Sorgere dei nazionalismi e formazione e consolidamento degli stati nazionali
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- Oreste Vigano
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1 SPUNTI CRONOLOGICI DI STORIA della Venezia Giulia (con il sussidio del PPT della Storia dell'istria con disegni dei ragazzi e con le carte geografiche e tematiche fornite dall'irsml del FVG) 804 d.c. Placito del Risano: primo documento scritto dell'alto Adriatico in cui sono menzionati i popoli slavi e si consente, da parte dei legati di Carlo Magno, al mantenimento delle tradizioni locali. Da allora in poi sulla fascia costiera c'è il dominio della Repubblica Veneta (anche formalmente domina per più di sette secoli) (a grandi linee: mantenimento dell'ordinamento comunale, con dedizione delle cittadine alla Dominante), mentre l'interno scarsamente abitato rimane in possesso di signori locali legati con la casa d'austria (ordinamento feudale: marchesato e poi contea). 1797: caduta della Repubblica Veneta ad opera di Napoleone che con il trattato di Campoformido ne cede i territori agli Asburgo: l'istria passa sotto l'austria. Impero austro-ungarico: situazione composita di molte etnie, spesso messe larvatamente una contro l'altra dal governo centrale (dividi et impera...), ma in Istria per lo più convivenza pacifica Sorgere dei nazionalismi e formazione e consolidamento degli stati nazionali [si deve spiegare il concetto di nazionalismo e di patriottismo - due disegni sul PPT della Storia dell'istria con i disegni dei ragazzi n. 3] Prima guerra mondiale (o "quarta guerra d'indipendenza"): l'italia si annette Trieste e Trento, ma rimane lo scontento della "vittoria mutilata": la città di Fiume (in cui c era un grosso rione abitato da croati) rivendica la sua italianità: impresa di Fiume e D'Annunzio. Questo rimane nella MEMORIA collettiva locale come un segno che spesso travalica il patriottismo e sconfina nel nazionalismo 1922: marcia su Roma: il fascismo prende il potere, col consenso del re. Libertà negate: qui in loco la minoranza slava viene via via sempre più maltrattata, manca la libertà di lingua, di scuola, di associazione, di stampa... Questo rimane nella MEMORIA individuale, familiare e collettiva delle minoranze locali. 1938: Mussolini a Trieste proclama da piazza Unità d'italia le leggi razziali (di una durezza tale da esser prese da esempio da Hitler). I provvedimenti contro le minoranze si inaspriscono. 1939: l'italia entra in guerra a fianco della Germania (asse Roma-Berlino) 1941: l'imperialismo fascista occupa la Provincia di Lubiana. Naturalmente anche tra gli slavi c'era chi stava dalla parte dei fascisti ("ustascia" e "domobranzi", eliminati poi in massa dagli "antifascisti"). Altre MEMORIE di violenze. 1
2 25 luglio 1943: cade il fascismo. 8 settembre 1943: viene proclamato l'armistizio, il re e il capo dell'esercito (generale Badoglio) fuggono, l'esercito è allo sbando e la popolazione pure. A Trieste questo momento viene detto "ribaltòn": si rovesciano le alleanze: i tedeschi che prima erano alleati diventano nemici e gli alleati adesso sono angloamericani e russi (la Francia è ancora occupata). In Istria è questo il momento della prima ondata di infoibamenti: "dagli al fascista!". Ma presto ci si accorge che non spariscono solo i fascisti, ma anche persone che avevano preso posizione contro il fascismo: spesso vengono saldati conti personali e invidie di paese. I tedeschi occupano l'italia, ex alleata. Nella Venezia Giulia danno vita alla Zona di occupazione del Litorale Adriatico (Adriatisches Küstenland), una regione strutturata militarmente e amministrativamente come le regioni tedesche: il porto di Trieste controlla lo sbocco sul mare e non deve essere perso (cfr.: corridoio di Danzica, città della Polonia, che controlla il Mar Baltico: la Germania lo voleva e se l'era preso, e con la scusa aveva invaso la Polonia), per questo qui, unico posto in Italia, viene allestito un campo di concentramento con forno crematorio (altrove non avevano il coraggio: qui si sentivano proprio a casa loro non è il caso di chiamarlo campo di sterminio, perché non era programmato per eliminare sistematicamente quantità di persone come gli altri campi di Germania, Polonia ma aveva il forno). In Italia, dove il dissenso era stato fino ad allora sotterraneo, comincia ad apparire la Resistenza, con le formazioni dei "Corpo Volontari della Libertà", che si strutturano al livello locale. Anche dalle nostre parti ce ne sono: l'ultimo appartenente a questo Corpo nella Venezia Giulia è Fabio Forti, che incontreremo e ci farà da guida alla Foiba di Basovizza. I CVL sono organizzazioni di tipo paramilitare che agiscono sul territorio con rappresaglie e