CERAMICA BIZANTINA DALLA CAMPANIA



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CERAMICA BIZANTINA DALLA CAMPANIA I rari esemplari di ceramica bizantina di importazione, assegnabili ai secc. XII-XIII, in Campania sono stati rinvenuti nei centri costieri di Gaeta, Napoli, Salerno, Ravello, Velia e a Capaccio Vecchia, città medievale quest'ultima un po' piu nell'interno, sorta a partire dal sec. IX, dopo la decadenza e il lungo abbandono di Paestum. GAETA Nel museo diocesano sono conservati alcuni bacini asportati dal campanile durante gli ultimi lavori di restauro. Fra di essi, in prevalenza di matrice arabo-islamica, ve ne è uno decorato a champlevé (Fig. 1) analogo ad un esemplare esposto al Metropolitan Museum di New York, assegnato al XII- XIII sec. e ritenuto di Corinto 1. Poiché la costruzione del campanile caietano terminò nel 1279 2, proporrei di fissare questo esemplare alla seconda metà del secolo XIII. NAPOLI Sono noti soltanto due frammenti decorati a champlevé e uno di graffita invetriato in verde, presentati da Paul Arthur a Siena nel congresso sulla Ceramica medievale del Mediterraneo occidentale nel 1984 3. SALERNO Due frammenti sporadici da sterri effettuati tra il 1976 ed il 1982 a S. Pietro a Corte, nell'area della cappella palatina di fondazione longobarda. I1 primo è un frammento di graffita di una coppetta con piede ad anello, dalla superficie esterna ingobbiata ed invetriata con vetrina verde chiaro (Tav. I, n. 8) [93]. La superficie principale interna, ingobbiata e graffita, è rivestita da una vetrina gialla; il motivo graffito nel tondo centrale del fondo è a spirali rincorrentisi. I1 biscotto ha assunto un colore rosso chiaro (2.5 YR 6/8). Possono indicarsi analogie con alcune ceramiche del relitto bizantino dell'isola di Pélagonnisos, a Sud della Tessaglia, e con alcuni esemplari recuperati a Torcello 4. Fisserei la data di questo esemplare, in base a confronti morfologici, al sec. XII. I1 secondo frammento, anch'esso databile al sec. XII, è parte di un fondo di coppetta, nel quale è graffito un fante, rivestito della cotta d'arme (Fig. 2) 5 [94]. I1 milite sembra trafitto da un'asta. Esemplari simili al Museo Benaki di Atene. Il terzo frammento salernitano proviene dal castello detto di Arechi, dove sono in corso, in collaborazione con la direzione dei Musei Provinciali, alcuni saggi preliminari ad un ampio intervento archeologico previsto per la prossima estate. Da uno strato superficiale di riporto (US 45) è stato raccolto il frammento di fondo di una coppa ingobbiata e graffita, simile al primo esemplare salernitano precedentemente indicato (Tav. I, n. 6). Si nota sul fondo della coppa, oltre al disco centrale decorato da sottili spirali, la traccia di un secondo cerchio concentrico. I1 frammento, dal biscotto giallo rossiccio (5 YR 6/8), non è invetriato all'esterno. 1 SOUSTIEL 1985, pp. 142-149, fig. 166 2 FIENGO 1971, PP. 97-98, n. 57. 3 ARTHUR 1984, p. 548, fig. 3. 4 IOANNIDAKI-DOSTOGLOU 1987, pp. 160-161 e figg. 2-3; GELICHI 1984, pp. 354-355, fig. 1,3; PASTORE 1988, p. 62, tav. 13, fig. 4. 5 IANNELLI 1985, P. 25, fig. 4,3.

