LEZIONARIO MEDITATO Lezionario

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1 LEZIONARIO MEDITATO

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3 a cura di ANDREA TESSAROLO LEZIONARIO MEDITATO Volume III Quaresima Triduo pasquale N U O V A E D I Z I O N E EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

4 Hanno collaborato: Daniel Attinger, Orfeo Suzzi, Anna M. Cànopi, Nildo Benelli, Antonio Milani, Tobia Bassanelli, Elio Carlassare, Valentino Valentini Prima edizione: 1983 Ristampe: Seconda edizione: novembre 2010 Curatela redazionale e impaginazione: Scuola Tipografica San Benedetto Benedettine di Viboldone, San Giuliano Milanese Progetto grafico: Tunabites, Bologna Imprimatur per i commenti: Vincenzo Zarri Bologna, 20 settembre 1982 Concordat cum originali: Ernesto Vecchi, vesc. aus., vic. gen. Bologna, 3 settembre 2010 Per i testi liturgici: Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano Per i testi biblici in lingua italiana: Fondazione di Religione Santi Francesco d Assisi e Caterina da Siena 1982, 2010 Centro editoriale dehoniano via Nosadella, Bologna EDB ISBN Stampa:

5 QUARESIMA: LE CENERI Mercoledì La parola di Dio PRIMA LETTURA Gl 2,12-18 All inizio della Quaresima tutti siamo convocati per un atto di conversione. Gioele annuncia il giorno del Signore come il giorno del grande giudizio (cf. Sof 1,15); lo paragona all arrivo di un fantastico stormo di cavallette che tutto distrugge come un esercito devastatore (cf. Gl 2,1-11); e invita tutti alla conversione, perché solo così quel giorno di distruzione può essere evitato o, anche, trasformarsi in giorno di salvezza. Il brano inizia con un «adesso» che sottolinea l urgenza di questa conversione: essa consiste nel «ritornare a Dio con tutto il cuore». Per gli ebrei l atto esteriore era manifestazione della conversione del cuore. Perciò il ritorno a Dio si concretizza in atti visibili: privarsi del cibo; rivolgere a Dio preghiere e suppliche; fare pianto e cordoglio sulla propria situazione d infedeltà. Ritorno a Dio, ma non per paura del «giorno». Gioele richiama alla grande tradizione jahvista (cf. Es 34,6-7) che proclama Dio come il misericordioso e il pietoso, capace addirittura di «convertirsi» anche lui, cioè di cambiare in benedizione la distruzione che aveva progettato di mandare sugli uomini (v. 14: alla lettera: «chi sa che non si converta e si ricreda»). 9

6 Ritorno a Dio, non nell individualismo dell ognuno per sé, ma in mezzo all assemblea santa, in cui tutto il popolo di Dio (dai lattanti ai vecchi) è convocato, perché esso, per la sua sola esistenza come popolo, è la dimostrazione della grande misericordia di Dio (cf. Nm 14,13-19). La «gelosia» di Dio (v. 18) è l amore esclusivo di Dio per il suo popolo, cui deve rispondere l amore esclusivo del popolo per il suo Dio. Dal libro del profeta Gioèle Così dice il Signore: 12 «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. 13 Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male». 14 Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. 15 Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. 16 Radunate il popolo, indite un assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. 17 Tra il vestibolo e l altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov è il loro Dio?». 18 Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo. Parola di Dio. 10 Quaresima

