NOI NON SIAMO COME LORO

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Transcript:

NOI NON SIAMO COME LORO (a cura di Beatrice Matulli, Isabella Palladino, Jessica Vece, classe II C) LE CLASSI II C E II B DELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO R. EMALDI PARTECIPANO, NELL A.S. 2011/2012, AL PROGETTO DI SENSIBILIZZAZIONE LIBERI DALLE MAFIE, PROMOSSO DALL ASSOCIAZIONE PEREIRA E RIVOLTO ALLE SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO DELL UNIONE DEI COMUNI DELLA BASSA ROMAGNA. 18 e 25 febbraio 2012: nell Aula Magna della nostra scuola assistiamo a due interventi didattici promossi e realizzati dall Associazione Pereira. In effetti non è corretto scrivere assistiamo perché fin dal principio i due formatori, Matteo Pasi e Massimo Venieri, ci coinvolgono con domande e riflessioni inaspettate, su tematiche prima di allora solo accennate in casa o a scuola. Cosa Nostra, 'ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita : e noi che pensavamo che in Italia esistesse un unica mafia! E poi questa mafia davvero cos è? Solo allora abbiamo capito quanto importante fosse quel primo incontro formativo rivolto a noi ragazzi, alla nostra giovane generazione. Una fotografia del passato con un occhio sul futuro e un altro sull attuale situazione del nostro Paese. Un occasione per capire il fenomeno mafioso in Italia e le sue implicazioni nella vita di tutti noi, al Sud come al Nord. E così, partendo dalla storia del fenomeno mafioso - che ha le sue radici fin dalla nascita del Regno d'italia nel 1861 - abbiamo analizzato le principali attività delle mafie in Italia, soffermandoci in particolare sulla loro pesante infiltrazione nella società, nella politica e nell economia. Il racconto prosegue, giungiamo agli anni del Pool Antimafia di Palermo, ci soffermiamo sulle figure indimenticabili e indimenticate dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno dedicato la propria vita a combattere Cosa Nostra. E ancora ripercorriamo gli anni del maxiprocesso di Palermo (1986-1992) con le rivoluzionarie sentenze di condanna per centinaia e centinaia di boss mafiosi: un Paese che sembrava risvegliarsi e che trovava finalmente il coraggio di puntare il dito contro la corruzione di un sistema purtroppo costruito, fin dalla propria nascita, su indifendibili complicità di Stato. Un Paese che anche per questo motivo dovrà assistere sgomento alle stragi di Capaci e di Via D Amelio della primavera/estate del '92, dove a poche settimane di distanza persero la vita proprio quei due incorruttibili magistrati, oltre agli uomini e alle donne delle rispettive scorte: questi sì, veri rappresentanti delle Istituzioni.

I formatori ci hanno inoltre proposto la visione di stralci video di documentari a tema, con interviste ai principali protagonisti di quegli anni e toccanti (e a volte crude) immagini di repertorio: abbiamo così ancora meglio compreso quanto coraggio, determinazione e amore per la legalità hanno dimostrato nel tempo tante e differenti persone nel contrastare la mafia e la sua cultura deviante. Il secondo incontro è stato infatti incentrato sulle forme di contrasto e di vera e propria resistenza - sviluppate nel tempo da Stato e società civile - attraverso gli strumenti legislativi introdotti nella lotta alle mafie (art. 416 bis, art. 41 bis, legge sui pentiti, etc.) e sulle strutture operative nate dalla fenomenale esperienza del Pool antimafia di Palermo e dall'intelligenza politica di Giovanni Falcone approdato nel 1991 alla Sezione Affari Penali del Ministero di Grazie e Giustizia (Direzione Nazionale Antimafia, Direzione Distrettuale Antimafia, Direzione Investigativa Antimafia). Per quello che riguarda l'antimafia sociale, abbiamo analizzato in particolare la figura di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso da Cosa Nostra nel 1991 perché denunciò pubblicamente in televisione i propri estorsori - sacrificio che però diede vita ai primi movimenti antiracket - e le attività portate avanti da Libera - una rete di circa 1.600 associazioni su tutto il territorio nazionale - per la promozione di una cultura della legalità e della giustizia, con particolare riferimento alla raccolta di più di 1 milione di firme per l'approvazione di una legge d'iniziativa popolare sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati alle mafie (Legge n. 109 del '96). Infine è stato proiettato parzialmente Onda Libera. Carovana della Legalità contro le mafie, un documentario che ripercorre gli appuntamenti musicali, informativi e di condivisione più significativi della Carovana della Legalità realizzata nel 2009 dai Modena City Ramblers, da Libera e dall Associazione Pereira sulle terre e sui beni confiscati alle mafie in tutta Italia: da Torino a Palermo, dal 25 aprile (anniversario della Liberazione) al 9 maggio (anniversario dell'assassinio di Aldo Moro e Peppino Impastato): un filo rosso che simbolicamente collega la lotta di liberazione dal nazifascismo ad una nuova ed urgente lotta di liberazione, quella contro le mafie. Il 9 marzo, accompagnate dalle nostre famiglie, ci siamo recate alle 20.30 al Teatro Rasi di Ravenna, cogliendo così l invito dell'associazione Pereira a prendere parte al dibattito con Tano Grasso (presidente della Federazione Italiana Antiracket) e Nando Dalla Chiesa (presidente onorario di Libera e figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa) impegnati anch'essi in questa difficile lotta di resistenza; un prezioso contributo alla serata è arrivato anche da Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo, grazie ad un video-messaggio da Bruxelles. Il dibattito aveva l intento di analizzare ed attualizzare l argomento mafia, discutendone in particolare i legami con la politica nell ottica della cosiddetta - e purtroppo oramai nota - trattativa mafia-stato. L'impressione è che permangono ancora oggi troppi punti interrogativi, troppe domande