azioni concrete contro gli occupatori nazisti. Gli organismi politici che si formano in parallelo ai CVL sono i Comitati di Liberazione Nazionale (CLN), che riuniscono i personaggi rappresentanti di tutti i partiti politici antifascisti. In quasi ogni grande città ce n'è uno, e qui da noi si forma dapprima il CLN Alta Italia (CLNAI) con sede a Milano, che genera poi quello di Trieste e Istria. I CLN in tutta Italia sono fatti bersaglio delle azioni violente dei tedeschi prima, delle truppe di Tito poi. Il CLN di Trieste cambia per quattro volte il suo direttivo, perché i suoi rappresentanti vengono scoperti e passati per le armi (o infoibati). Intanto gli americani sbarcano in Normandia (Francia), e in Sicilia e risalgono faticosamente la penisola, ostacolati dai tedeschi (linea Gotica, linea Gustav). Ci staranno due anni per arrivare fino al nord Italia 25 aprile 1945: è la data convenzionale in cui celebriamo la Liberazione, quando quasi tutta l'italia era stata sgomberata dai tedeschi per mano degli alleati dal di fuori e della Resistenza dall'interno. 2
3 Nel frattempo i russi combattono da est e i nazisti sono racchiusi tra due fuochi. In Istria l'occupatore nazista compie continue rappresaglie e saccheggi, ma si stanno organizzando anche le formazioni partigiane. Nelle campagne istriane le formazioni partigiane sono per lo più iugoslave, e chiedono ai paesi lo stesso contributo di viveri, uomini e rifornimenti che anche i tedeschi pretendono. I giovani che rimanevano, e che non avevano voluto andare o non erano stati costretti dai fascisti della Repubblica Sociale Italiana che intanto si era formata, se non vogliono andare in guerra si trovano a doversi nascondere sia dai tedeschi (quelli che si lasciano prendere da loro finiscono nei campi di concentramento in Germania, per lo più, o, se va loro bene, vanno a costruire strade in centro Europa e i tedeschi si comportano con loro come aguzzini: MEMORIE di violenze), sia dai partigiani. Quelli che vanno con i partigiani capiscono presto che non si può restare con i partigiani ed essere italiani (anche in questo caso vengono maltrattati e fatti sparire: non ne torna nessuno: MEMORIE di violenze familiari). Nelle cittadine istriane si organizza la resistenza italiana, malvista da quella slava. Seconda ondata di infoibamenti: nelle città istriane si erano formati i Comitati di Salute Pubblica, di cui facevano parte i personaggi spesso più conosciuti e stimati dei paesi, spesso anche quelli che avevano tenuto testa, nel loro piccolo, ai soprusi fascisti. Ma questi Comitati ben presto vengono fisicamente eliminati e al loro posto si formano i Comitati Popolari Cittadini, con a capo spesso persone che non sono del luogo e non sono italiani, ma slavi. Per gli italiani la situazione si fa sempre più difficile. La Jugoslavia è avanzata con il regime comunista: le proprietà, grandi e piccole, vengono espropriate, le fabbriche e le imprese vengono nazionalizzate secondo lo schema sovietico, le persone scomode spariscono, prelevate dalle loro case, spaventate con minacce. La gente che se ne va lascia i paesi vuoti. Ben presto le case sono occupate da nuovi arrivati, che vengono spesso da lontano. 30 aprile 1945: il CLN di Trieste, sulla scia delle notizie ricevute dalle altre città d'italia, dà il via all'insurrezione e disarma gli ultimi tedeschi rimasti in città (gli altri si erano via via allontanati) 1 maggio 1945: le truppe di Tito entrano a Trieste e, secondo gli ordini superiori, gli insorti consegnano loro le armi. Nel frattempo l'armata jugoslava (esercito con struttura più organizzata militarmente, contrariamente alle formazioni partigiane, contraddistinte da pochi segni di appartenenza a un corpo) si dirige a nord, verso il Friuli e prende possesso di tutti i territori che può. Di passaggio, invece di prendere con sé le formazioni partigiane locali (italiane), per combattere insieme il comune nemico nazista, le annienta, in episodi che rimangono nella MEMORIA come di estrema violenza e ingiustizia (episodi come quello della malga Porzus, annientamento della Brigata Osoppo - 3
