Il Csm sceglie Leone De Castris per sostituire Motta a Lecce. Sfumano le aspettative dell aggiunto Argentino in scadenza a Taranto

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1 Il Csm sceglie Leone De Castris per sostituire Motta a Lecce. Sfumano le aspettative dell aggiunto Argentino in scadenza a Taranto La quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha scelto all unanimità tra i dei candidati alla successione di Cataldo Motta, andato in pensione dallo scorso 31 dicembre, alla guida della Procura della Repubblica di Lecce e della Direzione Distrettuale Antimafia salentina, indicando il nome del dr. Leonardo Leone De Castris 57 anni, originario di Bari, attuale procuratore capo di Foggia. Adesso la decisione presa dovrà passare al vaglio del plenum del CSM, i cui componenti dovranno votare pro o contro. A rafforzare la candidatura del dr. De Castris la sua esperienza sinora maturata alla guida di ben due Procure, prima quella di Rossano Calabro e successivamente quella di Foggia, preceduta dal passaggio alla Dda di Lecce e alla Procura di Brindisi, dove fra le numerose altre indagini, ha diretto quella sul naufragio della Kater Rades avvenuto il 28 marzo del 1997, e sull omicidio dello scafista contrabbandiere Vito Ferrarese (13 giugno 1995). De Castris è uno dei quindici magistrati da mesi in corsa per la poltrona di vertice degli inquirenti leccesi, insieme ad altri sei salentini tra cui il procuratore aggiunto Antonio De Donno, ( a destra nella foto) attuale reggente della Dda ma contestualmente in lizza per la guida della Procura di Brindisi (che per l imminente pensionamento di Marco Di Napoli, dovrà presto essere

2 coperta da una nuova nomina, e Maria Cristina Rizzo, a capo della Procura presso il Tribunale dei minori di Lecce-Brindisi-Taranto. Tra gli auto- candidati al dopo-motta figuravano, tra gli altri, la procuratrice Maria Teresa Principato, aggiunta a Palermo, Giorgio Lino Bruno e Renato Nitti attualmente in servizio a Bari, Giovanni Bombardieri a Catanzaro, e persino Pietro Argentino attuale procuratore aggiunto a Taranto, il cui incarico semi-direttivo è in scadenza il prossimo 8 maggio 2017 avendo già raggiunto il tetto massimo di 4+ 4 anni. Infatti proprio oggi pomeriggio alle 15 Argentino (a sinistra nella foto) dovrà comparire dinnanzi alla Commissione Disciplinare del CSM. dove saremo anche noi a seguire l udienza pubblica per un procedimento a suo carico, il quale oltre ad avere dei procedimenti giudiziari in corso a Catanzaro per delle reciproche querele con dei magistrati del Tribunale e della Procura di Potenza, Argentino ci risulta aver presentato domanda anche per le procure di Trani e Matera, ma ha più di qualche problema e secondo fonti autorevoli del Consiglio Superiore della Magistratura ha ben poche possibilità di una promozione a procuratore capo. Quindi rischia seriamente di tornare a fare il sostituto, e difficilmente accetterà di restare a Taranto dopo 8 anni da procuratore aggiunto. Concluse indagini su tre gruppi criminali,50 indagati. Accuse di mafia a droga

3 Si sono concluse ieri le indagini condotte dal sostituto procuratore della repubblica dr. Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce nei confronti di 50 persone, 37 delle quali il 21 giugno scorso vennero sottoposte a provvedimenti cautelari, coinvolti nell inchiesta che ha smantellato tre associazioni mafiose attive operanti a Taranto e provincia, grazie ad una brillante operazione della Polizia di Stato. Il primo clan farebbe riferimento al boss Cosimo Di Pierro, di 61 anni, ritenuto anni fa uno degli elementi di spicco del gruppo mafioso capeggiato dai fratelli Riccardo e Gianfranco Modeo. Gli altri due clan erano guidati rispettivamente rispettivamente dai pregiudicati Gaetano Diodato e Nicola Pascali. Nei loro confronti sono contestati a vario titolo reati di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, rapina aggravata, spaccio di droga, detenzione illecita di armi clandestine, ricettazione e danneggiamento, e grazie alle intercettazioni ambientali sono stati filmati e documentati anche i riti di affiliazione.

4 Il Di Pierro era stato innalzato da Ignazio Taurino, boss indiscusso col grado più alto a Taranto, inizialmente al grado di santa e poi di vangelo, ed in una intercettazione si vantava con i suoi sottoposti dicendo: La città è nostra. Il procuratore antimafia Cataldo Motta spiegò che La mafia tarantina non è Sacra corona unita ma usa riti della ndrangheta. Uno spaccato inquietante della criminalità commentarono il procuratore antimafia Motta e il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo che dimostrano come trent anni dopo le sanguinose guerre di mala non sia cambiato molto e sia ancora necessario fare prevenzione. Escono dal carcere troppo velocemente commenta Motta si lasciano dimagrire in carcere per ottenere i domiciliari per motivi di salute. Spesso i medici che diagnosticano improbabili mali sono sempre gli stessi. E si arricchiscono, girando per Tarano con auto lussuose. ECCO COME I QUOTIDIANI LOCALI HANNO DATO LA NOTIZIA (ESCLUSIVAMENTE IL LANCIO DELL AGENZIA ANSA)

5 Agenzia ANSA Solo l agenzia ANSA! Nessuna notizia!!! Operazione Feudo. La Guardia di Finanza sequestra una catena di supermercati del valore di oltre 4 milioni di euro Nelle giornata di ieri, i finanzieri del Comando Provinciale di Taranto, hanno eseguito nel

6 capoluogo jonico e nei comuni di Statte, San Giorgio, Grottaglie, Pulsano e Crispiano il sequestro di un centro di distribuzione di prodotti alimentari ( Primo Cash & Carry gruppo Pascar) e non, con 13 unità locali di vendita per un valore di oltre di euro. Il sequestro è stato disposto dal Tribunale del Riesame di Lecce che ha accolto l appello proposto dalla Procura della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, formulato nell ambito delle indagini denominate operazione FEUDO, che portò, nel giugno scorso, allo smantellamento di un agguerrito gruppo criminale organizzato che operava nel capoluogo jonico e nei comuni di Statte e Massafra, per cui furono eseguite, 38 ordinanze di custodia cautelare, delle quali 30 in carcere ed 8 ai domiciliari oltre al sequestro di beni mobili ed immobili ed aziende. La Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce nei giorni scorsi, in relazione a tale operazione, ha emesso l avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di nr. 87 indagati, molti dei quali devono rispondere di associazione di tipo mafioso e traffico illecito di sostanze stupefacenti Retata antidroga a Taranto della Direzione Antimafia di Lecce. 5

7 arrestati dalla Polizia nella foto il pm Coccioli ed il procuratore capo Motta Accuse di traffico di droga ed estorsioni sono le contestazioni su cui si fonda dell inchiesta Terra mia condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Lecce le cui indagini abbracciano un arco temporale che va dal gennaio 2012 al marzo Alle prime ore di questa mattina mattina, a seguito dell ordinanza disposta dal Gip presso il Tribunale di Lecce, gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Taranto con l ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Lecce hanno eseguito un ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque persone tutte ritenute a vario titolo responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla illecita detenzione, trasporto, commercio, vendita e distribuzione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. I dettagli dell operazione sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la Questura di Taranti alla presenza del Procuratore Capo della DDA di Lecce dr. Cataldo Motta e del sostituto procuratore Alessio Coccioli.

