PARTE III RIFIUTI SPECIALI

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3 INDICE PARTE III RIFIUTI SPECIALI 22 LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI Dati disponibili La produzione in ambito regionale La distribuzione della produzione del MACRO CER 01 (Rifiuti da prospezione, estrazione, trattamento, lavorazione di minerali e materiali di cava) La distribuzione della produzione del MACRO CER 02 (Rifiuti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura) La distribuzione della produzione del MACRO CER 03 (Rifiuti di lavorazione del legno e produzione carta, polpa, cartone, pannelli ) La distribuzione della produzione del MACRO CER 04 (Rifiuti della produzione conciaria e tessile) La distribuzione della produzione del MACRO CER 05 (Rifiuti da raffinazione petrolio, purificazione gas naturale e trattamento pirolitico di carbone) La distribuzione della produzione del MACRO CER 06 (Rifiuti da processi chimici inorganici) La distribuzione della produzione del MACRO CER 07 (Rifiuti da processi chimici organici) La distribuzione della produzione del MACRO CER 08 (Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura, uso di rivestimenti, adesivi, sigillanti, inchiostri) La distribuzione della produzione del MACRO CER 09 (Rifiuti dell'industria fotografica) La distribuzione della produzione del MACRO CER 10 (Rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici) La distribuzione della produzione del MACRO CER 11 (Rif. inorg. cont. metalli da tratt. e ricop.., idrometall. non ferr.) La distribuzione della produzione del MACRO CER 12 (Rif. di lavoraz. e tratt. superficiale di metalli e plastica) La distribuzione della produzione del MACRO CER 13 (Olii esauriti tranne e ) La distribuzione della produzione del MACRO CER 14 (Rif. di sost. organ. utilizzate come solventi tranne e ) La distribuzione della produzione del MACRO CER 15 (imballaggi, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti) La distribuzione della produzione del MACRO CER 16 (Rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo) La distribuzione della produzione del MACRO CER 17 (Rifiuti di costruzione e demolizioni, compresa la costruzione di strade) La distribuzione della produzione del MACRO CER 18 (Rif. di ricerca medica e veterinaria tranne rifiuti di cucina )

4 22.21 La distribuzione della produzione del MACRO CER 19 (Rifiuti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento acquereflue) La distribuzione della produzione del MACRO CER 20 (RU ed assimilabili da commercio, industria ed istituzioni) LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI Le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali Evoluzione delle attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali Definizione degli scenari di gestione PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI SPECIALI Rifiuti da costruzione e demolizione Riduzione scarti di processo impianti RUr e fanghi da depurazione Rifiuti portuali Veicoli fuori uso Pneumatici fuori uso Rifiuti sanitari Oli usati R.A.E.E Ceneri leggere e scorie da incenerimento Rifiuti di beni in polietilene Rifiuti contenenti amianto

5 22 LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI 22.1 Dati disponibili L analisi sui rifiuti speciali in Regione è stata effettuata sulla base delle dichiarazioni MUD 2014, ossia relative ad attività svolte nel Nella versione definitiva, la presente Relazione potrà essere aggiornata con dati più recenti, qualora si rendessero disponibili. Le dichiarazioni citate sono state trasmesse da: - produttori di rifiuti (essenzialmente pericolosi); - trasportatori di rifiuti (non pericolosi e pericolosi); - impianti di recupero o smaltimento rifiuti (non pericolosi e pericolosi). Si sottolinea al riguardo come, in considerazione delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 152/06 in merito agli obblighi di presentazione della dichiarazione MUD (che ha sostanzialmente esonerato i produttori di rifiuti speciali non pericolosi), la base dati MUD delle dichiarazioni presentate dai soggetti produttori di rifiuti non sia più adeguata alla caratterizzazione della produzione dei rifiuti speciali in base agli effettivi dati, essendo sostanzialmente assenti i dati relativi ai non pericolosi (si segnala al riguardo come le modifiche al D.Lgs. 152/06 introdotte con il D.Lgs. n. 4 del 16/1/08 abbiano in realtà oggi ripristinato, almeno in parte, l obbligo di presentazione del MUD anche per i produttori di rifiuti speciali non pericolosi). Al fine di sopperire a tale problematica è stata messa a punto ed attuata una specifica procedura di analisi applicata al contesto studiato che, a partire dall analisi estesa agli impianti presenti su tutto il territorio nazionale, ha permesso di risalire ai rifiuti di provenienza della Regione Calabria. Ulteriori specifiche analisi hanno inoltre consentito l individuazione dei flussi di rifiuti gestiti in autosmaltimento o autorecupero dai produttori stessi e l individuazione dei flussi aggiuntivi di rifiuti provenienti da paesi esteri o all estero destinati. L effettuazione delle suddette analisi, particolarmente complessa e laboriosa, ha inoltre comportato una attività, anch essa di particolare rilevanza, di validazione e bonifica dei dati dichiarati, in modo tale da garantirne la piena funzionalità alle esigenze di valutazione dello stato di attuazione della pianificazione vigente. La metodologia adottata nel presente studio e brevemente riassunta porta a definire quantitativi prodotti di rifiuti speciali che non necessariamente coincidono con valori riportati nel documento presentato da ISPRA nel "Rapporto Rifiuti Speciali". Infatti la metodologia ISPRA (che pure si avvale delle dichiarazioni MUD) è differente, ed è inoltre variata negli anni. In particolare ISPRA integra le dichiarazioni dei soggetti produttori con stime di produzione di particolari categorie di rifiuti (rifiuti provenienti da settore agroindustriale, industria tessile e settore conciario, industria del legno e della lavorazione del legno con l eccezione della produzione di mobili, settore cartario, parte del settore chimico e petrolchimico, industria metallurgica e della lavorazione di prodotti in metallo), che ritiene sottostimate perché non rappresentative delle attività realmente presenti nel territorio, utilizzando coefficienti di produzione o effettuando stime sulla base dei bilanci di massa del sistema produttivo analizzato La produzione in ambito regionale La produzione complessiva di rifiuti speciali dichiarati in Regione Calabria ammonta a t/anno, delle quali: t costituite da rifiuti speciali non pericolosi (93% del totale), t da rifiuti speciali pericolosi (7% del totale). Nell analizzare la produzione di rifiuti speciali suddivisi nelle 20 macrocategorie CER, si evidenzia una maggiore rilevanza dei codici appartenenti alle macrocategorie: 200

6 , relativo ai rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell acqua e dalla sua preparazione per uso industriale, con t, pari a circa il 56% del totale; , relativo ai rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, con t, pari a circa il 27% del totale; il restante 17% circa della produzione totale di rifiuti speciali è distribuito nelle altre macrocategorie CER. 201

7 Rif. Speciali non Rif. Speciali Macrocategorie CER pericolosi pericolosi Rif. Speciali totali t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA ,28% 0 0,00% ,26% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA ,24% 0 0,00% ,23% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 926 0,05% 29 0,02% 955 0,05% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 599 0,03% 0 0,00% 599 0,03% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 62 0,05% 62 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI ,51% 215 0,16% ,42% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 516 0,03% 377 0,29% 893 0,05% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH ,01% 83 0,06% 243 0,01% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 6 0,00% 88 0,07% 94 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI ,57% ,90% ,73% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR ,02% 83 0,06% 420 0,02% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA ,20% 125 0,10% ,19% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0 0,00% ,86% ,40% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0 0,00% 22 0,02% 22 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,08% 705 0,54% ,98% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,91% ,02% ,69% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,19% ,29% ,97% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 312 0,02% ,76% ,21% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,68% ,61% ,65% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,17% ,19% ,10% Totale % % % Tabella 22-1 Produzione Regionale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER - anno 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 202

8 t/anno Analizzando quindi i dati di produzione a livello provinciale, il maggiore contributo alla produzione di rifiuti speciali è dato dalla Provincia di Crotone con un quantitativo totale di t (il 32% del totale regionale), seguita dalle Province di Catanzaro e Reggio Calabria che, con rispettivamente e tonnellate prodotte, contribuiscono ciascuna per circa il 26% e il 25% sul totale regionale. Infine nelle Province di Cosenza e Vibo Valentia sono prodotte rispettivamente e tonnellate (ossia contribuiscono al dato regionale per il 15% e il 2%) P NP Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Figura 22-1 Distribuzione produzione di RS nelle Province Calabre al 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Nelle seguenti tabelle sono riportati i flussi di rifiuti speciali prodotti, per macrocategorie CER, nelle diverse Province Calabre. In particolare nella Provincia di Catanzaro la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a t/anno delle quali t (93% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e t da rifiuti speciali pericolosi (7%). L analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici: , relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con t, pari al 66% del totale; , relativo ai rifiuti di costruzione e demolizioni, con t, pari al 21% del totale; , relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con t, pari al 7% del totale. Il restante 6% è distribuito nelle altre macrocategorie CER. 203

9 Nella Provincia di Cosenza la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a t/anno delle quali t (93% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e t da rifiuti speciali pericolosi (7%). L analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici: , relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con t, pari al 41% del totale; , relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con t, pari al 26% del totale; , relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con t, pari all' 12% del totale. Il restante 21% è distribuito nelle altre macrocategorie CER. Nella Provincia di Crotone la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a ton/anno delle quali t (92% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e t da rifiuti speciali pericolosi (8%). L analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici: , relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con t, pari al 70% del totale; , relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con t, pari al 13% del totale; , relativo ai rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, con t, pari al 8% del totale. Il restante 9% è distribuito nelle altre macrocategorie CER. Nella Provincia di Reggio Calabria la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a ton/anno delle quali t (95% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e t da rifiuti speciali pericolosi (8%). L analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici: , relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con t, pari al 50% del totale; , relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con t, pari al 38% del totale; , relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con t, pari all' 6% del totale. Il restante 6% è distribuito nelle altre macrocategorie CER. 204

10 Nella Provincia di Vibo Valentia la produzione complessiva di rifiuti speciali ammonta a ton/anno delle quali t (92% del totale) costituite da rifiuti speciali non pericolosi e t da rifiuti speciali pericolosi (7%). L analisi della produzione per tipologia di rifiuti, facendo riferimento alle 20 macrocategorie CER, evidenzia una maggiore rilevanza dei codici: , relativo ai rifiuti da attività di costruzione e demolizione, con t, pari al 40% del totale; , relativo ai rifiuti derivanti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, con t, pari al 25% del totale; , relativo ai rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, con t, pari all' 21% del totale. Il restante 14% è distribuito nelle altre macrocategorie CER. 205

11 Rif. Speciali non Rif. Speciali Macrocategorie CER pericolosi pericolosi Rif. Speciali totali t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 129 0,03% 0 0,00% 129 0,03% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 164 0,04% 0 0,00% 164 0,03% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 229 0,05% 0 0,00% 229 0,05% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 3 0,00% 0 0,00% 3 0,00% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 9 0,02% 9 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 1 0,00% 97 0,27% 98 0,02% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 168 0,04% 8 0,02% 176 0,04% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 27 0,01% 49 0,14% 76 0,02% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 1 0,00% 19 0,05% 20 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 627 0,14% ,04% ,65% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR ,05% 83 0,23% 322 0,06% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 125 0,03% 7 0,02% 132 0,03% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0 0,00% ,79% ,35% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0 0,00% 5 0,01% 5 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,39% 316 0,88% ,28% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,14% ,12% ,74% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,64% ,49% ,25% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 75 0,02% 802 2,22% 877 0,18% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,93% ,98% ,82% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,51% 253 0,70% ,46% Totale % % % Tabella 22-2 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Catanzaro nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 206

12 Rif. Speciali non Rif. Speciali Macrocategorie CER pericolosi pericolosi Rif. Speciali totali t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA ,11% 0 0,00% ,03% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA ,88% 0 0,00% ,82% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 464 0,18% 0 0,00% 464 0,16% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 457 0,17% 0 0,00% 457 0,16% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 25 0,13% 25 0,01% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 4 0,00% 33 0,17% 37 0,01% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 291 0,11% 353 1,81% 644 0,23% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 46 0,02% 16 0,08% 62 0,02% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 1 0,00% 53 0,27% 54 0,02% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI ,99% 154 0,79% ,77% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 31 0,01% 0 0,00% 31 0,01% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA ,93% 17 0,09% ,87% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0 0,00% ,34% ,44% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0 0,00% 12 0,06% 12 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,11% 123 0,63% ,80% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,12% ,56% ,45% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,34% ,65% ,18% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 34 0,01% ,21% ,51% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,93% 3 0,02% ,88% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,10% 232 1,19% ,62% Totale % % % Tabella 22-3 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Cosenza nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 207

13 Rif. Speciali non Rif. Speciali Macrocategorie CER pericolosi pericolosi Rif. Speciali totali t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 149 0,03% 0 0,00% 149 0,02% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 146 0,03% 0 0,00% 146 0,02% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 111 0,02% 2 0,00% 113 0,02% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 136 0,02% 0 0,00% 136 0,02% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 11 0,02% 11 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI ,73% 78 0,16% ,36% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 35 0,01% 0 0,00% 35 0,01% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 5 0,00% 0 0,00% 5 0,00% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 3 0,00% 3 0,01% 6 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI ,18% 0 0,00% ,45% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 646 0,11% 45 0,09% 691 0,11% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0 0,00% 625 1,27% 625 0,10% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,25% 67 0,14% ,24% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,39% ,98% ,48% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,19% ,60% ,91% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 170 0,03% 241 0,49% 411 0,07% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,47% ,65% ,64% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,55% 296 0,60% ,55% Totale % % % Tabella 22-4 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Crotone nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 208

14 Rif. Speciali non Rif. Speciali Macrocategorie CER pericolosi pericolosi Rif. Speciali totali t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA ,39% 0 0,00% ,37% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 495 0,11% 0 0,00% 495 0,10% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 122 0,03% 27 0,12% 149 0,03% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 1 0,00% 0 0,00% 1 0,00% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 15 0,06% 15 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 43 0,01% 0 0,00% 43 0,01% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 18 0,00% 16 0,07% 34 0,01% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 76 0,02% 16 0,07% 92 0,02% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 1 0,00% 9 0,04% 10 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 453 0,10% 0 0,00% 453 0,09% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 55 0,01% 0 0,00% 55 0,01% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 59 0,01% 6 0,03% 65 0,01% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0 0,00% ,77% ,81% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0 0,00% 3 0,01% 3 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,07% 157 0,68% ,00% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,98% ,51% ,22% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,85% ,03% ,40% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 26 0,01% 957 4,12% 983 0,21% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,09% ,19% ,27% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,32% 769 3,31% ,41% Totale % % % Tabella 22-5 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Reggio Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 209

15 Rif. Speciali non Rif. Speciali Macrocategorie CER pericolosi pericolosi Rif. Speciali totali t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 4 0,01% 0 0,00% 4 0,01% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA ,27% 0 0,00% ,03% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 2 0,01% 0 0,00% 2 0,00% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0 0,00% 2 0,07% 2 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 25 0,07% 7 0,23% 32 0,08% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 4 0,01% 0 0,00% 4 0,01% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 6 0,02% 2 0,07% 8 0,02% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0 0,00% 4 0,13% 4 0,01% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 12 0,03% 0 0,00% 12 0,03% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 229 0,61% 50 1,66% 279 0,69% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0 0,00% 195 6,48% 195 0,48% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0 0,00% 2 0,07% 2 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,20% 42 1,40% ,92% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,86% ,17% ,96% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,94% 299 9,94% ,49% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 7 0,02% 217 7,21% 224 0,55% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,07% 1 0,03% ,06% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,89% 16 0,53% ,64% Totale % % % Tabella 22-6 Produzione totale di RS non pericolosi e pericolosi per macrocategoria CER in Provincia di Vibo Valentia nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 210

16 t/anno L analisi delle dichiarazioni MUD eseguita prende in considerazione i dati dal 2006 al 2013, con un focus particolare sui due anni 2006 e 2013, così da rendere più esaustivo il confronto e quindi rilevare le tendenze evolutive. Rispetto al 2006 si rileva un incremento della produzione totale di rifiuti speciali del 42%, passando da t a t. In particolare, i RS non pericolosi, che incidono maggiormente sulla produzione totale di RS in Regione (per il 93%), sono cresciuti del 41%, mentre i RS pericolosi sono stati interessati da un incremento del 53% P NP Figura 22-2 Evoluzione produzione RS in Regione nel 2013 rispetto al 2006 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD) Se si analizzano gli andamenti della produzione dei rifiuti speciali nelle diverse Province, si rilevano le seguenti variazioni di produzione nel 2013 rispetto al 2006: Catanzaro (+171%), Cosenza (-11%), Crotone (+79%), Reggio Calabria (+2%) e Vibo Valentia (+13%) Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Regione Figura 22-3 Evoluzione produzione RS nelle Province Calabre tra il 2006 e il 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD) 211

17 t / anno t / anno Di seguito sono rappresentati gli andamenti dal 2006 al 2013 della produzione di RS per ciascuna macrocategoria CER, suddivisi tra non pericolosi e pericolosi CER01 CER02 CER03 CER04 CER05 CER06 CER07 CER08 CER09 CER10 CER11 CER12 CER13 CER14 CER15 CER16 CER17 CER18 CER19 CER20 Figura 22-4 Evoluzione produzione RS in Regione per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD) Figura 22-5 Evoluzione produzione RS non pericolosi in Regione per macrocategoria CER nel 2006 e 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD) Figura 22-6 Evoluzione produzione RS pericolosi in Regione per macrocategoria CER nel 2006 e 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD) 212

18 22.3 La distribuzione della produzione del MACRO CER 01 (Rifiuti da prospezione, estrazione, trattamento, lavorazione di minerali e materiali di cava) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono 2 e incidono per il 96% della produzione di tale macro categoria, si ha: sterili ed altri residui del lavaggio e della pulitura di minerali, diversi da quelli di cui alle voci e ; rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce Il restante 4% della produzione della macro categoria 01 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 01 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [010408] - scarti di ghiaia e pietrisco, diversi da quelli di cui alla voce [010409] - scarti di sabbia e argilla [010410] - polveri e residui affini, diversi da quelli di cui alla voce [010412] - sterili ed altri residui del lavaggio e della pulitura di minerali, diversi da quelli di cui alle voci e [010413] - rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce Tabella 22-7 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 01 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 213

19 22.4 La distribuzione della produzione del MACRO CER 02 (Rifiuti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono 4 e incidono per l 70% della produzione di tale macro categoria, si ha: rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi) fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e separazione di componenti fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti. Il restante 30% della produzione della macro categoria 02 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 02 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [020101] - fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia [020103] - scarti di tessuti vegetali [020104] - rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi) [020106] - feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito [020201] - fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia [020203] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione [020204] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti [020299] - rifiuti non specificati altrimenti [020301] - fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e separazione di componenti [020304] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione [020305] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti [020399] - rifiuti non specificati altrimenti [020501] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione [020502] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti [020601] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione [020704] - scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione [020799] - rifiuti non specificati altrimenti Tabella 22-8 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 02 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 214

20 22.5 La distribuzione della produzione del MACRO CER 03 (Rifiuti di lavorazione del legno e produzione carta, polpa, cartone, pannelli ) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che il CER prevalente è solo uno e incide per ben il 97% della produzione di tale macro categoria, si ha: segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce Il restante 3% della produzione della macro categoria 03 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 03 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [030104] - segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci contenenti sostanze pericolose [030105] - segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce [030199] - rifiuti non specificati altrimenti Tabella 22-9 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 03 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 215

21 22.6 La distribuzione della produzione del MACRO CER 04 (Rifiuti della produzione conciaria e tessile) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono solo tre e incidono per l 97% della produzione di tale macro categoria, si ha: fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti cromo fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce rifiuti da fibre tessili lavorate. Il restante 3% della produzione primaria della macro categoria 04 è costituito da: come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 04 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [040106] - fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti cromo [040109] - rifiuti delle operazioni di confezionamento e finitura [040220] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce [040222] - rifiuti da fibre tessili lavorate Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 04 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 216

22 22.7 La distribuzione della produzione del MACRO CER 05 (Rifiuti da raffinazione petrolio, purificazione gas naturale e trattamento pirolitico di carbone) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che la maggiora parte di tale categoria di rifiuti consiste in un codice CER che incide da solo per l 90% della produzione di tale macro categoria, si ha: morchie depositate sul fondo dei serbatoi Il restante 10% della produzione della macro categoria 05 è costituito da: fanghi oleosi prodotti dalla manutenzione di impianti e apparecchiature come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 05 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [050103] - morchie depositate sul fondo dei serbatoi [050106] - fanghi oleosi prodotti dalla manutenzione di impianti e apparecchiature Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 05 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 217

23 22.8 La distribuzione della produzione del MACRO CER 06 (Rifiuti da processi chimici inorganici) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che il CER prevalente è solo uno ed incide per il 99% della produzione di tale macro categoria, si ha: sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci e Il restante 1% della produzione della macro categoria 06 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 06 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [060101] - acido solforico ed acido solforoso [060102] - acido cloridrico [060103] - acido fluoridrico [060201] - idrossido di calcio [060204] - idrossido di sodio e di potassio [060314] - sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci e [060316] - ossidi metallici, diversi da quelli di cui alla voce [060405] - rifiuti contenenti altri metalli pesanti [060503] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce [061302] - carbone attivato esaurito (tranne ) Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 06 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 218

24 22.9 La distribuzione della produzione del MACRO CER 07 (Rifiuti da processi chimici organici) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 91% della produzione di tale macro categoria, si ha: soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri rifiuti non specificati altrimenti ; rifiuti plastici. Il restante 9% della produzione della macro categoria 07 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 07 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [070101] - soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri [070213] - rifiuti plastici [070299] - rifiuti non specificati altrimenti [070514] - rifiuti solidi, diversi da quelli di cui alla voce [070611] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti sostanze pericolose [070612] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce [070699] - rifiuti non specificati altrimenti [070701] - soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri [070704] - altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 07 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 219

25 22.10 La distribuzione della produzione del MACRO CER 08 (Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura, uso di rivestimenti, adesivi, sigillanti, inchiostri) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono cinque e incidono per il 81% della produzione di tale macro categoria, si ha: pitture e vernici di scarto, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose ; fanghi prodotti dalla rimozione di pitture e vernici, diversi da quelli di cui alla voce ; sospensioni acquose contenenti pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose ; rifiuti liquidi acquosi contenenti inchiostro ; toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla voce Il restante 19% della produzione della macro categoria 08 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 08 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [080111] - pitture e vernici di scarto, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose [080112] - pitture e vernici di scarto, diverse da quelle di cui alla voce [080113] - fanghi prodotti da pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose [080117] - fanghi prodotti dalla rimozione di pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose [080118] - fanghi prodotti dalla rimozione di pitture e vernici, diversi da quelli di cui alla voce [080119] - sospensioni acquose contenenti pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose [080120] - sospensioni acquose contenenti pitture e vernici, diverse da quelle di cui alla voce [080121] - residui di vernici o di sverniciatori [080201] - polveri di scarto di rivestimenti [080308] - rifiuti liquidi acquosi contenenti inchiostro [080317] - toner per stampa esauriti, contenenti sostanze pericolose [080318] - toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla voce [080410] - adesivi e sigillanti di scarto, diversi da quelli di cui alla voce Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 08 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 220

26 22.11 La distribuzione della produzione del MACRO CER 09 (Rifiuti dell'industria fotografica) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 92% della produzione di tale macro categoria, si ha: soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa ; soluzioni fissative ; soluzioni di lavaggio e soluzioni di arresto-fissaggio. Il restante 8% della produzione della macro categoria 09 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 09 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [090101] - soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa [090103] - soluzioni di sviluppo a base di solventi [090104] - soluzioni fissative [090105] - soluzioni di lavaggio e soluzioni di arresto-fissaggio [090107] - carta e pellicole per fotografia, contenenti argento o composti dell'argento [090108] - carta e pellicole per fotografia, non contenenti argento o composti dell'argento Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 09 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 221

27 22.12 La distribuzione della produzione del MACRO CER 10 (Rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 94% della produzione di tale macro categoria, si ha: ceneri pesanti, scorie e polveri di caldaia (tranne le polveri di caldaia di cui alla voce ) ; ceneri leggere di torba e di legno non trattato ; scorie della produzione primaria e secondaria. Il restante 6% della produzione della macro categoria 10 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 10 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [100101] - ceneri pesanti, scorie e polveri di caldaia (tranne le polveri di caldaia di cui alla voce ) [100103] - ceneri leggere di torba e di legno non trattato [100104] - ceneri leggere di olio combustibile e polveri di caldaia [100120] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti sostanze pericolose [100121] - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce [100124] - sabbie dei reattori a letto fluidizzato [100126] - rifiuti prodotti dal trattamento delle acque di raffreddamento [100401] - scorie della produzione primaria e secondaria [100701] - scorie della produzione primaria e secondaria [100799] - rifiuti non specificati altrimenti [101103] - scarti di materiali in fibra a base di vetro [101112] - rifiuti di vetro diversi da quelli di cui alla voce [101299] - rifiuti non specificati altrimenti [101311] - rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento, diversi da quelli di cui alle voci e [101314] - rifiuti e fanghi di cemento Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 10 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 222