e poche risposte: quasi che parlare di mafia e politica, per quanto scandaloso ed attuale, generi ancora imbarazzo e forme di riserbo. Ancora non conosciamo la verità sulla sparizione dell agenda rossa di Paolo Borsellino, egli che viene ricordato dai colleghi piangere perché aveva scoperto che un suo compagno lo aveva tradito: ma chi è questo compagno? E perché non hanno ancora trovato le risposte? Alcune domande del pubblico hanno condotto il dibattito sulle criticità di natura mafiosa nel nostro stesso territorio: commercianti vittime di estorsioni e usura, riciclaggio di denaro sporco, gestione di bische clandestine e gioco d azzardo, prostituzione e traffico di stupefacenti. Questo interessante progetto non finisce qua: la prof.ssa di Lettere ha approfondito alcune tematiche in classe e altre sono state affrontate contestualmente alla visione dei film I cento passi e Paolo Borsellino. Il 9 e il 16 maggio proseguiremo inoltre questo percorso formativo con alcune proiezioni video mirate in aula Magna (alla presenza di un formatore dell Associazione Pereira) per concludere giovedì 17 maggio, presso l Auditorium Arcangelo Corelli di Fusignano, quando alle 20.30 incontreremo l imprenditore calabrese Pino Masciari divenuto testimone di giustizia per aver denunciato numerosi 'ndranghetisti contribuendo così al loro arresto. Crediamo che questo evento conclusivo aperto alla cittadinanza - che vedrà la partecipazione degli Enti sostenitori del progetto, delle nostre famiglie e dei nostri insegnanti - potrà davvero essere un momento significativo e molto emozionante per tutti noi: Masciari è un uomo del nostro presente che lotta per la libertà e per la legalità come i nostri eroi del passato. Per concludere questo articolo, abbiamo pensato di riportare alcuni passi, fra i più interessanti, dei temi prodotti dalla nostra classe nel mese di aprile, non senza prima aver riportato una frase del giudice Falcone nella quale vogliamo fermamente credere: La mafia non è affatto invincibile; è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, un'evoluzione e avrà quindi anche una fine. BEATRICE: L attività laboratoriale antimafia è stata molto importante per me, perché mi ha aperto gli occhi e sono sicura che tutti noi abbiamo appreso qualcosa di nuovo da quest esperienza. Matteo e Massimo hanno dato risposta a ciò che non sapevo ed è stato bello scoprire cose nuove, anche se brutte. A questo si aggiunge l incontro del 9 marzo a Ravenna con Tano Grasso e Nando Dalla Chiesa, aperto ad adulti e a ragazzi: è molto bello che abbiano pensato di fare un incontro aperto anche a noi giovani, così che tutti, grandi e piccoli, possiamo comprendere tali argomenti, possiamo conoscere e