8 Cinque gli arrestati finiti in carcere: Antonio Lacava 41 anni ( nella foto a sinistra), Michele Lillo 38anni, Michele Masella 51anni, Roberto Merico 29anni, Francesco Vitale 64anni. Oltre ai cinque destinatari dell ordinanza di carcerazione, sono state indagate altre 20 persone Nel corso delle articolate indagini, i poliziotti della Squadra Mobile di Taranto hanno avuto modo di accertare l esistenza di una associazione ramificata ed estesa nella zona orientale della provincia jonica, dedita all approvvigionamento ed alla successiva vendita di sostanze stupefacenti. I numerosi episodi ricostruiti nel corso delle indagini e puntualmente riscontrati con arresti e sequestri di droga, hanno permesso, così, di delineare l organizzazione malavitosa che, in maniera collaudata, era dedita al traffico di cocaina, marijuana ed hashish. Gli investigatori hanno accertato che a capo del sodalizio criminale erano Antonio Lacava e Francesco Vitale (a destra nella foto) che, periodicamente, rifornivano di sostanze stupefacenti i loro complici per la successiva immissione nel mercato, i quali oltre ad avere la disponibilità di numerose auto e moto usate

9 per il trasporto, aveva a disposizione anche diverse basi logistiche situate prevalentemente nelle campagne della provincia dove depositavano, occultavano e confezionavano in maniera indisturbata la droga. Nel corso dell operazione sono state anche recuperate e poste sotto sequestro due piante di cannabis. Le indagini, hanno permesso di accertare che il denaro con il quale veniva acquistata la sostanza stupefacente proveniva soprattutto dall attività crimiosa del cosiddetto cavallo di ritorno collegata ai numerosissimi, i furti di auto e di motociclette compiuti dalla banda nella parte orientale della provincia jonica, che si estende da San Giorgio Jonico arrivando a Torricella. Michele Masella Roberto Merico Michele Lillo

10 Operazione Alias. Con il rito abbreviato condanne per 111 anni alla mafia tarantina Come ampiamente raccontato da questo quotidiano nell ottobre 2014 la Polizia di Stato coordinata dal sostituto procuratore dr. Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce conclusero una vasta operazione antimafia (leggi QUI), effettuando l arresto di 52 persone responsabili a vario di titolo dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi. Il gruppo criminale operava su Taranto con articolazioni a Verona e Sassari dove si trovavano confinati Orlando D Oronzo e Nicola De Vitis che erano capo dell organizzazione. Il Gip Vincenzo Brancato, accogliendo la richiesta del rito abbreviato presentata da alcuni imputati per ottenere l applicazione di 1/3 della pena prevista dal Codice Penale, ha emesso una sentenza con 9 assoluzioni e 11 condanne per un totale di 111 anni e 7 mesi. Questi i condannati: Cosimo Buzzacchino: 3 anni di reclusione euro di multa, ed interdetto dai pubblici uffici per la durata di 5 anni tutti gli altri elencati di seguito sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici in stato di interdizione legale durante le rispettive pene da scontare: Nicola De Vitis: 20 anni di reclusione Orlando D Oronzo: 16 anni di reclusione

11 Gaetano Diodato: 10 anni di reclusione Francesco Lattarulo : 8 anni di reclusione Fabio Marcucci : 6 anni di reclusione Fabio Murianni: 8 anni di reclusione Michele Natale: 8 anni e 8 mesi di reclusione Gaetano Ricciardi: 7 anni di reclusione Roberto Ruggieri: 8 anni di reclusione Giuseppe Zacometti: 8 anni e 8 mesi di reclusione Questi gli assolti: Cosimo Appeso, Luca Borgia, Andrea Di Carlo, Pasquale Giannotta, Carmine Eramo, Angelo Pizzoleo, Salvatore Scarci, Manuel Soru, Sandro Soru. Lunedì 28 invece si terrà la 1a udienza del processo regolare, e verrà deciso il collegio giudicante. Il prefetto di Taranto blocca la festa dei 50 anni di un boss della provincia. I retroscena E stato il bravo collega ed amico Guido Ruotolo a raccontare oggi sul quotidiano La Stampa di Torino, come a Taranto sia stato evitato in extremis dal Prefetto di Taranto dr. Umberto Guidato un bis del caso Casamonica di Roma. Infatti un sorvegliato speciale, Angelo Soloperto aveva organizzato per domani (cioè domenica) un mega festeggiamento per il suo 50 compleanno che si sarebbe dovuto svolgere a San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto, chiedendo addirittura il pagamento di un biglietto di 3 euro per chi volesse partecipare al concerto in piazza per la festa del boss.

12 Ad accorgersi immediatamente di quanto stava per accadere ed a segnalarlo alla Prefettura di Taranto, in realtà è stato l attento Questore di Taranto dr. Mongini (trasferito per meriti di servizio a Verona proprio nei giorni scorsi) che ha ricevuto la segnalazione dai suoi uomini sul territorio che non hanno mai mollato il controllo su Soloperto. Giustamente il collega del quotidiano La Stampa si chiede Quanti cittadini erano pronti a ribellarsi, a impedire una festa pubblica per uno boss mafioso? Ed aggiungiamo noi: ed i politici locali??? nella foto Angelo Soloperto

13 Angelo Soloperto, sorvegliato speciale scrive La Stampa domani compirà 50 anni. Voleva organizzare una festa in grande, indimenticabile, nel suo paese, San Marzano di San Giuseppe, provincia di Taranto, paese agricolo dove i vecchi parlano ancora arberesche, il vecchio albanese prima con uno spettacolo a pagamento (tre euro a biglietto) con il cantante neo-melodico Nino Fiorelli, poi con i festeggiamenti veri e propri, e c è da scommettere, pure con i fuochi d artificio Adesso scrive Ruotolo la Procura di Taranto vorrà capire chi aveva dato tutte le autorizzazioni al concerto in piazza Palladio, dietro le case popolati della 167, e chi aveva organizzato il concerto. Insomma verificare se e che in termini vi siano state complicità dentro la macchina comunale e a quale livello. Se solo amministrativo-burocratico o anche politico. Sulla mafiosità del festeggiato Angelo Soloperto che compirà cinquant anni domani, La Stampa (giustamente, aggiungiamo noi!) non ha nessun dubbio in quanto è il capo di un clan di mafia già arrestato per estorsioni ed appalti truccati. Finì in carcere nel 2004, e con lui anche l assessore regionale del governatore Raffaele Fitto, Pietro Franzoso, Forza Italia, che fu anche sospettato di aver fatto assumere il fratello del boss Angelo in una impresa. Ruotolo aggiunge che secondo gli inquirenti, il clan era in grado di controllare un pacchetto di novecento preferenze. Nel luglio 2004 infatti, numerosi esponenti del clan Soloperto vennero condannati dal Tribunale di Taranto in primo grado, che ha riconosciuto la natura mafiosa dell organizzazione. Naturalmente succede solo in questo Paese aggiunge La Stampa, raccontando che un bravo penalista è riuscito a far scarcerare (il 17 dicembre scorso) Angelo Soloperto rivolgendosi alla Corte Europea dei Diritti dell Uomo che ha confermato la violazione italiana della direttiva che impone degli spazi minimi dove i detenuti devono essere ristretti. Spazi che nel caso di Soloperto, risultavano molto al di sotto della direttiva. E che per questo fu risarcito con 2352 euro per il trattamento carcerario inumano e degradante subito. In realtà è stato Il Magistrato di Sorveglianza di Spoleto, in data a scarcerare Angelo Soloperto, leader del clan mafioso che porta il suo cognome, accogliendo un istanza dell avvocato Alessandro Cavallo, un penalista di Sava (Taranto), che dimostrava che il suo assistito ha dovuto espiare una pena in una condizione di sovraffollamento, motivo per cui sulla base di tale argomentazione il Magistrato di Spoleto ha ridotto la pena inflitta al Soloperto ordinandone la immediata liberazione e gli ha persino riconosciuto, a titolo di risarcimento una somma pari ad euro 2.352,00.

14 Dalla vicenda che portò in carcere dieci anni il Soloperto e Pietro Franzoso (successivamente deceduto) sono passati dieci anni. E quindi è bene rinfrescare ai lettori le idee, utilizzando anche il lavoro di altri colleghi, come Giovanna Bruno del Corriere della Sera. * * * * * * * * * * * * La vicenda in questione venne approfondita abbastanza bene anche dall inviato Davide Carlucci del quotidiano La Repubblica (leggi QUI dall archivio ) il 19 dicembre 2014, che riportiamo integralmente di seguito:

15 Franzoso, le relazioni pericolose LECCE 19 dicembre 2004 Ieri mattina, da una cella del carcere di Lecce, ha professato la sua innocenza. Ha raccontato ai giudici la sua storia di politico di lungo corso che non avrebbe mai avuto bisogno di stringere sodalizi con i clan. Ma Pietro Franzoso, l assessore regionale ai Trasporti arrestato giovedì dalla Dda ( la Direzione Distrettuale Antimafia n.d.r. CdG ) di Lecce per un ipotesi di voto di scambio con il clan criminale dei Soloperto, deve fare i conti con le intercettazioni e i riscontri che corroborano l ordinanza di custodia cautelare firmata da Enzo Taurino. E che disegnano un quadro preoccupante se confermato degli intrecci tra malavita e politica nel Sud Tarantino. Uno scenario così inquietante da motivare per la prima volta, forse, almeno in Puglia la necessità dell arresto proprio ora, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, con la «sussistenza di un concreto pericolo di reiterazione» del reato. Una necessità che l avvocato Pasquale Corleto contesta: «Dopo quasi cinque anni dall episodio contestato, il chiarimento dato oggi dall uomo in manette poteva tranquillamente essere fornito senza ricorrere alla cattura». «E i voti di chi~ No! Ma mò gli devo dire pure il fatto di Franzoso! Devo dire il fatto di Franzoso!». La serie di intercettazioni in mano alla Dda inizia così, con la presentazione del tema, come si faceva nelle novelle medievali. I personaggi che entrano in scena sono Angelo Soloperto e sua moglie Stefania Cantarone, reclusi nella casa circondariale di Taranto. Nella loro conversazione in cella dell ottobre 2003 si materializza così il fatto di Franzoso. Un episodio isolato l assunzione, il 24 maggio 2000, di Pietro Soloperto, fratello del boss, nella Iris di Franzoso in cambio di un pacchetto di voti da parte dei clan ma inserito in un contesto fitto di relazioni pericolose. «Ah, Eh, ha detto Franco (il fratello di Angelo, ndr), ha raccontato il fatto~ Eh! è andato in cassa integrazione!», dice la signora Cantarone. Risponde il marito: «L hanno fatto licenziare apposta, no?». E la moglie: «Non si sa per che cosa!». Angelo Soloperto ritorna sul fatto di Franzoso. E la moglie commenta: «Ah! Lo sai che ha detto Franco? Lo vogliono rovinare proprio!». «No, è la verità», replica il marito. Ma il fatto, sembra di capire, è anche qualcosa che non è ancora ben emerso: un appalto. «Moh, oggi viene Franz (l avvocato Pesare difensore di Soloperto, ndr) e glielo dico, il fatto di Franzoso, il fatto della gara d appalto che vincemmo». C è poi un riferimento a un altro episodio elettorale. Dice la donna: «Ho detto di dirgli pure: Che fece avere il posto a mio

16 fratello! Il posto per le votazioni, fece avere il posto a mio fratello Franco» (Un nome quest ultimo, che però non compare nella trascrizione della Polizia). E ancora: «Vedi che quelli, Franco e Sergio si sono mossi per il fatto delle votazioni, per mezzo mio!». E si tira in ballo, Giacchetta, ovvero Pasquale Lonoce, cognato di Ciro Intermite, ex vicesindaco di San Marzano di San Giuseppe ed esponente di Forza Italia. Sarebbe stato lui a fare da intermediario e a ricompensare Franzoso con un contributo di 5 milioni di lire. Particolare, quest ultimo, recisamente negato da Lonoce. Soloperto fu assunto subito dopo le elezioni. Una carriera rapida: manovale, dopo sei mesi ottiene il contratto a tempo indeterminato, poi diventa autista di secondo livello, infine è promosso al terzo. Quando i Carabinieri interrogano la moglie sulle modalità di assunzione, l assessore segue con partecipazione l audizione e s informa su chi la sta interrogando: «Ma chi sta? Sto capitano qua?». L ordinanza accenna anche al conflitto d interesse di Franzoso: mentre partecipava, a nome della Provincia o della Regione, alle sedute del comitato portuale del porto di Taranto nelle quali si affidavano lavori, la sua azienda otteneva un subappalto da 640 milioni di lire. Ma l accusa principale riguarda il successo anomalo alle elezioni. Da attribuire all assunzione di Pietro Soloperto, già arrestato per rapina e denunciato per detenzione e porto illeciti d arma, esplosione in luogo pubblico. Ma soprattutto, fratello di Angelo. «A San Marzano era il sindaco lo descrive Lonoce tutto quello che voleva era un ordine». * * * * * * * * * * * * Pietro Franzoso fu premiato ed eletto deputato di Forza Italia. Successivamente nel 2011 è deceduto dopo un incidente, venendo travolto dalla pesante struttura del cancello dello stabilimento della società Iris di Torricella (di proprietà della moglie), che aveva perso le guide dei binari. Il nome di Franzoso compare nelle intercettazioni sulla vicenda giudiziario Ambiente Svenduto sull ILVA, che potete ascoltare con le vostre orecchie attraverso un dossier sempre del quotidiano La Repubblica, cliccando QUI

17 C è da augurarsi a questo punto, che venga fatta chiarezza, senza che dei fascicoli pendenti presso la Procura della Repubblica di Taranto non si perdano anche questa volta (come raccontano in ambienti giudiziari) sopratutto quando vedono coinvolti un avvocato ed un giornalista indagati per favoreggiamento. Anche perchè loro questi posti ed il luogo della festa bloccata dal Questore e Prefetto di Taranto, dovrebbero conoscerli bene I Carabinieri di Taranto hanno eseguito trenta di ordinanze di custodia cautelare della DDA di Lecce per traffico di stupefacenti.

18 Alle prime ore del mattino di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Massafra, coadiuvati dai militari del Reparto Operativo del capoluogo Jonico, sotto la direzione della D.D.A. la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno dato esecuzione a 30 provvedimenti cautelari (20 in carcere e 10 agli arresti domiciliari) emessi dal GIP presso Tribunale di Lecce dott. Vincenzo Brancato, su richiesta dei Sostituti Procuratori dr. Alessio Coccioli della D.D.A. di Lecce e dalla dott.ssa Giovanna Cannarile della Procura di Taranto, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di reati in materia di sostanze stupefacenti, di cui 16 di Palagiano (Ta) dei quali 4 rintracciati rispettivamente 1 in Trieste, 1 a Staranzano (GO), 1 a Francavilla Fontana (BR) ed uno a Lecce; 6 di Massafra (Ta), 4 di Taranto, 1 di Lizzano, 1 di San Marzano di San Giuseppe, 1 di Castellaneta (Ta) ed 1 di Santa Maria la Carità (Na). Numerose perquisizioni sono state effettuate con l ausilio di cani antidroga. In particolare, nei confronti di 23 indagati l accusa è aver preso parte, a vario titolo, ad un associazione per delinquere, avente disponibilità di armi, finalizzata al traffico di cocaina, hashish e marjuana, operante con carattere di prevalenza sulla piazza di spaccio di Palagiano.

19 nella foto, Giovanni Carmelo Putignano, L indagine, avviata ad agosto 2011 dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Massafra e diretta dalla D.D.A. salentina, con l applicazione di un Sostituto della Procura jonica, ha il suo epicentro in Palagiano (Ta) e si è sviluppata sulle spoglie di un associazione di tipo mafioso, storicamente promossa e diretta da Putignano Carmelo, detto Minuccio, capo indiscusso dell omonimo clan palagianese, duramente colpita dal N.O.R. di Massafra nel luglio del 2012, con l operazione ARTEMIDE, nel corso della quale era stato tratto in arresto l anziano boss che è ancora in atto detenuto. L attività investigativa si è incentrata su un sodalizio criminale, riorganizzato, promosso e diretto dai figli di Carmelo Putignano: il 31enne Fiore Liberato, e il 38enne Giovanni Carmelo detto Carmine, dedito alla gestione dello spaccio di hashish e marijuana in Palagiano, attraverso una fitta rete di spacciatori, tutti in posizione subalterna rispetto ai due germani, fra cui anche alcuni soggetti all epoca dei fatti minorenni, la cui posizione sarà vagliata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Taranto e quindi non colpiti in atto da misure.

20 nella foto, Ivan Cavallo Il canale di approvvigionamento della droga, con riferimento alla marijuana,è stato individuato in due persone della provincia di Taranto, Ivan Cavallo ed Antonio Felice, residenti rispettivamente in Lizzano e San Marzano, entrambi destinatari dell odierna misura cautelare, mentre i periodici e rilevanti rifornimenti di hashish erano assicurati al sodalizio da un pregiudicato residente a Torre Annunziata, Antonio Casciello, anch egli attinto dall odierno provvedimento restrittivo. Al reperimento dell hashish avevano partecipato anche Domenico Attorre e Domenico Petruzzelli (quest ultimo padre dell omonimo Domenico, perito nella strage del 17 marzo 2014 in Palagiano) facenti parte del clan Putignano, entrambi assassinati nell agguato occorso il 9 maggio 2011, nelle campagne di Palagiano. E stato determinante, per focalizzare il ruolo di alcuni personaggi di spicco ed il loro coinvolgimento illecite dell indagine, è risultato il contributo investigativo e probatorio apportato dalle attività di intercettazione eseguite in merito al duplice omicidio di Attorre e Petruzzelli e all Operazione Artemide sopra citata.