28 22.13 La distribuzione della produzione del MACRO CER 11 (Rif. inorg. cont. metalli da tratt. e ricop.., idrometall. non ferr.) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono tre e incidono per il 90% della produzione di tale macro categoria, si ha: acidi di decappaggio ; zinco solido ; ceneri di zinco. Il restante 10% della produzione della macro categoria 11 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 11 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [110105] - acidi di decappaggio [110106] - acidi non specificati altrimenti [110110] - fanghi e residui di filtrazione, diversi da quelli di cui alla voce [110112] - soluzioni acquose di lavaggio, diverse da quelle di cui alla voce [110501] - zinco solido [110502] - ceneri di zinco Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 11 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 223

29 22.14 La distribuzione della produzione del MACRO CER 12 (Rif. di lavoraz. e tratt. superficiale di metalli e plastica) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che il CER prevalente è solo uno ed incide per il 73% della produzione di tale macro categoria, si ha: limatura e trucioli di materiali ferrosi. Il restante 27% della produzione della macro categoria 12 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 12 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [120101] - limatura e trucioli di materiali ferrosi [120102] - polveri e particolato di materiali ferrosi [120103] - limatura e trucioli di materiali non ferrosi [120104] - polveri e particolato di materiali non ferrosi [120105] - limatura e trucioli di materiali plastici [120109] - emulsioni e soluzioni per macchinari, non contenenti alogeni [120112] - cere e grassi esauriti [120113] - rifiuti di saldatura [120115] - fanghi di lavorazione, diversi da quelli di cui alla voce [120116] - materiale abrasivo di scarto, contenente sostanze pericolose [120117] - materiale abrasivo di scarto, diverso da quello di cui alla voce [120199] - rifiuti non specificati altrimenti [120301] - soluzioni acquose di lavaggio Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 12 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 224

30 22.15 La distribuzione della produzione del MACRO CER 13 (Olii esauriti tranne e ) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono due e incidono per il 91% della produzione di tale macro categoria, si ha: altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione ; altre emulsioni. Il restante 9% della produzione della macro categoria 13 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 13 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [130111] - oli sintetici per circuiti idraulici [130113] - altri oli per circuiti idraulici [130205] - scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, non clorurati [130208] - altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione [130301] - oli isolanti e termoconduttori, contenenti PCB [130307] - oli minerali isolanti e termoconduttori non clorurati [130310] - altri oli isolanti e termoconduttori [130403] - altri oli di sentina della navigazione [130503] - fanghi da collettori [130506] - oli prodotti dalla separazione olio/acqua [130507] - acque oleose prodotte dalla separazione olio/acqua [130701] - olio combustibile e carburante diesel [130802] - altre emulsioni [130899] - rifiuti non specificati altrimenti Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 13 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 225

31 22.16 La distribuzione della produzione del MACRO CER 14 (Rif. di sost. organ. utilizzate come solventi tranne e ) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che non vi sono CER prevalenti e risultano distribiti come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 14 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [140602] - altri solventi e miscele di solventi, alogenati [140603] - altri solventi e miscele di solventi [140604] - fanghi o rifiuti solidi, contenenti solventi alogenati Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 14 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 226

32 22.17 La distribuzione della produzione del MACRO CER 15 (imballaggi, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono 4 e incidono per ben l 88% della produzione di tale macro categoria, si ha: imballaggi in carta e cartone ; imballaggi in plastica ; imballaggi in materiali misti ; imballaggi in vetro. Il restante 12% della produzione della macro categoria 15 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 15 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [150101] - imballaggi in carta e cartone [150102] - imballaggi in plastica [150103] - imballaggi in legno [150104] - imballaggi metallici [150105] - imballaggi in materiali compositi [150106] - imballaggi in materiali misti [150107] - imballaggi in vetro [150110] - imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze [150202] - assorbenti, materiali filtranti (inclusi filtri dell'olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose [150203] - assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 15 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 227

33 22.18 La distribuzione della produzione del MACRO CER 16 (Rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono 2 e incidono per ben il 77% della produzione di tale macro categoria, si ha: soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce ; pneumatici fuori uso veicoli fuori uso veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose. Il restante 23% della produzione della macro categoria 16 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. 228

34 Distribuzione territoriale della produzione dei CER 16 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [160103] - pneumatici fuori uso [160104] - veicoli fuori uso [160106] - veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose [160107] - filtri dell'olio [160112] - pastiglie per freni, diverse da quelle di cui alla voce [160113] - liquidi per freni [160114] - liquidi antigelo contenenti sostanze pericolose [160116] - serbatoi per gas liquido [160117] - metalli ferrosi [160118] - metalli non ferrosi [160119] - plastica [160120] - vetro [160121] - componenti pericolosi diversi da quelli di cui alle voci da a , e [160122] - componenti non specificati altrimenti [160199] - rifiuti non specificati altrimenti [160209] - trasformatori e condensatori contenenti PCB [160211] - apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC [160213] - apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi (2) diversi da quelli di cui alle voci e [160214] - apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da a [160215] - componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso [160216] - componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce [160303] - rifiuti inorganici, contenenti sostanze pericolose [160304] - rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce [160305] - rifiuti organici, contenenti sostanze pericolose [160306] - rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce [160505] - gas in contenitori a pressione, diversi da quelli di cui alla voce [160506] - sostanze chimiche di laboratorio contenenti o costituite da sostanze pericolose, comprese le miscele di sostanze chimiche di laboratorio [160507] - sostanze chimiche inorganiche di scarto contenenti o costituite da sostanze pericolose [160509] - sostanze chimiche di scarto diverse da quelle di cui alle voci , e

35 [160601] - batterie al piombo [160602] - batterie al nichel-cadmio [160604] - batterie alcaline (tranne ) [160605] - altre batterie ed accumulatori [160606] - elettroliti di batterie ed accumulatori, oggetto di raccolta differenziata [160708] - rifiuti contenenti olio [160709] - rifiuti contenenti altre sostanze pericolose [160801] - catalizzatori esauriti contenenti oro, argento, renio, rodio, palladio, iridio o platino (tranne ) [161001] - soluzioni acquose di scarto, contenenti sostanze pericolose [161002] - soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce [161004] - concentrati acquosi, diversi da quelli di cui alla voce [161106] - rivestimenti e materiali refrattari provenienti da lavorazioni non metallurgiche, diversi da quelli di cui alla voce Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 16 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 230

36 22.19 La distribuzione della produzione del MACRO CER 17 (Rifiuti di costruzione e demolizioni, compresa la costruzione di strade) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono quattro e incidono per più del 85% della produzione di tale macrocategoria, si ha: miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce ; ferro e acciaio ; terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce ; rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci , e Il restante 15% della produzione della macro categoria 17 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 17 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [170101] - cemento [170102] - mattoni [170103] - mattonelle e ceramiche [170107] - miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce [170201] - legno [170202] - vetro [170203] - plastica [170204] - vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati [170301] - miscele bituminose contenenti catrame di carbone [170302] - miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce [170401] - rame, bronzo, ottone [170402] - alluminio [170403] - piombo [170404] - zinco [170405] - ferro e acciaio [170407] - metalli misti [170409] - rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose [170410] - cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose [170411] - cavi, diversi da quelli di cui alla voce [170503] - terra e rocce, contenenti sostanze pericolose [170504] - terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce [170506] - fanghi di dragaggio, diversa da quella di cui alla voce

37 [170508] - pietrisco per massicciate ferroviarie, diverso da quello di cui alla voce [170601] - materiali isolanti contenenti amianto [170603] - altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose [170604] - materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci e [170605] - materiali da costruzione contenenti amianto [170802] - materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce [170902] - rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione, contenenti PCB (ad esempio sigillanti contenenti PCB, pavimentazioni a base di resina contenenti PCB, elementi stagni in vetro contenenti PCB, condensatori contenenti PCB) [170903] - altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose [170904] - rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci , e Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 17 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 232

38 22.20 La distribuzione della produzione del MACRO CER 18 (Rif. di ricerca medica e veterinaria tranne rifiuti di cucina ) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che il CER prevalente è solo uno e incide per più del 82% della produzione di tale macrocategoria, si ha: rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni. Il restante 18% della produzione della macro categoria 18 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 18 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [180103] - rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni [180104] - rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni (es. bende, ingessature, lenzuola, indumenti monouso, assorbenti igienici) [180106] - sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze pericolose [180107] - sostanze chimiche diverse da quelle di cui alla voce [180108] - medicinali citotossici e citostatici [180109] - medicinali diversi da quelli di cui alla voce [180202] - rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni [180203] - rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 18 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 233

39 22.21 La distribuzione della produzione del MACRO CER 19 (Rifiuti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento acquereflue) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono 5 e incidono per ben il 65% della produzione di tale macro categoria, si ha: percolato di discarica, diverso da quello di cui alla voce altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda, diversi da quelli di cui alla voce Il restante 35% della produzione della macro categoria 19 si distribuisce tra i rimanenti codici CER di rifiuti pericolosi e non come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 19 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [190105] - residui di filtrazione prodotti dal trattamento dei fumi [190107] - rifiuti solidi prodotti dal trattamento dei fumi [190110] - carbone attivo esaurito, impiegato per il trattamento dei fumi [190111] - ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose [190112] - ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce [190113] - ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose [190199] - rifiuti non specificati altrimenti [190203] - miscugli di rifiuti composti esclusivamente da rifiuti non pericolosi [190205] - fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, contenenti sostanze pericolose [190206] - fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, diversi da quelli di cui alla voce [190208] - rifiuti combustibili liquidi, contenenti sostanze pericolose [190211] - altri rifiuti contenenti sostanze pericolose [190304] - rifiuti contrassegnati come pericolosi, parzialmente (5) stabilizzati [190305] - rifiuti stabilizzati diversi da quelli di cui alla voce [190501] - parte di rifiuti urbani e simili non compostata [190503] - compost fuori specifica [190599] - rifiuti non specificati altrimenti [190699] - rifiuti non specificati altrimenti [190703] - percolato di discarica, diverso da quello di cui alla voce

40 [190801] - vaglio [190802] - rifiuti dell'eliminazione della sabbia [190805] - fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane [190809] - miscele di oli e grassi prodotte dalla separazione olio/acqua, contenenti esclusivamente oli e grassi commestibili [190810] - miscele di oli e grassi prodotte dalla separazione olio/acqua, diverse da quelle di cui alla voce [190812] - fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce [190813] - fanghi contenenti sostanze pericolose prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali [190814] - fanghi prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce [190899] - rifiuti non specificati altrimenti [190901] - rifiuti solidi prodotti dai processi di filtrazione e vaglio primari [190902] - fanghi prodotti dai processi di chiarificazione dell'acqua [190904] - carbone attivo esaurito [190905] - resine a scambio ionico saturate o esaurite [191001] - rifiuti di ferro e acciaio [191002] - rifiuti di metalli non ferrosi [191004] - fluff - frazione leggera e polveri, diversi da quelli di cui alla voce [191103] - rifiuti liquidi acquosi [191107] - rifiuti prodotti dalla purificazione dei fumi [191201] - carta e cartone [191202] - metalli ferrosi [191203] - metalli non ferrosi [191204] - plastica e gomma [191205] - vetro [191207] - legno diverso da quello di cui alla voce [191208] - prodotti tessili [191209] - minerali (ad esempio sabbia, rocce) [191210] - rifiuti combustibili (CDR: combustibile derivato da rifiuti) [191211] - altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose [191212] - altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce [191301] - rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni, contenenti sostanze pericolose [191302] - rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni, diversi da quelli di cui alla voce [191307] - rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda, contenenti sostanze pericolose [191308] - rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda, diversi da quelli di cui alla voce Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 19 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 235

41 22.22 La distribuzione della produzione del MACRO CER 20 (RU ed assimilabili da commercio, industria ed istituzioni) Analizzando quindi il dettaglio della distribuzione dei singoli codici CER prodotti in Regione, si osserva che i CER prevalenti sono due e incidono per ben l 53% della produzione di tale macro categoria, si ha: fanghi delle fosse settiche con un contributo 46%; carta e cartone con un contributo del 24%. Il restante 47% della produzione della macro categoria 20 si distribuisce tra i restanti codici CER di rifiuti pericolosi e non, come riportato di seguito. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 20 Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Calabria Valentia Totale [200101] - carta e cartone [200102] - vetro [200108] - rifiuti biodegradabili di cucine e mense [200110] - abbigliamento [200111] - prodotti tessili [200121] - tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio [200123] - apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi [200125] - oli e grassi commestibili [200133] - batterie e accumulatori di cui alle voci , e nonché batterie e accumulatori non suddivisi contenenti tali batterie [200135] - apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alla voce e , contenenti componenti pericolosi (6) [200136] - apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci , e [200138] - legno, diverso da quello di cui alla voce [200139] - plastica [200140] - metallo [200201] - rifiuti biodegradabili [200203] - altri rifiuti non biodegradabili [200301] - rifiuti urbani non differenziati [200303] - residui della pulizia stradale [200304] - fanghi delle fosse settiche [200306] - rifiuti della pulizia delle fognature [200307] - rifiuti ingombranti Tabella Distribuzione territoriale della produzione dei CER 20 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 236

42 23 LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI 23.1 Le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali Prima di analizzare il dettaglio delle diverse operazioni di gestione, occorre evidenziare che i rifiuti sottoposti ad Altre operazioni di smaltimento, ossia, a trattamento biologico, chimico fisico, ricondizionamento, raggruppamento preliminare (D8, D9, D13, D14), che costituiscono forme intermedie del ciclo gestionale, potrebbero, nello stesso anno di riferimento, essere avviati ad operazioni di recupero/smaltimento finale. In altri casi, invece, i rifiuti non completano il proprio ciclo di gestione nel periodo di osservazione. Tale situazione non rende pienamente corretto il confronto tra i rifiuti prodotti e quelli gestiti nello stesso anno di riferimento, infatti, computare i rifiuti avviati ad operazioni di trattamento intermedio, inclusi gli stoccaggi, genera una sovrastima dei quantitativi gestiti ma viceversa, escludere dal calcolo i trattamenti intermedi, conduce ad una sottostima. A fronte di un dato di produzione regionale complessiva di rifiuti speciali pari a t, il complesso del dichiarato come gestito ammonta a t, al netto dei trattamenti intermedi e gli stoccaggi. Si ribadisce per una corretta interpretazione del confronto gestioneproduzione, si deve tenere presente che: il medesimo quantitativo di rifiuti può essere oggetto di più operazioni in serie di recupero o smaltimento nel medesimo impianto (ad es. trattamento chimico-fisico e biologico in serie su rifiuti liquidi e fanghi); i flussi di importazione o esportazione di rifiuti influenzano ovviamente il rapporto tra quanto prodotto e gestito nell ambito provinciale. Con le suddette avvertenze, si segnala innanzitutto come le attività di recupero effettuate in Regione coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando t (37% del totale). Lo smaltimento interessa invece t (63% del totale). Nel seguente tabella sono riportati i dati relativi ai quantitativi di RS pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in regione, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: rifiuti dalla lavorazione del legno, 99.7% di recupero; imballaggi, stracci, materiali filtranti, 98.2% di recupero; rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 94.4% di recupero; rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 94.1% di recupero; rifiuti prodotti da agricoltura, 84.6% di recupero; rifiuti da processi chimici organici, 81.4% di recupero; rif. di sost. organ. utilizzate come solventi (tranne e ), 78.0% di recupero; Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero: rifiuti inorganici contenenti metalli, 100% di smaltimento; rifiuti dell'industria fotografica, 99.3% di smaltimento; olii esauriti (tranne e ), 97.5% di smaltimento; rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 96.9% di smaltimento; rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 91.8% di smaltimento; rifiuti da processi chimici inorganici, 90.4% di smaltimento; rifiuti della produzione conciaria e tessile, 76.6% di smaltimento. 237

43 Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 2.634,00 0,22% 2.899,00 0,15% ,17% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 5.858,00 0,50% 1.066,00 0,05% ,22% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 927,00 0,08% 3,00 0,00% 930 0,03% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 139,00 0,01% 456,00 0,02% 595 0,02% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 115,00 0,01% 3.636,00 0,18% ,12% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 3.034,00 0,26% ,00 1,43% ,99% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 2.345,00 0,20% 537,00 0,03% ,09% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 414,00 0,04% 745,00 0,04% ,04% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 2,00 0,00% 282,00 0,01% 284 0,01% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI ,00 8,20% 5.750,00 0,29% ,21% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 3.500,00 0,18% ,11% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 1.075,00 0,09% 747,00 0,04% ,06% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 336,00 0,03% ,00 0,65% ,42% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 39,00 0,00% 11,00 0,00% 50 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,00 5,06% 1.116,00 0,06% ,91% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,00 6,08% ,00 4,97% ,38% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,00 36,53% ,00 1,34% ,36% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 5.337,00 0,46% 5.614,00 0,28% ,35% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,00 10,39% ,00 68,44% ,96% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,00 31,85% ,00 21,86% ,55% Totale % % % Tabella 23-1 Il recupero e lo smaltimento di RS in Calabria nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 238

44 Sul complesso dei rifiuti speciali non pericolosi sottoposti ad operazioni di recupero ( t) la quota predominante è rappresentata dai rifiuti della macrocategoria CER 17 (rifiuti derivanti dalle opere di costruzione e demolizione) pari al 38.5% del totale dei non pericolosi a recupero, mentre per lo smaltimento è interessato principalmente la macrocategoria CER 19 (rifiuti da trattamento rifiuti e reflui) pari al 69% del totale dei non pericolosi a smaltimento. Il complesso dei rifiuti speciali non pericolosi sottoposti a smaltimento ammonta a t. L attività di recupero di rifiuti pericolosi riguarda invece essenzialmente la macrocategoria CER 16 (rifiuti non altrimenti specificati nell elenco) per un 70% del totale dei pericolosi a recupero, mentre lo smaltimento interessa principalmente la macrocategoria CER 19 (rifiuti da trattamento rifiuti e reflui) pari al 59% del totale dei pericolosi a smaltimento. Nelle seguenti tabelle si riporta l analisi delle tipologie di attività di recupero effettuate sui rifiuti speciali. Attività di recupero Descrizione attività di recupero Rifiuti Non Pericolosi Rifiuti Pericolosi Totale quantità Regionale R1 Utilizzo come combustibile R2 Recupero solv enti R3 Recupero sostanze organiche R4 Recupero metalli R5 Recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione acidi e/o basi R7 R8 Recupero prodotti che captano inquinanti Recupero dei prodotti prov enienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione degli oli R10 R11 R12 R13 R14 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura Utilizzo di rifiuti ottenuti da operazioni da R1 a R10 Scambio di rifiuti per sottoporli a operazioni da R1 a R11 Messa in riserv a di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti i rifiuti qualora non v engano rispettate le condizioni stabilite dalla normativ a v igente) Totale Tabella 23-2 Attività di recupero su RS in Regione nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 239

45 Di seguito si riporta l'approfondimento sulle attività di recupero nelle diverse Province Calabre. Considerando le avvertenze già riferite precedentemente, le attività di recupero effettuate in Provincia di Catanzaro, coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando t (29% del totale). Lo smaltimento interessa invece t (71% del totale). Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Catanzaro, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: rifiuti prodotti da agricoltura, 98% di recupero; rifiuti di imballaggio, 95% di recupero; rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 94% di recupero; rifiuti dalla lavorazione del legno, 88% di recupero; rifiuti dei processi chimici organici, 75 % di recupero; rifiuti processi chimici inorganici, 69% di recupero; Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero: rifiuti della produzione conciaria e tessile, 100% di smaltimento; rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 100% di smaltimento; rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 100% smaltimento; rifiuti dell industria fotografica, 100% di smaltimento; rifiuti inorganici contenenti metalli, 100% di smaltimento; solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto, 100% di smaltimento; rifiuti di ricerca medica e veterinaria, 99% di smaltimento; oli esausti, 99% di smaltimento; rifiuti da estrazione da miniera o cava, 96% di smaltimento; rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 93% di smaltimento; rifiuti assimilabili, 73% di smaltimento. 240

46 Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 118,00 0,04% 2.895,00 0,41% ,31% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 4.594,00 1,61% 112,00 0,02% ,48% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 21,00 0,01% 3,00 0,00% 24 0,00% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 3,00 0,00% 3 0,00% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 3.035,00 0,43% ,31% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 2.287,00 0,80% 1.020,00 0,15% ,33% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 1.257,00 0,44% 423,00 0,06% ,17% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 0,00 0,00% 636,00 0,09% 636 0,06% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 202,00 0,03% 202 0,02% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 2.530,00 0,89% 2.812,00 0,40% ,54% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 2.741,00 0,39% ,28% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 713,00 0,25% 581,00 0,08% ,13% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 162,00 0,06% ,00 1,62% ,17% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0,00 0,00% 9,00 0,00% 9 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,00 4,92% 739,00 0,11% ,50% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,00 9,35% ,00 5,29% ,46% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,00 29,95% 5.883,00 0,84% ,26% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 31,00 0,01% 3.438,00 0,49% ,35% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,00 8,00% ,00 42,15% ,27% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,00 43,68% ,00 47,45% ,36% Totale % % % Tabella 23-3 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Catanzaro nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 241

47 Nella seguente tabella si riporta l analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Catanzaro. Attività di recupero Descrizione attività di recupero Rifiuti Non Pericolosi Rifiuti Pericolosi Totale quantità provincia di Catanzaro R1 Utilizzo come combustibile R2 Recupero solv enti R3 Recupero sostanze organiche R4 Recupero metalli R5 Recupero di altre sostanze inorganiche < R6 Rigenerazione acidi e/o basi R7 R8 Recupero prodotti che captano inquinanti Recupero dei prodotti prov enienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione degli oli R10 R11 R12 R13 R14 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura Utilizzo di rifiuti ottenuti da operazioni da R1 a R10 Scambio di rifiuti per sottoporli a operazioni da R1 a R11 Messa in riserv a di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti i rifiuti qualora non v engano rispettate le condizioni stabilite dalla normativ a v igente) Totale Tabella 23-4 Attività di recupero su RS in Provincia di Catanzaro nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 242

48 Le attività di recupero effettuate in Provincia di Cosenza coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando t (36% del totale). Lo smaltimento interessa invece t (64% del totale). Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Cosenza, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: rifiuti da estrazione da miniera o cava, 100% di recupero; rifiuti dalla lavorazione del legno, 100% di recupero; rifiuti processi chimici inorganici, 100% di recupero; rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 100% di recupero; rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 100% di recupero; rifiuti di lavoraz. e tratt. superficiale di metalli e plastica, 100% di recupero; oli esausti, 100% di recupero; rifiuti di imballaggio, 100% di recupero; rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 99% di recupero; rifiuti dei processi chimici organici, 99% di recupero; Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero: rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 94% di smaltimento; rifiuti della produzione conciaria e tessile, 70% di smaltimento; rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 61% di smaltimento; 243

49 Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 345,00 0,17% 0,00 0,00% 345 0,06% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 575,00 0,28% 646,00 0,18% ,21% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 851,00 0,42% 0,00 0,00% 851 0,15% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 139,00 0,07% 317,00 0,09% 456 0,08% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 747,00 0,37% 0,00 0,00% 747 0,13% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 74,00 0,04% 1,00 0,00% 75 0,01% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 9,00 0,00% 0,00 0,00% 9 0,00% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 1.113,00 0,55% 0,00 0,00% ,20% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 81,00 0,04% 0,00 0,00% 81 0,01% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 43,00 0,02% 0,00 0,00% 43 0,01% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,00 14,10% 12,00 0,00% ,01% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,00 7,45% ,00 6,44% ,80% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,00 29,04% 430,00 0,12% ,40% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,00 7,54% ,00 67,98% ,50% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,00 39,90% ,00 25,20% ,42% Totale % % % Tabella 23-5 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Cosenza nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 244

50 Nella seguente tabella si riporta l analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Cosenza. Attività di recupero Descrizione attività di recupero Rifiuti Non Pericolosi Rifiuti Pericolosi Totale quantità provincia di Cosenza R1 Utilizzo come combustibile R2 Recupero solv enti R3 Recupero sostanze organiche R4 Recupero metalli R5 Recupero di altre sostanze inorganiche < R6 Rigenerazione acidi e/o basi R7 R8 Recupero prodotti che captano inquinanti Recupero dei prodotti prov enienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione degli oli R10 R11 R12 R13 R14 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura Utilizzo di rifiuti ottenuti da operazioni da R1 a R10 Scambio di rifiuti per sottoporli a operazioni da R1 a R11 Messa in riserv a di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti i rifiuti qualora non v engano rispettate le condizioni stabilite dalla normativ a v igente) Totale Tabella 23-6 Attività di recupero su RS in Provincia di Cosenza nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 245

