EVENTO: Troviamo una tavola apparecchiata con cibi sconosciuti perché?

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1 EVENTO: Troviamo una tavola apparecchiata con cibi sconosciuti perché? DIALOGO CON L EXTRASCUOLA TEMPO DEL DIALOGO Il Sacerdote ci presenta GESU DONO ETERNO GESU E..IO DICO CHE.GESU E AD OGNI BAMBINO LA SUA PAROLA ANALISI RISORSA TEMPO 5 settimane effettivamente sfruttabili PUNTI LAVORO TRAGUARDI OBIETTIVI FORMATIVI Visione DVD IL PRINCIPE D EGITTO e drammatizzazione dei momenti salienti Rielaborando graficamente quello che abbiamo visto nel DVD del PRINCIPE D EGITTO esprimiamo i messaggi capiti Imparando il canto Gesu che sta passando ci sentiamo uniti Ascoltiamo insieme l evangelista Luca (2, 1-11) che racconta. Scopriamo i simboli della cena Ebraica e il loro significato Conosciamo le parole di Gesù mentre celebra la Nuova Pasqua ascoltando l evangelista Matteo (14, 22-26) Imparando il canto VERBUM PANIS comprendiamo la simbologia di uno degli alimenti più semplici. LA CONOSCENZA DEL MONDO IL CORPO IN MOVIMENTO LINGUAGGI CREATIVITA ED ESPRESSIONE IL CORPO IN MOVIMENTO LA CONOSCENZA DEL MONDO DISCORSI E PAROLE DISCORSI E PAROLE Conosciamo un po di storia degli ebrei Esprimiamo verbalmente e graficamente i messaggi appresi Gustando l armonia del canto di gruppo e cogliendone il messaggio acquistiamo sicurezza Conoscere i brani del Vangelo che raccontano la Pasqua di Gesù Scoprire alimenti e significati diversi: Erbe amare: simboleggiavano lamarezza della schiavitù egiziana. Haroset: indicavano la fabbricazione dei mattoni in terra d Egitto. Agnello: rimandava alla notte della liberazione. Pane azzimo: era il simbolo della fretta della partenza. Calice con vino: era il simbolo della alleanza Cogliere la diversità dei due momenti Cercare di comprendere che: Gesù condivide ogni giorno la MENSA con noi

2 Condividendo il BANCHETTO PASQUALE con i genitori, riconosciamo che Gesù si dona per tutti i Popoli della terra LA CONOSCENZA DEL MONDO Riascoltare le parole pronunciate da Gesù: PRENDETENE E MANGIATENE TUTTI DAL VANGELO DI LUCA ( 22,7-13). Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua CELEBRAZIONE DELLA PASQUA CRISTIANA Gesù ha sempre partecipato alla celebrazione della Pasqua ebraica, ma la sua ultima Pasqua ha voluto celebrarla con solennità, in una sala al piano superiore, grande e addobbata (Lc. 22,12). Incarica Pietro e Giovanni per i preparativi; i due apostoli comprano l occorrente per la Cena pasquale: erbe amare, pane azzimo, vino e agnello che portano, com era consuetudine, al tempio per il sacrificio. Nell ora stabilita Gesù siede a tavola e gli Apostoli con lui. Durante la degustazione delle erbe amare (antipasto) avviene lo svelamento del tradimento di Giuda: Colui che intinge con me nel piatto mi tradirà (Mc. 14,20), proprio in quel momento Giuda Iscariota stava intingendo le erbe amare nell haroset. Gesù continua la Cena secondo l usanza ebraica, introducendo due importanti novità. Sostituisce alla benedizione del pane azzimo la consacrazione dello stesso pane ( Questo è il mio Corpo ). Alla benedizione del terzo calice della Pasqua ebraica sostituisce la consacrazione del vino( Questo è il mio sangue ).Al termine della Cena, dopo aver cantato l Inno (il Grande Hallel) si recano verso il monte degli Ulivi. Il racconto prosegue con la narrazione della Passione e Morte in croce di Gesù. Signicatfio simboli cena ebraica Erbe amare: simboleggiavano l amarezza della schiavitù egiziana. Haroset: indicavano la fabbricazione dei mattoni in terra d Egitto. Agnello: rimandava la notte della liberazione, quando gli Ebrei col sangue dell agnello tingevano gli stipiti delle porte. Pane azzimo: era il simbolo della fretta della partenza, infatti, le donne non fecero in tempo a far lievitare il pane perché il Faraone aveva ordinato di lasciare subito l Egitto. Calice con vino: era il simbolo della alleanza Dal Vangelo di Marco: (14, ) Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio». E dopo aver cantato l inno, uscirono verso il monte degli Ulivi