21 nella foto, Antonio Casciello Nel corso dell indagine, è stata altresì documentata l esistenza di una seconda associazione dedita al traffico di cocaina in Palagiano, i cui capi e promotori sono stati individuati in alcuni pregiudicati di Taranto, dei quartieri Paolo VI e Lido Azzurro, che faceva capo a Leonardo Taurino, Nicola Perrini e Giuseppe Portulano. Quest ultimo gruppo costituiva il canale di approvvigionamento privilegiato dello stupefacente che veniva immesso sul mercato, avvalendosi del contributo di Francesco Di Chio ed Onofrio Resta, di Palagiano, i quali provvedevano alla capillare diffusione della cocaina sulla piazza cittadina, previo benestare del clan Putignano, che facevano valere la loro posizione predominante sul territorio.

22 nella foto, Fiore Liberato Putignano, Nel corso delle attività, numerosi sono stati i riscontri operativi con 10 persone tratte in arresto, in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ed il sequestro di circa due chili e mezzo di droga del tipo hashish e cocaina. Molto importante l arresto di Fiore Liberato Putignano, sorpreso in possesso di circa 330 grammi di hashish e per il reato di maltrattamenti nei confronti della sua ex convivente, a seguito del quale la direzione dell associazione veniva assunta dal fratello Giovanni Carmine Putignano, a cui il recluso faceva pervenire direttive inerenti alla prosecuzione del traffico di stupefacenti, anche mediante lettere inviate a terze persone. L episodio che ha portato all arresto di Fiore Liberato Putignano è scaturito da un inquietante intercettazione ambientale, all interno della sua autovettura, nel corso della quale emergeva che era in atto una brutale aggressione nei confronti della compagna. L efferata violenza, messa in atto dall uomo, era stata scatenata da alcuni comportamenti ritenuti irrispettosi posti in essere dalla donna alla presenza dei suoi sodali e per i quali la stessa doveva essere punita. Nel corso delle successive attività di perquisizione, estese anche ad un abitazione che il Putignano aveva adibito a luogo di deposito, taglio e confezionamento della sostanza stupefacente, veniva rinvenuto il rilevante quantitativo di hashish di cui si è detto.

23 nella foto, Giuseppe Santoro, In alcune missive, opportunamente sequestrate, al Fiore Liberato Putignano sebbene detenuto, forniva poi precise indicazioni ai suoi sodali sulle modalità di contatto con pregiudicati della provincia di Bari, dai quali aveva in animo di acquistare grosse partite di eroina destinate al mercato del capoluogo jonico. Inoltre, dal rapporto epistolare con i suoi associati, suffragato dagli esiti delle attività di intercettazione, emergeva la figura del massafrese Giuseppe Santoro, anch egli attinto dall odierna misura ed in atto già detenuto per altra causa, con cui, nel corso di un periodo di comune detenzione, il capo del gruppo criminale avrebbe stretto un patto di sangue in forza del quale lo stesso Santoro, al momento della sua scarcerazione, avrebbe dovuto fornire il proprio contributo per le finalità dell associazione, cosa che effettivamente si concretizzava con l attività di intermediazione, per l acquisto di variabili quantitativi di droga, svolta dal Santoro. Infine, nel corso dell indagine veniva documentato anche il reato di spaccio di banconote false da 100 euro, acquistate al prezzo di 35 euro cadauna per essere poste in circolazione in numerose attività commerciali di Taranto e Massafra.

24 La conferenza stampa del dr. Motta capo della D.D.A. di Lecce L operazione odierna ha colpito al cuore lo storico sodalizio palagianese del Putignano già in passato qualificatosi come associazione mafiosa, sul cui sfondo sono peraltro maturati i contrasti fra Cosimo Orlando, che aveva militato nello stesso con il rango di semplice soldato e Giovanni Di Napoli, all epoca soggetto di elevata posizione in seno al clan, sfociati nella strage di Palagiano del 17 marzo 2014, nella quale decedeva anche il piccolo Domenico Petruzzelli di soli trenta mesi. Proprio il rimprovero di non averlo sostenuto durante la carcerazione aveva infatti indotto Cosimo Orlando a mancare di rispetto definendolo finanche infame a Di Napoli, la cui posizione sovraordinata nel clan nei passati tempi della comune militanza avrebbe dovuto comportare, secondo l Orlando, un azione di supporto durante la propria carcerazione iniziata nel Per tali motivi, Nino Di Napoli, il 16 marzo scorso, è stato arrestato quale presunto mandante del triplice omicidio ed è tuttora sottoposto a custodia cautelare in carcere, confermato dalla decisione di venerdì scorso del Tribunale del Riesame. Il sodalizio dei Putignano, era stato già colpito nell anno 1996, con l operazione DIANA, condotta dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Taranto, come detto, è lo stesso gruppo del quale facevano parte, inoltre, Domenico Attorre e Domenico Petruzzelli, omonimo genitore del piccolo Domenico, assassinati il 9 maggio 2011, in Palagiano. L odierna attività costituisce, quindi, la naturale prosecuzione del lungo ed intenso lavoro investigativo condotto dall Arma tarantina su Palagiano, finalizzato al contrasto dell ambito criminale nel quale è anche maturato l eccidio del 17 marzo

25 2014. L esecuzione dell ordinanza ha visto l impiego di circa 150 Carabinieri della Compagnia di Massafra, del Reparto Operativo di Taranto e delle Compagnie di Taranto, Manduria, Martina Franca e Castellaneta, con il supporto di un elicottero del 6 Elinucleo Carabinieri di Bari Palese ed unità cinofile antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno Questi i nomi di tutti gli arrestati. 1. PUTIGNANO Fiore Liberato, nato a Massafra PUTIGNANO Giovanni Carmelo, nato a Massafra PALMISANO Antonio, nato a Acquaviva delle Fonti CAVALLO Ivan, nato a Taranto FELICE Antonio, nato a Grottaglie CASCIELLO Antonio, nato a Gragnano TAMBORRINO Fabio, nato a Mottola PREITE Domenico, nato a Taranto TITO Marco, nato a Mottola MARCHIONE Samuele, nato a Massafra INTINI Giuseppe, nato a Massafra SANTORO Giuseppe, nato a Vignola RISPOLI Giovanni, nato a Castellamare di Stabia PERRINI Nicola, nato a Castellaneta PORTULANO Giuseppe, nato a Taranto TAURINO Leonardo, nato a Taranto MINGOLLA Claudia, nata a Taranto DI CHIO Francesco, nato a Cerignola RESTA Onofrio, nato a Mottola DI MITO Leonardo, nato a Massafra CRISTIANO Giuseppe, nato a Massafra ALOISIO Michelangelo, nato a Gioia del Colle MARCHIONE Vittorio, nato a Palagiano PALUMBO Gianpaolo, nato a Mottola POTENZA Paride, nato a Palagiano MARTUCCI Giulio, nato a Torino MONTEMURRI Antonio, nato a Maglie TAMBORRINO Davide, nato a Castellaneta BARNABA Valeria, nata a Tricase LAVINO Vincenzo, nato a Palagiano

26 Ecco chi sono i commercianti e l imprenditore rinviato a giudizio per favoreggiamento ai mafiosi dell inchiesta Alias. Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, ex- art. 415 bis agli esponenti della criminalità organizzata tarantina che lo scorso anno vennero coinvolti ed arrestati nell operazione Alias condotta dalla Polizia di Stato sotto il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Lecce. Coinvolti nell inchiesta boss della malavita come Orlando D Oronzo e Nicola De Vitis, elementi di spicco della malavita che controllano tutte le attività illegali a Taranto e provincia, nonostante si trovassero in soggiorno obbligato in Sardegna e nel Veneto. E stato grazie alle intercettazioni telefoniche che gli investigatori della Questura di Taranto diretti dal dottor Roberto Giuseppe Pititto sono riusciti

27 ad identificare gli appartenenti all organizzazione di stampo mafioso che imponeva il pizzo a imprenditori e commercianti della città. L operazione è quella che ha portato in carcere anche l imprenditore-politicante (del Nuovo PSI) Fabrizio Pomes, finito arrestato in carcere insieme agli altri. L avviso di garanzia è stato notificato anche a tre noti imprenditori della città, fra cui Giovanni Geri titolare del noto negozio di abbigliamento Lord presidente della FedermodaConfcommercio di Taranto che recentemente è stato sottoposto a dei controlli fiscali da parte della Guardia di Finanza durati tre settimane, ed a Giovanni Perrone membro della famiglia Perrone proprietaria della Ferramenta Perrone, famiglia di cui fa parte Angelo Perrone, a cui la Confcommercio di Taranto aveva affidato la Presidenza della categoria ferramenta & bricolage. Sia Geri che Perrone, sono stati accusati di favoreggiamento all organizzazione mafiosa, reato punito con la reclusione fino a quattro anni. Il terzo rinviato a giudizio è un imprenditore, Vladimiro Viola titolare della ditta della ditta F.lli Viola. Non sbagliavamo quindi quando a suo tempo (leggi QUI) raccontavamo le pesanti accuse mosse dal Procuratore Distrettuale Antimafia di Lecce dr. Cataldo Motta il quale aveva accusato pubblicamente, in occasione della conferenza stampa per l operazione Alias, commercianti, imprenditori e politici tarantini, per non aver collaborato alle indagini svolte dagli investigatori della Polizia di Stato.

