Formazione Base LECTIO DIVINA RISPONDERE. Sr Benedetta Rossi
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1 Formazione Base PERCORSO EQUIPE CARITAS DIOCESANA anno pastorale 2010/2011 LECTIO DIVINA RISPONDERE Sr Benedetta Rossi Quarta Tappa - Roma, 9 11 giugno 2011
2 PRIMA DELLA LECTIO Sal Canto delle salite. Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? 2 Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. 3 Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. 4 Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d'israele. 5 Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra. 6 Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. 7 Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita. 8 Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre. LETTURA DEL TESTO: Lunedì Rispondere (Lc 16,1-9) Martedì Accompagnare (Tb 6,1-10) Mercoledì Animare (2Re 4,1-7) DOPO LA LECTIO Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro (Lc 24,28-29). Grazie, Signore, per averci radunati alla tua presenza, per averci convocati al suono della tua voce. Che la tua parola sia ancora nella nostra vita fuoco ardente che scioglie la nostra quotidiana tiepidezza; che sia martello che spezza la roccia delle nostre false sicurezze e pretese; che sia mormorio di brezza leggera che ogni giorno ci chiama per mostrarci la strada da percorrere. Fa che rimaniamo in te, perché oggi e sempre le nostre mani siano trovate piene di frutti di speranza e di pace.
3 RISPONDERE Lc 16,1-9 1 Diceva anche ai discepoli: "Un uomo ricco aveva un AMMINISTRATORE, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2 Allora lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi ragione della tua AMMINISTRAZIONE, perché non potrai più AMMINISTRARE". 3 L'AMMINISTRATORE disse tra sé: "Che cosa FARÒ, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, 4 mi vergogno. So io che cosa FARÒ perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci siano persone che mi accolgano in casa loro". 5 Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". 6 Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". 7 Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". 8 Il padrone lodò quell'amministratore di INGIUSTIZIA, perché AVEVA AGITO con intelligenza. I figli di questo tempo, infatti, sono più intelligenti dei figli della luce nei confronti della loro generazione. 9 E io vi dico: FATEVI amici con il mammona di INGIUSTIZIA, affinché quando questo arriva alla fine, essi vi accolgano nelle tende eterne.
4 1 RISPONDERE Lc 16,1-9 Introduzione Il testo che abbiamo di fronte costituisce una vera sfida per il lettore della Scrittura, dal momento che esso ci pone di fronte a domande critiche, numerose perplessità di non facile soluzione. Cercheremo di ripercorrere questo testo ponendo particolare attenzione alla questione indicata dalla parola chiave di questa mattina: rispondere, inteso come essere responsabili. Innanzi tutto, perché la scelta di questo testo per questa parola chiave? Le motivazioni sono almeno due: il protagonista del testo è un economo (v. 1), un amministratore: si tratta evidentemente di un uomo che ha in gestione i beni di un ricco signore, un uomo che ha la responsabilità su beni, risorse che gli sono state affidate e che non gli appartengono. Il concetto stesso di economo, amministratore, implica dunque una responsabilità; su questo concetto il testo insiste volutamente attraverso la ripetizione insistente di termini come amministrazione, amministrare, amministratore (cf. vv. 1-4). Inoltre, la domanda posta dal padrone al v. 2, che dà l avvio allo svolgimento del racconto, mette a tema proprio la questione del rispondere : rendi ragione della tua amministrazione. La questione della responsabilità è evidentemente centrale e proprio con questa chiave di lettura andremo a ripercorrere il testo. L amministratore e lo sperpero dei beni Un uomo ricco aveva un amministratore (v. 1): si tratta evidentemente di un uomo che