51 Le attività di recupero effettuate in Provincia di Crotone coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando t (33% del totale). Lo smaltimento interessa invece t (67% del totale). Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Crotone, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 97% di recupero; solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto, 95% di recupero; rifiuti dei processi chimici organici, 93% di recupero; rifiuti da estrazione da miniera o cava, 92% di recupero; rifiuti di imballaggio, 91% di recupero; rifiuti assimilabili, 84% di recupero; rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 80% di recupero; rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 79% di recupero; rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 73% di recupero; rifiuti di ricerca medica e veterinaria, 72% di recupero; Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero: rifiuti della produzione conciaria e tessile, 100% di smaltimento; rifiuti processi chimici inorganici, 100% di smaltimento; rifiuti inorganici contenenti metalli, 100% di smaltimento; rifiuti dell industria fotografica, 97% di smaltimento; rifiuti prodotti da agricoltura, 95% di smaltimento; rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 95% di smaltimento; rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 82% di smaltimento; 246

52 Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 1 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 46,00 0,02% 4,00 0,00% 50 0,01% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 5,00 0,00% 98,00 0,02% 103 0,01% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 136,00 0,03% 136 0,02% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 115,00 0,05% 530,00 0,11% 645 0,09% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 0,00 0,00% ,00 4,71% ,18% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 1.008,00 0,42% 76,00 0,02% ,15% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 398,00 0,17% 103,00 0,02% 501 0,07% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 2,00 0,00% 72,00 0,01% 74 0,01% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI ,00 37,99% 2.938,00 0,59% ,75% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 348,00 0,07% 348 0,05% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 98,00 0,04% 133,00 0,03% 231 0,03% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 128,00 0,05% 87,00 0,02% 215 0,03% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 39,00 0,02% 2,00 0,00% 41 0,01% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 3.720,00 1,55% 365,00 0,07% ,55% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,00 7,10% 4.188,00 0,84% ,88% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,00 22,45% ,00 4,10% ,06% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 5.306,00 2,22% 2.107,00 0,42% ,01% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,00 9,54% ,00 87,21% ,96% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,00 18,39% 8.649,00 1,74% ,15% Totale % % % Tabella 23-7 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Crotone nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 247

53 Nelle seguenti tabelle si riporta l analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Crotone. Totale quantità Attività di Rifiuti Non Rifiuti Descrizione attività di recupero provincia di recupero Pericolosi Pericolosi Crotone R1 Utilizzo come combustibile R2 Recupero solv enti R3 Recupero sostanze organiche < R4 Recupero metalli R5 Recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione acidi e/o basi R7 Recupero prodotti che captano inquinanti R8 Recupero dei prodotti prov enienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione degli oli R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura R11 Utilizzo di rifiuti ottenuti da operazioni da R1 a R R12 Scambio di rifiuti per sottoporli a operazioni da R1 a R R13 Messa in riserv a di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) R14 Deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti i rifiuti qualora non v engano rispettate le condizioni stabilite dalla normativ a v igente) Totale Tabella 23-8 Attività di recupero su RS in Provincia di Crotone nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 248

54 Le attività di recupero effettuate in Provincia di Reggio Calabria coprono una quota maggioritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando t (52% del totale). Lo smaltimento interessa invece t (48% del totale). Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Reggio Calabria, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: rifiuti da estrazione da miniera o cava, 100% di recupero; rifiuti dalla lavorazione del legno, 100% di recupero; rifiuti inorganici provenienti da trattamenti termici, 100% di recupero; rifiuti di imballaggio, 100% di recupero; rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 100% di recupero; rifiuti assimilabili, 100% di recupero; rifiuti di lavoraz. e tratt. superficiale di metalli e plastica, 85% di recupero; Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero: rifiuti da raffinazione petrolio e gas naturale, 100% di smaltimento; rifiuti processi chimici inorganici, 100% di smaltimento; rifiuti dell industria fotografica100%di smaltimento; rifiuti inorganici contenenti metalli, 100% di smaltimento; rifiuti di ricerca medica e veterinaria, 100% di smaltimento; oli esausti, 99% di smaltimento; rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 86% di smaltimento; rifiuti dei processi chimici organici, 86% di smaltimento; rifiuti prodotti da agricoltura, 71% di smaltimento; rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 58% di smaltimento; 249

55 Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 2.125,00 0,51% 0,00 0,00% ,26% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 62,00 0,01% 152,00 0,04% 214 0,03% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 55,00 0,01% 0,00 0,00% 55 0,01% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 71,00 0,02% 71 0,01% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 0,00 0,00% 4.043,00 1,06% ,50% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 6,00 0,00% 37,00 0,01% 43 0,01% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 5,00 0,00% 6,00 0,00% 11 0,00% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 8,00 0,00% 8 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 1.522,00 0,36% 0,00 0,00% ,19% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 411,00 0,11% 411 0,05% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 183,00 0,04% 33,00 0,01% 216 0,03% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 3,00 0,00% 273,00 0,07% 276 0,03% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI ,00 3,10% 0,00 0,00% ,62% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO ,00 2,76% ,00 4,17% ,43% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,00 53,05% 0,00 0,00% ,76% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 0,00 0,00% 69,00 0,02% 69 0,01% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE ,00 13,93% ,00 94,36% ,27% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,00 26,23% 498,00 0,13% ,79% Totale % % % Tabella 23-9 Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Reggio Calabria nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 250

56 Nella seguente tabella si riporta l analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Reggio Calabria. Attività di recupero Descrizione attività di recupero Rifiuti Non Pericolosi Rifiuti Pericolosi Totale quantità provincia di Reggio Calabria R1 Utilizzo come combustibile R2 Recupero solv enti R3 Recupero sostanze organiche R4 Recupero metalli R5 Recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione acidi e/o basi R7 R8 Recupero prodotti che captano inquinanti Recupero dei prodotti prov enienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione degli oli R10 R11 R12 R13 R14 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura Utilizzo di rifiuti ottenuti da operazioni da R1 a R10 Scambio di rifiuti per sottoporli a operazioni da R1 a R11 Messa in riserv a di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti i rifiuti qualora non v engano rispettate le condizioni stabilite dalla normativ a v igente) Totale Tabella Attività di recupero su RS in Provincia di R.Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 251

57 Le attività di recupero effettuate in Provincia di Vibo Valentia coprono una quota minoritaria del complesso dei rifiuti recuperati/smaltiti, interessando t (34% del totale).lo smaltimento interessa invece t (64% del totale). Di seguito una tabella in cui sono riportati i dati relativi ai quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi su cui vengono svolte attività di recupero e smaltimento in Provincia di Vibo Valentia, suddivisi per macrocategorie CER. Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: Le tipologie di rifiuti per le quali risulta largamente dominante il recupero sullo smaltimento sono, in ordine di quote decrescenti, le seguenti: rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti, 100% di recupero; rifiuti di imballaggio, 100% di recupero; rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, 100% di recupero; rifiuti prodotti da agricoltura, 91% di recupero; rifiuti assimilabili, 88% di recupero; Per alcune tipologie di rifiuti risulta invece dominante lo smaltimento sul recupero: oli esausti, 100% di smaltimento; rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo, 95% di smatimento; rifiuti da impianti di tratt. rifiuti, impianti di tratt. acque reflue, 92% di smaltimento. 252

58 Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 01 RIF. DA PROSP.,ESTR.,TRATT.,LAVORAZ. DI MINERALI E MAT. DI CAVA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 02 RIF. DA PROSP.,TRATT.E PREP. DI ALIMENTI IN AGRICOLTURA 622,00 2,49% 58,00 0,12% 680 0,93% 03 RIF. LAVORAZ. LEGNO E PROD. CARTA, POLPA, CARTONE, PANNELLI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 04 RIFIUTI DELLA PRODUZIONE CONCIARIA E TESSILE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 05 RIF. DA RAFF. PETROLIO, PURIF., GAS NAT. E TRATT PIROL. DI CARBONE 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 06 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI INORGANICI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 07 RIFIUTI DA PROCESSI CHIMICI ORGANICI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 08 RIF. DA PROD., FORMUL., FORNIT., USO DI RIVESTIMENTI, SIGILLANTI, INCH. 2,00 0,01% 0,00 0,00% 2 0,00% 09 RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 10 RIFIUTI INORGANICI PROVENIENTI DA TRATTAMENTI TERMICI 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 11 RIF. INORG. CONT. METALLI DA TRATT. E RICOP.., IDROMETALL. NON FERR. 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 12 RIF. DI LAVORAZ. E TRATT. SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 13 OLII ESAURITI (TRANNE E ) 0,00 0,00% 1.143,00 2,39% ,57% 14 RIF. DI SOST. ORGAN. UTILIZZATE COME SOLVENTI (TRANNE E ) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 15 IMBALLAGGI, ASORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI 93,00 0,37% 0,00 0,00% 93 0,13% 16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NEL CATALOGO 907,00 3,63% ,00 38,33% ,42% 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) 7.315,00 29,29% 0,00 0,00% ,05% 18 RIF. DI RICERCA MEDICA E VETERINARIA (TRANNE RIFIUTI DI CUCINA ) 0,00 0,00% 0,00 0,00% 0 0,00% 19 RIF. DA IMPIANTI DI TRATT. RIF., IMPIANTI DI TRATT. ACQUE REFLUE 2.245,00 8,99% ,00 55,21% ,35% 20 RSU ED ASSIMILABILI DA COMMERCIO, INDUSTRIA ED ISTITUZ. INCLUSE RD , ,00 55,22% 1.885,00 3,94% ,54% Totale % % % Tabella Il recupero e lo smaltimento di RS in Provincia di Vibo Valentia nel 2013 per macrocategoria CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 253

59 Nelle seguenti tabelle si riporta l analisi delle tipologie di attività di recupero e smaltimento effettuate sui rifiuti speciali in Provincia di Vibo Valentia. Attività di recupero Descrizione attività di recupero Rifiuti Non Pericolosi Rifiuti Pericolosi Totale quantità provincia di Vibo Valentia R1 Utilizzo come combustibile R2 Recupero solv enti R3 Recupero sostanze organiche R4 Recupero metalli R5 Recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione acidi e/o basi R7 R8 Recupero prodotti che captano inquinanti Recupero dei prodotti prov enienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione degli oli R10 R11 R12 R13 R14 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura Utilizzo di rifiuti ottenuti da operazioni da R1 a R10 Scambio di rifiuti per sottoporli a operazioni da R1 a R11 Messa in riserv a di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti i rifiuti qualora non v engano rispettate le condizioni stabilite dalla normativ a v igente) Totale Tabella Attività di recupero su RS in Provincia di Vibo Valentia nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 254

60 23.2 Evoluzione delle attività di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali Sulle attività di recupero nella gestione 2013 rispetto al 2006, si riscontra un decremento del 13%, a partire dal 2009 vi è un evidente trand negativo P NP Figura 23-1 Evoluzione attività di recupero dei rifiuti speciali in Regione tra il 2006 e il 2013 (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013) Sulle attività di smaltimento negli anni, si osserva invece un graduale incremento dei flussi trattati. Nel 2013 rispetto al 2006, difatti si ha un incremento del 53% P NP Figura 23-2 Evoluzione attività di smaltimento dei rifiuti speciali in Regione tra il 2006 e il 2013 (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013) 255

61 Analizzando gli andamenti delle attività di recupero dei rifiuti speciali nelle diverse Province Calabre, si rilevano le seguenti variazioni nel 2013 rispetto al 2006: Provincia di Catanzaro ( +11%), Provincia di Cosenza (-22%), Provincia di Crotone (+27%), Provincia di Reggio Calabria (-29%), Provincia di Vibo Valentia (-46%) Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Figura 23-3 Evoluzione attività di recupero dei rifiuti speciali nelle Province Calabre ( ) (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013) Se si analizzano gli andamenti delle attività di smaltimento dei rifiuti speciali nelle diverse Province Calabre, si rilevano invece decrementi dal 2006 al 2013 solo per la Provincia di Reggio Calabria (-13%), mentre si ha un crescita delle attività di smaltimento per le Province di Catanzaro (+466%), Cosenza (+63%), Crotone (+6%) e di Vibo Valentia (+13%) Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Figura 23-4 Evoluzione attività di smaltimento dei rifiuti speciali nelle Province Calabre ( ) (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013) 256

62 Analizzando gli andamenti dal 2006 al 2013 delle singole attività di recupero dichiarate in Regione si osserva, per le operazioni che incidono maggiormente: - una crescita dei quantitativi avviati a riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (R5) e di attività di spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura (R10); - un decremento dei quantitativi avviati a Utilizzo come combustibile (R1) R1 R2 R3 R4 R5 R6 R7 R8 R9 R10 R11 R12 R13 R14 Figura 23-5 Evoluzione delle singole operazioni di recupero dei rifiuti speciali in Regione ( ) (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013) 23.3 Definizione degli scenari di gestione Si premette che, per quanto attiene i rifiuti speciali, le relative attività gestionali non possono e non devono essere disciplinate dall Ente pubblico in modo prescrittivo come quelle relative ai rifiuti urbani. Non è infatti possibile, oltre che in diversi casi tecnicamente non opportuno, definire in modo prescrittivo bacini di utenza ed impianti di riferimento per i rifiuti speciali prodotti in un determinato contesto territoriale. La pianificazione della gestione dei rifiuti speciali assume inoltre, rispetto alla pianificazione dei rifiuti urbani, carattere meno stringente e vincolante in considerazione del fatto che la responsabilità della corretta gestione è in capo innanzitutto ai produttori (in ottemperanza al principio chi inquina paga ). Ciò nonostante, le politiche pianificatorie devono fornire indirizzi affinché, in tutte le fasi della gestione, siano perseguiti obiettivi di tutela ambientale, risparmio di risorse ed ottimizzazione tecnica; in particolare, essendo la gestione dei rifiuti in genere un attività di pubblico interesse per le diverse implicazioni che ne possono derivare, tutte le operazioni di trattamento e smaltimento anche di questi rifiuti devono essere disciplinate, autorizzate e controllate dall'ente pubblico. La raccolta dati e di monitoraggio della gestione dei rifiuti speciali e pericolosi nella Regione è effettuata sia a livello provinciale che regionale. Pur nell impossibilità di arrivare a definire con precisione il quadro dei fabbisogni di trattamento e smaltimento, in relazione alle diverse tipologie di rifiuto prodotte nei diversi ambiti della Regione, il Piano Regionale, in accordo con le indicazioni derivanti dalla normativa comunitaria e nazionale, intende perseguire gli obiettivi generali della pianificazione, nel seguito esplicitati. 257

63 riduzione della produzione e diminuzione della pericolosità in modo che i rifiuti presentino rischi molto limitati per l'ambiente (principio della prevenzione della pericolosita); massimizzazione dell invio a recupero e reimmissione della maggior parte dei rifiuti nel ciclo economico (principio della preferenza del recupero); ottimizzazione delle fasi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento basato sul principio dello smaltimento sicuro; favorire il recupero energetico, laddove non sia possibile recuperare materia; favorire la realizzazione di un sistema impiantistico territoriale che consenta di ottemperare al principio di prossimità (cioè i rifiuti vengano trattati in punti il più vicino possibile al luogo di produzione); ovvero garantire il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti speciali, per quanto tecnicamente ed economicamente possibile, in prossimità dei luoghi di produzione; favorire l integrazione, negli impianti dedicati prioritariamente al trattamento dei rifiuti urbani, del trattamento di flussi di rifiuti speciali idonei per caratteristiche merceologiche e chimico fisiche, agevolando così il conseguimento di efficaci e vantaggiose economie di scala e di limitare la proliferazione e la dispersione degli impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti. L opportunità di prevedere una adeguata integrazione dell impiantistica dedicata al trattamento/smaltimento dei rifiuti speciali con quella dei rifiuti urbani deve essere in particolare ricercata relativamente agli impianti di compostaggio e agli impianti di discarica di 1a categoria. L integrazione della gestione dei rifiuti speciali con quella degli urbani rappresenta un importante opportunità di ottimizzazione tecnico-ambientale degli impianti garantendone al contempo la piena sostenibilità economica. Lo sviluppo di tali sinergie può riguardare ben definite tipologie di rifiuti, essenzialmente non pericolosi, e di attività di trattamento, recupero o smaltimento, quali: - rifiuti speciali assimilabili agli urbani, da imballaggio o comunque costituiti da frazioni secche quali carta, vetro, plastica, legno, metalli, avviabili a impianti di recupero di materia nei quali viene tipicamente effettuata anche attività di recupero di frazioni secche da raccolta differenziata dei rifiuti urbani; - rifiuti speciali compostabili per successiva valorizzazione in agricoltura, quali quota parte dei fanghi di depurazione dei reflui urbani (se qualitativamente idonei), fanghi dell industria agro-alimentare, scarti lignei da lavorazione e altri flussi minori, avviabili a impianti di compostaggio di qualità per un trattamento congiunto con frazione organica e scarti verdi da raccolta differenziata dei rifiuti urbani; - rifiuti solidi o fanghi palabili non più recuperabili come materia o energia, quali scarti da processi di recupero o smaltimento di altri rifiuti (scarti da recupero di materia, fanghi o residui da trattamenti biologici o chimico-fisici), destinabili a smaltimento in discariche per rifiuti non pericolosi. assicurare che i rifiuti a smaltimento finale siano ridotti e vengano smaltiti in maniera sicura; limitare l import/export dei rifiuti, ammettendo, oltre il soddisfacimento del fabbisogno di smaltimento per i rifiuti prodotti in ambito regionale, l import di flussi di rifiuti speciali anche pericolosi destinati allo smaltimento, subordinandolo alla stipula di accordi di 258

64 programma con le regioni di provenienza e con il Ministero dell Ambiente che, in una logica di reciprocità, ottimizzino lo smaltimento di detti flussi a livello sovraregionale; sostenere, attraverso incentivi e finanziamenti, la ricerca e l applicazione di nuove forme di tecnologie e gestione mirate alla riduzione della produzione dei rifiuti e della loro pericolosità, nonché al loro riciclo, riutilizzo o recupero di materia; promuovere accordi e/o contratti di programma, nonché l introduzione di incentivi e/o disincentivi per promuovere la nascita e il consolidamento sul territorio regionale di attività economiche che favoriscano e assicurino il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e il recupero di materia; favorire la cooperazione tra le attività imprenditoriali locali per incentivare ed implementare buone prassi aziendali o gestioni innovative finalizzate alla riduzione, riciclo, riutilizzo e recupero dei rifiuti; valutare possibili processi di semplificazione amministrativa a carico di determinati comparti produttivi (quali in particolare quello agricolo e quello dell edilizia), al fine di favorirne il potenziale competitivo sul mercato, assicurando in ogni caso il rispetto di ben definiti standard ambientali e la piena conformità alle leggi vigenti. Per alcune specifiche categorie di rifiuti speciali si rimanda al successivo paragrafo. 259

65 24 PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI SPECIALI 24.1 Rifiuti da costruzione e demolizione Inquadramento normativo La composizione dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), appartenenti al capitolo CER 17, risulta molto variabile in relazione alla diversa origine, alle tecnologie costruttive e a seconda delle materie prime e dei materiali da costruzione utilizzati. Sotto la denominazione di inerti di riciclo in edilizia sono ricompresi, infatti, tutti i materiali di rifiuto o scarto prodotti nelle diverse fasi del processo edilizio, in primo luogo quelli che provengono da attività di costruzione e di demolizione (mattoni, piastrelle, pannelli, scorie di cemento, componenti strutturali ecc.). La disciplina di riferimento a livello nazionale per la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione è il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale che, all articolo 186, fornisce una dettagliata trattazione delle modalità di utilizzo. Secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/98/CE (art. 11, comma 2, lettera b), recepita a livello nazionale dal D. Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 (art. 7, comma 1 lettera b), gli Stati membri devono adottare entro il 2020 misure necessarie per promuovere la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di questa tipologia di rifiuti non pericolosi con obiettivi di recupero pari almeno al 70% in termini di peso. La Commissione europea ha indicato nella decisione della Commissione del 18 novembre 2011, allegato III, una metodologia specifica atta a verificare il rispetto di tali obiettivi attraverso il calcolo del tasso di recupero dei rifiuti da C&D in percentuale, derivante dal rapporto fra la quantità recuperata dei rifiuti da C&D e i quantitativi totali di rifiuti da C&D prodotti. Le informazioni riguardanti le quantità recuperate di rifiuti (numeratore del rapporto per il calcolo del Tasso di Recupero) includono esclusivamente i seguenti codici dell allegato della decisione 2000/532/CE della Commissione: - elenco dei rifiuti, capitolo 17 Rifiuti da C&D (170101, , , , , , , , , , , , , , , , , , , ); - elenco dei rifiuti, sottocapitolo Rifiuti da trattamento meccanico dei rifiuti (per es. selezione, triturazione, compattazione, granulazione), se sono prodotti dal trattamento dei rifiuti da C&D (191201, , , , , , ). Le informazioni riguardanti la produzione di rifiuti da C&D (denominatore del rapporto per il calcolo del Tasso di Recupero) comprendono invece: - rifiuti prodotti dalla sezione F del codice NACE Rev.2 quale citato nell allegato 1, sezione 8, punto 17 del regolamento, costituiti dai seguenti codici di cui all allegato 1, sezione 2, dello stesso regolamento (06.1 Rifiuti di metallo ferroso, 06.2 Rifiuti di metallo non ferroso, 06.3 Rifiuti metallici misti, 07.1 Rifiuti di vetro, 07.4 Rifiuti in plastica, 07.5 Rifiuti in legno); - il totale della categoria di rifiuti di tutte le attività economiche (Rifiuti minerali da C&D) conformemente all allegato III del regolamento summenzionato. 260

66 Produzione e gestione in Regione Lo studio relativo alla filiera dei rifiuti da costruzione e demolizione (appartenenti al capitolo CER 17) richiede valutazioni ad hoc per quanto riguarda la quantificazione della produzione. Nel 2013 il dato di produzione di rifiuti da C&D desumibile dalle dichiarazioni MUD è pari a tonnellate, di queste il 3% sono rappresentate da rifiuti pericolosi, anche se tale dato, risulta non attendibile in quanto sottostimato per le ben note esenzioni dall obbligo di dichiarazione. 3% 20% Catanzaro Cosenza 47% 16% 14% Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Figura 24-1 Incidenza della produzione di rifiuti speciali da C&D (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2013) Da come si evince in figura la produzione di rifiuti da C&D a livello Regionale si concentra maggiormente nelle province di Reggio Calabria (47%) e Catanzaro (20%). Analogamente, anche la produzione di rifiuti da C&D non pericolosi si concentra maggiormente nelle province di Crotone, Reggio Calabria e Cosenza, come riportato in Figura. 47% 3% 21% Catanzaro Cosenza 14% Crotone 15% Reggio Calabria Figura 24-2 Incidenza della produzione di rifiuti speciali da C&D non pericolosi (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 261

67 La produzione di rifiuti da C&D pericolosi, invece, si concentra maggiormente sempre nelle stesse province (Reggio Calabria, Crotone e Cosenza) ma con un incidenza differente, come riportato in Figura. 38% 2% 9% 16% Catanzaro Cosenza Crotone 35% Reggio Calabria Vibo Valentia Figura 24-3 Incidenza della produzione di rifiuti speciali da C&D Pericolosi (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 262

68 Nella tabella seguente sono riportate le quantità di rifiuti speciali da C&D prodotti in Calabria nel 2012, distinti per singoli CER. Distribuzione territoriale della produzione dei CER 17 Reggio Vibo Codice Rifiuto e Descrizione Catanzaro Cosenza Crotone Totale Calabria Valentia [170101] - cemento [170102] - mattoni [170103] - mattonelle e ceramiche [170107] - miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce [170201] - legno [170202] - vetro [170203] - plastica [170204] - vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati [170301] - miscele bituminose contenenti catrame di carbone [170302] - miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce [170401] - rame, bronzo, ottone [170402] - alluminio [170403] - piombo [170404] - zinco [170405] - ferro e acciaio [170407] - metalli misti [170409] - rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose [170410] - cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose [170411] - cavi, diversi da quelli di cui alla voce [170503] - terra e rocce, contenenti sostanze pericolose [170504] - terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce [170506] - fanghi di dragaggio, diversa da quella di cui alla voce Tabella 24-1 Incidenza dei codici CER sulla produzione di RS da C&D in Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Nella figura seguente è riportata la distribuzione percentuale dei codici CER in tabella, che contribuiscono alla produzione di RS da C&D. 5% 1% 1% 1% 1% 1% 1% 1% 4% [170904] [170405] 12% 42% [170504] [170302] [170107] [170101] 14% 16% [170508] [170605] [170204] [170903] [170402] [170407] [Altri Cer ] Figura 24-4 Incidenza dei codici CER sulla produzione di RS da C&D in Calabria nel 2013 (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 263