28 Accuse non infondate quindi quelle degli investigatori della Polizia di Stato, che hanno infatti indotto il pubblico ministero dr. Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Lecce a richiedere il processo anche per i tre commercianti rinviati a giudizio. Per accuse del dr. Motta, e da noi quindi solo riferite, qualcuno ha pensato di denunciarci per cercare di metterci a tacere, ma inutilmente! Questi faccendieri non hanno ancora capito che alla fine la verità viene sempre a galla, e non basta organizzare dei convegni ed invitare qualche ufficiale delle forze dell ordine tarantine, per poter parlare a pieno titolo di legalità. Questo l elenco dei destinatari (oltre i 3 commercianti) dei provvedimenti cautelari, a carico dei quali è stata richiesto dalla

29 Procura della Repubblica di Taranto il processo: Cosimo Appeso, 41anni; Egidio Bianchi, 44 anni; Calogero Bonsignore, 52anni; Raffaele Brunetti, 62anni; Christian Buzzacchino, 27anni; Cosimo Buzzacchino, 55anni; Sergio Cagali, 60anni; Pietro Cetera, 46anni ; Giuseppe D Andria, 51anni; Francesco D Angela, 28anni; Orlando D Oronzo, 56anni; Michele De Vitis, 55anni; Nicola De Vitis, quarantasei; Andrea Di Carlo, 34anni; Gianpiero Di Carlo, 35anni; Gaetano Diodato, 45anni ; Davide Forti, 35anni; Graziano Forti, 42anni; Mahmoud Gabsi, 29anni; Pasquale Giannotta, 41anni; Francesco Lattarulo, 34anni; Carmelo Lazzari, 42anni; Francesco Leone, 28anni; Pietro Leone ; Tommaso Lugiano 60anni ; Fabio Marcucci 36anni ; Leo Mollica 52anni; Fabio Murianni, 34anni; Michele Natale 36anni; Polo Bladimir Josè Oduver, 38anni; Giovanni Peluso, 53anni; Angelo Pizzoleo, 39anni; Vincenzo Fabrizio Pomes, 48anni; Fabio Raimondi, 35anni; Gaetano Ricciardi 41anni; Moreno Rigodanzo, 36anni; Roberto Ruggieri, 51anni; Massimiliano Salamina, 44anni; Giorgio Saponaro, 32anni; Francesco Scarci, 52anni; Salvatore Scarcia, 47anni; Manuel Soru, 33anni; Sandro Soru 32anni; Riccardo Vallin, 42anni; Giuseppe Zacometti, 44anni; Gaetano Ziccardi, 29anni; Vincenzo Basile 43anni; Angelo Di Carlo, 45anni; Cosimo D Oronzo, 36anni. Il collegio dei legali difensori è composto, tra gli altri, dagli avvocati Angelo Casa, Fabio Nicola Cervellera, Luigi Danucci, Salvatore Maggio, Antonio Mancaniello,Franz Pesare, Enzo Sapia, Gaetano Vitale, del foro di Taranto. Il Sindaco scrive al Prefetto. Inutilmente Questa la letterina inviata dal Sindaco di Taranto Ippazio Stefàno al Prefetto di Taranto dr. Guidato : Le scrivo per manifestarle il mio più vivo apprezzamento per aver condiviso, nel recente incontro avuto con Lei sul tema del futuro dell ILVA, la necessità che vi sia un costante aggiornamento sulla realizzazione del cronoprogramma fissato dall AIA sui temi dell ambientalizzazione della fabbrica, ma anche sulla salvaguardia dei posti di lavoro nonché sulla tutela della imprenditoria dell indotto e per essa anche le sue maestranze. E, dunque, fortemente avvertita la necessità di costanti confronti delle istituzioni locali con il Commissario Gnudi affinchè siano partecipate ed aggiornate costantemente sugli sviluppi degli aspetti di cui sopra che, con particolare attenzione e preoccupazione, vengono vissuti dai

30 nostri cittadini. Dando vita a questo tipo di rapporto, è facile immaginare esso non potrà che giovare alla collettività potendo contare su una corretta e tempestiva informazione sui programmi in atto e per quelli futuri, attraverso Lei con un filo diretto col Governo, essere partecipi e possibilmente spettatori non più passivi. Confidiamo, dunque, che attraverso il suo interessamento il Governo impegni la gestione commissariale a maggiori confronti con il nostro territorio dando in questo senso, da subito, tangibili segnali di confronto In pratica il Sindaco pretende di poter essere aggiornato dal Commissario Pietro Gnudi sullo stato della vicenda ILVA, dimenticando però che il Commissario risponde solo al Governo, e che delle trattative con gruppi imprenditoriali e multinazionali prevedono sempre la massima riservatezza. Pretendere di sapere qualcosa di riservato è un pò troppo per un Sindaco. Il primo cittadino di Taranto farebbe meglio ad occuparsi del degrado della città, delle collusioni comunali con la criminalità organizzata come dichiarato dal dr. Motta, procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, competente su Taranto. Occasione in cui stranamente il primo cittadino ha taciuto.. Mafia: traffico internazionale di stupefacenti, estorsioni, usura, gioco d azzardo ed infiltrazioni nella pubblica amministrazione. In carcere 26 esponenti e 52 indagati di rilievo della Sacra Corona Unita. I Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito, in provincia di Lecce ed in altre località del territorio nazionale, un ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 26 indagati, appartenenti a vari clan

31 mafiosi della frangia leccese dell organizzazione denominata Sacra Corona Unita, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti, introduzione nello Stato, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra, tentato omicidio, estorsione, usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, intestazione fittizia di beni, violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico, abuso d ufficio e corruzione per un atto d ufficio, molti dei quali in concorso fra i vari indagati ed aggravati dalle modalità e finalità mafiose. I provvedimenti cautelari scaturiscono da due distinte attività d indagine, condotte nel periodo , riunite in un unico procedimento, condotte dal R.O.S. (Indagine VORTICE ) e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce (Indagine DEJA VÙ ), nei confronti di esponenti di rilievo della frangia leccese della Sacra Corona Unita, operanti nell area geografica posta a nord della provincia di Lecce (comprendente i comuni di: Squinzano, Campi Salentina, Trepuzzi ed altri). Oltre ai 26 destinatari delle misure cautelari, risultano indagate altre 52 persone (per un totale di 78), fra cui anche tre pubblici amministratori, i quali ultimi rispondono di plurimi reati di corruzione, falso e abuso d ufficio. Nel corso dell odierna operazione è stato sottoposto a sequestro preventivo in Squinzano anche un immobile riconducibile ad uno degli arrestati. Nel dettaglio, le investigazioni hanno documentato le attività illecite gestite dal clan Pellegrino (capeggiato da PELLEGRINO Francesco, detto Zù Peppu, nato a Squinzano LE il , ergastolano, e retto da NOTARO Sergio e dai fratelli PELLEGRINO Patrizio e Antonio, quest ultimo scarcerato per espiazione pena), nonché l influenza esercitata nell area dallo

