18). Nel testo l uomo e Dio sono alla ricerca. Da una parte Dio ricerca la felicità dell uomo. Dall altra l uomo ricerca la compagnia. La cosa interessante è che Dio non è e non può essere (dal momento che la finale del racconto la sappiamo) la compagnia di Adamo. E l uomo non trova nemmeno in Dio la sua compagnia principale. Forse non è proprio il caso di semplificare troppo la presenza di Dio nella vita dell uomo. Dio è proprio altro, l eternamente diverso rispetto alla vita dell uomo stesso. Con tutta la sua volontà di essere vicino, dentro, nell uomo egli rimane sempre e comunque il Signore Dio (~yhiêl{a/ hw"åhy). Rimane il differente da noi. Il primo tentativo del Signore, va in un certo senso, sprecato (v. 19). L animale che l uomo domina affidandogli un nome non fa parte della serie delle cose da amare. Quello che Dio crea, in un certo senso, è meno, non è adatto all uomo. O meglio: non è adatto per ciò che l uomo desidererebbe. Che cosa genera gli animali? La parola, il linguaggio: escono dalla bocca di YHWH (è Lui che li vuole e li chiama all esistenza), ma nello stesso tempo è anche Adamo stesso che li chiama, li domina dando loro un nome. Dio crea, l uomo ordina, dando così una mano al suo Creatore (Gn 1) a mantenere quell ordine che è frutto di attenzione e testimonianza che uscire e rimanere fuori dal caos è possibile. Ritornarvi (insegnerà in Gn 6-9 la storia del diluvio) ha conseguenze davvero dannose. Dare il nome, come tutti ormai sanno, fa parte dell esercizio di sovranità. E un imporre la propria supremazia. Questo la dice lunga a proposito del fatto che animali e uomo derivino dalla terra, ma la loro uguaglianza non è sancita dal fatto che sia solamente l uomo a dare il nome e non il contrario. Inoltre, se la caratteristica del creare e dell ordinare è affidata al linguaggio e alla parola, chi parola, nel testo, è solamente il Signore e l uomo. In effetti, in Gn 3, anche il serpente si mette a parlare, ma nessuno gliene ha dato il permesso. 11

12 Che l uomo debba dare il nome a tutti (sic!) gli animali, al v. 19 (ty:üx;-lk') e al v. 20 (hm'heb.h;-lk'l.) è una tecnica narrativa (l autore ritarda l avvenimento principale seguendo una trama che ci riporta un po lontana dal centro. Un po come in Mc 5 dove Giairo chiede la guarigione della figlia morente e Gesù si attarda con la donna che ha perdite di sangue, e così la figlia muore. Ma se non morisse Gesù non può farla risorgere. Così qui. Nessun animale sarà simile all uomo. Ma Adamo li passa in rassegna personalmente in modo che nessuno, davvero, sia simile. E lo può verificare) 1. In 2,21 si dice che l uomo non ha trovato un aiuto che gli stesse davanti. La traduzione dello Zorell (Lexicon Hebraicum Veteris Testamenti) è, secondo me, la migliore. Scrive il gesuita: Auditorium sicut oportebat iuxta eum = ei conveniens. L uomo fa capire al Signore le sue intenzioni. Il nome degli animali della terra e ai volatili del cielo è stato dato, ma non basta per trovare un aiuto che lo possa capire. L uomo non riesce a vedere (perché non può essere che così) in Dio un aiuto che gli stia davanti. Che gli sia simile. Dio non è l uomo. Non è dentro nella sua vita. E per capire l uomo (che rimane una creatura, perché Dio ha soffiato nelle sue narici il suo alito, a differenza di ciò che ha fatto con gli animali, le bestie e i rettili della terra e coi volatili del cielo). Ci vuole qualcosa d altro. E qui, Dio, si converte. Cambia prospettiva. Contempla, nel suo progetto, anche ciò che l uomo gli ha suggerito. Almeno coglie che Lui, come Dio, non può essere uomo. Paradossalmente, nella