69 t / anno Come si evince dal seguente grafico l andamento della gestione dei rifiuti da C&D negli ultimi anni ha avuto un trend tendenzialmente in crescita, con una contrazione significativa nel CER Figura 24-5 Trend della gestione regionale di rifiuti da C&D stimata e da MUD (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Le attività di recupero e smaltimento L analisi della gestione dei rifiuti da C&D (appartenenti al capitolo CER 17) è stata fatta prendendo come riferimento il dato MUD in quanto dato certo e ufficiale essendo per legge obbligati a presentare la dichiarazione MUD tutti i soggetti che effettuano attività di trattamento di rifiuti. La gestione dei rifiuti da C&D interessa in massima parte i rifiuti non pericolosi. I quantitativi gestiti, al netto delle giacenze, hanno registrato circa tonnellate. Di seguito si evidenzia che le operazioni di recupero prevalgono nettamente sulle attività di smaltimento: oltre il 90% del gestito al netto delle giacenze è avviato a recupero. Rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (t/anno) Macrocategorie CER Recupero Smaltimento Rec. + Smalt. t % tot NP t % tot P t % tot 17 RIF. DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONI (COMPRESA COSTRUZIONE STRADE) ,53% ,34% ,36% Recuperati Smaltiti Figura 24-6 Attività di recupero e smaltimento (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Strategie e azioni della pianificazione regionale La gestione dei rifiuti da C&D in Calabria, in linea con le indicazioni normative dell Unione Europea e nazionali, deve essere caratterizzata dal raggiungimento dei seguenti obiettivi: riduzione della quantità di rifiuti da C&D prodotti e della loro pericolosità; 264

70 incremento delle frazioni di rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione avviati a riciclaggio e recupero; diminuzione del quantitativo totale di rifiuti da C&D non pericolosi avviati a discarica; prevenzione dei fenomeni di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti da C&D sul territorio; promozione dell innovazione degli impianti di recupero secondo le migliori tecnologie disponibili, allo scopo di realizzare un progressivo miglioramento delle prestazioni tecniche e ambientali; miglioramento della qualità dei materiali inerti riciclati. raggiungimento e mantenimento, entro il 2020, di livelli di riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale almeno al 70% in termini di peso. L Amministrazione Regionale, nell ambito delle proprie competenze, individuerà azioni da realizzare per definire strumenti e sostenere iniziative finalizzate ad una corretta gestione di tali rifiuti. Inoltre, il Programma di prevenzione regionale prevede misure specifiche per i rifiuti da C&D, per le quali si rimanda alla scheda n.17 del programma medesimo. Anche nel POR , citato nel 5.1, sono previste misure per una riduzione della produzione di rifiuti e per l implementazione di un sistema di raccolta differenziata mirate al raggiungimento di una maggiore sostenibilità ambientale. Tali misure riguardano sia i RU, che le varie categorie di RS. Tra le specifiche azioni in capo alla Regione, l emanazione di specifiche Linee Guida e la l attuazione di azioni formative, informative e iniziative di supporto ai Comuni e alle imprese per l implementazione di sistemi di corretta gestione dei rifiuti da C&D, misure economiche (incentivi, finanziamenti), misure amministrative (generalmente di semplificazione degli obblighi gestionali) nonché accordi di programma. Il settore del riciclaggio dei rifiuti da C&D vedrà nei prossimi anni, grazie alle restrizioni imposte al settore dei materiali naturali e alle misure che dovranno necessariamente essere adottate per raggiungere l obiettivo di recupero del 70% imposto dalla direttiva quadro, un notevole sviluppo. A oggi, infatti, sebbene le normative (italiana ed europea) vigenti siano chiaramente a favore del riciclaggio dei rifiuti inerti e dell utilizzo degli aggregati riciclati, alcuni nodi critici hanno ostacolato il decollo del settore. Negli ultimi anni una sempre più elevata sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali ha portato anche in campo stradale un maggior riutilizzo o riuso dei materiali bituminosi, un tempo semplicemente scartati. Le soluzioni tecniche e tecnologiche individuate per la riduzione e il trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione di edifici sono costituite dalla demolizione selettiva. La scelta del metodo di demolizione da utilizzarsi dovrà essere condotta non solo in base alla struttura da demolire e al lavoro da eseguire ma anche tenendo conto delle possibilità di riciclaggio del materiale di demolizione e dei successivi effetti ambientali. Il metodo di demolizione scelto può pertanto costituire un efficace strumento per migliorare la qualità dei rifiuti e per aumentarne la quantità di frazione riciclabile. Un altro aspetto fondamentale è la possibilità di controllare nel luogo di produzione dei rifiuti la loro reale composizione, così da poter conferire ad un impianto di trattamento un materiale effettivamente inerte e scorporato da sostanze che possano inficiare il processo stesso di recupero. In un ottica di riciclaggio, il materiale di demolizione acquista valore quanto più è selezionato: ne deriva che una pratica di demolizione più selettiva comporta un prodotto secondario di maggior valore. Le tecnologie di riciclaggio possono essere definite e valutate in termini tecnici ed economici, tenendo sempre conto delle opportunità di riutilizzo presenti sul mercato. Per rispondere a queste esigenze sono state sviluppate metodologie per definire le tecnologie ottimali di riciclaggio. Per alcuni materiali, come il vetro e i metalli, esistono già tecnologie di riciclaggio che consistono in un semplice pretrattamento. Per altri materiali (plastica e materiali compositi), invece, le tecnologie di riciclaggio possono variare a seconda della composizione dello specifico materiale. Infine, per i materiali pericolosi come l amianto si richiedono trattamenti specifici. Le migliori esperienze di demolizione selettiva realizzate con successo suggeriscono che il metodo più efficace da seguire è la 265

71 separazione e il successivo stoccaggio, ossia separare e poi stoccare i materiali, operando la demolizione in fasi successive. In alternativa alla separazione all'origine si può ricorrere al trattamento del rifiuto, raccolto alla rinfusa, in impianti appositamente realizzati. L'impiantistica è stata caratterizzata negli ultimi anni da un notevole sviluppo tecnologico, portando a realizzazioni tali da rendere possibile il conferimento di rifiuti indifferenziati ottenendo in uscita almeno tre categorie merceologiche differenti: inerti lapidei di caratteristiche granulometriche predefinite, mediante sistemi di frantumazione, deferrizzazione e vagliatura ormai ampiamente testati; materiale metallico separato dalle macerie mediante l'utilizzo di adeguati separatori magnetici; frazione leggera costituita in prevalenza da materiale ad elevato potere calorifico (carta, legno, plastica) ottenuta mediante varie tipologie di sistemi (si passa infatti dalla separazione manuale, a sistemi di aspirazione e ventilazione). Il riciclaggio a freddo per la realizzazione di sovrastrutture stradali costituisce il futuro per quanto riguarda le costruzioni stradali. Infatti consente il ripristino della pavimentazione stradale e permette di realizzare un conglomerato riciclato finale avente caratteristiche analoghe a quelle di un conglomerato bituminoso ottenuto con i metodi tradizionali, con un notevole risparmio energetico e considerevoli vantaggi a livello ambientale. Il recupero a freddo può essere eseguito sia in impianti fissi (ex situ) che in situ, tramite l uso di speciali macchinari semoventi che contestualmente fresano, impastano e stendono il prodotto. Il prodotto generato dal riciclo dei rifiuti da C&D è utilizzabile in svariati tipi di lavori edili. Per quanto riguarda l elenco delle applicazioni, la normativa nazionale indica, a titolo di esempio e in maniera non esaustiva, un elenco di prodotti realizzati utilizzando rifiuti da costruzione e demolizione derivanti dal post-consumo, specificando le caratteristiche tecniche per ogni tipologia. Nel settore dell ingegneria civile possono essere utilizzati aggregati riciclati per la realizzazione del corpo dei rilevati di opere in terra, per recuperi ambientali, riempimenti e colmate. Nel settore della costruzione e della manutenzione delle strade e delle ferrovie, gli aggregati riciclati trovano una larga applicazione: per la realizzazione di sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e di piazzali, civili e industriali; per la realizzazione di strati di fondazione delle infrastrutture di trasporto; per la realizzazione di strati accessori (aventi funzione anticapillare antigelo, drenante ecc.). I lavori stradali sono sicuramente un settore dove l utilizzo degli aggregati riciclati può trovare larga applicazione in sostituzione di quelli primari. La normativa tecnica nazionale permette il confezionamento di calcestruzzo con aggregati riciclati. Per calcestruzzi strutturali la percentuale massima consentita di aggregati riciclati ed il numero e la tipologia dei controlli da effettuare sui materiali ne rendono di fatto molto difficile l impiego. Diverso è il caso dei calcestruzzi a bassa resistenza, nel quale gli aggregati riciclati devono essere conformi alla norma armonizzata UNI EN 12620:2008 per il confezionamento di calcestruzzi con classe di resistenza Rck 15 Mpa, secondo le indicazioni della norma UNI :2005, fornendo quindi anche indicazioni sulla classe di resistenza del prodotto. 266

72 24.2 Riduzione scarti di processo impianti RUr e fanghi da depurazione Inquadramento normativo La normativa nazionale di riferimento per i fanghi di depurazione dei reflui civili è costituita dal D.Lgs n.99 del 27 gennaio 1992 recante Attuazione della direttiva 86/278/CEE, concernente la protezione dell ambiente, in particolare del suolo, nell utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura e dal D.Lgs n.152 del 3 aprile 2006, Parte IV, recante Norme in materia ambientale e ss.mm.ii. (recepimento della direttiva europea 98/2008/CE). Conformemente alla normativa nazionale ed europea, la corretta politica di gestione dei fanghi si ispira alla gerarchia che vede nella minimizzazione della produzione e nel recupero di materia le opzioni da perseguire prioritariamente, a ciò subordinando il recupero energetico e, da ultimo, lo smaltimento in discarica. Infatti, l'articolo 127 del D.Lgs 152/2006 stabilisce che i fanghi di depurazione sono sottoposti alla disciplina dei rifiuti, auspicandone il riutilizzo "ogni qualvolta il loro impiego risulti appropriato". L art. 2 del D.Lgs. 99/1992 definisce: a) fanghi: residui derivanti dai processi di depurazione: 1. delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili; 2. delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi: tali fanghi devono possedere caratteristiche sostanzialmente non diverse da quelle possedute al punto 1.; 3. delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti produttivi, come definiti dalla legge 319/76 e successive modificazioni ed integrazioni. b) fanghi trattati: fanghi sottoposti a trattamento biologico, chimico o termico, a deposito a lungo termine ovvero ad altro opportuno procedimento, in modo da ridurre in maniera rilevante il loro potere fermentiscibile e gli inconvenienti sanitari della loro utilizzazione; c) agricoltura: qualsiasi tipo di coltivazione a scopo commerciale e alimentare, nonché zootecnico; d) utilizzazione: il recupero dei fanghi previsti al punto a) mediante il loro spandimento sul suolo o qualsiasi altra applicazione sul suolo o nel sottosuolo. I vincoli gestionali dei fanghi di depurazione sono dettati principalmente dalla normativa sui rifiuti e dal citato D.Lgs 99/92, che regolamenta modalità e vincoli di applicazione di queste matrici in agricoltura. Secondo quanto dettato dall articolo 3, l utilizzazione in agricoltura dei fanghi è ammessa solo se i fanghi: a) sono stati sottoposti a trattamento; b) sono idonei a produrre un effetto concimante e/o ammendante e correttivo del terreno; c) non contengono sostanze tossiche e nocive e/o persistenti, e/o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l uomo e per l ambiente in generale. Tali condizioni costituiscono il principio fondamentale su cui basare la valutazione dell idoneità di una determinata combinazione fanghi-suolo sul piano agronomico e della tutela ambientale e sanitaria. Il D.Lgs 99/92 fissa i parametri qualitativi dei fanghi per lo spandimento in agricoltura; questi consistono in limiti massimi di concentrazione di alcuni elementi chimici e sostanze che devono essere verificati con idonei test di fitotossicità. Il medesimo decreto, inoltre, specifica che i fanghi devono essere stabilizzati e igienizzati (nel caso in cui tali condizioni non siano raggiunte mediante specifici trattamenti deve essere tenuta agli atti la relativa documentazione analitica). I fanghi non devono essere in alcun modo (per contenuto di sostanze tossiche, nocive, persistenti o 267

73 bioaccumulabili) dannosi per il terreno, le colture, gli animali, l uomo o l ambiente in generale. Affinché i terreni possano essere assoggettati a utilizzo agronomico di fanghi di depurazione sono fissati dei limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti (allegato I A al D. Lgs. 99/92) e contemporaneamente posso essere utilizzati i fanghi che al momento del loro impiego in agricoltura non superino i valori limite per le concentrazioni di metalli pesanti e di altri parametri stabili nell'allegato I B al medesimo decreto. L'articolo 2 prevede inoltre quantità massime di fanghi utilizzabili per unità d'area nel tempo; queste sono legate a parametri chimico-fisici dei suoli, quali ph (acidità) e C.S.C. (Capacità di Scambio Cationico). I fanghi possono essere applicati su e/o nei terreni in dosi non superiori a 15 t/ha di sostanza secca nel triennio, purché i suoli presentino le seguenti caratteristiche: - C.S.C. > 15 meg/100 g; - 6 ph 7,5; In caso di utilizzazione di fanghi su terreni il cui ph sia inferiore a 6 e la cui C.S.C. sia inferiore a 15, per tenere conto dell'aumentata mobilità dei metalli pesanti e del loro maggiore assorbimento da parti delle colture sono diminuiti i quantitativi di fango utilizzato del 50%. Nel caso in cui il ph del terreno sia superiore a 7,5 si possono aumentare i quantitativi di fango utilizzato del 50%. Per quanto riguarda i fanghi dell'industria agro-alimentare, questi possono essere impiegati in quantità fino a tre volte quelle sopra indicate, ma le concentrazioni di metalli pesanti non possono superare valori pari ad 1/5 di quelli di cui all allegato I B al D. Lgs 99/92. In merito alle aree di spandimento, fermo restando l'obbligo che queste siano di fatto destinate all'uso agricolo, sono stabiliti dall'art.4 specifici divieti di applicare fanghi a terreni nei seguenti casi: quando è in atto una coltura, ad eccezione delle colture arboree; sui terreni con colture orticole e frutticole i cui prodotti sono normalmente a contatto con il terreno e sono di norma consumati crudi, nei 10 mesi precedenti il raccolto e durante il raccolto stesso; sui terreni destinati a pascolo, a prato pascolo, a foraggere, anche in consociazione con altre colture, nelle 5 settimane che precedono il pascolo o la raccolta di foraggio; nelle zone di tutela assoluta e nelle zone di rispetto delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee di cui all art. 94 del D.Lgs. 152/06; in terreni situati a una distanza inferiore a 100 m dal perimetro del centro abitato indicato dagli strumenti di pianificazione urbanistica locale, escluse le case sparse e gli insediamenti produttivi isolati; a meno di 10 metri di distanza dalle sponde dei corsi d acqua superficiali, dai laghi e dagli invasi/bacini anche artificiali; a meno di 200 metri di distanza da pozzi di captazione di acque potabili; a meno di 30 metri di distanza dall inizio dell arenile dei laghi, delle acque marino-costiere e di transizione, nonché delle zone umide individuate ai sensi della Convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, e dei corpi idrici definiti come sensibili rispetto ai nutrienti come individuati nel Piano di tutela delle acque; in terreni allagati o saturi d acqua, gelati, innevati, soggetti a esondazioni o inondazioni naturali, acquitrinosi o con falda acquifera affiorante, o con frane in atto; in terreni con pendenze medie maggiori del 15% (limitatamente ai fanghi con un contenuto in sostanza secca inferiore al 30%); in terreni con ph minore di 5; in terreni con Capacità di Scambio Cationico minore di 8 meq/100g; sui suoli aventi una dotazione naturale di sostanza organica superiore al 5%. 268

74 quando sia stata comunque accertata l'esistenza di un pericolo per la salute degli uomini e/o degli animali e/o per la salvaguardia dell'ambiente. Ferme restando le disposizioni sopra riportate, è vietato l utilizzo dei fanghi di depurazione allo stato liquido nei seguenti casi: sui terreni con pendenza media superiore al dieci per cento (10%); sui terreni di golena aperta e chiusa. E' inoltre vietata l'applicazione di fanghi liquidi con la tecnica della irrigazione a pioggia, sia per i fanghi tal quali che per quelli diluiti con acqua. Nelle zone vulnerabili ai nitrati in ogni caso restano fermi i divieti di cui al D.M. 7 aprile 2006 del Ministro delle politiche agricole e forestali. L art.12 del D. Lgs 99/92 fissa le norme tecniche relativamente alla raccolta, trasporto, stoccaggio e condizionamento dei fanghi prima dell applicazione in agricoltura. Il trasporto dei fanghi di depurazione deve sempre essere accompagnato dal formulario o dal Sistri (ove operante). Per quanto attiene le pratiche di utilizzo, fermo restando che debbono essere adottate le buone pratiche agricole (vedasi D.M. 19/04/1999 "Approvazione del codice di buona pratica agricola"), sono fissati i seguenti divieti e obblighi: la raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali operazioni e per l ambiente; durante la fase di raccolta presso l impianto di depurazione deve essere evitata la formazione di aerosol; il trasporto dei fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei a evitare ogni dispersione durante il trasferimento e a garantire la massima sicurezza dal punto di vista igienicosanitario; i mezzi utilizzati per il trasporto di fanghi liquidi non possono essere utilizzati per il trasporto dei prodotti destinati all alimentazione umana e animale o di materiali che possono venire a contatto in maniera diretta o indiretta con gli alimenti medesimi; in caso di trasporto di altri rifiuti i mezzi devono essere bonificati al fine del successivo trasporto dei fanghi; in ogni caso le operazioni di condizionamento dei fanghi sono soggette ad autorizzazione ai sensi dell art. 208 del D.Lgs. 152/2006; i fanghi devono essere applicati seguendo le buone pratiche agricole utilizzando dei carrelli spandifango; possono essere utilizzati i mezzi con benna esclusivamente per il carico degli stessi carrelli; è vietata l'applicazione di fanghi liquidi con la tecnica della irrigazione a pioggia, sia per i fanghi tal quali che per quelli diluiti con acqua; deve essere garantita l uniforme distribuzione in campo dei fanghi di depurazione; i fanghi possono essere utilizzati quali componenti dei substrati artificiali di colture floricole su bancali, nel rispetto della tutela ambientale e della salute degli operatori del settore e, in particolare: i fanghi utilizzati devono essere disidratati e il loro contenuto di umidità non deve superare il limite di 80% espresso sul tal quale; i fanghi devono avere una composizione analitica che rientri nei limiti dell allegato I B al D.lgs. 99/92; 269

75 il substrato artificiale di coltura deve contenere un quantitativo di fango non superiore al 20% del totale; durante l'applicazione o subito dopo deve essere effettuato l'interramento mediante opportuna lavorazione del terreno; durante le fasi di applicazione dei fanghi sul suolo devono essere evitati la diffusione di aerosol, il ruscellamento, il ristagno e il trasporto del fango al di fuori dell'area interessata alla somministrazione; in ogni caso l'applicazione dei fanghi deve essere sospesa durante e subito dopo abbondanti precipitazioni, nonché su superfici gelate o coperte da coltre nevosa; è vietato l accumulo dei fanghi su terreno agricolo, salvo che non rientri strettamente nelle operazioni connesse alla fase di applicazione degli stessi al terreno. In tal caso l accumulo non può superare le 48 ore e deve essere effettuato a una distanza minima di 100 m dal perimetro del centro abitato indicato dagli strumenti di pianificazione urbanistica locale, escluse le case sparse e gli insediamenti produttivi isolati, ed entro le successive 24 ore si deve provvedere all interramento dei fanghi; lo spargimento nelle colture foraggere artificiali (prati permanenti, erbai, pascoli artificiali) può essere eseguito solo fino a 5 settimane precedenti la raccolta del prodotto, con lavorazione del terreno e interramento. In capo al soggetto utilizzatore di fanghi in agricoltura incombe anche una serie di obblighi di carattere amministrativo che può essere riassunta come segue: certificazione preventiva e periodica dei rifiuti e dei terreni; comunicazione preventiva; accompagnamento dei rifiuti con documentazione identificativa; rendicontazione delle operazioni svolte. Lo smaltimento in discarica è definito dalle seguenti norme: D.Lgs 13/01/2003 n. 36 Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti ; DM 27/09/2010 Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica in sostituzione di quelli contenuti nel DM 3/08/2005. Al fine del conferimento in discarica dei fanghi, sulla base alla normativa risulta dunque necessario provvedere a caratterizzazione dei base, verifica di conformità, verifica in loco e raccolta di tutte le informazioni necessarie per lo smaltimento in sicurezza. Il D.Lgs. n. 36/2003 pone infatti dei precisi limiti riguardo all'ammissibilità in discarica (DM 27/09/2011 in sostituzione del DM 3/08/2005) dei rifiuti non pericolosi, in particolare per i rifiuti con un elevato contenuto di sostanza organica, di cui i fanghi costituiscono una frazione di tutto rispetto, in particolare quelli civili o prodotti da industrie agroalimentari; si pone quindi la necessità di individuare valide alternative alla discarica per la gestione dei fanghi di depurazione. Conformemente alla normativa vigente, risulta essere di competenze delle Regioni: rilasciare le autorizzazioni per le attività di raccolta, trasporto, stoccaggio, condizionamento ed utilizzazione dei fanghi in agricoltura; stabilire ulteriori limiti e condizioni di utilizzazione in agricoltura per i diversi tipi di fanghi in relazione alle caratteristiche dei suoli, ai tipi di colture praticate, alla composizione dei fanghi, alle modalità di trattamento; stabilire le distanze di rispetto per l'applicazione dei fanghi dai centri abitati, dagli insediamenti sparsi, dalle strade, dai pozzi di captazione delle acque potabili, dai corsi 270

76 d'acqua superficiali, tenendo conto delle caratteristiche dei terreni, delle condizioni meteoclimatiche della zona, delle caratteristiche fisiche dei fanghi; predisporre piani di utilizzazione agricola dei fanghi tenendo conto delle caratteristiche quali-quantitative degli stessi, della loro utilizzazione in atto o potenziale, della ricettività dei terreni, degli apporti ai suoli in nutrienti, in sostanza organica, in microelementi, derivanti da altre fonti, dei criteri di ottimizzazione dei trasporti, delle tipologie di trattamento; redigere ogni anno e trasmettere al Ministero dell'ambiente una relazione riassuntiva sui quantitativi di fanghi prodotti in relazione alle diverse tipologie, sulla composizione e le caratteristiche degli stessi, sulla quota fornita per usi agricoli sulle caratteristiche dei terreni a tal fine destinati; stabilire le norme sanitarie per il personale che viene a contatto con i fanghi. Produzione e gestione in regione I fanghi prodotti dai processi di depurazione sia da acque reflue urbane che da acque reflue domestiche sono rifiuti in base alla parte IV del D.Lgs. n. 152/2006 (come modificato dal D.Lgs. n. 205/2010). Il D.Lgs. n. 152/2006 nella parte terza relativa alla tutela e gestione delle acque alla lettera bb) dell art. 74, definisce fanghi i fanghi residui, trattati o non trattati, provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane. Gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane producono fanghi ai quali viene attribuito il codice CER Si evidenzia che il D.Lgs. n. 152/2006 attribuisce altri codici ai fanghi prodotti da impianti di depurazione dal trattamento biologico delle acque reflue di origine industriale, in particolare i codici e La produzione degli scarti di processo impianti RUr e fanghi da depurazione in Regione Calabria è pari a tonnellate per l anno La produzione più consistente si è riscontrata nella provincia di Crotone (40%), seguita da Catanzaro (31%), come riportato in Figura. 17% 1% 31% Catanzaro Cosenza 40% 11% Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Figura 24-7 Produzione di fanghi di depurazione suddivisi per provincia (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2013) Come si evince dal seguente grafico l andamento della gestione del CER a subito un forte incremento tra il 2008 e il

77 CER Figura 24-8 Trend della gestione regionale del CER stimata e da MUD (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Le attività di recupero e smaltimento Le destinazioni possibili dei fanghi di depurazione sono: 1. lo smaltimento in discarica di rifiuti urbani non pericolosi (D.Lgs. n. 36/2003); 2. il recupero mediante compostaggio; 3. la digestione anaerobica; 4. il recupero mediante utilizzo in agricoltura; 5. il recupero energetico (APAT, 2008). Dall analisi dei MUD relativi al 2013 si evince che solo il 10% circa dei gestiti viene recuperato , Recupero Smaltimento Figura 24-9 Recupero e smaltimento del CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 272

78 Strategie e azioni della pianificazione regionale Nel Programma di prevenzione della produzione di rifiuti, sono indicate le misure da adottare in ambito regionale per i rifiuti da scarti di processi industriali, compresi i fanghi di depurazione, per i quali si rimanda all azione n. 18 nella matrice delle azioni di prevenzione e alla relativa scheda. Al fine di minimizzare l impatto ambientale ed economico connesso con la filiera dello smaltimento di detti fanghi la Regione privilegia la realizzazione di piattaforme di prossimità al luogo di produzione di detti fanghi, basate su sistemi di essiccamento e pellettizzazione dei fanghi, per un loro utilizzo ai fini energetici o come ammendante (opzione 5 del precedente elenco). Sono inoltre possibili ulteriori opzioni di trattamento/recupero/smaltimento, in relazione alla diffusa presenza di piattaforme private di compostaggio operanti in ambito regionale. All uopo si individuano anche le opzioni 2 e 3 del precedente elenco quali opzioni privilegiate. I predetti fanghi potranno quindi essere conferiti nelle piattaforme di compostaggio e trattamento anaerobico del sistema impiantistico regionale, miscelati (max 20% del mix). La Regione Calabria è impegnata ad adeguare le autorizzazioni delle piattaforme di compostaggio esistenti, che risultino in possesso dei necessari requisiti tecnologici e di mitigazione ambientale, per agevolare il trattamento/recupero di detti fanghi. Le opzioni 1 e 4 vengono considerate quali opzioni residuali, ammesse dalle norme ma ritenute più impattanti delle altre. 273