RAVELLO Gli scavi del 1988 e del 1383 nella Villa Rufolo a Ravello forniscono qualche indicazione per la ceramica bizantina importata in Campania nel corso dei secoli XII e XIII 6. Alcuni frammenti di protomaiolica, varianti del tipo con grid-iron, sono stati rinvenuti negli strati di riempimento della trincea di fondazione del porticato del cosiddetto cortile moresco costruito nel secolo XIII. Queste ceramiche erano in connessione con protomaioliche importate, molto probabilmente [95] dalle Puglie, con ceramica del tipo RMR e con una coppa del tipo Spiral Ware 7. [94] 6 WIDEMANN et. al. 1990, pp. 251-287. 7 WIDEMANN et al. 1990, pp. 254-258

[95] Non si ha assoluta certezza che questo tipo di ceramica, con il grid-iron, sia di importazione bizantina, poiché potrebbe trattarsi di una produzione pugliese, stando ai consistenti rinvenimenti di Brindisi 8. Anche a Napoli fra la ceramica della chiesa di S. Lorenzo Maggiore, costruita da Carlo I d'angiò, sono stati rinvenuti due frammenti - ritenuti di produzione pugliese -, molto simili, per la decorazione, al piatto ravellese che qui presento 9 : si tratta di una scodella decorata in blu cobalto, bruno manganese e giallo-verde. Anche ceramiche decorate a champlevé e graffite bizantine sono attestate nella Villa Rufolo di Ravello: ciascun tipo con due frammenti. II primo frammento decorato a champlevé è stato raccolto nello strato di humus del giardino della villa: si tratta del fondo di un grande bacino, decorato con motivi vegetali a graticcio, un prodotto di lusso, perfettamente ingobbiato ed invetriato sia all'interno che all'esterno (Tav. I, n. 5). Nonostante lo spessore (da mm. 6 a mm. 9) del biscotto rosa (7.5YR 8-7/4), la grana dell'impasto è finissima e la cottura ossidante perfettamente omogenea, il secondo frammento decorato a champlevé di Villa Rufolo proviene da uno strato formatosi in età moderna (US 20) nel settore Orto (Tav. I, n. 4). Questo piccolo frammento risulta simile ad uno dei frammenti napoletani discussi da Paul Arthur nel 1984. Sempre dall'humus del giardino della villa furono raccolti, durante i primi sopralluoghi, due frammenti di graffita bizantina, il cui rivestimento di vetrina è quasi del tutto consunto. Sempre a Ravello un privato possiede un bell'esemplare di ceramica bizantina: una scodella decorata a champlevé recuperata durante i lavori di rinnovo di un locale terraneo addossato alla cattedrale (Tav. I, n. 1). La scodella reca al centro il disegno di un coniglio nell'atto di scattare. I1 colore dell'impasto di questo esemplare è giallo rossiccio (5YR 7/8), l'ingobbio bianco, la vetrina giallina 10. CAPACCIO VECCHIA L'analisi del materiale ceramico di Capaccio Vecchia è rimasta allo stato preliminare e solo parzialmente affrontata. Tra di esso, ma l'individualizzazione è soltanto episodica, un fondo di graffita bizantina di una forma aperta [97] (Tav. I, n. 7). Il biscotto dal colore rosso (2, 5YR 5/8) è rivestito sulla superficie principale da una sottile vetrina distesa su di un ingobbio bianco, altrettanto sottile, ma molto coprente. I1 frammento caputaquense rimanda all'esemplare raccolto nello strato 45 del castello di Salerno e ai due frammenti sporadici di Ravello. 8 PATITUCCI UGGERI 1980, pp. 393-416, tav. CLXXVII; SANDERS 1984, p. 192, fig. 2. 9 VENTRONE VASSALLO 1980, pp. 325-327, tav. CXXIX,b 10 PEDUTO 1991, pp. 106-107, fig. 2) 11 SOUSTIEL 1985, fig. 169; NIKOLAKOPOULOS 1987, pp. 318-326

