AIMC EDITRICE LA SCUOLA IL VALORE DELLA SCUOLA 8 ottobre 2014 Brescia, esperienze di buona scuola Intervento La Giornata mondiale degli Insegnanti, indetta dall Unesco a partire dal 1993, dovrebbe richiamare l attenzione sui 57 milioni di bambini e bambine che nel mondo ancora non hanno accesso alla scuola, o sui 250 milioni che a scuola non stanno maturando nemmeno le competenze di base di alfabetizzazione e calcolo. Per far fronte a questa crisi di apprendimento tutti i bambini dovrebbero avere insegnanti adeguatamente preparati, motivati, in grado di identificare e supportare gli studenti più deboli e in numero sufficiente perché la carenza di insegnanti si traduce spesso in classi troppo numerose per garantire un apprendimento di qualità. Secondo l Istituto di Statistica dell Unesco, tra il 2011 e il 2015 dovrebbero essere reclutati 5,2 milioni di insegnanti, alcuni di essi per sostituire quelli in uscita e altri 1,6 milioni aggiuntivi. Più della metà di questi sono richiesti in Africa Subsahariana. Anche nel nostro paese il problema della formazione e aggiornamento in servizio degli insegnanti e della numerosità delle classi è molto sentito: quest anno in Italia si è registrato un incremento di circa 33.000 alunni rispetto all anno passato a fronte di un organico di docenti pressoché invariato, generando classi più affollate. È doveroso il richiamo al contesto mondiale, e alle sfide che esso pone: proprio perché ho il compito, stasera, di sfiorare tratti di storia della nostra esperienza educativa e scolastica bresciana, desidero richiamare alla memoria le parole di Paolo VI, che, ricevendo in udienza il 21 marzo 1968 alunni, genitori e insegnanti dell Istituto Cesare Arici, definì la scuola un aula aperta al soffio universale dei grandi problemi, dei grandi ideali, delle grandi cause. Riferendosi poi al clima del Concilio Vaticano II, l ex alunno Montini diceva, nello specifico della scuola cattolica, che spalanca le finestre sulla Chiesa, sul mondo, educa a pensare, ad agire, in funzione dell intera umanità. Un monito, quello del Papa bresciano fra pochi giorni proclamato Beato, che deve anche oggi illuminare il nostro sguardo sulla realtà locale. E che mi pare sia pienamente nei solchi nella storia educativa bresciana: non stupisce, per esempio, che dal cuore del maestro, pedagogista e instancabile animatore di opere e istituzioni Vittorino Chizzolini, nasca nel 1957 la Fondazione Giuseppe Tovini, che nello Statuto afferma di contribuire alla formazione di docenti ed educatori secondo i principi pedagogici cristiani ed il progresso delle scienze umane, e che la Fondazione nel 1967 stringa un accordo con il Vicariato apostolico di Mogadiscio per l invio in Somalia di maestri volontari, seguito da un altro accordo per l invio di insegnanti al Cairo, e così via, negli anni seguenti fino ad oggi. Il maestro, nella visione di Vittorino Chizzolini, per essere all altezza dei tempi mutati aveva l obbligo di partecipare al nuovo senso di mondialità e fratellanza universale, così da radicare negli allievi gli ideali di solidarietà, giustizia e pace. Ma non è proprio quanto, recentemente, la Congregazione per l Educazione Cattolica della Santa Sede (segretario è mons. Vincenzo Zani, bresciano nativo di Pralboino!) tratteggia nel recente documento Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova, dove, descrivendo le sfide specifiche di una società multiculturale e multireligiosa, con chiarezza afferma che una delle sfide più importanti, dunque, sarà di favorire negli insegnanti una grande apertura culturale e, al tempo stesso, una altrettanto grande disponibilità alla testimonianza, così che sappiano lavorare