ha in gestione i beni del ricco. Altrove nel NT si parla di amministratore (oivkono,moj) evidenziandone le caratteristiche, la prima delle quali è la fedeltà: in Lc 12,42 si parla dell amministratore fedele ; e ancora in 1Cor 4,2 si afferma: ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. In particolare, la fedeltà dell amministratore, così come ce la presentano questi passi, non consiste semplicemente in una gestione dei beni nell interesse del padrone, quanto piuttosto in una gestione dei beni finalizzata ad altri soggetti. Secondo il racconto di Lc 12,42, all amministratore fedele è data una responsabilità ( posto a capo ) in vista di una finalità precisa: per dare la razione di cibo a tempo opportuno (evn kairw/ ). La responsabilità dell amministratore, la sua fedeltà, si gioca prima di tutto in un operazione di discernimento: egli è colui che sa cogliere il kairos, e il questo tempo opportuno gestisce le risorse affidate a lui dal padrone perché tutti abbiano cibo. Ancora in 1 Pt 4,10 sono definiti buoni amministratori della grazia di Dio coloro che mettono a servizio degli altri il dono ricevuto. È quanto di più distante ci possa essere dal comportamento di cui quest uomo è accusato di fronte al suo padrone: egli infatti viene accusato di sperperare i suoi beni (w`j diaskorpi,zwn ta. u`pa,rconta auvtou/). Il verbo qui impiegato evoca, innanzi tutto, uno sparpagliare (cf. Mt 25,24.26), un disperdere qua e là (cf. Mt 26,31 percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge ) senza uno scopo, senza una finalità. Ancora: inteso come sperperare in riferimento ai beni ricorre altrove solo in Lc 15,13 dove indica l atteggiamento del figlio minore della parabola del padre misericordioso (secondo alcuni autori ci sarebbe un legame intenzionale tra i due testi). Lo sperpero dei beni avviene vivendo da dissoluto (espressione che nella traduzione CEI fa riferimento all assenza di legami). Se ci fermiamo sul gr., vediamo che l avv. qui impiegato per caratterizzare lo sperpero dei beni (avsw,twj)
5 2 può fare riferimento all abbandono del controllo nella gestione delle sostanze (cf. la ricorrenza di Ef 5,8 dove si parla del vino che porta alla perdita di controllo - avswti,a). Accanto a ciò, l avv. fa riferimento ad uno sperpero irreversibile (cf. senza speranza di salvezza ). Così lo sperpero da parte del nostro amministratore diventa esattamente l opposto di una gestione responsabile e fedele, dal momento che manca di una finalità, di uno scopo, manca di qualunque controllo e discernimento; e soprattutto si tratta di uno sperpero irreversibile, senza speranza di salvezza : se la gestione fedele e responsabile dei beni era finalizzata al nutrimento degli altri, quindi alla loro possibilità di vita, lo sperpero dei beni impedisce qualunque salvezza possibile. Se la fedeltà dell amministratore si esprimeva nel dare la razione di cibo nel tempo opportuno, si capisce che questo sparpagliare i beni in maniera incontrollata è ben lontano da un atteggiamento di fedeltà. Riflessione Mi fermo a considerare la responsabilità richiesta a chi amministra beni ricevuti in dono responsabilità che è fedeltà, una fedeltà che si gioca in una gestione oculata del bene, una gestione sapiente, che individua il kairos, il tempo opportuno nel quale distribuire il cibo Lo sperpero delle risorse: una gestione senza controllo, casuale, senza alcuna finalità come mi pongo rispetto a queste due diverse modalità di gestione? Rendi ragione della tua amministrazione Tutto accade molto rapidamente; il padrone lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? (peri. sou/) (v. 2); in maniera piuttosto curiosa, la prima questione posta dal padrone non è tanto sulla sorte dei suoi beni, quanto sulla persona stessa del suo amministratore ( riguardo a te ). Similmente a quanto era accaduto al figlio minore della parabola di Lc 15, anche nel caso dell amministratore lo sperpero dei beni in maniera irresponsabile va a toccare la sua stessa