VELIA Dallo svuotamento delle fosse granarie medievali situate sull'acropoli di Velia sono stati raccolti due frammenti decorati a champlevé bizantina: un frammento di bordo di una scodella a vetrina gialla (Tav. I, n. 3) e un frammento di bordo a vetrina verde, relativo ad una forma aperta di grandi dimensioni (Tav. I, n. 2). I1 frammento di bordo sembra provenire da un esemplare identico alla scodella con coniglio recuperata a Ravello. Ci si trova di fronte allo stesso schema decorativo, apparentemente agli stessi ingobbi e vetrina, al medesimo colore dell'impasto giallo rossiccio (5YR 7/8). Il frammento invetriato di verde, ancora una volta dal biscotto giallo rossiccio (5YR 7/8), reca sul fondo una figurazione, mi sembra, zoomorfa. Esemplari simili, nei quali si individuano gusto e moda tipicamente greco-bizantini, sono presenti nel Museo Benaki ad Atene e vengono assegnati alla seconda metà del secolo XII, fino al secolo XIII 11. Conclusioni Prodotti noti di ceramica di importazione da Corinto e da Atene, o piu generalmente dalla Grecia bizantina, per il periodo compreso fra i secc. XII e XIII, sono piuttosto rari in Campania. Sembra che rispetto alla ceramica bizantina venisse preferito il vasellame delle officine delle regioni islamizzate. Nello stesso periodo, infatti, ceramiche arabo-islamiche sono maggiormente diffuse nella costa meridionale tirrenica compresa fra il Golfo di Gaeta ed il Golfo di Policastro. Probabilmente tradizioni e rapporti commerciali, oltre che i desideri degli acquirenti, favorivano la distribuzione dei prodotti arabi, rispetto ai prodotti bizantini. La Campania nel secolo XII - lo si vede, fra l'altro, anche nella circolazione monetaria del tarì aureo - rimaneva ancora legata al modello arabo. PAOLO PEDUTO Abbreviazioni bibliografiche Byzantine = Recherches sur la céramique byzantina ( Bulletin de Correspondance Hellénique, suppl. XVIII), ed. V. Déroche-J.M. Spieser, Athènes 1987 (= Paris 1989). Siena = La ceramica medievale nel Mediterraneo Occidentale, Siena-Faenza ( = Firenze 1986). Bibliografia P. ARTHUR, 1984, Appunti sulla circolazione della ceramica medievale a Napoli, in Siena, pp. 555-571. G. FIENGO, 1971, Gaeta, monumenti e storia urbanistica, Napoli. S. GELICHI, 1984, La ceramica ingubbiata medievale nell'italia nord orientale, in Siena, pp. 353-407. M.A. IANNELLI, 1985, La ceramica medievale di produzione locale e di importazione proveniente da S. Pietro a Corte in Salerno, Faenza, LXXI (1985), pp. 21-38.

E. IOANNIDAKI-DOSTOGLOU, 1987, Les vases de l'épave byzantine de Pélagonnèse Halonnèse, in Byzantine, pp. 157-171. G. NIKOLAKOPOULOS, 1987, Reflexions sur l'esthétique de la céramique byzantine, in Byzantine, pp. 317-326. I. PASTORE, 1988, La ceramica medievale, in P. PEDUTO et al., Un accesso alla storia di Salerno: stratigrafie e materiali dell'area palaziale longobarda, Rassegna Storica Salernitana, 2, V, pp. 57-63. S. PATITUCCI UGGERI, 1980, Per una revisione della protomaiolica. II contributo degli scavi di Brindisi, in La ceramica medievale di S. Lorenzo Maggiore in Napoli, 1, Napoli (= 1984), pp. 393-416. P. PEDUTO, 1991, L'Uso della ceramica nei mosaici, in S. VITOLO et al., L 'ambone della chiesa di S. Giovanni a Toro di Ravello, Apollo. Bollettino dei Musei Provinciali del Salernitano, VII, pp. 103-109. G. SANDERS, 1987, Three Peloponnesian Churches and their Importance for the Chronology of late 13th and Early 14th Century Pottery in the Eastern Mediterranean, in Byzantine, pp. 189-193. J. SOUSTIEL, 1985, La ceramique islamique, Paris. G. VENTRONE VASSALLO, 1980, La maiolica di S. Lorenzo Maggiore, in La ceramica medievale di S. Lorenzo Maggiore in Napoli, Napoli (1984), pp. 177-351. F. WIDEMANN et. al., 1990, Villa Rufolo di Ravello: le campagne di scavo del 1988-1989. Risultati preliminari, Rassegna Storica Salernitana, 2, VII, pp. 251-273.

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