consapevoli e attenti al contesto che caratterizza la scuola e, senza tiepidezze né integralismo, insegnare ciò che sanno e testimoniare ciò in cui credono. 1? «Educare è arte nobile, tanto nobile quanto difficile. Non è la cattedra che dà valore al maestro; è l azione dell educatore, è l opera intelligente e buona, è il metodo che il maestro adotta», così pensava il tedesco Friedich Froebel, agli inizi dell Ottocento. È anche l ambiente nel quale l azione educativa si svolge, potremmo aggiungere noi, alla luce dell esperienza bresciana. Anzi, forse proprio l ambiente fa la differenza. Un lungo elenco di persone e luoghi caratterizza la storia e la geografia dell educazione e della scuola bresciana. Non ho alcuna pretesa di esaustività nello scegliere i nomi di questa lista: i nomi sono esempio, essi stessi, di un ambiente e del lavoro silenzioso dei molti che la storia ufficiale non ricorda più. Vi sono radici profonde nell opera di Sant Angela Merici che, dal 1535 consacra la sua vita all educazione e all istruzione delle fanciulle, fondando la congregazione delle dimesse di S. Orsola, laiche dedite alla carità e all educazione, al punto che per lungo tempo orsolina e insegnante erano, anticamente, sinonimi. Il venerabile Alessandro Luzzago, nell ultimo scorso del secolo XVI (lui muore nel 1602) organizza istituzioni caritative e, soprattutto, la scuola della dottrina cristiana in tutte le parrocchie anche provvedendo alla stampa e alla distribuzione di libretti, di cartelloni, di immagini pie. 2 (i sussidi didattici del tempo!). È il vento del Concilio di Trento, che vede, dalle nostre parti, l azione organizzativa del Borromeo. L opera di Luzzago varca ben presto i confini bresciani: l insegnamento della dottrina cristiana richiede che almeno i rudimenti del leggere e scrivere siano noti, perciò le contaminazioni fra catechismo e prima alfabetizzazione sono numerose. Sicuramente è l Ottocento il secolo che, anche a Brescia, vede il fiorire di istituzioni educative e di maestri. Ludovico Pavoni, ordinato sacerdote nel 1807, si dedica subito a un'intensa attività catechetica, fondando presto un suo Oratorio per l'educazione cristiana dei ragazzi più poveri, anticipando i moderni centri educativi e l'associazionismo giovanile. I ragazzi abbandonati e i sordomuti sono i suoi preferiti, e nell esperienza dell Oratorio di Pavoni si elabora un metodo educativo fondato sui pilastri della ragionevolezza, dell amore, della prevenzione, della fede e del lavoro. Le anticipazioni del metodo di don Bosco sono evidenti. Non fu certo casuale la scelta di Brescia come sede del primo congresso nazionale degli Oratori, nel 1895, per i 300 anni della morte di S. Filippo Neri: il fresco carisma salesiano si incontrò qui con l esperienza della Pace, con la Società Leone XIII di don Lorenzo Pavanelli, con la Congregazione dei Figli di Maria Immacolata del Pavoni. Nel frattempo, erano attive le Dorotee da Cemmo, fin dal 1842, a partire dalla figura di Annunciata Cocchetti, dedite all educazione e istruzione della gioventù, soprattutto femminile. Nel 1886 nasce, per opera di san Giovanni Piamarta (insieme a lui don Pietro Capretti), l Istituto Artigianelli, con lo scopo di fornire ai giovani una competenza umana, spirituale e professionale, utilizzando macchinari moderni. Nel 1895, dall incontro fra Piamarta e Giovanni Bonsignori, nasce anche, a Remedello, la Scuola pratica di Agraria. 1 CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA (degli Istituti di Studi), EDUCARE OGGI E DOMANI. UNA PASSIONE CHE SI RINNOVA. Instrumentum laboris, 2014 2 A. FRUGONI, Alessandro Luzzago e la sua opera nella controriforma bresciana, Brescia Ateneo, 1937;
Il don Pietro Capretti che sostenne e finanziò l opera del Piamarta fu anche maestro ed educatore che organizzò a Brescia un pensionato per giovani studenti cattolici (Locanda Bignotti), accogliendo nel 1867 il giovane Giuseppe Tovini, al quale rimase legato, spingendolo dieci anni dopo alla promozione del quotidiano Il Cittadino di Brescia. L ambito nel quale Giuseppe Tovini profonde il massimo delle sue energie è quello educativo e scolastico. Difensore dell insegnamento religioso nelle scuole, sostiene la libertà di insegnamento, promuove nuove istituzioni scolastiche: fra queste l asilo S. Giuseppe (1882, ancora attivo oggi affidato alle Suore Ancelle della Carità) e il collegio Luzzago, poi Arici, il Patronato degli studenti presso i Padri della Pace (1889), l Opera per la Conservazione della Fede nelle scuole d Italia (1890). Fonda la compagnia di assicurazione Lega per insegnanti cattolici (1887), redigendo uno statuto che è base per l Unione magistrale italiana Tommaseo (sorgerà