79 24.3 Rifiuti portuali Quadro normativo Nello scenario italiano, il divieto di abbandono dei rifiuti in ambito portuale è già da tempo vigente. Infatti, il Codice della navigazione, all art.71 prevede che nei porti è vietato gettare materiali di qualsiasi specie e all art. 77 che è vietato tenere rifiuti accumulati a bordo delle navi e dei galleggianti, nonché di gettarli negli ambiti terrestri o acquei del porto in mare aperto ad una distanza inferiore a quella stabilita dal comandante del porto. Per la complessità dell argomento, nel tempo sono state introdotte nell ordinamento italiano diverse norme in materia. Fra queste, alcune sono ratifiche di convenzioni internazionali come la legge n. 662 del 29 settembre 1980 (ratifica della convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi detta MARPOL), altre sono leggi di derivazione comunitaria attraverso le quali l Unione Europea ha reso incisivo il principio secondo cui chi inquina paga. Quest ultimo principio risulta fra i più importanti sanciti con la direttiva 2000/59/CE del 27 novembre 2000 che l Unione Europea ha emanato per regolamentare l attività di gestione dei rifiuti nei luoghi destinati all approdo delle navi: i porti (cfr. La gestione dei rifiuti nei porti italiani, Rapporto ISPRA n.215/2015). In particolare, la direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico, è stata recepita dall ordinamento italiano con il D.Lgs n. 182/2003. L obiettivo della direttiva consiste nel ridurre gli scarichi in mare dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico, in particolare gli scarichi illeciti da parte delle navi che utilizzano porti situati nel territorio della Comunità europea, migliorando la disponibilità e l'utilizzo degli impianti portuali di raccolta per i suddetti rifiuti e residui e rafforzando pertanto la protezione dell'ambiente marino. La novità più importante introdotta riguarda l obbligo per l Autorità Portuale di redigere un Piano di raccolta e di gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico. Nei porti in cui l autorità competente è l Autorità Marittima, tali Piani sono approvati con ordinanza emessa dalla stessa Autorità Marittima d intesa con la Regione. Dopo la definitiva approvazione del Piano da parte dell amministrazione regionale, vengono attivate le procedure per la formale adozione del regolamento locale e per l emanazione del bando di gara ai fini dell individuazione del soggetto erogatore del servizio di raccolta dei rifiuti dalle navi. Il Piano è aggiornato ogni tre anni, in coerenza con la pianificazione regionale in materia di rifiuti e, comunque, in presenza di significativi cambiamenti operativi nella gestione del porto. Pertanto, la Direttiva 2000/59/CE si propone di ridurre gli scarichi in mare di rifiuti prodotti dalle navi imponendo a tutte le navi di conferire i loro rifiuti agli impianti portuali di raccolta prima di lasciare il porto. Al fine di conciliare gli interessi di un fluido funzionamento del trasporto marittimo con la tutela dell'ambiente, sono state previste delle deroghe a questa norma, tenendo conto di una sufficiente capacità di stoccaggio ad hoc a bordo, della possibilità di conferimento in un altro porto senza pericolo di illecito scarico in mare, nonché di prescrizioni specifiche in materia di conferimento adottate in base al diritto internazionale. Ciò implica la necessità di migliorare la disponibilità e l'utilizzo degli impianti di raccolta all'interno dei porti comunitari e di organizzare razionalmente le diverse fasi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti dalle navi. In tal senso, il Piano, elaborato in consultazione con tutte le parti interessate, viene considerato lo strumento più efficace per delineare un modello di gestione integrata ambientale che favorisca la riduzione degli scarichi in mare dei rifiuti prodotti dalle navi. In esso, infatti, devono essere considerati sia le diverse modalità di recupero dei rifiuti dalle navi a seconda della loro tipologia (acque di sentina, rifiuti assimilabili agli urbani, rifiuti da cucine, ecc.), sia le criticità relative al trasferimento dei rifiuti agli impianti, sia la capacità degli impianti stessi che devono essere proporzionate alla quantità di rifiuti raccolti e quindi al numero di navi che fa scalo nel porto. La finalità del D.Lgs. 182/2003 riguarda la conservazione e il miglioramento della qualità dell ambiente marino attraverso l incremento della disponibilità e dell utilizzo degli impianti portuali di raccolta. L art. 7 del decreto legislativo prescrive l obbligo a carico del comandante della nave di conferire i rifiuti prodotti dalla nave all impianto portuale di raccolta ogniqualvolta si lasci il porto di 274

80 approdo. Questa disposizione implica il necessario rilascio da parte della nave al concessionario del servizio di tutti i rifiuti di bordo rientranti nelle definizioni riportate alle lettere c) e d) del comma 1 dell art. 2 del decreto legislativo. Uniche eccezioni possibili a tale obbligo sono: a) esenzione per le navi in servizio di linea con scali frequenti e regolari; b) deroga puntuale tramite specifica autorizzazione dell Autorità Marittima secondo la procedura e le condizioni di cui all art. 7, comma 2, del decreto. In deroga alle disposizioni, la nave può proseguire verso il successivo porto di scalo senza avere conferito i propri rifiuti, previa autorizzazione dell Autorità Marittima che ha accertato che la stessa nave ha una capacità di stoccaggio sufficiente per i rifiuti già prodotti e accumulati e per quelli che saranno prodotti fino al momento dell arrivo presso il successivo porto di conferimento. Le diverse tipologie di rifiuti prodotti dalle navi sono indicate nella notifica che il comandante della nave è tenuto a compilare ed inviare all Autorità Marittima con le modalità ed i tempi indicati nell articolo 6 comma 1 del D.Lgs. 182/2003. Tale notifica, organizzata secondo quanto previsto dall allegato III del medesimo decreto (Modulo di dichiarazione contenente le informazioni da notificare prima dell entrata nel porto che recepisce l'allegato II della direttiva 2000/59/CE), riportava inizialmente le seguenti categorie di rifiuti: Rifiuti liquidi oleosi (oil): o acque di sentina; o fanghi; o altro (specificare). Rifiuti solidi: o -rifiuti alimentari; o -rifiuti alimentari di cui al decreto interministeriale del 22/5/2001; o -rifiuti sanitari; o -plastica; o -altro (specificare). Rifiuti associati al carico. Residui del carico. Per ogni categoria di rifiuti, deve essere specificata la quantità che verrà conferita al porto di scalo. Le acque di sentina (bilge water) ed i fanghi (sludge) sono tutte quelle acque circolanti all interno della nave che sono raccolte nella vasca di sentina posta nel punto più basso della nave. I fanghi sono residui di idrocarburi o colati di materiale più denso. Fanghi ed acque di sentina sono stoccati in apposite vasche differenziate la cui capacità e posizione a bordo è riportata nell Oil pollution prevention certificate delle navi. La presenza di oli fa sì che fanghi ed acque di sentina siano considerati come Rifiuti Speciali Pericolosi. L Allegato I della MARPOL per quanto attiene all oil prevede un articolato sistema normativo secondo cui lo scarico è assolutamente proibito entro le 12 miglia dalla costa, mentre, oltre le 12 miglia, lo scarico è ammesso purché la nave stia navigando, il contenuto di olio nell effluente non superi le 15 ppm, la nave sia dotata di un separatore con stop automatico, ecc.. I rifiuti solidi sono prevalentemente costituiti da scarti alimentari generalmente provenienti dalle cucine o dalle attività di ristorazione presenti a bordo. Qualora i rifiuti costituti da prodotti alimentari per l approvvigionamento dell equipaggio e dei passeggeri siano ritirati da navi provenienti da paesi extra UE, essi devono essere o termodistrutti o smaltiti in discarica previa sterilizzazione per garantire l abbattimento della carica microbica (secondo le modalità tecniche di cui all art. 3 comma 4 del decreto Interministeriale dei Ministeri dell Ambiente e della Sanità del 22/5/2001). Nella voce altro rientrano i rifiuti che si formano durante la vita a bordo della nave (prodotti cartacei, stracci, vetro, metalli, terracotta, legno ecc.). Tali rifiuti vengono solitamente raccolti in modo differenziato e sono classificati come rifiuti assimilabili agli urbani (garbage). L Allegato V della MARPOL prevede l assoluto divieto di scaricare il garbage a mare se non in alcune precise condizioni riportate nelle regole 4,5,6 e 7. I rifiuti sanitari rientrano in una categoria a sé in quanto considerati rifiuti speciali 275

81 pericolosi. I rifiuti costituiti da materie plastiche hanno una voce specifica a parte in quanto l Allegato V ne vieta esplicitamente lo scarico a mare. I rifiuti associati al carico si formano dopo le operazioni di carico e scarico merci e sono materiali come rivestimenti, materiali di imballaggio, pellet, legno compensato, carta, cartone, avvolgimenti di filo metallico, ecc.. I residui del carico sono i resti di qualsiasi materiale costituisce il carico contenuto a bordo della nave, nella stiva o nelle cisterne, che permane al termine delle operazioni di carico e scarico merci o di pulizia. Sono comprese anche le acque di lavaggio (slop) delle cisterne e le acque di zavorra (ballast) qualora venute a contatto con il carico o suoi residui. Queste ultime due categorie di rifiuti riguardano prevalentemente le navi mercantili. Altre categorie di rifiuti che possono essere prodotti dalle navi e per i quali non c è una raccolta sistematica e consistente potrebbero essere: pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici, residui di vernici e sverniciatori, toner di stampa esauriti, assorbenti e materiali filtranti, filtri per l olio, adesivi e sigillanti contenenti solventi organici, batterie al piombo, batterie al nichel-cadmio, batterie contenti mercurio, cavi impregnati di olio e catrame, materiali isolanti contenenti amianto, tubi fluorescenti, rifiuti ingombranti, ecc.. Tali rifiuti sono tutti catalogati come rifiuti speciali pericolosi. La direttiva 2007/71/CE della Commissione del 13 dicembre 2007 ha modificato l allegato II della direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui di carico. Infatti, la circolare n. 644 del 4 novembre 2008, approvata nella 58ª sessione del MEPC, ha stabilito un formato standard per il modulo di notifica anticipata per i rifiuti da consegnare ad impianti di raccolta portuali in cui siano riportate anche altre informazioni sui quantitativi dei rifiuti di cui agli allegati II e VI della Convenzione MARPOL. Al fine di evitare duplicazioni di modelli da compilare e di adottare un modello integrato che garantisca anche il recepimento di quanto disposto dalla circolare n. 644 del 4 novembre 2008 del MEPC, considerata la necessità di recepire la citata direttiva 2007/71/CE, e considerato l art. 12 del decreto legislativo n. 182 del 24 giugno 2003 il quale prevede che l allegato III è modificato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in conformità alle variazioni intervenute in sede comunitaria, il Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, con decreto del 1 luglio 2009, ha sostituito l'allegato III del D.Lgs. n. 182 del 24 giugno 2003 con un nuovo allegato. Infine, le navi militari ed ausiliarie, escluse dall ambito di applicazione del D.Lgs. n.182 del 24 giugno 2003, (art. 3, comma 2), sono disciplinate dal recente Decreto Ministeriale 19/03/2008 (Ministero della Difesa) Misure necessarie per il conferimento da parte delle navi militari da guerra e ausiliarie dei rifiuti e dei residui del carico negli appositi impianti portuali - ai sensi dell'articolo 3, commi 1 e 2 del D.Lgs. 24 giugno 2003, n.182. Nel momento in cui le navi militari entrano in un porto non militare, i comandanti delle navi devono osservare alcuni obblighi riguardanti la comunicazione dei rifiuti da conferire all'impianto portuale di raccolta, fatta salva la necessità di non compromettere lo svolgimento di operazioni che sono o possono essere affidate alla nave. Il decreto individua due categorie di navi militari: quelle appartenenti alla prima categoria ed elencate nella tabella A del medesimo decreto, sono soggette agli adempimenti della notifica e del successivo conferimento di rifiuti nel porto di scalo della nave, mentre quelle appartenenti alla seconda categoria ed elencate nella tabella B del medesimo decreto non sono soggette agli adempimenti della notifica nel porto di scalo della nave. Le informazioni che il comandante della nave militare deve notificare sono le stesse di una normale notifica e cioè i quantitativi (in m 3 ) di oli usati, fanghi, acqua di sentina, rifiuti sanitari, plastica, rifiuti alimentari da tragitti internazionali ed altro. Per tutte, in ogni caso, esiste l'obbligo di conferimento dei rifiuti e dei residui di carico all'impianto portuale di raccolta, prima di lasciare il porto. Le ispezioni per la verifica dell osservanza delle prescrizioni del decreto sono disposte dai Comandi gerarchicamente sovraordinati sulle navi militari di appartenenza, in sosta in porti non militari. Il DM 17/11/2005, n. 269 Individuazione dei rifiuti pericolosi provenienti dalle navi che è possibile ammettere alle procedure semplificate aggiorna il DM 12/06/2001 ed un regolamento attuativo 276

82 degli artt. 31 e 33 del D.Lgs. n. 22 del 05/02/1997 relativo all'individuazione dei rifiuti pericolosi che è possibile ammettere alle procedure semplificate. In particolare, sono ammessi alle procedure semplificate: i residui del carico delle navi costituiti dalle acque di zavorra venute a contatto con il carico o con i suoi residui e delle acque di lavaggio; i residui del carico delle navi costituiti da prodotti chimici soggetti alla Convenzione MARPOL; le acque di sentina delle navi. Il 15 luglio 2014 il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha pubblicato con la collaborazione del SISTRI una Guida rapida Rifiuti Portuali ai fini di una loro corretta gestione. I porti sono dotati di impianti e di servizi portuali di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui di carico che distinguono in: I. servizi svolti a terra; II. servizi svolti a mare. I. Servizi svolti a terra Gli impianti portuali di raccolta hanno, in genere, una struttura fissa spesso identificata con la sede legale e/o operativa dove, in base ad una concessione di servizio rilasciata a seconda dei casi dall Autorità Portuale o dall Autorità Marittima, dispongono di mezzi terrestri e nautici per la raccolta dei rifiuti provenienti dal bordo delle navi, nonché di aree di stoccaggio autorizzate dagli enti di competenza e/o impianti di trattamento oppure di vere e proprie isole ecologiche per lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e non, destinati allo smaltimento (D15) ed aree destinate alla raccolta differenziata per il recupero dei rifiuti pericolosi e non (R13). Le unità locali sono, quindi, identificate con gli impianti portuali di raccolta. I mezzi, invece, che svolgono attività di raccolta e trasporto dei rifiuti nell ambito e per conto del proprio impianto portuale di raccolta, costituendone parte integrante, non sono soggetti all obbligo di iscrizione al SISTRI e agli adempimenti conseguenti, ai sensi dell art. 6, comma 5, del D. Lgs n. 182/2003. Pertanto il gestore dell impianto portuale di raccolta si iscriverà: a) nella categoria produttore/detentore, dichiarando nelle annotazioni della scheda SISTRI la nave, quale produttore originario del rifiuto con l indicazione del luogo di sosta della nave; b) nella categoria trasportatori, se il gestore effettua anche il trasporto di detti rifiuti via terra dal proprio impianto verso altri impianti per il successivo trattamento; c) nella categoria smaltitori/recuperatori, se si hanno anche impianti di recupero e/o smaltimento; d) nella categoria intermediari qualora svolgano attività di intermediazione di rifiuti. Dall arrivo della notifica (art.6, comma 1, D. Lgs. n. 182/2003) da parte delle Capitanerie di Porto raccomandatarie marittime, il gestore dell impianto portuale organizza, entro le 24 ore prima dell ingresso della nave nel porto di approdo, il servizio sulla base degli arrivi e partenze delle navi, tenendo conto delle tipologie dei rifiuti dichiarati nel foglio di notifica, ed invia una squadra operativa per il ritiro di detti rifiuti. Al momento del ritiro dei rifiuti, viene consegnato dall operatore ecologico portuale al comandante o suo preposto il Buono di servizio giornaliero (ossia un modello uniforme in tutti i porti ed in via di armonizzazione a livello europeo), il quale viene dallo stesso controfirmato come ricevuta di effettiva consegna dei rifiuti prodotti e di conformità degli stessi a quanto dichiarato in esso. L unità locale che ha ricevuto le copie dei buoni di servizio giornalieri provvede ad effettuare le operazioni previste attraverso la compilazione del Registro Cronologico. Per il successivo conferimento dei rifiuti dall impianto portuale di raccolta all impianto di destinazione, il gestore deve seguire le ordinarie procedure previste dal D.M. 52/2011 ss.mm. e ii. II. Servizi svolti a mare Prevalentemente il servizio di ritiro e trasporto dei rifiuti avviene per questioni di sicurezza o logistiche (poiché non intralciano il carico e scarico delle merci) con un mezzo nautico (motobarche 277

83 adibite al trasporto dei rifiuti solidi e bettoline autopropulse o a rimorchio per i rifiuti liquidi pericolosi e non). In questo caso l operatore alla guida della motobarca si reca sotto il bordo della nave per effettuare il trasbordo dei rifiuti e rilascia al comandante o suo preposto il buono di servizio giornaliero dove vengono identificati i quantitativi e le tipologie dei rifiuti consegnati. Una volta giunti a terra i rifiuti vengono portati agli impianti portuali di raccolta o consegnati a trasportatori autorizzati e, a seconda dei casi, destinati ad impianti di smaltimento, recupero e/o smaltimento. Il gestore dell impianto portuale inserisce i dati relativi alla movimentazione dei rifiuti solo dopo che l operatore della motobarca avrà fatto rientro nell unità locale e consegnato all amministrazione il buono di servizio giornaliero dove risultano tutti i dati distinti per tipologia e quantitativi stimati dei rifiuti consegnati dalla nave. A questo punto il gestore, iscritto al SISTRI, dovrà inserire i dati nel Registro Cronologico inserendo nel campo annotazioni la nave, quale produttore originario del rifiuto con l indicazione del luogo di sosta della nave stessa. Il gestore dell impianto portuale affiderà eventualmente a terzi autorizzati il trasporto dei rifiuti per il successivo avvio a trattamento. Se, invece, il trasporto di detti rifiuti venisse effettuato via mare al di fuori dell ambito portuale, si seguono le regole del trasporto marittimo dei rifiuti di cui all art. 18, comma 6, del D.M. 52/2011 ss.mm. e ii. Produzione e gestione dei rifiuti portuali Ai sensi dell art.5 del D.Lgs. 182/2003 per i porti della Regione Calabria sono stati redatti i Piani di raccolta e di gestione dei rifiuti prodotti dalla navi e dei residui del carico elencati nella seguente tabella. Porto Atto d intesa Atto d adozione Badolato Ordinanza Commissariale n.7011 del del Commissario Circondario Marittimo di delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Soverato Ordinanza n. 14/2008 Belvedere Marittimo Ordinanza Commissariale n.7122 del del Commissario delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Circondario Marittimo di Cetraro Ordinanza n. 22/2008 Cariati Marina Circondario Marittimo di Ordinanza Commissariale n.6736 del del commissario Corigliano Calabro delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Ordinanza n. 15/2008 Cetraro Ordinanza Commissariale n.5400 del del Commissario Circondario Marittimo di delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Cetraro Ordinanza n. 1/2007 Cirò Marina - Capitaneria di porto di Crotone Crotone - Ordinanza n. 1/2005 Diamante Ordinanza Commissariale n del del Commissario Circondario Marittimo di Le Castella Roccella Ionica Siderno Marina Tropea delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Ordinanza Commissariale n.6772 del del Commissario delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Ordinanza Commissariale n.6251 del del Commissario delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Ordinanza Commissariale n.7114 del del Commissario delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Ordinanza Commissariale n del del Commissario delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Maratea Ordinanza n. 15/2008 Capitaneria di porto di Crotone Ordinanza n. 30/2008 Circondario Marittimo di Roccella Ionica Ordinanza n. 52/2007 Circondario Marittimo di Roccella Ionica Ordinanza n. 19/2008 Capitaneria di porto di Vibo Valentia Ordinanza n. 33/2008 Capitaneria di porto di Vibo Vibo Valentia Ordinanza Commissariale n.6250 del del Commissario Valentia Marina delegato per l emergenza ambientale della Regione Calabria Ordinanza n. 35/2007 Tabella 24-2 Atti d intesa e di adozione di Piani rifiuti da nave di Autorità Marittime (da sito web Guardia Costiera) Nella presente Relazione preliminare si riporta un estratto del Piano redatto dall Autorità Portuale di Gioia Tauro, che tratta il volume più significativo di rifiuti sul territorio regionale, dalla scheda 278

84 informativa redatta da ISPRA nel Rapporto 214/2015 La gestione dei rifiuti nei porti italiani. Nella versione definitiva si includeranno i dati di produzione e gestione relativi anche alghi altri porti, per i quali sono stati redatti specifici Piani ad opera delle Autorità Marittime. Obiettivi del Piano Attraverso l aggiornamento e l attuazione del Piano, l Autorità Portuale intende continuare a perseguire gli obiettivi contenuti nel documento di Politica di gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui di carico. L Autorità Portuale ha individuato, per i porti gestiti, i seguenti obiettivi da perseguire: - proceduralizzare il servizio di raccolta e di gestione dei rifiuti a bordo nave, in modo che risponda a criteri di facilità di accesso ed efficienza economica per gli attori economici coinvolti; - individuare gli impianti portuali idonei alla raccolta ed al deposito dei rifiuti provenienti dalle navi, così come il miglior sistema di trasporto a destinazione; - garantire a tutte le navi che approdano nei Porti di Gioia Tauro, Crotone e Corigliano Calabro, la fornitura del servizio di gestione dei rifiuti, siano essi pericolosi e non; - sensibilizzare i soggetti economici coinvolti, ad una corretta attuazione della raccolta differenziata a bordo delle navi, così da valorizzare le tipologie omogenee di rifiuti a vantaggio di un recupero remunerativo, piuttosto che dello smaltimento indifferenziato; - predisporre apposite procedure documentate per monitorare e controllare lo standard qualitativo del servizio e per verificare mediante ispezioni periodiche il rispetto degli adempimenti normativi esistenti da parte dei soggetti gestori; - definire sistemi tariffari applicabili alle navi, relativamente ai rifiuti conferiti; - sviluppare un'attività informativa per raggiungere tutti gli attori economici coinvolti, affinché siano uniformate le modalità operative e gestionali adottate a beneficio di un'efficace gestione dei rifiuti e dei residui di carico da trattare. La raccolta ed il trattamento dei rifiuti L organizzazione relativa alle operazioni di gestione dei rifiuti a bordo nave si articola sia per tipologia di rifiuto che per provenienza degli stessi, precisamente: garbage e rifiuti pericolosi e non pericolosi; sewage; residui di carico e dei rifiuti non ordinari ; rifiuti del naviglio da pesca; rifiuti del naviglio da diporto. Gestione dei rifiuti garbage e dei rifiuti speciali non pericolosi: i rifiuti garbage, riportati nell Allegato V della Convenzione internazionale MARPOL 73/78, sono rappresentati da rifiuti assimilabili agli urbani (rifiuti speciali non pericolosi assimilati, dal comune territorialmente competente, per qualità e quantità ai rifiuti urbani, ai fini della raccolta e dello smaltimento). Per l organizzazione del servizio di gestione dei rifiuti garbage, si deve ritenere che, verosimilmente, tutte le navi che approdano nel Porto di Gioia Tauro fruiscono dei servizi del gestore. I rifiuti solidi sono raccolti separatamente per tipologia (selezione effettuata dal personale di bordo delle navi che approdano nel porto): contenitori etichettati per rifiuti biodegradabili provenienti da paesi dell UE; contenitori etichettati con coperchio a chiusura irreversibile per rifiuti biodegradabili provenienti da paesi extra UE; sacchi per imballaggi di carta, cartone, vetro, plastica da avviare a riutilizzo; contenitori etichettati per oli e grassi commestibili; sacchi per rifiuti urbani indifferenziati. 279

