Certosa di Pavia Duomo di Milano Triassico medio Lariosauro

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2 Il nostro lago e le nostre montagne sanno regalarci visioni suggestive come il Resegone colorato di rosa dagli ultimi raggi di sole o i riflessi argentei della luna sulle acque increspate. Chi è appassionato o studioso di paleontologia sa che anche le rocce sono una fonte inesauribile di sorprese e di ricchezze. A nord di Lecco, nel territorio tra Lierna e Varenna, affiora un importante formazione geologica chiamata Calcare di Perledo-Varenna, le cui rocce, impropriamente dette marmo nero di Varenna, sono note fin dall antichità per il colore nero e grigio scuro. A motivo di questa loro caratteristica sono state utilizzate per realizzare ornamenti in contrasto di colore con il marmo bianco oppure, in blocchi più grandi, per costruire muri e colonne di edifici civili o sacri, come la Certosa di Pavia o il Duomo di Milano. L attività di estrazione ha portato alla luce nel tempo anche molti fossili risalenti al Triassico medio (circa 23o milioni di anni fa). Tra molluschi e vertebrati, il più famoso e ammirato è senz altro il Lariosauro, un rettile acquatico ritrovato soprattutto nel Nord Italia. Il loro habitat fu un mare, scomparso milioni di anni fa, non eccessivamente profondo, i cui fondali avevano acque poco o per nulla mosse dalle correnti, quindi prive o con scarse quantità di ossigeno. Tali condizioni non permettevano la vita nemmeno degli organismi decompositori o dei saprofagi, cioè di quelli che si nutrono di prede morte. L ambiente era decisamente ostile per gli organismi viventi, ma perfetto per la conservazione di quelli deceduti. Infatti l esistenza era possibile in superficie, mentre sul fondo giacevano indisturbati quelli che vi finivano dopo la morte. I minuti sedimenti calcarei che poi li ricoprivano, ne hanno garantito la perfetta conservazione fino a oggi. Il colore nero del Calcare di Perledo-Varenna è dovuto al fatto che la fanghiglia precipitata sul fondo era ricca di resti organici, specialmente 4 plancton, che subì un lenta putrefazione per la mancanza di ossigeno. 5

3 Il mostro del lago Dino Ticli 6 - Guarda quel dinosauro: fa proprio paura. - Camilla, è solo uno scheletro. Da lontano mi sembrava proprio un T-rex, ma qui c è scritto che è un Allosauro, un grosso e feroce carnivoro del Giurassico. - Caspita, Nino - commentò ironica Camilla. - Ma non devi preoccuparti troppo, è un errore che può capitare a chiunque. Io invece preferisco quello lì. Col braccio teso indicava un bestione gigantesco, alto quasi tre metri, con due lunghi corni minacciosi, un largo collare e un muso che terminava con un becco da pappagallo, sormontato da un corno più piccolo. - Il Triceratopo! - esclamò Nino da intenditore. - Questo però non è uno scheletro. Forse lo hanno mummificato - Camilla, non dire sciocchezze: è solo una ricostruzione! - la corresse con aria di sufficienza, battendo poi una pacca amichevole su uno zampone del dinosauro. - Ehi, ragazzino! - lo apostrofò immediatamente un custode. - Che cosa credi di fare? È vietato toccare. Su, allontanati. Camilla sorrise vedendo il suo amico arrossire per la vergogna. - Credo che quel custode abbia paura che potrebbe risvegliarsi come in quel film dove tutto prende vita - Una notte al museo - brontolò Nino. - Già! Se questo Triceratopo dovesse davvero prendere vita sarebbe più pericoloso di un carro armato e con quelle corna chissà che disastri! - Dai, spostiamoci da questa sala. 7

4 - Che cosa facciamo adesso? - sussurrò Camilla. Nino rispose con un alzata di spalle, poi indicò un punto non troppo lontano. Videro così uscire dal mare un animale di un metro e mezzo, con collo e coda piuttosto lunghi, forse lo stesso che avevano visto all inseguimento dei pesci. Il rettile strisciò goffamente sulla sabbia, poi si fermò e iniziò a scavare. - Che cosa credi che stia facendo? La risposta arrivò dallo stesso rettile che iniziò a deporre delle piccole uova tonde. - Che meraviglia! Come le tartarughe marine! Di lì a poco uscì un altro animale, poi un altro ancora e ancora... Uno dei più grandi si avvicinò al luogo in cui si trovavano i due ragazzi e li guardò con uno sguardo tra il meravigliato e il minaccioso. - Non ti muovere, Camilla, hanno dei denti lunghi e appuntiti che non mi piacciono per niente. - Fai presto a dire di non muovermi: ce n è un altro che mi sta strisciando sui piedi! Il forte grido della ragazza li fece svegliare di soprassalto. - Mi sono addormentata e ho avuto un incubo - confessò Camilla. - Mi devo essere appisolato anch io - ammise Nino stropicciandosi gli occhi - Tu rimani pure qui seduta ancora un po mentre io effettuo un ultimo sopralluogo. 2o - Non ti allontanare troppo - concordò, non essendosi ancora ripresa. 21