7 SALMO RESPONSORIALE dal Salmo 51 Salmo postesilico che rivela una forte parentela con le teologie dei libri di Isaia ed Ezechiele (cf. Is 43,25; 44,22; 59,12; Ez 36,25s; 11,19 ecc.). La tradizione biblica fa di questo salmo la preghiera di Davide, adultero e criminale, dopo la partenza del profeta Natan che lo lascia solo di fronte a Dio (cf. 2Sam 11-12); ma è anche la grande confessione di peccato di ogni uomo, perché il peccato è sempre un adulterio: l allontanarsi cioè da Dio per servire altri dèi, l abbandono dello Sposo per consegnarsi ad altri padroni. Oltre alla misericordia di Dio, che permette la confessione del peccato, va sottolineata la richiesta di un «cuore nuovo», creato da Dio: solo Dio può convertire l uomo e farlo nuovo, purché l uomo si lasci convertire. Rit. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato 3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. 4 Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Rit. 5 Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. 6a Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l ho fatto. Rit. 12 Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. 13 Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rit. Mercoledì delle ceneri 11

8 14 Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. 17 Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Rit. SECONDA LETTURA 2Cor 5,20-6,2 Dio ci raggiunge nella predicazione apostolica, purché sappiamo cogliere l occasione offertaci in questo breve tempo di attesa. Dopo l esortazione a lasciarsi riconciliare con Dio, che Paolo fa nella sua qualità di apostolo e cioè di ambasciatore di Cristo, tre elementi spiegano questo solenne invito. Possiamo venire riconciliati con Dio soltanto perché Dio in Cristo ha già riconciliato con sé il mondo (cf. 2Cor 5,18-19) grazie all evento della croce; il v. 21 è una delle più forti espressioni della morte espiatoria di Cristo: Cristo era senza peccato; Dio lo ha fatto peccato e lo tratta di conseguenza: lo abbandona alla morte, perché «il salario del peccato è la morte» (Rm 6,23). Allora noi, i peccatori, scopriamo che il salario del nostro peccato è già stato pagato da Cristo crocifisso; non siamo più «peccato» agli occhi di Dio, siamo diventati «giustizia di Dio». Prendere coscienza di questo mistero della croce è il primo atto del nostro lasciarci riconciliare da Dio. Il secondo elemento consiste nell affermare che la croce è il punto d arrivo della Scrittura, che è tutta tesa verso il «momento favorevole» dell esaudimento dei gemiti della creazione, verso la salvezza. La Scrittura non è una legge che ci dice come ci possiamo salvare; è invece il documento che ci rivela come Dio ci salva: nel Servo sofferente e crocifisso, annunciato da Is 53. La citazione del v. 2, ripresa dal 12 Quaresima

9 secondo carme del Servo (Is 49,8), mette in evidenza l identificazione di Gesù Cristo con tale Servo. Il terzo elemento sottolinea che «ora» la salvezza è a nostra portata; viene quindi riproposta l urgenza dell adesione all annuncio apostolico, adesione in virtù della quale la grande riconciliazione di Dio con gli uomini si compie anche in noi. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Fratelli, noi, 20 in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. 6,1 Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2 Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Parola di Dio. CANTO AL VANGELO Rit. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore. Rit. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! cf. Sal 95,8ab Mercoledì delle ceneri 13

10 VANGELO Mt 6, Il cammino del cristiano fugge ogni propaganda e pubblicità e si scandisce tutto nel segreto, lontano dagli sguardi altrui e propri. Gesù evoca qui la «giustizia» dei discepoli. Non si tratta qui della «giustificazione» in senso paolino, ma della pratica religiosa dei discepoli di Cristo. Nel capitolo precedente, Gesù dichiarava che tale giustizia comporta un «di più» rispetto a quella degli scribi e dei farisei (cf. 5,20), perché non si accontenta della semplice pratica esteriore della lettera dei comandamenti, ma aderisce allo spirito della legge di Dio. In 5,47 Gesù dichiarava che la giustizia dei discepoli deve comportare qualcosa di «straordinario» rispetto alla pratica dei pagani, e alludeva all amore per i nemici. Nel brano di oggi Gesù specifica dove si trova questo «di più» e questo «straordinario» della pratica religiosa dei cristiani; e lo fa proponendo soltanto quello che già la pietà giudaica proponeva: elemosina, preghiera e digiuno. Tutto il discorso di Gesù poggia tuttavia su una duplice opposizione. Innanzitutto: non agite «di fronte agli uomini per essere ammirati» (v ), ma «nel segreto» (v )! Eppure, in 5,16, Gesù proclamava: «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone...!». C è un apparente contraddizione, che non si risolve finché si continuano a confondere le «buone opere» con la «pratica religiosa». Elemosina, preghiera e digiuno non sono buone opere, ma azioni che il credente compie in obbedienza alla legge. Queste devono essere viste da Dio solo, perché egli è il loro vero destinatario. Le buone opere invece hanno per destinatario l uomo e Gesù ne parla in modo non esaustivo in 5,21-14 Quaresima

