IN HOC SIGNO COSTANTINO, ELENA E LA LIBERTÀ RELIGIOSA. Giulio Piacentini

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1 IN HOC SIGNO COSTANTINO, ELENA E LA LIBERTÀ RELIGIOSA Giulio Piacentini A nessuno deve essere rifiutata la libertà di seguire e scegliere l osservanza e il culto dei cristiani. A ciascuno deve anzi essere accordata la libertà di dare il suo cuore a quella religione che egli stesso ritiene gli sia utile perché la divinità gli voglia donare in tutto la sua abituale cura e benevolenza. (Dall Editto di Milano di Costantino; 313 d.c., nella versione riportata da Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, X, 5). PERSONAGGI COSTANTINO: per volontà delle truppe romane stanziate in Britannia, fu nominato augusto (imperatore) d Occidente nel 306, come successore di Costanzo Cloro, suo padre. Regnò fino al 337. Secondo quanto narra Eusebio di Cesarea nella Vita di Costantino, egli, dopo aver visto in sogno qualcosa di simile a una croce e avere udito le parole In hoc signo vinces, trionfò su Massenzio a Saxa Rubra, nella battaglia di Ponte Milvio (312). Concesse allora libertà di culto ai cristiani, con l Editto di Milano (313). ELENA: ripudiata da Costanzo Cloro, fu la madre di Costantino, che le concesse dapprima il titolo di nobilissima femina (regina madre), e poi quello di augusta (imperatrice). Secondo una leggenda, Elena, anche lei dopo aver fatto un sogno, sarebbe partita per la Palestina in cerca della Vera Croce, che avrebbe ritrovato a Gerusalemme verso il 327. Avrebbe anche incoraggiato Costantino a promulgare l Editto di Milano. LICINIO: augusto d Oriente dal 308. Si accordò con Costantino per la promulgazione dell Editto di Milano. Dal 314, però, i rapporti tra i due augusti divennero sempre più difficili. Licinio fu definitivamente vinto da Costantino nel 324. MASSENZIO: rivale di Costantino, gli contese il trono fin dal 306. Sostenuto dai pretoriani di Roma. Testo pubblicato (nel dossier La libertà religiosa ) in Lineatempo. Itinerari di storia, letteratura, filosofia e arte, n. 1 (nuova serie), novembre

2 I. Gerusalemme, 327 circa Tre croci sul Golgota, tre croci nella cisterna. E, sempre nella cisterna, alcuni chiodi e un titulus, un cartiglio con la scritta INRI: Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, in latino, ebraico e greco. Una doveva essere per forza la Vera Croce. E ora l abbiamo trovata, perché quest uomo seduto qui accanto a me, che fino a pochi istanti fa era morto, è tornato a vivere non appena l abbiamo toccato con questa croce, che quindi deve essere la Croce di Cristo. Mesi di viaggio, di ricerche, di scavi, di sudore e polvere, ma ne è valsa la pena. C era, lo sapevo che c era. I sogni sono presagi, non mentono mai. Come accadde quella notte a mio figlio, l imperatore Costantino, molti anni fa... II. Milano, febbraio 313 «Vedo con piacere che siamo d accordo, Licinio. Io, un cristiano; tu, un pagano. Non è facile, ai giorni nostri. Persecuzioni, violenze, sangue... A farne le spese sono i cristiani, ma, come hai detto tu stesso, tutto l Impero risente di questa situazione. La pax deorum, la pace degli dèi, è stata violata, e ormai da troppo tempo». «Proprio così, Costantino, ed è indispensabile ripristinarla, per il bene di tutti». «Senza dubbio. Pagani e cristiani possono convivere in pace. Non è poi così difficile. Rispettarsi a vicenda, collaborare insieme, adorando in piena libertà il dio che si preferisce». «Si apre un era nuova. Chi l avrebbe detto?». «A dirti la verità, non l immaginavo nemmeno io, fino a pochi anni fa. Ma l ottobre scorso...». «Pensi a Saxa Rubra, presso Ponte Milvio?». «Sì. La battaglia contro Massenzio ha avuto il suo peso». «La gente parla anche di un sogno che tu avresti avuto...». «Infatti...». «Racconta, ti prego». «Era il tramonto a Saxa Rubra, la sera prima della battaglia. In cielo apparve un segno luminoso, simile a una croce...». «Una croce?». «Sì, e su di essa si leggevano le parole: In hoc signo vinces». «In questo segno vincerai». «Già. Ti confesso che, così sul momento, non capii. Intuivo che si trattava di un segno degli dèi, ma di quale dio?». «Cosa facesti?». «Mi ritirai nella mia tenda, per riflettere. Ma ero stanco e mi addormentai subito. E nel sonno o nel dormiveglia? Non lo so ancora, il dio che mi 2