5 Il rettile del Lario Camilla intervista Dino, il paleontologo 24 Camilla - Chi per primo ha chiamato quel piccolo mostro Lariosauro? Dino, il paleontologo - Devi sapere che nel 183o fu rinvenuto un rettile fossile nella località di Perledo nei pressi di Varenna. Un noto naturalista dell epoca, Giuseppe Balsamo Crivelli, lo volle studiare e si accorse che si trattava di un animale mai scoperto prima di allora. Si limitò però a scrivere un articolo sul ritrovamento. Passarono ben 17 anni prima che un altro paleontologo, Giulio Curioni, desse più ufficialità alla scoperta. Quel fossile era così speciale che Curioni fu obbligato a coniare un nome del tutto nuovo. Si ispirò al lago lungo le cui sponde venne ritrovato e al fatto che fosse un rettile, e volle inoltre ricordare lo scienziato che per primo lo studiò. Nel 1847 nacque così il Lariosaurus balsami. Camilla - Una bella storia, anche se un po complicata, come lo siete voi tutti scienziati. Perché adesso non mi spieghi di che razza di animale si tratta visto che non è un dinosauro? Dino, il paleontologo - Hai ragione, cercherò di essere più semplice. Innanzitutto, ti confermo che il Lariosauro non solo non era un dinosauro, ma nemmeno un loro parente. In effetti è vissuto oltre 23o milioni di anni fa, quando i primi dinosauri cominciavano a fare la loro comparsa; fa parte del gruppo dei probabili antenati dei feroci plesiosauri. 25

6 L affascinante mondo dei fossili Nino incontra Antonio Stoppani Non c è niente da fare: i fossili hanno un fascino irresistibile, forse perché testimoniano una vita passata, a volte così lontana nel tempo che facciamo fatica a immaginarla. Molti paleontologi si sono dedicati allo studio dei fossili del nostro territorio e fra questi proprio l abate-geologo Antonio Stoppani che ha dato il nome alla collana a cui appartiene anche il libro che state leggendo. Visitiamo quindi insieme a lui e a Nino, grazie a una sorta di intervista impossibile, alcuni dei luoghi più importanti e significativi delle nostre montagne. 28 Nino - Stimatissimo professor Stoppani, qual è il primo luogo che sceglierebbe per parlarci dei fossili del nostro territorio? Stoppani - Ti prego, considerami pure come se fossi tuo zio, in fondo tu e la tua amica Camilla avete gli stessi nomi di due miei nipoti con cui ho passato molto tempo a raccontare le bellezze del nostro Bel Paese. Ma adesso rispondo alla tua domanda: il Grignone e i fossili del Calcare di Esino! Non sai quanto tempo ho passato su quella montagna a raccoglierli, aiutato da uomini dalle braccia forti. Sai, quella roccia è proprio dura e non si lascia derubare facilmente dei suoi tesori. Nino - Conosco quella montagna, ci sono salito anch io parecchie volte. Se non ricordo male, è costituita da rocce grigiastre. Stoppani - Bravo Nino, ricordi perfettamente. Il lavoro poi continuava nel mio laboratorio dove abbiamo estratto pazientemente tanti fossili, facendo attenzione a non romperli. Un lavoro fine di martello e scalpello. Ho dedicato molte pagine a questi fossili nella mia Paléontologie Lombarde. 29

7 Nino - Le alghe sono quelle colorate di verde, vero? Stoppani - Proprio così. Per poter effettuare la fotosintesi, hanno bisogno di una buona illuminazione, e questo clima e questi bassi fondali, come ti ho detto, sono ideali. Guarda quanti molluschi stanno pascolando tra di esse. Nino - Pascolando? Ma che cosa sono: mucche acquatiche? È uno scherzo, immagino. Stoppani - Nessuno scherzo. Tutte queste alghe hanno richiamato predatori erbivori da ogni parte. Molti di essi sono gasteropodi Nino - Gastero che? Stoppani - Gasteropodi, cioè grosse lumache acquatiche, divoratrici infaticabili di alghe. Ce ne sono di ogni dimensione e forma. Una l hai appena trovata sulla spiaggia. Nino - Così però distruggeranno tutto. Stoppani - Non preoccuparti, le alghe si riproducono in fretta e poi anche gli erbivori hanno i loro problemi. Nino - Caspita! Hai ragione! Quel pescione si sta mangiando una lumaca! E quello? Non è un granchio? Stoppani - Preistorico, ovviamente. Io, purtroppo, non ne ho mai trovati fossilizzati nel Calcare di Esino, però adesso guarda come nuotano in modo strano quei molluschi. Nino - Vanno a reazione! E hanno corti tentacoli proprio come le seppie. Stoppani - Ammoniti, Nino, si chiamano ammoniti e sono anch esse molluschi e, come hai intuito, lontane parenti delle attuali seppie. 32 Nino - Zio Antonio, quelli però non sono molluschi. Stoppani - Non ti agitare, Nino, si tratta di rettili. Vedi come sono tozzi e come scavano sul fondo? Sono rettili placodonti, cioè con denti piatti e duri in grado di spezzare il guscio dei molluschi di cui si nutrono. 33