85 La squadra di lavoro del gestore dovrà essere dotata di idonei mezzi ed attrezzature per lo svolgimento in maniera sicura ed adeguata delle operazioni di raccolta dei rifiuti. Tutti i rifiuti speciali raccolti devono essere avviati agli impianti finali di trattamento, secondo le direttive previste nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti della Regione Calabria. Inoltre, i rifiuti alimentari biodegradabili dovranno essere avviati, entro 48 ore dal loro ritiro, agli impianti finali di recupero e/o smaltimento. Al termine delle operazioni di carico, l operatore fa compilare il Buono di servizio giornaliero al Comandante/Ufficiale o delegato della nave, specificando gli esatti metri cubi (o chilogrammi) asportati. Il gestore è obbligato ad avviare rapporti e convenzioni con i vari consorzi obbligatori di recupero (COREPLA, RILEGNO, COMIECO, CONOE, ecc.), al fine di assicurare la corretta destinazione dei rifiuti raccolti agli impianti di recupero, ed ottenere dei risparmi di costo (legato al mancato costo dello smaltimento in discarica). Con l introduzione del Decreto Interministeriale Ministero della Salute e Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio del 22 maggio 2001, i rifiuti costituiti da prodotti alimentari per l approvvigionamento dell equipaggio e dei passeggeri ed i loro residui, sbarcati da unità navali, nazionali ed estere, provenienti da paesi extra UE, devono essere smaltiti in impianti di incenerimento o in discarica, previa sterilizzazione. Le fasi operative da eseguire, sono: dopo il prelievo dei rifiuti contenuti in idonei contenitori etichettati, dalle navi e il trasferimento, gli operatori scaricano detti contenitori e li inseriscono nell impianto di sterilizzazione; il responsabile dell impianto provvede a controllare il corretto svolgimento del ciclo di sterilizzazione, secondo le modalità indicate nel manuale d uso e le prescrizioni autorizzative; alla fine del periodo di sterilizzazione il responsabile accerta l avvenuta sterilizzazione con documento cartaceo emesso dal computer di impianto; i rifiuti vengono caricati, entro 48 ore, su un mezzo idoneo e trasportati agli impianti finali di smaltimento o presso impianti di incenerimento. Ai sensi dell art. 4 del D.M. del 22 maggio 2001, la vigilanza relativa alle attività di sbarco e raggruppamento di detti rifiuti e delle attività di sterilizzazione, all interno dell area portuale, è esercitata sia dalla Capitaneria di Porto sia dall Ufficio di Sanità Marittima di Reggio Calabria. Gestione rifiuti speciali pericolosi: si prevede che la maggior parte dei rifiuti prodotti dalle unità navali che approdano al Porto di Gioia Tauro, sono di tipo speciale pericoloso. Il gestore, tenuto conto delle notifiche trasmesse e della pianificazione delle attività, invia presso l unità navale, un mezzo attrezzato alla raccolta e al trasporto dei rifiuti pericolosi. I rifiuti, se non correttamente confezionati, dall equipaggio della nave, devono essere messi in sicurezza all interno idonei contenitori a tenuta, e caricati sul mezzo. Una volta che il rifiuto è stato ritirato, deve essere trasportato all impianto finale di recupero e/o smaltimento o di stoccaggio intermedio più vicino. Rifiuti Oil: Tra i rifiuti prodotti a bordo nave, ci sono anche gli oli esausti e le emulsioni oleose. Per la gestione di questa tipologia di rifiuti, il gestore dovrà svolgere il servizio tramite un autocarro con cisterna, che accoglie i rifiuti liquidi aspirati. I rifiuti liquidi posso essere pompati: dal bordo della nave: il personale, del gestore, prende in consegna la manichetta e la agganciano al bocchettone della cisterna. Una volta che la cisterna è piena, l addetto riconsegna la manichetta all equipaggio della nave e chiude il bocchettone della cisterna, assicurandosi dell avvenuta chiusura ermetica, al fine di evitare eventuali fuoriuscite. dal gestore: l intervento viene eseguito dall operatore con l impiego di una motopompa con manichetta, al fine di aspirare i rifiuti liquidi dalla nave. L addetto, una volta stesa la manichetta fino al punto di raccolta, la dovrà collegare al bocchettone della cisterna, avviare la motopompa, controllare le operazioni di carico e una volta concluse le operazioni di carico, spegnere la motopompa e ritirare la manichetta, facendo attenzione che nella manichetta non vi siano rimasti residui, che in caso di fuoriuscita potrebbero provocare contaminazioni del suolo e delle acque marine. 280

86 Al termine delle operazioni di carico, l operatore fa compilare il Buono di servizio giornaliero al Comandante/Ufficiale o delegato della nave, specificando gli esatti metri cubi asportati. Una volta che il rifiuto è stato ritirato dalla nave, deve essere trasportato all impianto di smaltimento e /o di recupero finale più vicino. Gestione rifiuti sewage: tale tipologia di rifiuto è identificato tramite il codice CER (fanghi delle fosse settiche). Per la gestione di questa tipologia di rifiuti, il servizio verrà svolto tramite un autocarro con cisterna. I rifiuti liquidi posso essere aspirati: dal bordo della nave: il personale, del gestore, prende in consegna la manichetta, presente sulla nave, e la aggancia al bocchettone della cisterna. Una volta che la cisterna è piena, l addetto riconsegna la manichetta all equipaggio della nave e chiude il bocchettone della cisterna, assicurandosi dell avvenuta chiusura ermetica, al fine di evitare eventuali fuoriuscite; dal gestore: l intervento viene eseguito dall operatore con l impiego di una motopompa con manichetta, al fine di aspirare i rifiuti liquidi dalla nave. L addetto, una volta stesa la manichetta fino al punto di raccolta, la dovrà collegare al bocchettone della cisterna, avviare la motopompa, controllare le operazioni di carico e una volta concluse le operazioni, ritirare la manichetta. Al termine delle operazioni di carico, l operatore fa compilare il Buono di servizio giornaliero al Comandante/Ufficiale o delegato della nave, specificando gli esatti metri cubi asportati. Una volta che il rifiuto è stato ritirato dalla nave, deve essere trasportato all impianto di trattamento autorizzato più vicino. Gestione dei residui del carico e dei rifiuti non ordinari : qualora si producano residui del carico e rifiuti che non rientrano nelle categorie precedentemente descritte (rifiuti non ordinari ), il Comandante della nave e/o il gestore del terminal ne dà comunicazione all Autorità Portuale e al gestore. Quest ultimo provvederà che siano: definite, nell immediato, le modalità di deposito temporaneo in attesa di caratterizzazione del rifiuto; individuate le caratteristiche del rifiuto, effettuando le eventuali analisi per stabilirne la tipologia (CER); definite le modalità di manipolazione e smaltimento; eseguite le debite registrazioni. Gestione rifiuti prodotti nella darsena dal naviglio da pesca e da diporto: per quanto riguarda la gestione dei rifiuti garbage e dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti nella darsena dal naviglio da pesca e da diporto, è presente presso l area un area composta da un cassonetto per la raccolta dei rifiuti indifferenziati e 3 cassonetti impiegati per la raccolta dei rifiuti speciali non pericolosi (imballaggi in carta e cartone, metalli, plastica, vetro, ecc.), che possono essere avviati ad operazioni di recupero successive. Periodicamente, il gestore, provvederà allo svolgimento del servizio di gestione (svuotamento, trasporto, lavaggio dei cassonetti, ecc.). Presso l area della darsena è presente un area centralizzata, gestita dal gestore, per il conferimento da parte degli utenti, degli oli esausti, dei filtri dell olio e delle batterie al piombo. In quest area saranno predisposti un numero idoneo di contenitori impiegati per lo stoccaggio degli oli esausti, dei filtri usati e delle batterie al piombo, che devono essere dotati di adeguati requisiti di resistenza in relazione alle proprietà chimico-fisiche ed alle caratteristiche di pericolosità delle sostanze e dei materiali contenuti. I contenitori per la raccolta degli oli esausti e dei filtri dell olio devono essere provvisti di: idonee chiusure per impedire la fuoriuscita del contenuto ed etichettatura che identifichi il contenuto; dispositivi atti ad effettuare, in condizioni di sicurezza, le operazioni di riempimento e svuotamento; mezzi di presa per rendere sicure ed agevoli le operazioni di movimentazione. 281

87 L area dove verrà ubicata l isola ecologica, dovrà rispettare i seguenti requisiti tecnici: deve essere delimitata da una recinzione e deve essere prevista una copertura; deve essere pavimentata e drenata. L organizzazione e la gestione dell isola ecologica dovranno far carico al gestore, che provvederà alla custodia dell area, all apertura del centro di raccolta almeno 6 ore settimanali (orari da concordare con gli utenti), alla pulizia e alla manutenzione dei contenitori, al conferimento ad un impresa mandataria dei Consorzi obbligatori (COBAT e COOU), nonché all espletamento delle cogenze di legge connesse alla gestione dei rifiuti. I dati I dati sulla quantità dei rifiuti prodotti dalle navi sono riferiti agli anni 2007, 2008 e 2009 e sono stati forniti dalla attuale società concessionaria del servizio. Nella tabella seguente sono riportati i dati concernenti le tipologie di rifiuti raccolti sulle navi da carico e dalle navi passeggeri, dell ultimo triennio. Tipologia di rifiuto Codice CER Quantità (Kg) 2007 Quantità (Kg) 2008 Quantità (Kg) 2009 Altre emulsioni * Imballaggi in legno Imballaggi in materiali misti Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze Assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose * * Batterie al piombo * Ferro e acciaio Rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari * Medicinali diversi da quelli di cui alla voce * Ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce * Rifiuti biodegradabili cucine/mense Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio * Batterie ed accumulatori diversi da quelli di cui alla voce * Totale rifiuti speciali pericolosi Totale rifiuti speciali non pericolosi Totale rifiuti raccolti a bordo nave Tabella 24-3 Quantità di rifiuti raccolti dal 1998 al 2003 e stime per il triennio (fonte: Piano di raccolta e di gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico del porto di Gioia Tauro, * dati fino al 30 novembre 2009) Dall analisi dei dati si evince come nei primi 11 mesi del 2009 i rifiuti pericolosi rappresentano il 98,7% del totale (92,1% nel 2007 e 89,8% nel 2008), mentre i rifiuti speciali non pericolosi rappresentato solo l 1,3% del totale dei rifiuti (7,9% nel 2007 e il 10,2% nel 2008). Al fine di valutare il fabbisogno per l espletamento di un adeguato servizio gestionale e degli impianti e mezzi utili per lo stoccaggio dei rifiuti a bordo nave, si sono calcolate le medie giornaliere relative alla produzione dei rifiuti e del numero degli approdi, partendo dai dati su base annua. Nella tabella seguente sono riportate le medie, il numero massimo degli approdi giornalieri e il quantitativo massimo di produzione di rifiuti. 282

88 Tipologia di unità di navali Media giornaliera di produzione dei rifiuti (kg/approdo) Media giornaliera di approdi (n.) Max giornaliera di approdi (n.) Max produzione giornaliera di rifiuti (kg) Portaconteiners 7,7 6,6 5, Portarinfuse 1,0 1,0 0, ,8 659,4 791,9 Ro/Ro 0,6 0,9 0, Passeggeri 0,003 0,027 0, TOTALE 9,34 8,53 6, Tabella 24-4 Quantità di rifiuti raccolti dal 1998 al 2003 e stime per il triennio (fonte: Piano di raccolta e gestione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico del porto di Gioia Tauro La maggiore quantità di rifiuti raccolti a bordo nave provengono dalle navi da carico portarinfuse, in quanto attualmente rappresenta il maggior traffico nel Porto di Gioia Tauro. Dalle informazioni riportate nella tabella precedente, si registra che la quantità di rifiuti conferiti mediamente per approdo (nel 2009) è di circa 792 kg. Tale dato non riflette le reali caratteristiche e potenzialità di produzione dei rifiuti, in quanto non si dispone di dati specifici per ogni singola unità navale. Le tipologie di rifiuti prodotti a bordo delle navi da carico sono: garbage: questa tipologia di unità navale produce una modesta quantità di garbage, visto l esiguo numero dei componenti dell equipaggio; normalmente le navi da carico non hanno una garbage room e/o un sistema di trattamento per i rifiuti alimentari, né sistemi di compattazione degli stessi. Questa tipologia di rifiuti è generalmente indicata per notificare rifiuti alimentari, plastiche o sotto la voce altro. Questi rifiuti sono classificati come rifiuti urbani o speciali non pericolosi. Rifiuti pericolosi : dai dati storici si evince come gli unici rifiuti pericolosi gestiti dal soggetto gestore sono rappresentati dalle emulsioni oleose (acque di sentina), provenienti dalle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle imbarcazioni. Tenendo conto dei traffici delle navi da carico, è possibile stimare il fabbisogno del servizio di raccolta in circa 13 servizi di raccolta al giorno per una quantità di rifiuti di circa kg. Attualmente i rifiuti prodotti dai pescherecci sono raccolti presso la darsena tramite un isola ecologica gestita dal soggetto gestore. Sulla base sia delle informazioni raccolte sia di alcuni studi di settore e sulle ricerche effettuate, le tipologie di rifiuti maggiormente prodotti da queste imbarcazioni, sono: rifiuti speciali provenienti dalle manutenzioni, ordinarie e straordinarie, di bordo (contenitori di vernici, cavi elettrici, ecc.); oli esausti e filtri; acque di sentina; batterie al piombo; scarti di materiale marinaresco (reti, cavi, materiali ferrosi, varie attrezzature da pesca, ecc.); scarti della cucina di bordo e altre tipologie di rifiuti assimilabili. Come per i pescherecci, i rifiuti prodotti dalle imbarcazioni da diporto sono raccolti presso la darsena tramite un isola ecologica gestita dal soggetto gestore. Sulla base sia delle informazioni raccolte sia di alcuni studi di settore e sulle ricerche effettuate, le tipologie di rifiuti maggiormente prodotti da queste imbarcazioni, sono: rifiuti urbani ed assimilabili; oli esausti e filtri; acque di sentina; acque organiche reflue; batterie al piombo. 283

89 Strategie e azioni della pianificazione regionale Come previsto dalla normativa sopra citata, in ogni porto deve essere presente una piattaforma adibita alla raccolta e al successivo smistamento dei rifiuti prodotti da navi. 284

90 24.4 Veicoli fuori uso Inquadramento normativo La filiera dei veicoli fuori uso (VFU) risulta complessa e articolata in quanto sono coinvolte diverse categorie produttive e diverse tipologie di rifiuti. In fase di demolizione, da un singolo veicolo si originano numerose tipologie di rifiuti che seguono percorsi diversi di trattamento e stoccaggio, rendendo difficoltosa la loro tracciabilità. Con l entrata in vigore del D.Lgs. 152/2006 la gestione dei veicoli fuori uso risulta essere disciplinata dal concorso di due diverse normative, ossia: a) il D.Lgs. 209/2003, espressamente mantenuto in vigore dal D.Lgs. 152/2006 (articolo 227), che continua ad applicarsi ai veicoli a motore (giunti a fine vita) appartenenti alle categorie M1 e N1 di cui all allegato II, parte A, della direttiva 70/156/CEE e ai veicoli a motore a tre ruote come definiti dalla direttiva 2002/24/Ce con esclusione dei tricicli a motore; b) il medesimo D.Lgs. 152/2006, cd. "Codice dell'ambiente", che all'articolo 231 disciplina in via residuale la gestione di tutti i rifiuti da veicoli non rientranti nel campo di applicazione del citato D.Lgs. 209/2003. In particolare le regole recate dal D.Lgs. 209/2003 (come da ultimo modificato ad opera del D.M. Ambiente 24 maggio 2012) hanno il seguente campo di applicazione: - veicoli fuori uso di categoria M1 (veicoli per il trasporto di persone fino a un massimo di 9 posti, compreso il conducente); - veicoli fuori uso di categoria N1 (veicoli per il trasporto di cose con portata massima fino a 3,5 tonnellate), di cui all'allegato II parte A della direttiva 70/156/CEE; - veicoli a tre ruote come definiti dalla direttiva 2002/24/CE, con esclusione dei tricicli a motore (disposizione integrata dal legislatore nel 2006 e nel 2008 a seguito delle critiche avanzate dall UE nel 2004 per l incompleto recepimento della direttiva 2000/53/CE). Gli obiettivi del D.Lgs. 209/2003 sono tre: a) ridurre al minimo l'impatto dei veicoli fuori uso sull'ambiente; b) evitare distorsioni della concorrenza; c) determinare i presupposti e le condizioni per lo sviluppo di un sistema che assicuri un funzionamento efficiente, razionale ed economicamente sostenibile della filiera di raccolta, recupero e riciclaggio dei materiali dei veicoli. A tal fine il provvedimento stabilisce: a) le misure volte in via prioritaria a prevenire la produzione di rifiuti derivanti dai veicoli (con particolare riferimento alle sostanze pericolose); b) le prescrizioni di progettazione e produzione dei veicoli nuovi tese a favorire il recupero dei veicoli fuori uso e dei relativi componenti e materiali; c) le altre azioni necessarie per favorire il reimpiego, il riciclaggio e il recupero; d) le misure volte a migliorare la qualità ambientale e l efficienza delle attività di tutti gli operatori economici coinvolti. Nel dettaglio, ciascun operatore aveva nel proprio ambito di attività un obiettivo di recupero al 1 gennaio 2006: - per i veicoli fuori uso prodotti prima del 1980 una percentuale di reimpiego e di recupero pari all 85% del peso medio per veicolo e per anno, e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio almeno pari all 80% del peso medio per veicolo e per anno; 285

91 - per i veicoli prodotti anteriormente al 1 gennaio 1980, una percentuale di reimpiego e di recupero almeno pari al 75% del peso medio per veicolo e per anno e non al di sotto del 70% del peso medio per veicolo e per anno per il reimpiego e per il riciclaggio. L obiettivo successivo è attualmente fissato al 1 gennaio 2015, senza distinzione tra i veicoli fuori uso in base all anno di produzione: - percentuale di reimpiego e di recupero almeno pari al 95% del peso medio per veicolo e per anno; - percentuale di reimpiego e di riciclaggio almeno pari all 85% del peso medio per veicolo e per anno. e) le responsabilità degli operatori economici. Analogamente a quanto previsto dal D.Lgs. 209/2003, il D.Lgs. 152/2006 conferma un percorso forzato per la gestione dei veicoli a fine vita che rientrano nel suo campo di applicazione, percorso che parte dall obbligo per il proprietario di consegnare il mezzo di cui vuole disfarsi ad un centro autorizzato, passa per l obbligo del centro in parola di procedere alla messa in sicurezza, demolizione, recupero parti e giunge fino alla cancellazione dal Pra (Pubblico Registro Automobilistico). L articolo 231 del D.Lgs. 152/2006 affida poi ad un decreto del Ministero dell Ambiente le nuove norme tecniche relative alle "caratteristiche degli impianti di demolizione, alle operazioni di messa in sicurezza e all individuazione delle parti di ricambio attinenti la sicurezza ( )". Il Decreto del 2 maggio 2006 definisce infatti: le norme tecniche relative alle caratteristiche dei centri di raccolta e degli impianti di trattamento dei veicoli fuori uso non disciplinati dal D.Lgs. 209/2003, le norme tecniche relative alle operazioni per la messa in sicurezza, la demolizione e il trattamento per la promozione del riciclaggio dei veicoli fuori uso non disciplinati dal D.Lgs. 209/2003 e l elenco delle parti di ricambio attinenti alla sicurezza dei veicoli non disciplinati dal D.Lgs. 209/2003. I responsabili degli impianti e gli esportatori di veicoli fuori uso o loro componenti devono comunicare annualmente al Ministero dell Ambiente i dati relativi ai veicoli trattati e i materiali derivanti da essi avviati al recupero attraverso la presentazione del MUD (Modello unico ambientale), utilizzando una sezione specifica della dichiarazione. A iniziare dalla dichiarazione MUD 2005, infatti, è stata introdotta una sezione dedicata per i veicoli fuori uso (VFU) per tutti i soggetti coinvolti nel ciclo di gestione dei veicoli rientranti nel campo di applicazione del D.Lgs. 209/2003, permettendo di seguire in modo più preciso e completo questa importante categoria di rifiuti pericolosi, ad elevato impatto ambientale e paesaggistico. Produzione e gestione in regione I dati utili per lo studio dei veicoli fuori uso possono essere ricavati dalla banca dati dell ACI, disponibile sul sito web, per quanto riguarda la fase di immatricolazione, registrazione e demolizione dei veicoli stessi, e dalla banca dati MUD, sia per la produzione sia per la gestione, prendendo in considerazione in particolare il rifiuto pericoloso con CER (veicolo fuori uso contenente sostanze pericolose). 286

92 Tipologia di radiazione in Regione Calabria RADIAZIONI DI AUTOVETTURE NELLE REGIONI RADIAZIONI DI AUTOCARRI NELLE REGIONI RADIAZIONI DI MOTRICI PER SEMIRIMORCHI NELLE REGIONI RADIAZIONI DI MOTOCICLI NELLE REGIONI RADIAZIONI DI MOTOCARRI NELLE REGIONI RADIAZIONI DI ALTRI VEICOLI NELLE REGIONI RADIAZIONI DI VEICOLI IN COMPLESSO NELLE REGIONI Figura Trend produzione di VFU CER (fonte: A.C.I. - Statistiche automobilistiche) 18% 6% 20% Catanzaro Cosenza 20% 37% Crotone Reggio calabria Vibo Valentia Figura Produzione di VFU (CER ) nell anno 2013 suddivisi per provincia (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 287

93 Strategie e azioni della pianificazione regionale La gestione di tale tipologia di rifiuto, nel rispetto del D.Lgs. 24 giugno 2003 n. 209 e sue modifiche, in recepimento della Direttiva comunitaria 2000/53/CE, è finalizzata al recupero e al riciclaggio dei materiali che compongono i veicoli fuori uso. Come per le altre tipologie di rifiuto, gli obiettivi gerarchici stabiliti per legge prevedono: - la prevenzione della quantità dei rifiuti prodotti; - il reimpiego dei materiali; - il riciclo; - il recupero; - lo smaltimento. Le regione è pertanto orientata a favorire il riutilizzo dei materiali derivanti da un veicolo a fine vita, anche attraverso l incentivazione del mercato dei materiali riciclati. Ciò presuppone la formulazione di accordi specifici di settore, in collaborazione con gli enti locali interessati, per favorire il coordinamento fra i vari soggetti coinvolti nella gestione dei veicoli fuori. Una delle esigenze fortemente avvertite dal settore risiede nella necessità di rendere tracciabili i veicoli fuori uso lungo tutta la catena del recupero, tramite l utilizzo di sistemi dedicati che seguano il veicolo in ogni fase di gestione per poter meglio monitorare gli obiettivi di recupero e riciclaggio previsti dalla norma comunitaria. 288

94 24.5 Pneumatici fuori uso Inquadramento normativo I pneumatici fuori uso (PFU), identificati dal codice CER , derivano dalla demolizione dei veicoli fuori uso. Lo pneumatico diventa rifiuto quando, a causa dell usura e del deterioramento, non ha più le caratteristiche indispensabili per garantire una prestazione sicura ed efficiente e non può pertanto essere avviato a seconda vita tramite la ricostruzione del battistrada. Qualsiasi pneumatico (di motoveicoli a 2, 3 o 4 ruote, automobili, autocarri, autobus, veicoli industriali, per l agricoltura o il movimento terra), una volta fuori uso e quindi non più ulteriormente utilizzabile per il suo scopo originario, deve essere recuperato per non essere disperso nell ambiente, in particolare deve essere inviato alla raccolta e recupero come rigorosamente indicato nella normativa recente. Il PFU può essere avviato ad un duplice percorso di trattamento: recupero di materiale e/o recupero di energia. L'art. 228 del D.Lgs. 152/2006, fermo restando quanto disposto dal D.Lgs. 209/2003, dispone che i principali produttori e importatori di pneumatici operanti in Italia assicurino la corretta gestione dei PFU con responsabilità proporzionale alle quote di mercato rappresentate. Il D.M. dell 11 aprile 2011, n. 82, disciplina poi nel dettaglio la gestione dei PFU al fine di ottimizzarne il recupero, prevenirne la formazione e proteggere l ambiente. In tale decreto vengono definiti gli obblighi del produttore e dell importatore dei PFU, la struttura operativa associata, il contributo ambientale, le sanzioni e le norme specifiche riguardanti i PFU derivanti dalla demolizione dei veicoli a fine vita. Il percorso normativo è stato completato dal D.M. del 20 gennaio 2012 che definisce i parametri tecnici relativi alla gestione di questa tipologia di rifiuti. 289

95 t / anno Produzione e gestione in regione Nel 2013 la produzione di PFU (codice CER ) in Calabria, desunta dalla banca dati delle dichiarazioni MUD, è stata pari a tonnellate, con un decremento di circa il 10% rispetto al Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Cal Vibo Valen CER Figura Trend produzione di pneumatici fuori uso CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) La produzione di PFU si concentra in modo particolare nella provincia di Cosenza (36% sul totale prodotto), seguita da Reggio Calabria e Catanzaro con quantitativi pari al 29% e il 18% del prodotto. 29% 8% 18% Catanzaro Cosenza Crotone 9% 36% Reggio Calabria Vibo Valentia Figura Produzione di pneumatici fuori uso CER nell anno 2013 suddivisi per provincia (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Nel 2013 sono state gestite circa tonnellate di PFU (al netto delle giacenze R13 e D15). 290