3 aveva inviato quel segno misterioso tornò a mostrarsi: era il Dio dei cristiani, il Dio che si è fatto uomo in Cristo». «Ma come potevi esserne così sicuro?». «Non ne ero sicurissimo. Sapevo però che, in una sorta di visione, qualcuno un uomo, o forse un angelo? mi stava invitando a usare, nella battaglia contro Massenzio, un segno simile a una croce». «E tu obbedisti...». «Non subito. Al mattino interpellai i soldati cristiani che militavano nel mio esercito. Furono proprio loro a rivelarmi in pienezza il senso di quanto avevo visto: era nel segno della Croce di Cristo, che avrei vinto. Feci allora dipingere quel segno su tutti gli scudi, e poi...». «E poi affrontasti Massenzio». «Affrontai, dapprima, solamente il suo esercito. Massenzio era a Roma, ai giochi del circo. Fu proprio al circo che il popolo lo accusò di disinteressarsi delle sorti dell Impero, e qualcuno gridò: Costantino non può essere sconfitto!». «E Massenzio?». «Rimase turbato. Consultò febbrilmente i Libri Sibillini. Sembravano chiari, dicevano che quello stesso giorno il nemico di Roma sarebbe morto, e a quelle parole Massenzio non ebbe dubbi: ero io, ai suoi occhi, il nemico di Roma; io sarei morto. Si precipitò a Saxa Rubra...». «... per realizzare di persona la profezia». «Già. Ma giunto sul posto era ormai quasi il tramonto vide il proprio esercito in rotta. I pretoriani dai mantelli rossi resistevano ancora, ma gli altri soldati cercavano scampo dai nostri, indietreggiando verso il ponte di barche. Con la forza della disperazione, Massenzio si gettò nella mischia. Travolgemmo lui e i suoi. E allora, anche il rosso del sangue di Massenzio si mischiò al rosso del tufo, tingendo infine il Tevere». «Straordinario. Mi lasci senza parole, Costantino. Davvero. E così, ti sei deciso a concedere libertà di culto a tutti, anche ai cristiani». «A dirti la verità, la mia non è stata una decisione immediata, nemmeno dopo la vittoria a Ponte Milvio». «Ah, no? Perché?». «Beh, non ero tranquillo. Cosa sarebbe accaduto, concedendo la libertà religiosa? Come l avrebbero presa, i pagani? Se avessero fomentato disordini? Eppure, il Dio cristiano mi aveva dato la vittoria, era lui il vero e unico Dio! Decisi allora di non offrire più sacrifici a Giove. Per quanto mi riguardava, il tempo del paganesimo era al tramonto; anzi, mi pareva già finito. Ma il problema rimaneva: concedere o no la libertà di culto anche ai cristiani? Fu mia madre Elena, a convincermi». III. Roma, 312 «Costantino, rifletti. Hai vinto Massenzio. Il sogno di quella notte era profetico, non puoi negarlo. E non puoi neppure ignorare la condizione dei 3