11 48. Egli sottolinea quindi che la vita di fede non si esaurisce in un atteggiamento nei confronti dell uomo, atteggiamento fatto di giustizia, di rispetto, di fedeltà alla parola data, di amore, ma comporta anche una pratica religiosa che gli uomini non devono vedere e che rispecchia la pratica giudaica: elemosina, preghiera e digiuno. L elemosina attesta davanti a Dio del nostro non attaccamento al denaro; la preghiera manifesta che Dio è il vero «tu» davanti al quale si piega il ginocchio; il digiuno significa il nostro non vivere per mangiare, ma vivere per Dio. L altra opposizione è costituita dalle espressioni: «hanno già la loro ricompensa» (v ) e «il Padre... ti ricompenserà» (v ). L ipocrita, che si sforza di far vedere agli uomini la sua pratica religiosa, riceve la sua ricompensa dagli uomini, che lo reputano «religioso»; ma è una ricompensa effimera. Colui invece la cui pratica religiosa è segreta, aspetta tutto da Dio. Ora chi confida in Dio, non sarà mai deluso (cf. Sal 25,3; Is 28,16). Notiamo ancora che gli «ipocriti», di cui parla Gesù in Matteo, non sono i farisei o gli ebrei, bensì quelli che, sia nell ebraismo, sia nel cristianesimo, riducono la vita di fede a questa pratica religiosa, dimenticando il resto, cioè le buone opere verso gli uomini. Sono quelli che pensano di passare per religiosi grazie alle loro elemosine, le loro preghiere e i loro digiuni, e perciò le fanno vedere, mentre quel che gli uomini dovrebbero poter vedere, nel seguace di Cristo, è la sua capacità di praticare la giustizia, l amore, il perdono ecc. È chiaro che questo praticare e la giustizia e le buone opere non esonera il discepolo da ciò che abbiamo chiamato «pratica religiosa», visibile solo a Dio, colui che vede nel segreto. Mercoledì delle ceneri 15

12 Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 1 «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2 Dunque, quando fai l elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Invece, mentre tu fai l elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 5 E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6 Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 16 E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17 Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Parola del Signore. 16 Quaresima

13 L invito R I F L E S S I O N I per la meditazione o l omelia Quaresima: tempo di lotta decisiva All inizio della Quaresima squilla lo shofar. Il suono del corno di guerra convoca tutto il popolo di Dio. Un fremito pervade tutta l assemblea: è segnale d allarme, si avvicina il giorno del Signore. «Suonate il corno in Sion e date l allarme sul mio santo monte! Tremino tutti gli abitanti della regione, perché viene il giorno del Signore, perché è vicino» (GI 2,1). È tempo di guerra, guerra escatologica, perché definitiva. Due potenze sono in lotta: da una parte, Satana con tutte le sue incarnazioni storiche; e dall altra, Cristo impegnato a debellare il peccato del mondo. È un duello all ultimo sangue di due potenze antagoniste, anche se non uguali. Così si esprime la preghiera a conclusione dell imposizione delle ceneri: «Concedi a noi, o Signore, di iniziare il combattimento cristiano con l osservanza di questo sacro digiuno, perché siamo fortificati dalla penitenza nella lotta contro gli spiriti del male». Convocazione universale Tutti siamo invitati a partecipare. Non è permessa l imparzialità o l erigersi arbitri. Tutti siamo inevitabilmente coinvolti e compromessi. Ognuno che porta in sé, col Battesimo, il sigillo di Dio è implicato nella lotta per la vita e per la morte, in cui non vi è pace, né pausa, né possibilità d intesa. Nessuno di Mercoledì delle ceneri 17