32 storico boss Giovanni DE TOMMASI, capo indiscusso della SCU leccese, attraverso direttive impartite nel corso dei colloqui carcerari con la moglie SAPONARO Ilde. Il sodalizio è risultato attivo nei settori delle estorsioni, dell usura, dello spaccio di stupefacenti e del gioco d azzardo. In particolare, è emerso un fiorente traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite i contatti mantenuti dall indagato SAVARY Cyril Cedric con fornitori colombiani e spagnoli. le contrapposizioni, in territorio squinzanese, tra il clan PELLEGRINO ed il gruppo capeggiato da MANCA Marino, già affiliato al clan DE TOMMASI, culminate nel tentato omicidio (perpetrato da MILITO Salvatore, nato a Campi Salentina (LE) il ed INTERMITE Michele, nato a Taranto (TA) l , arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo rispettivamente il ed il ) di quest ultimo e di un altro affiliato (GRECO Luca, nato a Squinzano (LE) il ), ad opera di NOTARO Sergio, SAVARY Cyril Cedric e di altri tre indagati. Il contrasto tra i due gruppi ha registrato il verificarsi di ulteriori episodi intimidatori di un gruppo verso l altro che ha rischiato di sfociare in una vera e propria guerra di mafia per il controllo delle attività criminali nei comuni di Campi Salentina, Squinzano, Trepuzzi e Casalabate; i ristabiliti rapporti, al termine di un cruento contrasto, tra il clan DE TOMMASI e quello dei TORNESE di Monteroni di Lecce (LE), finalizzati alla gestione di lucrose attività di narcotraffico. Il contrasto tra i due clan, in essere sin dagli anni ottanta e protrattosi nel decennio successivo, era stato caratterizzato da numerosi episodi delittuosi. Il primo in tal senso è datato , allorquando venne ucciso DE TOMMASI Ivo, fratello del citato boss Giovanni, per mano di SANTOLLA Francesco, nato a Collepasso (LE) il ,personaggio di spicco del clan TORNESE. A tale omicidio conseguirono diversi

33 episodi violenti, tra i quali figura l omicidio, verificatosi a Veglie (LE) in data , di SANTOLLA Romualdo, allora 17enne, estraneo a dinamiche criminali, figlio del citato Francesco; le collusioni del clan PELLEGRINO con i responsabili dell Amministrazione comunale di Squinzano (LE), funzionali a favorire l organizzazione mafiosa attraverso diversificate condotte illecite, tra cui l assegnazione indebita di alloggi popolari ed altre utilità. Uno degli arrestati, SAVARY CYRIL Cedric, gestiva direttamente i rapporti in Francia con i fornitori colombiani e spagnoli dai quali si approvvigionava di ingenti quantitativi di cocaina che immetteva in Italia per il successivo spaccio nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, ed insieme a Saida BRUNI e Fhati RAHAMANI responsabili del reato di cui agli articoli 110 c.p. e 73 DPR n. 309/90 per avere, in concorso tra loro, importato dalla Francia ed introdotto nel territorio italiano una partita di cocaina per un prezzo corrispettivo di euro ; in particolare, SAVARY dalla Francia forniva lo stupefacente consegnandolo a BRUNI e RAHMANI che in auto lo trasportavano in Italia, consegnandolo a e che provvedevano a smerciarlo. ( accaduto a Taranto, il ). A rispondere di attività illecite commesse a Taranto vi sono anche TRAMACERE Giovanni e CANDITA Gianluca, responsabili del reato di cui agli articoli 110 c.p. e 73 D.P.R. n. 309/90 per avere, in concorso tra loro, detenuto e ceduto a e in Taranto il 2 e una partita di cocaina per un prezzo corrispettivo di euro per il successivo smercio nel capoluogo tarantino.

34 Gli odierni filoni investigativi conferma l attuale operatività dei sodalizi mafiosi salentini, evidenziandone la propensione all infiltrazione dei settori economici localmente più rilevanti. Fra gli arrestati due pregiudicati operanti prevalentemente su Taranto e cioè Gaetano DIODATO, nato a Salerno il (il quale è già coinvolto nell altro filone d inchiesta denominata ALIAS della D.D.A. di Lecce) ed Angelo DI PIERRO, nato a Taranto il Entrambi rispondono dei reati di traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti ed Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti Gli amministratori. Tra gli indagati in libertà figurano anche tre amministratori locali di Squinzano per i rapporti intrattenuti, tra l altro, con la famiglia mafiosa Pellegrino. Si tratta dell ex sindaco Gianni Marra, dell attuale presidente del Consiglio comunale Fernanda Metrangolo, e dell ex comandante dei vigili urbani Roberto Schipa. Le ipotesi di reato sarebbero di abuso d ufficio, corruzione e falso. Secondo Cataldo Motta procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, in questa indagine, desta stupore anche l avvicinamento della Sacra Cor0na Unita agli esponenti non affiliati della mafia tarantina: La Sacra corona unita storicamente non è mai andata oltre Manduria. Diciamo che oggi, in nome degli affari, i rapporti sono di reciproca sopportazione. Basti pensare, ha aggiunto Motta, all avvicinamento tra i clan De Tommasi e De Vitis, quest ultimo particolarmente radicato nel capoluogo jonico. In ogni caso, ha osservato ancora Motta, questa indagine ci ha dato diverse indicazioni sulle dinamiche interne ai clan tradizionali. È emerso in modo chiaro, ad esempio, il controllo del territorio da parte di De Tommasi anche dal carcere, tramite moglie e figlia.

35 L Antimafia attacca il Comune. Fabrizio Pomes arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa Nella lista delle 52 le persone arrestate nell inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che in collaborazione con la Squadra Mobile di Taranto che ha sgominato il ricostituito (ed ora sgominato) clan D Oronzo-De Vitis compare l imprenditore Fabrizio Pomes, ex segretario provinciale del Nuovo Psi, ex consigliere comunale ed ex consigliere circoscrizionale tarantino, e recentemente presidente del Centro Sportivo Magna Grecia, il quale negli ultimi tempi era molto vicino alla lista Puglia per Vendola, accusato dagli inquirenti di concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni. Il Procuratore capo della DDA di Lecce, dr. Cataldo Motta, illustrando i dettagli dell inchiesta, ha criticato fortemente anche il comportamento dell amministrazione comunale, che ha consentito la gestione alla cooperativa da parte del Pomes, non procedendo ai dovuti accertamenti e nonostante episodi di morosità. Sono ancora in corso delle indagini degli uomini della Squadra Mobile su alcune anomalie nell assegnazione della gestione del Magna Grecia. Il Comune di Taranto in un primo momento adempiendo alle norme di Legge aveva indetto un bando pubblico per l affidamento della struttura sportiva. Bando che all improvviso come per incanto è stato abbandonato, venendo trasformato in una prosecuzione provvisoria dell affidamento della cooperativa creata dal Pomes, di cui facevano parte due pregiudicati condannati per associazione mafiosa. Uno stop improvviso del bando pubblico del Comune di Taranto, che il procuratore Motta ha etichettato inusuale e poco limpido e in merito al quale si sta attualmente indagando, in quanto al momento non vi sono delle responsabilità dell Amministrazione pubblica conclamate e certificate.

36 Secondo le accuse, Pomes avrebbe partecipato dall esterno alle attività dell organizzazione guidata dal boss Orlando D Oronzo, costituendo delle cooperative di cui facevano parte anche due pregiudicati condannati per associazione mafiosa, una delle quali ha gestito la struttura comunale sportiva Magna Grecia. La gara d appalto avviata a suo tempo dal Comune di Taranto venne bloccata e trasformata in proroga del servizio. Pomes, commentando l assegnazione alla Coop Falanto di un appalto comunale per la pulizia di giardini, intercettato, diceva che è stata posta la prima pietra, e poi rivolgendosi al telefono al boss D Oronzo aggiunge che la coop deve assumere purtroppo 35 operai della vecchia ditta incaricata che sono teste calde. D Oronzo gli rispondeva tu digli a chi è intestata la coop e poi vediamo se sono teste calde. nella foto Giuseppina Pasqua Castellaneta (AT6) Nell ordinanza si legge che gli interessi economici dell associazione diretta dal duo De Vitis-D Oronzo in stretta correlazione con gli ambienti della pubblica amministrazione siano ancora esistenti ed anzi in progressiva ascesa è dimostrato anche dal gravissimo, recentissimo episodio che ha visto l intimidazione di un rappresentante locale della pubblica amministrazione posta in essere sulla pubblica via (nella zona vecchia di Taranto) da un gruppo di quattro persone che hanno invitato caldamente il Consigliere Comunale a non mancare al prossimo consiglio comunale nel quale sarebbero stati affrontati