4 partigiani bianchi - da parte della Brigata Garibaldi - partigiani rossi - e altri). 12 giugno 1945: le truppe neozelandesi, arrivate a Trieste poche ore dopo i "titini", si fanno consegnare le armi e il controllo della città passa in mano loro, dopo quaranta giorni in cui le malefatte delle truppe di Tito rimangono nella MEMORIA cittadina. 1946: gli alleati che hanno vinto la guerra, già con l'avvento di Truman alla presidenza degli USA si spaccano: inizio della guerra fredda (USA-URSS). Inizia il periodo dei trattati di pace: 10 febbraio 1947: trattato di Parigi: l'italia ha perso la guerra (era stata alleata dei tedeschi che l'avevano provocata) e i territori occupati dagli jugoslavi rimangono a loro: tutta l'istria e tutta la Dalmazia. Gli alleati stabiliscono di formare un Territorio Libero di Trieste da dividere in Zona A (che rimanga sottoposto all'amministrazione angloamericana) e Zona B (amministrazione jugoslava) : i "grandi del mondo", vincitori della guerra, discutono su cosa fare dell'europa e quindi anche del territorio di Trieste. A turno tutti quelli che hanno voce in capitolo dicono la loro sulle linee di confine: gli jugoslavi premono perché il confine sia tracciato sull'isonzo (si erano provati a spingere fino al Tagliamento, nel '45, e del resto era aspirazione secolare dei popoli slavi di potersi affacciare sull'adriatico controllandolo); gli americani capiscono l'importanza strategica di Trieste e non sono disposti a mollarla, ma non vogliono dimostrare troppa forza, perché nel frattempo il maresciallo Tito, generale che ha preso tutto il potere in Jugoslavia, dopo essersi schierato nettamente con l'unione Sovietica, se ne sta gradualmente distaccando, cercando una sua propria via, e questo agli americani lascia ben sperare. Tito era un uomo molto intelligente, capace all'estero di giostrarsi con le nazioni maggiori e all'interno di far convivere persone e popoli con opposti interessi. I ministri italiani, ministri di un paese che ha perso la guerra, possono assistere alle trattative di pace, ma non possono reclamare nessun diritto. La sovranità sui territori che erano stati italiani prima della guerra è passata in mano a chi se l'è presa durante la guerra. Di fatto la Jugoslavia fa di tutto perché la gente non sia contenta di restare in Istria e compie angherie: se ne vanno oltre persone, non solo italiani, ma anche slavi o anticomunisti (ci sono tante sfumature). Il comunismo avanza con l'aspetto di nazionalismo: le libertà vengono negate (come prima con il fascismo), la gente scappa. MEMORIA dolorosa di persone, famiglie, etnie. Questo non succede solo in Istria, ma va visto in ottica europea: carta con le frecce: nell immediato dopoguerra milioni di esodati (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria...). I comunisti italiani, allineati con il Partito comunista sovietico, non riconoscono le malefatte jugoslave, per cui in Italia gli esuli sono accolti spesso come 4
5 "fascisti" che non accettano di vivere nel "paradiso del comunismo reale". Ma in realtà lo Stato italiano si dà da fare come può per accogliere i profughi. Bisogna tener conto anche che l'italia intera era appena uscita dalla guerra: è stato fatto un miracolo di ricostruzione, con l'aiuto degli americani, ma con gli sforzi degli italiani tutti. Gli equilibri interni ed internazionali per più di sessant'anni non permettono di dire la verità su questi nostri territori: i protagonisti vivono doppia sofferenza, nel non essere riconosciuti. Fine anni '80, inizio anni '90: dopo la morte di Tito la Jugoslavia si disgrega. Nel 1989 cade il muro di Berlino, nel '91 la Slovenia di proclama indipendente. Nel frattempo l'unione Europea si sviluppa e si allarga. 2001: la Slovenia entra in Europa. dicembre 2007: cadono i confini tra Italia e Slovenia. La Croazia si avvicina. Trieste ha il suo futuro nell'assenza di CONFINI, perché il suo retroterra è europeo. È la posizione di Trieste a determinarne la pluralità etnica. Ciò non toglie l'importanza di mantenere ognuno le proprie tradizioni, ma non implica lo schiacciamento di quelle altrui: la diversità può essere un punto di forza, come lo era al tempo della koinè della Repubblica Veneta, dove si poteva mantenere l'identità parlando anche - ma non solo - una stessa lingua, che era strumento per i buoni contatti. I veneti in questo erano maestri, infatti in diverse epoche ripopolavano l'istria spopolata dalle epidemie e dalla malaria e questo non causava guerre! Fare un parallelo con gli extracomunitari che oggi ci sono in Italia. Problema della MEMORIA: dev'essere conservata, associandola e caricandola non del dolore ma dei valori e ciò può avvenire avendo presente una prospettiva futura, non affidandosi ai dati storici. Fare un confronto con le questioni fra gli alunni: le note sul registro sono i dati storici (spesso incompleti, riassuntivi, interpretabili ), ma la memoria di ciascuno ricorda i mali e le ingiustizie subite. Si superano gli episodi che hanno generato rancori e ingiustizie se si programma di andare, la classe intera, in gita scolastica. Cioè: la memoria non è mai condivisa, ma non possiamo prendere la misura dalla memoria, neanche se collettiva, per il nostro agire nel presente, che dev essere orientato al futuro. Marzo 2009 Chiara Vigini chiaravici@tele2.it 5
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