3 PREGHIERA Signore,grazie dei doni che hai fatto a me e alla mia famiglia. Facci sentire responsabili di questo grande tesoro, aiutaci a spalancare gli occhi e il cuore per vedere le Tue meraviglie anche in quelli che abbiamo vicino. Signore,aiutaci a drizzare bene le orecchie per ascoltare la Tua voce che ci parla ogni giorno. Grazie per il dono della Pasqua. AMEN Il fiore più bello RACCONTI In un paesino di montagna c è un usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova il primo fiore sarà il vincitore e avrà fortuna per tutto l anno. A questa gara partecipano tutti, giovani e vecchi. Quest anno, quando la neve iniziava a sciogliersi e larghi squarci di terra umida rimanevano liberi, tutti gli abitanti di quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore iniziarono a cercare alle pendici del monte, ma non trovarono alcun fiore. Stavano già ritornando verso casa quando il grido di un bambino attirò l attenzione di tutti. È qui! L ho trovato. Tutti accorsero per vedere. Quel bambino aveva trovato il primo fiore, sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Il bambino indicava col braccio teso giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura di precipitare nel terribile burrone. Il bambino però desiderava quel fiore anche perché voleva vincere la gara. Cinque uomini forti portarono corda si una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore. Il bambino però aveva paura. Aveva paura che la rompesse e di cadere nel burrone. No, no - diceva piangendo - ho paura!. Gli fecero vedere una corda più forte e quindici uomini che l avrebbero tenuto. Tutti lo incoraggiavano. Ad un tratto il bambino cessò di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino. Va bene - disse il bambino - andrò giù se mio padre terrà la corda!. Le orme del creatore (P. Pellegrino) Un arabo accompagnava attraverso il deserto un esploratore francese. E ogni mattino si prostrava a terra per adorare e pregare Dio. Un giorno il francese gli disse: Tu sei un ingenuo: Dio non esiste, difatti tu non l hai mai visto né toccato. L arabo non rispose. Poco dopo il francese notò delle orme di cammello ed esclamò: Guarda, di qui è passato un cammello. E l arabo rispose: Signore, lei è un ingenuo, il cammello non l ha né visto né toccato. Sciocco sei tu! Si vedono le orme!, replicò il francese. Allora l arabo, puntando il dito verso il sole: Ecco le orme del Creatore: Dio c è... Il volto di Gesù (Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole) In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì in sé un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che

4 esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità e umanità?epifanio non si dette più pace: si mise in viaggio; percorse l Europa scrutando ogni volto. Nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c era. Una sera si addormentò ripetendo le parole del salmo: Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto. Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, lo sgomento di un orfano, la severità di un giudice, l allegria di un giullare, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso. Epifanio tornò al suo convento e si mise al lavoro. Dopo un anno l icona di Cristo era pronta e la presentò all Abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e piombarono in ginocchio. Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell intimo e interrogava. Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello. Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo. Le quattro candele (fonte non specificata) Le quattro candele, bruciano, si consumano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione... La prima diceva: Io sono la pace, ma gli uomini non riescono a mantenermi: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!. Così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente. La seconda diceva: Io sono la fede, purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, e per questo motivo non ha senso che io resti accesa. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. Triste triste, la terza candela, a sua volta disse: Io sono l amore, non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Essi odiano perfino coloro che più li amano, i loro familiari. E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere. Inaspettatamente...un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente. Impaurito per la semioscurità disse: Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!. E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela impietositasi disse: Non temere, non piangere: finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele:io sono la speranza. Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre. Che non si spenga mai la speranza dentro il nostro cuore......e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di riaccendere con la sua Speranza la Fede, la Pace e l Amore!!! Cerchio della gioia (Bruno Ferrero, 40 storie nel deserto) Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d uva. Frate portinaio disse il contadino sai a chi voglio regalare questo grappolo d uva che è il più bello della mia vigna?. Forse all Abate o a qualche frate del convento. No, a te!. A me? Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. Lo vuoi dare proprio a me? Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d uva ti dia un po di gioia!. La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui. Il frate portinaio mise il grappolo d uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un idea: Perché non porto questo grappolo all Abate per dare un po di gioia anche a lui?. Prese il grappolo e lo portò all Abate. L Abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco. Così il grappolo d uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo

5 portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro.finché, di frate in frate il grappolo d uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia. Non aspettare che inizi qualche altro. Tocca a te, oggi, cominciare un cerchio di gioia. Spesso basta una scintilla piccola piccola per far esplodere una carica enorme. Basta una scintilla di bontà e il mondo comincerà a cambiare. L amore è l unico tesoro che si moltiplica per divisione: è l unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. E l unica impresa nella quale più si spende, più si guadagna; regalalo, buttalo via, spargilo ai quattro venti, vuotati le tasche, scuoti il cesto, capovolgi il bicchiere e domani ne avrai più di prima. Perché avete paura? (Bruno Ferrero, C è qualcuno lassù?) Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore. Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano. Ma ecco che lassù, in alto, s aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: Papà! Papà!. Il padre accorse e gridò: Salta giù!. Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: Papà, non ti vedo.... Ti vedo io, e basta. Salta giù!, urlò, l uomo. Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo. Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati! La grotta azzurra (Bruno Ferrero, Il canto del grillo) Era un uomo povero e semplice. La sera, dopo una giornata di duro lavoro, rientrava a casa spossato e pieno di malumore. Guardava con astio la gente che passava in automobile o quelli seduti ai tavolini del bar. Quelli sì che stanno bene, brontolava l uomo, pigiato nel tram, come un grappolo d uva nel torchio. Non sanno cosa vuol dire tribolare... Tutte rose e fiori, per loro. Avessero la mia croce da portare!. Il Signore aveva sempre ascoltato con molta pazienza i lamenti dell uomo. E, una sera, lo aspettò sulla porta di casa. Ah, sei tu, Signore? disse l uomo, quando lo vide. Non provare a rabbonirmi. Lo sai bene quant è pesante la croce che mi hai imposto. L uomo era più imbronciato che mai. Il Signore gli sorrise bonariamente. Vieni con me. Ti darò la possibilità di fare un altra scelta, disse. L uomo si trovò all improvviso dentro una enorme grotta azzurra. L architettura era divina. Ed era tempestata di croci: piccole, grandi, tempestate di gemme, lisce, contorte. Sono le croci degli uomini, disse il Signore, scegline una.l uomo buttò con malagrazia la sua croce in un angolo e, fregandosi le mani, cominciò la cernita. Provò una croce leggerina. ma era lunga e ingombrante. Si mise al collo una croce da vescovo, ma era incredibilmente pesante di responsabilità e sacrificio. Un altra, liscia e graziosa in apparenza, appena fu sulle spalle dell uomo cominciò a pungere come se fosse piena di chiodi. Afferrò una croce d argento, che mandava bagliori, ma si sentì invadere da una straziante sensazione di solitudine e abbandono. La posò subito. Provò e riprovò, ma ogni croce aveva qualche difetto. Finalmente, in un angolo semibuio, scovò una piccola croce, un po logorata dall uso. Non era troppo pesante, né troppo ingombrante. Sembrava fatta apposta per lui. L uomo se la mise sulle spalle con aria trionfante. Prendo questa!, esclamò. Ed uscì dalla grotta. Il Signore gli rivolse il suo sguardo dolce dolce. E in quell istante l uomo si accorse che aveva ripreso proprio la sua vecchia croce: quella che aveva buttato via entrando nella grotta. E che portava da tutta la vita. Come in un sogno mattutino, la vita si fa sempre più luminosa a mano a mano che la viviamo, e la ragione di ogni cosa appare finalmente chiara (Ricther).

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