8 Nino - Nel mare? Stoppani - Nel mare, ma anche nel tempo. Abbandoniamo il Triassico, il periodo geologico in cui ci troviamo ora, per andare nel Giurassico, quando sono comparsi i grandi dinosauri. Lo sapevi che è proprio nell Ottocento, quando sono vissuto io, che gli scienziati hanno scoperto l esistenza dei dinosauri? Prima erano sconosciuti. È stato un mio collega paleontologo inglese, Richard Owen, nel 1842 a inventare quel nome: δεινός/deinòs, terribile, e σαῦρος/sàuros, lucertola. Nino - Ehi, un momento, zio Antonio! Che cosa sta succedendo? Non vedo più niente: qui è tutto nero e buio! Stoppani - Facile spiegazione: ci siamo immersi in un mare profondo, dove la luce non arriva. Nino - E allora perché non ci spostiamo più in alto? Stoppani - Usa l immaginazione, Nino, e anche un mare buio può diventare luminoso. In questo, poi, vivevano molti organismi. Nino - I dinosauri? Stoppani - Mi dispiace deluderti, ma i dinosauri vivevano solo sulla terraferma. In mare vi erano grandi rettili, spesso predatori altrettanto feroci, oltre a pesci e squali. Nino - Come quello? Stoppani - Caspita! Non ne avevo mai visto uno nemmeno io però, anche se ci assomiglia, non è per niente uno squalo. Nino - Dai, non scherzare Stoppani - No, no, quello è un ittiosauro, un rettile-pesce, nel senso che si è adattato così bene alla vita in mare da avere trasformato il proprio corpo in quello di un pesce. Nino - Come i delfini? 36 Stoppani - Bravissimo, come i delfini che però sono mammiferi. 37

9 Sembra proprio vero! L arte di imitare i fossili spiegata da Nino e Camilla 44 Antonio Stoppani ci ha spiegato che per creare dei veri fossili dovremmo attendere migliaia di anni, sia perché i processi di trasformazione possono essere molto lunghi, sia perché gli scienziati considerano tali solo gli organismi o i loro resti appartenuti a un epoca precedente alla nostra. Noi però tenteremo di imbrogliare il tempo e gli studiosi creando delle impronte quasi fossili. Ci dobbiamo procurare: della sabbia fine come quella usata per costruire i castelli sulle spiagge del gesso in polvere e dell acqua un modello di dinosauro, oppure conchiglie o zampe, o ciò che si vuole trasformare in fossile due contenitori e un pennello pulito. Versiamo la sabbia in un contenitore e la inumidiamo, esattamente come per costruire un castello. La livelliamo molto bene e poi premiamo su di essa i diversi oggetti che togliamo poi con delicatezza in modo da non rovinare l impronta appena impressa. Nel secondo contenitore prepariamo il gesso, mescolandolo con l acqua fino a ottenere un impasto semiliquido. Questa è la fase più delicata: il gesso va versato molto lentamente sopra la sabbia, coprendo le impronte con uno strato alto 1 oppure 2 centimetri. Bisogna attendere circa mezz ora per far indurire il gesso. Toccandolo possiamo capire quando è pronto. Rovesciamo il contenitore con sabbia e gesso su un largo foglio di carta o di plastica e liberiamo il gesso dalla sabbia. Da bravi giovani paleontologi ora, utilizzando un pennello, spazzoliamo le impronte con attenzione e delicatezza fino a renderle ben visibili. Al posto della sabbia si può anche usare la plastilina, avendo l accortezza di passare sugli oggetti, prima di imprimerli, un velo d olio con un pennellino. Il gesso resterà bianco e poi lo coloreremo come più ci piace. Il risultato sarà in ogni caso bello e suggestivo. Riusciremo a ingannare un paleontologo esperto? 45

10 Il mostro del lago Il rettile del Lario [ Camilla intervista Dino, il paleontologo ] L affascinante mondo dei fossili [ Nino incontra Antonio Stoppani ] Sembra proprio vero! [ L arte di imitare i fossili spiegata da Nino e Camilla ] 16,00 tekaedizioni.it