persona e a influire sull identità stessa dell amministratore. La gestione dei beni, delle risorse svela chi sei, mette a nudo la tua identità. Di fronte a questo il padrone invita il suo amministratore: rendi ragione della tua amministrazione, espressione che non significa semplicemente restituiscimi il registro dei conti, operazione che avrebbe potuto essere conclusa in un attimo. Si tratta di qualcosa di più significativo, come si può dedurre da un confronto con le altre attestazioni dell espressione nel NT. Rendere ragione ha a che vedere con l assunzione delle proprie responsabilità in un momento non procrastinabile di fronte a un istanza giudicante: è quanto accade, ad es., in Mt 12,36-37 di ogni parola vana che gli uomini diranno dovranno rendere ragione nel giorno del giudizio : rendere ragione significa assumersi la responsabilità di parole vane, cioè apparentemente pronunciate senza consapevolezza e responsabilità alcuna. La responsabilità viene espressa attraverso l assunzione delle conseguenze di una determinata azione: così segue al v. 37 infatti in base alle tue parole tu sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato 1. 1 La stessa sfumatura di assumersi la responsabilità di una determinata azione è presente anche nelle altre occorrenze dell espressione, in At 19,40 ( c è il rischio di essere accusati di sedizione per l accaduto di oggi non essendoci alcun motivo per cui possiamo rendere ragione di questo assembramento ) e 1Pt 4,5.
6 3 Anche nel nostro caso è palese uno sfondo di giudizio: l istanza che giudica è rappresentata dal padrone e c è anche un termine fissato e non dilazionabile per l attività di amministrazione ( non potrai più essere amministratore ). Ecco che l invito a rispondere della propria amministrazione suona come un invito ad assumersi la responsabilità di una gestione che fino a questo momento aveva rivelato irresponsabilità e infedeltà. Si capisce allora perché l economo ha ancora un margine di tempo, se pur breve, per agire; è in questo spazio che l amministratore potrà accogliere l invito del padrone assumendosi la responsabilità della gestione dei beni di fronte al suo signore. Seguendo l andamento del testo vediamo che il padrone torna a valutare l operato del suo economo al v. 8: ecco che tutto ciò che sta nei vv. 3-7 di fatto costituisce la modalità con cui l economo risponde all invito del padrone, la modalità con cui egli si assume la responsabilità della sua amministrazione e ne risponde. La consapevolezza di sé Il primo passo verso l assunzione della responsabilità è costituito dai vv. 3-4 nei quali l amministratore parla con se stesso in forma di monologo: L amministratore disse tra sé (v. 3); è un momento di fondamentale importanza nel quale quest uomo è riflette sulla sua condizione. Nel momento in cui egli viene allontanato dall amministrazione si trova privo di qualunque risorsa e nella sua riflessione acquista una chiara percezione di sé e dei suoi limiti: zappare: non ne ho la forza; mendicare: mi vergogno. Egli capisce che non potrà provvedere da solo alla propria vita: una vita di autosufficienza gli è impossibile. Improvvisamente egli intravede una soluzione: So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall amministrazione, ci siano persone che mi accolgano in casa loro (v. 4). La soluzione parte da una consapevolezza chiara: per vivere egli ha bisogno di essere accolto da qualcuno, di essere ricevuto nelle case di qualcuno. Di fatto scopre che per vivere ha necessità della relazione con l altro, necessità di essere accolto da fratelli. Il primo passo verso la responsabilità passa dunque dalla consapevolezza di sé, della propria nuova posizione di bisogno, del proprio limite, del proprio essere bisognosi di relazione con i fratelli, bisognosi proprio per il proprio limite di ricevere accoglienza da parte loro. Soffermiamoci a raccogliere alcuni elementi provenienti dal testo: la gestione delle risorse svela l identità della persona; di