14 noi può portare, per l esonero, la scusa del compito e dell età: vecchi e lattanti e giovani sposi sono convocati. «Radunate il popolo,... chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, anche i lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo» (GI 2,16). Ogni scusa umana per sottrarsi è già un optare per la morte e la distruzione (Mt 22,1-14). Solo chi si lascia convocare dal suono di questo corno parola di Dio che nel soffio dello Spirito riecheggia ai quattro angoli della terra per convocare l umanità intera e accetta lo stato di guerra dichiarato, può essere salvo. La guerra di Dio Il Padre ha definitivamente scatenato la guerra, inviando il suo Figlio fra noi e sconfiggendo sulla croce la potenza di Satana. Sul legno della croce il mondo è riconciliato con Dio. «Era Dio che riconciliava a sé il mondo in Cristo» (2Cor 5,19). Cristo è stato ucciso, ma non vinto. Ha opposto una resistenza totale al «ribelle», rifiutando di venire a patti. Ha aborrito il compromesso, pagando di persona sino all ultima goccia di sangue. Il suo sangue ha aperto a noi la via del ritorno. L Eden si è riaperto, il Padre si è riconciliato con l uomo e l uomo in Cristo, con Dio. Le armi della lotta Questa lotta si combatte ad armi diverse. A Satana competono la violenza, il sopruso, l inganno, l uccisione. A Cristo e ai cristiani non è consentito fidarsi delle stesse armi. Non per un atto eroico, quanto piuttosto per una certezza oggettiva: 18 Quaresima

15 la forza non serve a nulla; non crea nulla; è solo la padrona sanguinaria del «riprovato». In questa lotta, da una parte si ha una fiducia illimitata nella forza materiale e brutale; dall altra si hanno: elemosina, preghiera e digiuno. Combattiamo quindi con piena lucidità e coscienza; e questa chiarezza ci porta alla nudità totale, al disarmo di ogni strumento umano. Siamo armati della sola fiducia in Dio e della potenza di Dio; e a Dio ci abbandoniamo dimenticando anche il nostro cibo, adorando solo lui, e beati di stare presso di lui. Continuamente uccisi come il Cristo crocifisso, ma mai vinti; anzi, in Cristo risorto, sempre vittoriosi. Senza voler ammassare meriti per il cielo, lavoriamo, combattiamo, preghiamo, digiuniamo e facciamo elemosina per il solo amore, nell unico scopo di piacere a lui. E alla fine di questa vita, nell ultima pasqua da questo mondo al Padre, quando compariremo davanti al suo volto a mani vuote, non gli domanderemo di contare le nostre opere, perché tutte le nostre giustizie hanno macchie ai suoi occhi. Vogliamo rivestirci della sua giustizia e ricevere dal suo amore il possesso eterno di lui (cf. s. Teresa di Lisieux, Atto di offerta). Dietro a Cristo e per amore di lui solo, saliamo, il Venerdì Santo, i calvari della nostra esistenza; e con lui saremo crocifissi. Ma esperimenteremo, nella veglia pasquale, tutta la gioia che scaturisce dal corpo risorto di Cristo, di cui siamo già per la Parola, il Battesimo e l Eucaristia le sue membra, sofferenti e gloriose. Preghiamo: Concedi a noi, o Signore, di iniziare il combattimento cristiano con l osservanza del sacro digiuno, perché siamo fortificati dalla penitenza, nella lotta contro gli spiriti del male. Amen. Mercoledì delle ceneri 19