dopo la sua morte, nel 1906). Collabora alla fondazione dell Unione Leone XIII, da cui nascerà la FUCI. Nel 1893 fonda la rivista di pedagogia e didattica Scuola italiana moderna, a sostegno della quale nascerà, nel 1904, l Editrice La Scuola. Avvia raccolte di fondi per la fondazione di una Università Cattolica in Italia. Fino alla sua morte, il 16 gennaio 1897, il motto le nostre Indie sono le nostre scuole conduce ogni sua azione, e anche le opere caritative, le istituzioni civili, economiche e finanziarie da lui promosse sono orientate, sempre, a sostenere l educazione, la scuola, la famiglia. Il nostro sguardo nella storia e geografia dell educazione bresciana si sofferma sul fiorire, unico in Italia, delle scuole materne autonome. Il documentatissimo Atlante delle scuole materne autonome bresciane, curato dall ADASM-FISM nel 1998, ci offre un panorama del frutto di costante passione civile ed educativa, dalle forti connotazioni ideali, dediti allo specifico delle libere istituzioni per l infanzia che, nell Ottocento e nel Novecento, sono sorte in tutti i comuni bresciani 3. La premessa storica dell atlante si sofferma su figure significative per la scuola dell infanzia bresciana: l avvocato Giuseppe Saleri, che apre nel 1837 una scuola dell infanzia in città, e poi altre due nel 1838, stendendo un regolamento, presiedendo in seguito la Commissione agli Asili di Carità per l Infanzia: e questi asili non sono solamente sale di custodia per i poveri, poiché vi sono iscritti anche figli di benestanti. Vi si applica il metodo aportiano, secondo il quale il bambino non è un piccolo uomo, ma ha tratti propri, e necessità di attenzione educativa specifica. Nella seconda metà dell Ottocento a Brescia si contano già alcuni asili (le Canossiane aprono nel 1838, le Dorotee nel 1842, l Asilo S. Giuseppe nel 1878), e si diffondono in provincia: Borgo S. Giacomo (1888), Borgosatollo (1888), Calvisano (1876), Carpenedolo (1875), Chiari (1863), Pralboino (1866), Pontevico (1873), solo scorrendo velocemente le pagine dell Atlante. Il dibattito sulla scuola dell infanzia è vivace, a Brescia, anche fra laici e cattolici. Si diffonde anche l esperienza dei Giardini Garibaldi, e tutto partecipa alla crescita di un ambiente in ogni caso più attento all educazione. Dobbiamo ricordare la persona di Pietro Pasquali (1847-1921), direttore delle scuole materne comunali, pedagogista che vede alla base del suo progetto di educazione popolare gli asili, come primo gradino dell educazione del cittadino. Pietro Pasquali è l estensore del Regio decreto che, nel 1914, per la prima volta in Italia ufficializza la scuola materna ed un metodo, il metodo italiano, ispirato al pensiero e all azione delle sorelle Rosa e Carolina Agazzi, descritti a Torino in un Congresso nazionale nel 1898. È del 1903 il progetto dell Istituto di Mompiano, e nel 1907 Pasquali presenterà l esperienza delle sorelle Agazzi all Università di Roma. 3 ADASM-FISM, Ieri e oggi con i bambini. Atlante delle scuole materne autonome bresciane, introduzione di Remo Sissa, p. IV, 1998
La specificità bresciana della scuola materna è contrassegnata dalla figura di padre Luigi Rinaldini che, dall esperienza della guerra partigiana (è padre della Pace, inquadrato nelle Fiamme Verdi, fratello di Emiliano Rinaldini, maestro e collaboratore di Vittorino Chizzolini, martire della Resistenza ucciso a Belprato nel febbraio 1945) dedica tutta la sua vita all educazione e alla scuola dell infanzia, fondando l ADASM nel 1966 (prima associazione provinciale di scuole materne in Italia) e, nel 1974, sulla base dell esperienza bresciana, la FISM nazionale. Come non ricordare, partendo dalle scuole dell infanzia, il professore Mario Cattaneo, che a tutti noi richiama l intreccio di mondi ed esperienze come l Editrice La Scuola, il Centro di Pedagogia per l Infanzia, la Voce del Popolo, le ACLI, la Provincia e il Comune di Brescia, la scuola estiva della Mendola e di Castelnuovo Fogliani? (Mario Cattaneo fu primo presidente di Comunità e scuola, sorta nel 1978, punto di incontro dell associazionismo scolastico e dei genitori d ispirazione crsitiana). Accanto a padre Rinaldini, fra i promotori