fronte ad una gestione senza controllo alcuno, l invito è quello di assumersi la propria responsabilità, a diventare finalmente responsabili. Il primo passo verso questo è un analisi chiara della situazione, una corretta percezione di sé, del proprio limite e della necessità della relazione con i fratelli. Riflessione La responsabilità o meno nella gestione dei beni svela chi sei per essere responsabili, per rispondere il primo passo è guardare noi stessi, i miei limiti la realtà di una situazione difficoltosa La responsabilità si configura come passaggio da una pretesa autosufficienza alla percezione che per vivere ho bisogno di essere accolto dai fratelli Quanto spesso
7 4 può accadere di pensare che essere responsabili significa essere e mostrarsi autosufficienti Risorse per creare relazioni Resta aperta la domanda: come creare relazioni con altre persone? È quanto ci rivela il seguito del racconto: i debitori del padrone vengono chiamati uno ad uno e vengono invitati a decurtare dall ammontare del debito ciascuno una certa cifra. Sono state offerte svariate interpretazioni di questo gesto: secondo una possibile spiegazione, ciò che l amministratore decurta dal debito non è tanto ciò che è dovuto al padrone, quanto piuttosto la parte di interesse che l amministratore stesso ricavava per sé dalla transazione. Secondo questa prospettiva, allora, quest uomo impiega i suoi stessi beni (quello che egli avrebbe guadagnato) per costruire relazioni con i debitori del suo padrone. Ecco che il passo successivo nell assunzione della responsabilità è costituito dall impiego delle risorse per costruire relazioni. È chiaro il contrasto con lo sperpero dei beni senza alcuna finalità di cui si parlava all inizio del testo. Evidentemente questo comportamento è verificato dal padrone, il quale esprime una valutazione tutt altro che negativa: il padrone lodò quell amministratore di ingiustizia, perché aveva agito con intelligenza (v. 9), questa la resa letterale del testo gr. L espressione amministratore di ingiustizia (to.n oivkono,mon th/j avdiki,aj) sicuramente va intesa come un calco di un costrutto ebr. che significa amministratore ingiusto/disonesto ; tuttavia credo sia possibile intendere il sost. ingiustizia, come un riferimento non semplicemente alla qualità dell amministratore, ma anche ai beni, alle ricchezze definite al v. 9 con lo stesso termine come mammona di ingiustizia. Se allora l ingiustizia non si riferisce tanto all amministratore, quanto alla ricchezza che si trova ad amministrare, si capisce meglio l elogio del padrone, che potrebbe suonare strano per un amministratore definito ingiusto. All amministratore viene riconosciuta anzi la qualità dell intelligenza ( aveva agito saggiamente o[ti froni,mwj evpoi,hsen): curiosamente l intelligenza era proprio la qualità che in Lc 12,42 si riconosceva all amministratore fedele: l amministratore fedele e intelligente (o` pisto.j oivkono,moj o` fro,nimoj) è colui che distribuisce agli altri servi la razione di cibo a tempo opportuno. Similmente, l intelligenza dell amministratore del nostro testo viene riconosciuta nel momento in cui impiega le risorse a disposizione per creare relazioni con gli altri, relazioni che possano garantire la vita. E se fedeltà e saggezza vanno insieme in colui che gestisce le risorse per creare relazioni di vita con i fratelli, allora possiamo pensare che nel momento in cui l amministratore si rivela saggio e intelligente si mostra allo stesso tempo fedele e proprio per questa sua fedeltà riceve la lode del padrone (cf. l elogio assegnato a coloro che avevano amministrato con sapienza i talenti ricevuti in Mt 25,21.23 Bene, servo buono e fedele ) E ancora: se la richiesta del padrone era quella di un assunzione di responsabilità ( rendi conto della tua amministrazione ), ecco che la lode dell amministratore segnala che questa assunzione di responsabilità è avvenuta Due dati sembrano confermare questa lettura del testo: a) innanzi tutto, la posizione di questo brano all interno del c. 16 di Luca, un capitolo dedicato precisamente all uso dei beni e della