Genesi, Dio non può ancora farsi uomo! La conversione di YHWH, però, non è un aggiustare il tiro. La donna, non è il risultato di una dimenticanza di Dio. Il racconto avanza con la stessa grandezza e con la stessa forza dell inizio. All opera è lo stesso Signore Dio che ha creato uomo e bestie. La donna, è quindi, un dono di Dio. Come Adamo. La differenza, forse, sta proprio che Adamo è un dono per se stesso. In sé. La donna è un dono di Dio, per Adamo. Al v. 21 Adamo si addormenta. Come si addormenterà Abramo quando Dio suggellerà l Alleanza con gli animali. E una specie di incanto che toglie le facoltà primarie (intellettiva e sensitiva). Non è presente. Nessuno veda il Dio che opera meraviglie. Il Dio che opera per la felicità degli uomini non è visto da colui che sa chiamare le cose col suo nome. Dio, ci insegnerà la storia di Giacobbe, non può né essere conosciuto, né rivelare il nome. Ciò che nasce dalla paternità di Dio che crea è ancora un uomo. Non si è rotto il primo per farne un secondo. Ne forma un secondo usando del primo. Con la costola plasma una nuova vita. Passa dalla vita alla vita. E questo Dio può farla. L uomo (vya), grazie a 1 Sono contrario alla tesi di chi afferma che il racconto conterrebbe anche la proibizione implicita di avere rapporti sessuali con gli animali. Il racconto dice che l animale non sta davanti, alla pari, come aiuto, dell uomo. 12

13 Dio, diventa segno di vita per una altro uomo (hv'êa). Si chiamerà hisshà perché da his è stata tolta. Al v. 22 Dio, come un paraninfo, l amico dello sposo, gli conduce la sua donna. Colei che ora appare agli occhi dell uomo, come sua. Non perché è sua proprietà, questo sarà uno sgambetto del peccato di Gn 3. E sua, e lui è suo, perché si riconoscono, fatti dalle stesse mani e con lo stesso corpo. Dalla ferita della costola di Adamo nasce Eva, la madre dei viventi. C è tutta l esultanza dell uomo che per la prima volta, in prima assoluta, si trova davanti ad un tu, femminile, diverso e complementare, che lo lascia stupito e incantato. Insieme. Simili. Della stessa pasta. Il riconoscimento dell uomo rivela che lui avrà a che fare con lei e lei con lui. Non potranno fare a mano, l uno dell altro. I due, nell altro, si scoprono e si conoscono. L altro diventa inevitabilmente, nel bene e nel male (Gn 3) lo specchio di se stessi. Di ciò che si potrebbe fare e di ciò che si deve evitare di fare. L altro, nella creazione, diventa, in positivo, la prima legge del Signore. Il primo dono. Ha ragione Paolo ai Galati quando spiega che prima della Legge (di Mosè) non c era peccato e trasgressione. Nel senso grande che c era solamente possibilità donata di fare il bene. Di fare secondo Dio. Quando questo ordine e questa armonia vengono interrotti, allora tutto si infrange, anche lo specchiarsi e il riconoscersi, uno nell altra, come ossa delle proprie ossa e carne della propria carne. Ciò che si sente dentro, col peccato viene percepito come fuori. Ciò che è interno, è vissuto come estraneo a se stessi. Tra Adamo ed Eva c è un attrazione che fa sentire il bisogno di recuperarsi. E di recuperare, inevitabilmente, l immagine di Dio che risplende in ambedue. Dimenticarsi dell uno e dell altro, significa dimenticarsi di se stessi. Siamo al primo e più grande comandamento. Amare Dio con tutto se stessi. Amare il prossimo come se stessi. Il v. 24, come spesso nella conclusione di questi brani narrativi di Gn, è una conclusione teologica. L uomo che deve abbandonare suo padre e sua madre non è l uomo solo che cerca la donna. E l uomo. Di sempre. Von Rad pensa che questa conclusione ci dica il perché in noi sentiamo attrazione verso l altro sesso. Questione interessante e ricca di spunti. Perché all inizio eravamo soli. Ora, da due, siamo chiamati a diventare uno. L unità è quindi il risultato, a volte faticoso, ma sempre bello, di un cammino che ci porta a trovare non l altra metà, ma l altro tutto. Nell altro noi scopriamo non ciò che ci manca. Nessuno di noi è alla ricerca della sua costola perduta. Ciascuno di noi è alla ricerca dell opera che Dio ha fatto servendosi di noi 2. 