37 argomenti che interessavano D Oronzo. A questo episodio fece seguito la presenza nell aula consiliare il 23 giugno 2014 nel corso del consiglio, di Michele De Vitis, fratello di Nicola e marito del consigliere Giuseppina Pasqua Castellaneta eletta nelle liste di AT6 la lista civica guidata da Mario Cito, figlio di Giancarlo Cito. La vicinanza del Pomes ad alcuni politici della lista Puglia per Vendola l abbiamo riscontrata anche personalmente nel backstage dell evento Battiti Live organizzata nello scorso mese di agosto sul lungomare di Taranto, dove Pomes (ignaro di essere pedinato e filmato) circolava alticcio a braccetto con i consiglieri comunali Cosimo Gigante (eletto nelle liste del PSI), Filippo Illiano e l assessore comunale Cisberto Zaccheo (questi ultimi tre estranei all inchiesta), ed in quella occasione abbiamo assistito ad una situazione paradossale in cui i consiglieri comunali protestarono vivamente nei confronti degli organizzatori, in quanto il servizio di sicurezza della manifestazione aveva avuto l ardire di invitare ad uscire dal backstage l allegra brigata di consiglieri comunali e delle rispetti consorti in quanti privi dei pass d accesso all area riservata al backstage. In quell occasione il consigliere comunale Filippo Illiano (titolare di una videoteca in cui vengono venduti anche filmini hard) si scagliò verbalmente contro gli organizzatori dicendo in dialetto tarantino Voi non sapete chi sono io, come vi permettete, questa è casa mia, io vi stacco la luce e vi caccio tutti quanti. Salvo poi andare insieme al Pomes a caccia di autografi e selfie mentre il vicesindaco Lonoce presente ai fatti, riuscì a ricomporre la squallida diatriba. Per la gioia delle consorti dei consiglieri, che se ne restarono comodamente sedute nel nackstage, continuando a sentirsi delle vip! Operazione Alias. 52 arresti per mafia a Taranto Dall alba di questa mattina la Squadra Mobile di Taranto della Questura di Taranto diretta dott. Giuseppe Pititto, sta conducendo una vasta operazione antimafia a Taranto denominata Alias, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che ha disposto l arresto di 52 persone coinvolte a vario di titolo dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi. L operazione, coinvolge

38 dei presunti appartenenti a organizzazioni collegate ai clan D Oronzo De Vitis che vengono accusate di associazione mafiosa, traffico di droga, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi. Tutto ha avuto inizio verso la fine dell anno 2012 a seguito della scarcerazione, dopo oltre venti anni, dei due noti esponenti della malavita tarantina Orlando D Oronzo e Nicola De Vitis, entrambi già condannati nel noto processo Ellesponto per il reato di cui all art. 416 bis c.p. Per gli inquirenti e le forze dell ordine appariva forte difatti il rischio che gli stessi volessero ricostituire lo storico clan D ORONZO-DE VITIS-RICCIARDI che, negli anni 90, imperversò a Taranto, in piena alleanza con il boss Antonio Modeo detto il Messicano, in contrapposizione con i tre fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio Modeo, dal cui scontro scaturì una guerra di malavita con oltre un centinaio di morti. Orlando D Oronzo e Nicola De Vitis, detti fratello grande e fratello piccolo, tenuti in semi-libertà e soggiorno obbligato rispettivamente a Sassari e Verona, puntavano da tempo a tornare i padroni della città, come negli anni in cui si schierarono accanto ad Antonio Modeo nella sanguinosa guerra di mala contro i suoi fratelli. Erano pronti a scatenare una nuova guerra ha commentato il procuratore antimafia Cataldo Motta e desiderosi di vendicarsi di chi negli anni della reclusione gli ha voltato le spalle e non li ha aiutati sostenendo spese legali ed aiutando i familiari, così come vuole il codice mafioso. Il clan aveva ripreso vecchi e nuovi collegamenti, aveva teste di ponte a Verona, mani nel racket delle estorsioni, nello spaccio di droga ed ampia disponibilità di armi. Le estorsioni venivano gestite nel vecchio stile, ma questa volta orientandosi a negozi ed imprenditori benestanti. Nel mirino negozi di lusso che non hanno mai denunciato, ma anche imprese di costruzioni ed amministratori pubblici come l ex presidente dell Amiu Gino Pucci, minacciato per ottenere l assegnazione di un bar in un area mercatale. L indagine ha preso il via da una lettera dell avvocato Carlo Taormina

39 alla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato in cui il legale denunciava di aver ricevuto minacce telefoniche da Nicola De Vitis, un suo assistito nel processo per l omicidio di Cosima Ceci, madre dei fratelli Modeo. Il prestigio lo dobbiamo tenere noi qua diceva al telefono D Oronzo commentando la sua trattativa, poi fallita, per l acquisto del noto ristorante Il Gambero. Il clan ricostituitosi voleva rinnovare anche look ed atteggiamenti ha spiegato il procuratore Motta, la loro strategia è di allontanare l indignazione sociale dalle attività, quasi che pagare il pizzo diventi un rischio di impresa da accettare in silenzio. Le indagini svolte hanno consentito di accertare l effettiva ricostituzione del sodalizio criminoso D Oronzo-De Vitis che, hanno potuto contare rispettivamente, su una nutrita schiera di alleati e complici sostanzialmente riconducibili a persone dei rispettivi nuclei familiari; nonché per quanto riguarda il De Vitis, un separato (solo logisticamente) gruppo di pregiudicati prevalentemente di origini pugliesi e siciliane, residenti anche a Verona. E stato accertato attraverso alcuni sequestri effettuati la disponibilità del gruppo criminale di armi sia su Taranto che su Verona. Forte è stato l interesse dimostrato dalla compagine delinquenziale nell attività di traffico e spaccio degli stupefacenti, allacciando in particolare una serie di contatti ed affari con elementi malavitosi di origine calabrese, sarda e veronese. Accertate e documentate dalle indagini della Polizia di Stato le attività messe in piede da parte del gruppo criminale di numerose estorsioni, effettuate in danno di imprese che operavano nel campo della edilizia stradale; che nei confronti di titolari di esercizi commerciali, cui i componenti del gruppo criminale si avvicinavano facendo valere la propria pericolosità mafiosa.

40 L accoppiata D Oronzo-De Vitis ha costituito un essenziale punto di riferimento per i vertici delle compagini delinquenziali presenti su Taranto, sia quando intendevano avviare alcune attività illecite richiedendo il placet sia quando sorgevano particolari problematiche che potevano essere risolte solo grazie ad un intervento carismatico come quello dei due che avevano raggiunto una fratellanza criminale. L alleanza malavitosa oltre a ricostituirsi, aveva scelto di operare con un profilo basso, senza episodi tali da allarmare le forze dell ordine, come è stato spiegato dai dirigenti della Polizia di Stato allontanare l indignazione sociale verso il fenomeno mafioso. L ordinanza di arresto è stata notificata questa mattina anche al pregiudicato Salvatore Scarcia, di Policoro (Matera), ritenuto responsabile nell ambito dell inchiesta della detenzione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, con il chiaro fine di venderla sul mercato della tossicodipendenza. Le ordinanze di arresto e carcerazione sono stati emessi dal gip Alcide Maritati del Tribunale di Lecce su richiesta del pm Alessio Coccioli. Le indagini, condotte dalla Squadra

41 Mobile, hanno accertato che il gruppo criminale operava su Taranto con articolazioni a Reggio Calabria, Brindisi, Matera, Verona e Sassari. Attualmente solo due persone risultano irreperibili. Al momento è stato possibile soltanto sapere che fra gli arrestati dalla Squadra mobile di Taranto compare il nome di Nicola De Vitis, noto pregiudicato tarantino già condannato con sentenza definitiva a 25 anni di carcere per l omicidio di Cosima Ceci, la madre dei fratelli Claudio e Riccardo Modeo, il noto clan malavitoso che a cavallo degli anni 80 e gli inizi del 90 spadroneggiava nel malaffare a Taranto e provincia. La madre dei Modeo venne uccisa con cinque colpi di pistola, perchè avrebbe cercato di impedire ai due fratelli Giovanni e Salvatore Pascalicchio di vendere le cozze in una zona situata nei pressi della sua abitazione. Il De Vitis che attualmente si trovava in regime di semilibertà dopo aver scontato 18 anni di carcere, in questa inchiesta viene accusato di essere stato il mandante dell omicidio di Tonino Santagato, avvenuto in via Mazzini il 29 maggio del 2013, per il quale erano già stati condannati con il rito abbreviato i fratelli Pascalicchio a 30 anni di carcere. POLITICA, AFFARI E MAFIA nella foto Fabrizio Pomes