8 5 ricchezza. In questo c. 16, questo piccolo racconto fa da pendant alla parabola del ricco e del povero chiamato Lazzaro (vv ), con il quale il capitolo si chiude. A un uomo (irresponsabile perché non è stato in grado di occuparsi dei fratelli minori) incapace di entrare in relazione con il povero sulla sua soglia attraverso i beni, si contrappone un amministratore che si assume le sue responsabilità creando relazioni attraverso i suoi beni. Ancora b) sono le stesse parole di Gesù al v. 9 a costituire una conferma di questa lettura del testo: fatevi amici con il mammona di ingiustizia, perché quando cessa, essi vi accolgano nelle tende eterne. La frase è problematica per le immagini che impiega, ma il messaggio complessivo è di fatto semplice: usate i beni per creare relazioni che durano per sempre, i beni cessano, ma non le relazioni. Il mammona (cf. ebr. mn, la stessa radice di amen, ciò in cui si confida) chiede di essere finalizzato alla cura delle relazioni, alla cura del fratello, perché esso cesserà e quando cesserà rimarranno le relazioni che attraverso i beni sono state costruite. Queste relazioni sono indicate in maniera suggestiva attraverso un immagine, quella delle tende eterne, un immagine discussa e variamente interpretata, dal momento che l espressione non ricorre altrove 2. La tenda fa riferimento al tempo dell Esodo, un tempo in cui Israele abitava sotto le tende; in particolare, lungo il cammino nel deserto la tenda non era soltanto un luogo familiare, ma anche il luogo dove era possibile incontrare Dio, la tenda dell incontro (cf. Es 25-27). Saranno proprio i fratelli, quegli amici (nel senso pieno del termine!) con cui si sono create relazioni attraverso i beni che ci accoglieranno nelle tende eterne: essi stessi sono e saranno la porta dell incontro possibile con Dio e chi è stato responsabile sarà a sua volta accolto dai fratelli. Ecco il senso della responsabilità: gestire le risorse con fedeltà e intelligenza per creare relazioni di bene tra gli uomini, perché ciascuno possa accogliere l altro nelle tende eterne, perché ciascuno possa essere per l altro soglia che conduce all incontro con il volto di Dio stesso. Riflessione Rispondere di ciò che abbiamo ricevuto in dono responsabilità nel gestire ciò che possiedo per costruire relazioni con i fratelli a quale fine impiego i beni ricevuti? Essere responsabile: consapevole che sono i fratelli ad accogliermi nel luogo dell incontro con Dio, sono loro la porta verso Dio Conclusione Diceva anche ai discepoli (v. 1): mentre le tre parabole della misericordia del c. 15 sono destinate in particolare ai farisei e agli scribi, il brano che abbiamo letto è destinato specificamente ai discepoli; a loro e non ad altri si danno indicazioni particolari e specifiche sulla responsabilità nella gestione dei beni. Essere responsabili e, in particolare, un certo stile di responsabilità è un invito specifico rivolto ai suoi, a coloro che dicono di essere di Cristo. 2 Per una discussione sulle varie interpretazioni rimandiamo a F. BOVON, Luca 2, 660.
9 6 Questa la responsabilità del discepolo, una responsabilità che passa da uno sguardo posato su di sé e sulle proprie piccolezze, sulla consapevolezza della propria non autosufficienza, sulla certezza che ho bisogno di essere accolto dal fratello che ho accanto. Di questo il discepolo sarà chiamato a rispondere: di come ha gestito le risorse ricevute in dono per creare relazioni di vita con i fratelli, perché ciascuno possa essere per l altro tenda dell incontro con Dio. 1Pt 4,10: ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio : amministratore come colui che investe a servizio degli altri, cioè per creare relazioni ciò che si trova ad amministrare, ciò che ha ricevuto e che non possiede.
A cura di Chiesacattolica.it e LaChiesa.it
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