Riccardo Beltrami UN CUORE TRABOCCANTE DI GIOIA

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1 Ai miei tre angeli

2 Riccardo Beltrami UN CUORE TRABOCCANTE DI GIOIA

3 Riccardo Beltrami Un cuore traboccante di Gioia Proprietà letteraria riservata Riccardo Beltrami Kion Editrice, Terni Prima Edizione luglio 2015 ISBN: Immagine di copertina: Gruppo di bambini foto di Louis Loro (Fotolia) Stampa: Universal Book, Rende (CS)

4 INDICE INTRODUZIONE 7 1. QUALE GIOIA? QUALE FEDE? IL TESTIMONE: PAOLO APOSTOLO DELLA GIOIA IL DISCEPOLO-MISSIONARIO LA MISTICA DEL VOLTO A SCUOLA PER EVANGELIZZARE 67 CONCLUSIONE 75 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 81

5 INTRODUZIONE Un santo triste è un triste santo. Fin da quando ero bambino ho sentito pronunciare dalla bocca di molte persone questo detto proverbiale e ho, nella maggior parte dei casi, letto nei loro occhi il desiderio di una fede che sappia prendere su di sé le gioie e le sofferenze, le paure e le angosce, le aspettative e i dubbi che caratterizzano l esistenza umana. Una fede, insomma, che possieda le tanto preziose chiavi della speranza, con le quali poter aprire da parte dell essere umano le porte di un futuro non dominato dal caso ma dalla Provvidenza divina. Nel presentare l esortazione apostolica Evangelii gaudium (EG), il presidente del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione, Rino Fisichella, sottolineava come queste pagine siano state composte «alla luce della gioia per riscoprire la sorgente della evangelizzazione nel mondo contemporaneo [ ]. Un invito a recuperare una visione profetica e positiva della realtà senza distogliere lo sguardo dalle difficoltà»1. Fin dalle prime righe di questo testo magisteriale il Santo Padre Francesco sottolinea infatti come «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati 1 R. FISICHELLA, Il mastice è l amore, in L Osservatore Romano, , 6. 7

6 dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia»2. Ma la gioia che scaturisce dal Vangelo è sempre compromettente. Così, infatti, l evangelista Luca scrive al termine del racconto riguardante i discepoli di Emmaus: «[ ] alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, i quali dicevano: Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone. Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24, 33-35). Una volta, infatti, che Gesù riempie di gioia il cuore del cristiano fino a fargli ardere il petto, non si può rimanere chiusi in se stessi o in fuga da se stessi, ma nasce la necessità di correre per condividere quanto si è ricevuto, quella gioia traboccante che non può essere contenuta nel singolo individuo3. Lo stesso Paolo è testimone di ciò quanto esorta i Corinti: «Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo!» (1 Cor 9,16). L incontro con il Risorto è fonte di entusiasmo nel compiere la missione di evangelizzazione, la quale ha come scopo principale la diffusione della gioia a partire dalla forza del kerygma (annuncio) trasmesso e condiviso4. I discepoli sono 2 Cf EG 1. 3 Scrive Franco Giulio Brambilla: «Il senso del cammino dei discepoli è ora capovolto: all inizio il viaggio era in realtà una fuga, alla fine il ritorno è in verità l avvio della missione» (F. G. BRAMBILLA, Il Crocifisso risorto. Risurrezione di Gesù e fede dei discepoli, Queriniana, Brescia 19992, 287). 8

7 contenti e concitati per quanto hanno avuto la possibilità di ricevere dal loro Maestro e questo li spinge ad «attestare ad altri ciò che è stato decisivo per se stessi» e quindi a «dire di un Altro che ci ha fatto uscire da noi stessi, che ci è apparso come un bene riconoscibile non solo per me, ma per tutti»5. Quante volte la ricerca della felicità è legata ad un appagamento meramente personale, che non sa contagiare chi sta accanto ma inizia e finisce con il singolo individuo. Non così accade con il Vangelo, dato che esso «possiede un criterio di totalità che gli è intrinseco: non cessa di essere Buona Notizia finché non è annunciato a tutti, finché non feconda e risana tutte le dimensioni dell uomo, e finché non unisce tutti gli uomini nella mensa del Regno»6. La gioia del Vangelo è la letizia fondata sulla fede nel Cristo risorto, quella fede che proviene da una trasmissione perenne a cui si dà ascolto, che non può né deve conoscere sosta alcuna. È una trasmissione che si fa forte della missionarietà della Chiesa, destinata dal Signore a portare il vangelo nel mondo intero e a ogni creatura [ ]. Mai la Chiesa 4 «Nell incontro con Cristo vogliamo esprimere la gioia di essere discepoli del Signore e di essere stati inviati a portare il tesoro del Vangelo. Essere cristiani non è un peso ma un dono: Dio Padre ci ha benedetti in Gesù Cristo suo Figlio, Salvatore del mondo» (CELAM, Discepoli e Missionari di Gesù Cristo, affinché in Lui abbiano Vita, 28). 5 F. G. BRAMBILLA, cit., EG

8 potrà stancarsi di percorrere le strade del mondo per condividere, con chi ancora non lo possiede, questo annuncio di verità che riporta l uomo alla sua più genuina identità personale7. Lo scopo delle pagine che seguono è quello di delineare il legame esistente tra la gioia e la fede all interno della dinamica dell annuncio evangelico e alla luce dell esortazione apostolica Evangelii gaudium. Inizialmente cercherò di offrire una chiarificazione dei concetti di gioia e di fede, a mio giudizio essenziale per non cadere in facili equivoci e fraintendimenti. Successivamente mostrerò come la gioia e la fede costituiscano insieme le fondamenta dell essere del cristiano e come il loro connubio sia importante in vista di una evangelizzazione, chiamata ad essere soprattutto una condivisione gioiosa della fede che ci è stata donata e trasmessa. 7 R. FISICHELLA, La fede come risposta di senso. Abbandonarsi al mistero, Figlie di San Paolo, Milano 2005,