42 Tra le persone arrestate nell inchiesta che ha sgominato il ricostituito clan mafioso D Oronzo-De Vitis figura l imprenditorepoliticante Fabrizio Pomes, ex- gestore del Centro sportivo Magna Grecia ed ex segretario provinciale del Nuovo Psi, il quale dovrà rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Secondo le indagini ed accertamenti degli investigatori, il Pomes sarebbe stato un fiancheggiatore dell organizzazione capeggiata dal boss Orlando D Oronzo, creando per la gestione della struttura comunale cooperative di cui guarda caso facevano parte anche due pregiudicati condannati per associazione mafiosa. La gara d appalto venne bloccata e trasformata in proroga del servizio. Ma adesso qualcuno dovrà spiegare queste connivenze. La formula giuridica scelta della Cooperativa non era casuale. Infatti i soci delle Cooperative possono essere verificabili solo presentando il libro soci. Non a caso Il procuratore di Lecce, dr. Cataldo Motta, nel commentare ed illustrare i dettagli dell inchiesta, ha censurato anche il comportamento del Comune di Taranto che ha consentito la gestione alla cooperativa riferita a Pomes, non procedendo ai dovuti accertamenti e nonostante episodi di morosità. Sarà divertente adesso vedere dove andranno a nascondersi quei giornali, giornaletti. giornalisti e pennivendolo, che protestavano per il cambio di gestione al Centro sportivo Magna Grecia deciso dal Comune di Taranto, che decise di mettere all asta la concessione per la gestione della struttura pubblica sportiva. Il Pomes era considerato negli ambienti politici locali molto vicino ai consiglieri comunali Filippo Illiano e Cosimo Gigante (quest ultimo eletto nelle liste del PSI ) i quali sono entrambi estranei all inchiesta giudiziaria in corso. AGGIORNAMENTO Questa sera alle 20:45 siamo stati contattati telefonicamente dall Assessore allo sport del Comune di Taranto, Francesco Cosa che è un dipendente della Polizia di Stato, ex-sindacalista ( S.I.L.P. per la CGIL) eletto nella lista civica SDS emanazione del sindaco Ippazio Stefàno. Dobbiamo dargli atto che è assessore alo Sport soltanto da due mesi e quindi ogni precedente

43 responsabilità è da addebitare ai suoi predecessori sia di questa giunta che di quella che l ha preceduta. L assessore Cosa ci ha manifestato la sua disponibilità e trasparenza legale che gli fa onore personalmente ed anche per la divisa di poliziotto che ancora indossa (è in servizio al Commissariato di P.S. di Martina Franca n.d.r.) e quindi presto riceveremo le documentazioni amministrative inerenti alla vicenda del circolo sportivo Magna Grecia che essendo una struttura pubblica comunale, è assolutamente diritto conoscere, sia per i cittadini e contribuenti della città di Taranto che dei giornalisti (quelli che vanno a fondo nelle notizie). Assolutamente inutile e tempo perso, invece, riuscire a parlare con il Sindaco Ippazio Stefàno che è fuori Taranto e tantomeno con il fantomatico ufficio stampa dell amministrazione comunale che viene svolta, da un addetto che non è neanche iscritto all Ordine dei Giornalisti, in violazione quindi delle norme previste dalla Legge 150/2000 (con il regolamento-dpr 422/2001). L articolo 9 della legge 7 giugno 2000 n. 150 (Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni) inquadra sul piano normativa l Ufficio stampa e prevede che le amministrazioni pubbliche di cui all articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, possono dotarsi, anche in forma associata, di un ufficio stampa, la cui attività è in via prioritaria indirizzata ai mezzi di informazione di massa. Gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all albo nazionale dei giornalisti. Tale dotazione di personale è costituita da dipendenti delle amministrazioni pubbliche, anche in posizione di

44 comando o fuori ruolo, o da personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso dei titoli individuati dal regolamento di cui all articolo 5, utilizzato con le modalità di cui all articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni (1), nei limiti delle risorse disponibili nei bilanci di ciascuna amministrazione per le medesime finalità. Ma tutto ciò a Taranto non viene rispettato.. quindi come meravigliarsi del silenzio ed indifferenza del Comune di Taranto alle accuse dell Antimafia? I COMMERCIANTI TAGLIEGGIATI Il clan D Oronzo-De Vitis era anche molto attivo nel campo delle estorsioni e aveva preso di mira grosse attività commerciali come il negozio Lord in via Di Palma, ed il centro Ferramenta Perrone sulla strada per S. Giorgio Jonico. Gli inquirenti hanno accennato anche all installazione di pannelli fotovoltaici da parte di una impresa del Nord che aveva chiesto consiglio ed informazioni ( Chi comanda a Taranto? ) ad un legale per identificare le persone a cui poter affidare il servizio di sorveglianza (assegnato poi a persone vicine al clan mafioso), venendo intercettati e peraltro ricevendo inizialmente un informazione sicuramente poco affidabile. Il Procuratore della Dda di Lecce dr. Cataldo Motta nella sua conferenza stampa odierna, ha fatto notare che i commercianti taglieggiati non avevano riferito nulla alle forze dell ordine, e la cosa più grave, aggiungiamo noi, è che il titolare dei negozi Lord, è anche il rappresentante di settore all interno di Confcommercio Taranto.

45 I COMPLIMENTI DEL CAPO DELLA POLIZIA nella foto il prefetto Alessandro Pansa capo della Polizia di Stato Per l esecuzione delle ordinanze sono stati impiegati oltre 250 uomini tra personale della Polizia di Stato della Questura di Taranto e delle Questure di Verona, Bergamo, Sassari, Matera, Bari, Lecce, Brindisi, Foggia, Napoli e Reggio Calabria. Sono intervenuti anche 24 equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Puglia, due unità cinofile antidroga della Questura di Bari ed un elicottero del Reparto Volo di Bari. Il Capo della Polizia, Prefetto Alessandro Pansa, ha telefonato questa mattina al Questore di Taranto Enzo Giuseppe Mangini per esprimere la propria soddisfazione e complimentarsi sopratutto con il personale della Polizia di Stato impegnato nell attività investigativa che ha condotto la brillante

46 esecuzione, ed ha telefonato e ringraziato personalmente anche il Procuratore della Dda di Lecce dr. Cataldo Motta. Questi tutti i nomi delle persone arrestate oggi: APPESO Cosimo nato a Taranto di anni 41; BIANCHI Egidio nato a Taranto di anni 44; BONSIGNORE Calogero nato a Taranto di anni 52; BRUNETTI Raffaele detto Gigetto nato a Taranto di anni 62; BUZZACCHINO Christian nato a Taranto di anni 27; BUZZACCHINO Cosimo detto Pippo Baudo nato a Taranto di anni 55; CAGALI Sergio residente a Verona di anni 60; CETERA Pietro nato a Taranto di anni 46;

47 D ANDRIA Giuseppe nato a Taranto di anni 51; D ANGELA Francesco nato a Taranto di anni 28; D ORONZO Orlando nato a Taranto di anni 56; DE VITIS Michele nato a Taranto di anni 55; DE VITIS Nicola nato a Taranto di anni 46; DI CARLO Andrea nato a Massafra (TA), residente a Taranto di anni 34 DI CARLO Gianpiero nato a Taranto di anni 35; DIODATO Gaetano nato a Salerno, residente a Taranto di anni 45; FORTI Davide nato a Mesagne (BR), residente provincia di Verona di anni 35; FORTI Graziano nato a Brindisi, residente a Verona di anni 42; GABSI Mahmoud nato in Tunisia, residente a Verona di anni 29; GIANNOTTA Pasquale detto Pasqualino nato a Taranto di anni 41; LATTARULO Francesco nato a Taranto di anni 34;

48 LAZZARI Carmelo nato a Brindisi di anni 42; LEONE Francesco nato a Taranto di anni 28; LEONE Pietro nato a Taranto di anni 57; LUGIANO Tommaso nato a Taranto di anni 60; MARCUCCI Fabio nato a Taranto di anni 36; MOLLICA Leo nato in provincia di Reggio Calabria di anni 52, MURIANNI Fabio nato a Taranto di anni 34; NATALE Michele nato a Taranto di anni 36; ODUVER POLO Bladimir Josè nato in Colombia, residente a Verona di anni 38; PELUSO Giovanni a Taranto di anni 53; PIZZOLEO Angelo nato a Taranto di anni 39; POMES Vincenzo Fabrizio nato a Taranto di anni 48; RAIMONDI Fabio nato a Brescia residente a Villafranca di Verona (VR)

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