4 cristiani. Nonostante siano pochi e perseguitati, hanno ormai acquisito una certa importanza, nella nostra società». «Lo so. In Asia Minore appartengono all alta borghesia o sono ricchi agricoltori... Tempo fa, un architetto cristiano ha realizzato addirittura una biblioteca per l imperatore Alessandro Severo». «Infatti. Giulio Africano, nel secolo scorso. Come vedi, in alcuni casi i cristiani riescono già a collaborare con i pagani. E come cittadini, sono fedeli all imperatore». «Fedeli all imperatore, dici? La maggior parte dei Romani non pare affatto d accordo con te...». «Sì, è vero, ma i Romani non capiscono che quanto i cristiani rifiutano in nome della loro fede nell unico Dio, vero Signore di tutte le cose, è solo il culto imperiale. A proposito di politica, poi...». «Cosa?» «Vorrei ricordarti che in Andalusia, cristiani e pagani sono consiglieri cittadini, e lavorano insieme per il bene delle loro comunità». «Hai ragione, madre. Ma cosa spinge i cristiani a collaborare con i pagani? La pax deorum?». «Anche, ma non solo. Piuttosto, è in nome dell universale amore di Cristo che accolgono tutti, invitando la gente a superare le barriere sociali, culturali e religiose». «Mi rendo conto di quello che vuoi dire, madre. Ma credi che sia davvero così facile superare queste barriere? Certo lo è per i cristiani, forse per alcuni pagani, ma per gli altri? Come la mettiamo con gli altri?». «So benissimo che non è facile, ma ti dico che non è impossibile. Senza dubbio ci vorrà tempo perché muti la mentalità della gente, ma prima o poi ciò accadrà. Anzi, sta già accadendo. Ascoltami, Costantino. Dammi retta. Concedi a tutti la libertà religiosa e non te ne pentirai». Milano, febbraio 313 IV. «Un sogno, una vittoria, le parole di mia madre, la pax deorum e l amore universale di Cristo. È tutto questo che mi ha convinto, Licinio, a emanare l Editto sulla libertà religiosa per tutti, anche per i cristiani, precisando che ognuno, pagano o cristiano che sia, può adorare il dio che preferisce. Sarò sincero con te: credo che il paganesimo sia ormai un illusione fuori moda; allo stesso tempo, però, non penso che lo si possa far scomparire tutto d un colpo. Non sarebbe giusto. Oltre che in quelle degli uomini, la storia è nelle mani di Dio. Dunque, che i pagani continuino pure a celebrare i loro riti, senza però obbligarvi anche i cristiani». 4

5 Bibliografia e sitografia essenziale P. BROWN, La formazione dell Europa cristiana, Laterza, Roma-Bari, M. MESCHINI R. PERSICO, I giorni della storia, vol. 2: Dal III secolo d.c. al Trecento, Archimede Edizioni, Milano R. POLESE, Elena, la ragazza madre che liberò i cristiani, «Sette», n. 9, 1 Marzo 2013, pp (una presentazione del recente volume di E. CALANDRA, Elena. All ombra del potere, Electa. L articolo accenna alla probabilità che sia stata Elena a convincere Costantino a promulgare l Editto di Milano dopo la battaglia contro Massenzio. Da questa osservazione ho preso spunto per immaginare liberamente il breve dialogo tra Costantino e sua madre). H. RAHNER, Chiesa e struttura politica nel cristianesimo primitivo, Jaca Book, Milano, 1970 (contiene la citazione da Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, X, 5, sopra riportata). Segnalo anche una traduzione recente della Historia Ecclesiastica: EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica, introduzione di F. Migliore, trad. e note di S. Borzì G. Lo Castro - F. Migliore, Città Nuova, Roma 2001 (2 volumi). Sulla leggenda del ritrovamento della Vera Croce da parte di S. Elena, si possono consultare questi siti web: anni-di-storia 5