dell Adasm nel 1966, Remo Sissa: nato a Pralboino nel 1939, maestro, professore, marito di Tilde, maestra. Ha insegnato materie letterarie, ha assunto ruoli di servizio e di responsabilità nell Adasm e nella Fism nazionale, scrivendo articoli per la rivista Scuola materna dell Editrice La scuola e organizzando la sperimentazione Egeria che, presso le Suore Canossiane, portava alla maturità quinquennale le giovani della scuola triennale per maestre d asilo. In Remo Sissa, scomparso il 15 gennaio 1999, quindici giorni dopo la moglie, il circolo virtuoso di incontro fra istituzioni: la scuola statale e la scuola paritaria, la scuola Canossiana che preparava le maestre, l Adasm, l Università Cattolica, Comunità e scuola, l Editrice La scuola. Un progetto educativo integrato, diremmo oggi, di fatto realizzato sul campo. Ora i miei pensieri possono solo correre fra i nomi di maestri, ma ognuno di loro è un gigante. Già ho citato in apertura Vittorino Chizzolini, che ora voglio ricordare per una vita spesa nella formazione dei maestri, nelle mille iniziative sorte intorno all Editrice e alla rivista Scuola italiana moderna, instancabilmente animate da lui: Scuola fraterna per assistere nella preparazione ai concorsi magistrali, Magistri itinera, viaggi di maestri all estero per conoscere diverse scuole pedagogiche e didattiche, Pedagogium, insieme all Università Cattolica, un seminario permanente di maestri e sperimentatori, così come il Gruppo di Pietralba (diretta emanazione di SIM, con Marco Agosti come coordinatore scientifico). Chizzolini, nonostante tutti gli incarichi ricoperti, mantenne anche assidua fedeltà all AIMC, componente a lungo del consiglio nazionale. Fu chiamato a collaborare anche al MPI, ma, soprattutto, fu dedito a coltivare le vocazioni magistrali, anche istituendo convitti universitari e borse di studio. Editrice La Scuola significa anche mons. Angelo Zammarchi e don Peppino Tedeschi, fino a don Enzo Giammancheri. Partendo dall Editrice è d obbligo citare i professori Marco Agosti (con il suo metodo dei reggenti ), Aldo Agazzi e Carlo Perucci (promotori della scuola media unica, poi introdotta in Italia nel 1962), Luciano Corradini (a lui cari i temi della cittadinanza, della partecipazione, della costituzione), i più giovani Giuseppe Bertagna e Italo Fiorin, i maestri, dirigenti e ispettori Lino Monchieri e Alfio Zoi. Ci fu, all Editrice, anche Francesco Brunelli, altro figlio della Resistenza bresciana, tra i fondatori dell A.Ge., direttore della rivista La famiglia. Buona scuola, buoni maestri, buoni formatori. Certamente Brescia è tutto ciò. Nella nostra esperienza contano anche amministrazioni locali che hanno sempre curato la qualità delle scuole. Conta il tessuto di istituzioni, case editrici, associazioni. Conta la collaborazione e distinzione di ruoli fra clero illuminato e laicato competente ed attivo. Conta che molte parrocchie si siano assunte, ieri come oggi, il compito di promuovere e gestire scuole dell infanzia, ma anche primarie e secondarie, dicendo, con questo esempio, dell importanza della scuola e dell istruzione anche nella vita delle comunità cristiane.
Perché tutto ciò è capitato proprio a Brescia? Perché da Brescia esperienze e istituzioni hanno assunto rilevanza nazionale? Perché persone sono partite da Brescia per assumere responsabilità più ampie? Non è questa la sede per cercare risposte, che peraltro richiederebbero indagini ben più approfondite. Di certo la storia di buona scuola, e le domande che da essa sorgono, chiama oggi a raccogliere un testimone impegnativo. E chiama alla responsabilità in primo luogo i cattolici, che tanta parte hanno avuto nel servizio alla città, alla scuola tutta e all educazione. Servono ancora persone che promuovano e facilitino incontri, reti e connessioni. Servono luoghi che sostengano e coltivino le vocazioni educative. Servono talent scout di insegnanti ed educatori. Senza scordarsi, mai, che l azione efficace è sempre alimentata da una fede, da cultura e da pensiero. Questo la nostra storia bresciana ci ha insegnato. Davide Guarneri Responsabile per la pastorale della scuola Diocesi di Brescia responsabile.scuola@diocesi.brescia.it