2 C è chi pensa che la frase: per questo l uomo lascerà suo padre e sua madre rispecchi in un certo senso tradizioni antiche (ma antiche di quanto?). Israele, da ciò che si può intuire era, come la grande maggioranza delle culture cananee (nelle quali Israele sarebbe nato, e non vi sarebbe entrato successivamente con Giosuè) patriarcale. Il matrimonio, quindi, sarebbe il modo concreto da parte dell uomo maschio di abbandonare la sua famiglia, i suoi genitori, per formare una nuova famiglia con la sua donna. Ma qui, se l interpretazione va, sembrerebbe più una conclusione di stampo matriarcale. L uomo lascia la sua famiglia, perché la nuova famiglia, con la sua donna, vale di più. Von Rad conclude che non si può trarre da un costume naturale una interpretazione giuridica. Io mi permetto di aggiungere che lasciare la propria madre per fare una propria famiglia (con un'altra possibile madre non del marito, ma dei figli che 13

14 Tutti e due, uomo e donna, sono immagine di Dio. I nomi di tutti e tre, in ebraico, iniziano con la stessa consonante aleph (a). Il termine della loro ricerca sarà compiuto e la loro vita sarà piena quando ricorderanno l origine divina. Di entrambi. Di ogni uomo che viene al mondo. L amore coinciderà, senza analogie. Nell altro riconosceranno lo stesso amore che li ha preceduti e li sostiene. Un amore e una creazione che nessuno dei due ha visto. Ma che entrambi sentono in se stessi. Chiudo con due annotazioni: Adamo cerca l amore. E Dio gli restituisce un corpo (persona). Che brutto sarebbe un amore senza corpo o un corpo senza amore. Uomo e donna appaiono come necessari. La donna è cercata dall uomo come conveniens. L uomo senza la donna non vive. E la donna, senza la ricerca dell uomo che la desidera, non esisterebbe L amore ha un corpo perché le persone lo cercano. E la ricerca trova corpo nell incontro tra due persone; Il primo linguaggio dell amore in Gn è il bisogno. Prima di teorie sull altro c è il bisogno dell altro. Il primo linguaggio umano e la prima preghiera che Adamo innalza al Signore Dio, nella diversità che li caratterizza, è il bisogno di Qualcuno che lo riconosca. Che lo faccia sentire vero, uomo. Adamo non sa che cosa Dio inventerà. Si affida alla sua Provvidenza che ha saputo far scaturire la bellezza di ciò che lo circonda (creato, natura, acqua, sole, stelle, bestie, rettili, pesci ). Per questo le parole del serpente, in Gn 3, saranno doppiamente false. Perché Adamo sa bene che tutto gli è dato gratuitamente Sa che il rettile, l animale, il pesce non sono come lui. Non può parlare con coloro. Non può amarli alla pari. Non può ridere. Non può arrabbiarsi. Non può discutere. Stanno davanti a lui, ma non come aiuti simili a lui. E anche Dio è di un altro mondo. Dio ascolta la preghiera di Adamo e lo aiuta. Gli crea un aiuto. verranno) è segno di forza (stampo patriarcale), ma anello stesso tempo avvia un nuovo cammino di debolezza: anche dalla nuova unione partiranno altri per unioni che saranno più forti e più importanti della famiglia attuale. 14

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