96 Strategie e azioni della pianificazione regionale Per limitare la produzione di pneumatici fuori uso (PFU) e assicurare una gestione eco-compatibile dei flussi è necessario promuovere e sviluppare un buon sistema di riciclaggio e recupero di questi rifiuti. In conformità a quanto indicato dalla normativa di settore, per assicurare il perseguimento degli obiettivi di Piano la gestione dei PFU dovrà provvedere a: - favorire la promozione da parte dei relativi consorzi di filiera di accordi di programma con produttori, rivenditori e importatori di pneumatici per facilitare gli adempimenti normativi definiti nell art. 228 del D.Lgs 152/2006; - organizzare un efficace sistema di raccolta e gestione degli pneumatici così da eliminare l abbandono illecito di questa tipologia di rifiuti e favorire il trattamento degli stessi in prossimità dei luoghi di produzione; - promuovere le attività di recupero dei PFU e la ricerca di nuove modalità per recuperare al meglio questa categoria di rifiuti anche attraverso un utilizzo differente da quello originario (es. pavimentazioni stradali, barriere anti-rumore ecc.). Quando un pneumatico non ha più le caratteristiche indispensabili per una prestazione sicura ed efficiente, neanche attraverso la ricostruzione, diventa "fuori uso" ovvero un rifiuto e viene inviato alla raccolta e al recupero. Il PFU può essere avviato ad un duplice percorso di recupero: 1. recupero di materia; 2. recupero di energia. Per il recupero di materia, i PFU vengono avviati in appositi impianti al processo di granulazione che, attraverso fasi successive, riduce il PFU in frammenti di dimensioni sempre minori fino a raggiungere dimensioni inferiori al millimetro, ottenendo il polverino di gomma. Il processo si conclude con la separazione dei granuli e del polverino in base alla loro grandezza e la separazione dei residui metallici e tessili normalmente contenuti negli pneumatici. Questi ultimi si separano sotto forma di ovatta che, depositata in un cassone, viene successivamente venduta alle aziende che si occupano di tali scarti. Già dopo la prima fase di triturazione alcuni elementi possono essere recuperati e utilizzati, per esempio per costruzioni civili. I materiali derivanti da PFU hanno trovato negli anni numerosi impieghi in applicazioni diverse dalla loro funzione originaria, che però godono di fortuna alterna in funzione del periodo, dell area geografica e delle congiunture economiche. Il polverino di gomma viene utilizzato in tutto il mondo per la produzione di asfalti modificati: l aggiunta di gomma ai conglomerati bituminosi permette la realizzazione di pavimentazioni particolarmente apprezzate per durabilità, silenziosità e aderenza in frenata. I materiali ottenuti dal processo di granulazione dei PFU sono utilizzati come materiale da intaso per campi in erba artificiale e piste da atletica, pavimentazioni antitrauma e superfici equestri. Le proprietà drenanti del materiale, unite alla capacità elastica di assorbire gli urti, rendono il granulo di PFU particolarmente adatto a tali impieghi. Il granulo di gomma, legato con resine poliuretaniche, viene utilizzato per produrre pannelli insonorizzanti, tappetini anti-calpestio, membrane impermeabilizzanti, materiali anti-vibranti e anti-sismici particolarmente apprezzati per le proprietà elastiche del materiale di cui sono fatte e per garantire protezione anti-infortunistica. I PFU interi sono talvolta utilizzati anche come elemento costruttivo di barriere insonorizzanti, barriere anti-erosione, stabilizzazione di pendii, protezioni costiere, terrapieni stradali drenanti e termo- isolanti e drenaggi di base in nuove discariche. I PFU frantumati sono utilizzati in sostituzione di inerti minerali per la realizzazione di fondazioni stradali/ferroviarie, rilevati stradali alleggeriti (ponti e gallerie) e bacini di ritenzione delle acque piovane; le proprietà drenanti, immarcescibili, antivibranti, termo-isolanti e il basso peso specifico dei materiali derivati da PFU ne rendono l applicazione in tali impieghi particolarmente 291

97 vantaggiosa. I polverini di gomma sono riciclati nelle nuove mescole per la produzione di articoli tecnici in quantità percentuali variabili in funzione delle prestazioni richieste al prodotto finale nonché, in minima parte, nelle mescole degli pneumatici. Oltre al recupero per seconda fusione dell acciaio derivante dalla frantumazione dei PFU, è in continua crescita l interesse a livello internazionale delle acciaierie verso la parziale sostituzione dell antracite e coke (utilizzati quali riducenti degli ossidi metallici) con PFU frantumato in pezzature variabili in funzione degli impianti. La percentuale elevata di biomassa nei PFU li rende ottimi sostituti delle fonti di carbonio fossile in quanto permettono la riduzione di emissioni di CO2 da fonti non rinnovabili svolgendo la stessa funzione dei materiali tradizionali. Il cippato rivestito con resine poliuretaniche e colorato in diverse tonalità ha trovato larga applicazione in sostituzione alla corteccia di conifere per la pacciamatura di giardini pubblici e privati, aiuole spartitraffico, rotatorie ecc. In Italia è un applicazione non ancora diffusa. Per quanto riguarda il recupero di energia, possono beneficiare del potere calorifico del PFU, pari a quello del carbone, i cementifici e le aziende che producono vapore ed energia elettrica. Le proprietà del PFU lo rendono molto apprezzato come sostitutivo dei combustibili solidi fossili per il favorevole rapporto potere calorifico - emissioni. Infatti, la presenza nei PFU di gomma naturale e di fibre derivate da cellulosa pari al 27% in peso secondo una stima del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare permette di ridurre considerevolmente la quantità di CO2 fossile emessa dagli impianti di combustione che impiegano i PFU in sostituzione dei combustibili fossili. Il basso contenuto di metalli pesanti e zolfo negli Pneumatici Fuori Uso, in comparazione ai combustibili fossili tradizionali, riduce considerevolmente la presenza di questi elementi nei fumi di combustione, facilitandone quindi il trattamento e confermando di fatto il minore impatto ambientale del loro impiego. 292

98 24.6 Rifiuti sanitari Inquadramento normativo Questa tipologia di rifiuti è così definita dal D.P.R. 254/2003, regolamento che ne stabilisce la gestione: 1. Ai fini del presente regolamento si intende per: a) rifiuti sanitari: i rifiuti [...] che derivano da strutture pubbliche e private, individuate ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di ricerca ed erogano le prestazioni di cui alla legge 23 dicembre 1978, n. 833; I rifiuti così individuati sono tutti quelli prodotti dalle attività sanitarie, indipendentemente dalla natura dei rifiuti stessi. I rifiuti sanitari sono distinti in queste categorie: - speciali pericolosi: comprendono i rifiuti a rischio infettivo e quelli che presentano altri rischi (es. tossici, nocivi, corrosivi, irritanti), ciascuno individuato dai codici CER attribuiti dall Azienda sanitaria che li ha prodotti; - speciali non pericolosi: tutti gli altri rifiuti prodotti dall Azienda, ad esclusione degli assimilati agli urbani ; - assimilati agli urbani: quei rifiuti non pericolosi che il regolamento comunale prevede che siano conferiti al servizio pubblico di raccolta, distinti in raccolte differenziate e rifiuto indifferenziato (RSU). Nelle Aziende sanitarie si produce un ampia varietà di rifiuti, da quelli caratteristici delle attività sanitarie, a quelli prodotti dalla manutenzione dei fabbricati (gli ospedali sono cantieri sempre aperti), a quelli prodotti dalle attività alberghiere e amministrative. Per questo motivo, nelle elaborazioni successive, i rifiuti sono raggruppati per tipologie omogenee. Descrizione Codice CER Tipologia Rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando , Infettivi precauzioni particolari per evitare infezioni Rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti , Sanitari NP applicando precauzioni particolari per evitare infezioni Sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze , Chimici P pericolose, rifiuti di amalgama prodotti da interventi odontoiatrici Medicinali citotossici e citostatici , Particolari Medicinali diversi da quelli di cui alla voce Soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa , , Fissaggio e Soluzioni fissative sviluppo Soluzioni di lavaggio e soluzioni di arresto-fissaggio Sostanze chimiche non pericolose Chimici NP Apparecchiature pericolose , , , , Apparecch. P , , Apparecchiature non pericolose , , Apparecch. NP Altri rifiuti pericolosi Altri codici CER pericolosi di categorie diverse da 18 Altri P Altri rifiuti non pericolosi Altri codici CER pericolosi di categorie diverse da 18 Altri NP Raccolte Differenziate (RD) ; ; ; ; ; (carta, vetro, plastica, metalli, legno, ; ; ; ; rifiuti ingombranti, rifiuti alimentari, ; ; ; ; ; rifiuti di giardinaggio, pile) ; ; ; ; ; RD ; ; ; ; ; Rifiuti misti assimilati agli urbani (indifferenziati) Codici CER attribuiti dal servizio pubblico di raccolta RSU Tabella 24-5 Incidenza dei singoli CER nella produzione di rifiuti sanitari (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2013) 293

99 Produzione in Regione Per i rifiuti non prodotti dalle aziende sanitarie pubbliche, la fonte dei dati costituita dalla compilazione della dichiarazione MUD completa in modo esauriente la definizione del quadro conoscitivo relativo ai rifiuti speciali sanitari, ossia i rifiuti appartenenti al capitolo 18 del CER. La produzione, estrapolata dalla banca dati MUD, risulta nel 2013 pari a tonnellate, di cui l 83% sono rifiuti sanitari appartenenti alla categoria dei rifiuti infettivi. Descrizione rifiuto Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale t/anno Infettivi Sanitari NP Chimici P Chimici NP Particolari Totale t/anno Tabella 24-6 Produzione di RS sanitari per CER e per provincia, anno 2013 (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) La maggior parte della produzione risulta concentrata nelle province di Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia NP P Figura Produzione di RS sanitari appartenenti al CER 18 suddivisa per pericolosi e non pericolosi (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Si precisa che il dato di produzione estrapolato dalla banca dati MUD è comunque sottostimato in quanto le aziende che svolgono attività commerciali, di servizio e sanitarie non sono tenute a registrare ed inserire nel MUD le quantità di rifiuti speciali non pericolosi prodotti, per i quali sussiste solo l obbligo di compilazione del FIR, e non sono tenute alla compilazione di alcun documento di registrazione per i rifiuti non pericolosi assimilati agli urbani, pertanto i dati comunicati al catasto e relativi a dette classi di rifiuti corrispondono solo a una parte della produzione reale. 294

100 Strategie e azioni della pianificazione regionale La gestione dei rifiuti sanitari, in linea con quanto definito nella normativa vigente a livello nazionale, deve perseguire gli obiettivi generali di seguito riportati: - prevenzione e riduzione delle quantità di rifiuti sanitari prodotti (nel Programma di prevenzione della produzione di rifiuti sono indicate anche misure da adottare in ambito regionale per la riduzione dei pannolini, per i quali si rimanda all azione n. 18 nella matrice delle azioni di prevenzione e alla relativa scheda); - diminuzione della loro pericolosità; - riciclaggio e recupero se possibile. Fermo restando quanto contenuto all'art 227 del D.lgs 152/06 e al DPR 15/07/2003 n.254 si danno le eguenti indicazioni di carattere generale. La Regione, nell atto autorizzativo di propria competenza detterà idonee condizioni di assetto e di esercizio degli impianti finalizzati al trattamento dei rifiuti sanitari, stabilendo inoltre le azioni di vigilanza e controllo necessarie. La raccolta differenziata dei rifiuti sanitari La raccolta differenziata applicata al settore sanitario deve consentire prioritariamente la riduzione dei rifiuti infetti o potenzialmente infetti, al fine di diminuire i costi di smaltimento dei rifiuti prodotti nelle strutture sanitarie e di minimizzare il rischio patogeno da essi derivante. Lo sviluppo di pratiche di gestione dei rifiuti orientate in tal senso comporta l attivazione di raccolte separate per materiali quali vetro, carta e cartone, residui alimentari, plastica, pile e batterie, mercurio, in modo tale da ridurre la presenza di rifiuti estranei all interno del flusso degli infetti, consentendo anche il recupero di frazioni avviabili al riciclo. La raccolta differenziata di tali materiali non è caratterizzata da particolari difficoltà tecniche organizzative, se non per la necessità di raccordo tra il personale sanitario dei differenti reparti e le imprese di pulizia. Determinante per il buon esito delle raccolte è comunque il garantire uno sbocco sicuro ai materiali intercettati. Scopo principale di detta raccolta è limitare il conferimento improprio di rifiuti sanitari non pericolosi o di rifiuti non sanitari nel circuito dei rifiuti infetti. Ai fini della riduzione del quantitativo dei rifiuti sanitari da avviare allo smaltimento, deve essere favorito il recupero delle seguenti categorie di rifiuti sanitari, anche attraverso la raccolta differenziata: a) contenitori in vetro di farmaci, di alimenti, di bevande, di soluzioni per infusione privati di cannule o di aghi ed accessori per la somministrazione, esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci antiblastici o visibilmente contaminati da materiale biologico, che non siano radioattivi ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, e non provengano da pazienti in isolamento infettivo; b) altri rifiuti di imballaggio in vetro, di carta, di cartone, di plastica, o di metallo, ad esclusione di quelli pericolosi; c) rifiuti metallici non pericolosi; d) rifiuti di giardinaggio; e) rifiuti della preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie; f) liquidi di fissaggio radiologico non deargentati; g) oli minerali, vegetali e grassi; h) batterie e pile; i) toner; l) mercurio; m) pellicole e lastre fotografiche. 295

101 Modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti sanitari Riguardo lo smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo il citato DPR n. 254/03 prevede: 1. I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo devono essere smaltiti mediante termodistruzione in impianti autorizzati ai sensi dell art. 227 decreto legislativo 3 aprile 2006, n I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo che presentano anche altre caratteristiche di pericolo di cui all'allegato 1 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, devono essere smaltiti solo in impianti per rifiuti pericolosi. 3. I rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo possono essere smaltiti, nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997, n. 503, e successive modificazioni ed integrazioni: n)in impianti di incenerimento dedicati; o)in impianti di incenerimento di rifiuti speciali e in impianti di incenerimento di rifiuti urbani, a condizione che tali impianti siano dotati di un sistema di alimentazione per tali rifiuti appropriato ed idoneo a garantire una efficace tutela della salute e dell'ambiente, con particolare riferimento all'obbligo di evitare lo sversamento dei rifiuti sanitari e il contatto dei rifiuti sanitari con gli operatori. Per i rifiuti sanitari sterilizzati: 1. Salvo quanto disposto dall art. 227 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, i rifiuti sanitari sterilizzati devono essere smaltiti mediante termodistruzione in impianti autorizzati ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n I rifiuti sanitari sterilizzati, che non presentano alcuna delle altre caratteristiche di pericolo di cui all'allegato D al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, possono essere smaltiti anche in impianti di incenerimento di rifiuti speciali e di rifiuti urbani, non dotati di un appropriato sistema di alimentazione per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, nel rispetto delle disposizioni del decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997, n. 503, e successive modifiche ed integrazioni. 3. I rifiuti sanitari sterilizzati possono essere smaltiti in discarica solo qualora ricorrano le condizioni di cui all art. 227, del decreto legislativo 152/06. A tali fini: p) i rifiuti sanitari sterilizzati non compresi tra i rifiuti sanitari pericolosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), del DPR 15/07/2003 n. 254 sono sottoposti alle norme tecniche che disciplinano lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani ed assimilati; q) i rifiuti sanitari sterilizzati che sono invece compresi tra i rifiuti sanitari pericolosi di cui al succitato articolo 2, comma 1, lettera c), sono sottoposti alle norme tecniche che disciplinano lo smaltimento in discarica dei rifiuti pericolosi. 4. Fatto salvo quanto stabilito nei commi 1, 2 e 3, e quanto stabilito all'articolo 2, comma 1, lettera g), punto 8, e all'articolo 9 del DPR 15/07/2003 n. 254 i rifiuti sanitari sterilizzati sono sottoposti al regime giuridico dei rifiuti urbani. I rifiuti speciali pericolosi costituiti da tipologie di rifiuto con prevalente rischio chimico, sono rappresentati da liquidi di sviluppo e fissaggio e da rifiuti liquidi di laboratorio. Per tali rifiuti è previsto lo smaltimento in impianti di trattamento per rifiuti pericolosi. I rifiuti sanitari non pericolosi, assimilabili agli urbani eventualmente previa disinfezione, sono costituiti da materiale metallico, vetro per farmaci e soluzioni, materiale ingombrante. Tali rifiuti possono essere destinati a 296

102 recupero presso gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani. I gessi ortopedici, così come gli scarti di lavorazione edilizia, sono smaltibili presso discariche per inerti (II cat. tipo A). Le parti anatomiche riconoscibili, costituite da arti inferiori, superiori e parti di essi, nonché i resti mortali derivanti dalle operazioni di esumazione ed estumulazione restano disciplinati dal decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, recante regolamento di polizia mortuaria, e successive modificazioni ed integrazioni. Rifiuti d ufficio, materiale cartaceo e imballaggi, rifiuti di giardinaggio e di cucina, rifiuti di ristorazione presso reparti non infettivi sono prioritariamente soggetti a recupero e raccolta differenziata. Modalità di deposito dei rifiuti sanitari Il già citato D.Lgs. 152/06 detta prescrizioni solo in merito al deposito temporaneo presso il luogo di produzione dei rifiuti sanitari pericolosi, fissando la durata massima del deposito a 5 giorni e stabilendo la necessità di assicurare condizioni tali da non causare alterazioni che comportino rischi per la salute. La durata massima del deposito è estesa a 30 giorni per quantitativi non superiori a 200 litri. Il DPR n. 254 del 15/07/2003 demanda alla normativa generale e all autorità competente al rilascio delle prescritte autorizzazioni la determinazione di tempi del deposito preliminare prima delle operazioni di smaltimento. Sulla base di una valutazione in merito alle precauzioni da prendere in materia di sicurezza e di igiene ambientale l esercizio delle operazioni di deposito preliminare dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo non sterilizzati presso il luogo di smaltimento è ammesso per un periodo massimo di 24 ore dalla data di conferimento del rifiuto in impianto. Onde permettere il conferimento di carichi completi agli impianti e una maggiore efficienza di funzionamento degli stessi il deposito preliminare dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo non sterilizzati presso il luogo di smaltimento può essere consentito per un tempo massimo di 10 giorni dalla data di conferimento degli stessi a condizione che detti rifiuti vengano stoccati in apposite celle frigorifere la cui temperatura sia mantenuta inferiore a 5 C. 297

103 24.7 Oli usati Inquadramento normativo Il C.O.O.U. (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati) vede la sua costituzione nel 1982 con l attuazione nell ordinamento italiano della direttiva 75/439/CEE in materia di eliminazione e riutilizzo di oli lubrificanti usati. Al consorzio devono obbligatoriamente aderire tutte le imprese che, in quanto importatrici, immettono in consumo oli lubrificanti di base e finiti. Non esiste invece alcun obbligo giuridico di iscrizione al C.O.O.U. in capo ai detentori di oli usati. Successivamente, con la direttiva 87/101/CEE, viene introdotta una nuova definizione di olio usato, stabilendo nuovi obblighi a carico delle imprese dedite al trattamento degli stessi, ma la normativa di riferimento è stata definitivamente armonizzata solo con il D.Lgs. 95/1992 ("Attuazione delle direttiva 75/439/CEE e 87/101/CEE relative all'eliminazione degli oli usati"). Tramite tale decreto sono state infatti chiaramente definite le competenze, le autorizzazioni necessarie e le modalità di raccolta e di eliminazione degli oli esausti, mantenendo come riferimenti di base i concetti di tutela della salute, dell ambiente e la necessità di recupero e di riciclaggio. L art. 1 comma 1 lettera a) del D.Lgs. 95/1992 definisce "olio usato" "qualsiasi olio industriale o lubrificante, a base minerale o sintetica, divenuto improprio all uso cui era inizialmente destinato, in particolare gli oli usati dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione, nonché gli oli minerali per macchinari, turbine o comandi idraulici e quelli contenuti nei filtri usati". Successivamente il D.M. 16 maggio 1996 n. 392 ha introdotto norme tecniche per lo smaltimento, individuando i parametri analitici da determinare ai fini della corretta destinazione degli oli esausti. Il "Decreto Ronchi" (D.Lgs. 22/1997) classifica come "rifiuti pericolosi" gli oli usati e le emulsioni, lasciando peraltro immutata la disciplina speciale contenuta nel D.Lgs. 95/1992. Il D.Lgs. 152/2006 ("Testo Unico Ambientale") riconferma l appartenenza degli oli usati alla categoria dei rifiuti pericolosi, abroga alcuni articoli del Decreto Ronchi e conferma l operatività del C.O.O.U., indicando nel comma 1 dell art. 236 le imprese che devono obbligatoriamente aderirvi (in sostanza poco cambia rispetto al Decreto Ronchi) e prevedendo una sanzione amministrativa pecuniaria in caso di mancata partecipazione al Consorzio stesso. L ultimo intervento normativo in materia è contenuto nella direttiva 2008/98/CE, che abroga la direttiva del 1975 e ricalca la definizione e la qualificazione degli oli come rifiuti pericolosi contenute nel Decreto Ronchi. 298

104 Produzione e gestione in regione Per l anno 2013 la produzione di oli usati si attesta sulle tonnellate e vede come CER prevalente il (altre emulsioni) con il 49% sulla produzione totale, seguito dal 42% del CER (scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, non clorurati). 5% 1% 3% 42% 49% [130802] [130208] [130701] [130205] Altri CER 13 Figura Produzione di oli usati suddivisi per CER (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Il trend dal 2006 al 2013 evidenzia che la produzione ha subito un graduale calo ad eccezione di un picco negativo avvenuto nel Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale Regionale Figura Trend della produzione oli usati suddiviso per provincia, (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 299

105 Le attività di recupero e smaltimento Per quello che riguarda le operazioni di gestione (intese come recupero e smaltimento al netto delle attività di messa in riserva R13 e deposito preliminare D15, per le quali nel MUD è considerata anche la giacenza al 31 dicembre e non solo il flusso gestito nell anno) dei rifiuti appartenenti alla categoria degli oli usati, la quantità dichiarata nel 2013 è pari a tonnellate Recupero Smaltimento Figura Trend della gestione degli oli usati al netto della giacenza (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Strategie e azioni della pianificazione regionale Il trend delle operazioni di smaltimento e recupero, mostra un grosso divario a favore dello smaltimento. A tal proposito il Piano attiverà azioni per promuovere ed incentivare ulteriormente il recupero, grazie al ricorso alle aziende consorziate con il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, presenti sul territorio regionale. Si ricorda che in base alle sue caratteristiche l olio potrà essere sottoposto a tre tipi di processo: - la rigenerazione, cioè un processo attraverso cui l olio usato viene trasformato in una base lubrificante rigenerata, con caratteristiche qualitative simili a quelle delle basi ricavate dalla raffinazione del petrolio. Da un chilo e mezzo di olio usato si ottiene un chilo di olio base. Dalla rigenerazione si ottengono anche altri prodotti petroliferi quali il gasolio, l'olio combustibile e il bitume; - la combustione, che risulta essere il processo adatto per quegli oli che non possono essere sottoposti a rigenerazione e consiste nell invio ad impianti per la produzione del cemento per essere qui riutilizzati come fonte energetica dato il loro potere calorifico (circa kcal/kg), nel rispetto dei limiti di legge sulle immissioni in atmosfera; - il processo di termodistruzione, cui vengono convogliati gli oli che non possono essere recuperati nei processi di combustione o rigenerazione a causa di sostanze inquinanti difficilmente separabili dal liquido lubrificante come ad esempio oli contenenti i PCB (policlorobifenili additivi una volta utilizzati negli oli dei trasformatori elettrici) e Cloro in concentrazioni molto elevate. A differenza dei processi precedenti, nel caso della termodistruzione, poiché non c è nemmeno recupero energetico, gli oli vengono definitivamente eliminati. 300

106 Nel caso in cui gli oli usati non possano essere né rigenerati né inviati a combustione perché presentano parametri fuori specifica, possono essere inviati a impianti di trattamento che, attraverso processi fisici e/o chimici, sono in grado di far rientrare le caratteristiche della frazione oleosa entro i limiti, per cui si può poi procedere al recupero tramite rigenerazione o combustione. 301