informare per sostenere la nostra personale lotta alle mafie. Durante l attività laboratoriale abbiamo visto anche due film. E bellissimo ciò che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno fatto per noi, dall inizio della loro lotta alla crudele e ingiusta morte che li ha strappati alla nostra società, che ha tanto bisogno di gente che non ha paura di rischiare la vita e non sceglie di tacere. La stessa cosa, anche se in modo diverso, scelse di fare Peppino Impastato: proveniente da una famiglia mafiosa, capì che la mafia non era qualcosa di giusto, nonostante vi avesse convissuto fin dalla nascita e per questo non ebbe paura di denunciarla pubblicamente, tramite comizi, radio e articoli di giornale. Ecco, questi tre uomini uccisi brutalmente dalla violenza dell illegalità sono da imitare! E difficile, lo so, la paura è tanta, ma se ci unissimo tutti assieme contro la mafia non potrebbero fermarci. Dico grazie a questo progetto: mi ha fatto capire che siamo noi che dobbiamo fare qualcosa per rendere l Italia un luogo migliore. ALICE: Ho trovato molto significativo il film I cento passi perché dimostra che se vuoi veramente qualcosa, sei disposto anche a morire per urlare le idee in cui credi. ADRIANA: Mi hanno colpito la costanza e l imperturbabilità di Falcone e di Borsellino, protratte sino alla fine dei loro giorni. [ ] Personalmente ho apprezzato molto questo progetto, molto profondo e accurato. Esso ha suscitato in me emozioni che non riesco bene ad esprimere, legate comunque alle azioni delle persone eccezionali citate prima e a quelle di molte altre, le quali sono rimaste costanti nel combattere non solo per loro o per i loro figli, ma anche per tutti noi. Io sto dalla loro parte, dalla parte di chi vuole rendere questo mondo migliore, ed è a tutti loro che rivolgo il mio ringraziamento: grazie perché mi avvio al termine di questo percorso con dentro la speranza. Io non lascerò stare. IRENE: Quando abbiamo iniziato il progetto antimafia, io non sapevo ancora che cos era la mafia. Ho imparato che alcune persone sono morte perché hanno anteposto la libertà alla prosecuzione della loro vita. Io le ammiro, davvero, ma non credo che ce l avrei fatta se fosse toccato a me. Non avrei denunciato, per paura CHIARA: Prima di seguire questo progetto, non avevo un idea precisa di cosa fosse la mafia. Anche quando ascoltavo il telegiornale, non mi interessavo particolarmente dei servizi riguardanti la mafia, forse perché non avevo quasi mai affrontato questo argomento con i miei genitori o a scuola. Quando, ad esempio, udivo che dei mafiosi erano soliti chiedere il pizzo in alcuni negozi, credevo che fosse normale che i negozianti lo pagassero; probabilmente anch io, per paura, avrei fatto la stessa cosa.

Adesso, invece, che sono giunta a metà percorso, ho capito che non bisogna far finta di niente quando succedono questi fatti: è importante, al contrario, denunciarli e dire di no alla richiesta del pizzo, ai mafiosi e a chiunque cerchi di distruggere il nostro Paese. Sono convinta che la mafia non consista soltanto negli eventi drammatici che leggiamo sui giornali, ma anche dagli atteggiamenti e dalle piccole azioni di tutti i giorni. Personalmente sono molto infastidita quando vedo che qualcuno si approfitta o ricatta qualcun altro: per esempio quando un compagno di classe chiede ad un altro di fargli copiare il compito, pena le botte fuori da scuola. Penso che sia molto importante che tutte le persone che vogliono un paese più giusto ed onesto combattano energicamente questi atteggiamenti, denunciandoli e non subendoli, come invece molto spesso purtroppo avviene. Sono convinta che se nessuno li denuncia, la nostra società resterà sempre uguale; anzi, i ricattatori e i mafiosi avranno sempre più potere e i più deboli dovranno sempre subire. La mafia (ecco un altra cosa che purtroppo ho imparato) non minaccia soltanto i diretti interessati, ma spesso i parenti e gli affetti più cari. Gli esempi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Peppino Impastato ci hanno fatto realmente capire che cos è la mafia e che cosa è in grado di fare nei riguardi di chi la combatte pagando con la stessa vita. Questi tre uomini ci hanno lasciato un grande messaggio: se credi veramente nella giustizia e se ti impegni, qualcosa può davvero cambiare. Certo, il loro sacrificio è stato esemplare ed io, al loro posto, non avrei avuto così tanto coraggio, ma permango dalla parte della giustizia e cercherò, nel mio piccolo, di impegnarmi per consegnare alle generazioni future un mondo più giusto e per mandare avanti il bellissimo messaggio che Falcone, Borsellino, Impastato e decine di altri uomini e donne ci hanno lasciato. Non lascerò che mafiosi e corrotti impoveriscano il mio Paese!