107 24.8 R.A.E.E. Inquadramento normativo RAEE è l'acronimo di "Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche". La famiglia dei RAEE racchiude tutti i rifiuti derivanti dai piccoli e grandi elettrodomestici, dai computer, dai dispositivi elettrici ed elettronici, dai cellulari, dalle lampade fluorescenti ecc. una volta giunti al termine del loro ciclo di vita. La problematica dello smaltimento e del riciclo dei RAEE sta acquisendo un carattere di urgenza a causa della sempre maggiore diffusione all interno degli uffici e delle famiglie di prodotti tecnologici dal ciclo di vita sempre più breve. Emblematico è il caso dei personal computer, spesso dismessi dopo un solo anno di utilizzo. Queste apparecchiature sono solitamente composte da materie prime riciclabili o nobili che possono essere recuperate e riutilizzate. Ma possono altresì contenere sostanze dannose per l uomo e per l ambiente. È per questo motivo che la legge ha disposto che i RAEE non potranno più semplicemente essere portati in discarica ma dovranno essere recuperati secondo precise procedure e tutte le competenze di gestione passano ai produttori che devono organizzare dei centri di raccolta comunali. Dai RAEE è possibile recuperare alluminio, ferro, vetro, rame, parti elettroniche che opportunamente trattate possono dare vita ad altri oggetti e rientrare quindi nel ciclo economico. Senza dimenticare che alcuni RAEE, quali per esempio computer o telefoni cellulari, spesso vengono eliminati prima che sia concluso il loro ciclo di vita per il solo fatto che sono divenuti tecnologicamente superati. Il D. Lgs. 151/2005 (art. 12) relativo ai RAEE professionali, ovvero provenienti da aziende e attività amministrative ed economiche, prevede che il finanziamento delle operazioni di raccolta, trasporto e trattamento sia a carico del produttore nel caso di fornitura di una nuova apparecchiatura di tipo equivalente. L entrata in vigore del D.M. 8 marzo 2010, n. 65 ha poi reso obbligatorio anche per i RAEE professionali le disposizioni di cui agli articoli 3, 5, 6 del D.M. stesso relative all obbligo di iscrizione all Albo Nazionale dei Gestori Ambientali per effettuare le attività di raccolta e trasporto nonché alle modalità di ritiro e raggruppamento per il trasporto ai centri di raccolta e al loro trasporto presso gli impianti autorizzati. I distributori di apparecchiature elettriche o elettroniche (AEE) immesse sul mercato dopo l 1 gennaio 2011 vengono formalmente delegati dai produttori di tali apparecchiature ad organizzare un servizio di ritiro gratuito dei RAEE professionali in modo obbligatorio anche se non viene effettuata una vendita di un AEE equivalente in sostituzione. Il D.lgs. 49/2014, ha aggiornato la normativa sui RAEE, imponendo i seguenti obiettivi di raccolta differenziata: a) fino al 31 dicembre 2015 deve essere conseguito un tasso medio di raccolta differenziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici pari ad almeno 4 chilogrammi l'anno per abitante; b) dal 1 gennaio 2016 deve essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari almeno al 45 per cento, calcolato sulla base del peso totale dei RAEE raccolti in un dato anno ed espresso come percentuale del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti. Nel periodo dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 il quantitativo dei RAEE raccolti deve aumentare gradualmente fino al conseguimento del tasso finale di raccolta di cui alla lettera c); c) al 1 gennaio 2019 deve essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari al 65 per cento del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti o, in alternativa, deve essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari all'85 per cento del peso dei RAEE prodotti nel territorio nazionale. Al fine di garantisce la raccolta e la tenuta delle informazioni necessarie a verificare il rispetto delle prescrizioni del Decreto medesimo e il corretto trattamento dei RAEE, i produttori di AEE sono tenuti ad iscriversi al Registro nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di gestione dei RAEE, istituito e funzionante ai sensi del Regolamento 25 settembre 2007, n Tra le informazioni da fornire all atto della registrazione rientrano le quantità di AEE immesse sul mercato 302

108 ogni anno e le quantità di RAEE raccolti separatamente, riciclati, recuperati ed eliminati all'interno dello Stato membro o spediti all'interno o al di fuori dell'unione. Produzione e gestione in regione La produzione di RAEE professionali viene desunta dalla banca dati MUD ed è relativa all anno Lo studio dei RAEE professionali ha interessato i seguenti codici CER: - CER * (trasformatori e condensatori contenenti PCB); - CER * (apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate diverse da quelle di cui alla voce *); - CER * (apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC); - CER * (apparecchiature fuori uso contenenti amianto in fibre libere); - CER * (apparecchiature fuori uso contenenti componenti pericolose diverse da quelle di cui alle voci * e *); - CER (apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci * e *); - CER (componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso); - CER (componenti rimossi da apparecchiature fuori uso diversi da quelli di cui alla voce ). La produzione di RAEE di origine produttiva nel 2013 è stata pari a 2817 t, come riportato nella tabella seguente, dove sono indicati anche i valori di produzione, suddivisi per CER, dal 2006 al CER (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) [160209] [160210] [160211] [160212] [160213] [160214] [160215] [160216] Totale Tabella 24-7 Trend della produzione di RAEE professionali (fonte: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) 2817 Il trend della produzione, riportato in Tabella ed in Figura, evidenziano, dopo un calo tra il 2006 e il 2009, un andamento in crescita a livello regionale con un incremento fra il 2010 e il

109 Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Figura Trend di produzione RAEE professionali (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014) Nella figura sottostante è riportata la distribuzione percentuale dei singoli CER che contribuiscono alla produzione di RAEE nel % 11% 2% 0% 2% 0% 22% 63% [160209] - trasformatori e condensatori contenenti PCB [160210] - apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce [160211] - apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC [160212] - apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere [160213] - apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi (2) diversi da quelli di cui alle voci e [160214] - apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da a [160215] - componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso [160216] - componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce Figura Produzione di RAEE professionali con dettaglio del codice CER, anno 2013 (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013). Il dato evidente è la prevalenza del CER (apparecchiature fuori uso diverse da quelle di cui alle voci da a ) al 63%, seguito dal CER (trasformatori e condensatori contenenti PCB) al 22%. 304

110 Strategie e azioni della pianificazione regionale La corretta gestione delle apparecchiature a fine vita equivale anche ad avere meno rifiuti nelle discariche e ad aumentare il riciclo di metalli e materie prime che possono essere riutilizzate nell industria. Un corretto riciclo dei RAEE prevede quattro fasi: raccolta differenziata, messa in sicurezza, trattamento e recupero. Per quanto riguarda i RAEE professionali, questi sono raccolti direttamente presso le aziende, enti e istituzioni per essere trasportati presso gli impianti. Dal momento che i RAEE possono contenere sostanze pericolose (i fosfori nei televisori o le sostanze lesive dell'ozono nei frigoriferi), sono necessari trasporti particolari e infrastrutture a norma di legge in grado di movimentare, ricevere e stoccare i RAEE in modo ottimale, evitando il danneggiamento delle apparecchiature e la dispersione di sostanze pericolose. Prima del trattamento vero e proprio, i RAEE vengono inoltre sottoposti alla fase di separazione, con lo scopo di rimuovere i componenti e materiali pericolosi (quali condensatori contenenti PCB, gas ozono-lesivi, componenti contenenti mercurio, batterie) o per agevolare il riciclo dei materiali. Le attività di trattamento per il riciclaggio, recupero e valorizzazione dei materiali vengono realizzate grazie a vere e proprie "linee di produzione" che, invece di assemblare o trasformare materie prime e componenti in prodotti finiti, seguono il processo inverso: dal prodotto a fine vita si ottengono nuovamente materie prime. Queste possono quindi essere riutilizzate in nuovi cicli produttivi. Affinché la gestione del comparto sia estesa a tutto il ciclo di vita degli AEE e non si occupi solo di recupero, riciclaggio e smaltimento dei RAEE, le linee di azione per sviluppare buone pratiche presuppongono: - incentivi verso una progettazione che preveda la lunga durata del prodotto e la possibilità di smontaggio/riutilizzo; - lo sviluppo di una cultura della manutenzione (diffondendo i casi di enti locali e associazioni di categoria che hanno promosso intese per promuovere la manutenzione dei beni durevoli); - l'ottimizzazione della filiera del riutilizzo. Il Piano promuoverà pertanto accordi con i settori industriali, il mondo della distribuzione, il sistema (R)AEE, i Comuni, le aziende di gestione rifiuti, il terzo settore e i lavori socialmente utili per definire strumenti, dalle intese volontarie alle incentivazioni e disincentivazioni economiche e amministrative, che: - premino la progettazione eco-compatibile; - spingano il settore industriale e artigiano a puntare sulla manutenzione delle AEE; - offrano un respiro industriale e un'organizzazione economica alle filiere del riutilizzo di una serie di AEE e rendano convenienti la cultura della manutenzione e del riutilizzo. Come indicato nel Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti, per i RAEE le Linee Guida della Commissione Europea prevedono l adozione di misure relative alla progettazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche più durevoli o più facilmente riparabili e/o riutilizzabili e di misure volte a favorire la creazione di centri per la riparazione e il riutilizzo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Per quanto riguarda le misure in ambito regionale, si rimanda alla scheda n.10 tra le azioni di riduzione. 305

111 24.9 Ceneri leggere e scorie da incenerimento Inquadramento normativo Non esiste una normativa comunitaria che regoli in modo specifico il recupero delle scorie provenienti da attività di termovalorizzazione di rifiuti urbani. La direttiva 2000/76/CE sull incenerimento dei rifiuti riporta solo indicazioni sulla necessità di minimizzare la quantità e la nocività dei residui auspicandone se possibile il riciclo direttamente nell impianto in modo da minimizzare gli impatti ambientali. In Italia le ceneri pesanti vengono definite come rifiuti speciali non pericolosi e vengono identificate con il codice CER Il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. prevede l emanazione di norme tecniche che definiscano le procedure per la gestione/recupero di tali residui. In attesa di tale emanazione il testo di riferimento è il D.M. 5 Febbraio 1998 e s.m.i., relativo al recupero in regime semplificato dei rifiuti non pericolosi. In particolare l Allegato 1 al punto 13.3 indica che il recupero per le ceneri pesanti da incenerimento di rifiuti solidi urbani e assimilati e da CDR è la produzione di clinker, fermo restando che il materiale ottenuto deve rispettare le caratteristiche prestazionali e ambientali richieste al calcestruzzo. Indicazioni di maggior dettaglio vengono fornite nel documento BREF (JRC, 2006) e in particolare nella descrizione delle BAT. Tale documento è stato recepito in Italia nelle Linee guida recanti i criteri per l individuazione e l utilizzazione delle migliori tecnologie possibili ai sensi della direttiva IPPC, che descrivono i trattamenti cui possono essere sottoposte le ceneri pesanti. Le modalità di recupero delle scorie da incenerimento rifiuti sono regolate, come detto, dal D.M. 5 febbraio 1998 modificato dal D.M. n. 186 del 5 aprile Produzione e gestione in Regione Nel 2012 in Calabria operava 1 inceneritore per il trattamento in prevalenza di rifiuti urbani e per il trattamento di combustibile derivato da rifiuti (CDR). Il totale delle ceneri prodotte in Calabria nel 2012 è stato di t, classificate per il 46% con il codice CER (ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose). 32% 46% 22% [190111] - ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose [190112] - ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce [190113] - ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose Figura Produzione di ceneri di inceneritori suddivise per CER (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno

112 Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Vibo Totale Calabria Valentia Regionale Tabella 24-8 Produzione di ceneri di inceneritori nelle province tra il 2006 e il 2013 (fonte dei dati: elaborazione dichiarazioni MUD 2014 relative all'anno 2013) Strategie e azioni della pianificazione regionale L incenerimento dei rifiuti, oltre alle emissioni gassose, produce per l appunto rifiuti liquidi (derivanti dalla depurazione a umido dei fumi, acque di spegnimento) e residui solidi. Questi ultimi si differenziano in: - scorie o ceneri pesanti, costituite dal residuo non combustibile dei rifiuti, residui metallici e non metallici e da materiale organico incombusto, comprese le ceneri di griglia, che transitano attraverso le parti mobili e le aperture della griglia (per gli inceneritori dotati di impianto a griglia). Rappresentano la frazione più rilevante degli scarti prodotti dal processo di incenerimento (da 200 a 300 kg per ogni tonnellata di rifiuto, in funzione della composizione dello stesso), sono rifiuti non pericolosi e su di loro si concentra l attenzione per sviluppare tecnologie di recupero alternative allo smaltimento in discarica; - ceneri leggere o volanti, che derivano dai trattamenti di depurazione dei reflui gassosi e ceneri di caldaia, costituite dai sali di metalli condensati sulle pareti della caldaia di recupero energia. Sono prodotte in quantità variabili tra 30 e 60 kg per tonnellata di rifiuto, sono rifiuti pericolosi e vengono generalmente smaltite in discarica. In alcuni Paesi europei (Olanda, Danimarca, Germania, Francia) il riutilizzo delle scorie rappresenta una pratica consolidata, mentre in altri (Belgio, Spagna) si sta focalizzando il problema con la redazione di linee guida che ne definiscano il riutilizzo. Per quanto riguarda la regolamentazione sul riutilizzo vi sono Paesi (Danimarca, Olanda e Francia) che hanno sviluppato leggi ad hoc e altri (Spagna) che basano la regolamentazione su leggi che riguardano la gestione dei rifiuti in senso generale. In Italia, il citato DM 05/02/98 e s.m.i. prevede che le scorie possano essere utilizzate tal quali nel processo produttivo (senza l effettuazione preventiva del test di cessione) quando vengono utilizzate nei cementifici, nella produzione di conglomerati cementizi e nell industria dei laterizi e dell argilla espansa, mentre viene richiesto il test di cessione qualora vengano utilizzate per la realizzazione di rilevati, sottofondi stradali e recuperi ambientali. A monte del recupero delle scorie, sono necessari dei trattamenti preliminari che rendano le ceneri una materia prima con caratteristiche chimicofisiche idonee al riutilizzo. I trattamenti si suddividono in due grosse categorie: - tecniche finalizzate a ripulire le scorie dai residui metallici e dai principali incombusti; - tecniche per la rimozione, riduzione e/o immobilizzazione totale o parziale dei metalli. 307

113 La configurazione dell assetto impiantistico per il trattamento delle scorie, soprattutto per quanto riguarda le tecniche per la gestione dei metalli, dipende fortemente dalla destinazione d uso finale del prodotto ottenuto dal recupero delle scorie. A valle dei trattamenti specifici le scorie possono essere recuperate, anziché smaltite come rifiuto, proprio in virtù delle loro caratteristiche chimico fisiche e proprietà tecniche. Test di cessione eseguiti per alcune tipologie di riutilizzo (secondo il D.M. 05/02/1998) hanno dimostrato l effettiva compatibilità ambientale (e in certi casi sanitaria) dei prodotti ottenuti dal trattamento delle scorie. Si riportano di seguito alcuni dei più comuni riutilizzi: - sottofondi stradali: le scorie miscelate con sabbia, cemento e acqua vengono utilizzate come massetto stradale; - conglomerati bituminosi: le scorie sono aggiunte a inerti e bitume per ottenere la sovrastruttura stradale; - materiale ceramico: le scorie vengono utilizzate in sostituzione della sabbia o della calcite nella produzione di piastrelle; - calcestruzzi e malte: le caratteristiche delle scorie sono simili a quelle delle marne naturali; - cemento (eco-cemento): le scorie possono sostituire la pozzolana naturale e le materie prime naturali per ottenere eco-cemento tipo Portland oppure eco-cemento a rapido indurimento (blocchi, massetti autobloccanti, pannelli in legno cemento); - infrastrato e coperture di discariche: le scorie vengono miscelate con bentonite per favorire la permeabilità e la stabilità degli strati.; La gestione virtuosa di tali rifiuti sarà favorita attraverso la massimizzazione delle operazioni di recupero, laddove sostenibili in termini ambientali ed economici: l azione regionale si orienterà verso la promozione di accordi di filiera che sviluppino sinergie tra i produttori e i potenziali utilizzatori (cementifici, comparto ceramico, operatori del settore delle bonifiche ecc.). 308

114 24.10 Rifiuti di beni in polietilene Inquadramento normativo Il polietilene è una materia plastica ottenuta dalla polimerizzazione dell etilene. Nell'uso corrente si trovano spesso utilizzate le sigle: LDPE (Low Density Polyetilene) e HDPE (High Density Polyetilene) che rispettivamente indicano due classi di polimeri, le quali si differenziano nei processi di preparazione, nelle proprietà e nelle applicazioni. È molto utilizzata oltre che per la produzione di imballaggi, per la produzione di beni che non sono imballaggi (come ad es. i film per uso agricolo, tubazioni destinate all edilizia, ecc.). Nel caso di rifiuti di beni in PE che non siano imballaggi, la raccolta e il recupero sono in capo al consorzio POLIECO (Consorzio obbligatorio per il riciclaggio di rifiuti dei beni a base di polietilene), a cui sono obbligati ad aderire i produttori e gli importatori, gli utilizzatori e i distributori, i riciclatori e i recuperatori, oltre ai soggetti che intendano essere coinvolti nella gestione degli stessi rifiuti; quando saranno resi attuabili dal legislatore i sistemi di cui al comma 7 dell articolo 234 del D.Lgs. 152/2006, gli stessi soggetti potranno farsene carico, fermo restando nel frattempo l obbligo di partecipazione al Consorzio stesso. POLIECO opera sul territorio nazionale promuovendo una serie di attività che spaziano dalla promozione della gestione dei flussi all attività di intermediazione, dal monitoraggio alla formazione, sino alla fornitura di servizi di informazione legale e giuridica, ed è nato con lo scopo di razionalizzare, organizzare e gestire la raccolta ed il trattamento dei rifiuti dei beni a base di polietilene (art. 234 D.Lgs. 152/2006), affinché siano raggiunti gli obiettivi di recupero e riciclaggio degli stessi rifiuti di beni a base di polietilene (comma 1 art. 3 dello Statuto). Produzione e gestione in Regione La tipologia di tali rifiuti più significativa dal punto di vista della produzione regionale risulta essere quella dei teli in plastica ad uso agricolo, per lo più inviati a recupero presso la piattaforma di Lametia Terme. Le quantità trattate negli ultimi anni risultano circa costanti e assestate sulla quantità di t/anno. 309

115 24.11 Rifiuti contenenti amianto Normativa specifica La L.R. 14/2011, Interventi urgenti per la salvaguardia della salute dei cittadini: norme relative all eliminazione dei rischi derivanti dalla esposizione a siti e manufatti contenenti amianto, recependo la normativa nazionale in materia di amianto (Legge 28/03/1992, n.257, Norme relative alla cessazione dell impiego di amianto ), individua la Regione, con la partecipazione degli enti locali e dei soggetti coinvolti, come autorità deputata al coordinamento degli interventi volti al perseguimento dei seguenti obiettivi: a) promuovere sul territorio regionale interventi di bonifica da amianto, nell'ambito di azioni volte ad avviare le attività di risanamento necessarie a garantire la tutela della salute pubblica e dell'ambiente; b) sostenere le persone affette da malattie correlabili all amianto, anche attraverso monitoraggi specifici ed analisi preventive; c) promuovere la ricerca e la sperimentazione di tecniche per la bonifica dell amianto ed il recupero dei siti contaminati; d) promuovere la ricerca e la sperimentazione nel campo della prevenzione e della terapia sanitaria; e) predisporre un piano decennale di eliminazione dell amianto antropico sul territorio regionale; f) promuovere iniziative di educazione ed informazione finalizzate a ridurre il rischio sanitario per la popolazione. Il Piano Regionale Amianto per la Regione Calabria Tra le azioni da porre in essere ai sensi della L.R. 14/2011, la redazione del Piano Regionale Amianto per la Calabria (PRAC), riguardante la protezione dell ambiente, la decontaminazione, lo smaltimento e la bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall amianto. Il PRAC si pone i seguenti obiettivi: 1. censimento e la mappatura dei siti con amianto deve essere completata entro 4 anni dall approvazione del PRAC; 2. censimento dei giacimenti di ofioliti presenti nel territorio e, quindi, delle cave attive e inattive; 3. valutazione del contenuto di amianto nei giacimenti e nei materiali estratti, controlli durante l'attività estrattiva come definito nell allegato 4 del D.M. 14/05/1996; 4. accertamento del livello di aerodispersione di fibre di amianto, ai sensi di quanto stabilito dalla legislazione vigente, in corrispondenza delle cave attive e dei limitrofi centri abitati; 5. epidemiologia; 6. tutela sanitaria; 7. formazione ed informazione. Inoltre, impone a tutti gli organi che hanno un ruolo nella bonifica dei siti con amianto di adoperarsi affinché l amianto, sotto qualsiasi forma, venga eliminato dal territorio calabrese entro 10 anni dall entrata in vigore del PRAC medesimo. 310

116 Con la D.G.R. 127 del , è stata approvata la relazione preliminare del PRAC e il relativo Rapporto Preliminare Ambientale, redatti nel 2014, avviati alla procedura di VAS. E quindi stata avanzata una serie di osservazioni al Rapporto Preliminare Ambientale da parte dei soggetti coinvolti in fase di consultazione. Tali osservazioni sono attualmente in fase di recepimento. I rifiuti contenenti amianto La Direttiva Ministeriale 9/4/2002 e il D.Lgs. 152/2006 stabiliscono che un rifiuto deve essere classificato come pericoloso, ai sensi della Direttiva 91/689/CEE, qualora contenga una sostanza riconosciuta come cancerogena (Categorie 1 o 2) in concentrazione 0,1%. L amianto è una sostanza di Categoria 1, pertanto tutti i rifiuti che ne contengono concentrazioni maggiori allo 0,1% devono essere classificati come pericolosi. Tenuto conto che i materiali contenenti amianto hanno una concentrazione di sostanza pericolosa compresa tra il 10% ed il 98%, nel momento in cui essi divengono rifiuti, devono essere classificati come rifiuti speciali pericolosi. Si ricorda che, ai sensi del Decreto legislativo n. 152/2006, con il termine rifiuto si intende qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l intenzione o abbia l obbligo di disfarsi. Inoltre, tutti i rifiuti speciali pericolosi e speciali non pericolosi, tra cui anche quelli contenenti amianto, sono catalogati secondo la provenienza nel Catalogo Europeo dei Rifiuti (C.E.R.), definito a livello comunitario ed introdotto con Decisione n. 2000/532/CE, successivamente modificata ed integrata dalle Decisioni 2001/118/CE, 2001/119/CE e 2001/573/CE, recepite in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. Di seguito si riportano i Codici C.E.R. identificativi dei rifiuti contenenti amianto: * (pericoloso) rifiuti da processi elettrolitici contenenti amianto; * (pericoloso) rifiuti della lavorazione dell amianto; * (pericoloso) rifiuti della fabbricazione di amianto cemento, contenenti amianto; (non pericoloso) rifiuti della fabbricazione di amianto cemento, diversi da quelli di cui alla voce ; * (pericoloso) contenitori a pressione contenenti amianto; * (pericoloso) apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre; (non pericoloso) apparecchiature fuori uso diverse da quelle di cui alle voci da a ; * (pericoloso) materiali isolanti contenenti amianto (decisione 2001/573/CE); (non pericoloso) materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci e ; * (pericoloso) materiali da costruzione contenenti amianto; * (pericoloso) materiali ottenuti da trattamenti di R.C.A. stabilizzati con indice di rilascio maggiore/uguale a 0.6; * (pericoloso) materiali ottenuti da trattamenti di R.C.A. stabilizzati con indice di rilascio inferiore a 0,6. La decisione 2000/532/CE aveva previsto, inoltre, una serie di rifiuti classificati già all origine come pericolosi o non pericolosi e un numero considerevole di rifiuti identificati con voci speculari (codice pericoloso e non pericoloso), in funzione della concentrazione di sostanze pericolose in essi presenti, la cui classificazione doveva essere attribuita, previa verifica analitica, secondo le disposizioni dell articolo 2 della medesima decisione. Nello specifico, sui rifiuti contenenti amianto si hanno le seguenti voci speculari (o voci specchio ): * e * e * e

117 In questi tre casi la classificazione del rifiuto contenente amianto deve essere effettuata tramite l accertamento della presenza dello stesso in concentrazione maggiore dello 0,1%. L accertamento analitico deve fare riferimento alla presenza di amianto in qualsiasi forma, non solo in fibra libera; pertanto, il metodo da adottare deve prevedere la ricerca dell amianto totale. Le voci e , invece, sono da considerarsi sempre pericolose, indipendentemente dalla concentrazione dell amianto presente. Inoltre, dai dati pervenuti sugli smaltimenti effettuati si evince che il numero dei codici C.E.R. con cui vengono identificati ed accettati i Rifiuti Contenenti Amianto (RCA) in discarica è superiore a quello sopra riportato. Pertanto, sono stati individuati ulteriori codici C.E.R. applicabili ai RCA che, pur non riportando esplicitamente nella descrizione la parola amianto, consentono di classificare e gestire alcune tipologie di rifiuti contenenti tale sostanza cancerogena. L utilizzo di questi ulteriori codici è giustificato dal fatto che l amianto viene spesso smaltito in discarica anche con codici C.E.R. riferiti genericamente a sostanze pericolose. Così, ad esempio, il codice * - Pietrisco per massicciate ferroviarie, contenente sostanze pericolose, viene impiegato anche per la classificazione e lo smaltimento di pietre verdi contenenti amianto provenienti dallo smantellamento delle massicciate ferroviarie. Tabella 24-9 Ulteriori CER per lo smaltimento dei RCA in discarica (fonte: INAIL, 2013) La presenza di rifiuti contenenti amianto nella Regione Calabria L uso estremamente diffuso dell amianto sino agli anni 80 del secolo scorso ha determinato un elevata presenza di tale materiale sul territorio regionale, che, anche se non precisamente quantificata, comporta nei fatti una continua attività di rimozione dello stesso, rilevabile dai piani di lavoro che annualmente sono trasmessi alle ASP. È pertanto prioritario assicurare una capacità di smaltimento dell amianto in grado di assorbire i quantitativi di amianto rimosso. La pianificazione dello smaltimento dell amianto richiede la conoscenza, almeno a livello di stima, dei quantitativi attualmente esistenti di amianto e di quelli annualmente avviati a smaltimento. In assenza di un censimento esaustivo, caratterizzato da dati quantitativi sufficienti, considerato che i materiali 312

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